elaborati vincitori - Istituto Comprensivo di Raiano
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elaborati vincitori - Istituto Comprensivo di Raiano
Istituto Comprensivo “Umberto Postiglione” RAIANO La Commissione giudicatrice del concorso nazionale “Magie di luoghi e tradizioni” di Raiano (AQ) per l’anno scolastico 2013/2014, così composta: Presidente D.ssa Licia Mampieri; Commissari Prof.ssa Anna Maria Carracino; Docente interno: Elena Cifani e Domenica Fazi; Segretario-Coordinatore Ins. Assunta Di Giannantonio ha formulato i seguenti giudizi sugli elaborati presentati e sugli elaborati prescelti. Al concorso, bandito a livello nazionale per le Scuole primarie e secondarie di I° grado, si è avuta anche per questa edizione, una ampia partecipazione che oltre alle scuole dell’Abruzzo, ha coinvolto anche il Veneto. Gli scritti sono permeati con temi familiari, ma anche con modi espressivi tipici della loro età. In particolare, oltre alla descrizione dei luoghi, dai racconti emergono personaggi e tradizioni che destano stupore nei piccoli scrittori, ma riescono ad illuminare come un varco di luce, le nostre coscienze. Il significato delle cose si dilata nella scena del narrare e crea atmosfere e stati d’animo suggestivi. È così che, ancora una volta, si conferma la validità di questo concorso, che riesce a suscitare interesse, impegno ed un viaggiare incessante nel tempo e nello spazio. La Presidente Licia Mampieri Raiano, 07 giugno 2014 Giudizi singoli sugli elaborati vincitori Scuola Primaria Primo Premio ALFONSO CELLINI – Classe Va Raiano L’elaborato dell’alunno Alfonso descrive l’antico paese di Raiano e riesce ad attrarre l’interesse del lettore, riscoprendo la magia della civiltà contadina, non solo nel tradizionale lavoro di raccolta delle ciliegie e delle olive, ma anche nel far rivivere i giochi che allietavano i fanciulli di un tempo, come il nonno. Il fluire limpido di un periodare sereno, disvela una memoria viva e dai contorni nitidi. L’alunno ci trasmette le emozioni di allora con gioia e vivezza di espressione. Raiano antico paesino feudale pieno di misteri, come del resto anche l'etimologia del suo nome che viene attribuita probabilmente ad ARA A (cio zona di iano) oppure da Rhodianum dal verbo rodere per via della corrosione che il fiume Aterno esercita nella zona. hiunque viene a visitare il mio bel paesino respira il sapore dell' antico e del mistero, io rimango affascinato quando entro nel centro storico di Sant'Antonio il quartiere dove è cresciuto il mio papà, si sente il profumo del vino nelle botti e dell' olio di casa il tutto viene custodito nei cosiddetti "Cellari". Un' attrazione davvero importante è la Sagra delle Ciliegie, mio nonno mi ha raccontato che ai tempi suoi le ciliegie si raccoglievano con i canestri e si custodivano in dei magazzini dove mettevano lo zolfo per farle mantenere e poi le esportavano in altri paesi. Insieme alla Sagra fanno scena i carri allegorici e i canti folcloristici del coro "Rajane Cante", secondo me il dialetto è molto importante perchè ci riporta alle nostre origini e come esso anche i proverbi sono una forma di vita materiale e spirituale del popolo,il proverbio è dunque l' espressione dell' intera comunità e secondo me trasmette alle nuove generazioni tutta l' esperienza dei nostri antenati.Ci sono molti proverbi che mi fanno capire le origini del mio paese :"Rajane senza uiente,je diaule senza dient"(Raiano senza il vento è come se fosse il diavolo senza denti)"Tre sò je putent:je Pape je Re i chi 'n tè nient"(ovvero la ricchezza non è tutto nella vita,anche chi non possiede nulla se stà in salute è il più ricco del mondo)"Fà bene a j'asene e j'asene spar càuce!"(con l'essere troppo buoni a volte ci si rimette e si ottiene l'effetto contrario).Mio nonno è molto legato ai proverbi e uno dei tanti che a me ha colpito molto è"Le truopp stroppj"(nel senso che noi giovani oggi abbiamo troppo e non ci accontentiamo mai!)loro invece giocavano a:bottone,si faceva esclusivamente con bottoni bianchi,mia nonna li rubava alle federe dei cuscini o alle mutande del mio bisnonno! E quando lo scopriva sua mamma erano botte! Comunque era una vera e propria merce di scambio,3 bottoni da mutanda per 1 bottone da cappotto, se poi il bottone aveva una forma particolare valeva di più. C'era poi il gioco del battimuro (appiccicameur) si svolgeva solitamente durante le feste patronali quando i ragazzi avevano qualche spicciolo,si sceglieva un muro con un bel marciapiede davanti, i partecipanti si mettevano ad una certa distanza e poi si lanciavano le monetine, chi arrivava alle monete vicino al muro le vinceva tutte, in alcuni vicoletti si vedono ancora le tracce di questo gioco lasciate dallo sbattere continuo delle monete! Si giocava a carretti(ajj carritte),i bambini si costruivano da soli questi mezzi poveri con pezzi di legno e si sfruttava la pendenza del terreno e l'uso delle corde per essere ritrainati su. Ricordiamo anche il gioco del cerchio(cerchie)i ragazzi scorrazzavano per le vie del paese, sia da soli che in gruppo e guidavano un cerchio di ferro utilizzando una bacchetta uncinata, vinceva chi durante la corsa non faceva cadere il cerchio a terra. E che dire poi di zompa cavallo(zompa cauejje) tipico dei maschietti, si svolgeva a squadre e alcuni stavano ricurvi mentre gl'altri saltavano sulle loro schiene, vinceva chi dopo varie rincorse scavalcava più ragazzi. Ma fra tutti i giochi quello che mi incuriosisce e mi diverte di più è l'uovo con il cucchiaio (jeu ch la cucchiar) ovviamente si faceva all'aperto e si teneva il manico del cucchiaio fra i denti, l'abilità si dimostrava nel correre più velocemente possibile, per arrivare primi al traguardo senza rompere l'uovo. Tutto questo mi fa pensare a quanta unione e magia si creava fra le persone e noi dovremmo prendere esempio da loro cercando di non abbandonare le tradizioni del passato, ma continuare a portarle sempre nei nostri cuori. Alfonso Cellini. Secondo Premio LIA SORATO – Classe Va di Quinto di Treviso Nel leggere questo meraviglioso elaborato, mi è parso di immergermi nel magico mondo neozelandese dei racconti di Katherine Mansfield, tanta è la bellezza dei luoghi descritti lungo il fiume Sile, tra i mulini, il paesaggio dorato del tramonto, i fiori coloratissimi ed il dondolio delle papere lungo le sponde. L’alunna Lia Sorato ha saputo descrivere mirabilmente l’habitat di un angolo della natura del suo paese, un luogo lontano, ma così vicino alla nostra sensibilità. Sto percorrendo il ponte di legno che attraversa il Sile, tra i mulini, per andare a prendere un fresco gelato. Da casa mia ci saranno si e no 10 minuti a piedi ma ci vado in bici, mi piace correre in bici e mi vengono in mente mille ricordi vissuti in quel luogo…. Quegli anziani signori, con sorrisi fanciulleschi riflessi negli occhi allora mi chiedevano, ridendo e scherzando quando avrei tolto le rotelle della bicicletta. Cosa rispondere? Portavo con me il pane da dare ai cigni e li scrutavo maestosi che arruffavano le piume, poi si allontanavano e tuffavano la testa in profondità immergendola tra le alghe. Mentre io stavo lì a cuocermi al sole loro si rinfrescavano nelle acque calme del laghetto. In un angolino, tra la fine del ponte e la terraferma, spuntavano in mezzo a quella ondulata superficie fiori gialli. Mi infastidivano i lunghi rami dei salici piangenti che mi impedivano di vedere, tra i cespugli che decorano le sponde, i caldi nidi delle paperelle. Mi piaceva osservare quelle splendide casette che si specchiano sull’acqua e pensavo che mi sarebbe piaciuto vivere lì. La prima casa è moderna, grigia, con gli infissi scuri e un un giardino ben curato. L’altra invece più vecchia, tutta bianca a parte gli infissi azzurri. Il giardino è perfetto e il capanno degli attrezzi è sovrastato da un enorme glicine. Allora facevo correre lo sguardo ovunque per cercare le folaghe e le gallinelle d’acqua. Eccole arrivare veloci, con le piume nerissime e gli occhi vispi, azzuffandosi per prendere ognuna qualche briciola. A volte soffiava una brezza leggera che increspava l’acqua e muoveva le fronde degli alberi. Molte persone ammiravano come me il paesaggio che sembra essere dipinto sull’immensa tela della terra. ol tramonto tutte le sagome diventavano nere e si potevano sentire i grilli cantare. La corrente trascinava le paperelle sotto il ponte, così per poterle vedere dovevo sporgermi veloce dall’altro lato. Loro tranquille ricomparivano tra le cascate che la corrente forma in quel punto del fiume. Li restavo ad osservare le chiuse che impedivano il fluire dell’acqua e mi piaceva aspettare che si alzassero per vedere finalmente quel fiume sempre calmo danzare violento nei sassi. Anche questo panorama mi estasiava molto: il laghetto si apre in due, in lontananza si vede a stento, nascosto dall’intricata vegetazione, il campanile del paese. A sinistra vicinissima si alza la grande facciata del mulino Rachello mentre a destra c’ la ruota che gira veloce con le sue pale piene d’alghe che tagliano l’acqua che fa parte della grande casa bianca che è stata trasformata in un ristorante. Un tempo si chiamava mulino Favaro. E’ un edificio a tre piani, immenso, con finestre grandi e piccole dagli infissi neri. E’ sospeso nell’acqua che scorre proprio sotto l’ingresso principale adornato da coloratissime piante e la terrazza sul retro si affaccia sospesa sopra il lago. n fine sul lato destro c’ un enorme albero di mimosa che arriva su fino al tetto e in primavera si colora di giallo: innumerevoli piccoli soli che illuminano questo meraviglioso angolino del mio paese. Immersa nei ricordi sono arrivata in gelateria e chissà se al mio ritorno ritroverò tutte quelle papere ad aspettarmi. Terzo Premio AURA ACCILI – Classe Va di Castelvecchio Subequo L’alunna Aura Accili descrive con dovizia di particolari, la lavorazione delle carni del maiale, che, allevato da ogni famiglia, era una vera ricchezza. Ogni sua parte era utilizzata per conservarla e renderla buona da mangiare. La tradizione e la magia tramandano a noi questo rito, anche cruento, ma sempre carico di pathos collettivo. Il maiale, animale domestico onnivoro, è stato da sempre allevato dai contadini del mio paese perché fonte sicura di benessere, in quanto “del porco non si gettava niente”. Ancora oggi con il maiale i contadini fanno prosciutti, spalle, salami, coppe e salsicce di carne, fegato e quelle “pazze”. Per queste ultime usano le parti meno pregiate dell’animale, come le cotenne, fatte prima lessare. Una volta il maiale si uccideva con il coltello, adesso si usa la pistola e soffre di meno. Fino al secolo scorso, al momento dell’uccisione, si raccoglieva il sangue del maiale, si mescolava subito per evitare grumi e si conservava in un luogo fresco e asciutto. Dopo qualche giorno il sangue veniva filtrato e ci si univa lo zucchero, il cacao amaro, un po’ di farina e di strutto, il vino cotto e pezzetti di arancia candita. Si cuoceva così a fuoco basso per circa trenta minuti, mescolando con un cucchiaio di legno. In tal modo si otteneva una crema buonissima, il sanguinaccio, che veniva subito versato in barattoli e fatto bollire per altri quindici minuti affinché si conservasse a lungo. Nei tempi passati, ogni volta che si ammazzava un maiale, la padrona di casa usava preparare la “panonta” che era una vera bontà per il palato. La carne di maiale, tagliata a pezzi, veniva messa in un’ampia padella (frissora) con olio, acqua e tanti agli interi e fatta “ritirare” e friggere sul treppiede, al fuoco del camino. A cottura terminata, essa si versava su fette di pane casereccio e veniva mangiato anche da chi aveva aiutato a “tener fermo il maiale” e il tutto era accompagnato da un buon bicchiere di vino di produzione propria. Tale usanza permane ancora nelle famiglie contadine del mio paese e pure chi non alleva maiali, d’inverno, cucina almeno una volta la “panonta” acquistando la carne in macelleria. Altra prelibatezza erano e sono gli zamponi o le “cotiche” con i fagioli e un tempo non mancava mai un pezzo di lardo o un po’ di strutto come condimento del cibo. Al mio paese , fino agli anni settanta, con le ossa e gli avanzi della macellazione del maiale si otteneva il sapone facendoli bollire per circa tre ore in acqua in cui era stata sciolta della soda caustica. Poi si faceva raffreddare e il sapone si tagliava a pezzi regolari. vecchi giustificavano la “brutta fine” del porco, che avveniva durante il periodo natalizio, dicendo che era stato l’unico animale a non far visita al Bambinello appena nato perché sentiva freddo (senteve fridd) e pertanto la “meritava” quella morte! Scuola Secondaria di I° grado Primo Premio FLAVIA LIBERATORE – Classe 2a B di Raiano La protagonista di questo componimento è la nonna! Il mare, il cielo, le stelle, sono lo scenario. L’alunna Flavia Liberatore ci disvela questo rapporto magico con la nonna, coinvolta nei giochi e nei pensieri dell’autrice. La magia è in questo mondo “a due” che non tende ad escludersi dal mondo esterno ma vi si riflette con bellezza e sentimenti rari e profondi. Tutte le estati mi mettevo in viaggio con mia nonna, verso Montesilvano , non vedevo l’ora di arrivare . Ogni tre secondi chiedevo : - Quanto manca? Siamo arrivate? Sono stufa !- Allora mi cantava una canzone, era come una ninna nanna per me , mi faceva stare zitta per tutto il tragitto. A dir la verità, all’udito e al suono di quella voce così dolce i miei occhi si chiudevano lentamente, la mia bocca smetteva di parlare ininterrottamente come un disco rotto e iniziavo a dormire. Poi mia nonna faceva sempre un sospiro di sollievo e anche se lei non lo voleva ammettere, era più rilassata senza la mia squillante voce che la tormentava. Dopo essere arrivate andavamo al mare . Mia nonna prima che mi svegliassi, si affrettava ogni volta a preparare una borsa, per me era magica, sembrava piccola, ma al suo interno c’era di tutto e nell’aprirla io ne rimanevo stupita come se fosse sempre la prima volta. Sembrava di stare al circo, quando quei grossi maghi , dal loro cappello estraggono un gran numero di conigli, uno dietro l’altro. Poi tu ingenuamente ti chiedi come sia possibile e ogni volta cerchi di farti svelare il trucco o di capirlo, ma senza alcun risultato. Anche oggi che sono cresciuta e potrei sembrare grande, sono convinta che quella borsa sia sempre stata magica. Successivamente mi svegliava e andavamo al mare . Mia nonna ci arrivava sempre con il fiatone , come se avesse fatto una grande corsa ,ed era proprio così, io le prendevo la mano , mi mettevo a correre e lei non poteva far altro che seguirmi . Vi rivelo un segreto ovviamente non ditelo a nessuno : - ero una vera peste, non so come faceva a venirmi dietro -. Visto che arrivavamo al mare il tardo pomeriggio , non riuscivo ad aspettare il mattino seguente e quindi ci andavamo la sera e la spiaggia era tutta nostra. Io per questo ero al settimo cielo, ci sdraiavamo a pancia in sù, sopra dei teli enormi. Iniziavamo a guardare le stelle e a ognuna di esse le davamo un nome , brillavano talmente tanto che la spiaggia era illuminata e la sabbia sembrava brillare. Ogni stella aveva una storia , o almeno questo mi faceva credere mia nonna, era capace di farmi sognare ad occhi aperti e farmi vivere in prima persona in ogni storia che narrava. Lei raccontava con tanta disinvoltura che sembrava crederci anche lei. Un giorno mi disse una frase che porterò per sempre nel cuore, all’inizio non ne avevo capito il significato , ma mi consolò dicendo che l’avrei capito successivamente. Da alcuni giorni era morta una sua amica , Lisa . Erano queste le sue parole : - Un giorno, non si sa né quando né dove , anche tu come Lisa, andrai in cielo e diventerai una di quelle stelle che veglierà tutte le sere sulla città e si preoccuperà di illuminare tutto e tutti-. Nel momento in cui disse quella frase le si illuminarono gli occhi e passò una stella cedente. Così dissi: -nonna , nonna , sbrigati, esprimi un desiderio, ma non ad alta voce! Un giorno forse Lisa lo realizzerà !Così lei espresse il suo desiderio e di colpo mi abbracciò. nvece quando c’erano le nuvole pensavamo a cosa potessero somigliare, come animali, oggetti e cose . Era veramente stupendo, ogni volta provavo una sensazione indescrivibile ma fantastica. Poteva capitare che qualche sera c’era la presenza di un po’ di vento, ma comunque per me e per mia nonna era ancora più bello. Quel vento ci accarezzava, sfiorava dolcemente, era come se stesse danzando. Ci faceva compagnia il mormorio delle onde che sembravano voler comunicare con noi . Quelle sere per me sono indimenticabili è come se avessi scattato una foto che non si può cancellare. La cosa buffa è che ancora oggi, pur essendo io cresciuta, mia nonna non esita a raccontarmi storie sorprendenti e pazzesche e io le ripeto che sono grande. Forse in realtà non si è mai troppo grandi per sognare! Grazie nonna per tutti i sogni sognati ad occhi aperti . Secondo Premio FRANCESCO COPPOLA – Classe 1aC di Piano D’Orta Il Cilento ed Agropoli incantano la fantasia dell’alunno Francesco Coppola, che ha frequentato questi luoghi in quanto terra del padre e della nonna. Le tradizioni, le processioni, la buona cucina a base di pesce, rendono l’aroma di luoghi unici nella loro bellezza. L’autore riesce a trasmetterci, come in un dipinto, la suggestione di una terra magica. Il porto turistico di Agropoli è il più grande sulla costa sud della provincia di Salerno. Con la sua posizione svolge un ruolo strategico nelle rotte del diportismo. È ubicato in latitudine 40° 21’’ e longitudine 14° 59’’ nella zona ovest della città ed completamente artificiale ricavato all’interno dell’insenatura che si trova a sud di punta del fortino. È uno dei posti più belli al mondo! E’ La terra di mia nonna materna e di mio padre con tanti ricordi e leggende, come quella del “funicello”, un ometto che si aggira di notte sulla panchina di questo spettacolare porto , che se preso, sembra che esaudisca un tuo desiderio. Molte sono le persone che dicono di averlo visto, ma mai preso , tra cui mio padre. E’ anche il posto in cui tanti amori sono nati, grazie all’atmosfera che si respira in questa terra. Agropoli anche detta “la perla del ilento” per il suo mare pulito e molti sono i personaggi VIP che la visitano. Le strade e le piazze di questa straordinaria cittadina sono piene di attrazioni, le tipiche feste religiose sono vere e proprie invasioni di persone da ogni parte del mondo e una di queste la “festa della Madonna sull’acqua”; praticamente si fa una processione sul mare con le barche, una marea di barche, tutte addobbate a festa che accompagnano la Madonna. E’ suggestiva non solo la processione ma anche la folla che attende lungo la costa cantando e pregando, si dice che in questo giorno non si può andare al mare perché la giornata è dedicata solo alla Madonna. Dopo che la Madonna è rientrata, si dà inizio alla festa con i fuochi d’artificio che partono da sotto l’acqua e credetemi uno spettacolo incredibile! Io sono innamorato di Agropoli dei suoi colori e odori , la gente è generosa e molto fantasiosa e la mia parte cilentana è orgogliosa di lei. Nelle profondità del mare sono state rinvenute delle meravigliose statue, perfettamente conservate, che raffigurano un delfino e due persone: le chiamano “il presepe sotto il mare”, qualcosa di unico! nutile dire che piatti a base di pesce sono molto graditi dai turisti e anche molto freschi, uno dei piatti tipici da me preferiti “la ciabotta” dal nome si capisce che è una bomba di calorie invece è un insieme di verdure tagliate a striscioline e fritte con pomodorini , mia madre dice che si può mangiare una volta all’anno. Ma la specialità di Agropoli oltre alla pizza, di qualunque tipo, sono le mozzarelle di Bufala, molto più saporite rispetto a quelle che si trovano in giro, piene di latte, si squagliano in bocca quando le mordi…io le adoro! Tutti quelli che visitano Agropoli ne rimangono affascinati consiglio anche a voi di andare a visitarla vi innamorerete delle sue spiagge e della costiera e del suo mare pulito. Terzo Premio BEATRICE DI MATTEO – Classe 1aC di Piano D’Orta Dal componimento dell’alunna Beatrice Di Matteo si disvela la bellezza ed originalità di un territorio unico nel suo genere: Bolognano con la sua riserva naturale, le Grotte preistoriche, le impetuose acque dell’Orfento. E sullo scenario la maestosità della Maiella. L’autrice riesce a trasmettere il pathos di questi luoghi magici, ove l’uomo primitivo visse milioni di anni fa. Se penso ai posti più belli che conosco nel mio territorio penso al mio paese: Bolognano, un luogo che sa di magia, un incontro tra cultura, storia, ambiente e tradizioni. Bolognano é un piccolo, antico e pittoresco borgo Medievale posto su una collina del parco Nazionale della Majella, all'interno della Valle dell'Orta. Le sue origini risalgono a un paio di secoli prima dell'anno 1000, quando ci furono le invasioni saracene. In quel periodo infatti, i religiosi erano costretti a costruire fortezze per mettersi al riparo dai saccheggi, così le persone indifese, come gli artigiani e i contadini, costruivano le loro case il più vicino possibile a questi luoghi fortificati per cercare rifugio al loro interno in caso di bisogno. Per Bolognano fu la stessa cosa, infatti, i monaci dell'Abazia di San Clemente a Casauria, intorno al 943, costruirono una fortezza di cui ancora oggi si conservano due grandi porte chiamate archi che venivano chiuse la notte per difesa. Nel centro storico ci sono anche un palazzo cinquecentesco detto Palazzo Baronale e una piccola Chiesa di origine Medievale detta " Santa Maria Entroterra" dove al suo interno c'è ancora oggi un bellissimo affresco della Madonna con il bambino del XVI secolo. Il territorio che voglio descrivervi comprende parte della riserva naturale dell'Orta con la bellissima Cisterna,la Grotta scura e la Grotta dei Piccioni. La Cisterna si trova nel Canyon del fiume Orta, è una piccola piscina naturale scavata dal fiume nella roccia ai piedi della Majella. In questa cisterna ci si può tuffare e nuotare perché è continuamente alimentata da una cascata sorgiva. Il letto del fiume è ampio, ma le sua acque sono poco profonde. Lungo le sue rive crescono pioppi e salici, mentre le sue pareti rocciose sono coperte da boschi di pini e querce e tutto ciò regala un magico spettacolo da vedere sia dall'alto del paese che dal fiume stesso. Questa parte di Bolognano mi è sempre piaciuta fin da piccola, quando io e la mia famiglia andavamo in questi luoghi nelle domeniche estive molto afose, si stava divinamente! La cosa che più mi piaceva fare era guardare mio fratello che si tuffava dalle sporgenze rocciose nelle splendide acque cristalline. La Grotta Scura, facile da raggiungere, si trova nella frazione di Madonna del Monte. Questa grotta mi piace molto, perché è immersa nella natura della vallata dell'Orta e prende questo nome perché è completamente buia. Essa ha numerose sale, è abitata da pipistrelli e al suo interno sono state ritrovate testimonianze preistoriche di insediamenti neolitici. Ci sono andata molte volte perché mi ha sempre affascinato il luogo in cui sorge e il sentiero per raggiungerla. Non sono mai entrata in tutte le sue sale , mi sono sempre fermata alla seconda , perché per andare oltre bisogna attraversare un tunnel molto basso strisciando e io ho avuto sempre una gran paura… a volte però mi viene la curiosità di andarci perché si dice che oltre quel tunnel c'è una sala dove al centro vi è un altarino dove venivano celebrati riti religiosi . La Grotta dei Piccioni, invece, si trova all' interno di una parete rocciosa sulla riva sinistra della Valle dell'Orta nei pressi delle gole del fiume, a circa 20 minuti dal centro di Bolognano. E' raggiungibile attraverso un sentiero che offre un incantevole scenario naturalistico. Questa grotta è considerata un vero e proprio luogo di culto in base ai ritrovamenti fatti in essa. Venne alla luce con l'abbassamento delle acque del fiume, intorno al 1800, ma esplorata solo nel 1957 attraverso numerosi scavi. Con questi scavi vennero alla luce numerosi ritrovamenti archeologici che ci portano dall'età del Neolitico a quella del Paleolitico, dall'era del bronzo a quella del rame. Il ritrovamento più importante fu quello di un monumento funerario con resti umani, oggi custoditi nel museo di Chieti. Fu chiamata Grotta dei Piccioni perché quando fu scoperta era completamente invasa da piccioni, come lo è tutt'ora. Nell'andare a visitarla infatti , sono rimasta colpita proprio da questa enorme quantità di piccioni bianchi e neri che svolazzano dappertutto sfiorandoti anche la testa. Oggi però devo dire molto amareggiata che non ci si può più andare per lo staccamento di un pezzo di roccia verificatosi a causa della forte e abbondante pioggia, che ha obbligato la chiusura del sentiero. Ben altro però vi posso dire su Bolognano, come ad esempio, che esso dista dal mare 40 km e come tutti i paesi dell'Abruzzo ha risentito del fenomeno dell'emigrazione del dopoguerra ma ha saputo mantenere vivi alcuni usi e costumi legati al passato come ad esempio la festa del patrono : Sant'Antonio Abate il 17 Gennaio. Molto significativa e' questa festa per il paese perché tutti si accostano ai sacramenti e collaborano partecipando alla vita della chiesa. Il programma della festa prevede: la benedizione dei pani, degli animali, dei mezzi delle campagne. A seguire c’ la Santa Messa, accompagnata da una lunga processione che gira tutto il paese. Essa offre uno splendido scenario grazie alle confraternite che sfilano nei loro meravigliosi abiti di rito e sfoggiano bellissimi gonfaloni. Nel pomeriggio la banda suona per le vie del paese e in serata c'è la Sacra rappresentazione della vita di Sant'Antonio che si conclude accendendo un grande fuoco per commemorare colui che vinse il diavolo e le fiamme dell'inferno. Altre tradizioni molto belle sono quelle della festa del dolce e quella di "Bacco in musica". Ma c'é ancora altro su Bolognano, infatti esso, é un paese pieno di arte e cultura, basti pensare alla Piantagione Paradise, ideata da Joseph Beuys, un artista naturalista tedesco cittadino onorario di Bolognano, affiancata da un enorme Ipogeo creato da Lucrezia De Domizio, vedova del Barone Durini, un operatrice culturale, o ancora la splendida azienda Zaccagnini che è stata costruita proprio ispirandosi all'arte. Essa è un legame tra vino, arte e ambiente , infatti offre, oltre alla produzione di vino, un bellissimo belvedere della vallata arricchito da numerose opere di grandi artisti come Cascella e Summa; durante l'anno la cantina accoglie numerose manifestazioni come Il Tralcetto dell'Amicizia, Cantine Aperte, Premio Pigro, dedicato al cantante defunto Ivan Graziani ed altro ancora. Tutto ciò posso personalmente testimoniarlo perché, abitando nelle vicinanze, quando la mattina mi affaccio alla finestra, vedo uno splendido scenario che sembra dipinto di mille colori, allietato dal dolce cinguettio degli uccelli. Ci sarebbe ancora tanto da dire su questo piccolo e meraviglioso paese ma la cosa più importante per me è che continui negli anni ad esistere!