Cinemecum - Archivio

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No della Regione alla rassegna di cinema all’aperto nei locali dell’Ex Manifattura Tabacchi. Replica
l’Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari: “ci vorrebbe più dialogo tra le istituzioni” di Arianna Salaris
Dopo la kermesse di Festarch, conclusasi con uno strepitoso successo di pubblico e critica, l’Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, il dottor Giorgio Pellegrini, chiede il permesso di poter utilizzare uno spazio all’aperto all’interno dei
locali dell’Ex Manifattura Tabacchi, con l’intenzione di realizzare una rassegna di cinema all’aperto. Dalla Regione giunge un no secco. Quali le ragioni di questo rifiuto? Deluso, ma sempre battagliero, l’assessore Giorgio Pellegrini, chiarisce ai lettori di Cinemecum la sua posizione in merito alla faccenda. E illustra le iniziative e i progetti, che il Comune di Cagliari ha attivato, e intende attivare in futuro, per sostenere il cinema in Sardegna.
Assessore, è vero che la Regione ha negato l’uso delle Ex Manifatture Tabacchi per una rassegna cinematografica estiva?
Certamente. Avrei desiderato portare una rassegna di cinema all’aperto nel primo cortile dell’Ex Manifattura Tabacchi, in uno spazio all’aperto, di facile e sicura agibilità per le persone. Questa possibilità purtroppo è stata negata. La ragione? La necessità di lavori di messa in sicurezza. Non accetto questa motivazione. Come mai la messa in sicurezza dei locali dell’Ex Manifattura Tabacchi diventa improvvisamente importante solo adesso, mentre un paio di settimane fa, in occasione di Festarch, non lo era? Il cortile dove si sarebbe dovuta svolgere la rassegna
non presenta a mio avviso dei rischi di sicurezza, è uno spazio all’aperto. Perché tante difficoltà? E’ la solita storia, il solito atteggiamento della Regione e di Soru, in particolare, che agisce da demiurgo, che decide tutto senza ascoltare gli altri. Gli spazi dell’Ex Manifattura Tabacchi non appartengono solo alla regione ma alla nostra città, sono dei cagliaritani. Non si può tralasciare questa evidenza. L’atteggiamento di non condivisione della regione con la nostra città è davvero grave e poco costruttivo. Il comune deve avere la sua voce.
Quali sono i progetti del Comune di Cagliari per il cinema in Sardegna?
In prospettiva siamo intenzionati ad avviare un stretta collaborazione con la Cineteca Sarda: vorremmo riuscire ad entrare nel consiglio d’amministrazione che dovrà crearsi per la gestione della Cineteca. Siamo alle fasi preliminari ma abbiamo già cominciato a lavorare al progetto.
Quali somme sono state destinate al cinema per il 2007? Quali erano le somme a disposizione dell’ assessorato alla cultura per il 2007?
Per il cinema sono stati stanziati 50.000 euro. Certo, questa somma non è paragonabile alla cifra stanziata per il teatro. Si tratta di due ambiti indubbiamente molto diversi. Mi piacerebbe che in futuro venisse modificato lo stato delle cose. Occorrerebbe dare, infatti, una maggiore attenzione alle associazioni.
Lei ha potuto osservare i progressi che sono stati fatti in questi ultimi anni in questo campo? Quale opera, o progetto, le è piaciuto di piu’?
Posso affermare che c’è stata tanta buona volontà, specialmente nel lavoro svolto dalle Associazioni
Personalmente, poiché rimpiango tantissimo le vecchie sale d’essai, dentro la città, sogno di riproporre il vecchio cinema Due Palme: uno splendido locale, con una sua monumentalità e un suo spessore. E’ stato uno dei luoghi della mia infanzia, della mia memoria. Certamente non mi riferisco a quella triste stagione del porno che ha inciso negativamente col suo degrado anche in tante altre sale cinematografiche, pensiamo al Corallo, ad esempio. Ecco, il mio sogno sarebbe di ritornare a far vivere le vecchie sale della città, avere un vero cinema comunale. Ormai il
cinema se n’è andato dalla città nelle grandi sale fuori porta. Non vi è dubbio: sono sale bene attrezzate, con poltrone comodissime, aria condizionata, un sonoro perfetto. Nulla di dire su questo, sono ottime sale. Ma ci vuole sempre la macchina per arrivarci, sono fuori città, non sono raggiungibili a piedi come le sale di una volta. Fortunatamente in città rimangono ancora attive alcune sale d’essai, che operano da anni una selezione di film molto interessante e fuori dai soliti circuiti. Tuttavia i locali che ospitano queste rassegne sono angusti, male attrezzati e, devo
aggiungere, le poltrone sono estremamente scomode. Il cinema deve rimanere un piacere. Affinché questo piacere sia possibile occorre creare spazi dignitosi, magari gestiti dalle associazioni. Il Due Palme avrebbe tutte le caratteristiche e i numeri per essere un successo.
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La Regione Sardegna ha finalmente aperto l’ufficio di Film Commission, invitando gli altri Comuni ad aprire il proprio in loco? Dato che Alghero, per esempio, è uno dei pochi Comuni che ha già provveduto, Cagliari, il capoluogo, come intende procedere?
Per ora niente. Ma ce ne stiamo occupando con impegno. Ci stiamo attivando, è solo questione di tempo. Sono sicuro che dopo l’estate partiranno le prime comunicazioni in proposito.
Che importanza attribuisce a questo ufficio, rispetto alla politica di sviluppo turistico dell’ isola ?
Un importanza notevolissima. Il cinema è uno strumento di promozione turistica a dir poco fondamentale. Io, ad esempio, così come tanti altri, sono stato attratto da certi luoghi della penisola dopo averli visti al cinema. In seguito a queste suggestioni sono andato a scoprirli di persona. Quando, per esempio Cabiddu e Pau ci hanno fatto vedere Cagliari, come protagonista dei loro film, siamo rimasti tutti estremamente affascinati, l’abbiamo osservata con uno sguardo diverso, e ciò nonostante la conoscessimo tutti benissimo, dato che è la nostra città. Bisogna riconoscere
che Cagliari è estremamente cinegenica. Questo accade anche perché l’effetto di straniamento dato dalla macchina da presa regala indubbiamente un plusvalore al fascino dei luoghi.
Riguardo alle iniziative culturali , gli enti territoriali richiedono per i pagamenti per i contributi, un rendiconto che attesti il pagamento avvenuto di tutte le spese supportate; la procedura mette in ginocchio le piccole associazioni che sono costrette a chiedere prestiti con ulteriori spese o a richiedere prestiti. Il Ministero invece non richiede gli avvenuti pagamenti ma solo delle pezze giustificative di quanto è accaduto e consentono cosi’ alle associazioni di provvedere ai pagamenti solo una volta ricevuti i contributi. Lei cosa ne pensa? Si possono, secondo Lei,
modificare le cose ?
La richiesta di una rendicontazione seria e precisa è una garanzia di serietà e professionalità. Un minimo di controllo sulle attività delle associazioni occorre, se no saremmo subissati di richieste. Un minimo di impegno da parte delle associazioni mi sembra indispensabile: vogliamo avere interlocutori seri e in grado di rispettare le regole. La rendicontazione è uno strumento di controllo utilissimo, perchè senza un minimo di controllo, si sa, si finisce nel caos, nel clientelismo e nel pressappochismo.
In campo culturale fra Regione , Provincia e Comune, a suo avviso, c’è sintonia?
La sintonia manca completamente. Se vogliamo essere precisi non si tratta, in questo caso, di un dialogo “tra sordi”, perché francamente io mi sento sempre dispostissimo al confronto tra le parti. Diciamo quindi che è, piuttosto, un dialogo “con i sordi”. Alla Regione, infatti, non esiste nessuna capacità di ascolto. Per quanto riguarda la Provincia è diverso: devo incontrare Luciano Marroccu, per esempio, che è un amico e una persona capace di un dialogo aperto e costruttivo. Ma alla regione incontro soltanto il solito atteggiamento di ostruzionismo e nessuna volontà di
condivisione e di ascolto costruttivo tra le parti in causa.
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