La guerra non è la medicina giusta. Non cura, uccide

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La guerra non è la medicina giusta. Non cura, uccide
12 DICEMBRE 2015
NUMERO 48 | SETTIMANALE
€ 2,50 | 92 PAGINE
LAVORO
Quelle di Poletti
non sono gaffe
ISIS
Il manuale
del terrore
NOBEL
Pamuk racconta
il suo nuovo romanzo
guerra non è
“laLamedicina
giusta.
Non cura, uccide
”
Abolirla non è un’utopia. E alla crisi
del pacifismo si risponde con la nonviolenza.
Dialogo con Gino Strada
50048
9 771594 123000
COMMENTI
LA MAGGIORANZA INVISIBILE
di Emanuele Ferragina
Dalla Francia, un messaggio
forte e chiaro a tutta l’Europa
L
a stampa internazionale in questi
giorni ha molto discusso del successo
elettorale al primo turno delle elezioni
regionali francesi del Front national
(Fn). Al di là di quante regioni l’Fn riuscirà a
guadagnare al secondo turno, è chiaro che
bisogna analizzare a fondo ciò che lo porta a
questo successo, superando la superficialità
che molti commentatori in Italia e all’estero
hanno mostrato sul tema. Vi propongo per
queste ragioni quattro chiavi di lettura connesse fra loro. La prima è che la crescita dell’Fn non è una fiammata ma un incendio di
lungo corso. A partire dagli anni Ottanta, l’Fn
si è radicato nel Paese, e l’unico vero momento
di calo si è registrato quando Sarkozy ha portato avanti un discorso molto vicino a quello
del Fronte. Poco più di dieci anni fa, Sarkozy, in
una periferia degradata, sottolineò come una
sua vittoria avrebbe certo contributo a sbarazzarsi della “feccia” (le racaille) nella società
(con chiaro riferimento ai migranti e ai francesi di seconda generazione). La virata a destra
della politica francese è un fenomeno di lungo
corso non confinato all’Fn.
La seconda è che nonostante a partire dal
2011, con l’avvento di Marine al posto di papà
Jean-Marie, l’Fn abbia messo da parte un discorso più direttamente razzista e antisemita,
nella realtà dei fatti i valori di chi li vota non
sono certo cambiati. Anzi. Un interessante
studio della politologa francese Nonna Mayer
mostra come i valori della base e dei suoi sostenitori siano rimasti inalterati, nonostante
il cambio apparente di discorso da parte della leadership. Anzi, sono gli elettori degli altri
partiti che diventano più simili a quelli del Fn,
più islamofobi e antisemiti.
La terza è il problema degli esclusi, quelli che
ho definito in Italia maggioranza invisibile.
Sempre più giovani, disoccupati e precari votano per l’Fn, un elettorato ben diverso da quello
dei partiti tradizionali. In un certo senso, questo fa emergere come il voto all’Fn sia una re18
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azione contro il sistema, un sistema che non
tutela importanti fette della società. Nell’Europa mediterranea molto del voto anti sistema va
verso partiti progressisti (una volta avremmo
detto di sinistra), mentre nel Nord-Europa e
nell’Est per varie ragioni storiche va a destra.
La quarta, è che di fronte al chiaro fallimento
dell’Europa lacrime e sangue, imposta dalle
politiche neoliberiste e d’austerità, molti iniziano a farsi affascinare da vecchie ideologie
che credevamo essere state definitivamente riposte in soffitta. Pensateci un attimo: di fronte
al declino progressivo dello Stato-nazione, in
assenza di un potere europeo forte, redistributivo e al passo con le
domande dei cittadi- La virata a destra
ni, molti sono portati della politica francese
a rifugiarsi in vecchie è un fenomeno non confinato
idee. Si attaccano a al Front national.
una bandiera ormai Ma per Le Pen votano
a brandelli contro sempre più giovani,
quelli che credono disoccupati e precari.
essere i loro nemici. È un voto anti sistema
Quei francesi di seconda generazione, che mal si sono integrati
nella Republique. Il tutto condito dal classico
effetto divide et impera, dividere i giovani figli
di immigrati, dagli altri esclusi, per permettere
a chi sta bene di continuare a prosperare, nonostante il modello economico di questi anni
sia ormai esangue. Per queste ragioni, se da un
lato non c’è alcuna sorpresa nel risultato dell’Fn, dall’altro è sempre più chiaro che la reazione non verrà dall’emaciato Hollande, o da
un Sarkozy fuori dal tempo. Serve una strategia
politica diversa portata avanti da gente credibile. Un problema, se ci fate caso, molto simile a quello del nostro paese. Quello che conta
è capire se avremo la forza di costruire una
nuova idea politica basata sulla solidarietà, la
redistribuzione e la giustizia sociale. Non farcela significherebbe inevitabilmente fare passi
indietro verso un passato che credevamo aver
messo dietro le spalle.