Cina - Lazio International

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nello sviluppo economico del Paese
REGIONE LAZIO
Ambiente: fabbisogno
ed opportunità nello sviluppo
economico del Paese
A cura di
SPA
Area Internazionalizzazione
e-mail: [email protected]
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INDICE
1. PREMESSA
1.1
1.2
1.3
CONTESTO
OBIETTIVO GENERALE
OBIETTIVI SPECIFICI
4
7
8
2. ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
ANAGRAFICA PAESE
STRUTTURA DELLO STATO
E SVILUPPO NELLE DIVERSE REGIONI
9
2.2.1
2.2.2
2.2.3
13
18
IL SISTEMA DEGLI ORGANI DELLO STATO
AUTONOMIE LOCALI
RASSEGNA ANALITICA DI PROVINCE, MUNICIPALITÀ
E REGIONI AUTONOME DELLA CINA
POPOLAZIONE E CULTURA
LO SVILUPPO ECONOMICO DEGLI ULTIMI 3 ANNI
I CARDINI DELL’ECONOMIA
2.5.1
2.5.2
MERCATO INTERNO: POPOLAZIONE URBANA
E POPOLAZIONE RURALE
RISORSE INDUSTRIALI/STRUMENTALI
13
23
60
62
63
63
63
3. L’AMBIENTE E LO SVILUPPO DEL TERRITORIO
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
3.6
RISORSE IDRICHE
USO DEL SUOLO
RISORSE ENERGETICHE
68
69
71
3.3.1
3.3.2
72
LA NORMATIVA AMBIENTALE
PROGRESSO TECNOLOGICO
ANALISI DEI RISCHI AMBIENTALI CONNESSI
ALLA INDUSTRIALIZZAZIONE DEL TERRITORIO
3.6.1
3.6.2
3.6.3
3.7
ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA
CARENZE DA SUPERARE NELLO SVILUPPO
ENERGETICO DELLA CINA
INFRASTRUTTURE INDUSTRIALI:
CENTRALI ELETTRICHE E DISCARICHE
INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO: STRADE, PORTI,
FERROVIE, AEROPORTI
ASPETTI AMBIENTALI CRITICI:
RIFIUTI, ATMOSFERA, ACQUA
ANALISI DEI RISCHI AMBIENTALI CONNESSI
ALL’URBANIZZAZIONE DEL TERRITORIO
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4. GRADO FORMATIVO, DI SENSIBILIZZAZIONE
IN CAMPO AMBIENTALE E STRUTTURE
DI SUPPORTO
4.1
4.2
4.3
GRADO DI SENSIBILIZZAZIONE E INTERVENTI
FORMATIVI SULLA TEMATICA AMBIENTALE
ANALISI DELL’OFFERTA FORMATIVA ESISTENTE
E GRADO DI QUALIFICAZIONE
ANALISI DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
IN CAMPO AMBIENTALE
108
110
113
5. OPPORTUNITÀ DI COOPERAZIONE
5.1
5.2
IL LAZIO E LA CINA
L’ITALIA E LA CINA
118
119
5.2.1
5.2.2
121
5.2.3
CONFERENZA INTERNAZIONALE NEXT ENERGY
PROGRAMMA DI COOPERAZIONE AMBIENTALE
ITALIA-CINA
I PRINCIPALI PROGETTI DELLA COOPERAZIONE
ITALO-CINESE
125
126
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1. PREMESSA
Nella progettazione di azioni di supporto alla sostenibilità ambientale per
l’incremento allo sviluppo di politiche di miglioramento, l’analisi socio-economica e delle esigenze formative/informative dell’area in esame sono riconosciute come momento fondamentale per la realizzazione di interventi efficaci.
L’identificazione del fabbisogno rappresenta, infatti, la prima fase del percorso
di miglioramento verso il quale si vuole tendere.
Questa azione, come momento fondante del progetto il cui acronimo è
CHINEES (China Environmental Economic Survey), ci permetterà di:
Focalizzare al meglio il contesto di riferimento a cui l’analisi ambientale
d’area vasta potrà riferirsi (acqua, aria, suolo, rifiuti);
Anticipare e definire i fabbisogni formativi che i diversi attori sociali esprimono nel contesto studiato, cercando di stimolare la pianificazione di programmi di sviluppo mirati. A questo scopo la nostra analisi e i conseguenti dati
raccolti ci consentiranno di:
• Delimitare e descrivere il contesto socio-economico e ambientale entro
cui le PMI laziali potranno misurarsi;
• Porre in evidenza, qualora i dati lo consentano, lo scarto esistente tra
competenze presenti e competenze necessarie per determinare il reale
fabbisogno;
• Conciliare domanda e offerta in materia di sostenibilità ambientale.
• L’attività è stata condotta utilizzando una metodica di analisi/descrizione
del contesto preso in esame e delle attività antropiche presenti nell’area
oggetto di studio. La ricerca a tal fine si è tradotta in una prima chiara definizione dell’obiettivo da raggiungere e poi, nel passaggio dalle ipotesi
generali di partenza a quelle operative, nella redazione del presente documento di condivisione delle conoscenze della realtà analizzata.
1.1. CONTESTO
Il fatto che l’”emergenza ambiente” in Cina sia un fenomeno allarmante
e di enormi proporzioni è ormai cosa nota; quello che forse non tutti sanno è
che questo enorme Paese sta “esportando” tali danni derivati dallo sviluppo
colossale e repentino che la sua economia ha conosciuto negli ultimi anni.1
Nella California del Nord, per la precisione a Lake Tahoe, paradiso naturale protetto della Sierra Nevada, arrivano nubi di zolfo da fare invidia ad una
1
Per i dati e le idee centrali espresse nel Contesto ci si è affidati all'ultimo quaderno speciale pubblicato
dalla rivista “Limes”, dal titolo Tutti giù per terra, tutto dedicato alle problematiche ambientali, con particolare riferimento agli articoli di Federico Rampini e Yu Sichun.
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grande megalopoli; il mercurio degli scarichi industriali riversati nel Mar Giallo
e nel Mar della Cina dal fiume Yangtze giunge nell’Oceano Pacifico per essere
poi assimilato dai tonni e arrivare anche sulle tavole americane. In California è
obbligatorio segnalare la pericolosità del mercurio contenuto in pesce spada,
tonno, merluzzo, branzino: i medici sconsigliano a donne incinte e bambini il
consumo di queste qualità di pesce. Anche i prodotti ortofrutticoli, irrigati con
l’acqua più inquinata del mondo (il 30% delle pianure cinesi è bagnato da piogge
acide), non possono che destare gravi preoccupazioni. Il Global Environment
Outlook 2004/2005, pubblicato dall’UNEP (United Nations Environment Programme), rivela che il rapido deterioramento del fiume Yili (Cina occidentale)
è causa del progressivo prosciugamento del lago Balkhash, in Kazakistan, che
è il secondo bacino lacustre dell’Asia Centrale. Il 13 novembre 2005, un incidente verificatosi in un’industria chimica nella provincia dello Jilin (Cina nordorientale) ha provocato lo sversamento di circa 100 tonnellate di benzene nel
fiume Songhua. Le acque inquinate hanno raggiunto la città cinese di Harbin
(dove 3 milioni di persone sono rimaste senza acqua potabile per una settimana) e poi si sono indirizzate verso il territorio russo, contaminando campagne e insediamenti urbani per centinaia di chilometri quadrati.
In base ai dati dell’Istituto Cinese per la Pianificazione Ambientale, circa
300.000 cinesi muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico, mentre altri 100.000 sono vittime dell’inquinamento indoor. I dati relativi ai decessi
e alle malattie causate dall’inquinamento idrico sono ancora più sconvolgenti:
360 milioni di cinesi non hanno accesso all’acqua potabile e oltre il 70% dei bacini fluviali risultano inquinati. Questo spiega gli oltre due milioni di casi d’avvelenamento da arsenico finora accertati e il forte incremento di patologie
tumorali legate all’assunzione di questo agente inquinante. Il 64% delle falde acquifere sotterranee nelle aree urbane è fortemente compromesso: lo ha evidenziato un recente studio condotto su 188 città cinesi medie e grandi.
Questa situazione ambientale di estrema gravità è dovuta ad una crescita
economica senza precedenti: il PIL della Cina è cresciuto stabilmente del 9%
negli ultimi 25 anni, trasformando il Paese in un colosso che utilizza grandi
quantità di energia.
La fonte energetica più utilizzata in Cina è il carbone: nel 2005 se ne è
consumato il 40% in più – due miliardi di tonnellate – rispetto all’insieme di
Stati Uniti, India e Russia. Vista l’impossibilità di accumulare in fretta quantità
di carbone così esorbitanti, la Cina soffre di ricorrenti black out. La risposta
delle Pubbliche Amministrazioni (PA) è stata di costruire l’equivalente di
un’enorme centrale termoelettrica da 1.000 megawatt alla settimana (il che significa aggiungere ogni anno una quantità di energia pari all’intera produzione
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della Spagna). Si tratta però di centrali antiquate che sprecano i due terzi del
carbone trattato; nel Paese si consuma il triplo di energia in più rispetto alla
media globale (undici volte più della media del Giappone).
Nel 2005 la Cina ha rilasciato nell’atmosfera terrestre 26 milioni di tonnellate di anidride solforosa (più del doppio rispetto agli Stati Uniti), prodotta
appunto dalle centrali termoelettriche a carbone, che generano il 70% del fabbisogno energetico cinese.
La crescita economica si accompagna a un’incidenza demografica imponente: i Cinesi sono un miliardo e trecento milioni. Cina e India (l’altro grande
Paese asiatico protagonista di una grande rinascita economica) contano insieme
il 40% della popolazione mondiale, con un peso demografico complessivo superiore alla somma dei venti paesi più grandi del mondo.
Questi numeri amplificano enormemente i problemi legati ai rischi ambientali. Basti ricordare un fattore che riguarda la migrazione interna e il livello
di motorizzazione. Negli ultimi 15-20 anni i cinesi sono stati protagonisti di
un’emigrazione interna che non ha eguali nella storia umana per estensione e
rapidità: nel 1980 la popolazione urbana era il 19% del totale (cioè circa 200 milioni di persone), mentre nel 2005 la percentuale è salita al 36% (500 milioni di
persone). Nel 2010, secondo le stime, si attesterà ad oltre il 40%. Questo è il segnale di una grande differenza nella qualità della vita tra zone rurali, che causa
significativi spostamenti di popolazione da una realtà all’altra. Simili movimenti
di persone portano a inevitabili condizioni di disagio sociale.
Il problema più grave che il peso demografico della Cina comporta, riguarda le modalità del suo sviluppo nel futuro: nel 2005 la Cina da sola ha consumato il 26% di tutto l’acciaio mondiale, il 32% del riso, il 37% del cotone e il
il 47% del cemento. Bisogna tuttavia ricordare che i cinesi, nonostante questi
consumi totali imponenti, consumano ancora procapite poca energia e poche
risorse naturali, in rapporto all’Europa e soprattutto agli Stati Uniti. È la massa
a rendere insostenibile un processo di sviluppo che, per molti versi, è appena
all’inizio. Ogni abitante della Cina è responsabile di meno di una tonnellata all’anno (per la precisione 0,8) delle emissioni di gas carbonici che provocano
l’effetto serra e il surriscaldamento del Paese: è una frazione dell’inquinamento
provocato dal cittadino europeo (2,5 tonnellate pro capite) o giapponese (2,7
ton), e quasi nulla rispetto a quanto inquina un americano (5,5 ton). Tuttavia,
la dimensione demografica ingigantisce l’impatto sul pianeta: nelle emissioni
carboniche la Cina (con oltre un miliardo di tonnellate) ha già superato l’Europa,
ed è al secondo posto nella classifica mondiale, dopo gli Stati Uniti.
Negli ultimi anni il Governo cinese ha dato segnali che fanno ben sperare.
Le autorità di Pechino sembrano preoccupate dal degrado ambientale del Paese
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e hanno fatto investimenti significativi destinati sia alla ricerca e al miglioramento dell’efficienza energetica che a nuove tecnologie meno inquinanti.
Stati Uniti, Giappone e alcuni stati europei (per esempio Gran Bretagna
e Germania) si sono attivati per tentare di assistere la Cina nella creazione di uno
sviluppo sostenibile e hanno concesso cospicui finanziamenti. La Cina viene
anche assistita da prestigiose istituzioni, come la World Bank o il GEF (Global
Environment Facility).
Anche l’Italia si sta muovendo per cercare di aiutare la Cina con le sue imprese altamente specializzate e i rapporti tra Cina e Italia si vanno facendo sempre
più stretti e cordiali: il 2006 è l’anno Italia – Cina, e molte attività che legheranno
i due paesi culturalmente ed economicamente sono in fase di realizzazione.
Lo scopo dello studio realizzato è quello di creare una sorta di “vademecum” delle problematiche ambientali e della loro entità e localizzazione che diventi uno strumento operativo per le Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane,
in particolare quelle laziali, attive nel settore ambientale e in grado di fornire assistenza e soluzioni innovative. L’Italia è un Paese che può dare molto in termini
di soluzioni creative ai problemi sempre più drammatici dell’energia o dei rifiuti,
solo per citare due esempi significativi.
Tale strumento, ponendosi l’obiettivo di conciliare domanda e offerta,
diviene, per le aziende, una guida utile per comprendere le loro potenzialità di
collocazione, in termini di produzioni e servizi, in un nuovo e immenso mercato come quello cinese.
Il settore consulenziale, quello infrastrutturale o, ancora, quello strumentale si trasformano in potenziali partner in una realtà gigantesca dove tutto o
tanto è ancora da fare.
Le PMI che spesso esprimono l’eccellenza in termini di processi, prodotti e servizi possono dunque, in un approccio per filiera, creare un piano di
interventi integrati davvero efficace. Solo se accompagnati da una strategia comune i suddetti potranno apportare soluzioni innovative per la Cina e confermare, così, la professionalità italiana in campo ambientale. A questo scopo, il
legame con grandi aziende (italiane o europee) già presenti sul territorio cinese
potrà rappresentare un ulteriore plus valore per la crescita delle PMI che si apprestano a questa nuova sfida d’internazionalizzazione.
1.2 OBIETTIVO GENERALE
Creare le basi conoscitive bilaterali tra Cina (in particolare la Regione di
Pechino) e Regione Lazio al fine di conciliare in maniera coerente domanda e
offerta in materia di sostenibilità ambientale e, quindi, alimentare delle opportunità di crescita in nuovi mercati per le PMI laziali.
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1.3 OBIETTIVI SPECIFICI
Realizzazione di un vademecum quale strumento operativo per le imprese
laziali che vogliano approcciare il mercato Cinese attraverso l’approfondimento
dei seguenti ambiti di analisi:
1. Studio socio-economico della realtà Cina.
2. Analisi di sfondo sulla realtà cinese in particolare per ciò che concerne
il fabbisogno, sia espresso che latente, in materia di sostenibilità ambientale in tutti i suoi ambiti (acqua, aria, suolo, rifiuti).
3. Studio in merito all’offerta formativa e di sensibilizzazione sul tema.
4. Analisi circa le realtà imprenditoriali laziali che sia dal punto di vista
consulenziale, sia strumentale che, ancora, impiantistico/operativo si
occupano delle tematiche di sostenibilità ambientale trattate.
5. Iniziative organizzate in materia di sostenibilità ambientale tra Cina e
Italia che possono essere, per le PMI laziali, di importanza conoscitiva
del Paese in oggetto.
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2. Analisi del contesto socio-economico
2.1 ANAGRAFICA PAESE
La Cina è stata per secoli una civiltà all’avanguardia nel campo delle arti
e delle scienze, ma nel XIX secolo e all’inizio del secolo scorso il Paese è stato
minato da insurrezioni civili, da gravi carestie, da sconfitte in campo militare e
da occupazioni straniere. Basti ricordare, nella prima metà del XX secolo, la
fine dell’impero, l’invasione giapponese, la guerra civile trà comunisti e nazionalisti (ritirati a Taiwan).Dopo la seconda guerra mondiale i Comunisti, guidati
da Mao Zedong, hanno istituito un sistema socialista autocratico che se da una
parte ha garantito l’unità del Paese dall’altra ha imposto una serie di controlli
strettissimi sulla vita quotidiana della popolazione.
Dopo il 1978 il successore di Mao, Deng Xiaoping si è concentrato su uno
sviluppo economico orientato verso il mercato e nel 2000 la produzione interna era già quadruplicata. Per parte della popolazione il tenore di vita è migliorato in modo significativo, da un punto di vista economico e di scelte ed
opportunità. Nonostante ciò, soprattutto per le popolazioni rurali, la situazione
permane grave e precaria.
La Cina è il Paese più popoloso del mondo: rappresenta, da sola, il 20%
dell’intera popolazione mondiale. Il territorio si estende su gran parte dell’Asia
orientale ed è estremamente vario per conformazione geo-fisica e per caratteristiche climatiche. Si passa dalle temperature tropicali del sud (Hainan) alle
temperature quasi artiche del nord est (Manciuria). Dalle caratteristiche geografiche del Paese dipende una distribuzione della popolazione disomogenea;
il 94% dei Cinesi vive infatti nella parte orientale del Paese (pari a circa un terzo
del territorio complessivo). Nella regione costiera di Chandong, che gode di un
clima temperato, vivono circa 91 milioni di persone; la regione del Tibet o Xizang, dove il clima è rigidissimo, conta solo 2,6 milioni di abitanti. Le zone costiere sono quelle più sviluppate a livello economico e rappresentano una specie
di calamita per circa molti milioni di Cinesi, che continuano a riversarsi nelle
grandi città dalle zone rurali povere dell’interno.
La Cina continua ad essere un società prevalentemente rurale: solo il 39%
della popolazione vive in aree urbane.
Il National Intelligence Council (una divisione della CIA), in un rapporto
sugli scenari del futuro conferma che l’emergere della superpotenza cinese avrà,
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sulla situazione mondiale, un impatto paragonabile all’ascesa degli Stati Uniti nel
secolo scorso, grazie a dimensioni geografiche, peso demografico, mercato interno in espansione, buon livello di istruzione, accesso al capitale e alle tecnologie e, infine, una moneta sottovalutata.
Coordinate dell’espansione economica senza precedenti della Cina:
1. Nel 2003 la Cina diviene la prima destinazione degli investimenti dal
resto del mondo posizionandosi, con 53 miliardi di dollari di investimenti stranieri, al primo posto assoluto contro i 40 miliardi degli Stati
Uniti, che detenevano da molti anni il primato. Il dato non include gli
investimenti puramente finanziari per i quali Wall Street è ancora saldamente al primo posto. Nel 2004 si passa a 60 miliardi di dollari, mentre gli investimenti esteri in Europa crollano del 23%. L’ondata di
investimenti in Cina non è più trainata unicamente dall’obiettivo di utilizzare la manodopera a basso costo ma da quello di accedere alle potenzialità che il mercato interno offre.
2. Il PIL cinese ha già superato, nella classifica delle Nazioni industrializzate, Gran Bretagna e Italia, ha raggiunto la Francia e ora si avvicina alla
Germania. In tale considerazione va però tenuto conto che in Cina la
moneta (Renminbi) è sottovalutata e il costo della vita è una frazione
del nostro. Per questo motivo gli economisti calcolano diversamente il
PIL, proporzionandolo alla parità del potere di acquisto, valutazione
che innalza la Cina al secondo posto nel mondo, subito dopo gli Stati
Uniti2.
SINTESI DELL'ANAGRAFICA DEL PAESE3
Superficie
9.596.960 kmq
(è al quarto posto nella classifica dei paesi più estesi al mondo,
dopo la Russia, il Canada e gli Stati Uniti)
Posizione
Occupa la maggior parte dell'Asia Orientale e si estende per
un'area leggermente inferiore a quella degli Stati Uniti
Paesi
confinanti
Mongolia e Russia a Nord, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan e
Pakistan (523 km) a ovest, India (3.380 km), Nepal (1.236 km),
Bhutan, Myanmar, Laos e Vietnam (1.281 km) a sud, Corea del
nord a est.
Confini territoriali: 22.000 km
Coste: 14.500 km
2
3
RAMPINI, p. 14.
I dati contenuti nella tabella sono stati ricavati dal CIA World Factbook e dal sito http://www.cinaoggi.it/
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Topografia
Il territorio cinese si estende da nord a sud per quasi 4000 km e da
est a ovest per oltre 5000 ed è occupato per due terzi da montagne
o deserto mentre la terra coltivabile ammonta a un decimo. Le maggiori altezze si registrano a nord nel Grande Khingan che separa la
Manciuria dalla Mongolia, nel Xinjiang con la catena del Tian Shan,
nel Tibet, nei monti dell'Himalaya e del Kunlun.
Idrografia
La metà orientale della Cina è tra le regioni più ricche di acque del
mondo. Un sistema idrico di tre grandi fiumi, il Fiume Azzurro
(Changjiang), il Fiume Giallo (Huanghe) e il Xijiang, rifornisce d'acqua vaste zone di terreno agricolo.
Corsi d'acqua:
50.000 con bacino superiore ai 100 kmq
1.580 con bacino superiore a 1000 kmq
79 con bacino superiore a 10.000 kmq
Lunghezza totale: 220.000 km
Portata totale: 2.700 miliari di metri cubi di acqua
Laghi:
2.800 con una superficie superiore a 1 kmq
13 con una superficie superiore a 1000 kmq
Clima
Estremamente vario: dal clima tropicale al sud a quello subantartico del nord
Risorse
naturali
Carbone, ferro, petrolio, gas naturali, mercurio, stagno, tungsteno,
antimonio, manganese, molibdeno, vanadio, magnetite, alluminio,
piombo, zinco, uranio, potenziale più grande del mondo di produzione di energia idroelettrica
Rischi naturali
Frequenti tifoni (circa cinque all'anno nelle coste meridionali e orientali); alluvioni; tsunami; terremoti; siccità; erosioni
Problemi ambientali
Inquinamento dell'aria (gas serra, particelle di biossido di zolfo) dovuti all'uso del carbone come fonte di energia primaria; piogge
acide; scarsità di acqua (soprattutto al nord); inquinamento delle
falde a causa di scarichi industriali; deforestazione; perdita di circa
il 5% del terreno coltivabile dal 1949, causato dall'erosione del suolo
e dallo sviluppo economico; desertificazione; commercio di specie
animale in via di estinzione.
Popolazione
1.313.973.713 (stima del luglio 2006)
0-14 anni: 20.8%
Distribuzione
per fascia d'età
15-64 anni: 71.4%
> 65 anni: 7.7%
Gruppi etnici
Han (91.9%), Zhuang, Manchu, Hui, Miao, Uygur, Yi, Tibetani,
Miao, Manchi, Mongoli, Buy, Coreani, e altre etnie 8.1%
Religioni
La Cina è ufficialmente atea; le religioni tradizionali sono buddhismo e taoismo; minoranze di musulmani e di cristiani.
Governo
Repubblica Popolare Cinese
Nome ufficiale
Zhonghua Renmin Gongheguo (Zhonghua = Cina, Renmin = Popolare, Gongheguo = Repubblica)
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Regioni autonome
Guangxi, Nei Monggu, Ningxia. Xinjiang, Xizang (Tibet)
Finanza
Moneta
Renminbi Yuan
PIL - (PPP, cioè a parità
del potere di acquisto)
8.859 trilioni di dollari USA
PIL
(col cambio ufficiale)
2.225 trilioni di dollari USA
PIL - tasso di crescita
9.9% dato ufficiale - stima 2005
PIL - pro capite (PPP)
6.800 dollari USA - stima 2005
PIL - composizione per
settori
Agricoltura: 14.4%
Industria: 53.1 %
Servizi 32.5%
Forza lavoro
791.4 milioni - stima 2005
Impiego per settore
Agricoltura 49% - Industria 22% - Servizi 29%
(Stima del 2003)
Tasso di disoccupazione
4.2% (dato ufficiale nelle aree urbane, 2004); grave disoccupazione e sottoccupazione nelle aree rurali.
Tasso di povertà
10% (stime del 2001)
Forma istituzionale
Repubblica popolare (stato comunista)
Capo di Stato
Presidente: HU Jintao
Primo ministro
Wen Jiabao
Capitale
Pechino (Beijing)
Divisioni
amministrative
22 province (più Taiwan, che però la Cina considera la sua
23esima provincia), 5 regioni autonome, 4 municipalità e 2 regioni a statuto speciale (Hong Kong e Macao)
Province
Anhui (Hefei), Fujian (Fuzhou), Gansu (Lanzhou), Guangdong
(Guangzhou), Guizhou (Guiyang), Hainan (Haikou), Hebei
(Shijiazhuang), Heilongjiang (Ha'erbin), Henan (Zhengzhou),
Hubei (Wuhan), Hunan (Changsha), Jiangsu (Nanjing), Jiangxi (Nanchang), Jilin (Changchun), Liaoning (Shenyang), Qinghai (Xining), Shandong (Jinan), Shanxi (Taiyuan), Shaanxi
(Xi'an), Sichuan (Chengdu), Yunnan (Kunming), Zhejiang (Hangzhou)
Municipalità
autonome
Beijing, Chongquing, Shanghai, Tianjin
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2.2 STRUTTURA DELLO STATO
E SVILUPPO NELLE DIVERSE REGIONI
2.21 IL SISTEMA DEGLI ORGANI DELLO STATO
Gli organi dello Stato della Repubblica Popolare di Cina comprendono:
• gli organi di potere dello Stato (L’Assemblea Popolare Nazionale e le Assemblee Popolari Locali ai diversi livelli);
• il Presidente della Repubblica;
• gli organi amministrativi dello Stato (il Consiglio degli Affari di Stato, i
Governi Popolari Locali ai diversi livelli);
• l’organo di direzione militare dello Stato (la Commissione Militare Centrale);
• gli organi giudiziari di Stato (la Corte Popolare Suprema, i Tribunali Popolari locali ai diversi livelli e i Tribunali Popolari Speciali);
• gli organi di controllo giuridico dello Stato (la Procura Popolare Suprema, le Procure Popolari locali ai diversi livelli e le Procure Popolari
Speciali).
L’As se mb lea pop ola re n azion ale
L’Assemblea Popolare Nazionale è l’organo supremo dello Stato ed esercita il potere legislativo del Paese.
I suoi compiti sono i seguenti:
• decidere circa le questioni importanti concernenti la vita dello Stato;
• eleggere e nominare i dirigenti dell’organo supremo dello Stato, cioè:
eleggere i membri del Comitato Permanente dell’Assemblea Popolare
Nazionale;
• eleggere il presidente e il vicepresidente della Repubblica Popolare di Cina;
• nominare il primo ministro del Consiglio degli Affari di Stato e gli altri
membri del suddetto organo;
• eleggere il presidente della Commissione Militare Centrale e decidere di
scegliere altri membri per la suddetta commissione;
• eleggere il presidente della Corte Popolare Suprema e il procuratore generale della Procura Popolare Suprema.
L’Assemblea Popolare Nazionale è eletta per un mandato di 5 anni. Essa
si riunisce una volta l’anno.
Nell’intervallo delle sessioni dell’Assemblea, il suo Comitato permanente
esercita il potere dello Stato. Esso è composto dal presidente, dai vicepresidenti, dal segretario generale e dai membri.
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Il ca po d ell o St a to
Il Presidente della Repubblica Popolare di Cina, in virtù delle decisioni
dell’Assemblea Popolare Nazionale e del Comitato Permanente, promulga le
leggi, nomina o dimette dalle loro funzioni i membri del Consiglio degli Affari
di Stato, dispensa le onoreficenze, riceve i rappresentanti diplomatici stranieri
accreditati, nomina e richiama gli ambasciatori all’estero, ratifica e denuncia i
trattati e gli accordi importanti conclusi con gli Stati esteri.
I l Cons i g li o d e gl i Aff ar i di St at o
Il Consiglio degli Affari di Stato è il Governo Popolare Centrale, l’Organo Amministrativo Supremo dello Stato.
Esso applica le leggi e le risoluzioni adottate dall’Assemblea Popolare Nazionale e dal suo Comitato Permanente. È responsabile davanti all’Assemblea Popolare Nazionale e rende conto ad essa delle sue attività. Nell’ambito delle sue
attribuzioni, prende delle misure amministrative, elabora le leggi e i regolamenti amministrativi, assume le decisioni ed emette ordinanze. Il Consiglio per gli Affari di
Stato è composto dal primo ministro, dai vice primo ministro, dai consiglieri di
Stato, dai ministri, dai presidenti delle commissioni, dal presidente della Commissione dei Conti e dal segretario generale. Nel progetto di riforma strutturale del
Consiglio degli Affari di Stato approvato nella prima sessione del marzo 1998 sono
apportate variazioni ai dipartimenti e al personale che costituiscono il Consiglio.
La Commi s si one mi li ta re ce nt ra le
È l’organo militare supremo dello Stato, dirige tutte le forze armate del
Paese, compreso l’Esercito popolare di liberazione, la polizia e le milizie popolari.
Si compone del presidente, dei vice presidenti e dei membri.
Le as se mbl ee p op ola ri loc a li e i gov ern i p opo lari loc al i a i d iv e rsi gra di n i
Assemblee popolari (le assemblee popolari sotto il livello di distretto possono istituire dei comitati permanenti) e governi popolari sono stabiliti nelle province (regioni autonome, municipalità dipendenti direttamente dall’autorità
cinese), i distretti (municipalità) e i cantoni (borghi). Essi, ai diversi livelli, sono
gli organi locali del potere dello Stato e possono decidere di questioni rilevanti
nella loro circoscrizione amministrativa. Le assemblee popolari delle province,
delle regioni autonome e delle municipalità dipendenti dall’autorità centrale, possono elaborare regolamenti a carattere locale.
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I govern i p op ola ri loca li
Ai differenti livelli, rappresentano gli organi amministrativi locali dello
Stato. Essi sono responsabili davanti alle assemblee popolari di corrispondente
livello e ai loro comitati permanenti e davanti alle organizzazioni dello Stato di
livello immediatamente superiore.
Collocati sotto la direzione unica del Consiglio degli Affari di Stato, controllano, nelle loro regioni, il lavoro amministrativo.
I t rib un al i p opo lari
I tribunali Popolari sono gli organi giudiziari dello Stato.
Lo Stato ha costituito la Corte Popolare Suprema, il Tribunale Popolare
di istanza superiore al livello della provincia, della regione autonoma e della municipalità dipendente dall’autorità centrale, il Tribunale Popolare di seconda
istanza e il Tribunale Popolare di prima istanza. La Corte Popolare Suprema è
l’Organo Giudiziario Principale dello Stato. Essa è responsabile davanti all’Assemblea Popolare Nazionale e il suo Comitato Permanente e controlla l’attività
giudiziaria dei Tribunali Popolari locali ai diversi livelli, dei Tribunali Popolari
Speciali e dei Tribunali Militari.
Nei Tribunali Popolari, le cause sono giudicate pubblicamente ad eccezione di quelle che riguardano il segreto di Stato, i costumi delle persone implicate e i minori. L’accusato ha diritto alla difesa e quindi ad incaricare un
avvocato o un tutore in suo favore.
L e P r oc u re pop ola r i
Sono gli organi dello Stato incaricati del controllo giuridico.
Le procure popolari esercitano i poteri di procura sugli atti di tradimento,
scissione nazionale e su tutte le attività criminali, verificano i reati per i quali è
stata condotta l’inchiesta dagli organi di pubblica sicurezza e decidono per gli
arresti, introducono o sostengono le azioni pubbliche contro i reati penali, esercitano il controllo sul rispetto della legalità nelle attività giudiziarie dei tribunali
popolari e degli organi di sicurezza pubblica, sul rispetto della legalità nelle prigioni e negli istituti di rieducazione.
Esercitano indipendentemente il loro diritto di controllo, conformemente
alle disposizioni di legge e non si sottomettono all’ingerenza di organi amministrativi o organizzazioni. Esse applicano la legge in modo che tutti i cittadini
siano uguali.
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CONGRESSO NAZIONALE DEL POPOLO
(THE NATIONAL PEOPLÈS CONGRESS)
Commissione Permanente
del Congresso Nazionale del Popolo
(Standing Committee of the National
PeoplÈs Congress)
Procura
Popolare
Suprema
Corte Popolare Suprema
Presidente della Repubblica
Popolare di Cina
Consiglio
degli Affari di
Stato
Commissione Militare
Centrale
MINISTERI E COMMISSIONI DIPENDENTI
DAL CONSIGLIO PER GLI AFFARI DI STATO
Dipartimenti
di macro-controllo
• Presidente della Commissione di Stato per la pianificazione
e lo sviluppo (State Development Planning Commission)
• Presidente della Commissione di Stato per l'Economia e il
Commercio (State Economic and Trade Commission)
• Ministero delle Finanze (Ministry of Finance)
• Presidente della Banca di Cina (PeoplÈs Bank of China)
Dipartimenti
per la gestione
economica speciale
• Ministero delle Ferrovie (Ministry of Railways)
• Ministero delle Comunicazioni (Ministry of Communications)
• Ministero dei Lavori Pubblici (Ministry of Construction)
• Ministero dell'Agricoltura (Ministry of Agriculture)
• Ministero per le Risorse Idriche (Ministry of Water Resources)
• Ministero per il Commercio con l'Estero e la Cooperazione Economica (Ministry of Foreign Trade and Economic Cooperation)
• Ministero per l'Industria Informatica
• Presidente della Commissione per la Scienza e la Tecnologia dell'Industria della Difesa Nazionale
Dipartimenti
per la gestione
dell'educazione, scienze,
tecniche, sicurezza sociale
e risorse
• Ministero per l'Istruzione (Ministry of Education)
• Ministero per la Scienza e la Tecnologia (Ministry of Science
and Technology)
• Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale (Ministry of
Labor and Social Security)
• Ministero per l'Ambiente e le Risorse Naturali (Ministry of
Land and Natural Resources)
• Ministero per la Gestione delle Risorse Umane (Ministry of
Personnel)
Dipartimenti
per la gestione
degli affari di Stato
• Ministero per gli Affari Esteri (Ministry of Foreign Affairs)
• Ministero della Difesa (Ministry of National Defense)
• Ministero della Cultura (Ministry of Culture)
• Ministero della Sanità (Ministry of Health)
• Presidente della Commissione di Stato per la Pianificazione
familiare (State Family Planning Commission)
• Presidente della Commissione di Stato per gli Affari Etnici
(State Ethnic Affairs Commission)
• Ministero della Giustizia (Ministry of Justice)
• Ministero per la Pubblica Sicurezza (Ministry of Public Security)
• Ministero per la Sicurezza di Stato (Ministry of State Security)
• Ministero degli Interni (Ministry of Civil Affairs)
• Ministero per la Supervisione (Ministry of Supervision)
• Presidente della Commissione Nazionale per la Revisione
dei Conti (National Audit Office)
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Organizzazioni
alle dirette dipendenze
del Consiglio
per gli Affari di Stato
• Amministrazione Generale delle Dogane (General Administration of Customs)
• Amministrazione di Stato per le Tasse (State Administration of
Taxation)
• Amministrazione di Stato per la Protezione dell'Ambiente
(State Environment Protection Administration)
• Amministrazione per l'Aviazione Civile (Civil Aviation Administration of China)
• Amministrazione di Stato per le Telecomunicazioni (State
Administration of Radio, Film and Television)
• Amministrazione generale di Stato per lo Sport (State General Administration of Sports)
• Ufficio di Stato per la Statistica (State Statistical Bureau)
• Amministrazione di Stato per l'Industria e il Commercio
(State Administration for Industry and Commerce)
• Amministrazione di Stato per la Stampa e l'Editoria (State
Press and Publication Administration)
• Amministrazione di Stato per le Foreste (State Forestry Administration)
• Ufficio di Stato per la Supervisione della Qualità e della Tecnica (State Bureau of Quality and Technique Supervision)
• Amministrazione di Stato per i Prodotti Farmaceutici (State
Drug Administration)
• Ufficio di Stato per i Marchi, Brevetti e i Diritti d'Autore (State
Intellectual Property Office)
• Amministrazione Nazionale del Turismo (National Tourism
Administration)
• Amministrazione di Stato per gli Affari Religiosi (State Administration of Religious Affairs)
• Avvocatura del Consiglio per gli Affari di Stato (Counselor's
Office under the State Council)
• Ufficio governativo per gli Affari Amministrativi del Consiglio
per gli Affari di Stato (Bureau of Government Administrative
Affairs under the State Council)
Organi operativi
del Consiglio
per gli Affari di Stato
• Ufficio per gli Affari Esteri del Consiglio di Stato (Foreign Affairs Office of the State Council)
• Ufficio per gli Affari dei Cinesi d'Oltremare del Consiglio di
Stato (Overseas Chinese Affairs Office of the State Council)
• Ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao del Consiglio di
Stato (Hong Kong and Macao Affairs Office of the State
Council)
• Ufficio per gli Affari legali del Consiglio di Stato (Legislative
Affairs Office of the State Council)
• Ufficio per la Ristrutturazione economica del Consiglio di
Stato (Economic Restructuring Office of the State Council)
• Ufficio per le Ricerche del Consiglio di Stato (Research Office of the State Council)
Istituti alle dirette dipendenze del Consiglio per
gli Affari di Stato
• Agenzia Nuova Cina (Xinhua News Agency)
• Accademia Cinese delle Scienze (Chinese Academy of
Sciences)
• Accademia Cinese delle Scienze sociali (Chinese Academy
of Social Sciences)
• Accademia Cinese di Ingegneria (Chinese Academy of Engineering)
• Centro per lo Sviluppo della Ricerca del Consiglio di Stato
(Development Research Center of the State Council)
• Scuola Nazionale per l'Amministrazione (National School of
Administration)
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Istituti alle dirette dipendenze del Consiglio per
gli Affari di Stato
• Scuola Nazionale per l'Amministrazione (National School of
Administration)
• Ufficio Cinese per la Sismologia (China Seismological Bureau)
• Amministrazione Cinese per la meteorologia (China Meteorological Administration)
• Commissione Cinese per la Regolamentazione della Borsa
(China Securities Regulatory Commission)
Tratto da: http://www.italiacina.org/politica/stato.htm
Dall’antichità la suddivisione amministrativa della Cina si basa su una serie
di livelli di suddivisione territoriale al fine di governare nel modo migliore
un’area vasta e una popolazione immensa.
La costituzione della Repubblica Popolare Cinese stabilisce tre livelli di
suddivisione amministrativa: la provincia, la contea e il comune. Di fatto esistono altri due livelli: la prefettura (subordinata alla provincia) e il villaggio (subordinato al comune).
Vi è inoltre un sesto livello, il Pubblico Ufficio Distrettuale o Distretto,
subordinato alle contee e ormai in via di abolizione.
La Repubblica Popolare Cinese amministra 33 suddivisioni di livello provinciale che comprendono 22 province, 5 regioni autonome, 4 municipalità e 2
regioni amministrative speciali.
2.2.2 AUTONOMIE LOCALI
Province
Il ruolo culturale delle province è da sempre fondamentale in Cina. I cinesi tendono ad identificarsi con la provincia nativa e normalmente ad ognuna
di queste aree corrisponde un determinato stereotipo della popolazione. A capo
di ciascuna Provincia vi è un Governatore.
I loro confini furono in gran parte stabiliti ai tempi della tarda Dinastia
Ming. Dopo la vittoria delle forze comuniste (1949) i maggiori cambiamenti
territoriali hanno interessato il nord-est e la creazione delle regioni autonome
sulla base della teoria sovietica della nazionalità.
Nella Cina Continentale le province dipendono dal Governo centrale di
Beijing ma, in pratica, gli amministratori dispongono di un buon grado di autonomia nella scelta della politica economica. A differenza degli Stati Uniti
d’America e ad eccezione dell’esercito, il potere del Governo centrale fino ai
primi anni ‘90 non è mai stato esercitato attraverso un sistema parallelo di isti-
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tuzioni. Il potere concreto delle province ha creato un sistema politico che diversi economisti definiscono “federalismo con caratteristiche cinesi”.
A volte i confini provinciali non corrispondono a quelli culturali o geografici, e questa differenza costituisce un fenomeno noto come “intreccio dei
denti di cane”. Storicamente, questo fenomeno può essere spiegato con il motto
latino “divide et impera”, e faceva parte della politica imperiale di controllo del
separatismo e delle ribellioni dei signori della guerra.
Le modifiche più recenti all’amministrazione di livello provinciale sono la
creazione della provincia dell’Hainan e della municipalità di Chongqing, e l’organizzazione dei territori di Hong Kong e Macao in regioni ad amministrazione
speciale. Nella Repubblica di Cina, Taipei e Kaohsiung sono state elevate al
rango di municipalità centralizzate dopo il ritiro del Governo guidato dal partito Kuomingtang.
SCHEDA DEMOGRAFICA
4
NOME
CAPITALE
Area4
(100.000 kmq)
Popolazione4
(100.000 ab)
Hebei
Shijiazhuang
1.900
661,4
Shanxi
Taiyuan
1.560
320,4
Liaoning
Shenyang
1.457
417,1
Jilin
Changchun
1.870
265,8
Heilongjiang
Harbin
4.690
379,2
Jiangsu
Nanjing (Nanchino)
1.026
721,3
Zhejiang
Hangzhou
1.018
447,5
Anhui
Hefei
1.390
623,7
Fujian
Fuzhou
1.200
331,6
Jiangxi
Nanchang
1.666
423,1
Shandong
Jinan
1.530
888,3
Henan
Zhengzhou
1.670
938,7
http://www.wikipedia.org/wiki/cina
http://www.tuttocina.it/cina-tour/start.htm
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SCHEDA DEMOGRAFICA
(*)
NOME
CAPITALE
Area4
(100.000 kmq)
Popolazione4
(100.000 ab)
Guangdong
Guangzhou
1.860
727,0
Hainan
Haikou
0.340
76,2
Sichuan
Chengdu
4.880
855,0
Guizhou
Guiyang
1.700
371,0
Yunnan
Kunming
3.940
419,2
Shaanxi
Xi’an
2.050
361,8
Gansu
Lanzhou
4.500
254,3
Qinghai
Xining
7.200
51,0
Taiwan*
Taipei*
0.0042
51,3
: La Repubblica Popolare Cinese non considera legittimo il Governo della Repubblica di Cina (Taiwan) e
quindi non riconosce le modifiche amministrative dell'isola di Taiwan, come la creazione di due municipalità. Essa considera Taipei la capitale della provincia di Taiwan.
Regi on i Au to nome
Il territorio delle regioni autonome, che hanno status di provincia, racchiude minoranze etniche la cui costituzione garantisce maggiori diritti. Tali regioni hanno un presidente che deve appartenere ad un gruppo etnico definito
dalla regione medesima (tibetano, figuro, etc.). Le suddette sono state create dal
SCHEDA DEMOGRAFICA
NOME
CAPITALE
Area4
(100.000 kmq)
Popolazione4
(100.000 ab)
Guangxi
Nanning
2.363
471,3
Mongolia interna
Hohhot
11.830
236,2
Ningxia
Yinchuan
0.664
54,3
Xinjiang
Urumqi
16.000
177,4
Xizang/Tibet
Lhasa
12.200
25,6
Governo comunista sull’esempio della politica sovietica della nazionalità.
Mun ic i pa li tà
Si tratta di città di vaste dimensioni che godono di uno status amministrativo equivalente a quello delle province. Esse amministrano direttamente le con-
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tee e non sono quindi dotate del livello di suddivisione della prefettura. In pratica, l’area metropolitana è solo una parte minore dell’area totale; il resto del territorio è occupato da campagne e da altre città. Chongqing è un esempio estremo
di questa caratteristica, la cui popolazione rurale supera quella urbana.
SCHEDA DEMOGRAFICA
NOME
CAPITALE
Area4
(100.000 kmq)
Popolazione4
(100.000 ab)
Beijing
Pechino (Beijing)
0.168
125,7
Chongqing
Chongqing
0.820
307,5
Shanghai
Shanghai
0.062
147,4
Tianjin
Tianjin
0.113
95,9
R egi oni Ammi ni s tra t iv e S pe ci a li
Le regioni amministrative speciali sono realtà locali che godono di una
maggiore autonomia, grazie al principio “un solo Paese, due sistemi”. Sono
controllate direttamente dal Governo Centrale del Popolo, come stabilito dall’articolo 12 delle leggi di base delle due regioni.
Le due regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao sono state
costituite nel 1997 e nel 1999, quando la loro sovranità è stata trasferita alla Repubblica Popolare Cinese dal Regno Unito e dal Portogallo.
Le Regioni Amministrative Speciali gestiscono in modo autonomo le corti
d’appello, il sistema legale, le politiche per il rilascio del passaporto, la moneta,
il controllo doganale, le politiche di immigrazione e l’estradizione. Non controllano invece le relazioni diplomatiche e la difesa nazionale.
Esse partecipano a diverse organizzazioni internazionali e manifestazioni
sportive con rappresentanti separati dalle delegazioni della Repubblica Popolare
Cinese. Entrambe le regioni non fanno uso della struttura amministrativa della
Repubblica Popolare Cinese.
Hong Kong è divisa in 18 distretti dotati di un consiglio consultivo distrettuale.
Macao è divisa in due concelhos (municipio) e sette frequesias (comuni).
P re fe tt u re
Al 31 dicembre 2004 c’erano 333 divisioni con status di prefettura, di cui
283 città, 17 prefetture, 30 prefetture autonome e 3 leghe. Nella maggior parte
dei casi le divisioni prefettizie sono città con status di prefettura.
In realtà non sono vere e proprie città, ma territori che includono aree urbane e aree rurali. La maggior parte delle province è suddivisa in città con sta-
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tus di prefettura. Oggi tali sistemi amministrativi sono principalmente limitati
al territorio delle regioni autonome del Tibet e dello Xinjiang.
Con te e
Alla fine del 2004 nella Repubblica Popolare Cinese esistevano 2862 suddivisioni di tipo contea (tra cui 852 distretti, 374 città, 1464 contee, 117 contee
autonome, 49 banner, 3 banner autonomi, 2 regioni speciali e un’area forestale
nella Repubblica Popolare Cinese).
Le contee (xiàn) sono la suddivisione più comune e rappresentano la
forma più antica di Governo cinese.
Le contee autonome sono costituite da una o più minoranze etniche. Svolgono lo stesso ruolo delle regioni e delle prefetture autonome.
Il banner è una suddivisione amministrativa tipica della Mongolia Interna
e gode dello stesso status amministrativo delle contee e delle contee autonome.
Le città di tipo contea non sono città vere e proprie ma territori che amministrano aree urbane e rurali. I distretti sono un altro tipo di suddivisione
amministrativa di livello contea. Nel passato questi governavano esclusivamente
aree urbane. Oggi, molte sono diventate distretti e di conseguenza gestiscono
anche aree rurali.
Comu ni
Alla fine del 2004 esistevano 43.275 suddivisioni di livello comunale (19.829
città, 16.130 comuni, 1.126 comuni etnici, 277 sumu, un sumu etnico, 5.829 sottodistretti e 20 uffici pubblici distrettuali nella Repubblica Popolare Cinese).
Il pubblico ufficio distrettuale è un livello di suddivisione amministrativa
tipico della Cina Continentale che un tempo rappresentava un livello di Governo ulteriore tra contee e comuni. Il pubblico ufficio distrettuale è una suddivisione obsoleta e le autorità governative sono intenzionate a eliminarla.
V il la gg i
I villaggi hanno un ruolo di suddivisione organizzativa (censimento, sistema postale, etc.) e non hanno forte rappresentanza a livello politico centrale.
Le divisioni locali di base, come comunità e quartieri, hanno confini definiti e
capi designati per ciascuna area.
Generalmente le aree urbane sono organizzate in comitati di quartiere,
mentre quelle rurali in comitati di villaggio o gruppi di abitanti. Il termine villaggio indica quindi un area “naturale” o “amministrativa” (e cioè una mera entità burocratica). Una città può essere suddivisa in quartieri e comunità che
sostituiscono comitati di quartiere e sotto-distretti.
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C as i s pe cial i
Anche se ogni singola suddivisione amministrativa è associata ad un preciso e definito livello in certi casi la singola entità può essere dotata di maggiore
autonomia.
Ad esempio, alcune delle città più grandi con livello prefettizio godono di
maggiore autonomia e vengono quindi denominate città sub-provinciali. Queste particolari entità detengono un potere maggiore delle normali prefetture all’interno delle province.
Anche al livello delle contee esistono simili casi speciali.
Un caso estremo è rappresentato dal distretto di Pudong della municipalità di Shanghai: benché tecnicamente sia una contea è dotato di poteri subprovinciali.
2.2.3 RASSEGNA ANALITICA DI PROVINCE, MUNICIPALITÀ E REGIONI AUTONOME DELLA CINA
PROVINCE
HEBEI
(nome risalente al tempo dei Tang che significa “a nord del fiume” - fiume Giallo)
C a p i t a l e : Shijiazhuang (8,6 milioni, di cui 1,5 milioni vive nell’area urbana), divenuta capoluogo nel 1969, è una città completamente moderna ed è
un importante nodo di comunicazione e centro di industrie tessili, metallurgiche, elettriche. È dotata di un importante nodo ferroviario e di un aeroporto.
C i t t à p r i n c i p a l i : Cangzhou; Chengde; Qinhuangdao (che include Beidaihe e Shanhaiguan); Tangshan; Baoding; Zhangjiakou.
T a n g s h a n (7 miloni di abitanti, di cui 1,5 milioni vivono nell’area urbana)
è una città industriale a 100 km da Tianjin, ricca di giacimenti di carbone, di
petrolio e fabbriche di porcellana.
Una centrale termoelettrica fornisce energia a Tianjin e Beijing (Pechino).
Nel 1976 è stata colpita da un terremoto che ha provocato un ingente numero
di vittime.
D a t i g e o g r a f i c i : bagnata dal Mare Bohai, confina con le province del
Liaoning, Shanxi, Henan, Shandong e con la regione autonoma della Mongolia interna.
Hebei si divide morfologicamente in due parti: una parte montagnosa a
nord e una vasta pianura alluvionale a sud, percorsa da vari fiumi e soggetta al
pericolo di inondazioni.
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SHANXI
(Assunse questo nome al tempo dei Ming)
C a p i t a l e : Taiyuan (Grande pianura) - pop. urbana 1,83 milioni, area metropolitana 2,93 milioni. Città sorta neI III sec. d.C. come difesa dei confini
settentrionali dell’impero. Si trova al centro della vasta pianura che caratterizza
la provincia. L’espansione della città è dovuta allo sfruttamento delle miniere di
carbone e dell’industria dell’acciaio e tessile. II vino di questa zona, conosciuto
con il nome di Fenjiiu (vino del fiume Fen) e apprezzato già da Marco Polo, è
considerato uno dei migliori della Cina.
C i t t à p r i n c i p a l i : Datong; Linfen; Yangquan.
D a t o n g (Grande armonia) è stata capitale della dinastia Wei dal 386 al
494. Città industriale a nord della provincia, nodo importante per le comunicazioni verso la Mongolia interna. Racchiusa per 6 Km da mura costruite nel 1372
e ancora ben conservate.
D a t i g e o g r a f i c i : Confina con le province dell’Hebei, Henan, Shaanxi e con
la regione autonoma della Mongolia interna ed è solcata verticalmente, nella sua
parte centrale e meridionale, dalla vallata del fiume Fen, affluente dello Huanghe.
I contatti tra lo Shanxi e la Mongolia interna fecero nascere in questa provincia i primi mercanti e i primi banchieri della Cina.
Lo Shanxi è stata una delle terre d’elezione del buddhismo.
R i s o r s e : carbone, ferro (in notevole quantità), sale (dal lago salato di Jiechi), grano, mais, cotone, tabacco.
LIAONING
È la provincia più industrializzata della Cina, specialmente nel settore siderurgico. I Mancesi vi formarono un potente Stato prima di iniziare, nel 1644,
la conquista della Cina. Nel 1932 fu incorporata nello Stato giapponese del
Manzhouguo. Da questo periodo ha inizio lo sviluppo industriale.
A partire dal 1945 il migliore sistema ferroviario della Cina si trova in questa provincia.
C a p i t a l e : Shenyang (pop. metrop. 6,73 milioni, pop. urbana 4,76 milioni).
S h e n y a n g (un tempo Mukden) fu sede della dinastia Tartara degli Yuan.
Dal 1625 al 1644 fu la capitale dei sovrani mancesi prima che conquistassero la
Cina. Di quest’epoca conserva notevoli testimonianze architettoniche.
La città è gemellata con Torino (http://www.comune.torino.it/relint/cittagemellate/schenyang.shtml) e si trova nella parte meridionale della Cina nord
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orientale, comprende un’area di 13.000 km2 (115 km da Est ad Ovest e i 205
km da Nord a Sud) e conta una popolazione di 7,2 milioni di abitanti (fonte:
website ufficiale del Governo Municipale di Shenyang). Shenyang si trova nella
zona temperata calda dell’emisfero nord, con un clima continentale. Sotto l’influenza dei monsoni, le precipitazioni sono in maggior parte concentrate nello
stesso periodo, con una media annuale di 501,5 mm. La temperatura varia a seconda delle stagioni, con una media di 8,3°C.
Sotto la giurisdizione di Shenyang ci sono 9 distretti, 3 contee e una città.
La popolazione è composta da 7.204.000 abitanti appartenenti a più di 30 gruppi
etnici (quali Han, Manchu, Korean, ecc), di cui 5.066.000 vivono in centri urbani.
È il centro regionale politico, economico, culturale, finanziario, dei trasporti
e del commercio nel nord est della Cina e gode di tutti i vantaggi di un centro regionale. Con altre otto città situate in un circondario di 150 km intorno a Shenyang, comprendente 23 milioni di abitanti, si è creato un importante e famoso
gruppo di città del Liaoning centrale. La regione nord orientale della Cina avente
Shenyang al suo centro conta una popolazione di 120 milioni di abitanti. Un così
vasto mercato economico ha catturato l’interesse di imprese straniere e nazionali,
favorendo l’istituzione di comuni strategie di produzione e di mercato.
Shenyang può contare anche su una vasta rete di trasporti: 16 rotte aeree
internazionali e circa 30 interne, numerose ferrovie e autostrade permettono i
contatti con qualsiasi luogo della Cina e con numerosi Paesi in tutto il mondo.
Contesa durante la guerra civile tra nazionalisti e comunisti, Shenyang ha
subito rilevanti distruzioni e ha visto dimezzare i suoi abitanti. Dal 1949 ad oggi
sono state installate industrie per la produzione di auto, aerei, locomotive, turbine e trasformatori elettrici, fonderie di rame, zinco e piombo. Il tessile e la
conservazione dei prodotti alimentari sono due settori in costante sviluppo e di
notevole peso economico nella provincia.
Un’esposizione industriale simile a quella di Shanghai testimonia l’importanza di questa città nel settore industriale.
La città è stata coinvolta in progetti chiave dello Stato volti alla creazione
di nuove grandi imprese, con l’utilizzo di moderni equipaggiamenti. Ha quindi
preso forma un nuovo gruppo industriale, attivo nel settore dell’automobile,
dei macchinari, dell’information technology, della robotica così come nell’industria chimica e farmaceutica. Shenyang dispone di abbondante manodopera
specializzata nonchè di ampi spazi per il trasferimento di industrie straniere.
A livello infrastrutturale, a Shenyang c’è stato un enorme miglioramento
nei mezzi di trasporto, nei cantieri municipali, nelle comunicazioni nella produzione energetica.
Shenyang è anche un importante nodo delle comunicazioni e dei trasporti
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della Cina nordorientale. L’aeroporto internazionale di Taoxian sarà ampliato
per diventare il quarto aeroporto cinese in ordine di grandezza. Attualmente è
collegato con le maggiori città cinesi, e le compagnie internazionali lo collegano direttamente al Giappone, alla Corea del Sud, alla Corea del Nord, alla
Russia, a Singapore, alla Thailandia, a Hong Kong, etc.
Nel 2003 il Prodotto Interno Lordo ha segnato un incremento del 13,1%
e il valore degli investimenti stranieri ammontava a 2,24 miliardi di US$. Fino
ad ora, Shenyang ha avuto rapporti di collaborazione economica con più di 140
Paesi e regioni.
Per quanto attiene al patrimonio architettonico, tre sono i siti dichiarati patrimonio mondiale dall’UNESCO: il Palazzo Imperiale di Shenyang (2004), in
quanto estensione del Palazzo Imperiale delle Dinastie MinQing, le Tombe dei
Fuling (2000) e le Tombe dei Zhaoling (2003), tutte risalenti al XVII secolo,
che sono state accomunate per importanza alle Tombe dei Ming. (website ufficiale dell’UNESCO).
Shenyang (http://www.teach-in-china.cn/shenyang.php) ha cercato di
perseguire uno sviluppo sostenibile con progetti di protezione ambientale e di
sostegno all’industria.
R i s o r s e : carbone, ferro, alberi da frutta (la maggior parte delle mele prodotte in Cina vengono da qui), foreste.
C i t t à p r i n c i p a l i : Dalian, Fushun, Lüda, Luchun, Dandong, Anshan, Wafangdian.
A n s h a n , a sud di Shenyang, è il principale centro siderurgico cinese per
l’acciaio e la ghisa. Nel 1° piano quinquennale fu uno dei fulcri dello sviluppo
industriale. È celebre anche per una sua sorgente d’acqua utilizzata a fini terapeutici.
F u s h u n si trova a nord di Shenyang ed è ricca di giacimenti di carbone
(le famose miniere a cielo aperto).
L ü d a si trova all’estremità della penisola del Liaodong. È formata dai 2
centri di Dalien o Darien e Lushun (Port Arthur). Dalien è stata costruita dai
Russi nel secolo XIX come base navale ed è il più moderno complesso marittimo della Cina, con un porto attivo, cantieri navali (petroliere e transatlantici),
officine ferroviarie, stabilimenti meccanici (trattori e attrezzi agricoli). È l’unico
porto che, data la sua profondità, può ospitare navi di grosso tonnellaggio.
Un’importante raffineria tratta il petrolio di Daqing. Domina l’accesso al golfo
di Bohai e, grazie alla sua posizione, è libera dai ghiacci per tutto l’anno.
L u s h u n (Port Arthur) ha avuto una parte importante nella guerra russogiapponese ed è stata la base principale dell’aggressione giapponese contro la
Manciuria, nel 1931. Dal 1945 al 1955 la città fu in mano ai russi.
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JILIN
(“Foreste fauste”, dalla zona nella quale la dinastia Qing ha tratto le proprie origini)
È una provincia ricca di industrie chimiche, in particolare di fertilizzanti. Vi
si coltiva un ottimo ginseng. Abbondano i tassi, con il cui pelo si producono pennelli di qualità.
C a p i t a l e : Changchun (pop. metropolitana circa 7 milioni, pop. urbana
circa 3 milioni).
Il nome di Changchun significa “la lunga primavera”. Dal 1932 al 1945
è stata capitale, con il nome di Xinjing, dello stato del Manzhuguo che fu costituito dai Giapponesi. È sede della più grande industria meccanica della Cina
(fabbriche per la costruzione di automezzi e locomotive) e di stabilimenti cinematografici.
C i t t à p r i n c i p a l i : Jilin, Tuman, Yanji.
J i l i n è un antico centro fondato nel XVII sec., caratterizzato da industrie
di prodotti chimici e di fertilizzanti.
R i s o r s e : carbone, foreste.
HEILONGJIANG
(dal fiume omonimo, che significa “Fiume del drago nero” o Amur)
È la provincia più settentrionale e più fredda della Cina (-20°C in inverno).
È popolata da genti tunguse. Fu occupata prima dai Russi e poi dai Giapponesi (1931), che vi svilupparono una rete ferroviaria.
C a p i t a l e : Harbin (pop. metropolitana 9,6 milioni, pop. urbana 3,4 milioni). Si trova sulle rive del fiume Songhua (o Sungari), che forma la pianura
agricola più importante della provincia. Da qui i Russi iniziarono la costruzione
di varie linee ferroviarie.
Ha un attivissimo porto fluviale ed è divenuta città industriale a partire dal
1949. Oggi è uno dei centri principali nella produzione di turbine, di caldaie e
di automobili.
C i t t à p r i n c i p a l i : Hailaer, Mohe, Hegang, Qiqihar, Daqing, Mudanjiang,
Suifenhe.
D a q i n g (“Grande commemorazione” del 1° decennio della Cina Popolare), è nota località petrolifera, la maggiore della Cina. La sua valorizzazione è
iniziata nel 1959 in occasione del decimo anniversario della fondazione della
Repubblica Popolare. Nel 1965 i suoi pozzi petroliferi fornivano quasi la metà
della produzione totale petrolifera della Cina.
H e g a n g è importante bacino carbonifero.
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Q i q i h a r è un centro industriale (locomotive elettriche, macchine utensili).
M u d a n j i a n g è un centro di produzione e lavorazione.
R i s o r s e : foreste (il 40% del legname da costruzione della Cina), pastorizia, giacimenti di carbone.
JIANGSU
(“Paese dell’acqua”)
Lo Jiangsu confina con le province dello Shandong, di Anhui, dello Zhejiang
e con la municipalità di Shanghai. La presenza di vari laghi (Hongze, Gaobao, Taihu), di fiumi e di canali (Gran canale imperiale) costruiti dall’uomo
ha dato a questa provincia il nome di “Paese dell’acqua”.
È la provincia cinese più densamente popolata, è molto fertile e da secoli è
un importante centro economico, con notevole produzione agricola e commerciale oltre ad avere città molto popolose.
C a p i t a l e : Nanjing (pop. urbana 5.836 m., pop. totale 6.40 milioni, stima
del 2004).
N a n j i n g (Nanchino) si trova sulla riva meridionale dello Yangzi ed è un
importante centro economico e culturale (sede di istituti e di università). Il nome
della città significa « Capitale del sud », perché è stata più volte capitale del
Paese. Con il trattato di Nanjing (1842), firmato con l’Inghilterra, questa città
divenne un porto aperto in cui si intensificò lo sviluppo industriale (tessili, fertilizzanti ed elettronica). La città si estende dalle rive del fiume Yangzi al lago
Xuanwu e alle rive del fiume Qinhuai. Si può raggiungere lo Zijinshan (Osservatorio astronomico), uscendo dalla Porta Taiping, inerpicandosi sulla “Collina
di porpora e oro”. È uno dei più importanti della Cina. Comprende 6 cupole
provviste di potenti telescopi, uno dei quali permette di seguire l’evoluzione
dei satelliti. Dall’alto di una delle sue cupole si gode il panorama della città che,
malgrado la sua estensione, sembra sparire nel verde. Un tempo Nanjing era ritenuta una delle città più calde della Cina (40° gradi in estate). Da quando è
stato sviluppato un concreto piano del verde, la temperatura si è sensibilmente
abbassata in estate.
Il Ponte in acciaio sullo Yangzi, disposto su due piani, consente il collegamento fra le rive opposte del fiume. Su quello inferiore, di 6772 m, passa la ferrovia. Quello superiore, di 4589 m, è destinato al traffico automobilistico.
Costruito in nove anni, fu finito nel 1968. All’estremità del ponte s’elevano 4
torri, alte più di 70 m, con statue che raffigurano l’operaio, il contadino e il soldato. Questo ponte è il simbolo dell’autonomia e delle capacità cinesi che seppero progettarlo nuovamente dal punto in cui era stato abbandonato e
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completarlo nonostante la mancanza delle forniture, degli aiuti e dei tecnici russi.
C i t t à p r i n c i p a l i : Lianyungang, Zhenjiang, Suzhou, Wuxi.
Z h e n j i a n g è un importante porto fluviale ed è nota per il famoso aceto
(di cereali fermentati), per le conserve e per la seta.
R i s o r s e : riso, grano, seta, cotone.
ZHEJIANG
(Il suo nome risale al tempo dei Ming e si riferisce al Fiume Zhe che attraversa la provincia e che sbocca presso Hangzhou con il nome attuale di Qiantangjiang)
La Provincia di Zhejiang confina con la municipalità di Shanghai, le province del Jiangsu, Anhui, Jiangxi, Fujian. È la più piccola provincia cinese.
C a p i t a l e : Hangzhou (pop. metrop. 6.4 milioni, pop. urb. 3.9 milioni, dati
del 2003).
H a n g z h o u è situata all’estremità meridionale del Gran Canale Imperiale
e si estende ad est dello Xihu, o Lago dell’Ovest. Fu capitale, nel sec. XIII, della
dinastia dei Song del sud. È rinomata per le sue bellezze naturali, per i pittoreschi scenari, per i giardini che la circondano, per le sete, per i canali, per i ponti
e per il suo clima mite. Come per Suzhou, anche a Hangzhou vale l’affermazione: « In cielo vi è il paradiso e sulla terra vi sono Suzhou e Hangzhou ». I Cinesi hanno celebrato la città in centinaia di poesie, saggi, storie e resoconti di
viaggiatori. Per la maggior parte di questi scrittori l’attrazione di Hangzhou risiede pincipalmente nella sua posizione sui bordi del Lago dell’Ovest, un luogo
fra i più pittoreschi e panoramici della Cina.
Il centro di Hangzhou è stato interamente ricostruito agli inizi del secolo
e non presenta attrattive di rilievo, poiché gli antichi templi sono stati distrutti
durante la rivolta dei Taiping.
Si trova in Hangzhou la più grande fabbrica di seta della Cina con l’intero
processo di lavorazione, dal bozzolo al tessuto stampato: vi lavorano quasi 6000
persone.
Fino a una decina di anni fa Hangzhou era solo una tranquilla cittadina
turistica: oggi, per via della sua collocazione strategica (140 km a sud-ovest di
Shanghai, sul fiume Yangtze) è una delle basi da cui l’industria cinese si prepara
a conquistare il mondo. Un accordo siglato in seno al WTO e in vigore dal 2005
segnerà probabilmente la fine dell’industria tessile in molti paesi e Hangzhou
sarà la punta avanzata del formidabile sviluppo del “made in China”5.
Nel 2004 la città ha polverizzato i record del boom cinese. Infatti la sua
5
RAMPINI, p. 8.
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produzione industriale è cresciuta del 30%, 400 multinazionali di 28 paesi diversi
hanno delocalizzato qui i loro investimenti.
I salari nella città variano da un minimo di 45 euro/mese sino a cento
euro/mese. Un manager ne guadagna fino a trecento.
A Hangzhou si è molto lavorato e investito nell’ambito nell’istruzione, e
la città si è trasformata in un polo formativo di tutto rilievo a livello internazionale. Vi si trovano 15 università, di cui 8 politecnici (è stato studiato il modello
di Stanford, perché si conosce l’influenza che questa università ha avuto sulla
nascita della Silicon Valley).
Oltre al settore dell’abbigliamento, la città colleziona successi e primati
anche nel settore high-tech. È infatti il primo distretto industriale del mondo
nella manifattura di telefoni cellulari e sta cominciando a crescere anche quello
biofarmaceutico.
Nel giro di pochi anni gruppi come Motorola, Siemens, IBM, Toshiba, Panasonic, Mitsubishi, Sumitomo, Aventis e Allergan hanno aperto qui nuove fabbriche e centri di ricerca.
I n f r a s t r u t t u r e : È stata costruita una rete di autostrade nell’intera regione
(per un totale di 120 milioni di frequentatori); si sta preparando il treno Maglev
ad alta velocità, che permetterà di arrivare a Shanghai in soli 40 minuti. È stato
inaugurato il nuovo aeroporto intercontinentale, con voli diretti che partono
quotidianamente per gli Stati Uniti e per l’Europa. La città dista poco più di
due ore dai più grandi porti marittimi e fluviali del mondo.
L’Hangzhou Bay Bridge (iniziato nel giugno del 2003 e la cui costruzione dovrebbe essere ultimata
nel 2008) con i suoi 36 Km sarà il
ponte più lungo del mondo. Esso è
in costruzione nella Baia di Hangzhou, nella parte orientale del mare
di Cina: attraversa il fiume Qiantang
immagine tratta da:
nel delta del fiume Yangtze6.
http://www.pubs.asce.org/ceonline/art/art03/0803toc3A.jpg
Il ponte, a forma di S, rappresenterà un’importante connessione nel sistema autostradale della Cina orientale: esso collegherà Jianxing, a nord, con Ningbo, a sud. Abbrevierà la distanza
tra Ningbo a Shanghai di 120 km. E il tempo di percorrenza da quattro ore si
ridurrà a due. Avrà 6 corsie e due sensi di marcia con un limite di velocità pari
a 100 km/h.
6
Tratto da: http://www.roadtraffic-technology.com/projects/hangzhou/).
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Quando verrà aperto al pubblico, si calcola che vi transiteranno circa
50.000 giornalieri nel primo anno.
C i t t à p r i n c i p a l i : Jiaxing, Ningbo, Shaoxing, Wenzhou.
A l t r i c e n t r i : Shaoxing, Ningbo.
ANHUI
Confina con le province del Jiangsu, Henan, Shandong, Hubei, Jiangxi e
del Zhejiang. È bagnata da due grandi fiumi, Huai e Yangzi, e da molti laghi
(il principale è Chaohu). In passato ha subito frequenti e disastrose alluvioni.
C a p i t a l e : Hefei (pop. metropolitana 4.446.800, pop. urbana 1.635.200,
dati fine 2004), si trova nel centro della provincia, a nord del lago Chaohu. È
sede di industrie metallurgiche, minerarie e tessili; possiede una grande centrale
idroelettrica. È sede dell’Università della Scienza e della Tecnica.
C i t t à p r i n c i p a l i : Huangshan, Bengbu, Tongling, Ma’anshan.
A l t r i c e n t r i : Huainan, sulla riva meridionale del fiume Huai, dotata di
un ricco bacino carbonifero (uno dei più grandi della Cina). Ha anche un importante impianto termoelettrico.
R i s o r s e : carbone, ferro, foreste (legname da costruzione), riso, grano e tè
(secondo posto nella produzione nazionale).
FUJIAN (“Felice Jian”)
Il suo nome è ispirato al fiume Jian che irriga la città ed è formato dalla
confluenza di 3 corsi d’acqua (Jianxi, Xixi, Shaxi) che nel tragitto inferiore,
vicino alla foce, prende il nome di Min. È una provincia prevalentemente
montuosa. Le coste sono la sua parte migliore con baie, insenature e isole
non lontane dalla terraferma. Sono frequenti i tifoni. Nella seconda metà
dell’800 il Fujian fu aperto al commercio straniero e nelle città di Fuzhou e
Xiamen furono impiantati i primi cantieri navali della Cina. Da qui si diffuse
la tecnologia occidentale. Confina con le province di Zhejiang, Jiangxi,
Guangdong.
C a p i t a l e : Fuzhou (circa 1,5 milioni di abitanti). Situata sulla riva sinistra
del fiume Min, è il centro economico più importante della provincia (doppio
raccolto di riso; arance, banane, artigianato). Fuzhou ha un porto di primaria importanza. È famosa per i suoi negozi d’artigianato, esporta lacca, porcellana,
seta, tè e legname.
Oltre ai residenti si calcola che a Fuzhou vivano periodicamente altre
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250.000 persone. La trasformazione delle terre coltivate intorno a Fuzhou in
aree industriali o in aree economiche speciali ha determinato un importante incremento dell’urbanizzazione7.
C i t t à p r i n c i p a l i : Xiamen; Zhangzhou
A l t r i c e n t r i : Q u a n z h o u è un antico porto per il commercio verso l’India e l’Africa. Si trova allo sbocco del fiume Jin (Jinjiang), sullo sfondo di una
magnifica baia. Ha industrie tessili e di fertilizzanti.
R i s o r s e : foreste (pini e abeti), pesca, tè (di ottima qualità), zucchero e
frutta.
JIANGXI
(Il suo nome significa “a ovest del fiume” Yangzi)
Confina con le province di Hubei, Anhui, Zhejiang, Fujian, Guangdong e
Hunan. La parte centrale della provincia è formata dal bacino del Ganjiang
(il fiume principale dello Jiangxi) e dalla pianura del lago Poyang (il lago più
grande della Cina). Da qui partì la “Lunga Marcia” della rivoluzione cinese.
C a p i t a l e : Nanchang (pop. 1.934.445 ), situata a sud del Lago Poyang,
sulla riva destra del fiume Gan (Ganjiang). All’inizio del secolo divenne centro
del movimento rivoluzionario.
Qui, il 1° agosto 1927, trentamila uomini, sotto la direzione di Zhou Enlai
e di Zhu De, sconfissero le truppe di Jiang Jieshi (Chiang Kai-shek).
Da allora questa data è celebrata come il giorno della fondazione dell’Armata di Liberazione del popolo cinese. Attualmente è un centro industriale
(carta, legno, trattori, pneumatici).
C i t t à p r i n c i p a l i : Jiujiang, Lushan, Jian, Jinggangshan
A l t r i c e n t r i : Jingdezhen si trova ad est del lago Poyang.
Da secoli la città è celebre per le sue porcellane, tanto da esserne considerata “la capitale”. Il suo nome deriva proprio dal fatto che qui si iniziarono a
fabbricare oggetti di porcellana sotto il regno dell’imperatore Jingde (10041007), durante la dinastia Song.
Tale produzione era favorita dalle numerose cave di caolino, in cinese
gaolingtu (terra della montagna Gaoling), la materia prima di produzione cui
questa zona abbonda. Ancora oggi esistono molti forni, i cui manufatti vengono esportati in tutto il mondo. Il Museo delle porcellane di Jingdezhen ne documenta la storia e l’arte.
R i s o r s e : porcellana, carbone, legname, canapa, cotone, soia, riso e tè.
7
http://usinfo.state.gov/eap/east_asia_pacific/chinese_human_smuggling/originate.html
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SHANDONG
(Il suo nome significa l’”Est montuoso”)
Confina con le province di Hebei, Anhui e Jiangsu. Ha la maggiore densità
di popolazione dopo il Jiangsu ed è stata più volte soggetta alle inondazioni
disastrose dello Huanghe (Fiume Giallo).
C a p i t a l e : Jinan (pop. 5.69 milioni nell’intera area giurisdizionale, con 2.54
milioni di abitanti delle aree urbane. Stima 20058).
J i n a n (Tsinan), si trova sulla riva destra del Huanghe, non lontano da una
delle cinque montagne sacre della Cina, il Taishan. Jinan ha origini molto antiche, venne decantata da Marco Polo per i mercanti, la seta e i giardini. È un
centro culturale grazie all’Università dello Shandong e alla Scuola di Medicina.
Jinan è conosciuta come la città delle sorgenti. Grazie all’approvazione del
Consiglio di Stato, nel 1990 è diventata parte della zona costiera commerciale
della Cina, accelerando così la sua apertura al mondo esterno. Jinan è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie, stradali e di trasporto aereo. Le linee ferrovie Beijing – Shanghai e Jiaozhou – Jinan si incontrano qui, collegando Jinan
a Beijing e a Tianjin verso nord, a Nanjing, Shanghai e Fuzhou verso sud e a
Qingdao e Yantai verso est. Dal Jinan International Airport partono più di 30
voli regolari per Hong Kong, Beijing, Harbin, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen,
Fuzhou, Xiamen, Xi’an, Wuhan, Zhuhai e Haikou. Esiste anche un volo commerciale che collega la città alla Russia9. Janin è dotata di un centro internazionale di distribuzione container e di un collegamento via terra per merci con
Hong Kong. L’autostrada da Jinan a Qindao è stata una delle prime a essere
completate in Cina. Inoltre si stanno ultimando delle reti autostradali da Jinan a
Tai’an a sud e da Jinan a Dezhou a nord e il raccordo anulare.
C i t t à p r i n c i p a l i : Dezhou, Linyi, Qingdao, Qufu, Tai’an, Yantai
A l t r i c e n t r i : Qingdao (Isola Verde) è il maggiore centro industriale dello
Shandong. Dotata di un ottimo porto, si trova nella parte meridionale della penisola dello Shandong, sulla baia di Jiaozhou. È la stazione balneare più rinomata
della Cina settentrionale. Il suo sviluppo commerciale, industriale e navale inizia
con la presenza della Germania (1898) e poi del Giappone (1914). Ha il più interessante acquario della Cina (piante marine, pesci ecc.) e un Istituto Oceanografico. In questa città si produce la birra “Qingdao”, conosciuta in tutta la Cina.
R i s o r s e : pesca, grano, riso, cotone, tabacco, arachidi, seta detta “shantung”, ferro, carbone, bauxite, rame, sale, petrolio (Shengli è il secondo complesso petrolifero cinese).
8
9
http://www.chinats.com/jinan/traffic.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Jinan
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HENAN
(Il nome significa “a sud del fiume” - fiume Giallo)
Confina con le provincie di Hebei, Shanxi, Shaanxi, Hubei, Anhui e Shandong.
Henan fu per secoli un appellativo della capitale imperiale Luoyang, mentre
come designazione di provincia risale al periodo Tang. La parte orientale del
Henan è un’immensa pianura formata in gran parte dalle alluvioni dello Huanghe (Fiume Giallo). La storia di questa provincia è segnata da una serie di inondazioni catastrofiche e da periodi di siccità provocate dal cambiamento del corso
del Huanghe che hanno richiesto numerosi interventi umani (dighe e canali).
C a p i t a l e : Zhengzhou (pop. 5,97 milioni, pop. urbana 2 milioni), si trova
a sud dello Huanghe. Dal 1949 è uno dei maggiori centri industriali della Cina.
Prevale l’industria tessile, ma vi si producono anche locomotive, attrezzi e strumenti agricoli, apparecchi elettrici, fertilizzanti, sigarette e anche carni lavorate.
I prodotti principali sono di ordine agricolo: mele, paulonia, tabacco, mais,
cotone e grano. Inoltre, vi si trovano prodotti tipici come la carpa del Fiume
Giallo, il cocomero di Zhengzhou, la giuggiola di Xinzheng, i cachi secchi, la
melagrana di Guangwu e l’aglio di Zhongmu, tutte specialità che si trovano raramente al di fuori di questa regione10.
La città è un importante nodo ferroviario tra la linea Long-hai (est-ovest)
e la Jing-guang (nord sud). L’aeroporto internazionale di Zhengzhou Xinzheng
si trova a 37 km dal centro della città, in direzione sudest.
Zhengzhou è facilmente raggiungibile in treno da Shanghai e da Beijing.
C i t t à p r i n c i p a l i : Anyang, Kaifeng, Luoyang, Sanmenxia.
L u o y a n g si trova nella parte nord-ovest della provincia. Centro per la
produzione di macchine agricole.
A n ’ y a n g è una città molto antica, con una storia di più di tremila anni. Fu
una delle sette antiche capitali della Cina. È situata nella parte settentrionale della
provincia e amministra 5 contee e 4 distretti (area totale di 7.413 kmq). La popolazione è di 4,87 milioni di abitanti. Le relazioni economiche con l’estero e il
commercio si sono sviluppati rapidamente: sono state create sedici imprese finanziate da investimenti esteri (joint venture, cooperative e imprese di proprietà
straniera). Di recente, An’yang ha creato un’area di sviluppo economico e tecnico
(distretto) che si estende per circa 22,8 kmq, e ha stabilito una serie di strategie
per attrarre imprese cinesi e straniere. Un network di contatti commerciali internazionali è stato creato come base per lo sviluppo della ecnomia della città.11
10
11
http://en.wikipedia.org/wiki/Zhengzhou
http://www.chinatoday.com/city/anyang/a.html
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A l t r i c e n t r i : L i n x i a n , celebre per il Hongqiqu o Canale Bandiera Rossa.
Finito nel 1969 e lungo 170 Km, convoglia una parte delle acque del fiume
Zhanghe, irrigando la pianura, di Linxian.
Risorse: grano (primato nazionale), cotone, tabacco, ferro e carbone.
HUBEI
(Il suo nome significa “a nord del lago”, infatti si trova a nord del Iago Dongting)
Confina con le province di Shaanxi, Henan, Anhui, Jiangxi, Hunan, Sichuan.
È bagnata e attraversata dallo Yangzi e dal suo affluente Hanshui.
C a p i t a l e : Wuhan (pop. circa 7,18 milioni di cui un milione di “pendolari”,
lavoratori e studenti), si trova alla confluenza del fiume Hanshui con lo Yangzi.
È costituita dall’unione di tre città: Hankou, Hanyang e Wuchang, la più antica e
di maggiore importanza storica. A nord del Lago dell’Est vi è un grande complesso siderurgico, uno dei maggiori della Cina (binari, acciaio per l’edilizia).
C i t t à p r i n c i p a l i : Wuchang, Huangshi, Shiyan, Shashi, Xiangfan, Yichang.
W u c h a n g è collegata agli altri due centri grazie ad un grande ponte a 2 livelli sul fiume Yangzi (lungo 1600 m e alto 80 m): un piano è utilizzato per la
linea ferroviaria (Beijing-Guangzhou) e l’altro per il transito automobilistico.
H a n y a n g si trova sulle sponde del lago Xiyuehu ed è sede di complessi
siderurgici e industriali.
S h a s h i è un importante porto sullo Yangzi, collegata a Wuhan per vie
fluviali è un centro tessile.
R i s o r s e : frumento, riso, tè, cotone e pescicoltura.
GUANGDONG
Confina con le province di Fujian, Jiangxi, Hunan, con la regione autonoma
del Guangxi ed è bagnata dall’Oceano (Mar Cinese Meridionale). A questa
provincia appartengono amministrativamente gli arcipelaghi corallini del
Nanhai (Mar Cinese Meridionale): Dongsha, Xisha (Paracel), Zhongsha e
Nansha. Al largo delle coste si trova la più grande isola cinese, Hainan
(34.000 km2) e lo Zhujiang (Fiume delle Perle), il più importante fiume della
Cina del sud, scorre in questa regione. Lungo 2000 km, il suo nome deriva
da una roccia che affiora nella rada di Guangzhou. È formato dalla confluenza di tre fiumi: Xijiang, Beijiang e Dongjiang. La maggioranza della popolazione è Han e parla vari dialetti, con predominanza di quello cantonese.
Il Tropico del Cancro attraversa la provincia a nord di Guangzhou; il clima
è dunque umido e molto caldo (13° C in inverno, 28° C in estate). La pioggia cade per lo più in estate.
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C a p i t a l e : Guangzhou (pop. 6,85 milioni, con 2,2 milioni di popolazione
non residente, dati del 2000).
G u a n g z h o u (Canton) si trova a nord del delta del Zhujiang (Fiume delle
Perle). Definita “la porta meridionale della Cina” è il grande porto del commercio con il mondo occidentale. Ogni anno, in aprile e in ottobre, vi si svolge
la Fiera dell’esportazione del prodotto cinese (Chinese Export Commodity Fair,
chiamata anche Canton Fair), evento di grande importanza inaugurata nel 1957.
Guangzhou è celebre per la coltivazione dei fiori e per l’artigianato, specialmente dell’avorio. Data la sua vicinanza con Hong Kong fu tra le prime città
ad “occidentalizzarsi” ma anche a ribellarsi.
Guangzhou è dotata di scuole superiori, di istituti di ricerca, dell’Università Sun Yatsen (1924), di musei e del Giardino botanico della Cina del sud. È
sede del comando della Flotta Meridionale.
La città è il centro economico del delta del Fiume delle Perle, il cuore di
una delle regioni cinesi all’avanguardia nel settore commerciale e manifatturiero. Nel 2005, il PIL pro capite era di 58.000 yuan (circa 7.000 dollari USA,
dato che collocava Guangzhou all’ottavo posto tra 659 città cinesi.
La metropolitana di Guangzhou è stata aperta al pubblico nel 1999. L’aeroporto principale è il New Baiyun International Airport nel Distretto di
Huadu: è stato inaugurato il 5 agosto 2004 in sostituzione del vecchio aeroporto collocato in prossimità del centro.
La città è collegata a Hong Kong da treni, autobus e servizi marittimi di
traghetti, aliscafi e catamarani ad alta velocità. I treni espressi arrivano a Hong
Kong alla stazione Hung Hom KCR e impiegano circa due ore per percorrere
la distanza di 182 km.
C i t t à p r i n c i p a l i : Chaozhou, Dongguan, Shantou, Shenzhen, Shunde, Zhuhai.
S h e n z h e n è una città giovanissima, balzata tempo fa agli onori delle cronache quando Steve Chen ha deciso di stabilirvisi e di lasciarsi alle spalle la California. Chen è uno scienziato sino-americano, “padre” di quei super computer
che vengono prodotti in pochi esemplari ogni anno. Da quando Chen ha iniziato ad operare in Cina, a Shanghai è stato prodotto un esemplare di computer considerato decimo al mondo per velocità. Ora la Cina ha 14 elaboratori
elettronici classificati tra i 500 più potenti del mondo. Chen si è trasferito in
Cina perché vi ha trovato più finanziamenti e opportunità per realizzare i suoi
progetti, grazie alla società Galacting Computing di Shenzhen, impresa sovvenzionata da venture capital di Hong Kong e sostenuta da un gruppo di università tecnologiche giapponesi.12
12
RAMPINI, p. 103.
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A l t r i c e n t r i : Shantou (Swantow), sulla riva del fiume Hanjiang, dal 1958
divenne, a seguito del trattato di Tianjin e grazie alla presenza degli stranieri, un
grande porto commerciale della Cina del Sud.
R i s o r s e : riso (due raccolti all’anno), canna da zucchero, tè, canapa, seta,
cotone, tabacco, pescicoltura, conserve alimentari, carbone, ferro e tungsteno.
REPERIMENTO DATI SPECIFICI SULLE REGIONI DELLA
CINA: IL SERVIZIO GLOBAL INSIGHT
Oggi è possibile reperire dati specifici su ciascuna delle province grazie a
Global Insight, un servizio finanziario internazionale che ha da poco inaugurato un Regional Service sulla Cina. Questo servizio è un grado di offrire precise informazioni di carattere finanziario, economico, politico. Si allega di
seguito un rapporto sulla provincia di Guangdong, che conferma i dati generali del Paese e che è disponibile su richiesta nel sito di Global Insight.
Il tasso di crescita dal PIL di questa regione è eccezionale, anche per la Cina. Il
Guangdong dipende dal successo delle
esportazioni per alimentare il suo settore
servizi, in rapidissima espansione: questa caratteristica rende la provincia più
vulnerabile ad eventuali problemi nelle
relazioni multilaterali commerciali della
Cina e ai trend economici del mercato internazionale. Inoltre, il Guangdong, a
causa della poca produttività del settore
manifatturiero e di una competizione
sempre maggiore tra province ha perso
parte del suo vantaggio economico.
In termini di investimenti, la provincia
ha ricevuto circa il 30% dell’FDI (Foreign Direct Investment). Inoltre, grazie
alla sua vicinanza con Hong Kong e alla
sua tradizione mercantile è una delle destinazioni favorite degli investimenti che
provengono dalle imprese di Hong Kong,
Taiwan e della Corea che delocalizzano
nell’ambito nel manifatturiero e nelle in-
dustrie di trasformazione.
L’economia del Guangdong dipende
anche dalla sua capacità di attirare manodopera a basso costo. Nel corso del
2005 si è parlato di scarsità di manodopera, ma grazie all’attività degli uffici di
collocamento locali e a una maggiore integrazione con le province vicine, il problema è stato superato.
Le infrastrutture del Guangdong sono
state il fattore principale dello sviluppo
delle esportazioni. Però i black out e le
crisi di produzione hanno causato intermittenze nelle esportazioni. Gli investimenti nelle linee ferroviarie ad alta
velocità e in progetti per la costruzione di
superstrade dovrebbero aumentare i collegamenti interni alleggerendo il traffico
nelle arterie principali della provincia. Il
completamento del terminal merci
FedEx nell’aeroporto di Bayun trasformerà il capoluogo, Guangzhou, in un
centro aereo commerciale per la Cina me-
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ridionale, ma è necessario che sia accompagnato da infrastrutture logistiche migliori. Anche se non è legato direttamente
all’industria, lo sviluppo della capacità
della provincia di gestire i rifiuti e le
acque reflue è una priorità cruciale per il
Governo.
In termini di stabilità politica, lo sviluppo
economico della provincia è stato distribuito
in modo poco equo. Il divario tra aree rurali e urbane è in continuo aumento.
Il tasso di crescita secondo il Governo provinciale è del 12,5%: Global Insight calcola un tasso di crescita reale del 9,6%
tra il 2000 e il 2004 (comunque più alto
del tasso di crescita del resto della Cina).
La crescita del Guangdong è dovuta alla
rapida industrializzazione della provincia, accompagnata da una recessione del
settore agricolo.
Questo rivela anche un grave squilibrio
nell’economia, visto che gran parte della
popolazione è rurale.
Attualmente il Guangdong è una delle
cinque aree più ricche della Cina.
Gli investimenti stranieri sono di fondamentale importanza per questa provincia. Ci sono 58.000 FIE (Foreign
Investment Entities), per un totale di
289 miliardi di dollari ed è dunque impossibile indicare tutte le imprese che che
si sono qui collocate. Molti investimenti,
oltre che dalle multinazionali (Fortune
500 companies), provengono dai rivenditori di Hong Kong, che adesso basano la
produzione nella Cina continentale.
Il Governo di Guangdong ha annunciato
che intensificherà gli sforzi per attirare
gli investimenti di un numero maggiore
di multinazionali per accrescere la competitività della regione. Per farlo, investirà circa 53 milioni di Yuan (6,53
miliardi di dollari) nel settore dell’elettronica, del biomedico e del software., Il
tutto, nella speranza che lo sviluppo in
questi settori attiri un maggiore numero
di imprese straniere nella regione.
I settori nei quali il Ministero della Cooperazione Economica del Guangdong ha
incoraggiato gli investimenti sono:
• industrie agricole;
• produzione e fornitura di energia, gas
e acqua;
• industrie per la gestione delle risorse
idriche.
Il Guangdong, come tutte le regioni della
Cina, ha creato decine di zone di sviluppo economico (Distretti Industriali),
per lo sviluppo di aggregati industriali.
Queste zone sono autorizzate a livello
statale o a livello provinciale.
Attualmente le industrie del Guangdong
producono più del 30% delle esportazioni totali della Cina, ma non lo fanno
nella maniera più produttiva possibile. Il
Guangdong sta perdendo infatti terreno
nelle industrie primarie e terziarie a livello di produttività.
Il Governo provinciale ha fatto sforzi
concreti per migliorare la competenza
della burocrazia, soprattutto nell’area
della gestione economica. Nel luglio del
2005 il Congresso Provinciale del Popolo ha varato le “Disposizioni provinciali per rendere l’Amministrazione
trasparente”, predisposte per aumentare
il pubblico accesso a tutte le informazioni
governative riguardanti la gestione econo-
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mica e i servizi sociali.
l’Ufficio di Protezione Ambientale
della Provincia di Guangdong ha annunciato di recente che la qualità dell’aria sta lentamente migliorando, ma
la pioggia acida è ancora un problema
gravissimo. Stando alle statistiche del
Governo, si sono avute precipitazioni
acide nel 44% dei casi nel 2004.
Lo stesso report rivela che, delle 21 città
39
della provincia, solo GhangZhou non è
in linea con gli standard nazionali per
il biossido di zolfo e le particelle respirabili. Una delle cause principali della
qualità scarsa dell’aria è la prevalenza
delle automobili nelle città più grandi.
Guangzhou, per esempio, ha circa due
milioni di autoveicoli registrati e molte
di esse non sono in regola con gli standard di emissione.
HAINAN
Ha un clima tropicale con una temperatura media annuale di 25°C. Il centro,
montagnoso, è coperto di foreste. La popolazione Han è composta in massima parte da immigrati della provincia del Fujian che parlano la lingua Min.
La minoranza Li (360.000) vive sulle montagne e nella parte meridionale.
C a p i t a l e : Haikou (pop. 650.000 con l’aggiunta di 200.000 abitanti “pendolari”)
C i t t à p r i n c i p a l i : Sanya
R i s o r s e : riso (anche tre raccolti), canna da zucchero, caffè, frutti tropicali.
SICHUA
(Il nome Sichuan “quattro fiumi”)
È la più popolata provincia della Cina. Confina con la regione autonoma del
Tibet e con le province del Qinghai, Gansu, Shaanxi, Hubei, Hunan, Guizhou e Yunnan. È attraversata dal fiume Yangzi e dai suoi affluenti: Minjiang, Tuojiang, Jialing e Wujiang.
La parte occidentale della provincia è montagnosa, con vette che raggiungono i 7.590 m, come il monte Gongga, abitato da tibetani dediti alla pastorizia e all’allevamento.
C a p i t a l e : Chengdu (pop. 10,7 milioni), è una città molto antica, chiamata
anche Furong (ibisco) da quando un imperatore del X sec. ordinò di piantare ibischi in tutta la città. È posta in una pianura alluvionale che costituisce la parte più
ricca, coltivata e popolata di tutta la Cina. È sede di molte università e offre una
notevole gamma di prodotti artigianali tipici (bambù, porcellane e sete).
Da millenni Chengdu è una città molto popolosa. Nel 2005 contava circa
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10.700.000 abitanti divenendo la quinta città cinese per densità dopo Shanghai,
Beijing, Tianjin e Chongqing.
C i t t à p r i n c i p a l i : Emeishan; Huanglong; Jiuzhaigou; Leshan; Zigong;
Daxianshi.
A l t r i c e n t r i : Dazu, situata a 150 km ad ovest di Chongqing.
R i s o r s e : riso (primato nazionale), grano (la provincia era considerata il
granaio della Cina), canna da zucchero, tabacco, seta, tè, soia, carbone, petrolio e salgemma.
GUIZHOU
(Il nome significa “nobile landa”)
Confina con le province di Sichuan, Hunan, Yunnan e con la regione autonoma del Guangxi. È percorsa da numerosi fiumi: Wujiang (il più lungo
della provincia), Chishui, Beipanjiang, Dujiang. La pietra calcarea che ricopre molte zone favorisce la formazione di fiumi sotterranei talvolta lunghi
diversi chilometri. È la regione cinese con la più alta percentuale di pioggia
in cui vivono, in zone periferiche, le minoranze etniche Miao, Buyi e Dong.
C a p i t a l e : Guiyang (pop. di 848.200 ab. mentre l’area metropolitana
conta una popolazione di 3,32 milioni - censimento del 2000),13 fondata sotto
gli Han, è un importante nodo ferroviario e stradale. È nota per la produzione
del liquore nazionale Maotai. Vi si trovano un cementificio e un’industria di
fertilizzanti. La città è il centro economico e commerciale più importante della
Provincia. Il PIL pro capite era di 11728 yuan (ca. US$1420) nel 2003, collocandola al 206esimo posto tra 659 città cinesi.
C i t t à p r i n c i p a l i : Anshun; Zunyi.
A l t r i c e n t r i : Wanshan, dove si trova una delle fonti maggiori di mercurio della Cina.
R i s o r s e : carbone, ferro, fosforo, rame, manganese, tabacco, legname e
allevamento (pecore, cavalli).
YUNNAN
(Il nome Yunnan è l’abbreviazione di Yunlingnan, che significa “a sud dei monti Yunling”)
Confina con le regioni autonome del Tibet e del Guangxi, con le province
di Sichuan e Guizhou, con il Vietnam, il Laos e la Birmania. È la provincia
che conta il maggior numero di minoranze etniche (Yi, Bai, Lisu, Nasi e Dai).
L’intera provincia è situata su di un altopiano, attraversato dai fiumi Yangzi,
13
http://en.wikipedia.org/wiki/Guiyang
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Mekong, Salween, e coperto da ricche foreste. Solo il 5 % della provincia è
coltivabile.
C a p i t a l e : Kunming (pop. 4,67 milioni)14 è conosciuta anche come “Città
dei Quattro Fiori” – magnolie, camelie, azalee, primule, ed è il capoluogo non
solo politico, ma anche amministrativo,
economico e culturale della provincia
dello Yunnan. Dista circa 2000 km in
linea d’aria e 3180 in treno da Beijing.
Kunming era una città in cui, fino al
1949, venivano relegati coloro che si volevano allontanare dalla capitale. In
un’atmosfera spesso luminosa, si
estende a nord del lago Dian (Dianchi) –
330 kmq – incastonato in uno sfondo di
montagne. Il suo clima piacevole e uniforme (15-16° di media annua, e intorno
agli 8° in febbraio, il mese più freddo) fa
sì che sia sempre fiorita e che venga definita “città dell’eterna primavera”.
Il 6% delle popolazione è costituito da minoranze etniche: le più signi- tratto da: http://glasnost.itcarlow.ie/~powerk/china/kunming/kunming-downtown.JPG
ficative sono gli Yi, gli Hiu e i Miao. Si
sono stabiliti qui anche 150.000 rifugiati vietnamiti.15
L’economia di Kunming, nel 1992, era al 14 posto nella classifica di tutte
le città cinesi. Le miniere di sale e di fosfati nelle vicinanze della città sono tra
le più produttive. A causa della sua posizione remota, la città è stata ignorata
dalla rapida crescita economica degli anni Novanta. Ma di recente l’interesse
nei suoi confronti si è rinnovato trasformandola in un centro internazionale
strategicamente importante per le vie di accesso a diverse aree dell’Asia meridionale e sudorientale. Si è progettata la costruzione di reti ferroviarie per collegare Kunming a zone della Thailandia, del Vietnam e del Laos permettendole
così l’accesso al mare. Le autorità economiche partecipano attivamente al Greater Mekong Sub-Region (GMS), ente che promuove il commercio in Cina, Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia e Vietnam.16
http://kunmingcn.ags.myareaguide.com/detail.html?cityguide=gen_intro
http://kunmingcn.ags.myareaguide.com/detail.html?cityguide=gen_intro
16
http://en.wikipedia.org/wiki/Kunming
14
15
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C i t t à p r i n c i p a l i : Dali, Simao, Jinghong.
R i s o r s e : stagno, ferro, carbone, rame, riso, cotone, colza, canna da zucchero, tè, legname, allevamento (pecore, yack).
SHAANXI
Confina con le province di Shanxi (da cui è divisa dal Huanghe), Henan,
Hubei, Sichuan, Gansu, e con le regioni autonome del Ningxia e della Mongolia interna. È attraversata dal fiume Wei (Weihe), affluente del Huanghe
che forma una fertile vallata. Il Partito Comunista Cinese si rifugiò al termine della “Lunga Marcia” nello Shaanxi settentrionale, e precisamente a
Yan’an (ottobre 1935), che divenne la base della guerra contro i Giapponesi e dove fu fondata la nuova Repubblica Socialista.
C a p i t a l e : Xi’an (Sian, pop. circa 7,5 milioni, di cui 4 nell’area urbana),17
era conosciuta nel passato con il nome di Chang’an. È situata tra due degli affluenti del fiume Wei (Fengshui e Bashui). Nella città si trova un grande quartiere islamico. Il PIL pro capite ammontava nel 2003 a 27.893 ¥ (US$ 3.397)
collocando la città al trentanovesimo posto tra le 659 città cinesi. Xi’an è la
città più industrializzata e sviluppata in tutta la Cina nord occidentale.
Nel 2002 vi era in progetto la costruzione di una metropolitana, da completarsi entro il 2006. Il piano prevedeva una linea (dall’area nord occidentale del
centro a Xi’an Textile City). Lo studio di fattiblità però non è stato approvato dal
Governo centrale di Beijing. Nel 2004 è stato effettuato un nuovo studio di fattibilità, presentato dal consorzio spagnolo SUE (Spanish United Engineering),
integrato da INOCSA, EUROESTUDIOS e PROINTEC: esso prevede una
lunghezza totale di 26.22 km, 15 stazioni, un deposito treni e una base multifunzionale. Stando allo studio, tale linea dovrebbe essere completata nel 2009. Xi’an
è uno dei centri accademici della Cina: il numero di università è inferiore solo a
quello di Beijing e di Shanghai. Le università private sono famose in tutto il Paese.
C i t t à p r i n c i p a l i : Xianyang, Baoji, Hanzhong.
R i s o r s e : petrolio, carbone, cotone, grano, riso.
GANSU
Si estende lungo un corridoio che collega la Cina centrale al Xinjiang. Questo corridoio è attraversato perpendicolarmente dal Huanghe (Fiume
Giallo). Confina con la Repubblica Popolare Mongola e con le province di
Xinjiang, Qinghai, Sichuan, Shaanxi e Ningxia.
17
http://en.wikipedia.org/wiki/Xi%27an
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G r u p p i E t n i c i : Ha una considerevole varietà di minoranze etniche. Numerosi sono i musulmani cinesi. Tutto il nord del Gansu è popolato da Mongoli. Altre etnie sono: Han, Hui, Tibetan, Bonan, Dongxiang, Yugur e Salar.
C a p i t a l e : Lanzhou (pop. del distretto: 3,2 milioni; pop. urbana 1,4 milioni: nel 2004 l’agglomerato era valutato a 2,5 milioni) è un centro industriale
(macchinari per pozzi petroliferi, cuscinetti a sfera, industria metallurgica), petrolifero, chimico (fertilizzanti e plastica) e tessile. È la principale struttura industriale della zona nord-occidentale della Cina.
Vi si trova una delle più grandi raffinerie di petrolio del Paese.
Sin dall’inizio degli anni ‘60 Lanzhou è divenuta il centro dell’industria
atomica cinese, con un impianto di arricchimento dell’uranio.
A nord si trova una grande miniera di rame.
È una delle città più popolose del nordovest e questa concentrazione non
contribuisce certamente ad alleviare l’inquinamento che grava nell’aria e scorre
nel fiume.
Qui confluirono per secoli le carovane tra la Mongolia, il Tibet e le regioni
orientali ed occidentali della Cina. È attraversata dal fiume Huanghe.
Anche oggi è un importante nodo stradale e ferroviario verso la Mongolia (Baotou), il Xinjiang (Urumqi) e il Tibet. La città è inoltre un polo culturale
dotato di numerosi istituti di ricerca scientifica: sezione dell’Accademia delle
Scienze Cinesi, sezione dell’Istituto delle Minoranze Nazionali, di una Università e del Museo della provincia del Gansu.
S i t i d ’ i n t e r e s s e : Dunhuang; Jiayuguan; Jiayuguan; Maijishan
R i s o r s e : petrolio, carbone, ferro, rame, zolfo, bauxite e fosforo.
QINGHAI
(“Mare verde”, stesso nome del grande lago che si trova nella parte orientale a 3200 m
slm, meglio noto con il nome mongolo di “Kokonur”).
Confina con le regioni autonome del Tibet e del Xinjiang e con le province
del Gansu e del Sichuan.
La maggior parte del Qinghai è abitata da minoranze nazionali (tibetani,
mongoli e kazakhi nel Qaidam). Il Qinghai orientale è un altopiano compreso tra le catene del Qilian e del Nanshan a nord e quella del Bayanhar a
sud che racchiudono il bacino del Qinghai o Kokonur.
Il sud della provincia è attraversato dalle catene Bayanhar, Tanggula e Kunlun (cima più alta 7160 m). A nord di queste ultime nasce lo Huanghe, a sud
lo Yangzi. La popolazione è quasi interamente composta da pastori tibetani
seminomadi. L’agricoltura è scarsa e il territorio è prevalentemente caratterizzato da steppa e tundra. La parte nord-orientale è occupata dal bacino del
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Qaidam (Tsaidam) che è un’area d’irrigazione interna, con una serie di paludi e di laghi salati. Sono stati aperti qui dei pozzi petroliferi.
C a p i t a l e : Xining (pop. 1,11 milioni; pop. urbana 700.000)18
C i t t à p r i n c i p a l i : Golmud
R i s o r s e : allevamento (cavalli, pecore), legname, lana, petrolio, carbone,
ferro, potassio, sale estratto dai laghi e dalle miniere.
X i n i n g è situata a 2.300 m. È un centro da cui dipartono tutti i collegamenti stradali e ferroviari verso le regioni confinanti (Tibet, Gansu). Dopo la
Liberazione sono state create industrie nel settore del latte e della lana. È la sola
grande città della provincia.
REGIONI AUTONOME
GUANGXI ZHUANG
Confina con le province di Yunnan, Guizhou, Hunan, Guangdong e con il
Vietnam. È la regione autonoma (1958) della minoranza etnica più numerosa della Cina, i Zhuang. Il terreno è calcareo e poco fertile. Fu in questa
regione, a Jintian, che nacque il movimento dei Taiping, sotto la direzione
di Hong Xiuquan (1850).
C a p i t a l e : Nanning (pop. 2,79 milioni; pop. urbana 1,28 milioni) si trova
a sud della provincia e al centro di una fertile regione agricola. Riveste particolare importanza politica e militare per la frontiera meridionale. Centro industriale (fertilizzanti, carta) e culturale (Università delle Minoranze, fondata nel
1952, e l’Istituto Agricolo).
C i t t à p r i n c i p a l i : Beihai, Guilin, Liuzhou.
G u i l i n è una città affascinante per la grandiosità dei picchi e delle formazioni rocciose, per la bellezza dei fiumi e per le grotte. Il paesaggio è tra i più
incantevoli della Cina. Ha una popolazione di 450.000 abitanti e si estende per
780 kmq nella parte nord-orientale del Guangxi, sulla sponda occidentale del Lijiang (fiume Li), 360 km a nordovest di Guangzhou (Canton).
R i s o r s e : riso, mais, juta, canna da zucchero, manganese, stagno, carbone
e ferro.
18
http://www.travelchinaguide.com/cityguides/qinghai/xining/index.htm
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NEI MENGGU (MONGOLIA INTERNA)
Anticamente fu abitata da mongoli nomadi che dominarono la Cina (dinastia Yuan) e la cui forza espansiva arrivò fino alle soglie dell’Europa.
Fu la prima regione autonoma creata dal Partito Comunista Cinese (1947),
in armonia con i principi politici di autonomia delle minoranze etniche.
È situata lungo il margine meridionale dell’altopiano mongolo, a nord della
Grande Muraglia. In tutta la regione, la popolazione mongola rimane una
piccola minoranza (600.000). Il resto è cinese.
Confina con la Repubblica Popolare Mongola e le province del Ningxia,
Shaanxi, Shanxi, Hebei, Liaoning e Jilin. Questa regione ampiamente desertica riveste una importanza strategica crescente, infatti è sede di centrali
nucleari. Il corridoio del Gansu, fra la catena dei Nanshan e quella dei Beishan, costituì per millenni, tramite la Via della seta, la principale strada di comunicazione tra la Cina e l’Occidente.
Per i trasporti si usano ancora mezzi arcaici come gli animali, ma sono state
costruite strade asfaltate e ferrovie.
La lingua parlata in questa regione differisce da quella usata nella Repubblica
Popolare Mongola. L’alfabeto è quello mongolo classico, mentre nella Repubblica Popolare Mongola è stato adottato quello cirillico.
Il clima è molto rigido in inverno e soggetto a secchi e impetuosissimi venti
che soffiano dal nord e che portano bufere di sabbia dal deserto dei Gobi.
La siccità è frequente.
C a p i t a l e : Hohhot (città verde), precedentemente conosciuta come Guisui. Centro universitario e industriale.
C i t t à p r i n c i p a l i : Baotou; Chifeng; Wuhai.
B a o t o u è un noto centro industriale nel settore siderurgico sullo Huanghe.
Si colloca dopo Anshan, Wuhan e Shanghai come grande produttore di acciaio.
R i s o r s e : allevamento di montoni, pecore, cavalli, cammelli, foreste, carbone e ferro.
NINGXIA HUI
C a p i t a l e : Yinchuan
C i t t à p r i n c i p a l i : Shizuishan
XIZANG (TIBET)
C a p i t a l e : Lhasa (Trono di Dio), si trova a 3650 m di altitudine. Le tem-
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perature medie sono - 2° C in inverno e + 15° in estate. Fu per secoli meta di
pellegrinaggi, essendo il centro del lamaismo. Lhasa è divisa in tre sezioni: le aree
di insediamento cinese, caratterizzate da grosse costruzioni quadrate, che ospitano abitazioni, uffici e stabilimenti industriali; l’area musulmana, che sorge intorno alla moschea, e l’area strettamente tibetana. Entrambe mantengono una
loro particolare atmosfera, nonostante siano state sostanzialmente ridotte dalle
distruzioni operate dai cinesi. La città è ricca di monasteri.
C i t t à p r i n c i p a l i : Xigaze a sud-ovest di Lhasa, a circa 60 km da Gyantse. Seconda città del Tibet, a 3.900 m sul livello del mare, Shigatse conta circa
40.000 abitanti; ha subito una forte influenza cinese, chiaramente visibile dallo
stile dei fabbricati; è tuttavia interessante scoprire il quartiere tibetano e il coloratissimo mercato.
G y a n t s e , a 3.950 m di altitudine, 10.000 abitanti, quarta cittadina del
Tibet, posta su due colline al centro di un’area di produzione agricola. È certamente la più genuinamente tibetana, grazie a uno scarso insediamento cinese,
storicamente al centro delle strade carovaniere verso il Bhutan e il Sikkim. Gyantse è dominata da una roccaforte che gli stessi inglesi consideravano tra le più
difficili da espugnare in Asia centrale. Luogo del dominio inglese del Tibet del
primissimo novecento, Gyantse disponeva di una linea telegrafica che la collegava con l’India, di un ufficio postale, di una scuola inglese destinata ai figli dell’alta borghesia tibetana e di un centro per la lavorazione della lana.
XINJIANG UYGUR
(Il nome Xinjiang significa “nuovi territori”)
La regione autonoma (1955) del Xinjiang, nota anche con il nome di Turkestan Cinese, è la più grande provincia della Cina. Punta estrema dell’occidente verso l’Asia centrale, è oggetto di frequenti contese territoriali.
Confina con la Repubblica Popolare Mongola, l’Unione Sovietica, l’Afghanistan, il Pakistan, l’India, la regione autonoma del Tibet e con le province
del Qinghai e del Gansu. È divenuta parte integrante della Cina solo nel secolo scorso.
È la regione della minoranza etnica degli Uyghur, ma vi è stata, negli ultimi
anni, una forte immigrazione di cinesi Han. Nella regione del Pamir vive una
minoranza di Tajik, mentre nel Tianshan occidentale vi sono i Kirgiz.
È una regione molto montuosa: la catena del Karakorum al sud, del Pamir
ad ovest, degli Altay al nord. La catena dei Monti Tianshan, che separa la
Cina dall’URSS, divide il Xinjiang in due regioni naturali: Nanjiang a sud e
Beijiang a nord. A sud dei Tianshan si trova il grande bacino del Tarim (è il
fiume principale) che si esaurisce nel lago Lopnur. Il centro del bacino è
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occupato dal deserto Taklamakan, che per vastità è il secondo del mondo.
La depressione di Turfan, posta a 154 m al di sotto del livello del mare, e
quella di Hami (a -200 m) sono i punti più bassi di tutta la Cina. La piovosità è estremamente ridotta e l’estate molto calda (40° C).
In tutta la regione, in generale, il clima è secco e piove pochissimo. Questa
regione era un tempo attraversata dalla “Via della Seta”, attraversata per secoli da carovane di mercanti che dalla Cina, all’India, alla Persia, all’Arabia,
all’Impero Romano la percorrevano con carichi di seta, tè, gemme preziose.
Il Xinjiang è il centro dell’industria spaziale cinese: da qui vengono lanciati
missili nello spazio o vengono realizzati esperimenti atomici.
C a p i t a l e : Urumqi (circa 1 milione di abitanti), si trova sul versante nord
dei Tianshan, nel cuore di una pianura sulla riva destra del fiume omonimo, ed
è attorniata da monti, steppe, deserti. La città sta conoscendo un rapidissimo
sviluppo industriale, grazie anche alla presenza di miniere ricche di materie prime
(carbone, ferro, petrolio vicino a Karamay).
Vi si trova una città con una presenza rilevante della minoranza nazionale
Uyghur e con una discreta colonia Han. È centro culturale della regione, con un
importante museo. Nodo ferroviario che la unisce con Beijing, Shanghai, Xi’an
e dotata di un aeroporto per scali internazionali. Produzioni tipiche sono le sculture di giada, tappeti e strumenti musicali.
C i t t à p r i n c i p a l i : Kashgar, Turfan
R i s o r s e : petrolio, ferro, carbone, uranio, oro, rame, cotone, allevamento.
MUNICIPALITA’ AUTONOME
PECHINO - BEIJING
(“capitale del Nord”)
È sul 40° parallelo, ossia la latitudine della penisola salentina. Costituisce
una municipalità autonoma, dipende cioè direttamente dal Governo centrale. È
la capitale della Repubblica Popolare Cinese.
A Beijing, il 1° ottobre 1949, il presidente Mao Zedong proclamò la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Qui si riunisce l’Assemblea Nazionale nel Palazzo dell’Assemblea del Popolo e tiene le sue sedute il Consiglio di
Stato. Qui si trovano i Ministeri, il Comitato Centrale del Partito, l’Università di
Beijing, fondata nel 1898, famosa per l’insegnamento umanistico, l’Università
Qinghua, rinomata per l’insegnamento scientifico, l’Istituto Centrale delle Mi-
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noranze Etniche, l’Accademia delle Scienze, la Biblioteca, il Museo di Storia
Nazionale. Esiste inoltre una città sotterranea con 270 km di tunnel antiatomici muniti dei servizi essenziali.
Con circa 14 milioni di abitanti è una delle città più popolose della Cina
insieme a Shanghai e a Chongqing. La municipalità di Beijing confina con la
provincia dell’Hebei e a sud-ovest con la municipalità di Tianjin.
È una delle quattro municipalità con status di provincia della Repubblica
Popolare Cinese e come tale è sotto il controllo diretto del Governo centrale. Beijing è una municipalità sin dalla costituzione della Repubblica Popolare Cinese.
È riconosciuta come il centro politico, culturale e scientifico della nazione
a differenza di Shanghai, la quale gode invece dello status di maggiore centro
economico.
Nel 2004 il PIL della città ha raggiunto la cifra di circa 428 miliardi di
Renminbi, grazie a un incremento reale del 13,2% rispetto all’anno precedente.
Il settore terziario è il più produttivo dell’economia pechinese e costituisce il
60% del PIL della città.
La crescita economica del settore immobiliare e del settore automobilistico è particolarmente sostenuta. Nel 2004 sono stati venduti 25 milioni circa
di metri quadrati di superficie immobiliare residenziale, per un ricavato totale
di 108 miliardi circa di Renminbi. Nel 2004 a Beijing risultavano registrati
1.871.000 autoveicoli, 1.298.000 dei quali posseduti da privati. Nell’anno precedente 447.000 autoveicoli nuovi e usati sono stati venduti all’interno della
municipalità. Questi dati testimoniano la particolare dinamicità del settore, che
spinge le autorità cittadine alla costruzione e pianificazione di nuove arterie
stradali e autostradali in grado di reggere il traffico crescente.
Il Beijing CBD (Beijing Central Business District), situato nell’area di
Guomao, è stato identificato come il nuovo centro economico della città: vi si
trovano infatti gli uffici di diverse imprese, centri commerciali e appartamenti
residenziali di prestigio. La Beijing Financial Street, nell’area di Fuxingmen e
Fuchengmen è un centro finanziario tradizionale. Le aree di Wangfujing e Xidan
sono importanti distretti commerciali.
L’area di Zhongguancun è caratterizzata dalla presenza di imprese informatiche, elettroniche, farmaceutiche e per questo è stata soprannominata la “Silicon Valley della Cina”. Anche Yizhuang, un’area localizzata a sud-est della
metropoli, ultimamente è la sede prescelta per gli investimenti di molte imprese
ad alta tecnologia. Beijing è anche un florido centro del commercio di copie
contraffatte, dai capi di abbligliamento ai dvd.
Tra i molti distretti industriali tradizionali vi è Shijingshan, localizzato
nella periferia occidentale della città.
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Le principali attività agricole della municipalità sono situate al di fuori
della città e consistono principalmente nella coltivazione di frumento, di mais
e derrate agricole destinate al mercato urbano.
T r a s p o r t i : Le riforme economiche a partire dal 1978 hanno notevolmente contribuito allo sviluppo delle infrastrutture ferroviarie, stradali, aeroportuali e di trasporto pubblico di Beijing. Il traffico crescente e l’appuntamento
della XXIX Olimpiade richiedono un adeguamento di tali infrastrutture. Gli
investimenti per la viabilità sono imponenti.
F e r r o v i e : Le principali stazioni ferroviarie di Beijing sono: “Beijing Railway Station” (o stazione centrale) e “Beijing West Railway Station”. A queste si
aggiungono altre 5 stazioni, che gestiscono regolarmente parte del traffico ferroviario della città.
Beijing è un importante snodo ferroviario nazionale e internazionale: vi
sono collegamenti con le principali città cinesi, tra le quali Shanghai, Guangzhou e Hong Kong e con destinazioni internazionali in Russia e Corea del
Nord.
S t r a d e e A u t o s t r a d e : La città è ben collegata con il resto del Paese da
strade e autostrade. Beijing è servita da 6 raccordi anulari, 9 autostrade e 11 superstrade nazionali.
È un reticolato di vere e proprie autostrade urbane che non ha nulla da
invidiare a Los Angeles: in pieno centro della capitale non è raro trovarsi su
“boulevard” a otto corsie. Dentro questa ragnatela di raccordi anulari, la capitale ha ormai raggiunto una superficie pari a quella del Belgio.. I tempi per raggiungere i vari capi della città sono enormi e il traffico è al collasso. Lo stesso
può dirsi per le città di Shanghai, Guanghzhou, Shenzen, Nanchino e Xian. Il
numero crescente di autoveicoli e la dinamica economia urbana creano notevoli
problemi di traffico. I raccordi e le principali arterie sono spesso congestionate,
specialmente durante gli spostamenti dei pendolari da e verso i quartieri finanziari e commerciali.
Per risolvere i disagi creati dal traffico automobilistico, le autorità cittadine
hanno esteso diverse autostrade all’interno del terzo raccordo anulare della città.
La mancanza di semafori lungo le principali arterie dovrebbe alleggerire la pressione sull’intero sistema stradale di Beijing. Sei nuove autostrade sono state progettate per migliorare ulteriormente tale congestione.
Sono state pianificate, e in parte implementate, anche altre soluzioni per
limitare tali disagi: corsie riservate a mezzi di trasporto pubblico, una rete metropolitana più estesa e maggiore disciplina da parte degli automobilisti.
A e r o p o r t i : Il Beijing Capital International Airport è il principale aeroporto e dista 20 km dalla città. Offre collegamenti nazionali, internazionali e in-
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tercontinentali. È il principale snodo aeroportuale della compagnia Air China
e il più trafficato della Repubblica Popolare Cinese. Attualmente sono operativi due terminal; il terzo dovrebbe essere completato in tempo utile per l’inaugurazione della XXIX Olimpiade nel 2008. È collegato al centro città tramite
un’autostrada. Per ora non esiste alcuna connessione ferroviaria: entro il 2008
la rete metropolitana di Beijing dovrebbe raggiungere lo scalo.
A Beijing esistono altri aeroporti per scopi militari e civili di minore importanza, come il Liangxiang Airport, il Nanyuan Airport, il Xijiao Airport, il
Shahe Airport e il Badaling Airport.
T r a s p o r t o P u b b l i c o : La città è dotata di 4 linee di metropolitana: linee 1,
2, 13 e Batong. Le linee 4, 5, 9, 10 e il collegamento verso l’aeroporto sono ancora in costruzione.
A fine 2004 la città disponeva di 599 linee di autobus.
D a t i d e m o g r a f i c i : La popolazione totale della municipalità di Beijing,
definita come il numero di persone ivi residenti per 6 mesi o più all’anno, ammonta a 14 milioni circa. 11,8 milioni appartengono alla popolazione urbana e
dei sobborghi circostanti.
Il resto costituisce la popolazione rurale. 11,6 milioni circa godono della
residenza permanente.
Il resto vi risiede grazie ad un permesso temporaneo. Molti sono gli immigrati da altre province della Repubblica Popolare Cinese che vivono nel territorio della municipalità, pur non avendo un permesso in regola.
La maggior parte dei residenti sono di etnia Han, ma vi risiedono anche
Manchu, cinesi Hui e Mongoli. Nelle aree di Wangjing e Wudaokou risiedono
molti studenti e lavoratori provenienti dalla Corea del Sud.
La densità abitativa è superiore nei quartieri settentrionali e orientali rispetto alle aree meridionali e occidentali.
A r c h i t e t t u r a : Esistono tre stili architettonici predominanti a Beijing: lo
stile della capitale imperiale, ben rappresentato dalla Piazza Tian’anmen; lo stile
spoglio e austero “sino-sovietico” adottato tra il 1950 e il 1970, e infine l’architettura della recente apertura economica, identificata dal Beijing CBD (Beijing
Central Business District), con i suoi grattacieli di vetro e le moderne infrastrutture per il traffico automobilistico.
Molti sono i progetti di interesse architettonico programmati per l’appuntamento della XXIX Olimpiade nel 2008. Alcuni tra i più prestigiosi studi
internazionali di architettura si sono aggiudicati la progettazione di edifici destinati a cambiare nuovamente l’aspetto della città.
Il distretto artistico di Dashanzi offre esempi di commistioni architettoniche fra stili tradizionali e moderni.
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Il sobborgo di Orange County, a nord, è la fedele riproduzione di un tipico quartiere suburbano americano dotato di abitazioni lussuose destinate alla
classe medio-alta della città.
T r a v e c c h i o e n u o v o : I vicoli della Beijing antica si chiamano Hutong e
si trovano a poca distanza da piazza Tien An Men: è un reticolo fitto di stradine
su cui si affacciano i siheiyuan, le tradizionali case in pietra grigia a un solo
piano a forma di quadrilatero, con il cortile al centro e i tetti di legno intarsiato
su cui compaiono dipinti di paesaggi, fiori e animali come nelle pagode. È una
zona inconfondibilmente cinese, a differenza dei grattacieli, degli shopping mall
invasi da McDonald’s e Pizza Hut e del traffico infernale di Audi e Toyota che
intasa i raccordi anulari a sedici corsie dell’altra Beijing.
Nel 1949 i vicoli coprivano 17 milioni di metri quadrati, ma dopo mezzo
secolo la capitale è cresciuta a dismisura e la loro superficie si è ridotta a 3 milioni di metri quadrati, per lasciar posto al nuovo.
In vista delle Olimpiadi del 2008, gli urbanisti della città hanno concepito progetti grandiosi: la Cina del terzo millennio, dopo l’industrializzazione pesante degli anni Cinquanta, dopo lo squallore sovietizzante degli anni Sessanta
(vialoni da parata, monumentali sedi di partito, case popolari) ha deciso di dare
lezioni di modernità al mondo.
Andreu, l’architetto francese che ha progettato il nuovo terminal dell’aeroporto Charles De Gaulle, è stato chiamato a costruire il nuovo teatro dell’Opera; all’olandese Koolhaas è stato commissionato l’arco futurista per la
nuova sede della TV di stato.
Nascerà una serie infinita di grattacieli per banche, multinazionali, hotel
americani (Hilton, Sheraton, Hyatt e Marriott) con annessi mall sotterranei.
I cantieri olimpici hanno dato il via alla nuova bolla speculativa di Beijing
e 300.000 abitanti dei vecchi quartieri sono stati sfrattati.
Beijing era un tempo una delle città medievali meglio conservate al
mondo, ma di quella realtà resta oggi ben poco: di tutte le città-cantiere che
oggi subisono un’evoluzione travolgente, Beijing è la più grande, la più popolosa e la più importante.
Per anni è stata una metropoli isolata dal mondo e impermeabile all’influenza straniera, mentre oggi è il primo cliente mondiale delle star dell’architettura, la vetrina in cui tutti, europei e americani, tentano di lasciare
un’impronta.
Ben quindici delle venti maggiori “firme” dell’urbanistica contemporanea hanno partecipato ai concorsi indetti nella capitale per progettare nuovi
edifici, molti dei quali sono legati alle Olimpiadi del 2008, in vista delle quali gli
amministratori di Beijing stanno investendo circa 37 miliardi di dollari.
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I cantieri aperti si estendono a perdita d’occhio, ma le costruzioni più maestose e discusse sono cinque:
• il nuovo stadio olimpico da 100.000 posti, avvolto in un “nido d’uccello”
di colonne intrecciate (Herzog & de Meuron, Svizzera);
• la piscina olimpica con facciata di pannelli lucidi che si gonfieranno
come bolle gigantesche (PTW, società australiana di Sydney);
(http://www.arcspace.com/architects/ptw/ )
• il nuovo teatro dell’Opera dalla forma ovoidale e con un’immensa goccia trasparente appoggiata sul tetto (Andreu, Francia);
(http://english.people.com.cn/english/200004/18/images/041811s.jpg
• La nuove sede della televisione di stato Cctv, grattacielo di vetro a forma
di “O” (Rem Koolhaas, Olanda);
(http://www.chinadaily.com.cn/english/doc/2004-03/02/content_310800.htm )
• il terzo terminal dell’aeroporto intercontinentale.
• Il nuovo Teatro dell’Opera è indubbiamente il progetto più maestoso e
controverso.
• Il progetto è costato quattro volte il Lincoln Center di New York.
EMERGENZA BEIJING
Il Miyun Reservoir, un grande bacino idrico che si trova a nordest della
Municipalità di Beijing, è la più importante fonte di acqua potabile. Da molti
anni il Governo municipale fa grandi sforzi per proteggere il bacino idrico e il
bacino imbrifero. Tuttavia l’implementazione è stata ostacolata da una serie di
conflitti tra governi provinciali, municipali e di contea, tra Governo a livello di
contea e residenti nella zona di protezione dell’acqua. La scarsa qualità idrica del
bacino rivela quanto sia necessaria una gestione integrata dello stesso, come
stabilito dalla legge sull’acqua (revisione del 2002). È inoltre indispensabile
l’adozione di una politica che includa i costi per la protezione dell’acqua e le
compensazioni per chi ha l’obbligo di condurre attività di protezione.
Il grande bacino idrico di Miyun è stato costruito durante gli anni 195860 ed è una fonte di acqua potabile senza la quale 14 milioni di persone non potrebbero vivere. Per questo rappresenta una delle zone di protezione dell’acqua
più importanti e critiche del pianeta.
Dal 1999 Bejing viene colpita da siccità ricorrenti, di conseguenza le riserve di acqua sono vicine all’esaurimento. Inoltre si teme che il Miyun Reservoir possa fare la stessa fine del Guanting Reservoir, il secondo bacino idrico
di Beijing per grandezza, costruito nel 1952 a nordovest della Municipalità. A
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causa degli scarichi di acque reflue e di fertilizzanti e pesticidi che finiscono
nelle acque dei fiumi delle zone a monte, l’inquinamento del Bacino di Guanting era così serio che il Governo ha deciso, nel 1997, di non usufruirne più
per soddisfare i fabbisogni della città.
Il Bacino di Guanting è al livello 5 (inquinamento grave) e dunque le sue
acque sono inutilizzabili. Molti fiumi, specialmente nella zona a est della città,
sono anch’essi gravemente inquinati (il 27% è classificato al livello 5 o di più).
A questo punto, il problema più grave per le autorità preposte alla gestione dell’acqua è come mantenere la qualità dell’acqua del Bacino di Miyun, che è il
maggiore fornitore di acqua per la Water Works Number 9, ossia il più grande
impianto di trattamento delle acque della Cina.
La municipalità di Beijing si trova nell’arida propaggine a nordest della
Pianura settentrionale cinese, che confina con l’altopiano mongolo nella provincia dell’Hebei. A partire dalle ultime riforme del 1958, la capitale cinese e il suo
hinterland rurale si sono estese sino a ricoprire un’area di 16.800 km2, con circa
1.000 km2 di area urbana edificata. Per via di questa espansione, la municipalità
ha anche incorporato la Contea di Miyun, dove si trova il bacino idrico. Beijing
negli anni Cinquanta era una piccola municipalità di 4 milioni di abitanti, oggi
è diventata uno dei centri industriali più importanti della Cina che comprede
anche una regione agricola molto produttiva.
I fiumi di Beijing appartengono al bacino imbrifero dei fiume Hai, che tra
i grandi sistemi fluviali cinesi è uno di quelli con deflusso totale più basso e con
minor quantità pro capite. A Pechino la fornitura disponibile annuale di acqua
procapite è meno di 300 m3. Poiché il deflusso di acque di superficie può subire grandi variazioni a seconda dell’andamento del clima, esso si è considerevolmente ridotto negli ultimi anni a causa della maggiore domanda idrica nelle
zone a monte, e quindi la città si è trovata a dipendere sempre più dalle acque
freatiche. La pianura alluvionale che copre il 40% dell’area della municipalità ha
risorse freatiche abbondanti e di facile accesso. Negli ultimi 50 anni però la protezione contro le alluvioni e i lavori di deviazione hanno ridotto gli approvvigionamenti naturali mentre i prelievi sono aumentati, specialmente nei periodi
di siccità. Tra il 1980 e il 2002 le falde dell’area urbana si sono abbassate di circa
11,78 m, creando un imbuto di falde acquifere vuote che si estende in un’area
di 2.200 km2.
Negli anni in cui le precipitazioni annuali rientrano nella media, l’approvigionamento idrico rinnovabile medio di Beijing è di circa 4,1 miliardi di m3,
di cui 1,7 miliardi di m3 si devono ad acqua di superficie e 2,4 miliardi di m3 vengono da falde acquifere. Nel 2001 però la città ha ricevuto solo 1,92 miliardi m3
di approvvigionamento di acqua potabile e la richiesta è stata molto superiore
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alla disponilibità rinnovabile; la municipalità ha infatti usato 3,8 miliardi di m3,
più del 70% dei quali provenivano da falde acquifere sotterranee. Questi dati rivelano una situazione insostenibile. La domanda in eccesso è stata soddisfatta
deviando acqua dal Bacino di Miyun ed estraendo acqua dalle falde acquifere in
percentuali di molto superiori alla ricarica naturale, accelerando quindi lo sfruttamento delle riserve del bacino e riducendo di molto quelle sotterranee.
Non è difficile capire come un’emergenza idrica di questa portata abbia
causato un’accesa competizione tra diversi gruppi di utenti. Il consumo di acqua
per usi agricoli è calato sensibilmente negli ultimi anni, anche se la maggior
parte delle risorse annuali sono state utilizzate in questo settore.
Per molti anni, la crisi idrica di Beijing è stata gestita come problema meramente tecnico da risolvere con soluzioni di ingegneria. Il South-North Water
Transfer è un gigantesco progetto di trasferimento della acque da sud a nord che
prevede la costruzione di tre canali.
IL PROGETTO DI TRASFERIMENTO A NORD DELLE ACQUE DEL SUD
Il progetto di trasferimento a nord delle acque del sud mira a trasferire parte
delle acque della Cina meridionale a quella settentrionale piuttosto arida.
Questa grande opera idraulica potrà cambiare radicalmente il negativo quadro cinese di grave squilibrio della distribuzione delle risorse idriche, rivestendo un’importanza vitale per lo sviluppo a lungo termine del Paese.
Dopo decenni di studi, gli esperti di idraulica ritengono che per risolvere radicalmente la situazione della scarsità d’acqua nella Cina settentrionale occorra attuare il trasferimento delle acque a livello di bacini. Il Prof. Gu
Zhaoqi, della facoltà di ingegneria idraurica ed idroelettrica dell’Università
Qinghua, partecipante agli studi, ha spiegato che la squilibrata distribuzione
delle risorse idriche è diventata un “collo di bottiglia” che vincola lo sviluppo economico e sociale del Paese, per cui si ritiene che sia inevitabile
l’attuazione del trasferimento delle acque. Egli in merito sostiene che il trasferimento delle acque sia un progetto obbligatorio: in caso contrario, la
Cina settentrionale non riuscirà a crescere, l’approvvigionamento d’acqua si
farà sempre più difficile e l’industria e l’agricoltura non potranno svilupparsi, rendendo impossibile il miglioramento del tenore di vita dei residenti
urbani.
Sulla base di ricerche e prove esaurienti, i dipartimenti competenti hanno
elaborato tre linee di derivazione, che partano dai corsi inferiore, medio e
superiore del Fiume Azzurro, creando una struttura generale di trasferimento composta dalle linee orientale, centrale ed occidentale.
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Il progetto è stato attivato ufficialmente alla fine dell’anno scorso. Si prevede
che gli investimenti totali raggiungeranno gli 80 miliardi di Yuan e che i lavori della linea di derivazione centrale iniziati per primi, saranno ultimati
nel 2010. Secondo le previsioni degli esperti, dopo l’ultimazione dell’intero
progetto, potranno essere annualmente trasferiti 38-48 miliardi di metri cubi
d’acqua, equivalenti alla portata del Fiume Giallo, il secondo della Cina.
Questo progetto di trasferimento delle acque del sud riveste una grande importanza anche al livello ecosistemico. Infatti, permetterà di ridurre efficacemente la quantità delle acque sotterranee estratte a Nord dalle falde
profonde, contenendo in tal modo fenomeni di erosione e frane.
Fonte: Cina Radio International, 22-11-2004: ttp://it.chinabroadcast.cn/1/2004/11/22/[email protected]
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CHONGQING
(significa “Doppio giubileo”)
Municipalità autonoma solo dal 1997, prima di allora appartenente alla provincia del Sichuan.
C h o n g q i n g ebbe il nome dall’imperatore Zhao Dun (dinastia Song) nel
1127. Infatti da questa città egli partì come principe per ascendere al trono imperiale. Sorge su un promontorio alla confluenza dello Yangzi e del Jialing. Fino
al periodo della guerra cino-giapponese (1939) in cui fu la capitale di Jiang Jieshi (Chiang Kai-Shek) e durante la quale fu notevolmente bombardata, questa
città era racchiusa da mura alle quali si accedeva percorrendo delle scalinate.
Chongqing è la più estesa e popolosa municipalità con status di provincia della Repubblica Popolare Cinese. Attualmente la popolazione conta
32.355.000 milioni di abitanti, di cui 3,4 milioni residenti nell’area urbana della
municipalità. Si stima che ci siano circa 3 milioni di immigrati da altre province
della repubblica senza permesso di soggiorno regolare.
Il 14 marzo 1997 l’ottavo Congresso Nazionale Popolare decise di unire
la città di Chongqing con le vicine Fuling, Wanxian e Qianjiang nella municipalità di Chongqing. La nuova municipalità fu creata con l’intenzione di favorire lo sviluppo economico delle regioni occidentali della Repubblica e di offrire
una nuova sistemazione ai cinesi allontanati dalle regioni interessate dalla costruzione della Diga delle Tre Gole.
Adagiata sul bordo dell’altopiano Yungui, Chongqing è attraversata dal
fiume Jialing e dal tratto superiore del fiume Yangtze.
Essa è caratterizzata per lo più da formazioni collinari che riducono in
modo significativo l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto.
Il clima è semi-tropicale con le influenze stagionali monsoniche tipiche dell’Asia meridionale. Durante la seconda guerra mondiale la spessa nebbia che avvolgeva la città offriva protezione dai bombardamenti dell’aviazione giapponese.
Come in molte altre metropoli industriali, l’inquinamento dell’aria è un
serio problema ed è dovuto all’impiego massiccio del carbone per la produzione
di energia elettrica. Posta a monte del progetto della Diga delle Tre Gole, Chongqing è la testa di ponte per lo sviluppo economico delle regioni occidentali della
Repubblica Popolare Cinese.
Per questo motivo sono stati stanziati ingenti investimenti per la realizzazione delle infrastrutture pubbliche della città, come la nuova ferrovia sopraelevata per le comunicazioni all’interno della municipalità.
In città crescono anche gli investimenti esteri grazie alla possibilità di godere dei vantaggi di una futura crescita delle regioni occidentali del Paese.
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Nel 2003 il PIL della città ammontava a 225 miliardi di renminbi e il PIL
pro capite a 9.038 renminbi. Un articolo pubblicato il 25 giugno 2005 su PeoplÈs Daily, la cui fonte è Xinhua, organo di informazione ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, può dare
un’idea dello sviluppo urbanistico
della città:19 “La costruzione del
nuovo distretto nell’area settentrionale della municipalità di Chongqing (Cina sudoccidentale)
procede con successo da quattro
anni”. Inizialmente il nuovo distretto era stato creato come base
per l’industria automobilistica, manifatturiera, per l’industria di trasformazione e come centro di logistica
moderna, e aveva coinvolto 409 imprese, sia cinesi che straniere. Di
queste, 259 hanno avviato la costruzione di infrastrutture.
Di recente il Governo municipale ha destinato 45 miliardi di
yuan (circa 5,44 miliardi di dollari moderno skyline di Chongqing:
USA) per creare una nuova serie di http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Chonging.JPG
infrastrutture per il traffico, per le risorse energetiche, per la fornitura di acqua,
per le fognature, per network di telecomunicazioni, per la protezione ambientale e per aree di sviluppo high tech nel nuovo distretto. Sono in fase di costruzione anche siti da destinare a istruzione, attività sportive, sanità e
intrattenimento.
Stando ai progetti, tre basi industriali per i settori automobilistici, elettronici, medicali e di software saranno realizzati nel distretto entro la fine dell’anno,
con una produzione industriale totale che dovrebbe raggiungere i 24 miliardi di
yuan (circa 2,9 miliardi di dollari).
Entro il 2007 la produzione totale del distretto sarà di 50 miliardi di yuan
(circa 6 milairdi di dollari), e la cifra arriverà a 150 miliardi di yuan (circa 18 miliardi di dollari USA) nel 2010, pari alla produzione totale dell’intera città di
Chongqing nel 2000.
19
http://english.people.com.cn/200506/25/eng20050625_192289.html (fonte: Xinhua): l'articolo si intitola
Construction of Chongqing's new district in full swing , cioè Costruzione del nuovo distretto di
Chongqing a pieno ritmo.
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SHANGHAI
(Il suo significato è “verso il mare”)
Costituisce amministrativamente una municipalità soggetta al Governo
centrale ed equiparata alle province, come nel caso di Beijing, Tianjin e Chongqing. È una popolosa città della Cina, posta lungo la riva destra del fiume
Huangpu. La sua fortuna è dipesa dalla sua posizione in prossimità del mare e
dal suo grande porto aperto ai commerci con tutto il mondo.
È centro industriale e commerciale di primissimo piano (industria siderurgica e tessile, cantieri navali che sono i più grandi della Cina e fabbriche automobilistiche).
Sino agli anni ’80, l’aspetto dei suoi palazzi era molto simile a quello del
secondo dopo guerra, le strade erano affollate di biciclette e di risciò. In questi
ultimi vent’anni Shangai ha saputo svilupparsi in modo prodigioso, divenendo
una moderna metropoli di tipo occidentale.
Il 26 settembre del 2004 anche la Formula Uno è sbarcata a Shanghai, capitale non solo del business ma anche della moda. Il nuovo circuito di ShanghaiJiading, un’opera da 300 milioni di euro, è stata progettata dal tedesco Hermann
Tilke con un’avveniristica struttura a forma di ala, che sovrasta il rettilineo principale; il tracciato, visto dall’alto, riproduce il carattere cinese shang.
La domanda di beni di lusso è in crescita costante, in particolare quella di
automobili. La Ferrari ha aperto il suo showroom di Shanghai nel 2004, con l’intenzione di inaugurare anche una rete di concessionari in altre 11 città entro il
2006/2007. La BMW rivela un dato sorprendente, ovvero che le sue ammiraglie si vendono più in Cina che in qualsiasi altro Paese del mondo.
La richiesta di automobili, anche le più costose, è molto elevata.
Per combattere il traffico e l’inquinamento atmosferico, il comune ha
adottato una politica innovativa vendendo all’asta un numero limitato di targhe
d’immatricolazione ogni mese20. Nell’agosto 2004, per esempio, solo 6.800 abitanti si sono potuti permettere la targa. Questo ha causato un calo nella vendita,
anche se il mercato continua a crescere in modo significativo.
Shanghai ha conosciuto un boom economico forse superiore a quello di
tutta la Cina, ed è la patria dei “Chuppie”, i “Chinese Yuppies”.
Per citare solo alcuni dei miracoli tecnologici di questa città, si menzionano il parco tecnologico di Zhangjiang, a metà strada tra Shanghai e l’aeroporto internazionale di Pudong. Solo tre anni fa Zhangjiang era un’immensa
distesa di campi agricoli, mentre oggi ospita innumerevoli capannoni industriali,
20
RAMPINI, p. 31.
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centri di ricerca, di design e filiali di multinazionali.
Abbiamo parlato della scomparsa della vecchia Beijing per far posto a
ruspe e grattacieli: la stessa cosa è successa anche ai vicoli di Shanghai, città profondamente diversa dalla capitale, e in grado di attirare il turismo mondiale più
sofisticato. La Shanghai di oggi è figlia di Deng Xiaoping e della sua visione. Egli
si recò in visita a Shanghai durante il capodanno cinese del 1991, esattamente 18
mesi dopo la repressione di piazza Tienanmen: da quel viaggio è nata la skyline
della Shanghai di oggi.
D’accordo con l’allora sindaco Zhu Rongji, Deng decise di liberare “gli
spiriti” nella società cinese, per due motivi: dimostrare che lo sviluppo della Cina
era in crescita ed evitare un eccessivo sviluppo al Sud, concentrato nelle mani dei
cantonesi e comunque troppo vicino a Hong Kong. L’operazione di Deng partì
dal recupero di un vecchio progetto urbanistico del fondatore della prima repubblica cinese, Sun Yat-Sen: si trattava dello sviluppo di Pudong, isola di 500
km2 sulla riva orientale del fiume Huangpu situata di fronte al porto e al centro
storico di Shanghai.
In quest’area, pari alle dimensioni di Singapore, esisteva solo una miriade
di campi. In breve tempo vennero edificati tre ponti autostradali e ferroviari di
collegamento con Shanghai, sette tunnel sotto il fiume, due raccordi anulari, due
linee di metropolitana, l’aeroporto intercontinentale più grande della Cina e un
treno ad alta velocità (400km/h). Soprattutto venne data via libera al mercato:
porte aperte agli investitori di tutto il mondo per realizzare a Pudong la più spettacolare concentrazione di grattacieli, banche, alberghi e centri industriali a tecnologia avanzata.21
Già dal 1993 a Shanghai erano in uso metà delle gru dell’intera Asia: sono
stati costruiti infiniti grattacieli, quattro milioni e mezzo di metri quadrati di uffici. L’operazione Pudong ha raggiunto lo scopo di realizzare “la Manhattan
del terzo millennio” e di generare la percezione che il centro del mondo sia qui.
C’è comunque un lato negativo, e riguarda gli effetti geologici sull’area: gli
esperti infatti sostengono che la città intera sprofondi di 8 mm all’anno.
Transrapid è una compagnia tedesca che ha sviluppato una linea di test a
Emsland e ha costruito la prima linea commerciale ad alta velocità di Maglev,
la Shanghai Maglev Train a Shanghai nel 2002. Questa linea collega l’aeroporto
internazionale di Shanghai, situato a Pudong, con la città. La linea è lunga 30
km e la massima velocità mai raggiunta è di 501 km/h.22
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http://it.wikipedia.org/wiki/Maglev
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2.3 POPOLAZIONE E CULTURA
Il 6 gennaio 2005 la Cina ha raggiunto la cifra tonda di un miliardo e 300 milioni di abitanti, questo senza contare Hong Kong, Macao e Taiwan (ed escludendo naturalmente i cinesi della diaspora, quelli emigrati da generazioni nelle
metropoli occidentali e nel Sud est asiatico). Oggi circa una persona su cinque
è cinese e il mandarino è di gran lunga la lingua più parlata nel mondo. Nonostante il controllo delle nascite, l’aumento degli abitanti nella nazione più popolosa del pianeta si stabilizzerà solo fra trent’anni. La Cina prevede una crescita
zero solo quando avrà raggiunto il miliardo e mezzo. Però i dati ufficiali non
sono confortati da censimenti certi. Infatti, secondo molti esperti cinesi e occidentali, i dati ufficiali sottovalutano le dimensioni reali della popolazione, inducendo a pensare che quest’ultima conti sino a 200 milioni in più di abitanti.
Sembra inoltre che, nelle zone rurali, non si rispetti la regola del figlio unico e
che dunque le ulteriori nascite non vengano registrate. Un’altra fascia di popolazione che tende a sfuggire al controllo è costituita dagli immigrati che lasciano
le campagne per andare a lavorare in città senza un regolare permesso di residenza, quindi in una condizione di semiclandestitinità.
Tuttavia, anche accontentandosi delle cifre ufficiali, la crescita demografica cinese è una variabile che contribuisce a modificare gli equilibri del pianeta.
Cinquant’anni fa la Cina aveva appena superato la soglia del mezzo miliardo: 3
volte e mezzo la popolazione degli Stati Uniti e 3 volte quella dell’India. Oggi
è il quintuplo di quella degli Stati Uniti e 23 volte quella europea.
La popolazione urbana è di circa 520 milioni di persone, mentre la popolazione rurale da sola supera quella di Stati Uniti e Europa messi insieme e rappresenta il più grande bacino di risorse umane del pianeta.
Il reddito medio è ancora pari a 1.000 dollari all’anno, ma su 1,3 miliardi
di persone ci sono 200 milioni di appartenenti al ceto medio urbano che possono aspirare all’automobile, e circa 20 milioni di neoborghesi con un tenore di
vita benestante secondo i criteri occidentali.23
Alfabetizzazione
Il tasso di alfabetizzazione è pari al 98% (sopra i 15 anni: uomini 99,2% e
donne: 96,7%) mentre gli studenti universitari rappresentano l’1,4% della popolazione (18 milioni nel 2003). A noi che siamo così lontani e sommersi da notizie
contrastanti sulla Cina, potrebbe sembrare logico che il livello di istruzione sia tutto
23
RAMPINI, p. 28.
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sommato basso. Se è questa l’opinione più o meno passiva che ci siamo fatti, allora siamo destinati a molte sorprese. Questo Paese dalla cultura plurimillenaria
attibuisce infatti molto valore all’istruzione e i risultati si vedono in molti campi.
Innanzitutto, in Cina si fanno enormi investimenti sul fronte della formazione e della ricerca. Vi sono università celebri a livello internazionale, che
formano 4 milioni di scienziati e ingegneri all’anno. Inoltre, si sta invertendo un
trend che durava ormai da decenni: mentre fino a qualche anno fa erano gli
studenti cinesi ad andare a studiare nelle prestigiose università americane, oggi
accade spesso il contrario. Dal 2004 il numero di studenti, cinesi e indiani, iscritti
alle università americane è in calo.24 Per loro rimanere in patria è un’alternativa
attraente. Anche gli studenti europei cominciano a preferire l’Università di Shanghai al MIT o a Stanford. Dopo aver beneficiato per decenni del brain drain,
l’attrazione dei cervelli dall’estero, il sistema universitario americano sembra
“perdere colpi”: una delle ragioni è che in Asia lo sviluppo tecnologico è così
intenso che per i migliori talenti emigrare negli Stati Uniti non è più l’unica opzione. Per l’anno accademico 2004-05 le domande presentate da laureati cinesi
per iscriversi a master postuniversitari sono diminuite del 45% rispetto all’anno
precedente. (Per gli indiani il calo delle richieste è stato del 28%).25
Va data grande importanza al fatto che la Cina, dal canto suo, cerchi di
imitare il meglio del modello occidentale. È un Paese emergente, che concentra enormi sforzi in investimenti scientifici. Negli ultimi 5 anni i finanziamenti
che il Paese destina alla ricerca sono passati dallo 0,6 all’1,5% del PIL (superando così il livello di molti paesi europei).
Per quanto riguarda i finanziamenti privati indirizzati alla ricerca, una parte
consistente viene messa a disposizione delle industrie occidentali.
H a r v a r d a S h a n g h a i .26
Una delle mete preferite dagli studenti internazionali è la Business School
di Shanghai (China Europe Business School, CEIBS), progettata dall’architetto
sino-americano Pei, lo stesso a cui si devono le piramidi in vetro del nuovo
Louvre. Questa prestigiosa università si trova a Pudong, il quartiere più futurista di Shanghai. Molte multinazionali indirizzano qui i loro dirigenti per frequentare i corsi di perfezionamento e soprattutto quelli intensivi sulla Cina.
Tutte le attività didattiche si svolgono in lingua inglese. Gli iscritti sono
per il 70% cinesi, mentre il restante 30% è composto da americani ed europei che
RAMPINI, p. 103.
RAMPINI, p. 105.
26
RAMPINI, p. 98.
24
25
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pagano fino a 20.000 dollari l’anno (gli executive MBA - corsi intensivi per manager - costano più del doppio). Le autorità scolastiche degli Stati Uniti stanno
importando dalla Cina i programmi di studio e i metodi di insegnamento. Ogni
anno viene pubblicata, con i metodi rigorosi dall’Ocse (Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo Economico), la classifica mondiale delle nazioni in
base ai risultati dell’istruzione: da molti anni gli americani si classificano agli ultimi posti tra i paesi sviluppati, mentre al vertice dominano le nazioni asiatiche.27
Per la matematica, il primo posto assoluto va agli studenti di Hong Kong (due
città della Cina sono state ammesse per la prima volta nel 2004: Hong Kong,
appunto, e Macao). Il successo dei metodi pedagogici cinesi ne ha fatto un nuovo
tipo di export, oggi sperimentato con successo in alcune scuole statunitensi.
2.4 LO SVILUPPO ECONOMICO DEGLI ULTIMI 3 ANNI28
Nel corso degli ultimi 25 anni l’economia cinese, che era un sistema pianificato a livello centrale quasi del tutto chiuso al commercio internazionale, si
è aperta al mercato, con un settore privato in rapida espansione e un crescente
ruolo da protagonista sullo scenario internazionale. Le riforme sono iniziate alla
fine degli anni Settanta, con lo smantellamento graduale dell’agricoltura latifondista includendo una liberalizzazione progressiva dei prezzi, la decentralizzazione fiscale, una sempre maggiore autonomia per le imprese statali, la creazione
di un sistema bancario diversificato, lo sviluppo delle Borse e la rapida ascesa del
settore privato. Il processo è continuato fino alle riforme chiave del 2005. Tra
esse, ricordiamo la vendita delle azioni da parte delle più grandi banche cinesi agli
investitori stranieri e le riparametrizzazioni dei cambi valutari e del mercato delle
obbligazioni. Nel luglio 2005 la Cina ha rivalutato la sua moneta del 2,1% nei
confronti del dollaro passando a un sistema di cambio che fa riferimento ad un
campione di valute. La ristrutturazione economica e l’efficienza che essa ha prodotto hanno contribuito a un aumento vertiginoso del PIL.
Gli investimenti esteri rimangono un elemento chiave di questa enorme
espansione nel commercio mondiale e sono significativi per la crescita delle
possibilità di impiego nelle aree urbane. In generale, lo sviluppo economico è
stato più rapido nelle province della costa rispetto a quelle dell’interno portando enormi disparità di reddito pro-capite tra regione e regione.
27
28
RAMPINI, p. 100.
CIA Factbook, v. https://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/ch.html; The Economist, Rassegna sulla
Cina dal titolo Coming out, 23 marzo 2006, v. http://www.economist.com/surveys/displaystory.cfm?story_id=5623226; F. Rampini , Il secolo cinese, Mondadori 2005.
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Al fine di fronteggiare tale situazione, il Governo si sta impegnando su diversi fronti:
• sostenere un’adeguata crescita dell’impiego per decine di milioni di lavoratori: licenziati dalle imprese statali, immigranti e persone che entrano nel mondo del lavoro;
• ridurre la corruzione e altri reati di tipo economico;
• limitare il danno ambientale e le tensioni sociali legate a un cambiamento
così rapido dell’economia.
Attualmente, un esercito di lavoratori (tra i cento e i centocinquanta milioni) in precedenza occupati nelle campagne emigra verso le città e molti di
loro sopravvivono solo grazie a lavori part-time scarsamente retribuiti.
2.5 I CARDINI DELL’ECONOMIA29
2.5.1 MERCATO INTERNO: POPOLAZIONE URBANA
E POPOLAZIONE RURALE
Grazie alla sua immensa popolazione urbana e a una middle class in crescita, la Cina offre uno sterminato mercato interno.
Ad esempio: il ceto medio nelle grandi città cinesi costituisce il primo mercato mondiale di acquirenti di cellulari (310 milioni di abbonati), registra il più
alto numero di accessi online con banda larga (32 milioni di broadband su 134
milioni di utenti) ed è al quarto posto per il numero di personal computer a uso
domestico. Sul fronte della popolazione rurale, invece, sono 20 milioni i contadini
ogni anno si riversano nelle zone più avanzate del Paese per cercare lavoro. Questo fenomeno rappresenta un serbatoio di risorse umane che darà alla Cina un
vantaggio competitivo sugli altri paesi (dove invece sempre più la carenza di personale preparato rappresenta il vero limite alla crescita) per almeno altri venti anni.
2.5.2 RISORSE INDUSTRIALI/STRUMENTALI
S e tt ore ma ni fa t tu ri ero
Tale settore offre enormi potenzialità in vari ambiti: dal tessile alla nanotecnologia, dalla telefonia mobile all’ingegneria aerospaziale.
Settore metalmeccanico
Industria automobilistica: tale settore sta vivendo un grande successo in
Cina, grazie ad un aumento vertiginoso delle vendite sul mercato interno.
29
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Si prevedono 200 milioni di auto per il 2025, contro gli attuali 16 milioni.
La Cina ha imposto per anni dei dazi sulle auto straniere, persuadendo
così molte case automobilistiche americane, giapponesi ed europee a delocalizzare parte delle loro produzioni per incrementare la competitività. Un esempio
è dato dalla BMW la cui apertura di stabilimenti in Cina ha comportato anche
il trasferimento dei suoi fornitori. La Manuli Cavi italiana (ad esempio) ha installato una fabbrica a Dalian, sullo stretto di Bohai (Mar Giallo).
I big dell’industria dell’auto hanno puntato molto su questo mercato. Nel
2004 (periodo in cui le vendite nel mondo hanno subito forti ribassi), in Cina
si è continuato ad investire (13 miliardi di dollari), mirando a una produzione
di 6 milioni di veicoli all’anno. Come in gran parte del mondo, la Cina ha adottato una politica degli investimenti che prevede un coinvolgimento (joint-ventures) di strutture/produttori locali. In questo modo si è alimentata una
concorrenza interna.
Quattro grandi case automobilistiche cinesi si faranno presto conoscere
a livello internazionale: Saic, Dongfeng, Changan e Zhongxing.
La SAIC (Shanghai Automotive Industry Corporation) assembla da anni
modelli per la General Motors e la Volkswagen: ora che ha acquisito la competenza di costruire automobili con avanzati standard di qualità ha rilevato la Sangyong in Corea e la MG-Rover inglese. Poiché la Cina non ha ancora un nome
affidabile in fatto di autovetture, acquistare marchi stranieri è una soluzione che
riesce a bruciare molte tappe. La SAIC ha l’obiettivo di raggiungere la quota di
almeno 4 milioni di vetture prodotte all’anno arrivando così al sesto posto mondiale dei costruttori.
La Changan ha risolto in maniera brillante il problema del design: dopo
aver lavorato a lungo su licenza della Ford, ha aperto un centro di ricerca e creazione in Italia, per progettare nuovi modelli da esportazione.
C’è una quinta casa automobilistica cinese, la più piccola e la più aggressiva. Si chiama Chery e, grazie a forti investimenti in tecnologie avanzate e all’applicazione di sistemi di produzione giapponesi, vuole sbarcare negli Stati
Uniti e in Europa con prezzi di listino inferiori al 30% rispetto a quelli della concorrenza. La GM ha denunciato per plagio la Chery, ma il piccolo drago ha intenzione di lanciare cinque modelli negli Stati Uniti. Questa casa automobilistica
riesce a offrire il suo modello base in Cina per soli 4.000 euro. Tutti già conoscono il suo nome nei paesi emergenti, dalla Malaysia al Sudamerica, dall’Egitto
al Medio Oriente. L’azienda è decentrata rispetto al cuore della produzione industriale, trovandosi nella provincia di Anhiu, lungo il fiume Yangtze.
Finora, nel campo delle automobili i Cinesi hanno soprattutto imitato
modelli altrui, puntando sui bassi costi più che sui principi di qualità e di affi-
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dabilità, al punto che il consumatore locale medio-alto rimane esterofilo.
Rimane il fatto però che l’industria automobilistica cinese (come è accaduto in altri settori) ha finora compiuto i passi giusti dimostrando di saper salire molto in fretta le tappe dell’evoluzione.
C omp uter e high tech
Alla fine del 2004 l’IBM, la grande multinazionale statunitense, ha ceduto
per 1,75 miliardi di dollari tutta la sua attività nel campo dei personal computer a un’azienda statale cinese, la Lenovo.
La IBM, famosa come la Coca Cola o McDonald’s, non ha inventato i
computer ma li ha imposti sul mercato come prodotti di massa, e ora la sua
produzione è in mano a un’azienda statale della Cina. La Lenovo è un’azienda
di Beijing che prima si chiamava Legend: era già il primo produttore della Cina
e di tutto il Pacifico Asiatico. Con questa acquisizione, balza al terzo posto nel
mondo, dopo le americane Dell e Hewlett Packard–Compaq.
La multinazionale cinese ha rilevato 10.000 dipendenti IBM, di cui 4.000
lavoravano già in stabilimenti locali, 2.500 lavorano negli Stati Uniti mentre gli
altri erano impiegati in diversi stabilimenti nel mondo.
La Lenovo ha espressso grandi capacità tecnologiche e di marketing e,
anche dopo il 2002 (anno in cui la Cina è entrata a far parte della WTO), ha retto
magnificamente in patria di fronte alla concorrenza straniera.
Oggi ha il primato assoluto di vendite nel mercato interno (28%). Dell e
HP non raggiungono, insieme, la metà delle sue vendite.
Poco prima di rilevare IBM, la Lenovo ha compiuto un’altra azione strategica triplicando gli investimenti in ricerca e sviluppo. L’Accademia delle
Scienze è tuttora azionista dell’azienda, ma si ricordi che l’esercito e le università in Cina hanno spesso avuto il ruolo di ”incubatori” o venture capitalist sul
modello americano.
La Lenovo ha deciso di mantenere a New York il quartiere generale della
sua nuova attività. Ciò conferma che la campagna di acquisti in Occidente serve
anche a fare un salto di qualità nel management, dove i cinesi ammettono di avere
molti punti da recuperare. Nel caso della IBM non hanno acquisito solo un marchio, ma anche una fetta di classe dirigente e di cultura aziendale americana.
R ic erc a e S v i lup po
Il Governo stanzia attualmente l’1.5% del PIL in ricerca e sviluppo: oltre
a questi investimenti pubblici, che superano il livello medio di molti paesi, un
aiuto non marginale viene fornito dalle industrie americane al settore privato.
Negli ultimi anni i grandi nomi dell’industria tecnologica americana (Microsoft,
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Intel, IBM, Motorola, Bell Labs) hanno creato in Cina centri studio, laboratori
sperimentali, uffici di design e di progettazione assumendo matematici, fisici, ingegneri ecc.30
La Cina ha guadagnato un terreno decisivo nelle tecnologie avanzate come
i laser, la biochimica, i nuovi materiali per semiconduttori e il settore aerospaziale.
Un altro ambito in grande espansione è quello della medicina: a Beijing il
dottor Huang Hungyun applica la sua rivoluzionaria terapia a base di iniezioni di
cellule embrionali. È in piena espansione anche la ricerca medica sulle cellule staminali, che sta sovrastando le punte avanzate della ricerca europea e americana.
A partire dal 2001 la Cina sta destinando grandi investimenti alla biogenetica: 60 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici sulle cellule staminali
hanno mobilitato un esercito di 20.000 ricercatori cinesi, 3.000 istituzioni tra
università, laboratori e società private di biotech. I giganti dell’industria farmaceutica occidentale (Roche, Novartis, Pfizer) hanno, inoltre, aperto nuovi centri di ricerca a Shanghai31.
Come è noto, la Cina è molto attiva sul fronte della ricerca militare, e riesce a coniugarla con le strategie economiche. Ad esempio, ha saputo sfruttare
le ricadute economiche del suo programma missilistico divenendo uno dei
grandi protagonisti del mercato dei satelliti commerciali. Anche in questo settore, quindi, la Cina assomiglia ormai da vicino agli Stati Uniti32.
La Cina ha saputo operare con grande lungimiranza strategica e oggi è la
seconda super- potenza economica a livello mondiale.
Il Paese che una volta era il laboratorio manifatturiero del pianeta, l’esportatore di beni a scarso valore aggiunto oggi è divenuta la terra delle acquisizioni,
la culla delle multinazionali del futuro. Prima di lanciarsi nella campagna acquisti all’estero, i Cinesi si sono lasciati “colonizzare” dalle imprese straniere: il
59% delle esportazioni sono realizzate da gruppi fuori confine. Grazie a quella
colonizzazione i cinesi hanno saputo ora trasformarsi in conquistatori.
We lfa re
Per completare la panoramica economica della Cina è necessario soffermarsi su un fenomeno che potrebbe sfuggire: la società e l’economia cinese
oggi si ispirano al modello americano anche in termini di previdenza sociale e
di politica dell’istruzione (welfare)33.
RAMPINI, p. 105.
RAMPINI, pp. 111-12.
32
RAMPINI, p. 162.
32
RAMPINI, p. 189.
30
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Non esiste infatti un sistema previdenziale pubblico in grado di soddisfare
completamente le esigenze della popolazione. Solo i dipendenti delle grandi
aziende e dello stato godono di una sorta di previdenza collettiva; diversamente
l’unico welfare tradizionalmente presente è rappresentato dalla famiglia.
L’epidemia della Sars del 2003 ha messo a nudo in modo drammatico le
spaventose carenze del sistema di prevenzione e cura, in particolare nelle zone
rurali, dove la spesa pubblica annuale è irrisoria e il 90% degli agricoltori deve
pagare ogni cura di tasca propria. Nell’estate del 2004, il Governo ha promosso
una campagna di assistenza e prevenzione inviando in molte zone rurali del
Paese un migliaio di autobus convertiti in miniambulatori.
Gli 800 milioni di contadini (circa il 60% della popolazione) non godono di
una pensione pubblica, così come i circa 28 milioni di disoccupati ufficiali e gli ulteriori 3 milioni di persone che ogni anno vengono licenziate dalle aziende di Stato.
I giovani manager hanno quindi contribuito allo sviluppo significativo del
mercato privato delle assicurazioni (salute e vita) e dei fondi pensione privati e
individuali.
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3. L’ambiente e lo sviluppo del territorio
3.1 RISORSE IDRICHE
Il Paese possiede solo l’8% delle riserve mondiali di acqua dolce per soddisfare i fabbisogni del 22% dell’intera popolazione del pianeta34 e il nord è praticamente arido. L’inquinamento estremo aggrava il problema di tale penuria
rendendo alcune riserve inutilizzabili. Nel 2004 è stata monitorata la qualità dell’acqua dei sette fiumi principali della Cina e il 58% dei 412 siti osservati è risultato fortemente compromesso dall’inquinamento di origine antropica.
La Cina ha un gran numero di fiumi. Più di 1.500 di questi hanno un bacino di drenaggio di pari a circa 1.000 km ciascuno. I tre maggiori fiumi cinesi,
Huang He, Chang Jiang e Xijiang, che nella parte media e bassa del loro corso intersecano i tre grandi assi orografici della Cina orientale, hanno la loro origine
sull’altopiano tibetano. Lo Huang He percorre il territorio cinese per circa
4.850km prima di sfociare nel Mar Giallo. Il Chang Jiang è il maggiore fiume cinese. Lo Xijiang nasce sull’altopiano dello Yunnan ed ha notevole importanza
dal punto di vista agricolo, dato il clima subtropicale delle regioni irrigate. Fra i
Tratta da: http://www.chinapage.com/map/map.html
34
SoW 2006, p. 49.
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fiumi che scorrono in direzione meridionale ricordiamo il Salween e il Mekong,
che hanno origine entrambi sull’altopiano tibetano. Circa la metà dei fiumi della
Cina, compresi i tre più lunghi Chang Jiang (fiume Azzurro), Huang He (fiume
Giallo) e Xijiang, scorrono da ovest a est e sfociano nei mari cinesi aperti sull’Oceano Pacifico; in minore quantità sfociano nel Mar Glaciale Artico, mentre
altri sono privi di sbocco sul mare e quindi si gettano negli aridi bacini occidentali e settentrionali, dove le acque filtrano nel sottosuolo formando profonde e importanti riserve d’acqua. Le piene dei grandi fiumi portano inondazioni che hanno
sovente conseguenze disastrose sugli insediamenti umani e sulle coltivazioni.
3.2 USO DEL SUOLO
La qualità del suolo dipende fortemente dalla qualità delle acque, con particolare riferimento alle superfici coltivabili. Oggi la Cina è autosufficiente dal
punto di vista alimentare, e dal 1985 non importa più del 6% dei cereali che consuma. È auspicabile che l’autonomia continui, perché oggi, nel mercato mondiale dei cereali come in quello del petrolio, la produzione eccedente non è
garantita come nel XX secolo.
In parte per via dell’incremento demografico del pianeta e in parte per
l’aumento di redditi e del consumo di prodotti animali la domanda di cereali registra da decenni una crescita costante.
Oggi il cittadino cinese medio ne consuma il doppio rispetto al 1980, direttamente o sotto forma di mangimi per gli animali. Anche se nel corso degli
ultimi tempi il consumo ha raggiunto una certa stabilità, la domanda potrebbe
registrare un incremento, in linea con un obiettivo di maggiore prosperità del
Paese che nel 2005 i dirigenti dello Stato hanno esplicitamente annunciato. In
tal caso la Cina avrebbe bisogno di una quantità di cereali pari al 40% della produzione mondiale attuale. Anche il crescente uso di biocombustibili in sostituzione del petrolio potrà provocare pressioni sulla produzione agricola. Non
solo in Cina ma anche nel resto del mondo.
Le tendenze recenti mostrano che sta diventando sempre più difficile ottenere incrementi della produzione di cereali: tra il 1996 e il 2003 la produzione
si è mantenuta su livelli stagnanti, dando origine alla più lunga serie di raccolti
mediocri dal 1960.
La conseguenza è un divario crescente tra produzione agricola e domanda
dei consumatori: tra il 2000 e il 2005 il consumo è aumentato più in fretta rispetto alla produzione. Il Governo ha risposto dando fondo alle riserve, un
tempo molto abbondanti. I segnali di declino e la potenzialità di aumento ra-
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pido della domanda dovrebbero indurre a gestire con oculatezza le risorse dell’agricoltura.
La Cina dovrebbe salvaguardare i terreni coltivabili: le zone adibite a cereali sono esigue rispetto alla popolazione (600 mq, pochissimi se si pensa ai
1900 m2 pro capite degli USA). Dato che le terre coltivabili sono già tutte utilizzate, la superficie pro capite è destinata a ridursi per effetto della crescita demografica e dell’espansione urbana. Nel 2025, se le aree coltivabili non
diminuiscono (ipotesi improbabile) l’area pro capite coltivata a cereali sarà ridotta a 530 mq. È molto probabile che nel futuro la Cina (come anche l’India,
affetta dallo stesso problema) debba rivolgersi al mercato mondiale per soddisfare la domanda interna.
L’altra gravissima minaccia alle superfici coltivabili viene dall’acqua, il cui
sovrasfruttamento mette a repentaglio le produzioni agricole delle pianure della
Cina settentrionale, una regione cruciale per la coltivazione di frumento. In questa zona le falde acquifere sono sfruttate per irrigare il 40% delle coltivazioni
di cereali del Paese. Alcuni studiosi ritengono che in Cina quasi il 30% del calo
della produzione di frumento verificatosi tra il 1997 e il 2005 potrebbe essere
attribuito al rapido impoverimento delle risorse idriche sotterranee nelle aride
province del nord, dove viene prodotto quasi tutto il frumento cinese.
In linea con questa analisi, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati
Uniti ha osservato che le aziende ubicate nelle regioni prive di accesso sicuro
alle falde stanno abbandonando la produzione di frumento, a causa della scarsa
affidabilità delle risorse idriche di superficie.
La competizione per l’acqua è molto forte anche per via della pressione
causata da città e industrie: la quota d’acqua destinata all’agricoltura è diminuita,
passando dal 97% del 1949 al 67% di oggi, e la penuria d’acqua ha già influenzato la produzione. Per esempio, gli agricoltori della vasta regione coltivata di
Hubei tra il 1985-90 e il 1993-2001 hanno assistito al dimezzamento delle riserve idriche della zona, e questo per la regione specifica ha significato una riduzione del 30% dell’area irrigata adibita alle risaie.
Anche l’urbanizzazione sta divorando le terre coltivabili. L’intenzione
della Cina di ampliare il numero e la dimensione delle città per combattere la
povertà rurale finirà per sottrarre terra all’agricoltura, poiché i centri urbani sorgono sugli stessi terreni pianeggianti di fondovalle che sono tanto preziosi per
le coltivazioni agricole.
Dal 1979 (l’anno delle riforme economiche) la Cina perde ogni anno
mezzo milione di ettari, lo 0,33% delle sue superfici coltivabili. Dopo 25 anni
la perdita ammonta ormai a circa il 7% dei terreni agricoli del Paese.
Questi stanno diventando meno produttivi anche a causa dell’erosione o
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della saturazione idrica dei terreni, della desertificazione e di altre forme di degrado. Un approfondito studio del 1997 sul degrado del suolo in Asia ha messo
in luce che il 44% della terra in Cina ha subito una forma di degrado, anche se
talvolta in misura lieve, per opera delle azioni antropiche (soprattutto quelle
condotte sui terreni agricoli). Escludendo dall’analisi le aree poco degradate, la
quota rimanente, e cioè i terreni gravemente danneggiati, ammonta comunque
al 17% del territorio della Cina.
3.3 RISORSE ENERGETICHE
C arb one
Il carbone soddisfa il 65% del consumo di energia della Cina, che è il maggiore produttore e consumatore mondiale. Il Paese nel 2003 ha utilizzato 1,53 miliardi di “tonnellate corte”, il 28% del consumo mondiale. Nel corso degli ultimi
anni, il consumo è aumentato in modo significativo, soprattutto nel 2001-2003, in
controtendenza rispetto al calo che aveva contraddistinto gli anni dal 1997 al 2000.35
La richiesta cinese di carbone cresce insieme allo sviluppo dell’economia.
Alla fine degli anni ‘90 la Cina aveva tentato di chiudere decine di migliaia di miniere di piccole dimensioni, per ragioni di sicurezza ma anche per un eccesso di
produzione. Nel 2002, il Paese produceva carbone in eccesso e cercava di esportarlo in altri mercati asiatici. Negli anni seguenti la produzione è tornata a crescere. e dal 2004 la domanda interna ha causato un declino nelle esportazioni.
Il 70% delle centrali termoelettriche brucia carbone e per scongiurare il
collasso energetico se ne costruiscono di nuove a tappe forzate. Bruciano a carbone gli altiforni per il cemento armato, le acciaierie, gli impianti di riscaldamento anche in megalopoli come Bejing. Il carbone è diventato un sostituto
del petrolio anche nei distributori di carburante per autotrazione.
Ci sono diversi progetti per la costruzione di centrali elettriche alimentate
a carbone con miniera di grandi dimensioni annessa (“coal by wire”).
Sono in corso di realizzazione anche altre migliorie tecnologiche, come la
massificazione del carbone su piccola scala e un condotto speciale per trasportarlo fino al porto di Qingdao. Inoltre, si sta sviluppando la produzione di metano da giacimenti. Nel 2001 hanno investito in questo progetto la BP, la
Chevron Texaco e la Virgin Oil. La Chevron Texaco è il maggiore investitore
estero nel campo del metano.
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http://www.eia.doe.gov/emeu/cabs/china
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Sono in aumento gli investimenti esteri nel settore del carbone, soprattutto nella modernizzazione delle grandi miniere esistenti e nella creazione di
nuove. Le aree che maggiormente attirano gli investitori stranieri riguardano le
eco-tecnologie recentemente introdotte in Cina, come la liquefazione del fossile, la produzione di metano e i progetti di trasporto con condotti “slurry”36.
La Cina ha in animo di aggregare le grandi miniere statali in sette corporazioni.
Inoltre si vorrebbe incrementare l’utilizzo di combustibili liquidi in sostituzione, almeno in parte, del petrolio. Il gruppo Shenhua sta costruendo uno
stabilimento per la liquefazione del carbone nella Mongolia Interna. Questo
progetto dovrebbe iniziare la produzione nel 2008.
Al livello di sostenibilità ambientale, va ricordato che, fra tutti i combustibili, il carbone è di gran lunga il più tossico. Bruciato per riscaldamento domestico, per produrre acciaio o per generare elettricità in una centrale, rilascia
più anidride carbonica del petrolio. Inoltre rilascia nell’atmosfera sostanze tossiche destinate a un follow-up sotto forma di piogge acide: il carbone utilizzato
tal quale per combustibile solido è una delle prima cause dell’effetto serra.
La percentuale del consumo di energia prodotta da tale fossile dovrebbe
passare dal 50% al 55% entro il 2025.37 La crescita dei consumi è parzialmente
dovuta alla produzione di acciaio e di ghisa in prima fusione. L’uso di carbone
per la produzione di energia elettrica dovrebbe aumentare del 3,3% all’anno.
La Cina importa quantità sempre maggiori di carbon coke (Coking coal).
Petrolio
Dal 1993 la Cina è un’importatrice di petrolio, e dunque l’industria petrolifera locale è tesa a soddisfare i bisogni interni. I prezzi dei prodotti petroliferi
sono regolamentati, con variazioni stabilite in base al luogo e al tipo di consumatore. Di recente ci sono state delle pressioni per aumentare i prezzi a causa
dell’aumento del costo del greggio a livello mondiale38. Una serie di incrementi
nei prezzi fissati dal Governo non basta però per rimanere al passo con il mercato mondiale. Ciò ha portato ad un aumento delle esportazioni di alcuni prodotti, soprattutto il gasolio da autotrazione, visto che il divario tra prezzi interni
e prezzi mondiali era accresciuto. L’obiettivo finale è quello di eliminare i prezzi
36
Slurry pipeline: sono condotti che trasportano materiali solidi tramite liquidi (in genere acqua). Alla fine
del condotto il materiale viene disidratato e così il materiale solido è a disposizione. Tuttavia, l'acqua rimossa potrebbe contenere rifiuti pericolosi e questa tecnica dunque può creare dei problemi ambientali.
In questo modo si trasportano careno, ferro, rame e altri materiali.
http://en.wikipedia.org/wiki/Slurry_pipeline
37
Woodrow Wilson International Center for Scholars, Energy in China Factsheet.
38
http://www.eia.doe.gov/emeu/cabs/china.html
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calmierati, ma vista la dipendenza dai carburanti a basso presso di alcune fasce
vulnerabili della popolazione, soprattutto nel settore dell’agricoltura, con ogni
probabilità ci vorranno alcuni anni per realizzarlo.
La produzione interna della Cina, secondo le stime, dovrebbe ridursi a
circa 3,5 milioni di barili al giorno (IEO 2005), esaurendo così le riserve del
Paese in una quindicina d’anni. Per cercare di evitare la dipendenza dalle importazioni, il Governo sta studiando alternative al petrolio incoraggiando le compagnie petrolifere ad acquistare impianti estrattivi in tutto il mondo. Grazie a
tecnologie avanzate e a un buon livello di preparazione degli operatori, la Cina
è riuscita ad accrescere la produzione di greggio dai suoi piccoli giacimenti
esteri. Però il Paese ha fatto relativamente poco per organizzare scambi e cooperazione a livello energetico nell’Asia nordorientale, nonostante la vicinanza
geografica di due paesi come il Giappone e la Corea, anch’essi grandi importatori di petrolio e della Russia, grande esportatrice.
China's Oil Production and Consumption, 1986-2006*
8.000
Consumption
7.000
6.000
Net Imports
5.000
4.000
3.000
Production
2.000
1.000
Thousand
Barrels Per Day
0
1986
1988
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
Year
Source: EIA International Petroleum Monthly
Tratto da: http://www.eia.doe.gov/emeu/cabs/china.html
C omp agni e p et rol if ere c in es i n azi on al i:
*2006 is Jan-Aug only
China National Offshore Oil Corporation (CNOOC): avvia la sua attività nel
1982. La sua area di produzione più estesa è nella Baia di Boahi. Tra i suoi partner principali ci sono la Chevron Corp., la Conoco Philips e la Devon Energy
Corp. È stata la prima delle compagnie nazionali a intraprendere operazioni per
la produzione di LNG (liquefied natural gas).
China Petrochemical Corp. (Sinopec) fondata nel 1983. Alla fine degli anni
Novanta, il gruppo Sinopec possedeva più del 90% delle raffinerie della Cina.
Il Sinopec Group ha creato la Sinopec Corp., diventando il maggior produttore
e distributore di prodotti petroliferi del Paese. I suoi maggiori impianti si trovano in Africa.
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PetroChina: fondata nel 2000, è la società accessoria di CNPC, fondata
nel 1988, che è la maggiore produttrice di petrolio e di benzina del Paese. Nel
2004 la sua produzione all’estero è stata di 7,68 milioni di barili. La società è di
proprietà della West-Easy Pipeline. Gran parte dei giacimenti di petrolio cinesi
(circa l’85%) sono situati sulla terraferma. Solo uno, quello di Daqing nella Cina
settentrionale, contribuisce alla produzione cinese con 900.000 barili al giorno,
per totale di greggio pari a circa 3,6 milioni di barili/giorno. Daqing (inaugurato
nel 1963), è un giacimento ormai obsoleto la cui produzione è diminuita di circa
il 5% nel 2004. Il secondo posto nella produzione spetta a Liaohe, nella Cina
nordorientale: qui la CNPC ha fatto contratti con diverse ditte straniere per ottimizzare l’estrazione e prolungare la produttività del giacimento.
Nell’aprile del 2004 le autorità cinesi hanno annunciato nuove scoperte di
giacimenti nell’area di Shengli, già in corso di sfruttamento: questo dovrebbe aumentare la produzione della zona. Gli obiettivi del Governo sono di stabilizzare
la produzione delle regioni orientali ai livelli attuali, quella dei nuovi giacimenti
a occidente (non si tratta di operazione facile, viste le enormi distanze) e di sviluppare l’estrazione di petrolio in mare.
Le esplorazioni marine si sono concentrate nella zona del mare di Boahi,
a est di Tianjin, dove si pensa esista una riserva petrolifera di più di 1,5 miliardi
di barili e nel delta del Fiume delle Perle.39
Poiché la Cina sa di dover contare sempre più sulle importazioni di petrolio, ha acquisito interessi nell’esplorazione e produzione all’estero. La CNPC
ha acquistato concessioni nell’Azerbaijan, in Canada, nel Kazakistan, in Venezuela, in Sudan, in Indonesia, in Iraq e in Iran. La Sinopec ha un contratto per
sviluppare il giacimento di petrolio di Yadaravan in Iran: questo giacimento potrebbe produrre 300.000 barili al giorno.
Nel maggio del 2005 la Sinopec ha anche acquisito uno share del 40% nel
progetto Northern lights oil sands in Canada, che dovrebbe produrre circa
100.000 barili al giorno entro il 2010.
Nonostante gli sforzi fatti per diversificare le fonti di approvvigionamento, gran parte delle importazioni proviene dal medio Oriente: l’Arabia Saudita da sola ha fornito il 17% dell’importazione nel primo quarto del 2005.
Il Paese su cui la Cina ha puntato di più è il Canada: Beijing e Ottawa
hanno raggiunto un accordo che offre alla Cina un accesso senza precedenti alle
riserve energetiche canadesi. Altro obiettivo è la Russia.
Il presidente Putin ha autorizzato la China Petroleum Corporation ad ac39
Per una mappatura più chiara dei nuovi giacimenti trovati si veda:
http://www.eia.doe.gov/emeu/cabs/china.html, p. 4.
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ENERGY OVERVIEW - SCHEDA ENERGIA
Riserve di petrolio certe (2005)
18,3 miliardi di barili
Produzione di petrolio (2004)
3,62 milioni di barili al giorno, di cui 3,49 milioni
di b/g greggio
Consumo di petrolio (2004)
6,53 milioni di barili al giorno
Importazioni nette di petrolio (2004)
2,91 milioni di barili al giorno
Capacità raffinazione di greggio (1/1/05)
4,65 milioni di barili al giorno
Riserve di gas naturale (1/1/05)
53,3 Trillion cubic feet (Tcf)
Produzione di gas naturale (2oo33)
1,21 Tcf
Consumo di gas naturale (2003)
1,21 Tcf
Riserve di carbone (2003)
126,6 miliardi di short ton
Produzione di petrolio (2003)
1,63 miliardi di short ton
Consumo di carbone
1,53 miliardi di short ton
Capacità di produzionegenerazione di energia 338 GW (253 GW termica, 83 GW idroelettrico,
elettrica (1/1/03)
2 GW nucleare)
Generazione di elettricità
NB: I dati non includono Hong Kong.
1807 miliardi di kilowattora (1.484 termica convenzionale, 279 idroelettrico, 42 nucleare)
quistare una partecipazione nella Yuganskneftegaz, il gigante petrolifero della
Siberia, che da solo estrae la stessa quantità di greggio prodotto in Indonesia.
E poi c’è l’Africa: la Cina ha acquistato giacimenti in Sudan, si è garantita diritti
di estrazione in Gabon e in Angola.
In Sudafrica ha formato una joint venture per la liquefazione del carbone,
mentre in Sudamerica gli investimenti cinesi hanno raggiunto la soglia dei 4,6
miliardi di dollari. Sinopec e Petrochina sono presenti in Argentina, Venezuela
ed Ecuador.
La classe dirigente cinese, abituata a guidare imprese statali, sta ora tentando la carta della grande imprenditoria e finanza internazionale per soddisfare il suo immane bisogno di risorse. In questo ambito delicatissimo risorse,
economia, strategie politiche e globalizzazione si intrecciano fino a diventare
una rete quasi indissolubile.
Le maggiori raffinerie sono (aggiornamento al 1/1/05): Zhenhai (344.722
barili al giorno), Maoming (273.750 barili al giorno), Gaoqiao (219.000 barili al
giorno), Jinling (212.917 barili al giorno), Qilu (212.917 barili al giorno), Fushun
(184.800 barili al giorno), Yanshan (162.222 barili al giorno), Dalian (142.600 barili al giorno).
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G as N a t ur a le40
Al momento il gas naturale rappresenta solo circa il 3% del consumo totale di energia in Cina. Si calcola, comunque, che tale consumo dovrebbe aumentare di circa il 7,8% all’anno fino al 2025. Per il riscaldamento domestico,
si prevede che i consumi raddoppieranno entro il 2010.
Il consumo di gas naturale ammontava a 1,3 quadrilioni di BTU nel 2002
e dovrebbe arrivare a 3,1 quadrilioni di BTU entro il 2010 (IEO 2005).
Il completamento del Gasdotto West-East (West – East Pipeline) del 2004
dovrebbe fornire il gas naturale agli abitanti (settore residenziale) nella Cina
orientale. Il gasdotto non è ancora operativo al 100% perché le centrali elettriche a cui fornirà energia non sono ancora ultimate41.
E n e r g i a n u c l e a r e 42
Fra le varie fonti energetiche utilizzate, è la meno significativa. Tuttavia,
a causa delle necessità di ridurre l’inquinamento atmosferico, si pensa che tale
produzione aumenterà da 0,2 quadrilioni di BTU del 2002 a 9,9 quadrilioni di
BTU entro il 2025 (IEO 2005).
La Cina contribuirà forse, con 24 GW, al totale di 55 GW che saranno
prodotti dai paesi emergenti dell’Asia (IEO 2005).
3.3.1 ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA43
Il Governo cinese è al lavoro per migliorare l’efficienza energetica e introdurre la produzione di energia da fonti rinnovabili:
• Il consumo totale di energia rinnovabile è stato pari a 3,1 quadrilioni di Btu
nel 2002 e dovrebbe salire a 5,2 quadirlioni di Btu entro il 2010 (IEO).
• Il Governo di Shanghai ha lanciato il Green Pricing Program per finanziare l’energia eolica. Quindici grandi imprese si sono impegnate a utilizzare per metà del loro fabbisogno un nuovo stabilimento per la
produzione di energia eolica e di pagarla $6,5 a kilowattora.
• La Legge sull’energia rinnovabile approvata dal Congresso Nazionale
del Popolo nel marzo 2005 stabilisce che entro il 2020 il 10% dell’energia cinese debba provenire da risorse rinnovabili, e che quella quantità
corrisponda ad almeno 120 GW.
Energy in China Fact Sheet, Woodrow Wilson International Center for Scholars.
Si ricorda che i dati si riferiscono al 2005. Per maggiori dati sul gasdotto, si veda
http://www.china.org.cn/english/features/Gas-Pipeline/37313.htm .
42
Ibid.
43
Link utili per maggiori informazioni sull'energia: Beijing Energy Efficiency Center: www.beconchina.org;
Energy Information Administration: www.eia.doe.gov; National Renewable Energy Laboratory:
www.nrel.gov; Energy Foundation: www.ef.org.
40
41
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• Dall’aprile 2005 si stanno adottando politiche relative ai prezzi dell’energia per renderli più vicini al costo effettivo. Queste strategie hanno lo
scopo di incoraggiare un uso più efficiente dell’energia.
• L’Undicesimo Piano Quinquennale punta alla produzione di 42 GW aggiuntivi di energia idroelettrica entro il 2010.
• La produzione di energia eolica era di 567 MW nel 2005 e si calcola che
passi a 20 GW entro il 2020.
3.3.2 CARENZE DA SUPERARE NELLO SVILUPPO ENERGETICO DELLA
CINA44
Mancanza di infrastrutture di trasporto energetico che raggiungano i consumatori. La Chinese State Grid Corporation ritiene che siano necessari 10 miliardi di dollari USA all’anno per potenziare e migliorare tale rete.
Mancanza di trasparenza nei prezzi e nelle regolamentazioni del sistema
di erogazione di energia che incoraggia gli sprechi e impedisce lo sviluppo di
nuove o efficienti tecnologie. Per esempio, il prezzo della benzina è salito a
$1.73 dollari al gallone e questo non rispecchia le reali quotazioni di mercato.
Mancanza di una regolamentazione centrale sulle giurisdizioni locali per
lo sviluppo energetico.
Tensione tra il bisogno delle forze di mercato di avere un ruolo più significativo nell’allocazione delle risorse e il desiderio del Governo di proteggere le
imprese statali.
Nell’Asia orientale, il nazionalismo economico frena la creazione di network transfrontalieri, di esplorazioni comuni e la produzione in aree contese.
I problemi ambientali della Cina sono di proporzioni gigantesche.
Il Paese è minacciato da:
• inquinamento dell’aria nelle città,
• piogge acide,
• carenze di acqua potabile,
• inquinamento delle falde a causa di reflui non trattati e rifiuti mal gestiti,
• deforestazione,
• erosione del suolo e desertificazione45.
Altra causa di serie preoccupazioni è il fatto che ormai i danni all’ambiente provocati dalla Cina non sono più unicamente limitati al suo territorio.
La Cina ha sottoscritto il Protocollo di Kyoto, ma non ha ancora alcun obbligo
di controllare le emissioni di gas ad effetto serra e sta continuando a costruire
44
45
Energy in China Fact Sheet, Woodrow Wilson International Center for Scholars.
http://www.eia.doe.gov/emeu/cabs/china.html, p. 11.
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decine di centrali elettriche alimentate a carbone. L’enorme domanda interna di
soia contribuisce, inotre, alla deforestazione equatoriale riducendo ulteriormente le capacità di abbattimento dei gas nocivi per l’atmosfera.
La Cina è la più grande produttrice di ODS (Ozone Depleting Substances) a livello mondiale. Dal 1993 la World Bank partecipa al più grande programma di ODS Phase Out fondato dal Protocollo di Montreal.
Grazie a questo aiuto, la Cina ha abbattuto circa 112.000 tonnellate potenziali di ODS nei settori produzione e consumo, attraverso 4 progetti supportati dalla WB. Tra gli 88 sottoprogetti finanziati, ne sono stati completati 77
e i rimanenti saranno terminati nel 200546.
Il 7 giugno del 2005 le accademie nazionali delle scienze del G8, insieme
a Brasile, Cina e India (tre delle più grandi produttrici di gas a effetto serra)
hanno siglato una dichiarazione sulla risposta globale al cambiamento del
clima. Il documento ribadiva che la conoscenza scientifica relativa al cambiamento climatico giustificava una immediata presa di posizione delle nazioni
partecipanti.
Le regioni del Pacifico e dell’Asia Orientale sono tra le più varie del
mondo in termini di cambiamento del clima. Si tratta di zone ancora in prevalenza rurali, e dunque le prime a dover subire l’impatto di un aumento del
livello del mare.
Gli effetti di tale mutamento sarebbero avvertiti in modo più drammatico dai poveri di queste regioni, perché avrebbero un impatto sensibile su agricoltura, forestazione e pesca.
Anche se si tratta di un tema controverso, non vi sono dubbi sul fatto che
il clima della terra si stia riscaldando e che le attività umane siano responsabili
di questo mutamento. Stando all’andamento attuale della crescita delle emissioni di anidride carbonica, le temperature globali dovrebbero aumentare di
1,4 –5,8 gradi centigradi entro il 2100.
Cambiamenti di temperatura di questa entità avrebbero di sicuro conseguenze sul livello del mare, sulle precipitazioni, sulle forniture di acqua, sugli
ecosistemi e sullo sviluppo umano in generale. Una maggiore variabilità del
clima potrebbe causare inotre un aumento di eventi metereologici straordinari
e di sciagure causate da condizioni eccezionali.
44
Dal sito della World Bank, Banca Mondiale.
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3.4 LA NORMATIVA AMBIENTALE
Prima di esaminare la normativa ambientale è necessario considerare brevemente quali istituzioni in Cina sono delegate alla sua gestione.
Naturalmente è il Governo, attraverso i Piani Quinquennali, che stabilisce le strategie da adottare.
Vi è poi un’agenzia a esso strettamente collegata che si chiama SEPA
(State Environmental Protection Administration), il cui sito web è:
http://www.zhb.gov.cn/english/.
Il Governo cinese ha deciso di affrontare con forza la devastazione ambientale della Cina: città come Beijing, Shanghai, Chongqing e Guanzhou sono
quotidianamente ricoperte da una coltre di polvere tossica, aggravata, nel caso
di Beijing, anche dalle tempeste di sabbia dovute alla desertificazione, che elimina le barriere contro i venti provenienti dal deserto. Nel 2004 uno studio
della Croce Rossa ha rivelato che il 75% degli abitanti delle grandi città cinesi
soffre di patologie legate al traffico e all’inquinamento atmosferico. In una zona
della capitale, nota come la Silicon Valley di Beijing, si muore in media a 53
anni, a fronte della media nazionale che arriva ai 72 anni.
I danni alla salute dell’uomo sono accompagnati da danni economici: le
piogge acide costano 13 miliardi di dollari all’anno sulla salute, sull’agricoltura
e sulle foreste. L’insieme delle devastazioni ambientali distrugge 170 miliardi
di dollari all’anno, pari al 12% del PIL cinese.
L’unidicesimo piano quinquennale (2006-2010) in fase di applicazione dà
grande importanza al come risolvere i gravi problemi ambientali, come sottolinea anche l’agenzia di stampa di Stato Xinhua. Inoltre, nel giugno del 2006 lo
State Council Information Office (Ufficio informazioni del Consiglio di Stato)
ha pubblicato un Libro Bianco sullo stato dell’ambiente, che illustra gli sforzi
imponenti fatti dal Governo in questo settore negli ultimi dieci anni (l’articolo
di Xinhua è disponibile sul sito http://www.sepa.gov.cn/english/chanel-1/detail-1.php3?chanel=1&column=a&id=12840). Invece, l’intero testo del Libro
Bianco è disponibile all’indirizzo:
http://www.china.org.cn/english/2006/Jun/170355.htm.
Il documento sottolinea come la situazione ambientale sia ancora grave
e come i problemi ambientali causati nei paesi industrializzati da uno sviluppo
antropico durato cento anni, in Cina siano invece sorti contemporaneamente e
a ritmo vertiginoso.
Si evince che il conflitto tra sviluppo e ambiente sta diventando sempre più
drammatico: la scarsità di risorse, un equilibrio ecologico fragile e le insufficienti
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misure di protezione ambientali stanno ostacolando lo sviluppo. Per questo il
Governo ha posto la protezione ambientale al centro delle strategie nazionali.
Grazie a queste azioni, anche se il consumo di risorse e la presenza di
agenti inquinanti continuano ad aumentare, la tendenza verso l’inquinamento
ambientale e la distruzione degli ecosistemi sta rallentando.
Il controllo dei livelli di inquinamento in alcuni fiumi ha dato risultati positivi, la qualità ambientale di alcune città e regioni è migliorata, il livello di emissioni inquinanti industriali è in calo e il livello di sensibilizzazione sull’importanza
della tutela ambientale ha fatto passi in avanti.
Il Libro Bianco cita i successi della Cina nel campo della normativa ambientale, nella prevenzione, nel controllo dell’inquinamento industriale, nel controllo dell’inquinamento in aree urbane, nella valutazione preventiva dell’impatto
ambientale e nel supporto che la cooperazione internazionale può apportare.
Dal 1996 lo Stato ha emanato una serie di leggi molto importanti sulla protezione ambientale, come quelle per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento
dell’acqua dolce, per la protezione dell’ambiente marino, per la prevenzione e il
controllo dell’inquinamento dell’aria e per le valutazioni di impatto ambientale.
Il Consiglio di Stato ha, a tal fine, emanato 50 regolamenti amministrativi
per rafforzare la protezione ambientale.
I Dipartimenti del Consiglio di Stato del settore, le Assemblee e i Governi del Popolo locali hanno promulgato oltre 660 norme centrali e locali per
implementare le leggi nazionali e i regolamenti amministrativi in merito.
Per tre anni consecutivi lo Stato ha promosso delle campagne speciali per
la sostenibilità, al fine di regolamentare le imprese e sensibilizzare gli imprenditori riguardo alla protezione e alla salute delle persone.
Tali azioni di sensibilizzazione si sono occupate di circa 75.000 casi di
violazione della normativa ambientale e 16.000 imprese sono state chiuse per
aver violato le norme ambientali. Oltre 10.000 avvisi di garanzia sono stati
emessi contro chi inquinava l’ambiente, utilizzando il principio occidentale secondo il quale “chi inquina paga”.
Nel 1998 il Governo ha trasformato il SEPA in Ministero per la Protezione Ambientale (che ha questo nuovo nome a partire dallo stesso anno).
Oggi esistono 3.226 dipartimenti amministrativi di protezione ambientale, 167.000 persone sono occupate nel settore (monitoraggi, ricerca scientifica,
informazione e formazione). Esistono 3.854 organi di supervisione e di controllo, con oltre 50.000 addetti. Il Libro Bianco sottolinea che la prevenzione e
il controllo dell’inquinamento industriale è il punto focale della strategia di sostenibilità dello sviluppo in Cina.
Le condizioni dell’ambiente hanno cominciato a dare segni di migliora-
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mento dopo un lungo periodo di sforzi. Sempre secondo le statistiche, le aree
soggette a riforestazione ammontano a più di 6,67 milioni di ettari all’anno a
partire dal 2002. Oggi, la superficia nazionale a foreste ammonta a 175 mlioni
di ettari, mentre la copertura di foreste è il 18,2 per cento.
Alla fine del 2005 c’erano 2.349 riserve naturali di vario tipo e livello in
Cina, che ricoprivano 1,5 milioni di chilometri quadrati e occupavano circa il
15% del territorio del Paese, afferma il Libro Bianco.
Nell’ultimo decennio si è assistito al più grande aumento degli investimenti della Cina per la protezione ambientale. Un sistema finanziario pluralistico basato sull’appoggio del Governo ha cominciato a prendere forma, dopo
anni di sforzi.
Tra il 1996 e il 2004 l’investimento della Cina per il controllo dell’inquinamento industriale ha raggiunto i 952,27 miliardi di yuan (= 119 miliardi di dollari USA), cioè l’1% del PIL di quel periodo. Nel 2006 le spese in tale ambito
sono state stabilite formalmente nel budget finanziario dello Stato, prosegue il
Libro Bianco.
Il documento sottolinea l’importanza della VIA (Valutazione di Impatto
ambientale, EIA in inglese, che sta per Environmental Impact Assessment)
come misura preventiva per ridurre il rischio di inquinamento industriale e
quello per gli ecosistemi.
Alla fine del 2004, la Cina contava 11.623 società, ognuna con un profitto
di più di 2 milioni di yuan (= 250.000 dollari USA) impegnate nel settore della
protezione ambientale, con più di 1.595 milioni di lavoratori.
Inoltre, il Libro Bianco sottolinea come il Governo cinese stia cercando
di accrescere la partecipazione pubblica nel campo della protezione ambientale. Esistono più di 1.000 ONG ambientali in Cina.
Ad oggi la Cina ha ratificato più di 50 convenzioni internazionali che concernono la protezione ambientale e si è impegnata nell’implementazione di
norme derivanti da questi accordi. Si ricordano la Convenzione sul Clima della
Nazioni Unite e il Protocollo di Kyoto, il Procollo di Montreal sulle sostanze
che impoveriscono lo strato di ozono e la Convenzione sulla diversità biologica.
Tuttavia, il Governo è cosciente della gravità della situazione ambientale,
che permane. In alcune regioni, l’inquinamento ambientale e il deterioramento
degli ecosistemi sono ancora molto gravi. Il rilascio di agenti inquinanti ha superato le capacità di reazione dell’ambiente.
Nell’undicesimo Piano Quinquennale per lo Sviluppo Economico e Sociale, la Cina ha delineato con chiarezza i suoi obiettivi principali per la sostenibilità nei prossimi 5 anni. Entro il 2010, pur mantenendo costante il tasso di
crescita, il governo vuole migliorare la qualità ambientale di regioni e città stra-
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tegiche e mettere sotto controllo la tendenza al deterioramento dell’ambiente.
L’Undicesimo Programma Quinquennale mira anche a un calo del 20%
del consumo di energia per unità di PIL. L’obiettivo è una riduzione totale del
10% dei principali agenti inquinanti e un aumento del tasso di riforestazione dal
18,2 al 20%.
Anche il decimo Piano Quinquennale47 era decisamente orientato alla
protezione dell’ambiente: gli investimenti destinati ammontavano a 85 miliardi
di dollari e sono stati rispettati.
Tra gli obiettivi ambiziosi del piano ricordiamo: il raggiungimento del
50% di trattamento delle acque reflue urbane, l’espansione delle riserve naturali e un aumento dell’utilizzo di gas naturale.
Inoltre, erano previsti notevoli investimenti per il ripristino di laghi e fiumi
di cruciale importanza, per installare impianti di trattamento delle acque reflue,
dei rifiuti tossici e per una massiccia campagna di riforestazione in tutto il Paese.
È indicativo anche il nuovo slogan adottato dal Partito Comunista Cinese
per la campagna nazionale: “Costruire una socieà armoniosa”. Questo tema
pone come priorità il rafforzamento della democrazia e della legalità in un quadro di protezione di equità e giustizia. Viene attribuita un’enorme importanza
non solo all’ambiente, ma anche alla partecipazione della società civile (in particolare al confronto sulle problematiche ambientali).
Mentre la prima legge sulla protezione ambientale, che risale al 1979, garantiva in modo molto vago il diritto a influenzare l’elaborazione e l’attuazione
delle politiche ambientali, la recente abrogazione delle vecchie leggi e le nuove
normative hanno fornito ai cinesi più duttili strumenti per incidere sulla prevenzione dell’inquinamento e sulla gestione delle risorse naturali. Di particolare
importanza è la legge sulla Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), emanata
nel 2003. Il testo precedente riguardava solo l’edilizia, mentre il nuovo estende
l’obbligo di valutazione ai progetti e ai finanziamenti delle infrastrutture. Inoltre i report sull’impatto ambientale devono essere pubblicati e resi disponibili.
Le nuove leggi ambientali hanno permesso al SEPA di intervenire con
vigore sul tema.
Il Governo ha emanato leggi per la protezione dell’acqua, per la gestione
dei rifiuti, e per l’utilizzo di energia rinnovabile. Quest’ultima è stata approvata
nel febbraio 2005 dal Congresso Nazionale del Popolo ed è in vigore dal 2006.
Attingendo alle politiche di successo di altri Paesi, come la Germania e la California, la nuova legge sull’energia offre buone possibilità di sviluppare energia
47
SoW 2006, p. 273.
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eolica, biocarburanti e altre nuove soluzioni energetiche. Il Paese ha già sperimentato con successo l’uso di piccole turbine a vento, di generatori di energia
idroelettrica e di centrali a biogas per la produzione di energia nelle zone rurali
più remote. Recentemente ha raggiunto il primato mondiale nel mercato degli
impianti solari per la produzione di acqua calda negli edifici residenziali, raggiungendo il 75% della capacità mondiale, servendo 35 milioni di edifici e fornendo
il 10% dell’acqua calda consumata nel Paese.
Il SEPA ha formulato un corpus di leggi abbastanza esauriente, ma gravi
problemi istituzionali impediscono una gestione efficace delle risorse idriche
(dei fiumi in particolare).
Un problema centrale della gestione della quantità delle acque è la mancanza di un sistema chiaro di proprietà, visto che tale risorsa appartiene allo
Stato e di conseguenza è sempre stata trattata come una risorsa libera.
Un altro grave problema è costituito dalla competizione tra diverse autorità per il controllo delle risorse idriche (che spesso, non a torto, viene definita
il drago dalle molte teste, Duo Longtuo). I contendenti principali nella battaglia per il controllo delle acqua sono il Ministero per le Risorse Idriche (Ministry of Water Resources, MWR) e il SEPA, responsabile del controllo
dell’inquinamento delle acque. Anche i Ministeri delle costruzioni, dell’agricoltura e l’Ufficio pesca accampano diritti su vari aspetti della gestione idrica.
L’MWR ha il maggiore potere decisionale sulla quantità dell’acqua e sulla gestione dei bacini fluviali. Vale la pena notare che, mentre il sistema politico cinese si è decentralizzato nel corso degli ultimi 25 anni, per le acque il Governo
ha mantenuto un controllo centrale dei corsi d’acqua sotto l’egida del MWR e
delle sue sette commissioni.
La prima Legge Idrica Nazionale è stata promulgata nel 1988: questa tentava di mettere ordine nelle competenze per la sua gestione, di creare le premesse per la costituzione di Istituti per la conservazione dell’acqua e di definire
meglio i diritti (proprietà) sulla stessa. Per esempio, la legge imponeva:
• Aumento delle tariffe sull’acqua;
• Sistema di permessi per l’uso sia in campo industriale che urbano ed
agricolo;
• Schema per dividere i diritti sull’acqua tra province in difficoltà idrica.
I governi locali hanno ostacolato in ogni modo le riforme di tariffe e permessi, da molto tempo necessarie, per paura che limitare l’uso dell’acqua avesse
conseguenze negative sull’economia. Però di recente un numero sempre maggiore
di città ha cominciato ad aumentare le tariffe e a installare più contatori. Tuttavia,
quando le città si ritrovano a corto di acqua, invece di applicare le strategie di conservazione (tariffe, permessi, etc.), preferiscono servirsi di ulteriori risorse.
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A livello locale è invalsa una strategia positiva, e cioè la creazione di Uffici per le risorse idriche. Questo nuovo tipo di istituzione riunisce i locali uffici dell’ambiente, dell’acqua e delle costruzioni per gestire insieme le risorse.
A metà degli anni ‘90, dopo molte pressioni e sforzi da parte dell’MWR,
sono stati concessi i permessi per l’accesso all’acqua in molte regioni, ma le
quantità permesse non stimolavano la loro conservazione e non venivano fatte
rispettare. Anche lo schema per l’allocazione dell’acqua non ha avuto molto
successo perché l’MWR e i governi provinciali non hanno creato organismi di
controllo, e le organizzazioni Bacini Fluviali non avevano i poteri e l’abilità sufficienti per coordinare e monitorare le allocazioni di quote.
L’emendamento della Legge idrica, promulgato nel 2002, ha cercato di rimediare alcuni dei punti deboli della legge precedente e di fare qualcosa per la
crescente scarsità di risorse, dando alle RBC (River Basin Commissions) il compito di stabilire le quote di acqua tra tutte le province di ogni Bacino fluviale,
sulla base di una strategia di controllo delle quantità in totale. Un sistema di quote
rispettato ha lo scopo di spingere i governi locali a monitorare e far rispettare i
permessi relativi al suo uso e di dare la priorità alla sua preservazione. Gestire
schemi di quote che valgano per un intero bacino è operazione difficile a livello
logistico e politico, e per questa ragione tra le 7 più grandi commissioni solo la
più grande e la più potente, la Yellow River Conservancy Commission (YRCC)
ha formulato e implementato uno schema di quote in modo soddisfacente.
Per quanto riguarda la gestione della Qualità delle acque, una Legge di
prevenzione è stata promulgata nel 1984 e modificata nel 1999. Questa legge
stabilisce che gli Uffici di protezione ambientale (EPB, Environmental Protection Bureaus) a ogni livello di Governo hanno il potere di gestire ed effettuare
ispezioni con lo scopo di prevenire l’inquinamento. Anche se hanno l’autorità
legale per regolare l’inquinamento, gli Uffici di protezione ambientale sono stati
ostacolati dal protezionismo locale delle industrie. Il Congresso Nazionale del
Popolo dovrebbe portare a termine le revisioni sulla WPPL entro il 2006 aggiungendo regole per rafforzare l’applicazione delle leggi e per chiarire le responsabilità in termini di regolamentazione dell’inquinamento delle acque.
3.5 PROGRESSO TECNOLOGICO
Per mantenere la competitività le industrie devono sempre più investire
in tecnologie innovative. Una delle conseguenze ambientali più significative di
questo trend è stato un miglioramento nell’efficienza dell’uso delle risorse.
In alcune aree, particolarmente nella Cina settentrionale, la scarsità di
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acqua sta portando a prezzi più alti e sta aumentando l’interesse delle imprese
per tecnologie che ne riducano il consumo e per altre strategie di produzione
pulita (CP, Clean Production).
Nel passato le regolamentazioni sull’inquinamento erano riservate alle
grandi imprese sulle quali era possibile esercitare un certo tipo di controllo. La
stessa cosa non valeva per le TVIE, sulle quali sono stati fatti controlli a tappeto a partire dal 1996-97, che hanno avuto successo nel limitare le emissioni
di questo settore.
Tuttavia, il risultato è stato ottenuto con una serie di misure extra-amministrative (p. es, la campagna per chiudere 15 tipi di piccola impresa), che rischiano di creare problemi sociali e che non sono adeguate per strategie
prolungate nel tempo.
La sfida più grande del futuro è rafforzare l’applicazione della normativa
esistente, per ottimizzare i benefici che possono essere ricavati dalle leggi. È
necessario anche impegnarsi sul fronte di approcci supplementari, come incentivi economici e partecipazione pubblica.
La Cina è il più grande produttore e consumatore di carbone, ma ora sta
cercando di utilizzare sempre più l’energia idroelettrica. In questo campo gli investimenti sono stati eccezionali, si pensi per esempio alla Diga delle Tre Gole,
costata fino ad oggi 25 miliardi di dollari. La colossale opera dovrebbe essere
operativa al 100% alla fine del 2009.
Nel 2005 la Cina ha investito 6 miliardi di dollari in energie pulite (a fronte
dei 10 milioni investiti da USA e UE). La maggior parte di questi investimenti
puntava su piccoli impianti idroelettrici e sul solare termico. La legge per le
energie rinnovabili è entrata in vigore in Cina all’inizio del 2006.
Secondo i dati raccolti dalla World Bank, l’economia incurante dell’ambiente ha prodotto danni profondi, che possono costare al Paese l’8-10% del
PIL annuale, in spese mediche, in danni all’agricoltura e in danni alla fauna marina. Infatti, più del 60% delle acque della Cina sono inquinate da liquidi tossici, scarichi industriali, sostanze chimiche.
Lo Stato ha varato delle leggi anti-inquinamento, ma la spinta alla crescita
economica, l’uso di carbone per il fabbisogno energetico, la mancanza di adeguati controlli e la scarsa sensibilizzazione da parte degli imprenditori, hanno
fatto del problema inquinamento un’emergenza nazionale e internazionale.
Per ovviare ai problemi ambientali e al rischio che la Cina monopolizzi le
risorse mondiali di petrolio e di minerali, la prossima ANP (Assemblea Nazionale del Popolo) vuole introdurre nella programmazione economica il concetto
di PIL verde, capace di misurare la crescita tenendo conto degli impatti ambientali e dell’uso efficiente dell’energia.
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È prevista anche la transizione verso un modello economico di “Innovazione”, grazie al finanziamento della ricerca scientifica e tecnologica. Oggi la
Cina investe solo l’1,23% del PIL nella ricerca e nell’innovazione, a fronte del
2,7% degli Stati Uniti e del 3,3% del Giappone.
Secondo gli esperti, queste azioni dovrebbero anche ridurre molte tensioni sociali.
Il Governo cinese, per stare al passo con la crescita economica, ha in progetto la costruzione di 100-150 nuove città. Sono dunque necessarie politiche
precise di costruzione e di impostazione delle infrastrutture utili a questi nuovi
insediamenti in modo che rispettino l’ambiente e non contribuiscano ad aggravare ulteriormente la situazione.48
La gestione ambientale nelle città e nelle municipalità in espansione rimane una grande sfida: l’inquinamento in questi nuclei urbani più ridotti non è
monitorato in modo adeguato e i loro piani di sviluppo contengono solo misure limitate per contrastarlo.
3.6 ANALISI DEI RISCHI AMBIENTALI CONNESSI
ALLA INDUSTRIALIZZAZIONE DEL TERRITORIO
Il rapido sviluppo industriale ha causato gravi problemi di inquinamento:
stando a un rapporto della WHO (World Health Organization, Organizzazione
mondiale per la sanità)49 sono cinesi sette tra le dieci città più inquinate del mondo.
L’industria è cresciuta a scapito dell’agricoltura, penalizzata anche dalla
desertificazione, dall’utilizzo non efficiente dell’acqua e dall’inquinamento.
Su 791,4 milioni di lavoratori (stima 2005, CIA WFB) il 49% è occupato
nell’agricoltura, il 22% nell’industria e il 29% nei servizi (stima 2003).
Lo squilibrio sempre più grande tra aree rurali e aree urbane significa che la
disparità di guadagni è sempre maggiore e che il dato di disoccupazione del 4,2%
per le aree urbane (stima 2004) cresce in maniera esponenziale nelle aree rurali.
Basta dare un’occhiata alla cifre per avere un’idea sia pur vaga dei grandi
cambiamenti avvenuti in questo Paese nel corso degli ultimi 20 anni.
La percentuale di crescita dovuta all’agricoltura nel 1984 era 32 %: nel
2004 è scesa al 15,2 %. Per contro, l’industria è passata dal 43,3% del 1984 al
52,9% del 2004.
La notzie della prevista costruzione delle nuove città è stata data nel corso del Convegno organizzato il
17 luglio di quest'anno dalla Regione Emilia-Romagna.
49
http://www.eia.doe.gov.emeu/cabs/china.html, p. 10.
48
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Una pubblicazione della World Bank del 2001, China: Air, Land and water,
permette di farsi un’idea più chiara del modo in cui funziona la macchina industriale della Cina. Innanzitutto, va ricordato che il PIL della Cina, dal 1978 al
1998, è cresciuto a un tasso annuale di circa il 9,6%, tasso quattro volte superiore
a quello dei paesi industrializzati. Una crescita a questo regime ha significato una
serie di cambiamenti politici, economici, demografici e soprattutto ambientali.
La struttura dell’economia, che prima era pianificata e guidata dall’offerta,
oggi si è trasformata in economia di mercato guidata dalla domanda. Questo ha
significato una diversificazione della produzione industriale e lo sviluppo del
settore privato, che contribuisce alla produzione totale con circa ? del valore
della produzione industriale.
Sul fronte dell’agricoltura si è assistito a una simile tendenza alla diversificazione, ma il settore è in declino sia come fonte di impiego che in termini del
suo contributo al PIL.
Nel contempo, la crescita della popolazione cinese e l’aumento dei consumi pro capite ha significato una sempre maggiore pressione sulle risorse naturali. Nel 1997 si stimava che l’ammontare di terra coltivata per 1000 abitanti
fosse 109 ettari, cioè il 7% in meno del 1987 (solo il 42% della media mondiale).
I cambiamenti nella struttura industriale della Cina hanno avuto impatti
significativi sull’inquinamento industriale e sulle regolamentazioni ambientali.
Tre tendenze sono particolarmente significative:
1. Il ruolo delle imprese non-statali, che hanno dominato l’espansione industriale negli ultimi 15 anni, è aumentato in modo significativo, mentre quello delle imprese statali ha conosciuto un forte declino.
2. La crescita dei vari sottosettori industriali è stata diversa da un ambito
all’altro: e alcune delle industrie più inquinanti hanno conosciuto una
certa contrazione. Questa riforma strutturale ha contribuito in modo
notevole al controllo dell’inquinamento.
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STRUCTURE of the ECONOMY
1984
1994
2003
2004
(% of GDP)
Agriculture
Industry
Manufacturing
Services
32.0
43.3
35.5
24.7
20.2
47.8
34.4
31.9
14.6
52.2
36.7
33.2
15.2
52.9
37.3
31.9
Household final consumption expenditure
General gov't final consumption expenditure
Imports of goods and services
51.2
14.2
11.4
44.5
12.8
23.4
44.9
12.6
31.7
43.1
12.0
36.7
1984-94
1994-04
2003
2004
4.0
12.3
11.7
9.8
3.3
10.0
10.1
8.2
2.5
12.7
14.9
7.3
6.3
11.1
13.2
8.3
40
8.1
9.4
9.1
9.9
7.9
8.6
9.5
15.5
6.1
4.8
18.9
24.8
7.9
6.8
13.0
22.5
0
Growth of capital and GDP (%)
20
15
10
5
0
(average annual growth)
Agriculture
Industry
Manufacturing
Services
Household final consumption expenditure
General gov't final consumption expenditure
Gross capital formation
Imports of goods and services
99
00
01
02
GCF
03
04
GDP
Growth of exports and imports (%)
30
20
10
99
00
01
Exports
02
03
04
Imports
Note: 2004 data are preliminary estimates.
* The diamonds show four key indicators in the country (in bold) compared with its income-group average. If data are missing, the diamond will
be incomplete.
3. Il passaggio a un settore industriale più competitivo e basato sulla domanda ha portato a un utilizzo maggiore dei guadagni che vengono reinvestiti: l’innovazione tecnologica e l’efficienza nell’uso delle risorse
hanno permesso all’industria di crescere con meno danni per l’ambiente.
Si tratta di fattori positivi, ma che hanno aumentato la difficoltà di regolamentazione.
Prima di proseguire l’esame dell’industria cinese è necessario fare una distinzione di fondo tra due gruppi di base: CAOE (Country and Above Owned
Enterprises) e TVIE (Town and Village Industrial Enterprises). Fino al 1998 i
dati statistici sull’ambiente distinguevano le due categorie, anche se ora le distinzioni sono quasi scomparse.
Le TVIE erano in orgine industrie municipali gestite dal Ministero dell’Agricoltura. Ci sono però differenze anche nelle modalità istituzionali e legali
con cui erano gestite. Per esempio, nel nono piano quinquennale gli obiettivi di
controllo dell’inquinamento stabiliti per le TVIE erano diversi (meno rigorosi).
Le CAOE comprendono le imprese di proprietà dello Stato (SOE, State
Owned Enterprises, di proprietà collettiva a livello di contea e a livello superiore). Nel 1999 questo gruppo comprendeva circa 61.300 SOE e 1.045.000
imprese di proprietà collettiva (almeno nominalmente).
Sempre nel 1999, il gruppo delle TVIE comprendeva circa 6,7 milioni di
imprese industriali, 615.000 delle quali erano di proprietà collettiva a livello di
municipalità e di villaggio. Le altre erano cooperative familiari o con un titolare.
Le imprese non statali hanno dominato la crescita industriale cinese negli
ultimi venti anni. Solo nell’ultimo decennio, a queste industrie si deve il 90%
della produzione industriale. Nel 2001 producevano per il 72% per il mercato
dell’export.
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Prima del 1996, l’inquinamento prodotto dalle TVIE non era regolato.
Tra il 1990 e il 1995 il loro apporto di emissioni di agenti inquinanti è aumentato del 120%, mentre le emissioni delle SOE è calato del 9%.
Nel 1996 il Governo centrale ha adottato nuove (e drastiche) misure contro l’inquinamento prodotto dalle TVIE ed ha lanciato una campagna nazionale
per chiudere circa 72.000 aziende altamente inquinanti. Circa il 20 - 30% di esse
ha ripreso l’attività, o illegalmente o dopo aver messo in regola l’azienda con gli
standard ambientali.
Nonostante questo, la strategia adottata ha avuto un impatto positivo sulla
emissione totale di acque reflue da parte delle industrie.
Il fatto che si siano dovute adottare misure così severe riflette le difficoltà
incontrate dagli uffici di protezione ambientale nel controllo di questo settore
dell’economia industriale.
I cambiamenti della struttura produttiva hanno ridotto l’intensità dell’inquinamento industriale. Molti settori che sono fonti significative di inquinamento hanno registrato un tasso di crescita molto più basso rispetto alla media
dell’insieme delle industrie. Al tempo stesso, aziende meno inquinanti sono cresciute a ritmi più sostenuti.
Non tutti gli stabilimenti “moderni” sono privi di problemi legati all’inquinamento (ne sono esempio le concerie).
L’inquinamento prodotto dalle industrie, nel periodo 1998-99, è cresciuto
a ritmi molto inferiori rispetto alla produzione. Questo è certamente dovuto a
un maggiore rispetto delle leggi contro l’inquinamento, ma non c’è dubbio che
la tendenza rifletta anche il cambiamento strutturale delle imprese stesse.
La ristrutturazione industriale ha anche ristretto le fonti primarie dell’inquinamento. Dal 1998, solo 8 settori produttivi sono causa di circa l’85% di
tutto l’inquinamento di fonte industriale (miniere di carbone, di minerali ferrosi
e non ferrosi, produzione di energia elettrica, produzione di cemento, industria
chimica e agroalimentare, cartiere, industria tessile e fonderie).
3.6.1 INFRASTRUTTURE INDUSTRIALI: CENTRALI ELETTRICHE
E DISCARICHE
C en tra li El et tri c he
Nel giugno 2006 i giornali italiani e stranieri hanno dato molto risalto all’inaugurazione della diga delle Tre Gole, costruita sul Fiume Azzurro (Yangtze) che sarà completata entro il 2009. La diga costituisce l’opera più colossale
ed impegnativa di risorse e tecnologia mai realizzata sul Pianeta Terra.
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DIGA DELLE TRE GOLE50:
• Volume del calcestruzzo 28,5 milioni di metri cubi;
• Altezza: 185 metri
• Larghezza 2309 metri
• Volume invaso 29,3 miliardi di metri cubi in un lago artificiale che sarà
lungo 600 chilometri
• Potenza elettrica complessiva di 18.200 MW con N° 26 gruppi costituiti da turbine Kaplan, le più grandi mai realizzate, costruite in Francia
e trasportate direttamente via acqua dal Rodano al Fiume Azzurro
• Costo previsto 30 miliardi di dollari.
La diga è destinata, oltre alla produzione di energia elettrica, alla sistemazione delle disastrose piene del fiume che provocano mediamente migliaia di
morti all’anno, oltre agli ovvi benefici per l’agricoltura. Per realizzare quest’opera
è stato previsto lo sfollamento di circa 1,8 milioni di persone. La World Bank
si è rifiutata di finanziare il progetto proprio perché si teme che potrà causare
diversi problemi sociali. Non si sono ancora potuti stimare gli eventuali danni
ambientali connessi con l’opera, che non ha precedenti al mondo51.
La Di ga d ell e Tre G ol e su l Fiu me Azzu rro (Ya ngt ze)
Il manager della Three Gorges Corporation ha affermato che si tratta del
progetto più grandioso intrapreso della Cina in migliaia di anni. Nei momenti
di più intensa lavorazione la diga ha impiegato 26.000 lavoratori, tra cinesi e
stranieri. Il primo a suggerire la costruzione nella provincia centrale di Hubei è
stato Sun Yat-Sen. Egli pensava che tale opera potesse salvare dalle alluvioni le
popolazioni che vivevano in riva al fiume. Era favorevole anche Mao Zedong,
ma la costruzione è iniziata solo nel 1993, 17 anni dopo la sua morte.
Il progetto sommergerà le tre gole che danno alla diga il suo nome: Qutang, Wu Xia e Xiling, che si estendono per circa 200 chilometri nel corso alto
e medio dello Yangtze e sono rinomate per la loro bellezza. Gli operai hanno
usato 16 milioni di metri cubi di cemento armato nella struttura: un record. Il livello dell’acqua del bacino idrico al momento è di 139 metri sul livello del mare
e dovrebbe crescere molto velocemente. Lo stesso sarà lungo circa 600 km.
Le autorità cinesi stimano che nelle alluvioni più gravi causate dallo Yangtze nel ventesimo secolo siano morte circa 300.000 persone, e che la diga potrà
50
51
http://www.giornaleingegnere.it/inserti_speciali_articoli/inserto22_02.htm
http://uk.oneworld.net/guides/china/development
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proteggere circa 15 milioni di persone da alluvioni disastrose e preservare
607.000 ha di terreni coltivati.
La diga è costruita per resistere ad alluvioni di eccezionale portata, ma
alcuni scienziati hanno espresso preoccupazione a causa dell’attività sismica in
quest’area. Gli ambientalisti hanno previsto che essa ridurrà pesantemente l’afflusso di nutrimenti del fiume e la produzione di sedimenti nel delta, con un impatto significativo sugli altri corsi d’acqua e sugli ecosistemi della costa. Uno
studio pubblicato nel numero dell’aprile 2006 da «Geophysical Research Letters» suggerisce che i cambiamenti potrebbero già essere in atto. Secondo i ricercatori, la percentuale silicio-idrogeno nelle acque salmastre della costa è
passata da 1,5 nel 1998 allo 0,4 nel 2004.
Questi cambiamenti potrebbero arrecare danni alle zone di pesca della
costa e causare maggiori erosioni alle zone paludose soggette a maree.
26 turbine in funzione a partire dal 2008 dovrebbero produrre più di
18.000 MW di elettricità (20 volte più di quanta ne produce la Hoover Dam, la
più famosa diga americana52). Nel 1993 si pensava che questa quantità bastasse
a soddisfare il 10% della domanda di tutta la Cina. Nel corso degli anni di costruzione però il fabbisogno sempre maggiore di energia del Paese ha ridotto
la percentuale al 3% del fabbisogno attuale.
Nel 2005, 44 milioni di tonnellate di merci sono state trasportate nella
Diga delle tre gole. Un totale molto maggiore di quello del 2003, pari a 14,8 milioni di tonnellate.
I fautori della diga sottolineano il fatto che questa favorirà il commercio
sullo Yangtze, che costituisce circa l’80% delle spedizioni interne della Cina. Livelli di acqua più alti permetteranno a imbarcazioni più grandi di solcare il
fiume, di viaggiare più velocemente e di andare direttamente da Shanghai, situata sull’estuario del fiume, fino a Chongqing, che si trova nel tratto superiore.
Il bacino ha sommerso fabbriche, miniere, discariche e altri siti potenzialmente tossici. Grandi quantità di rifiuti organici e industriali provenienti da comunità come quella di Chongqing si riversano nel fiume ora bloccato dalla diga,
e alcuni ambientalisti ritengono che possano risultare gravi problemi di contaminazione delle acque.
“La vita della diga sarà molto limitata se non vengono costruite altre dighe
che impediscano a questa di costruirsi”, ha detto Jennifer Turner, coordinatrice
del China Environment Forum.
52
http://www.usbr.gov/lc/hooverdam/
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Ci sono i progetti per realizzare decine di altre dighe sino alla gola del
Salto della Tigre. Questi progetti tendono ad aumentare ulteriormente l’apporto
idroelettrico al fabbisogno energetico totale, riducendo però le possibilità del
fiume di attraversamenti naturali con conseguenti possibili dissesti idrogeologici anche rilevanti.
D is ca ri che
Stabilire quante, dove e di che tipo siano le discariche cinesi non è operazione
semplice. I rifiuti solidi urbani sono diventati un problema gravissimo. Il rapido sviluppo economico, congiunto a livelli di urbanizzazione e standard di consumo
sempre più elevati e l’aumento di rifiuti solidi urbani sono divenuti fattori importanti in termini di migliore gestione degli stessi. Grandi quantità di rifiuti vengono
abbandonate a cielo aperto, con conseguenze negative a livello ambientale per
vaste zone: inquinamento del suolo, dell’acqua, dell’aria, dell’atmosfera e un impatto
negativo sulle condizioni igieniche e sulla salute. Alla fine del 1995 c’erano più di
mille discariche nelle città grandi e medie, di cui circa il 90% a cielo aperto.
Nel 2003 erano il 70%. I metodi tradizionali di trattamento degli rifiuti solidi urbani (RSU) possono causare inquinamento delle falde idriche, e dell’aria,
unitamente ad altri problemi di carattere ambientale. Al tempo stesso, viene
emessa una grande quantità di gas che contiene per lo più metano, fautore importante nella produzione di gas serra (GHG). Paragonando gli effetti serra
potenziali, il metano è circa 21 volte più pericoloso di un ammontare equivalente di biossido di carbonio. Diviene, quindi, necessario pensare al loro recupero e utilizzo, così come avviene nelle discariche a norma.
Per sensibilizzare all’utilizzo del biogas si è pensato all’erogazione di
forme d’incentivi. Nel 1995 il Governo cinese e l’UNDP (United Nations Development Program) hanno richiesto al GEF (Global Environment Facility)
un progetto di assistenza tecnica, il: “China: Promoting Methane Recovery and
Utilization from Mixed Municipal Refuse Landfill Sites”. L’obiettivo era quello
di creare tre azioni pilota per l’utilizzo di biogas in altrettante città a partire dai
loro sistemi base per lo smaltimento dei rifiuti urbani e sviluppare le tecnologie più appropriate di recupero. Ciò porterebbe allo sviluppo di un piano
d’azione nazionale per il recupero e per l’utilizzo dei biogas, che aiuterebbe il
Paese a raggiungere il suo obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra.
L’autorità nazionale che si occupa del progetto è la SEPA: il progetto ha
preso avvio nel 1997 e si è concluso nel 2003.
La discarica Shuige di Nanjing (questa città ritrova nella provincia di Jiangsu) è uno di questi progetti pilota. Il biogas verrà utilizzato per la produzione
di energia rivendibile alle compagnie di erogazione. La produzione ha preso
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avvio nel 2004 e terminerà nel 2015. Può disporre di 1.200 tonnellate giornaliere di RSU, generate da una popolazione pari a 1,2 milioni di abitanti.
Il GEF metterà a disposizione 820.000 dollari per la costruzione di tutte le
infrastrutture necessarie alla raccolta del biogas (pozzi, condotti etc.). Il Governo
locale fornirà i capitali, e/o cercherà altri fondi altrove per finanziare il progetto.
Obiettivi::
• attrarre varie fonti di finanziamento, finalizzate all’utilizzo del biogas,
soprattutto dal settore privato, grazie a un sistema di prezzi equi;
• introdurre tecnologie avanzate e infrastrutture per il suo utilizzo;
• introdurre sistemi avanzati di gestione;
• Assumere personale qualificato e fomare personale locale;
• fornire un demo di accordi a livello istituzionale volto all’utilizzo di biogas.
Descrizione delle attività:
Le autorità locali di Nanjing si sono occupate del coordinamento del progetto, mentre un gruppo di ingegneria applicata ha elaborato lo studio di fattibilità, approvato dalle stesse autorità nel 1999. Il secondo passo si è indirizzato
alla ricerca dei fondi necessari e dei partner utili all’avvio del progetto pilota. A
tal fine, le autorità di Nanjing si sono rivolte a esperti di livello nazionale al fine
di stabilire un prezzo energetico equo sulla base di una proiezione di quindici
anni, basata sul tasso finanziario di ritorno dell’intero progetto. L’Australian
Cleanway Company è stata l’impresa selezionata per costruire e rendere operativo il sistema di utilizzazione del biogas. Quest’ultima ha messo a disposizione
2,4 milioni di dollari per l’acquisto e l’istallazione della centrale elettrica (strutture, sistemi di pre-trattamento, sistemi di trasformazione, etc.). Le autorità locali hanno finanziato i rimanenti 600.000 dollari per le infrastrutture.
L’accordo per l’acquisto di energia (PPA, Power Purchase Agreement) è stato
siglato con l’impresa australiana nel 2001 rispettando le clausole indicate nello studio di fattibilità (il prezzo stabilito del 20% in più rispetto a quello medio fornito
dalla compagnia locale per un periodo di 15 anni). Nello stesso anno, l’Australian
Cleanway Company ha dato inizio ai lavori e ha creato la Nanjing Cleanway Co..
Nel 2003 l’impianto ha iniziato a funzionare a pieno regime. Al momento, la capacità della centrale è pari a 1,25 megawatt e può fornire energia elettrica a 5.000
famiglie. Informazioni su questo progetto pilota, che ha avuto grande successo in
termini di sviluppo sostenibile, di meccanismi finanziari innovativi, di equilibrio tra
pubblico e privato e di risorse umane, sono reperibili sul sito:
http://72.14.221.104/search?q=cache:YPdF5Kd7Sr8J:www.iges.or.jp/APEIS/R
ISPO/inventory/db/pdf/0083.pdf+landfill+sites+in+china&hl=en&ct=clnk&cd=1.
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Tale azione ha creato dei meccanismi validi per massimizzare le risorse finanziarie per progetti che mirano all’utilizzazione dei biogas con la partecipazione attiva dell’impresa privata. In Cina esistono circa 1.000 discariche di RSU di cui il
30% può essere classificato come grandi e medie, dotate di un grande potenziale per
l’utilizzo di biogas. Grazie al successo dei progetti pilota realizzati con il supporto
del GEF, la SEPA ha proposto un piano d’azione analitico per l’utilizzazione di biogas. Nel corso dei prossimi anni l’obiettivo sarà quello di selezionare un numero significativo di città (compreso tra dieci e venti) per progetti dimostrativi su larga scala
volti al recupero e all’utilizzo di biogas. Inoltre è prevista la costruzione di circa 30
discariche quali esempio replicabile. Si vogliono rinnovare 20-30 discariche tradizionali, aggiungere moderne strutture per il recupero dei biogas a quelle che al momento non ne dispongono, adottare i meccanismi messi alla prova dal Nanjing
Shuige Project e trasformare tale energia in una risorsa impiegabile a livello commerciale. È stata pianificata anche la costruzione di 10 discariche innovative dotate
di strutture per il recupero e l’utilizzo di biogas in linea con lo sviluppo sostenibile.
Alla luce di questa ambiziosa pianificazione si calcola che la quantità annuale di biogas utilizzato si aggirerà intorno ai 7,5 miliardi di metri cubi, e che si possa produrre
energia elettrica per un totale di circa 150 megawatt. L’investimento previsto è pari
a 180 milioni di dollari.
Il Giappone è molto attivo sul fronte della protezione dell’ambiente, e
dal 1998 esiste l’IGES, Institute for Global Environmental Strategies, creato
per iniziativa del Governo giapponese nel 199853.
È un istituto che conduce ricerche per l’applicazione di strategie pragmatiche e innovative nella promozione dello sviluppo sostenibile nell’Asia.
L’IGES vuole promuovere la trasformazione di una società caratterizzata
dalla produzione e dal consumo di massa per passare a un nuovo modello basato sui principi dello sviluppo sostenibile. A tal fine propone una serie di misure per sistemi economici e sociali che siano migliori e realistici, per creare un
nuovo paradigma per il futuro. Si tratta di un obiettivo immane nella regione dell’Asia Pacifica, caratterizzata da un mosaico di culture diverse e da una topografia estremamente varia. L’IGES collabora con un vasto gruppo di stakeholder:
imprese pubbliche, private e cittadini. Questo istituto si è dimostrato molto attivo anche nel campo dei rifiuti. Sul link: http://www.iges.or.jp/kitakyushu/Successful%20Practices/SP%20%28Analyzed%29/China%20%28Collection%29.
htm sono disponibili una serie di dati circa la problematica della gestione dei rifiuti in una serie di città cinesi, insieme a quanto raccomandato all’interno del
programma per risolvere questi problemi.
53
Si veda http://www.iges.or.jp/en/outline/index.html)
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ESEMPIO RIGUARDANTE LA CITTÀ DI CHONGQING:
Produzione dei RIFIUTI
7.500 ton/day
Produzione di rifiuti pro capite
0,24kg/person/day
Origine dei rifiuti
7.500 ton/day (urbani);
35.600 ton/day (industriali);
13 milioni ton/anno; 1,228 ton/day di rifiuti
pericolosi (448.400 ton/all’anno);
Composizione dei rifiuti
35% materia organica e 40% inorganica
GESTIONE degli RSU
Tasso di raccolta
Riciclo
25% (compresi carta, plastica, vetro e metallo)
Incenerimento
Trattamento centrlae di 1.700 ton/g. di rifiuti
(In programma)
Trattamento finale
Discarica a norma con capacità totale di
3.000 ton/g. (in programma)
Costo
3 yuan per nucleo familiare al mese ($ 0,4)
I rifiuti domestici urbani sono raccolti e trattati a livello centrale da
una impresa locale prescelta che
opera alle dipendenze della Commissione Amministrativa di Chongqing (Chongqing Municipal
Administration Commission). I
Consigli locali di gestione delle costruzioni (Local construction management councils) o l’ufficio
dell’Amministrazione Municipale
di Chongqing (Chongqing Municipal Administration Bureau) gestiscono gli altri distretti e le altre
contee. Tre sono le discariche in
programma per il centro della
città, in grado di ricevere rispettivamente 1.500, 100 e 1.000 tonnellate di RSU/giorno.
Il Governo Municipale di Chongqing ha proposto un progetto
tecnico denominato “ScreeningLandfill-Incineration Power Production” che riguarda undici
distretti o contee proassime al centro finalizzato a raccogliere e disporre in modo centralizzato di
circa 1.700 ton. di rifiuti al giorno.
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È stata migliorata anche la tecnologia di due centrali elettriche che
funzionano a carbone per utilizzarle come centrali elettriche alimentate dall’incenerimento dei
rifiuti.
Un’impresa designata è responsabile delle attività imprenditoriali e
della ricerca tecnologica per tutto il
processo di raccolta, screening,
scarico e incenerimento. Sulla base
di quindici anni di durata del servizio, si è rilevato che questo tipo
di approccio può ridurre il volume
della discarica del 30 – 50%, risparmiare il 10-15% di investimenti e aumentare la capacità
totale dei generatori di elettricità
per l’incinerazione dei rifiuti a
5500 kw con una produzione annuale di energia di 43,43 milioni di
kwh54.
Un dato interessate da rilevare è che le migliaia di discariche in Cina posseggono l’enorme potenziale di aiutare imprese e governi a soddisfare le quote
imposte dal protocollo di Kyoto.55 Ossia gli investitori stranieri possono guadagnare crediti realizzando progetti con strutture o attrezzature per trasformare
le emissioni di gas da discarica in energia. Il potenziale di sviluppo per progetti
di ammodernamento per le discariche è enorme. Gli investitori stranieri possono guadagnare crediti per soddisfare il protocollo di Kyoto grazie a progetti
che si pongano l’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali (atmosferici) che
contribuiscono ai cambimenti climatici in Cina e in altri paesi emergenti. Il tutto
nel contesto del CDM (Clean Development Mechanism), uno dei tre meccanismi principali per la riduzione di emissioni stabiliti dal Protocollo di Kyoto.
La Cina è uno dei principali attori sul mercato del CDM, e per tale motivo molti progetti disponibili in Cina sono su scala maggiore di quelli presenti
in altri paesi. Fino ad oggi il CDM, che gode dell’appoggio delle Nazione Unite,
ha registrato circa 100 progetti, equivalente a una riduzione annuale di 29 milioni di tonnellate di CO2.
Ogni credito CDM, o Riduzione certificata di emissioni, equivale a una
tonnellata di biossido di carbonio, il gas a effetto serra ritenuto uno dei maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta e dei cambiamenti di clima.
Fino al 15 febbraio il Governo cinese ha approvato 18 progetti che potrebbero in seguito essere ufficialmente registrati come progetti CDM. Gran
parte di questi riguarda la riduzione di Trifluorometano (HFC23), un gas serra
liberato dagli impianti chimici.
http://www.iges.or.jp/kitakyushu/Successful%20Practices/SP%20(Analyzed)/Solid%20Waste/2%20
Chongqing%20(Summary).pdf
55
Si veda: http://www.planetark.org/dailynewsstory.cfm/newsid/35391/story.htm).
54
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Un ulteriore potenziale di riduzione degli HFC23 viene da impianti industriali nuovi, anche se ancora non è stata stabilita una metodologia per includerli
nel meccanismo CDM.
3.6.2 INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO: STRADE, PORTI,
FERROVIE, AEROPORTI
Con almeno 200 miliardi di investimenti annui, le infrastrutture sono la
chiave di volta del miracolo cinese e sono la premessa per nuova espansione
delle imprese agricole e industriali: oltre a creare direttamente nuovi posti di lavoro, aprono anche intere regioni vergini a nuovi insediamenti produttivi.
Nel caso tipico, queste grandi opere attingono a tre fonti di finanziamento:
Credito statale del bilancio del ministero delle finanze che solitamente ricopre circa un terzo dell’intero finanziamento.
Credito delle banche statali e dalle cosiddette “banche politiche”, alla testa
delle quali c’è la CDB, che operano su ordine del Governo. Questi strumenti finanziari vengono concessi agli enti (la cui gestione spesso è pubblica) e alle imprese interessati alla realizzazione e gestione delle opere.
Stanziamenti per progetti specifici da parte di autorità e imprese locali
che solitamente raccolgono i fondi con emissioni di bonds all’estero.
Il diritto a emettere obbligazioni è rigorosamente regolato, ed è concesso
a imprese come quelle ferroviarie o gruppi statali come quello che gestisce il
progetto della Diga delle Tre Gole.
Altri finanziamenti provengono dall’emissione di obbligazioni interne
note come “buoni-costruzioni”.56
L i ne e fe rrov ia ri e
Alla fine del 2003 la lunghezza totale delle linee ferroviarie cinesi ha raggiunto i 73 mila chilometri, di cui 20 mila sono linee a doppio binario e 18 mila
sono linee elettrificate. La linea ferroviaria Yuehai, la prima rete ferroviaria cinese che attraversa il mare, è stata inaugurata ufficialmente il 7 gennaio 2003.
La linea ferroviaria Qinghai-Tibet, la più alta sopra il livello del mare nel mondo,
avrà una lunghezza di 1142 chilometri e sarà portata a termine nel 2006. Attualmente la Cina è diventata uno dei paesi con i maggiori volumi di trasporto ferroviario, ed è anche lo Stato dove tale tipologia di trasporto risulta di maggior
efficienza infrastrutturale.
56
http://www.movisol.org/cina2.htm
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Sin dal 1998 il settore ferroviario ha realizzato con successo a più riprese
l’ampio innalzamento della velocità dei treni.
Nel giugno 2006 è stata inaugurata la linea ferroviaria che, per la prima
volta nella storia, collega Beijing a Lhasa, la capitale del Tibet. Per la Cina si
tratta di una nuova occasione per rivendicare l’impressionante crescita economica che il Paese ha conosciuto negli ultimi 25 anni.
È La ferrovia “più alta” del mondo, poichè attraversa il passo di Tangula
a 5.072 metri di altezza (superando così, come sottolineano i mezzi d’ informazione cinesi, quella della Ande peruviane che arriva ‘’solo’’ a 4.800 metri) ed è
dotata di carrozze pressurizzate. Ai passeggeri che soffrono l’altitudine verranno fornite bombolette di ossigeno. Per coprire i 4.064 chilometri del percorso ci vorranno poco meno di 48 ore.
Il tratto nuovo della ferrovia, quello da Golmund nella provincia del Qinghai alla capitale del Tibet, misura 1.142 chilometri. Per 960 chilometri la ferrovia corre a oltre quattromila metri di altezza. In questo tratto sono state
impiegate le più moderne tecniche di costruzione: tra l’altro, hanno spiegato
gli ingegneri cinesi, un sistema di termometri interrato lungo i binari segnalerà
per tempo eventuali aumenti della temperatura causati dal processo globale di
surriscaldamento che potrebbero provocare smottamenti del terreno e gravi
incidenti.
Fino ad oggi il Tibet è stato raggiungibile via terra, attraverso strade di
montagna in pessime condizioni, o via aerea, con arrivo negli aeroporti di Lhasa,
di Chamdo (Tibet orientale) e in quello di Nyingchi, costruito di recente nel
Tibet occidentale.
Contro la costruzione ferroviaria hanno protestato anche numerosi
gruppi ecologisti, che sottolineano come la ferrovia possa alterare il delicato
ecosistema della regione e mettere in pericolo il Potala, l’ex-reggia dei Dalai
Lama, che domina Lhasa e che dista meno di cinque chilometri dalla stazione.
Come si intuisce da questo articolo sulla costruzione della “Ferrovia del
Cielo”, le infrastrutture sono un punto nodale della strategia di ulteriore crescita
intrapresa dal Governo cinese. Lo dimostra anche il passo seguente, tratto da
un articolo pubblicato all’inizio del 2005 su Businessonline57.
St ra de
“Un altro record della CINA del 2005 riguarderà le infrastrutture stradali: la Cina vi ha investito nel 2004 circa 60 miliardi di dollari che portano il
57
http://www.businessonline.it/1/EconomiaeFinanza/360/CINA_anno_2005_i_Business_da_Record.html, data
di pubblicazione dell'articolo: 12/01/2005.
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Paese a vantare circa 2 milioni di km di strade disponibili, di cui 34 mila km autostrade. Alcune migliaia di km di autostrade nasceranno nel 2005”.
Il Sunday Magazine del «New York Times» ha pubblicato nell’estate del
2004 un’inchiesta intitolata The Chinese Century, in cui si sottolineava che la Cina
ha 15.000 cantieri stradali aperti58.
Nel 2005, inoltre, la Cina ha investito 3 miliardi di dollari per i trasporti
aerei, ammodernando i 132 aeroporti e rivedendo il parco di 1.200 vettori attualmente disponibili, al fine di realizzare una rete di aviazione internazionale
collegata con il mondo intero.
Radio Cina internazionale offre una panoramica abbastanza completa
dello stato attuale delle infrastrutture cinesi59, anche se a volte è difficile stabilire l’affidabilità delle cifre e a quando risalgono.
La Cina ha una vasta superficie e con le sue strade si può raggiungere
ogni luogo del Paese. Le 12 arterie stradali di livello statale, delle quali 5 arterie
attraversano il Paese da Nord al Sud e 7 da Est a Ovest, hanno una lunghezza
totale di 35 mila chilometri.
La Cina considera sempre le strade come uno degli elementi chiave della
costruzione di infrastrutture. Per quattro anni consecutivi, dal 1998 al 2001, gli
investimenti per la costruzione stradale hanno superato i 200 miliardi di RMB.
Nel 2002 la Cina ha investito 300 miliardi di RMB e ha costruito 67 mila chilometri di nuove infrastrutture, di cui 5.700 km di autostrade. Nel 2003 ha costruito ulteriori 36 mila chilometri, e alla fine del 2003 la lunghezza totale della
rete stradale ha raggiunto un milione e 800 mila chilometri (40 mila dei quali
sono autostrade). Nel frattempo ha accelerato la costruzione stradale nella parte
centro-occidentale del Paese.
Entro il 2008 sarà completamente terminata la costruzione del sistema cinese delle arterie stradali statali. Per l’occasione Beijing, Shanghai, tutte le città
dipendenti direttamente dalle autorità centrali e i capoluoghi delle province e
delle regioni autonome saranno collegate principalmente da autostrade.
Ci sono due grandi stimoli per ampliare e finanziare la rete stradale: le
Olimpiadi di Beijing del 2008 e anche la sempre crescente domanda di automobili in Cina60.
Gli investimenti dello stato per ampliare la rete stradale incoraggiano questa tendenza alla motorizzazione di massa. Alla Cina sono bastati appena dieci
anni per costruire la seconda rete autostradale del mondo, dopo quella degli
RAMPINI, p.14.
http://it.chinabroadcast.cn/chinaabc/chapter3/chapter30501.htm
60
RAMPINI, p. 29.
58
59
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Stati Uniti (35.000 km). Nel 2005 il Governo di Beijing ha varato un nuovo
piano trentennale per portare le arterie stradali a 85.000 km, incluso un progetto
di tunnel sottomarini che colleghino la Cina a Taiwan.
Porti
I porti costieri cinesi sono costruiti principalmente per i sistemi di trasporto destinati al carbone, ai minerali ferrosi, ai cereali, e ai container commerciali. Il Governo Cinese ha costruito un gruppo di banchine ad acqua profonda
per container nei porti di Dalian, Tianjin, Qingdao, Shanghai, Ningbo, Xiamen
e Shenzhen e mettendo le basi per la formazione dei siti destinati ai container cinesi. È stata rafforzata ulteriormente la costruzione del sistema di trasporto del
carbone ed è stato realizzato un gruppo di banchine per il carico e lo scarico del
minerale fossile. Nel frattempo, il Paese ha modificato ed ampliato un gruppo
di banchine per l’importazione del petrolio grezzo e dei minerali ferrosi.
Alla fine del 2003 nei principali porti costieri c’erano 1.800 attracchi, oltre
530 dei quali erano per un volume di 10.000 tonnellate; il volume di carico e scarico delle merci ha raggiunto un miliardo e 700 milioni di tonnellate. Il volume
annuo di carico e scarico di alcuni grandi porti ha superato i 100 milioni di tonnellate. I porti di Shanghai, Shenzhen, Qingdao, Tianjin, Guangzhou, Xiamen,
Ningbo e Dalian si posizionano fra i primi 50 porti container del mondo.
Aviazione civile
Le linee aeree cinesi raggiungono tutti i continenti del mondo. Alla fine
del 2003 il numero degli aeroporti destinati ai voli di linea ha superato quota
1.000, di cui oltre 160 coprono linee internazionali, con le quali si possono raggiungere circa 60 città in oltre 30 paesi.
Intesa Italia e Cina per le infrastrutture
I due Governi hanno siglato una collaborazione bilaterale per realizzare
nuove strutture ferroviarie, marittime e stradali. Sarà quindi costituito un gruppo
di lavoro congiunto.
L’ex Ministro italiano ai Trasporti e alle Infrastrutture Pietro Lunardi e il
viceministro cinese alle comunicazioni Weng Mengyong hanno firmato un accordo che prevede forme di collaborazione sulla progettazione e costruzione
d’infrastrutture stradali, di ferrovie ad alta velocità, di porti e di piattaforme intermodali e logistiche. La dichiarazione d’intenti contiene le modalità di cooperazione e promuove incontri periodici tra esperti.61
61
Tratto da: http://www.trasportoeuropa.it/modules.php?name=News&file=article&sid=455
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3.6.3 ASPETTI AMBIENTALI CRITICI: RIFIUTI, ATMOSFERA, ACQUA
Una delle criticità ambientali cinesi più serie è da attribuirsi non alle industrie, ma alle politiche agricole introdotte e sviluppate le cui conseguenze sono
state ulteriormente aggravate da anni di siccità: la crisi dell’erosione del suolo
sta trasformando le steppe e gli altipiani della Cina in un oceano di polvere.
Un’analisi della World Bank ha stabilito che l’erosione del suolo in Cina è la più
grave del mondo. Ogni primavera, le tempeste di sabbia arrivano fino alla penisola di Corea, al Giappone per spingersi, addirittura, all’America settentrionale.
Se l’economia continua a crescere ai ritmi attuali, tra trent’anni la Cina
potrebbe diventare la maggiore produttrice di gas serra (primato che oggi spetta
agli Stati Uniti). Solo in un terzo delle 340 città cinesi monitorate i cittadini respirano un’aria che soddisfa gli standard nazionali di qualità dell’aria (si tratta di
standard comunque precedenti a quelli stabiliti dalla World Health Organization). L’inquinamento indoor, dovuto alla combustione, è causa di malattie respiratorie che comportano un quarto dei decessi nella aree rurali.
Anche la situazione dell’acqua potabile è drammatica. Due terzi delle città
più grandi soffrono di mancanza cronica di acque potabili, e circa 700 milioni
di persone si approvvigionano di acqua contaminata da scarichi organici (umani
e animali) a livelli molto lontani dagli standard minimi imposti dal Governo
(anche in questi caso si tratta di standard inferiori a quelli dell’Organizzazione
mondiale della sanità). Gran parte dei 18 miliardi di tonnellate di acque reflue
non trattate prodotte nelle città ogni anno (ne viene trattato solo il 10%) viene
scaricata nei fiumi e nei laghi. I contadini, che una volta utilizzavano solo escrementi umani nei campi, oggi utilizzano anche fertilizzanti a base di fosforo e
idrogeno, con la conseguente crescita di alghe nei fiumi, nei laghi e nei canali.
Secondo gli scienziati cinesi c’è un collegamento tra l’inquinamento dell’acqua
e le alte percentuali di cancro al fegato, allo stomaco e all’esofago presenti sul
territorio.
Il Governo cinese (e di conseguenza anche parte della popolazione) sembra più conscio che in passato del fatto che ambiente e sviluppo economico
sono due concetti impossibili da scindere.
I comunicati del Governo (fin dal 2002) dichiarano che l’ambiente ha un
ruolo fondamentale ed è vitale per la stabilità e la prosperità della Cina. Anche
la popolazione inizia a comprendere che sviluppo e tutela dell’ambiente sono
concetti indivisibili, e che gli sforzi in direzione della sostenibilità sono imprescindibili da quelli dell’applicazione di una forte disciplina normativa in merito.
La World Bank è il più importante partner della Cina nello sforzo per ridurre l’inquinamento dell’aria e delle emissioni legate al consumo di energia. L’Istituto ha contribuito a diverse analisi strategiche di fondamentale importanza, tra
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le quali ricordiamo un report sulle opzioni per il carbone pulito e sulla sua collocazione strategica, un progetto per la promozione dell’energia rinnovabile e
un’analisi sul potenziale delle Cina nel Meccanismo di Sviluppo Pulito (CDM).
La World Bank sta implementando un programma di modernizzazione
dell’energia con un bugdet di diversi miliardi di dollari finalizzato allo sviluppo
dell’energia rinnovabile a livello nazionale. Con ogni probabilità la sua assistenza
continuerà e si evolverà in tutti i settori descritti.
Rifiuti s olid i urb an i (RSU)
Di recente la Cina ha superato gli Stati Uniti divenendo la maggiore produttrice mondiale di rifiuti solidi urbani. Nel 2004 le aree urbane della Cina
hanno prodotto 190.000.000 tonnellate di RSU: si calcola che nel 2030 si raggiungerà la cifra di 480.000.000 ton. Nessun Paese ha mai conosciuto un aumento così rapido e immenso nella produzione di rifiuti la cui gestione
comporta un importante impegno a livello locale e internazionale.
Sulla base degli attuali progetti per i rifiuti solidi, la Cina corre il rischio di
dover moltiplicare di otto volte il budget programmato sino al 2020 (ossia passare
dalla stima odierna di 30 miliardi di Renminbi a circa 230 miliardi). Gli aumenti
più significativi riguarderanno i piccoli centri urbani (con meno di un milione di
abitanti). Nel corso degli ultimi dieci anni sono stati fatti grandi passi avanti nel
settore della gestione rifiuti. Per esempio, la maggior parte delle città di grandi dimensione si stanno decisamente orientando verso le discariche pubbliche.
Nonostante le ottimizzazioni la Cina non è ancora riuscita a stare al passo
con la domanda crescente di copertura del servizio in tale ambito (raccolta, incenerimento, riciclo etc.).
La attività gestionali sui rifiuti della Cina hanno oggi impatti a livello globale. Per esempio, l’obiettivo del MOC (Ministero delle Costruzioni) di aumentare al 30% la percetuale di incenerazione dei rifiuti (attualmente è all’1%)
avrebbe con ogni probabilità l’effetto di raddoppiare le emissioni atmsoferiche
di diossina.
I problemi cruciali nella gestione dei rifiuti solidi urbani in Cina, secondo
il report della World Bank, sono i seguenti:
Q u a n t i t à : il tasso di aumento senza precedenti della produzione dei rifiuti;
A c c e s s o a l l e i n f o r m a z i o n i : assenza di dati affidabili e costanti sulla quantità e il costo dei rifiuti rende la pianificazione di strategia per la loro gestione
estremamente difficile;
P r o c e s s i d i m u t a m e n t o s o c i a l e : lo sviluppo nei consumi di prodotti difficilmente riciclabili (alla periferia di Shanghai, per esempio, si sono accumulate
tonnellate di computer, frigoriferi, condizionatori, etc).
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A tm o sfe r a62
L’inquinamento atmosferico è uno dei più gravi problemi ambientali che
la Cina si trova oggi a dover affrontare. Studi e ricerche sul tema hanno legato
l’alta incidenza di morti premature al grave inquinamento dell’aria (Ambient
and Indoor Air Pollution).
Nel 1999, solo un terzo delle 399 città cinesi monitorate erano in regola
con gli standard di qualità dell’aria nazionali. Basti pensare, come più volte sottolineato, che l’80% dei cinesi utilizzano combustibili solidi a fini domestici con
tutte le conseguenze sulla salute che ciò può comportare.
Un terzo del territorio è colpito da piogge acide che possono rallentare
la crescita dei raccolti e lo sviluppo delle foreste, nonché mettere in pericolo la
vita acquatica. Il bisogno sempre crescente di energia e il fatto che questa venga
ricavata dal carbone crea enormi difficoltà al miglioramento della qualità dell’aria
e alla riduzione delle piogge acide, nonché al tentativo di ridurre le emissioni di
biossido di carbonio, causa principale del riscaldamento del pianeta.
I TSP (Total Suspended Particulates), in particolare il PM10, sono l’agente
inquinante più presente in Cina. Segue il biossido di zolfo (SO2). I dati di monitoraggio del PM 10 sono scarsi e quindi quantificare con accuratezza il problema è difficile, ma di certo però quest’ultimo è l’agente inquinante più
significativo del Paese, sia in termini di frequenza che in termini di violazioni
del National Ambient Air Quality Standard (NAAQS).
Di recente, la flotta di scooter di vario tipo che hanno invaso le grandi
città (in sostituzione delle biciclette) così come il traffico dilagante hanno contribuito ad accrescere l’inquinamento da monossido di carbonio, ossido di idrogeno e agenti inquinanti correlati.
Il consumo di carbone è la maggiore fonte di emissioni inquinanti antropogeniche. Gran parte delle emissioni di biossido di zolfo provengono da questa fonte, come anche le emissioni di fuliggine che sono responsabili di più della
metà delle emissioni particellari (per lo più polveri sottili). I dati nazionali mostrano che nel corso degli anni ’90 vi sono stati miglioramenti continui nel controllo di emissioni nelle imprese medio grandi (in genere CAOE = County and
Above County Owned Enterprise).
Le piccole imprese (in genere TVIE = Township and Village Industrial
Enterprise) sono migliorate, ma non agli stessi livelli. Le piccole industrie sono
la maggiore fonte di emissioni di articolato (in particolare polveri sottili). Le
grandi imprese sono la maggiore fonte di emissione di SO2, soprattutto perché
62
China: Air, Land and Water, pubblicazione del CEF, 2001
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le centrali elettriche sono incluse in questa categoria. Le emissioni residenziali
e commerciali, benché relativamente ridotte se paragonate a quelle industriali,
sono causa di un inquinamento comunque grave dovuto alle emissioni a bassa
quota e della vicinanza a aree abitate.
In generale, i dati nazionali sull’inquinamento mostrano che le emissioni
atmosferiche totali, date da agenti inquinanti di varia natura, hanno raggiunto
il loro culmine alla metà degli anni ’90 e sono da allora in costante diminuzione.
Processo che in parte è dovuto alla riduzione di consumo di carbone e in parte
ad un migliore controllo sulle emissioni a livello centrale. Per esempio, la riduzione del 10% delle emissioni totali di So2 tra il 1995 e il 1999 può essere attribuita alla riduzione di consumo di carbone e ad altri fattori non dipendenti dalla
regolamentazione, mentre le maggiori riduzioni di fuliggine (38%) e di polveri
(33%) sono attribuibili agli effetti delle regolamentazioni normative.
La sicurezza sul lavoro è un problema di estrema gravità in Cina, questo
nonostante le ripetute assicurazioni del Governo cinese sull’importanza della
protezione ambientale e sulla necessità di sottoporre industrie e impianti di produzione a controlli più stringenti.
Anche le condizioni delle acque in Cina sono disastrose e dovrebbero allarmare autorità e potenti: più di due terzi dei fiumi e dei laghi cinesi si stanno trasformando in fogne (anche il fiume Songhua, come si è detto, non poteva dirsi
non inquinato), e più di 360 milioni di cinesi non hanno accesso ad acqua potabile. Nelle via d’acqua della Cina scorre una specie di broda tossica, e sono altissime le percentuali di malati di cancro tra la popolazione che vive in riva ai fiumi.
E tuttavia, per rispondere in fretta alla sempre crescente domanda di energia, il Governo continua a costruire centrali termoelettriche a carbone: nel giro
dei prossimi tre-quattro anni il Governo pensa di costruirne 500. Anche se in
Cina si usano anche altre fonti di energia, e nonostante gli investimenti in innovazione e energie rinnovabili, a tutt’oggi più dei due terzi dei bisogni energetici del Paese sono soddisfatti grazie al carbone.
Un impiegato del SEPA ha ammesso che metà delle centrali elettriche a
carbone viola la normativa ambientale. La Repubblica cinese potrebbe presto
superare gli Stati Uniti e diventare la più grande produttrice mondiale di gas a
effetto serra e sta pagando a caro prezzo i danni ambientali. La perdita annuale
corrisponde al 8-15% del PIL, sostengono gli esperti (circa 250 miliardi di dollari), e questa stima non include le spese per curare gli ammalati di cancro, di
bronchite e di malattie della pelle.
I leader cinesi sono sempre più preoccupati dalla possibilità che i danni
ambientali possano prima o poi mettere in crisi lo sviluppo cinese. Dopo l’inci-
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dente di Harbin, anche il Primo ministro Wen Jiabao ha parlato di “situazione
preoccupante” e ha invocato una “crescita sostenibile”, anche se molti altri leader di partito preferiscono seguire ancora nelle convinzioni di Mao a proposito
dell’ambiente. Zedong disse nel 1958: “Fate curvare il capo alle grandi montagne, imponete la vostra volontà al corso dei fiumi”. Molti industriali che si sono
arricchiti grazie alla crescita economica credono che sia più conveniente ripulire
l’ambiente in un futuro lontano che investire oggi nella protezione dell’ambiente.
A cq ue
I rifiuti di orgine industriale hanno causato disastri imponenti, non sono in
termini di emissioni in atmosfera, ma anche a causa dell’inquinamento delle acque.
Il 13 novembre 2005 c’è stato un grave incidente in uno stabilimento chimico sulle rive del fiume Songhua a Jilin (provincia dello Jilin).63
L’esplosione, che ha causato 5 morti e una sessantina di feriti, ha liberato
nel fiume 100 tonnellate di agenti chimici tossici, in particolare benzene. Si tratta
di un liquido incolore e altamente infiammabile distillato dal petrolio. Si usa
come agente chimico e solvente ed è letale per l’uomo nel caso di esposizione
a livelli molto alti. L’esposizione prolungata causa una degenerazione progressiva del midollo spinale e la leucemia.64
Le sostanze tossiche hanno galleggiato sul fiume fino a raggiungere la popolosa città di Harbin, circa 400 km più a nord, nella provincia dell’Heilogjiang,
causando un’emergenza idrica di proporzioni inaudite, durata per una settimana
(La striscia di acqua contaminata che ha attraversato la città era lunga 80 km.)
3,8 milioni di persone vivono ad Harbin, capitale della provincia di Heilongjiang65, e le autorità sono state costrette a interrompere gli approvvigionamenti idrici per non avvelenare la popolazione.
Il disastro ambientale di Jilin ha messo a rischio le fonti di acqua potabile
di oltre 10 milioni di persone, tra la città di Harbin e Kabarovsk in Siberia, rivelando così il lato negativo della miracolosa crescita cinese.
Dopo l’incidente di Harbin il Primo Ministro Wen Jabao ha parlato di situazione preoccupante e ha invocato una crescita sostenibile.
http://service.spiegel.de/cache/international/spiegel/0,1518,druck-387392,00.html, articolo del 28 novembre 2005
Articolo comparso sul sito della BBC, dal titolo: Toxic Leak Threat, del 23 novembre 2005,
http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/asia-pacific/4462760.stm
65
hhttp://news.bbc.co.uk/1/hi/world/asia-pacific/4462760.stm
63
64
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3.7 ANALISI DEI RISCHI AMBIENTALI CONNESSI
ALL’URBANIZZAZIONE DEL TERRITORIO66
Il Worldwatch Institute dedica ormai da tre anni il suo famoso rapporto
annuale sullo stato del pianeta (pubblicato regolarmente dal 1984 e tradotto
ogni anno in oltre 30 lingue) ad un tema specifico: il rapporto del 2006 si focalizza sui due grandi paesi appartenenti al “Club del miliardo” (che cioè hanno
ormai sorpassato il miliardo di abitanti) e che presentano, da anni, significative
percentuali di crescita del loro prodotto interno lordo, la Cina e l’India.
Questa analisi del Worldwatch cerca, da sempre, di indagare e comprendere come sia possibile, in un pianeta dai limiti biofisici ben chiari, affrontare i
problemi sempre più articolati e complessi che noi stessi abbiamo prodotto, e
trovare immediate soluzioni concrete che consentano di avviarci su solidi percorsi basati sulla sostenibilità del nostro sviluppo.
La popolazione umana continua a crescere (abbiamo concluso il 2005
con oltre 6,4 miliardi di abitanti e le proiezioni delle Nazioni Unite prevedono
che nel 2050 potremo raggiungere i 9,1 miliardi). Aumenta il numero di esseri
umani che hanno livelli di consumi sempre più vicini a quelli dei paesi ricchi.
Cresce inoltre la pressione sui sistemi naturali della Terra (che versano ormai in
una situazione veramente critica).
Il futuro ambientale, economico e sociale della Cina e dell’India rappresenta una prova significativa per l’intero futuro dell’umanità e per la concreta
possibilità di dare corso a politiche di sostenibilità per lo sviluppo.
I grandi insegnamenti che si ricavano dalle analisi del Worldwatch Institute, come da quelle di tanti altri autorevoli istituti di analisi e di ricerca internazionali, riguardano l’impossibilità, ormai evidentissima a tutti, di proseguire
in modelli di sviluppo sociale ed economico che non tengano l’ecosistema nel
dovuto conto. Questo costituisce la base fondamentale di qualsiasi sviluppo
umano. I grandi programmi internazionali di ricerca sulla sostenibilità, ormai da
qualche decennio, vedono lavorare in stretta sinergia studiosi dei sistemi naturali con studiosi dei sistemi sociali, tutti indirizzati a comprendere al meglio il
funzionamento delle relazioni tra natura e società.
L’accorato appello che scaturisce per i decisori politici ed economici di
tutto il mondo è proprio quello di riuscire a tenere sempre presente, in ogni
decisione di ogni società umana, il valore straordinario e insostituibile che la
natura fornisce alla vita umana ed al suo sviluppo. L’obiettivo del nostro immehttp://72.14.221.104/search?q=cache:f3qoNoi9FpQJ :www.wwf.it/ambiente/dossier/STATE% 25202006%2520Intro.pdf+danni+ambientali+industrializzazione+cina&hl=en&ct=clnk&cd=1)
66
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diato futuro è riuscire a trovare concrete soluzioni a tutte queste sfide che noi
stessi abbiamo provocato e che ci hanno condotto ad una pericolosa concezione di riuscire a vivere e a svilupparci senza bisogno della natura. Rendere
concreta la sostenibilità dipende solo da noi e dalle nostre scelte.
Le città cinesi soffrono di un afflusso di popolazione che non ha precendenti nella storia: si calcola infatti che oltre venti milioni di contadini in cerca
di lavoro si riversino nelle megalopoli. Il problema si aggrava pensando che in
Cina esiste uno spropositato squilibrio demografico, con il 94% delle popolazione che affolla il sudest del Paese, visto che aree immense come il Tibet e la
Mongolia sono quasi deserte a causa del clima ostile.
Le autorità cinesi temono che le loro megalopoli non riescano a reggere
a lungo lo stress legato all’afflusso di emigrati dall’esterno.
Alcuni studi urbanistici sostengono che esiste una soglia (i venti milioni
di abitanti) oltre alla quale nessuna metropoli al mondo può reggere. Ebbene,
Chongqing conta trenta milioni di abitanti, e Beijing, Shanghai, Canton e Shenzhen si stanno avvicinando alla soglia dei venti milioni.
Eppure, l’urbanizzazione più intensa ha coinvolto le città medio-piccole,
che in genere sono meno attrezzate (in termini finanziari e di risorse umane) per
far fronte a una crescita così rapida e alle conseguenze ambientali che da essa
derivano.
Tuttavia, un esame dei dati più attento dimostra che una sfida ancora più
grande viene da unità inferiori alle città per dimensioni, anche le più piccole: le
“città amministrative”, il cui numero è passato da 10.000 abitanti nel 1991 a più
di 17.000 nel 1999.
1991
1999
Number of designated cities of which:
479
667
–Super large (>2 million)
9
13
–Very large ( 1-2 million)
22
24
–Large (0.5-1 million)
30
49
–Medium ( 0.2-0.5 million)
121
216
–Small (<0.2 million)
297
365
a
Number of administrative towns
10,000 17,341
Note: a Administrative towns refers to the urbanized part of the
administrative unit known as a township and are analogous to
a county seat within a county. Townships are the lowest level of
government administration.
Source: ZTN (1992 and 2000); ZCJTN (1999).
tratto: http://www.worldbank.org.cn/english/content/china-environment.pdf
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4. Grado formativo, di sensibilizzazione in
campo ambientale e strutture di supporto
4.1 GRADO DI SENSIBILIZZAZIONE E INTERVENTI FORMATIVI
SULLA TEMATICA AMBIENTALE
Grazie alla nuova politica di apertura del Governo cinese nei confronti
dell’opinione pubblica, è stata possibile la creazione di ONG e di GONGO
(Government-Operated Non Governmental Organization) che sono molto attive nella diffusione di informazioni sull’ambiente e sulla normativa relativa.
Inoltre, il Governo ha promosso una maggiore trasparenza nella diffusione dei rapporti sull’inquinamento, cosa che ha permesso una più puntuale informazione dei cittadini.
Sono molto attive anche organizzazioni “verdi” studentesche, e nelle
scuole è obbligatoria la formazione degli studenti per conoscere le problematiche ambientali.
Anche se non si sono reperiti dati oggettivi su industrie e imprese, visto
che le università cinesi sono estremamente attive in questo campo e visto che le
problematiche legate all’ambiente sono per forza di cose un tema centrale in seno
alla società a causa dell’insostenbilità della situazione, è facile ritenere che gli imprenditori locali abbiano una conoscenza buona o per lo meno suffciente delle
normative ambientali. Purtroppo, però, il pragmatismo che caratterizza gli imprenditori e la volontà di sviluppo e di benessere sembrano causare disattenzioni.
A partire dagli anni Novanta sono nate in Cina diverse ONG finalizzate
a proteggere l’ambiente. Oggi sono un centinaio, organizzate dai cittadini che
si prefiggono di sensibilizzare la popolazione e di formare delle alleanze di lavoro con gruppi internazionali che condividono le loro idee, per rallentare la
perdita della qualità di vita della mondo naturale cinese. Le ONG cinesi differiscono in modo signficativo dalle altre associazioni di questo tipo: devono
avere uno sponsor statale e del partito, che sia attivo nel loro sviluppo e nella
registrazione e nella loro relazione annuale. Spesso questi gruppi si formano
intorno a un individuo carismatico, e in Cina si chiamano “Organizzazioni sociali”. Le ONG organizzate in Cina sono di recente insediamento, alla prima generazione. La speranza è che possano sviluppare in futuro le competenze
gestionali necessarie a completare il loro lavoro.
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Inoltre, questi gruppi sono in grado di servirsi di Internet per diffondere
il loro messaggio. L’attivismo ambientale è molto sviluppato a livello telematico,
secondo il sociologo Guobin Yang, che ha studiato la proliferazione di siti creati
da individui o da gruppi. Secondo il parere dello studioso, Il ruolo di gruppi sta
nel muoversi tra il mondo virtuale e quello reale per occuparsi di problemi legati alla sostenibilità intraprendendo progetti gestiti dalla comunità.
L’articolo del prof. Guobin Yang é consultabile sul sito:
http://wwics.si.edu/topics/pubs/greenweb.pdf
Riferimenti in merito alle principali ONG impegnate sul tema:
Friends of Nature nata da circa dieci anni e ispirata dallo storico Liang
Congjie. Si occupa in modo particolare di bambini. 2001 (Al momento
non è disponibile la versione inglese del sito)
Global Village Beijing è la creatura di Sheri Liao, stella di radio e TV. Le
sue campagne di sensibilizzazione sull’ambiente sono state riconosciute
nel 2000, quando le è stato assegnato il Sophie Prize, noto come il Nobel
dell’ambiente.
The Center for Legal Assistance to Pollution Victims (CLAPV) è attivo
da più di cinque anni e la sua attività consiste nel’aiutare ededucare i cittadini sul tema delle leggi ambientali. Sul sito è disponibile il testo di diverse leggi in inglese.
Green River si occupa della sensibilizzazione del pubblico sulla salute
della acque del fiume Yangtze e del fiume Giallo nella provincia di Sichuan. http://www.green-river.org/02/xqart/1178.php
Snowland Great Rivers Environmental Protection Association ha mobilitato i cittadini della provincia di Qinghai in progetti sulla conservazione
della biodiversità sull’altipiano Qinghai nel Tibet. Il sito è unicamente in
cinese.
Nel comunicato stampa n. 20/2006 del CESE (Comitato Economico e
Sociale Europeo), 10 marzo 2006, un parere esplorativo predisposto su richiesta della presidenza britannica, si sottolinea che la UE deve migliorare il proprio
livello di conoscenza e di comprensione della società civile organizzata in Cina.
Il Comitato evidenzia che una società civile forte e indipendente contribuisce
in modo rilevante alla governance e alla stabilità politica, economica e sociale,
e raccomanda pertanto che l’UE collabori con i diversi tipi di ONG e di organizzazioni rappresentative della società civile a livello locale e regionale. Per
quanto riguarda la legislazione cinese, l’UE deve insistere maggiormente sulla
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necessità di osservare le leggi esistenti. Occorre che il CESE e le altre organizzazioni della società civile interessate sorveglino le violazioni dei diritti fondamentali e invitino la Commissione a dare loro un seguito adeguato, di concerto
con il Parlamento europeo e con il CES cinese.
Il Comitato accoglie inoltre con favore i programmi proposti dalla Commissione a favore della società civile cinese, e auspica un incremento del sostegno finanziario a favore delle ONG.
Il Comitato ritiene infine che il processo di sviluppo della società civile
trarrebbe grandi benefici dalla collaborazione e dai contatti con la società civile
organizzata dell’Unione europea e di Hong Kong.
http://eesc.europa.eu/activities/press/cp/docs/2006/cp_eesc_020_2006_it.doc
4.2 ANALISI DELL’OFFERTA FORMATIVA ESISTENTE E GRADO
DI QUALIFICAZIONE
Le informazioni sull’offerta formativa in campo ambientale non sono
particolarmente esaustive. Nella rivista China Environment Series, pubblicata dal
CEF (China Environment Forum), n. 7, 2005 si sono trovate indicazioni interessanti sull’educazione ambientale nelle scuole.
Si assiste ad una maggiore presa di coscienza sui problemi ambientali tra
insegnanti e amministratori, che si accompagnano alle tendenze recenti nella
riforma del sistema educativo cinese (espansione, depoliticizzazione, forte accento sull’individuo e crescenti disparità nelle opportunità offerte agli studenti).
Oggi l’educazione ambientale è obbligatoria in tutte le scuole ed è il segno
di un grande cambiamento nell’istruzione cinese. Si tratta di un fenomeno che
va studiato con cura, perché anche dal successo di queste novità dipende la capacità della Cina di adottare delle strategie di sviluppo sostenibile.
Nel 2003 il Ministero dell’Istruzione (Ministry of Education) ha pubblicato nuove linee guida, scritte in collaborazione con il WWF-China, che richiedevano l’inserzione di conoscenze, valori e comportamenti legati al rispetto
dell’ambiente entrassero a far parte dei programmi nella scuola obbligatoria.
Cinque tendenze hanno ispirato la creazione di queste linee guida:
1) espansione e commercializzazione dell’educazione post secondaria;
Come ovunque nel mondo, la formazione ambientale è arrivata nelle
scuole cinesi a livello universitario. I primi programmi di studi ambientali (corsi
di laurea e simili) sono nati in Cina negli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta, poiché si era già capito che l’inquinamento aveva un forte costo econo-
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mico e che era necessario formare una generazione di ricercatori e professori
in materia. Dipartimenti e centri studio ambientali si sono moltiplicati nel corso
degli anni Novanta. La grande espansione si deve in modo particolare a ricercatori responsabili di reperire gran parte dei fondi di cui si servono. I programmi
di studi ambientali sono stati utilizzati per rivedere e rendere più attraenti i corsi
di laurea in ingegneria, in geologia e in fisica. I corsi di laurea sono stati un
modo di creare un nuovo interesse e attrarre fondi per le Università cinesi, in
forte espansione.
Quasi tutte le più importanti università cinesi hanno creato dei programmi
di studio sulla protezione ambientale da quando i piani quinquennali e la politica del Governo hanno introdotto obiettivi di sostenibilità.
2) inclusione dell’educazione ambientale nei programmi per la formazione di insegnanti e negli istituti di ricerca
Sono stati realizzati corsi di formazione per la protezione ambientale e
anche strumenti didattici per le scuole elementari e medie, all’interno di un progetto che si chiama WWF-China’s Environmental Educators’ Iniziative, avviato
nel 1997 per supportare l’insegnamento ambientale nelle scuole cinesi.
Si sono creati dei centri di formazione (Environmental Education training Centers) alla Beijing Normal University, alla East China Normal University di Shanghai e alla South West China Normal University di Chongqing.
Gli Istituti di ricerca, come la Beijing Educational Science Reserach Academy, hanno creato centri sull’ambiente per condurre ricerche e implementare
progetti finanziati da organizzazioni internazionali.
I formatori di insegnanti stanno gradualmente incorporando l’educazione
ambientale nel curriculum dei futuri insegnanti, sia in termini si contenuti che in
termini di metodologia.
Questa tendenza sarà incrementata dalla pressione sempre crescente da
parte dello Stato, del pubblico e del mercato per creare modelli educativi adatti
a chi deve muoversi nel mondo in rapida crescita economica.
Inoltre, di recente una nuova legislazione ispirata dalla WTO ha concesso
a imprese e istituzioni internazionali di gestire scuole in Cina: questa sarà un’altra formidabile spinta a migliorare e accrescere i programmi di studi ambientali.
3) creazione di programmi e libri di testo “integrati”
Pubblicazione di libri di testo “integrati” per la scuola dell’obbligo (9
anni), redatti in in un’ottica interdisciplinare per gli studenti di scienze.
Ad oggi, i nuovi libri di testo in uso a Beijing e in altre città che li stanno
sperimentando integrano l’educaione ambientale in tutte le materie, soprattutto
scienza e biologia. Questi libri di testo saranno gradualmente adottati da tutte
le scuole del Paese.
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4) avvento dell’attivismo delle ONG ambientali
Le ONG hanno cominciato ad emergere a metà degli anni ‘90 come forma
nuova di organizzazione sociale, occopandosi di tematiche estremamente varie. Le
ONG ambientali stanno influnenzando le strategie dell’istruzione in molti modi
significativi e offrono a scuole e famiglie modi nuovi di accostarsi all’ambiente. Per
esempio, si deve a loro l’idea di creare scuole denominate “verdi” che invitano studenti e famiglie a interrogarsi sulle sfide ambientali a livello locale.
Registrare una ONG non è cosa facile, ma nonostante questo sempre più
realtà di questo genere si sono diffuse per sensibilizzare allo sviluppo sostenibile. La prima Ong verde cinese è FON, Friends of Nature, fondata da un illustre professore di storia, Liang Congjie.
Dalla metà degli anni ‘90 si sono sviluppate con incredibile rapidità anche
associazioni verdi studentesche fautrici di interessanti iniziative circa l’istruzione ambientale e spesso riportate nella rivista Environmental Education
(Huanjing Jiaoyu), che ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’educazione ambientale in Cina.
5. creazione di “scuole verdi” supportate dallo stato
Scuole “verdi” statali: nel 1996 il SEPA e il Ministero dell’Istruzione
hanno reso pubblico un comunicato in cui si diceva che entro il 2000 molte
scuole cinesi sarebbero diventate “verdi”, avrebbero cioè soddisfatto una serie
di standard sui programmi e sulle modalità operative e didattiche. Nel 2000, 16
province hanno partecipato alla realizzazione di 3.207 scuole verdi. Nel 2001
erano già diventate 4.235.
L’introduzione di tali Istituti fa parte di una strategia di più ampio respiro
a favore della “diversificazione” delle scuole secondarie, per meglio soddisfare
i diversi interessi e le diverse condizioni economiche delle comunità locali.
Anche se ovviamente ci sono dei problemi di attuazione, il potenziale dell’istruzione ambientale in Cina è enorme, soprattutto per quello che può fare
in termini di riforma e innovazione educativa e metodologica. L’istruzione cinese, soprattutto a livello secondario, è totalmente avulsa dal mondo pratico ed
educa studenti molto abili nello studio ma privi di senso di responsabilità sociale. Le scuole che implementano l’educazione ambientale, però, hanno dimostrato di saper superare questo limite dell’educazione tradizionale in termini di
creatività e innovazione.
La formazione alla sostenibilità sta diventando importante anche nella
formazione professionale avanzata. Per esempio, alcune istituzioni di stampo
giuridico (Chinese University of Political Science, State College of Judges e la
All China Lawyers Association) hanno di recente sponsorizzato un corso sul diritto ambientale.
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Infine, va ricordato che esistono anche diversi programmi di scambio tra
Cina e altri paesi (USA) specificamente basati sulle problematiche ambientali,
e che le ONG verdi cinesi hanno anche stabilito contatti con le ONG che si occupano degli stessi temi in altri paesi.
4.3 ANALISI DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
IN CAMPO AMBIENTALE
Sono numerosi gli organismi internazionali che si occupano di Cina e ambiente, e che sono attivi nel Paese con progetti di miglioramento continuo. Eccone un elenco:
(http://magma.nationalgeographic.com/ngm/0403/feature4/?fs=www7.nationalgeographic.com&fs=plasma.nationalgeographic.com)
Asian Development Bank (ADB)
adb.org/Documents/Profiles/ctry.asp?ctry=47
Su questo sito è possible ottenere informazioni su un gran numero di
progetti sull’energia, l’agricoltura, le risorse naturali, l’acqua e i trasporti che
sono finanziati dall’ADB, di cui la Cina fa parte dal 1986.
China Environment Forum at the Woodrow Wilson International Center for Scholars www.wilsoncenter.org/cef. Questa struttura crea programmi e pubblicazioni per incoraggiare il dialogo tra accademici statunitensi e cinesi,
legislatori e ONG sulle sfide dell’ambiente e dell’energia in Cina.
The American Embassy in China
www.usembassy-china.org.cn/ Questo sito, dell’ambascita USA, offre report
e link su tutti gli aspetti sociali, economici e politici della Cina.
World Resources Institute (WRI)
www.wri.org/wr-98-99/prc-ntro.htm Questa organizzazione non-profit, con
sede negli Stati Uniti, ha collaborato con il Governo cinese per valutare i collegamenti tra ambiente e salute nel Paese.
The World Bank Group
www.worldbank.org.cn/English/Overview/overview_cas.htm
Di particolare rilevanza la strategia di assistenza Paese promosso dalla
World Bank per la Cina, in supporto alle due transizioni storiche che il Paese conosce: il passaggio da una società agricola e rurale ad una urbana e industriale
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e passaggio da una economia centralizzata a una di mercato più integrata a livello mondiale.
La World Bank aiuta in modo molto consistente la Cina dal punto ambientale e sta offrendo contributi importanti per affrontare le sfide dell’inquinamento, più insidioso nelle piccole città la cui popolazione sta aumentando in
modo formidabile, senza che le autorità abbiano i mezzi adeguati per affrontare
i problemi posti da queste concentrazioni in costante aumento. Alcuni progetti
(per esempio a TianJin, Shanghai, Zhejiang e Chongqing) stanno aiutando la costruzione di impianti di fognature e di drenaggio, impianti per il trattamento
delle acque reflue e impianti per la gestione di rifiuti solidi. La World Bank sta
anche fornendo assistenza analitica e consulenza per aiutare la Cina a valutare
quantitativamente i rischi legati all’ambiente urbano, a capire i collegamenti tra
ambiente e povertà e a implementare le misure per il controllo dell’inquinamento dell’acqua.
Per quanto riguarda la gestione delle risorse naturali, come si è evidenziato
in precedenza, sono 4 le emergenze ambientali più gravi:
1) Degrado del territorio. La crescente attività antropica sta compromettendo la naturale evoluzione del territorio.
2) Deforestazione. Grazie a investimenti significativi per la riforestazione e la creazione di nuove aree protette e al divieto di abbattere ancora foreste naturali, la Cina è riuscita ad arginare la deforestazione
che avanzava a livelli preoccupanti. Comunque ci vorrà ancora molto
tempo perché molti ecosistemi forestali ritornino in condizioni accettabili.
3) Biodiversità. Nonostante la creazione di un sistema nazionale di riserve naturali, esse sono sottoposte a uno stress ambientale tale da minacciare seriamente la biodiversità di questo Paese, che è unica e
insostituibile a livello mondiale.
4) Risorse idriche. La disponibilità e la qualità dell’acqua sono tuttora un
problema critico, soprattutto nella Cina del nord. Con ogni probabilità
la situazione potrebbe peggiorare nel corso dei prossimi anni. Per risolvere in modo significativo, sono necessarie due cose: progresso tecnico e miglioramenti gestionali istituzionali, a livello amministrativo e
normativo.
La WB è attiva per aiutare la Cina in tutte queste sfide grazie all’assistenza
tecnica e progettuale. Ci sono molte azioni per sconfiggere il degrado del territorio, concentrato sulla regione settentrionale, fragile e a gravissimi livelli di de-
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grado. Il portfolio di progetti include piani innovativi come il Loess Plateau e
lo Sviluppo pastorale del Gansu/Xingiang.
La WB fornisce anche consulenza per la gestione delle foreste e assistenza
per gli investimenti, grazie a progetti del tipo “Sviluppo Foreste Sostenibili”.
Collegato a questo c’è anche un’azione finanziata dal GEF per il miglioramento
della gestione delle riserve naturali.
I problemi di scarsità e di qualità dell’acqua vengono al momento affrontati grazie a progetti nel Bacino Tarim (regione occidentale) e nel Bacino dell’Hai nella Pianura della Cina Settentrionale, vitale per l’agricoltura.
La Cina partecipa anche al 3rd Country Energy Efficiency Project, che ha
il fine di aumentare significativamente gli investimenti nel settore dell’efficienza
energetica dal parte dei settori finanziari interni in Brasile, Cina e India. Il progetto è promosso dall’UNEP.
L’UNEP (United Nations Environment Programme)
si occupa di una serie di problematiche legate ad ambiente e sviluppo:
cambiamenti climatici, acqua, suolo, consumo sostenibile, agenti chimici, normativa ambientale, aree marine e costiere, povertà e ambiente. Questa organizzazione si articola in una serie piuttosto complessa di Divisioni, Uffici e Centri
Affiliati. In particolare, in Cina, sono attive queste diramazioni:
1) China Office: ha aperto a Beijing nel settembre del 2003. Collabora attivamente con il SEPA e con altri ministeri, agenzie internazionali e
ONG per l’implementazione di azioni sull’ambiente (normativa, educazione e formazione, gestione, trasferimento di know-how, innovazione e prevenzione di calamità naturali). Inoltre, ha lo scopo di
sviluppare e supportare progetti sotto l’egida del GEF (Global Environment Facility), un fondo internazionale per i progetti incentrati sul
cambiamento climatico, la biodiversità, il degrado del suolo e i problemi di gestione dell’inquinamento transfrontaliero delle acque.
2) Regional Office for Asia and the Pacific: collabora con il China Office nell’attuazione di tutti i progetti di tutela ambientale.
Di seguito si propone un esempio dei progetti seguiti da ROAP e UNEP
China Office. Li si può trovare sul sito http://www.zhb.gov.cn/english/China-Office/.
Nel sito sono di particolare interesse i link: Projects/Activities e Environmental Information.
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ASSESSMENT & EARLY WARNING
Activity:
National Performance Assessment and Subregional Strategic Environment
Framework for Greater Mekong Subregion (GMS) or SEF II Project - ADB
RETA (Regional Technical Assistance) No. 6069.
The Project covers Yunnan Province of China as part of GMS
Duration:
Feb. 2003 - Oct. 2005
Objectives:
To create national environmental performance assessment (EPA) system for
the GMS countries and subregional EPA system for the GMS subregion:
The primary purposes are to facilitate:
- informed decision-making through better understanding of environmental
conditions, trends and impacts;
- effective and efficient national environmental program management and improved accountability for results
- reporting of national, subregional and international; environmental information and performance assessment on environmental issues of regional and
global importance.
Outputs:
Core indicators & EPA Systems proposed and agreed at the expert group level
Budget:
US$2.4m for the whole project (ADB, GEF, UNEP, IGES, NIES, and GMS governments)
OZONE
Activity:
Policy Training for Local Authorities
Duration:
2004-2005 (current tranche of a continuing multiyear project)
Objectives:
- Provide ozone policy training to more than 3,700 selected prioritized local
government officials who have prominent roles in implementing the State
ozone policies of China
- Establish adequate mechanisms to ensure the sustainability of training already conducted
Outputs:
- Strategy Formulated
- On-line training being developed with the help of local experts
- Ozone policy training provided to more than 3,700 selected, prioritized
local government officials who have prominent roles in implementing the
State ozone policies in China
Budget:
US$ 1.35m (Multilateral Fund of Montreal Protocol: US$ 0.81m; Approved project funding World Bank: US$ 0.405m; Re-phased from approved project funding UNDP: US$ 0.135m)
Activity:
Capacity Building and Policy Support to China's Methyl Bromide Sector Phase
Out Plan
Duration:
2004-2005
Objectives:
Under the existing Compliance Assistance Programme (CAP) of OzonAction,
the overall objective of this sub-programme is to ensure that capacity building
and policy aspects needed for the sustained phase out of methyl bromide in
China are adequately included in the final sector plan, and fully implemented
as planned
Outputs:
- Strategy developed with the participation of the Ministry of Agriculture and
SEPA
- Policy options supporting methyl bromide phase out in the form of legislative and regulatory controls on production and imports, economic incentives etc. developed
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Activity:
Assist China in the Phaseout of Consumption of CFCs in the Refrigeration
Servicing Sector Strategy formulation Training
Duration:
2004-2005
Objectives:
- Provide technical assistance for the development of CFC sectoral phase out
plan in the refrigeration servicing sector
- Provide technical support assistance for the policy setting and enforcement
in the refrigeration servicing sector and the technicians training
Outputs:
- Strategy developed through involvement of stakeholders
- Policy options supporting CFC consumption phaseout in the refrigeration
servicing sector to promote good practices and conducting recovery and
recycling of CFC refrigerant developed.
TRAINING AND EDUCATION
Activity:
UNEP/Tongji Institute on Environment and Sustainable Development
Duration:
2002 – 2007
Objectives:
- To develop a new model of education in the field of environmental protection, design and management;
- To strengthen international cooperation in scientific research and technology
development;
- To be an important base, both domestically and internationally, of talent training, scientific research and information exchange.
Outputs:
The joint institute established and training programmes conducted.
All’UNEP è affiliato anche il RISOE Centre on Energy Climate and Sustainable Development (URC), http://www.uneprisoe.org/, che è un partner del 3rd
Country Energy Efficiency Project, cofinanziato da UNEP, WB e organizzazioni
con sede in Brasile, Cina e India (I tre paesi che fanno parte del progetto).
Altra Organizzazione che si occupa dei problemi ambientali cinesi è l’IGES,
Institute for Global Environment Strategies, http://www.iges.or.jp/en/index.html con
sede in Giappone. Creato nel 1998 per iniziativa del Governo giapponese. L’IGES
è un istituto di ricerca che conduce ricerca in materia di strategie pragmatiche e
innovative per supportare lo sviluppo sostenibile nella regione Asia- Pacifico.
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5. OPPORTUNITÀ DI COOPERAZIONE
5.1 LAZIO E LA CINA
La Regione Lazio, coerentemente con il proprio programma di Governo,
intende valorizzare le opportunità strategiche che si aprono nel campo dello
sviluppo sostenibile e, quindi, delle possibilità di un interscambio nei settori dei
servizi pubblici ambientali intesi anche quali volano verso più ampi mercati.67
Le più significative aziende erogatrici di servizi ambientali che hanno sede
ed operano soprattutto nel territorio laziale, e che hanno già maturato o avviato iniziative all’estero, sono in grado di fornire risposte alle maggiori problematicità cinesi legate ad una tumultuosa urbanizzazione ed
industrializzazione, soprattutto in tema di:
• gestione dei rifiuti tramite un ciclo integrato di prevenzione;
• raccolta differenziata, il recupero, riciclo e smaltimento;
• tutela e gestione delle risorse idriche;
• valorizzazione e tutela delle biodiversità nell’ambito della gestione di
aree protette.
Per ognuna di queste aree problematiche è necessario un momento di
presentazione e confronto con gli interlocutori cinesi istituzionali e commerciali
delle esperienze di amministrazione, pianificazione e programmazione della Regione, e nel contempo dei modelli gestionali che le PMI hanno maturato ed
implementato, così da raggiungere standard utili ad una presenza sul mercato
cinese orientata alla sostenibilità dello sviluppo.
Dal 15 al 18 settembre 2006 la Regione Lazio, in collaborazione con Sviluppo Lazio S.p.A., ha promosso una missione imprenditoriale, in occasione
della Fiera Internazionale delle Canton. La missione, guidata dal Presidente
Piero Marrazzo, è stata organizzata in collaborazione con l'Istituto per il Commercio Estero, Confindustria, Associazione Bancaria Italiana e con il Patrocinio del Ministero per il Commercio Internazionale.
L’Italia è stata partner della Fiera di Canton con un intero padiglione di
diecimila metri quadrati, al cui interno la Regione Lazio ha allestito uno spazio
in collaborazione con il dipartimento di Disegno industriale dell’università “La
67
http://www.sviluppo.lazio.it/news/news_dettaglio_1332.html
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Sapienza” di Roma. L’allestimento dello spazio ha voluto rappresentare un percorso espositivo all’insegna della creatività, della tradizione e dell’innovazione
nei settori della produzione, della cultura, della formazione, dell’ambiente e del
turismo. La missione ha fatto tappa a Nanchino, dove si è svolto un Forum
economico accompagnato da una serie di incontri bilaterali tra imprese italiane
e cinesi. Le due province toccate dalla missione, Guangdong e Jiangsu, sono tra
le più dinamiche dal punto di vista economico e offrono interessanti opportunità di investimento.
5.2 L’ITALIA E LA CINA
Il 2006 è l’anno dell’Italia in Cina.68 Uno degli eventi più importanti all’interno di questo grande passo avanti nei rapporti tra i due paesi è la Sino-Italian
Green Week, tenutasi in luglio a Beijing.
La settimana Cooperazione Italia-Cina per la Protezione dell’Ambiente e
per lo Sviluppo Sostenibile (come recita il suo nome italiano) è stata dedicata
alla presentazione dei progetti del programma realizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio in collaborazione con l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (SEPA), l’Accademia Cinese delle Scienze Sociali (CASS),
il Ministero della Scienza e della Tecnologia (MOST), il Ministero delle Risorse
Idriche, l’Amministrazione Forestale di Stato, la Commissione Nazionale per le
Riforme e lo Sviluppo (NDRC), le Municipalità di Beijing, Shanghai, Tianjin,
Xi’an e Suzhou, le Università Tsinghuà di Beijing e Tongji di Shanghai.
Nell’ambito del programma, avviato nel 2000, sono stati sviluppati fino
ad oggi 57 progetti finalizzati al monitoraggio e alla gestione dell’ambiente, al
rafforzamento delle istituzioni cinesi a livello nazionale e locale, alla protezione
e conservazione delle risorse naturali, alla gestione delle risorse idriche, alla valorizzazione energetica dei rifiuti, allo sviluppo delle fonti rinnovabili e della efficienza energetica, alla pianificazione urbana sostenibile, alla protezione
dell’ambiente nelle aree più povere, allo sviluppo di tecnologie e sistemi di trasporto a basse emissioni, alla “agricoltura sostenibile”, alla protezione della biodiversità e alla gestione delle foreste.
I progetti sono stati individuati nell’ambito degli obiettivi e dei programmi
previsti dalle Convenzioni e dai Protocolli delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici, sulla protezione della fascia di ozono, sulla protezione della biodiver68
Si veda il sito del Ministero degli Esteri:
http://www.yidalinian.org/italiano/2006/07/cinque_anni_del_programma_di_c.php)
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sità, sulla eliminazione delle sostanze chimiche organiche persistenti e sulla lotta
contro la desertificazione.
Inoltre, i progetti sull’efficienza energetica, sull’energie rinnovabili, sulla
valorizzazione energetica dei rifiuti, sulla gestione delle foreste sono finalizzati
a generare crediti di emissione, secondo quanto previsto dal Clean Development Mechanism (CDM) del Protocollo di Kyoto.
Nel 2005 il Governo Cinese ha voluto riconoscere il valore della collaborazione italiana con il prestigioso Premio Internazionale per la Scienza e la
Tecnologia, che è stato assegnato al direttore generale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio Corrado Clini.
L’attuazione del programma è affidata a una task-force italo-cinese, con
due sedi permanenti a Beijing e Shanghai, composta da oltre 60 esperti del Ministero italiano, delle Agenzie e Ministeri cinesi, di Istituzioni scientifiche e Università italiane e cinesi.
Al fine di coinvolgere nel programma di cooperazione le imprese italiane,
e valorizzare le potenzialità delle nostre tecnologie, il Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio ha affidato all’Ufficio ICE di Beijing il ruolo di project manager del programma di cooperazione.
Dal 2001 ad oggi il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio
ha co-finanziato i progetti con 108 milioni di euro, attraverso contributi diretti
e mediante l’impiego dei Trust Funds istituiti presso World Bank e Fondi Multilaterali. Al co-finanziamento dei progetti partecipano le Istituzioni Cinesi con
24 milioni di euro, le imprese italiane che hanno aderito al programma di cooperazione con 25 milioni di euro, la United Nations Foundation, le Agenzie
delle Nazioni Unite - UNEP, UNDP, UNIDO -, Global Environment Facility,
World Bank e Fondo Multilaterale del Protocollo di Montreal per la Protezione
della Fascia di Ozono con 29 milioni di euro.
Il programma comprende, fino ad oggi, progetti per 186 milioni €.
Nel corso della Settimana saranno presentati i risultati del lavoro realizzato attraverso sette seminari tematici, e una sessione plenaria dedicata alle prospettive bilaterali e agli effetti globali della nostra esperienza.
La sessione plenaria sarà ospitata nella prestigiosa Assemblea del Popolo
in piazza Tienanmen.
I seminari tematici si terranno nella sede dello storico Beijing Hotel adiacente a piazza Tienanmen, e nell’Auditorium del Padiglione italo-cinese ecoefficiente nell’Università di Tsinghua.
Nella sede del Museo Nazionale cinese saranno ospitate tre mostre dedicate ai progetti della cooperazione ambientale, all’architettura ed al design “sostenibili”, al design applicato a materiali riciclati.
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Tra i seminari tematici assumono grande rilievo quelli sulla:
• “sicurezza energetica della Cina e del sistema climatico globale”, che
consentirà di inquadrare i 25 progetti in corso per lo sviluppo delle energie pulite in Cina, nella prospettiva delle sfide globali di cui la Cina è
sempre più protagonista;
• “agricoltura sostenibile”, progetto chiave per affrontare il tema cruciale
della sicurezza alimentare della Cina;
• “valutazione degli impatti ambientali e socioeconomici della diversione
delle acque dal Fiume Azzurro al Fiume Giallo”, il più grande progetto
idraulico mai concepito;
• organizzazione delle “Olimpiadi Verdi di Beijing 2008”, che rappresenterà l’occasione per presentare e valorizzare i progetti realizzati dalle istituzioni scientifiche e dalle imprese italiane in settori di punta;
• “formazione della nuova classe dirigente cinese” sui temi dello sviluppo
sostenibile, per consolidare la straordinaria esperienza realizzata in collaborazione con la Venice International University, che in tre anni ha
formato in Italia 1800 “quadri” cinesi.
Tra i principali eventi della settimana vanno ricordati l’inaugurazione del Padiglione italo-cinese ecoefficiente, nella più prestigiosa Università della Cina, la
Tsinghua University di Beijing, e la posa della Prima Pietra del nuovo Ministero dell’Ambiente Cinese. Il padiglione dell’Università di Tsinghua denominato Sino Italian Energy Efficient Building è stato realizzato interamente con tecnologie italiane,
ed è stato pensato come una “show room” delle imprese e dell’innovazione italiane
nei settori dei materiali per l’edilizia, delle facciate efficienti dal punto di vista energetico, della produzione decentrata e della conservazione dell’energia, della conservazione e riciclo delle acque. Il Padiglione rappresenta un modello di edificio
“eco-intelligente”, al quale fare riferimento per l’impiego e la diffusione nell’edilizia cinese di materiali e tecnologie ad alta efficienza energetica e ambientale.
Il nuovo Ministero dell’Ambiente Cinese è stato progettato da imprese italiane secondo criteri di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale da un
lato, e dall’altro di efficacia dei costi, e rappresenta così un modello immediatamente applicabile all’edilizia “istituzionale” per tutta la Cina.
5.2.1 CONFERENZA INTERNAZIONALE NEXT ENERGY
S HANGHAI, SETTEMBRE-OTTOBRE 2006
La conferenza, strutturata come una mostra-convegno sul tema della sostenibilità, analizza attraverso alcune delle tematiche relative all’ambiente, come
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ad esempio l’uso di fonti rinnovabili d’energia, l’utilizzo di fonti energetiche alternative, lo sviluppo di nuovi vettori come l’idrogeno. Quest’ultimo sta assumendo in Cina un’importanza sempre più strategica, e figura tra le soluzioni su
cui si sta investendo di più.
Parallelamente il tavolo della discussione è arricchito di altre tematiche di
grande interesse: ad esempio, il ciclo dei rifiuti ed il loro utilizzo per la creazione d’energia. L’obbiettivo principale è quello di creare un momento di confronto politico volto a sostenere la cooperazione italo-cinese nel contesto delle
tematiche e di sostenibilità.
In vista di due importantissimi eventi internazionali, i Giochi Olimpici
del 2008 a Beijing e l’Expo mondiale del 2010 a Shanghai, il convegno diventa
l’occasione per tracciare un bilancio di quanto già realizzato e anche per promuovere nuove iniziative.
Altri momenti di discussione saranno creati attraverso workshop tecnici,
che saranno funzionali al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
• favorire la presentazione di tecnologie e di servizi da parte delle aziende
italiane del settore ambientale interessate ad allargare il proprio mercato
in Cina, con tecnici e referenti delle pubbliche amministrazioni invitati
direttamente a presentare le proprie esigenze in campo ambientale;
• definire i margini d’intervento della cooperazione Italia-Cina in campo
ambientale relativamente ai piani d’investimento in tecnologie;
• stimolare il trasferimento di tecnologie eco-compatibili;
• confrontare l’esperienza italiana e quella cinese nel settore ambientale,
attraverso la presentazione di progetti di cooperazione già avviati e tuttora in corso;
• fornire informazioni e strumenti agli operatori sulle possibilità d’investimento ambientale in Cina.
L’evento è organizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, in collaborazione con l’Accademia delle Scienze Sociali di Beijing e con
la Fondazione Fiera Milano.69
Per rendere noto il programma di cooperazione sino-italiano, lanciato dal
Ministero Italiano per l’ambiente e il territorio (IMET) nel 2000, è stato creato
anche un sito in inglese:
http://www.sinoitaenvironment.org/indexe02.asp
Si cita di seguito la presentazione in inglese del progetto di cooperazione:
69
Si veda http://www.yidalinian.org/italiano/2006/09/conferenza_internazionale_next_1.php.
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“To comply with international environmental conventions, support the sustainable development in China, and
promote the cooperation between Italian enterprises and China, the Italian
Ministry for the Environment and
Territory (IMET) in the year 2000
launched the Sino-Italian Cooperation
Program for Environmental Protection. Since 2000, an all-around cooperation on environmental protection is
being performed between China and
Italy through various ways, as pilot
projects, cooperative research and environmental protection capacity building,
together with several relevant Chinese
authorities.
These Chinese governmental institutions include the State Environmental
Protection Administration of China
(SEPA) in 2000, the Chinese Academy of Social Sciences (CASS) in
2000, the Ministry of Science and
Technology (MOST) of China in
2002, the People’s Government of
Beijing Municipality (BMG) in
2002. Moreover, the People’s Government of Shanghai Municipality engaged the program in 2004; in May
2005, the related department of the
National Development and Reform
Commission (NDRC) of China established the start of cooperation with
IMET; in August 2005, a Memorandum of Understanding was signed
between IMET and Ministry of
Water Resources (MWR) of China
for environmental cooperation.
Since 2000, together with the Chinese
123
partners, the IMET has implemented
over 50 projects in China, which cover
various aspects in the sector of sustainable development:(1) Energy Efficiency, Clean Energy & Renewable
Energy; (2) Assist China to implement international conventions; (3)
Air Monitoring; (4) Urban Sustainable Development & Eco-building;
(5) Waste Recycle; (6) Sustainable
Transportation; (7) Integrated Management on Water Resources; (8) Eco
Conservation & Sand Control; (9)
Sustainable Agriculture; (10) Capacity Building.
Attaching great importance to the pilot
project, IMET and its Chinese partners are striving together to bring
China the advanced technologies and
equipments from Italy and the world,
demonstrating the projects in different
regions and sectors in accordance with
the different situations. The technologies and approaches adopted in the
pilot projects are far more advanced
than the domestic ones. Through the
construction of the pilot projects, the
technical level in China’s environmental protection will be accelerated soon.
The investment to pilot projects accounts for 75% of the Sino-Italian
Cooperation Program for Environmental Protection.
Cooperative research is another important part in the Sino-Italian Cooperation Program for Environmental
Protection, which includes the policy
and approach research program and
the commercial feasibility study pro-
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gram. With the aims of providing constructive suggestions to Chinese Government in different level, the policy
and approach research program works
to analyze Chinese environmental situations and its impacts to the social
and economic development in various
aspects and to seek solutions for the
concrete environmental problems.
While the commercial feasibility study
program seeks to demonstrate the feasibility of introducing China the advanced environmental technologies,
approaches and equipments, and pave
the way for disseminating the technology in the future.
Capacity Building, which proposed
later, plays a more and more essential
role in Sino-Italian Cooperation Program for Environmental Protection.
Through the performance of international conference and large-scale training program, IMET has entered into
cooperation with Chinese partners for
promoting advanced international experiences, ideas and management approaches,
to
strengthen
the
comprehensive capability of the related
staff who serve in the Chinese government, institutions, media and NGOs,
in particular for those in Chinese environmental administrations, for the promotion of sustainable development in
China.
Project Funds under the Sino-Italian
Cooperation Program for Environmental Protection are mainly contributed by IMET, with the co-fund
provided by Chinese Partners and
other institutions.
By the end of 2005, the total investment was 162 million Euros. Among
this, by direct contributions and World
Bank and multilateral Funds, trust
Funds, IMET has Co-funded the program with 96 million Euros; Italian
enterprises, which joined the cooperation program, with 23 million Euros;
Chinese Partners co-funded the projects
with 24 million Euros; United Nations Agencies (UNEP, UNDP,
UNIDO), GEF, World Bank and
the Multilateral Fund of the Montreal Protocol for the Ozone Layer
Protection, with 19 million Euros.
Sino-Italian cooperation Program for
Environmental Protection had become
one of China’s most active areas of international initiatives with the most
positive results in environmental protection.
On January 21 2003, Dr. Corrado
Clini, Director General of the Department for Environmental Research
and Development, IMET, won the
Award for International Cooperation
on Environmental Protection, set up
by SEPA. He was cited for initiating
and leading a successful program of cooperation between Italy and China in
the field of environmental protection;
on March 28 2005, Dr. Corrado
Clini obtained the International Scientific and Technological Co-operation
Award, another award for foreign personages and organizations who made
great contribution to China’s sciences
and technology development.”
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5.2.2 PROGRAMMA DI COOPERAZIONE AMBIENTALE ITALIA-CINA70
Il programma, avviato nel 2000, è stato concordato ed è realizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio in collaborazione con l’Agenzia per la protezione dell’ambiente cinese (SEPA), con l’Accademia delle Scienze
Sociali di Beijing (CASS), con il Ministero delle Ricerca e della Tecnologia cinese (MOST), con il Ministero delle Risorse Idriche cinese, con l’Amministrazione Forestale di Stato, con il Comitato Nazionale per le Riforme e lo Sviluppo,
con le Municipalità di Beijing, Shanghai, Nanchino, Shouzou e Lanzhou.
Incluso dalle Nazioni Unite tra le “Partnership Initiatives” per lo sviluppo
sostenibile, il programma è stato presentato al Vertice Mondiale di Johannesburg del settembre 2002 dall’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai
Ministri dell’Ambiente cinese Xie Zhenhua e dell’omologo italiano ex Ministro
Altero Matteoli.
Fino ad ora sono stati sviluppati 45 progetti finalizzati al monitoraggio e
alla gestione dell’ambiente, al rafforzamento delle istituzioni cinesi a livello nazionale e locale, alla protezione e conservazione delle risorse naturali, alla gestione delle risorse idriche, alla valorizzazione energetica dei rifiuti, allo sviluppo
delle fonti rinnovabili e della efficienza energetica, alla pianificazione urbana
sostenibile, allo sviluppo di tecnologie e sistemi di trasporto a basse emissioni,
alla ”agricoltura sostenibile”, alla protezione della biodiversità, alla gestione
delle foreste.
I progetti sono stati individuati nell’ambito degli obiettivi e dei programmi previsti dalle Convenzioni e dai Protocolli internazionali delle Nazioni
Unite sui cambiamenti climatici, sulla protezione della fascia di ozono, sulla
protezione della biodiversità, sulla eliminazione delle sostanze chimiche organiche persistenti, sulla lotta contro la desertificazione.
I progetti pilota e gli studi di fattibilità per l’implementazione sono basati
sul formato della World Bank (WB), del GEF (Global Environment Facility) e
di altre istituzioni finanziarie multilaterali per creare la base per nuovi fondi con
lo scopo di sviluppare e diffondere il progetto. Inoltre, i progetti sull’efficienza
energetica, sull’energie rinnovabili, sulla valorizzazione energetica dei rifiuti,
sulla gestione delle foreste e l’abbattimento delle emissioni di gas fluorurati
sono finalizzati a generare crediti di carbonio e crediti di emissione, secondo le
70
Si veda la descrizione dettagliata e precisa del programma, scritta nel 2005 e reperibile sul sito
http://www.international.rai.it/speciali/italiacina/download/programma.doc.
Lo stesso testo si legge, con piccole modifiche, anche sul sito:
http://www.ambientediritto.it/dottrina/Politiche%20energetiche%20ambientali/politiche%20e.a/progetti_clini.htm
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procedure previste dal Clean Development Mechanism (CDM) del Protocollo
di Kyoto. L’elaborazione dei progetti è affidata a una task-force permanente
italo-cinese, composta da oltre 60 esperti del Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio, delle Agenzie e Ministeri cinesi, di Istituzioni scientifiche
e Università italiane e cinesi, con sedi a Beijing e a Shanghai.
Per la parte italiana, partecipano anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Agenzia per l’Ambiente e l’Energia (ENEA), l’Istituto Nazionale di Geofisica (INGV), le Università di Bologna, Pavia, Torino, Tuscia,
Venezia, l’Università Bocconi, la Venice International University, la Fondazione
Mattei e il Consorzio Interuniversitario di Economia Manageriale.
Al fine di coinvolgere nel programma di cooperazione le imprese italiane
e valorizzare le potenzialità delle sue tecnologie,il Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio ha affidato all’Ufficio ICE di Beijing il ruolo di project manager del programma di cooperazione.
Per il co-finanziamento dei progetti, il Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio ha coinvolto i meccanismi di finanziamento e l’allocazione
delle risorse con le Istituzioni Finanziarie Internazionali, con le Autorità Cinesi, con le Università, gli Istituti Scientifici Italiani e le imprese Italiane.
5.2.3 I PRINCIPALI PROGETTI DELLA COOPERAZIONE ITALO-CINESE
SUPPORTO ALLA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE
ED ALLA FORMAZIONE DELLA NUOVA CLASSE DIRIGENTE
PER LA GOVERNANCE AMBIENTALE
E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA CINA.
1. Valutazione dello stato dell’ambiente nelle province centrali della
Ecological Survey).
Cina (E
Il programma consente la caratterizzazione ambientale e territoriale delle
principali problematiche ecologiche di 6 aree pilota della Cina Centrale per un’area
totale di circa 200,000 Km2 , attraverso l’interpretazione di immagini telerilevate,
integrata da dati esistenti e da osservazioni raccolte mediante indagini in sito.
È stata conclusa la realizzazione di un Sistema Informativo Geografico
(GIS), contenente tutte le informazioni relative alla mappatura e copertura del
suolo e all’analisi dei cambiamenti intercorsi.
È stato quindi prodotto un atlante tematico e di rapporti tecnici specifici
sulle aree indagate e sugli studi eseguiti.
Il progetto è stato sviluppato in maniera tale che le tecnologie e tecniche
di “remote sensing” possano essere trasferite dagli esperti italiani a quelli cinesi.
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La seconda fase del programma, in fase di progettazione, prevede la creazione di un “Centro Nazionale per il remote sensing”.
2. Monitoraggio e gestione della qualità dell’aria nelle città cinesi.
Un consorzio tra Consiglio Nazionale delle Ricerche e tre imprese italiane ha completato la sperimentazione nella città di Souzhou di un sistema pilota innovativo per il monitoraggio e la gestione della qualità dell’aria.
Il progetto è finalizzato alla standardizzazione e certificazione in Cina di
tecnologie e procedure che possano essere utilizzate dalle autorità municipali cinesi per controllare la qualità dell’aria secondo i parametri delle direttive europee.
Per lo sviluppo del progetto, sarà favorita la creazione di joint-ventures italocinesi per la produzione e applicazione del sistema di monitoraggio nelle maggiori aree urbane della Cina. La prima Joint venture Cino - Italiana è stata formata
nell’estate del 2004.
3. Training sulla gestione ambientale ed allo sviluppo sostenibile,
destinato ai quadri delle amministrazioni pubbliche ed agli
esperti delle imprese private cinesi
Il programma, avviato dal 2003 in collaborazione con la Venice International University di Venezia, fino ad oggi ha coinvolto oltre 1800 dirigenti ed
esperti cinesi, che hanno partecipato al programma di training “in aula” presso
la Venice University, ed alle visite “in campo” presso istituzioni e imprese italiane.
Il programma si colloca in una prospettiva di lungo periodo con l’obiettivo di facilitare l’inserimento attivo e responsabile della nuova classe dirigente
cinese nella dimensione globale dello sviluppo e della protezione dell’ambiente.
Si tratta del più importante programma di cooperazione in campo universitario mai realizzato prima con la Cina.
Un risultato “collaterale” del programma è rappresentato dalla adesione
alla Venice International University della Tsinghua University di Beijing.
I PROGETTI PER LE OLIMPIADI “VERDI” DI BEIJING
Le Olimpiadi del 2008 rappresentano l’occasione e la sfida per la
trasformazione di Beijing da metropoli congestionata e inquinata a città
“sostenibile”. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio
contribuisce al grande impegno della Municipalità di Beijing con 14
progetti innovativi che valorizzano le competenze e le tecnologie italiane.
4. Pianificazione urbana sostenibile
Sono in fase di elaborazione le linee guida per la pianificazione urbana
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sostenibile, destinate sia alla progettazione ex novo di insediamenti urbani periferici alla città di Beijing (Small Towns) che alla riqualificazione dei vecchi insediamenti abitativi nel centro della città. Inoltre, è stato avviato il progetto per
l’elaborazione del master plan della nuova small town di Huai Rou che sorgerà
a 50 Km da Beijing. Huai Rou New Town, che sarà disegnata sul “modello italiano”, dovrà essere “energeticamente efficiente” e ambientalmente sostenibile.
Il concetto di efficienza energetica guiderà anche la ristorazione del distretto storico degli Hu Tong nel cuore di Beijing.
5. Riqualificazione dei parchi urbani
Un progetto chiave per la riqualificazione urbana di Beijing è il recupero
ambientale del lago Beihai, al centro dell’area “di svago” e turistica della capitale cinese. Il progetto consentirà il ripristino della circolazione di “fresh water”
(acqua dolce) nel lago e, nello stesso tempo, la depurazione delle acque con sistemi biologici.
6. Protezione e conservazione delle risorse idriche
La protezione e la gestione ambientale del Miyun Reservoir, la maggiore
fonte di approvvigionamento idrico della città di Beijing, è un altro progetto
strategico per assicurare una risposta sostenibile alla crescente domanda d’acqua della capitale cinese, anche in vista delle Olimpiadi del 2008.
7. Prevenzione e controllo delle tempeste di sabbia su Beijing
La prevenzione delle tempeste di sabbia è un obiettivo “critico” per le
Olimpiadi. Le tempeste di sabbia infatti rendono impossibile lo svolgimento
dei giochi all’aperto.
Il progetto prevede la rivegetazione di aree aride e semidesertiche del deserto di Ashlan, da dove hanno origine le tempeste; l’ottimizzazione delle risorse
idriche nelle stesse aree; il rafforzamento delle barriere arboree, le “cinture
verdi” di Beijing; l’utilizzazione di sistemi satellitari per il “remote sensing” dei
fenomeni. Il progetto è stato selezionato dal Comitato della Scienza e della Tecnologia della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione, come caso studio per lo sviluppo dei Sistemi di Allerta (Early Warning
System): in questo contesto hanno aderito al progetto Giappone e USA.
8. Laboratorio avanzato per il controllo delle emissioni dagli autoveicoli
Nel 2005 è iniziata la costruzione a Beijing, con tecnologie italiane, di un
laboratorio avanzato per il controllo delle emissioni dagli autoveicoli.
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Il Laboratorio consentirà, per la prima volta in Cina, di testare l’efficienza
ambientale delle autovetture e dei veicoli commerciali secondo gli standard più
recenti dell’Unione Europea. In questo modo verrà assicurato un contributo significativo alla riduzione delle emissioni da traffico.
9. “Intelligent Transport System”- ITS, per la regolazione del traffico urbano e la riduzione dei consumi e delle emissioni
In un’area centrale di Beijing è in fase di realizzazione un sistema di “Intelligent Transport System” per la regolazione del traffico urbano, finalizzata alla
riduzione dei consumi e delle emissioni.
Il progetto pilota, sviluppato sulla base delle competenze e delle tecnologie italiane, aprirà la strada alla realizzazione ed utilizzazione di ITS su larga
scala per regolare sia il traffico nell’area urbana, sia gli accessi a Beijing.
10. Autobus a basse emissioni
A partire dal 2004 hanno cominciato a circolare a Beijing i primi autobus
dotati di motori a gas naturale ad alta efficienza e bassissime emissioni, prodotti dall’industria italiana.
La progettazione, lo sviluppo e la fornitura gratuita di 300 motori fanno
parte dell’accordo con la Municipalità di Beijing, finalizzato alla realizzazione di
un sistema “sostenibile” di trasporto nell’area urbana di Beijing da completare
in tempo per le Olimpiadi del 2008.
La fornitura gratuita dei motori ha aperto la strada ad un accordo tra l’industria italiana e l’impresa pubblica di trasporto di Beijing per la costruzione in
Cina di autobus a bassissime emissioni da utilizzare a Beijing e nelle altre metropoli cinesi che hanno messo al bando i vecchi bus a gasolio e benzina per
combattere l’inquinamento urbano: solo a Beijing, entro il 2007, dovrà essere
rinnovata una flotta di almeno 10.000 veicoli.
11. Emissioni zero per il trasporto nel villaggio olimpico
Una flotta di motocicli elettrici e di autoveicoli ibridi e a idrogeno, di produzione italiana, sarà messa a disposizione dell’organizzazione dei giochi per il
trasporto degli atleti. L’impiego dei mezzi di trasporto innovativi costituirà una
“vetrina” mondiale per il design e le tecnologie di punta che le imprese italiane
hanno già sviluppato.
12. Energia solare per le Olimpiadi
Gli edifici del villaggio olimpico saranno dotati di sistemi solari, forniti da
un’impresa italiana, per la generazione di acqua calda e il raffrescamento interno.
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13. Monitoraggio della qualità dell’aria nel villaggio olimpico di
Beijing e nell’area dei giochi
Sono in fase di realizzazione un laboratorio ed un sistema di monitoraggio, progettati dagli esperti italiani, finalizzati al controllo della qualità dell’aria
negli impianti sportivi e nell’area dove saranno ospitati gli atleti.
La garanzia di “aria pulita” è una condizione essenziale per il regolare
svolgimento dei giochi olimpici, e pertanto il progetto italiano ha un ruolo
chiave nella gestione delle Olimpiadi.
14. Il Padiglione Italia” nell’Università tecnologica di Tsinghua
A marzo 2005 è iniziata la costruzione del “Padiglione Italia” nel cuore della
più prestigiosa Università cinese.
Il Padiglione rappresenterà un modello di edificio “eco-intelligente”, al quale
fare riferimento per l’impiego e la diffusione nell’edilizia cinese di materiali e tecnologie ad alta efficienza energetica e ambientale.
Il padiglione sarà realizzato interamente con tecnologie italiane, ed è stato
pensato come una “show room” delle imprese e dell’innovazione italiane nei
settori dei materiali per l’edilizia, delle facciate efficienti dal punto di vista energetico, della produzione decentrata e della conservazione dell’energia, della conservazione e riciclo delle acque.
Il progetto è finalizzato alla introduzione nella industria cinese dell’edilizia, che ha uno sviluppo tumultuoso, standard e regole di efficienza per ridurre
i consumi di energia e di acqua.
15. L’Educazione e la comunicazione ambientale
È stata avviata la costruzione di un C e n t r o p e r l ’ e d u c a z i o n e a m b i e n t a l e
nella zona Fucheng Men Wai Dajie di Beijing (Beijing Public Educational Center for Environment and Sustainable Development). Il Centro ha l’obiettivo di
disseminare le informazioni sull’ambiente nell’area urbana di Beijing. Nel Centro avrà sede uno show room permanente dedicato alla promozione della cultura e dele tecnologie italiane per la protezione dell’ambiente.
I progetti per lo sviluppo sostenibile di Shanghai in preparazione di
EXPO 2010 “better city, better life”
Shanghai ospiterà nel 2010 l’Esposizione Universale dedicata alla
qualità della vita negli ambienti urbani, “Better City, Better Life”.
In questa prospettiva, la municipalità di Shanghai ed il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio hanno definito un programma finaliz-
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zato alla realizzazione di progetti chiave per lo sviluppo sostenibile della metropoli cinese, e per la partecipazione di Shanghai alle sfide globali della protezione del clima e della eliminazione delle sostanze chimiche pericolose.
16. Prevenzione e controllo dell’inquinamento atmosferico
È in fase di progettazione un sistema innovativo di monitoraggio delle
sorgenti inquinanti nell’area urbana di Shanghai, finalizzato sia alla riduzione
delle emissioni attraverso un programma di interventi sulle fonti, traffico e industrie, sia alla protezione della salute della popolazione.
17. Pianificazione e gestione del traffico urbano
Il progetto prevede l’estensione all’area urbana di Shanghai dell’Intelligent Transport System in fase di realizzazione a Beijing.
18. Promozione dell’efficienza energetica nel settore industriale di
Shanghai
È in corso di realizzazione un progetto finalizzato alla messa a punto e
sperimentazione di un modello di diagnosi energetica ed ambientale delle attività industriali di Shanghai, finalizzato alla promozione dei sistemi di gestione
e delle tecnologie per l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni.
19. Realizzazione di produzioni agricole “verdi” nell’entroterra di
Shanghai
È stata avviata una linea progettuale per il trasferimento di tecnologie e
know-how italiani per la promozione di produzioni agricole “verdi” nell’entroterra di Shanghai, attraverso la riduzione dell’uso delle sostanze chimiche e lo
sviluppo di colture compatibili con le caratteristiche dei terreni.
20. Sviluppo sostenibile dell’isola di Chongming, la terza isola più
grande della Cina
Il programma è finalizzato alla progettazione dello sviluppo sostenibile
dell’isola di Chongming, situata nell’estuario del fiume Azzurro, di fronte a
Shanghai, che il Governo cinese e la Municipalità di Shanghai intendono presentare come modello di sviluppo urbano in vista di EXPO 2010.
Il progetto affidato al Ministero italiano prevede l’integrazione della pianificazione urbana e infrastrutturale con la conservazione delle risorse naturali, la compatibilità della gestione delle coste e dei corpi idrici con lo sviluppo della pesca, la
produzione di energia da fonti rinnovabili, la realizzazione di sistemi e tecnologie
di trasporto intelligente.
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Al progetto partecipano il Programma delle Nazioni Unite per l’AmbienteUNEP, e l’Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo–UNDP.
21. Promozione delle tecnologie innovative dell’idrogeno, delle
nuove rinnovabili e dell’efficienza energetica
In collaborazione con il Ministero della Scienza e della Tecnologia, con
l’Università Tongji di Shanghai, con la Regione Lombardia, il Parco scientifico
e tecnologico di Venezia – VEGA – , e un gruppo di imprese italiane, sono
stati avviati 6 progetti per lo sviluppo e la prova di tecnologie avanzate per lo
sviluppo e la sperimentazione delle “energie pulite”.
21.1 Installazione di un sistema di celle a combustibile con tecnologia Molten Carbonate Fuel Cell (MCFC) nello Shanghai Expo Park Energy Centre durante
la World Expo 2010.
21.2 Hydrogen automotive infrastructure in Shanghai: lo scopo del progetto è valutare la fattibilità di un sistema di stazioni di servizio per il rifornimento di veicoli alimentati ad idrogeno. Sono previste tre linee di studio:
• Stazione per il rifornimento di veicoli ad idrogeno nell’ Expo Park
• Stazione di rifornimento multi-fuel a Shanghai
• creazione di una stazione di servizio ad idrogeno da riconversione di
una stazione GPL gia’ esistente.
21.3 Studio di fattibilita’ per il riutilizzo di CO2 allo scopo di produrre olefine attraverso la sintesi di metanolo.
21.4 Studio della gasificazione del carbone nell’ambito di processi Integrated Gasification Combined Cycels (IGCC) nei gassificatori alimentati a secco; stesura
di una analisi economica di confronto tra IGCC e supercritical power plants al fine di
definire le linee guida e le modalita’ di introduzione della tecnologia IGCC in Cina.
21.5 Applicazione di tecnologie ad energie rinnovabili e low-energy nel settore
delle costruzioni. Lo scopo del progetto è l’individuazione di linee guida per la stesura di best practices da applicarsi nella progettazione di edifici a basso consumo
energetico (low-energy) con enfasi sullo sfruttamento delle energie rinnovabili.
22. Istituzione dell’II t a l i a n T o n g j i T e c h n o l o g y T r a n s f e r C e n t e r presso
l’Università Tongji di Shanghai.
Il Centro è finalizzato allo studio ed alla sperimentazione di tecnologie
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ecocompatibili progettate congiuntamente da imprese ed esperti cinesi e italiani. Nel Centro sarà realizzato il primo impianto in Cina per la trigenerazione
di elettricità, calore e frigorie con la tecnologia sino-italiana delle microturbine
ad altissima efficienza.
23. Trasporto pubblico sostenibile
È stata avviata la produzione locale di “gasolio bianco”, una emulsione
acqua-gasolio (GECAM) da impiegare “come carburante di transizione” per
ridurre le emissioni dagli autobus del sistema di trasporto urbano. La prima fase
del progetto è terminata con una serie di test sulla tecnologia Gecam diesel
bianco. Questi test sono stati condotti su una flotta di autobus della prima compagnia di Shanghai, il secondo gruppo di trasporto pubblico più importante
della Municipalità di Shanghai.
La seconda fase del progetto coinvolgerà l’uso e il test di filtri speciali per
catturare il particolato e ridurre le emissioni dagli autobus.
I progetti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’idrogeno
La sicurezza energetica della Cina e la riduzione delle emissioni inquinanti rappresentano i due obiettivi della strategia per la diversificazione delle
fonti energetiche.
Questa strategia è sostenuta da importanti iniziative finanziate dalla Banca
Mondiale (World Bank), dalla Global Environment Facility e dall’Asian Development Bank.
In questo contesto si inseriscono i progetti avviati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’idrogeno.
24. Il progetto pilota “Solar Village” per la elettrificazione rurale
nelle province dell’Inner Mongolia e della Cina occidentale mediante
l’impiego di fonti rinnovabili in sostituzione del carbone, è un progetto
“faro” della cooperazione ambientale italo-cinese
Per la realizzazione del progetto è stata data priorità all’impiego dei prodotti della Zhejiangin Sino-Italian Photovoltaic, costituita nel 2001 con un cofinanziamento del Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio, che ha
realizzato la prima fabbrica cinese per la produzione di wafers multicristallini.
Verranno installate 100 KWp di energia fotovoltaica entro il 2005 per fornire
energia a 191 famiglie dislocate in tre villaggi e insediamenti sparsi.
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25. Recupero e impiego energetico del biogas prodotto dalle discariche
Si tratta di un ampio progetto, la cui fase pilota viene realizzata nella provincia di Ningxia in collaborazione con un’azienda municipalizzata: tale fase pilota è finalizzata alla captazione di biogas da discariche e di gas metano originato
dalle deiezioni animali, e alla sua utilizzazione per la produzione di elettricità. Il
progetto consentirà inoltre la messa a punto della metodologia per il riconoscimento dei crediti di emissione nell’ambito del Clean Development Mechanism.
26. Sfruttamento dell’energia geotermica e applicazione della tecnologia per la “re-iniezione” nell’area di Tianjin e in Tibet
Il progetto è finalizzato alla valutazione delle potenzialità energetiche e
delle problematiche ambientali connesse all’utilizzo dell’energia geotermica nell’area termale di Tianjin.
27. Tecnologie innovative per produrre energia e idrogeno dai rifiuti in co-combustione con il carbone
È in corso di realizzazione un progetto pilota per la produzione di gas di
sintesi dal trattamento dei rifiuti, utilizzabile direttamente per la produzione di
energia o in via intermedia attraverso la produzione di idrogeno.
È stata effettuata una valutazione sulle potenzialità tecniche e sulle modalità finanziarie per la realizzazione di un programma su vasta scala per la produzione di “syn gas” dai rifiuti, mediante l’impiego di tecnologie ad alta
efficienza e bassissimo impatto ambientale. Sulla base dei risultati di questa
prima valutazione è in fase di elaborazione un progetto finalizzato alla costruzione di un impianto pilota in un sito da individuare.
28. Utilizzazione delle biomasse per la produzione di energia
Sono stati completati gli studi di fattibilità relativi alla progettazione e realizzazione rispettivamente di un impianto di cogenerazione con gasificazione
delle biomasse, e di un impianto di cogenerazione con combustione completa
di biomasse. È attualmente in fase di completamento il progetto industriale.
29. Sviluppo di sistemi ibridi fotovoltaico-idrogeno
È in corso di realizzazione un progetto pilota per l’impiego combinato
delle più avanzate tecnologie del fotovoltaico e delle fuel cells, per la realizzazione di un impianto innovativo di generazione elettrica a motori ibridi (10100 kw) che verrà impiegato nel villaggio olimpico.
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30. Promozione e diffusione delle energie rinnovabili in Tibet
Il progetto, in corso di realizzazione, prevede l’istituzione a Lhasa di un
Centro italo-cinese, finalizzato:
• alla progettazione e sviluppo delle migliori opzioni tecnologiche per l’uso
dell’energia solare, dell’energia geotermica, dell’energia idroelettrica ed
eolica;
• alla formazione dei tecnici tibetani;
• alla promozione di joint ventures tra imprese italiane e imprese locali nei
settori di riferimento.
31. Monitoraggio della qualità dell’aria e inventario dei gas ad effetto serra a Lanzhou
Il progetto, elaborato in collaborazione con il CNR-IIA nella municipalità di Lanzhou, prevede la fornitura di una rete di tre centraline fisse più una
mobile per il monitoraggio della qualità dell’Aria (AQMS). La compilazione di
un inventario dei gas serra, realizzato secondo criteri standard in Cina, sarà utilizzato come attività pilota per la redazione degli Inventari Municipali di GHG
nell’ambito della strategia sul Clima in Cina.
32. Promozione dell’efficienza energetica negli usi civili e industriali
È stato completato un progetto pilota di assistenza alle municipalità ed
alle imprese cinesi per la predisposizione di piani energetici locali, finalizzati
alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni.
È stato inoltre completato il progetto di massima in municipalità pilota
quali Jinan, Suzhou e Taiyuan per la diffusione di tecnologie e “best practices”
per il recupero di calore ed energia negli impianti siderurgici con la riduzione
delle emissioni.
33. “China CDM Study Project”
Nell’ambito del progetto, sponsorizzato dalla World Bank, il Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e il Ministero della Scienza e della
Tecnologia cinese hanno realizzato uno studio finalizzato alla promozione di
progetti Clean Development Mechanism in Cina nel settore energetico.
Il progetto ha consentito la messa a punto di una metodologia su due settori chiave dell’economia cinese, la siderurgia e l’edilizia. Per entrambi i settori
sono stati individuati i progetti “tipo” che consentono la generazione di crediti
nell’ambito del Clean Development Mechanism.
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I progetti per l’eliminazione de lle sost anze ch imiche pericolose per
l’ambiente e per la fascia di ozono
34. Elaborazione del Programma Nazionale della Cina per l’eliminazione delle sostanze chimiche controllate dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulle sostanze organiche persistenti (POPs).
È stato completato il programma finalizzato ad assistere la Cina nella stesura del “Piano di Implementazione Nazionale” per l’attuazione della Convenzione di Stoccolma sui POPs. Il programma è articolato in tre “progetti”:
• in collaborazione con UNDP, per la sostituzione dei fitofarmaci in agricoltura;
• in collaborazione con World Bank, per la sostituzione dei PCBs nell’industria;
• in collaborazione con UNIDO, per la riduzione della produzione non
intenzionale di diossine e furani. Inoltre, è stato approvato dalla GEF un
nuovo progetto dimostrativo, che prevede il co- finanziamento del Ministero dell’Ambiente e della Banca Mondiale (World Bank), per l’identificazione, recupero e distruzione di rifiuti e apparecchiature
contaminate da PCB nella provincia dello Zhejang: il raggiungimento di
questo obiettivo servirà come “dimostrazione” delle metodologie tecniche e gestionali utilizzate, che potranno quindi essere replicate nelle
altre province cinesi.
35. Eliminazione del bromuro di metile in agricoltura
È in corso di svolgimento un programma per il trasferimento di tecnologie italiane per l’eliminazione dell’uso di bromuro di metile, messo al bando dal
Protocollo di Montreal per la protezione della fascia di ozono ma impiegato in
grandi quantità in Cina per la fumigazione dei terreni agricoli. Il programma,
che rientra nell’accordo con il Ministero dell’Ambiente cinese, è sviluppato dall’Università di Torino in collaborazione con le Università cinesi, e coinvolge le
imprese italiane leader del settore delle produzioni vivaistiche e dell’assistenza
tecnica in campo agricolo.
Il progetto ha dimostrato con successo l’efficacia e la fattibilità nel mercato cinese di tecnologie alternative come gli innesti su varietà resistenti, combinazioni di metansodio, l’uso dei film impermeabili e altre alternative.
Il prosieguo delle attività sarà finanziato attraverso il Fondo Multilaterale
del Protocollo di Montreal.
36. Eliminazione dei CFC
Una impresa italiana di medie dimensioni, in collaborazione con la più
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grande società cinese del settore, realizzerà gli impianti e fornirà i prodotti sostitutivi per l’eliminazione dei CFC, messi al bando dal Protocollo di Montreal
per la protezione della fascia di ozono, nella produzione di schiume espanse da
impiegare nell’industria del freddo, degli elettrodomestici, dell’automobile, dell’arredamento, dell’edilizia.
Il progetto, cofinanziato dal Fondo Multilaterale per la protezione della
fascia di ozono e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, è
destinato a consolidare il ruolo della tecnologia italiana nel più grande e dinamico mercato mondiale di questi prodotti.
I progetti per l’agricoltura sostenibile, la riforestazione e la protezione della biodiversità
37. Sviluppo di un’agricoltura sostenibile
Sono in fase di completamento due progetti per la sperimentazione e diffusione delle migliori tecniche e pratiche per lo sviluppo di una agricoltura sostenibile. I progetti intervengono nei settori agricolo, forestale e della lotta alla
desertificazione nelle regioni dello Xinjang (nord ovest) e della Mongolia Interna (centro nord), tra le aree rurali cinesi maggiormente depresse e con seri
problemi di desertificazione, sulle quali il Governo cinese ha in programma di
investire ingenti risorse nel periodo 2001-2005.
I progetti prevedono, con la collaborazione dell’Università di Torino e di
imprese italiane leader del settore, il trasferimento “in campo” di tecniche di coltivazione innovative e sostenibili.
Sono inoltre previste attività di assistenza tecnica e training per tecnici e
agricoltori locali, nonché attività di formazione per funzionari governativi.
38. Forestazione e afforestazione
In collaborazione con l’Amministrazione Forestale di Stato cinese e con
l’Università della Tuscia sono stati avviati due progetti nella Mongolia Interna,
finalizzati a combattere la desertificazione e rafforzare la protezione della biodiversità, attraverso attività di forestazione e afforestazione, impiego di tecnologie innovative e corsi di formazione alle popolazioni locali, rivolti in
particolare ai giovani.
39. Attività di ricerca e di sviluppo sostenibile nel settore delle biotecnologie applicate alla salvaguardia dell’ambiente e delle biodiversità
(Anni 2005-2007)
Nel luglio del 2005, il “Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Biologia Molecolare delle Piante”, l’Accademia delle Foreste ed il Ministero del-
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l’Educazione di Beijing, hanno avviato una collaborazione scientifica finalizzata alla conservazione della biodiversità e ad incrementare il trasferimento di
know-how tra l’Italia e la Cina nel settore delle biotecnologie. Il piano operativo prevede il miglioramento genetico del pioppo coltivato e l’analisi della biodiversità del riso selvatico e della vite selvatica. I benefici attesi nei settori
agricolo, commerciale ed ambientale sono il miglioramento delle performance
agronomiche, l’istituzione di strutture di ricerca comuni ed il trasferimento reciproco di informazioni e competenze scientifiche e tecnologiche.
40. Biodiversity Conservation Partnership Program
In collaborazione con SEPA e UNDP, il Ministero dell’Ambiente e del
Territorio ha finanziato la preparazione di un progetto GEF sulla biodiversità
in Cina. Il programma prevede azioni a livello nazionale con attività di capacity
building, la formulazione di una strategia nazionale per la conservazione della
biodiversità, la ripartizione delle responsabilità politiche e la programmazione
degli investimenti a livello locale per condurre attività dimostrative. Tra i Partner del progetto “The Nature Conservancy” (TNC), the “World Wildlife Fund”
(WWF), the World Bank e varie ONG. La partecipazione italiana consentirà
un inserimento di progetti inerenti promossi da IMET e un coordinamento
con le iniziative in corso da parte degli altri soggetti cinesi, multilaterali e bilaterali, coinvolti nella Partnership.
I pr o ge tti pe r la g es tion e in teg r a ta d el l e a cq u e e l a p r ote zion e de ll e cos te
41. La gestione delle coste
È stato avviato un progetto triennale per la gestione integrata e la protezione ambientale delle zone costiere cinesi denominato DESTINY ( D e s i g n
of an integrated coasts and river basin management system for the East
China and Yellow Sea).
Il progetto ha il fine di realizzare di un sistema di osservazione e modellistica per monitorare le correnti costiere dalla piattaforma del Mare Giallo e del
Mare della Cina Orientale fino all’area costiera della Baia di Bohai.
Il progetto consentirà di integrare i sistemi di monitoraggio in tempo reale
delle correnti marine e dei regimi fluviali con la modellistica previsionale dell’ecosistema marino e del trasporto dei sedimenti.
42. La diversione delle acque Sud-Nord
In collaborazione con l’Accademia delle Scienze Sociali di Beijing e con
il Ministero cinese delle risorse idriche, è in fase di elaborazione la valutazione
ambientale, economica e sociale del progetto Cinese di diversione delle acque
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Sud – Nord, dal bacino del Fiume Azzurro al bacino del Fiume Giallo.
Lo studio, che riguarda uno dei più grandi progetti idraulici mai concepiti,
è finalizzato a riequilibrare l’apporto idrico tra il Sud della Cina e il Nord affetto
da siccità. È stato avviato con un Forum internazionale, che si è tenuto a Beijing nel giugno 2004, al quale hanno partecipato i responsabili della gestione dei
più grandi bacini idrici del pianeta, le maggiori agenzie internazionali impegnate
in campo ambientale, la Banca Mondiale, la Commissione Europea.
Sulla base dei risultati del Forum è stato avviato un progetto pilota, “SWIMER”, che consentirà di applicare su un’area rappresentativa dell’intero progetto di diversione un modello integrato di programmazione e valutazione della
migliori tecniche di trasferimento e gestione delle risorse idriche.
43. La gestione integrata delle acque
In collaborazione con il Ministero delle Risorse Idriche cinese, è stato
istituito un comitato congiunto italo – cinese, per l’identificazione di progetti
ed attività di cooperazione nei settori della gestione delle risorse idriche, della
protezione delle riserve d’acqua, della fornitura di acqua potabile in zone rurali,
dell’applicazione di tecnologie innovative nei progetti di conservazione delle risorse idriche e dei sistemi di gestione delle emergenze legate a inondazioni.
Il progetto per la protezione dell’ambiente e la conservazione del patrimonio culturale.
44. Il recupero urbano di Tianjin
È stato avviato un progetto, in collaborazione con la Municipalità di Tianjin, per il recupero e lo sviluppo dello storico quartiere di HAI HE, costruito
dall’Italia all’inizio del secolo scorso.
Il progetto integra le misure per il recupero del patrimonio storico culturale del quartiere con l’applicazione di tecnologie innovative energetiche ed ambientali, per il restauro degli edifici e per la riqualificazione dell’area urbana.
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Cina[6]:Impaginato
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Convegni:
- Italia – Cina: Esperienze, strategie e modelli regionali a confronto, a cura di Sprint
regione Emilia-Romagna, Bologna 14/7/06.