La tortora e il melograno
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La tortora e il melograno
ROSSO GIALLO NERO BLU ROSSO DISTRIBUZIONE GRATUITA BLU GIALLO NERO BLU ROSSO GIALLO NERO ANNO V- N. 6 NOV. - DICEMBRE 2007 PERIODICO DI COMUNICAZIONE SOCIALE - CULTURALE - ISTITUZIONALE La tortora e il melograno ANTONIO GIOIELLO* In questo numero, abbiamo deciso, pubblicheremo una solo fotografia, quella solita di prima pagina, l’ultimo dono di Cosimo Reale. Il resto del giornale diversamente dalle altre volte sarà senza foto. Quello spazio di prima pagina dedicato alla fotografia era la sua rubrica, a cui teneva molto. Quando parlammo della sua collaborazione al nostro giornale era reticente, dubbioso, riluttante, oserei dire geloso che qualcosa delle sue foto andasse perduto, sciupato dagli ingranaggi della macchina da stampa o da poca accortezza, con la paura nascosta che non venissero capite. Le considerava parti di se stesso. Faticai non poco a convincerlo. Ma una volta accettato di curarci questa parte essenziale del giornale, ci si è buttato, senza risparmiarsi. Con passione, ardore, sentimento. Era così, o niente o passionale ed appassionato. O ti incalzava che quasi ti lasciava senza fiato o taceva. Ci fece cambiare l’impaginazione. Ed i colori. Volle che nelle sue foto della rubrica emergesse il rosso. Ci lavorava sopra, minuzioso, scrupoloso. Dalle fotografie originariamente a colori, così mi spiegava, toglieva tutti i colori, sino a renderle in bianco e nero, lasciando però tutte le parti in rosso. Che diceva era il colore che l’aveva accompagnato in tutta la vita. Quando parlammo della foto per questo numero mi chiese quando saremmo andati in stampa, gli dissi “per dicembre”. “Allora ne devo preparare una per Natale”, mi rispose. Dopo qualche giorno, alla riunione dei collaboratori del giornale, portò, assieme ad altre, la foto che oggi pubblichiamo, ci chiese il nostro parere, ma aveva già deciso, per Natale aveva scelto questa tortora, con il rosso del melograno in risalto. Anche quando gli riferii di qualche difficoltà nella stampa dei particolari insistette, BLU ROSSO PH. COSIMO REALE per Natale voleva questa foto. La vegetazione fitta e viva, il contrasto di luci e di riflessi sul melograno; la tortora nella posizione in cui l’aveva ritratta, attenta e timida e lo sguardo verso il fotografo. “E’ un dialogo”, teneramente, mi disse, “è nà meraviglia” in dialetto aggiunse. “Ed ogni dettaglio”, continuò, “ha un significato, vuol dire qualcosa, nulla è per caso”. Solo con la natura, o per cose intime, usava questo linguaggio, sommesso e rispettoso; diversamente da quando si riferiva al potere, soprattutto quello politico, verso il quale era irridente ed irriverente. Alla foto diede il titolo la tortora e il melograno. E’ difficile credere che non ci saranno altri momenti, troppo improvviso, inaspettato, brutale è stato lo strappo. Mi lasciò, per la prima volta, non era mai successo, la stampa che lui aveva fatto di questa foto, un ricordo che conserveremo, gelosamente, come lui avrebbe voluto. Che il soffio tuo spiri nelle meraviglie del mondo nel dialogo eterno. Ciao Cosimo. * Per l’associazione ed il periodico Mondiversi soci, redattori e collaboratori GIALLO NERO BLU ROSSO La grande piazza LUISA SANGREGORIO Nel grande circuito di Corigliano scalo, regno incontrastato di auto scalpitanti e cemento imbizzarrito, è in preparazione qualcosa di nuovo: una piazza di circa 4mila metri quadrati. Un luogo destinato a essere il cuore della socialità; l’espressione delle aspirazioni urbanistiche della Corigliano moderna e, si spera, un’occasione di riscatto anche estetico per la nostra città. (continua a pag. 6) L’acquedotto dimenticato FRANCESCO SOMMARIO Sanno i cittadini coriglianesi che un piccolo fiume attraversa lo Scalo da Ovest ad Est, in parte a cielo aperto in parte intubato sottoterra? È proprio così, da più di trent’anni esiste un acquedotto, realizzato dal Consorzio di Bonifica, che taglia in due i principali quartieri della città. Fa ingresso su Viale Enrico Berlinguer, ruota a Nord all’altezza di via Metaponto per poi svoltare GIALLO (continua a pag. 4) NERO BLU ROSSO Il Centro di Eccellenza e le politiche sociali ANTONIO GIOIELLO Tolte le recinzioni, il Centro di Eccellenza per il Sociale, nello Scalo di Corigliano, è una realtà. Anche gradevole sul piano estetico. Una struttura, nata come mercato coperto, ma mai pienamente funzionante, recuperata e restituita alla cittadinanza. Un intervento in un’area, la parte più vecchia di Corigliano Scalo, che meriterebbe un’adeguata (continua a pag. 7) Un accordo di programma per l’ Area urbana Corigliano-Rossano ANGELO SPOSATO* Nelle scorse settimane i Sindaci di Corigliano e Rossano hanno avuto un incontro con il Ministro Bianchi per discutere di infrastrutture e mobilità con particolare riferimento all’asse urbano . L’incontro, per quanto riferito dagli stessi primi cittadini, pare abbia avuto un esito proficuo. (continua a pag. 6) GIALLO NERO 2 POLITICA ISTITUZIONALE Assessore Casciaro, il bilancio comunale è stato negli ultimi mesi motivo di preoccupazione, si è parlato di molti debiti, ci può dire quale è la situazione finanziaria del comune? R. Il comune ha circa 15 milioni di Euro di debiti sul capitolo delle spese correnti, riferite a mancato pagamento di beni e servizi, quali la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, il commissario per l’emergenza ambientale, la manutenzione della pubblica illuminazione, l’anticipazione di cassa, altre forniture. A fronte di tale situazione debitoria, il comune è in una posizione creditoria per altrettanti 15 milioni di Euro, derivanti da mancato pagamento dei tributi comunali da parte di cittadini morosi. È moroso colui che, pur essendo noto all’anagrafe tributaria, e pur essendo destinatario di avviso di pagamento, non effettua il pagamento dovuto, o lo effettua solo in parte. Il totale di tali insolvenze ha determinato le attuali difficoltà. Un capitolo a parte è l’evasione tributaria, che non rientra nella morosità e costituirà il vero valore aggiunto per i prossimi bilanci comunali. Le attuali tasse comunali rimarranno invariate per il prossimo anno o ci saranno degli aumenti? L’Amministrazione Comunale non aumenterà i tributi per il prossimo anno, ritenendo già adesso eccessivo il peso dell’imposizione locale sui redditi delle famiglie coriglianesi. Per il futuro, maggiori entrate saranno garantite dal recupero dell’evasione, da un’ azione più efficace della riscossione, dalla migliore organizzazione dei servizi comunali, da una riduzione delle spese. Alcuni servizi relativi agli accertamenti ed alle riscossioni dei tributi comunali sono affidati a ditte esterne, conviene ed è funzionale così oppure sarebbe meglio ritornare ad una gestione diretta di questi servizi da parte del comune? Stiamo valutando tutte le opzioni possibili, non ultima la gestione diretta dei servizi di accertamento e riscossione dei tributi. Va però precisato che alcuni servizi, come la riscossione coattiva, non possono essere gestiti dal comune, così come va ricordato che, per la mole assunta dai servizi medesimi, qualora volessimo internalizzare tali servizi, il comune avrebbe bisogno di un potenziamento degli uffici di non poco conto. Si consideri, inol- L’intervista a VINCENZO CASCIARO Assessore con delega al Bilancio del Comune di Corigliano tre, che la gestione delle reti idriche e fognarie e la depurazione delle acque, da qui a qualche mese sarà affidata al soggetto pubblico Cosenza Acque SpA, che curerà altresì la riscossione dei dovuti canoni. In questo periodo a diversi cittadini stanno pervenendo richieste di pagamento di cartelle esattoriali relative agli anni passati. Molte di queste sono risultate richieste illegittime perché già pagate dal contribuente, hanno però creato preoccupazione e disagio soprattutto negli anziani. Da cosa dipendono questi errori e come si può ovviare? Le azioni di accertamento messe in atto in questi ultimi mesi, hanno l’evidente scopo di far emergere l’odioso fenomeno dell’evasione tributaria, che rappresenta un danno per la città e per tutti i cittadini. Ad esse si accompagnano i solleciti di pagamento di tributi, dovuti negli anni scorsi, che non risultano incassati dall’Ente. Tali azioni, appunto perché estese e complesse, in taluni casi possono risultare infondate, perché il cittadino destinatario di avviso può aver già pagato quanto richiesto. Talvolta, i solleciti di pagamento si riferiscono a tributi che il cittadino ha pagato, ma in ritardo rispetto alle normali scadenze, nonché rispetto ad un margine temporale di tolleranza di cui gli uffici tengono conto. Altre volte, come nel caso di due coniugi comproprietari di beni immobili, può succedere che un solo coniuge versi l’intera imposta dell’ICI, senza darne comunicazione agli uffici; pertanto, dagli accertamenti risulterà che l’altro comproprietario, non avendo versato, è evasore. In tutti questi casi, basta recarsi presso l’Ufficio Tributi del Comune, con le ricevute dei versamenti effettuati, e regolarizzare la propria posizione. Ciò che stiamo avviando è l’aggiornamento della banca dati, che ci consentirà di ridurre al minimo gli errori, in modo da evitare disagi ai cittadini e, soprattutto, affanni e preoccupazioni agli anziani. Attenzione, però: molti utenti lamentano di aver ricevuto un avviso di pagamento per tributi che, a loro dire, sarebbero stati già versati; tanti di loro cercano altresì di giustificarsi aggiungendo di aver smarrito le relative ricevute. In realtà, nel 90% dei casi il versamento non è mai avvenuto. Per i casi veri di irregolarità, duplicazioni di avvisi, richieste di pagamenti non dovuti, invitiamo i cittadini a collaborare con gli uffici, in modo da scremare le posizioni, aiutandoci ad isolare i veri comportamenti scorretti, e rendere così ancora più incisiva la lotta all’evasione. Secondo lei, come è possibile risanare il bilancio comunale? E’ necessaria una nuova organizzazione di tutto il sistema del comune di Corigliano? L’Amministrazione Comunale si sta cimentando in una diversa organizzazione degli Uffici: l’obiettivo, come già scritto, è quello di rendere più efficace ed incisiva l’azione amministrativa, aumentando la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Il risanamento del bilancio comunale è già in atto: da una parte con la lotta all’evasione, dall’altra con la riduzione delle spese. Bisogna anche potenziare i controlli sul territorio, affinché i comportamenti incivili di qualche cittadino non abbiano a pesare sul resto della collettività: per esempio, è molto diffusa la pessima abitudine di non ripristinare a regola d’arte le strade pubbliche, da parte di privati cittadini che si collegano alla rete idrica e fognante; un’azione incisiva di controllo da parte del comune servirà a indurre a comportamenti diversi, evitando che a dover intervenire per il ripristino debba poi essere il comune. DAL LAMEMORIAE L’IMMIGRAZIONE ISACCO NUNA Rom e Sinti, chiamati con una vena di disprezzo Zingari, vivono per la maggior parte in Romania dove subiscono forte discriminazione da parte della popolazione locale pur essendo a pieno titolo cittadini rumeni. La loro immigrazione verso i paesi europei non è da attribuire solo alle difficoltà economiche ma anche ad un deficit di democrazia. In pratica la Romania è accusata di attuare una politica di espulsione dei Rom; questo comportamento si è accentuato da quando è entrata nell’Unione Europea. Da quando è crollato il sistema Sovietico, il concetto del sociale, del vivere in comune, è andato in crisi e si è accentuato il senso di appartenenza alle etnie risvegliando vecchie “passioni” come xenofobia e razzismo che occupano sempre più spazio nei rapporti sociali. Frustrazioni sociali e culturali compresse riappaiono. La questione dei Rom è solo l’aspetto più vistoso dell’intolleranza. Questo clima si sta estendendo in altri Paesi dell’Est come Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, Kosovo che hanno una considerevole popolazione Rom. Anche nel resto dell’Europa non mancano manifestazioni di xenofobia e di intolleranza verso le comunità con forte identità. I Rom in Europa sono circa 8 milioni e nei loro confronti esiste una vera emergenza europea sui diritti dell’uomo e delle minoranze. L’allargamento dell’Unione ai paesi dell’Est ha messo in primo piano il mercato, l’economia, impostazione voluta fortemente e da sempre dall’Inghilterra. Con la libera circolazione delle merci è inevitabile, al di là di ogni normativa che regolamenti la materia, che arrivi anche la libera circolazione degli uomini. L’immigrazione oggi è inarrestabile e complessa e non può essere governata con leggi inadeguate e improntate a visioni parziali in cui il concetto di “ordine pubblico” costituisce la parte preponderante. È vero che la storia non si ripete due volte ma, inevitabilmente, tornano alla memoria le grandi emigrazioni da tutta l’Europa, Italia compresa, verso il continente americano e gli USA in particolare, a cavallo del 19° e 20° secolo. In particolare negli anni 1881-1917 l’emigrazione dai soli paesi dell’Est aveva coinvolto circa 3.200.000 ebrei. Un’emigrazione causata non solo da fattori economici ma “incoraggiata” dai regimi locali in un clima di caccia all’ebreo in quanto tale, alla ricerca di un colpevole per nascondere le proprie incertezze, paure e fallimenti sociali, indirizzando azioni violente contro la proprietà e la vita di appartenenti a minoranze politiche, etniche o religiose: erano i “famosi “ Pogrom. Il crimine di Tor di Quinto (la donna violata ed uccisa da un rumeno) ha risvegliato nella gente sentimenti che sembravano scomparsi. La globalizzazione, governata solo dalle regole del mercato e della finanza, un’Unione Europea debole politicamente ha creato incertezze e paura per il presente e poche speranze per il futuro, queste percezioni generano irrazionalità e odio. In questo contesto è facile invocare il braccio di ferro o magari anche “l’uomo forte”. I politici della destra hanno cavalcato l’onda emotiva della piazza, Fini ha visitato il luogo del delitto. Il giorno dopo si è verificata una “missione” punitiva in stile ku klux clan. I politici di centro sinistra, alla ricerca di facili consensi, hanno scimmiottato la destra. Solo in secondo momento la politica ha cercato di governare l’ondata di emotività popolare. La pretesa di governare l’immigrazione solo con il rigore della legge, in un clima generale disinvolto che focalizza solo i Rom e che li vede come un corpo estraneo, non integrabili, nomadi, dediti al furto, richiama altri tempi bui della storia europea. I Rom sono un popolo senza terra e senza nazione e quindi, forse più di altri, sono cittadini d’Europa. In questo si può trovare un parallelismo con le comunità ebraiche dell’800 e ’900 anche loro senza terra e nazione e che si sentivano molto europee anche se molto perseguitate. Gli anni venti e trenta del’900 erano all’insegna dell’incertezza. Incertezza, depressione economica, rivoluzione bolscevica hanno provocato emozioni, irrazionalità e paure che hanno generato leggi speciali e mostri. Oggi sentir parlare di leggi speciali, di rimpatrio collettivo con lo sguardo rivolto all’etnia Rom evoca i treni speciali e ricorda che insieme ai sei milioni di ebrei sterminati in Europa furono sterminati circa 700.000 Rom e secondo qualche studioso sono dati sottostimati. In Europa vivono circa 8.000.000 di Rom e come dice Barbara Spinelli in un suo recente articolo: “C’è emergenza europea sui diritti dell’uomo e delle minoranze. C’è una doppia inerzia: nelle strategie di integrazione e nei rapporti tra gli Stati europei”. La domanda è d’obbligo: l’Europa oggi, dopo la pesante esperienza del nazifascismo e della Shoah, è in grado di garantire diritti di cittadinanza ad un popolo senza nazione e terra? MONDO 3 Il vertice di Annapolis; riflessione a caldo ISACCO NUNA Dal fallimento di Camp David è la prima volta che israeliani e palestinesi si stringono di nuovo la mano. Due leader, deboli politicamente, Olmert ed Abu Mazen, hanno firmato ad Annapolis quello che non hanno potuto firmare a casa loro: un’intesa di massima per il raggiungimento della pace entro un anno. È una firma di una cambiale in bianco in quanto le parti rimangono prigioniere dei propri estremismi. I temi principali, lo status di Gerusalemme, i profughi palestinesi del 1948/49 ecc., rimangono fuori programma, ma bisogna riconoscere che ci sono delle novità formali: la presenza dell’Arabia Saudita e della Siria. Gli USA e Bush in persona stanno esercitando pressioni politiche sulle parti e hanno sospeso temporaneamente la propaganda bellicosa anti Iran. L’Amministrazione Bush forse sta cercando di fare oggi quello che avrebbe dovuto fare nel 2001, subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle. La presenza della Siria potrebbe essere importante anche per la risoluzione della crisi libanese dove l’Italia capeggia una missione ONU con rilevante contingente militare. Leggendo attentamente la proposta di pace della Lega Araba (terra in cambio di sicurezza e riconoscimento di Israele come en- tità ebraica), è facile rilevare che è un sommario di mezza pagina delle cinquanta pagine del documento finale del Piano di Ginevra, a suo tempo stilato da esponenti israeliani e palestinesi nel 2006. Menachem Klein, analista strategico israeliano, in un’intervista sulla rivista “limes” sostiene che si tratta di un passo storico che va incontro a quasi tutti i sogni sionisti: uno Stato d’Israele entro confini sicuri e riconosciuti, in pace con tutto il mondo arabo. Gli arabi, in grande maggioranza, si sono espressi a favore di questa iniziativa. E gli israeliani sanno benissimo che questa è la sola soluzione che può incontrare il consenso di tutte le parti in conflitto. Lo sanno, ma non sono ancora pronti a pagarne il prezzo. Considerando che, nonostante tutto, esiste una dinamica favorevole nell’opinione pubblica israeliana per il mantenimento dello status quo, c’è da chiedersi quanto questo peserà “ancora” nel tempo sullo scenario mediorientale. E aggiunge ancora che chi pensa di cancellare Hamas, dovrebbe guardarsi indietro e capire che dopo l’eliminazione di un elemento estremista, chi ne prende il posto è sempre un elemento ancora più estremista. Noi da semplici cittadini vorremmo dare credito alle parti ed in particolare agli USA che dopo anni di chiusura riaprono al dialogo a tutto campo. 4 ATTUALITÀ DALLA PRIMA PAGINA L’acquedotto dimenticato FRANCESCO SOMMARIO ad Est di nuovo in c.da San Francesco, prosegue dritto fino ad incrociare Via Provinciale e, costeggiando la linea ferroviaria, si dirige verso Rossano abbandonando Corigliano. Un acquedotto utilissimo all’agricoltura, ma che andrebbe, al più presto, potenziato e deviato laddove attraversa quartieri o passa addirittura sotto le nostre case. Di questo acquedotto l’assurdo si osserva quando incrocia Viale Berlinguer. Sui due versanti del canalone si sta ultimando un intero quartiere, già abitato da alcune famiglie, mentre a circa cento metri c’è la sede di una popolosa scuola elementare. Dal punto di vista igienico e, soprattutto, della sicurezza la cosa non può passare inosservata. Le pareti del canalone sono alte e lisce, la corrente dell’acqua è sostenuta e non esiste una recinzione adeguata. Sicuramente esistono delle leggi che regolamentano la messa in sicurezza dei canaloni, che ne definiscono la distanza dalle costruzioni e quant’altro. Ma si deve ancora osservare che nella nostra Corigliano si continua ancora oggi a costruire nel disordine più totale: prima si impianta la costruzione poi si realizzano, se è ancora possibile, i servizi primari e dopo qualche decennio si comincia pensare all’eventuale arredo e al decoro urbano. Così si vengono a formare dei “grovigli” di acquedotti, linee elettriche di alta tensione, ferrovia, strade e stradine, case. Uno stato di cose insomma che rende invivibile e insicura la nostra città. L’acquedotto suddetto, che nasce dall’invaso di Tarsia, fornisce acqua alle aziende agricole che attraversa fino alla lontano Crosia, con un percorso di circa 60 Km. Oltre al problema della messa in sicurezza, è necessaria la sua intubazione a pressione perché così si evitano le grosse perdite lungo il suo tragitto causate da rotture o da depositi di sterpaglie e sabbia. Il nostro territorio, votato all’agricoltura, non può permettersi tali sprechi; ogni goccia d’acqua è un bene prezioso perchè produce reddito e progresso. Ma questo è un periodo buono per proporre progetti seri, soprattutto in agricoltura, essendo la Calabria rimasta “obiettivo 1” fino all’anno 2013, cosa che ci consente l’accesso a ingenti finanziamenti comunitari. C’è l’occasione per la Regione Calabria di prendere a cuore il sistema irriguo della Piana di Sibari, progettandone il suo ammodernamento e in cui prevedere la deviazione dell’acquedotto suddetto fuori dal centro abitato di Corigliano nonché la sua intubazione a pressione. 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 Nel periodo che va dal 1959 al 1964, il Consorzio di Bonifica della 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 Piana di Sibari e della Media Valle Crati ha avviato una serie di opere 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 di “bonifica” sia per le zone collinari che per quelle pianeggianti rica1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 denti nella vasta area Sibarita. Significativi sono stati gli investimenti 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 per l’approvvigionamento e la distribuzione delle risorse idriche che 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 il perenne fiume Crati fornisce al territorio. 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 Il Consorzio ha ottenuto, così, il finanziamento per i lavori di sbar1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 ramento e presa sul fiume Crati alle Strette di Tarsia, per una spesa di 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 lire 1.550.000.000. L’invaso realizzato occupa una superficie di mq. 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 3.300.000 con una capacità originaria di 16 milioni di mc.. 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 Il serbatoio, che sfrutta la disponibilità idrica del Crati, valutata 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 mediamente sugli 800 milioni di metri cubi annui, costituisce una 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 preziosa e strategica riserva d’acqua a scopo irriguo a disposizione 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 dei comuni di Terranova di Sibari, Cassano, Corigliano e Rossano per 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 una estensione complessiva di circa 8.000 ettari netti. Sulla sommità 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 della traversa della diga ha sede la strada che costeggia il fiume col1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 legando l’Autostrada alla SS. 106; tale strada è stata realizzata sem1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 pre dal Consorzio con un altro finanziamento di lire 284 milioni. La 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 massima altezza della diga rispetto al fondo dell’alveo è di 15 metri 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 mentre la larghezza di 115 metri. 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 Con derivazione dall’invaso di Tarsia sono state realizzate opere di 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 adduzione e distribuzione idrica relativamente a tutta la zona delimi1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 tata fra i fiumi Crati e Trionto, per una spesa complessiva di circa 5 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 miliardi di lire. 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 Ma venendo ai giorni nostri, dai lontani anni sessanta ad oggi l’in1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 vaso di Tarsia nonché la rete di distribuzione hanno avuto solo manu1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 tenzione ordinaria. Diventa pertanto urgente, data l’importanza strate1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 gica dell’opera per la Piana di Sibari, avviare nuovi investimenti per: 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 la messa in sicurezza della diga, la perimetrazione del bacino con 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 sbarramenti in cemento, la rimozione dei detriti che si sono deposita1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 ti in 50 anni e che hanno ridotto la capacità volumetrica dell’invaso 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 di oltre il 50% di quella originaria. Uno spreco questo che lo stato di 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 crisi idrica attuale e la maggiore estensione dei terreni coltivati non 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 possono permettersi. 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345 Storia del Consorzio di Bonifica Alla delle riscoperta “radici” preziose MANUELA FRAGALE Le prospettive di sviluppo per Corigliano – scrivevamo sullo scorso numero – dovrebbero essere rintracciate nella volontà di recuperare le tradizioni, tramite l’individuazione e la realizzazione di percorsi turistici storicoculturali a valorizzare vecchie realtà produttive quali gli antichi conci di liquirizia. Dagli interventi di archeologia industriale volti al ripristino delle strutture alla creazione di un Museo della Liquirizia capace di custodire vecchi strumenti di lavoro, attrezzature, immagini d’epoca e tutti i documenti dell’Archivio Compagna e dell’Archivio Saluzzo a tutt’oggi conservati presso l’Archivio del Comune. Un tentativo di preservare il passato da quel rischio di oblio, già avvertito, purtroppo, sia dalle istituzioni sia dalla popolazione. Occorre volgere lo sguardo al passato, fino a scoprire i documenti del Settecento, per cogliere appieno l’importanza dell’oro nero. Gustavo Valente fa esplicito riferimento ad un atto notarile del 23/9/1700 inerente alla vendita di 150 “cantara” di liquirizia prodotta in territorio di Corigliano nel suo “Iniziative industriali tra Cosenza e Messina nel secolo XVIII” (in “Messina e la Calabria. Atti del 1o Colloquio calabro-siculo”, Messina, 1988). Una lunga tradizione manifatturiera, quella coriglianese, che ha conosciuto il successo tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800, quando erano in funzione i seguenti stabilimenti: Concio del Carmine al Pendino (di proprietà del duca Saluzzo), Concio al Pendino (di proprietà dei Solazzi, già appartenuto ai CastriotaSkanderbeg), Concio vecchio nel Vallone degli aranci e Concio sottano (di proprietà dei Compagna), Concio della Pace nel torrente Celadi (in società tra De Stefano e Martucci). Proprio l’epoca dorata dei Compagna segna lo sviluppo dell’economia coriglianese fondata sulla lavorazione della liquirizia. Nel 1800 Giuseppe Compagna persegue una politica espansionistica economicamente lungimirante che lo induce, nel 1800, ad affittare il concio del principe Filomarino nel territorio di Bernalda, il concio del principe di Campana nel territorio di Mirto e il concio ducale di Corigliano, e, nel 1828, a installare un altro concio presso l’antico frantoio sito nel cinquecentesco “palazzo di Santo Mauro”. Alla sua morte l’amministrazione passa nelle mani della moglie Isabella Cavalcanti (la quale gestisce anche il Concio del Cino) e poi del primogenito Luigi. La gestione dei Compagna assicura lavoro ad oltre duecento operai, sia coriglianesi sia provenienti dai paesi interni più vicini a Cosenza; inoltre, apportando le adeguate innovazioni tecnologiche, ottiene una rilevante riduzione dei costi di produzione che consente di incrementare la competitività della propria liquirizia sui mercati internazionali. È in quel periodo che i prodotti, in differenti pezzature, vengono inviati a Napoli per poi essere trasportati fino alle principali città portuali dei mercati di riferimento localizzati in Gran Bretagna, Stati Uniti d’America, Mar Nero, Australia. La liquirizia coriglianese conquista gli intenditori, proponendo la commercializzazione delle migliori qualità sotto dodici marche: Antonelli, Barone Compagna, Cassano, Cedonia, Cesarello, Duca di Corigliano, Fratelli Massoni, Patarello, Schiavonea, Tavolette Italy dette Sistema Spada, Venetta, Zanetta. Nella primavera del 1987, soltanto venti anni fa, nella Masseria Capo di Crati, viene ubicato un Centro sperimentale dedicato agli studi sulla liquirizia gestito dall’Istituto di Agronomia dell’Università di Bari, destinato a divenire un punto di riferimento per studiosi e operatori tramite un programma di ricerca finanziato dal Ministero dell’Agricoltura e Foreste. E oggi? La liquirizia calabrese più celebre non è prodotta nell’antico feudo ma nella vicina Rossano, non porta il marchio Compagna ma il nome della famiglia Amarelli: Corigliano ha deciso di dimenticare, perdendo tutte le opportunità di fare tesoro delle antiche ricchezze. RACCONTI BREVI Amava osservare lo sfrecciare abile delle rondini. Contarne, soprattutto, le industriose costruzioni sotto i cornicioni di un lungo fabbricato. Salire sugli alberi e legare tante cordicelle quanti erano i nidi dei passeri ad ogni ramo, per ricordarsi di quanti ve n’erano; raccogliere le ghiande e contarle, mentre le inseriva in un sacco di iuta non molto grande. Contava perfino i petali delle margherite di campagna. Quello del conteggio era una vera e propria mania di Giò, ragazzino minuto, con pochi capelli raccolti in un ciuffo biondiccio. La zia Ida lo prendeva in giro, perché diceva che quel boccolo dorato se lo faceva intenzionalmente per attirare l’attenzione delle ragazzine, che frequentavano le scuole elementari insieme con lui. Quando Antonio, il cantoniere, sistemava su di un banchetto improvvisato un lungo registro, all’ombra di una grande quercia, per segnare tutti i veicoli, che attraversavano quel tratto di strada di sua competenza, il ragazzino correva ad aiutarlo. E ogni volta che un qualche mezzo transitava, lui metteva un segno in un quadratino sul librone. E Giò si divertiva un mondo, perché poteva soddisfare la sua frenesia di contare, contare ogni cosa sulla quale si posava il suo sguardo. Anche se non ne capiva il perché. Un giorno, però, Antonio cadde dalla bicicletta e Giò, che era il solo vicino a lui, lo aiutò con accortezza; il cantoniere lo ringraziò, lo trattò come un ometto. “Giò - gli disse Antonio - ti lascio solo al banchetto, mentre vado a mettermi un po’ di alcool per disinfettarmi la ferita. Ti raccomando, segna tutto: questo è un lavoro delicato. Quello che noi facciamo (e Giò nell’udire quel “noi” si sentì importante) è una statistica, alla fine del mese noi sappiamo quanti veicoli attraversano la strada: quante biciclette, quante macchine, quante moto, eccetera”. Giò guardò Antonio con attenzione, con gratitudine, per averlo reso partecipe di un impegno così rilevante. LAGGIÙ, NEL PAESE DI GIÒ GIOVANNI PISTOIA Però prima che il cantoniere si assentasse, volle chiedergli il perché di quella… “statistica”. E Antonio, che si teneva il dito che perdeva sangue per la caduta, rispose frettolosamente: “Perché se quelli del governo vedono che questa strada è molto transitata ne costruiscono una più grande, altrimenti la lasciano così… ora vado… ” E Giò volle fare un po’ il furbetto: passava una macchina, ne segnava due; passavano tre biciclette, ne segnava sei. In sostanza, approfittò della lontananza di Antonio per moltiplicare il movimento su quella strada. Ma il cantoniere, che conosceva a memoria quel tratto, ogni curva, ogni cunetta, gli avallamenti e, soprattutto, tutti coloro che passavano di lì, capì l’imbroglio. Ne chiese le ragioni a Giò, che, senza cercare di giustificarsi, dette la sua motivazione: “Se quelli del governo vedono che tanta gente passa da qui, fanno una bella strada…”. Una scorrettezza a fin di bene, dunque, che Antonio, sia pure in modo benevolo, fece intendere di disapprovare. E Giò imparò a contare, e a contare in modo veloce, non sui banchi di scuola. A dire il vero nell’elencare i numeri, a scuola, era alquanto insicuro tanto che il maestro gli disse un giorno: “Giò conta a voce alta tutto quello che vedi, imparerai subito, non fare più paginette intere di 1, di 2, di 3…”. Il ragazzo prese alla lettera i suggerimenti del maestro, e pur di non scrivere lunghe e noiose pagine di quaderni, cominciò a contare tutto, e a farlo velocemente quando passavano i treni. Erano tanti i treni, lunghissimi, che transitavano in prossimità della sua campagna, e correvano… correvano. E lui doveva essere davvero bravo per contare tutti quei vagoni, che sfrecciavano trainati da locomotive nere e minacciose, mentre sbuffavano rumorosamente. C’erano i treni, che trasportavano persone, ma erano soprattutto quelli carichi di merci ad attrarre la sua curiosità. Sui carri c’era di tutto: macchine, legname, radici delle barbabietole… Sui treni e sul loro funzionamento sapeva ogni cosa. Tutti i ferrovieri, che facevano servizio nella vicina stazione, erano suoi amici. Era, in fondo, la loro mascotte. Il capostazione con il cappello rosso, basso e aitante, se lo portava in giro negli uffici; il magazziniere, alto e asciutto, di poche parole, lo considerava uno della grande famiglia, quando si aggirava nel largo deposito pieno di prodotti; merci pronte per la partenza o appena scaricate da uomini muscolosi. Ettore, un ferroviere napoletano, che si tratteneva sempre a casa di Giò, lo portava a visitare le locomotive. Guardava con interesse uomini sporchi in viso che immettevano carbone, con lunghe pale, nella pancia della locomotiva, che sprigionava lingue di fuoco. Il convoglio prima di farsi vedere si annunciava, da lontano, con ripetuti e lunghi fischi. Giò, però, intuiva ancor prima l’arrivo del treno dal tintinnio delle sbarre che il casellante faceva abbassare, si organizzava e…zac… a contare frettolosamente i carri che gli guizzavano vicino e, spesso, ne perdeva il conto. Se, poi, il locomotore si fermava, facendo scintillare le rotaie, alla vicina stazione, tutto era più facile. Un giorno Giò smise di portare i calzoncini, si preparò la valigia e partì; partì con uno dei treni che tante volte aveva salutato con le mani al vento. Lavorò nelle città industriali del 5 Nord, si fermò in Germania, dove alcuni suoi parenti lo avevano preceduto, trovò un incerto approdo in Francia per poi fermarsi in Argentina. Viaggiò con treni velocissimi e moderni, che lo trasportavano da un luogo all’altro. Ormai da tempo non contava più, né carri né carrozze superaccessoriate. Giò è tornato, dopo tanti anni, nel suo paese, con tre figli, che parlano francese, inglese, tedesco e italiano. Antonio, il cantoniere buono, non c’è più da tempo, nessuno sistema banchetti per nuovi censimenti. Il capannone delle rondini è stato abbattuto. Al suo posto una lunga muraglia per civili abitazioni. La stazione ferroviaria è inattiva, così come il casello e il grande magazzino. Gli hanno detto che le sbarre si chiudono automaticamente, comandate da moderni strumenti tecnologici (ma questo per lui, che aveva tanto viaggiato, non era certo una novità). Che il treno per il trasporto di merci non è più indispensabile: tutto, ora, in queste parti, viene trasportato dai tir. Anche i viaggiatori non trovano più carrozze per ospitarli, perché sempre meno numerose. I lunghi fari, che illuminavano gli ampi spazi, sono spenti da tempo. Giò osserva i binari sottoposti sempre a meno sforzi. Gli acuti e prolungati fischi sempre più rari, perché più rari i treni. Giò descrive ai suoi giovani figli i luoghi della sua infanzia, quando i treni correvano numerosi, e lui a esercitarsi a contare. Un manifesto gigante annuncia, sui muri anneriti di una brutta stazione, il prossimo convegno sull’alta velocità e sulla necessità di efficaci mezzi di trasporto per una società moderna. Giò abbozza un sorriso. Un velo di malinconia gli inumidisce gli occhi, mentre il figlio più giovane è incollato al telefonino. Giò vorrebbe rimettersi i calzoncini per contare i vagoni, che passano lacerando l’aria. Ma i pantaloni corti chi sa dove sono, mentre i treni hanno cessato di viaggiare. Laggiù, nel paese di Giò. 6 ATTUALITÀ DALLA PRIMA PAGINA La grande piazza LUISA SANGREGORIO Se ne parla da tanto, e più insistentemente da quando, nel 2004, sono stati abbattuti gli ex capannoni Policastri, in un’area centralissima prospiciente via Nazionale. Nel 2005 la piazza è rientrata nell’intervento del Piano di Sviluppo Urbano e per la sua realizzazione fu destinata la somma di 500mila euro. Alle lungaggini oramai fisiologiche dei progetti pubblici, purtroppo, nella nostra città, si è aggiunta l’instabilità politica. Ciononostante, qualcosa si è mosso e a fine luglio 2007, grazie al beneplacito della Regione Calabria, la cifra stanziata per la realizzazione della piazza è aumentata, passando a 800mila euro. Nonostante l’aumento, la somma è insufficiente per l’intero progetto. In questa fase si riuscirà, però, a realizzare il parcheggio seminterrato. Piazza “Giovanni Paolo II”, meglio nota come piazza salotto, infatti, fa parte di una serie di venti progetti ricadenti nel Psu, ma avendo verificato l’inattuabilità di uno degli altri interventi, il comune ha proposto e ottenuto il cambiamento degli obiettivi. In virtù di questa modifica si è avuto l’aumento del budget. Oggi siamo alla fase di redazione di un bando di “appalto integrato”, attraverso il quale il comune chiederà alle imprese un progetto esecutivo e la sua realizzazione. In realtà, i tempi sono stretti. Entro dicembre 2008 il progetto dovrebbe essere realizzato, ma si chiederà una proroga. Intanto bisognerà riapprovare il progetto preliminare redatto dagli ingegneri del Comune, Filomena De Luca e Francesco Favaro e, di pari passo, riavviare le trattative con alcuni privati proprietari di un immobile e di un’area di pertinenza ricadenti nella futura piazza. L’aumento del budget fa sperare che le trattative abbiano un esito diverso da quelle del passato. Più in dettaglio, il progetto preliminare della piazza prevede: 1) parcheggi interrati e all’esterno; 2) piazza e percorsi di fruizione pubblica; 3) verde pubblico di qualità; 4) corpi di fabbrica sviluppati su due piani fuori terra aventi destinazione di uffici comunali, nonché di sale convegni e riunioni, con lo scopo di favorire l’aggregazione sociale. “L’impostazione distributiva dell’area – si legge nella relazione tecnica del progetto – è finalizzata a creare una nuova centralità urbana che si apra su via Nazionale, principale asse commerciale con fruizione anche pedonale. Allo scopo il progetto preliminare attesta il corpo di fabbrica sul fronte di via Dante Alighieri assegnando loro una configurazione tale da abbracciare l’intera piazza.[...] Sulla piazza vera e propria si dovrà concentrare la massima attenzione, dovendo quest’ultima favorire quelle finalità di aggregazione sociale e di incontro che sono gli obiettivi principali del Piano di Sviluppo Urbano. Essa sarà pavimentata per la maggior parte con materiali naturali di provenienza locale. Non mancheranno aree verdi e giochi per bambini; completeranno l’opera elementi di arredo urbano, quali una piccola fontana ed apparecchiature di pubblica illuminazione, che serviranno a creare quella sensazione di spazio accogliente anche nelle ore serali. Parte dell’area interessata dalla piazza sarà occupata al piano interrato da un parcheggio pubblico su due livelli di circa 4000mq, per complessivi 200 posti auto, con accesso da via Parini. Infine gli edifici posti sul fronte di via Alighieri avranno superficie in pianta di circa 750mq, sviluppati su due livelli fuori terra. Essi saranno adibiti ad uffici comunali, ma non mancheranno sale per incontri e convegni. Saranno caratterizzati dalla presenza di portici sul fronte della piazza per migliorare la fruibilità dell’intera area e fare da trait d’union tra gli spazi coperti e scoperti”. Il cuore della Corigliano moderna sta per nascere, speriamo che i pedoni non debbano attendere troppo a lungo per entrarci dentro. Autorizz. Tribunale di Rossano - Reg. Periodici N. 02/03 - 25 marzo 2003 Sede: Via Sicilia, 1 - Tel. 0983.885582 - CORIGLIANO SCALO (Cs) www.mondiversi.it Direttore Responsabile: CARMINE CALABRESE Direttore Editoriale: ANTONIO GIOIELLO Caporedattore: FABIO PISTOIA Redazione: MARIA CALOROSO, ANGELA FERACO, CINZIA MERINGOLO, ADALGISA REDA, MARIO REDA, LUISA SANGREGORIO Stampa: TECNOSTAMPA - Largo Deledda - Tel. 0983.885307 - Corigliano Scalo DALLA PRIMA PAGINA Un accordo di programma per l’ Area urbana Corigliano-Rossano ANGELO SPOSATO* Al di là della forma della discussione, che sicuramente rappresenta un elemento di novità nello scenario politico locale, sarebbe opportuno che le due amministrazioni comunali che si candidano legittimamente a comuni capofila per lo sviluppo del sistema territoriale, partecipassero queste discussioni, successivamente, con tutti i soggetti del partenariato economico e sociale, avviando seriamente un confronto vero sulle priorità di intervento, aggiungendo ai Forum Comunali inerenti le sole città di riferimento, l’avvio della concertazione territoriale che di fatto per l’area urbana non è ancora partita per come concordato con la Provincia al tavolo di coordinamento territoriale provinciale svoltosi a Corigliano, alla presenza delle istituzioni Regionali e Provinciali, dei due Consigli comunali e del partenariato sociale. Crediamo non ci siano ancora le idee chiare su come procedere, su quali strumenti adottare per concretizzare l’area urbana, per questo riteniamo che sia necessario individuare tavoli di confronto e forme idonee per arrivare alla conferenza dei servizi e conseguentemente, ad un ACCORDO DI PROGRAMMA PER L’AREA URBANA DI CORIGLIANO ROSSANO e creare uno strumento operativo per accedere ai fondi comunitari (asse VII città, aree urbane e sistemi territoriali) e a quelli nazionali, in assenza di normativa specifica in materia. Quindi è opportuno che i vari soggetti che possono partecipare alla conferenza dei servizi (Ministero, Regione, Provincia, Comuni, Ferrovie, Anas, Autorità Portuale, Sovrintendenza Beni Culturali, Asp, ecc,) attivino un tavolo per individuare le priorità di intervento ed arrivare all’accordo di programma. Abbiamo ribadito più volte che tra le priorità vi sono le questioni infrastrutturali e la viabilità, ma c’è anche tutto l’aspetto che riguarda lo sviluppo economico del territorio. L’intermodalità, l’adeguamento del tratto viario Jonico SS 106 è fondamentale per la messa in sicurezza dell’area urbana, con la prospettiva di connettere adeguatamente le infrastrutture esistenti e di prossima costruzione come l’auspicato e nuovo polo sanitario che dovrebbe sorgere nell’asse urbano, la necessità di adeguare il Porto di Corigliano come strada del mare, così come la necessità di un sistema ferroviario locale (metropolitana di superficie) in consorzio misto pubblico privato che colleghi le estremità della provincia con un impianto integrato ferrovia-gomma a biglietto unico che renda agibile la mobilità dei cittadini e sia compatibile con i nuovi tempi delle città, sono essenziali. Su questi temi concreti, vorremmo iniziare una discussione serena e senza localismi. Così come occorre dedicare due capitoli specifici alla questione energetica ed alla centrale ENEL, alle questioni ambientali e la gestione dei rifiuti. Oltre le priorità infrastrutturali, l’urbanistica (che pare negli ultimi mesi sia diventata unica ragione di governo) vorremmo che però si iniziasse a discutere anche il modello socio- economico, ragionando concretamente di sviluppo del territorio. Aree industriali, turismo, agroalimentare, non ci dobbiamo inventare molto. Ci interroghiamo sull’opportunità di aprire una discussione con più collegialità? Che sviluppo vogliamo dare all’area urbana? E’ necessario dare centralità al lavoro? Esiste un problema di sicurezza e legalità? Questi ultimi due punti non sono secondari. Il controllo del territorio e l’ opportunità di una integrazione delle polizie municipali dell’area urbana, la necessità di aprire una discussione operativa per affrontare e combattere concretamente l’emergenza criminalità, integrando di fatto l’impostazione dei patti istituzionali per la legalità che da soli non bastano (come dice il Giudice antimafia Nicola Gratteri) per combattere concretamente il fenomeno della micro e macro criminalità se ad essi non si associano concreti piani di sviluppo sociale ed economico capaci di creare l’unico scudo reale, vero, contro la criminalità che è IL LAVORO e la buona occupazione, non possono essere secondari. O pensiamo davvero che il problema sicurezza è da circoscrivere unicamente alla presenza dei cittadini immigrati, senza guardarci attorno e capire se il piano sociale di zona è adeguato al contesto attuale? Noi vorremmo partire da questo. Per fare ciò, occorre uscire dai personalismi, ed avviare operativamente al di là dei Forum, la collegialità vera (istituzionale e sociale) e recuperare il metodo della contrattazione territoriale. Ritengo che la partecipazione sia questa. Lo era prima e lo è adesso. *Segretario Comprensoriale CGIL Responsabile Area urbana Corigliano -Rossano SOCIALE DALLA PRIMA PAGINA Il Centro di Eccellenza... ANTONIO GIOIELLO attenzione e che andrebbe rivalutata e risanata. Questa parte di Corigliano Scalo era da troppi anni trascurata ed abbandonata, e sarebbero necessari ulteriori lavori di riqualificazione e di miglioramento urbanistico. E’, infatti, veramente indecoroso come è ridotta questa parte centrale ed antica di Corigliano Scalo. Che priva da anni di lavori di risanamento e manchevole di qualsiasi arredo urbano, si mostra decadente ed abbruttita. Sarebbe ora che una seria riflessione sullo sviluppo urbanistico di Corigliano prendesse nella dovuta considerazione questo pezzo di città, che è sia risorsa, per rivitalizzare quella che un tempo era la zona di maggiore prestigio commerciale, e sia un problema, se si lascia che il degrado continui. La realizzazione della cosiddetta piazza salotto, da questo punto di vista, in questo momento, dovrebbe avere la priorità su qualsiasi altra opera pubblica. Invece, il modo come si procede e le scarse risorse impegnate dimostrano e confermano la mancanza di interesse a valorizzare questa parte così importante della città. Ma dopo questa, non secondaria, digressione, ritorniamo al Centro di Eccellenza. Questa struttura, realizzata con fondi comunali ed europei ha compiti per molti aspetti inediti. In Italia, le esperienze dei centri sociali sono state le più diverse, dalle autogestioni più anarchiche alle gestioni più rigide e disciplinate. Il Centro di Eccellenza per il Sociale di Corigliano si propone di sperimentare una forma nuova di intendere queste strutture. Esso deve assolvere fondamentalmente a due funzioni. Da una parte è un Centro che deve produrre progettualità e ricerca ed essere di riferimento per le pubbliche amministrazioni ed il terzo settore per la programmazione, gli interventi e le iniziative sociali; ed in questa funzione essere di “Eccellenza”. Dall’altra, in quanto “Centro Sociale”, deve essere un luogo di incontro, partecipazione, confronto, aggregazione, socialità. Se questa importante struttura non dovesse svolgere attività di progettazione e ricerca e non dovesse diventare una risorsa essenziale del territorio e se non riuscisse a recuperare finanziamenti locali, regionali, nazionali ed europee non sarebbe un “Centro di Eccellenza”. Se non dovesse diventare un posto dove la gente si incontra, comunica, si scambia esperienze e conoscenze non sarebbe un “Centro Sociale”. Le due funzioni sono l’una legata all’altra. Senza l’una non c’è l’altra e viceversa. Entrambe sono l’occasione perché Corigliano, dopo anni di avanzamento nel settore delle politiche sociali, faccia un salto significativo e qualificante. Le dinamiche sociali che attraversano l’epoca in cui viviamo e che si riflettono anche sul nostro territorio sono grandi e profonde. Mai come adesso è in atto una trasformazione che investe il modo di essere, i comportamenti, la cultura, i linguaggi, lo stare assieme. La velocità con cui è possibile co- municare, le varie forme di essere in relazione che non prevedono la presenza fisica delle persone, le forme virtuali di esperienza hanno cambiato profondamente il rapporto con la realtà. La stessa “realtà” è diventata più effimera. Essa non è più solo quella nella quale ci “muoviamo” e con la quale interagiamo concretamente. Ma è divenuta “reale” anche quella esperienza che si compie con mezzi tecnologici all’interno di un contesto virtuale. Il rapporto “Umano” è sempre più rarefatto e sostituito dal rapporto tecnologico. La quantità di tempo che i bambini ed i ragazzi trascorrono, secondo diverse e differenti ricerche, da soli “connessi” a mondi “irreali” è superiore alla quantità di tempo passato assieme ad altre persone. Mentre solo pochi anni fa, il loro mondo esperenziale corrispondeva interamente a quello “reale” passato assieme a coetanei o adulti. La diffusione della droga a qualsiasi livello: di strati sociali, delle professioni, di generazioni e d’età, di sesso; rappresenta una minaccia formidabile alla società. La droga inquina le relazioni affettive e familiari, fa venire meno i legami di solidarietà e di amicizia disinteressata, altera i rapporti economici. E non passa giorno che nel nostro territorio non ci sia un fatto di cronaca che non sia legato al consumo di droghe. Inoltre, la diminuzione progressiva dell’età di inizio del suo consumo, che coinvolge i ragazzi tra i 10 ed i 12 anni, arreca un danno notevole ed infligge ferite insanabili alle stesse generazioni di adolescenti del prossimo futuro. Che implicheranno manifestazioni di disagio sinora sconosciute. Gli attuali flussi migratori hanno spinto migliaia di persone di diversa provenienza geografica, di diversa nazionalità ed etnia, di differente cultura, religione, tradizioni verso il nostro territorio. Oramai la presenza permanente e stabile di popolazioni di immigrati è un fatto. La presenza di emigrati durante il periodo della raccolta agrumicola è una presenza aggiuntiva, che pone ulteriori problematiche, ma che non va confusa. Bisogna invece rendersi conto che siamo di fronte ad un altro fenomeno non più soltanto emigratorio. Ma siamo di fronte ad un vero e proprio processo immigratorio che sta modificando la composizione demografica della popolazione del territorio. Quanto più tardi ne prendiamo atto tanto più conflittuale sarà il processo di coesistenza. Ho fatto solo pochi esempi per mostrare alcuni radicali cambiamenti contemporanei, che ci condurranno verso una società sicuramente diversa dall’attuale. E, in un mondo che cambia così velocemente e profondamente, può una comunità non essere adeguatamente preparata? Può essere solo spettatrice più o meno consapevole di quanto le accade attorno? E possono, ancora, purtroppo, come succede, le politiche sociali essere considerate di secondo piano e residuali nelle amministrazioni locali e regionali? Il Centro di Eccellenza, se verrà fatto funzionare bene, non risolverà ogni problema, penso nessuno possa immaginare questo, ma potrà essere un luogo in cui la conoscenza, la ricerca continua di nuovi modi di affrontarli potrà renderli meno insidiosi e meno dirompenti. Potrà essere un “Centro” attorno al quale possono costruirsi moderne politiche sociali. 7 L’affidamento risorsa per tutti “Abbiamo il dovere di essere presenti, anche solo per un istante.” Johann Wolfgang Goethe CARMELA TRICARICO La vita personale dell’anziano è spesso ridotta a pochissime attività prive di contenuto sociale, la cui validità non è ratificata per di più dalla fascia degli adulti socialmente attivi. Questo dono del tempo libero che la società elargisce all’anziano fuori ruolo, questa età del riposo assoluto o, come si usa dire, della meritata quiescenza, non è altro che una sorta di pietosa ipocrisia, liberatrice forse dal senso di colpa di cui la coscienza collettiva soffre per l’espulsione coatta dell’individuo dal campo del lavoro e, quindi, dalla vita attiva. Il tempo libero offerto all’anziano è un tempo di forzata inattività nella grande maggioranza dei casi, ragione frequente di emarginazione sociale e di solitudine. Sentirsi soli accade a chi vive isolato ed appartato, non per scelta propria, ma per condizione imposta dagli organismi sociali, economici e culturali della collettività. Nella società odierna, la famiglia non ha più i presupposti perché l’anziano possa ancora estrinsecarvi la sua personalità e soddisfare in esso le proprie esigenze di vita, di relazioni interpersonali, di partecipazione. È indispensabile un vasto piano d’intervento che si proponga di favorire interscambi all’interno della comunità, tra l’individuo, la famiglia, il corpo sociale, allo scopo di favorire la caduta di tutti quei pregiudizi che hanno relegato l’anziano nel limbo dell’incomprensione e della solitudine. E’ qui che si inserisce il progetto “L’Affidamento risorsa per tutti!!!” - Servizio a tutela delle persone anziane, a cura del Settore Socio - Educativo – Formativo e della Solidarietà Sociale del Comune di Corigliano Calabro. L’affidamento si rivolge a persone anziane che presentano problemi familiari, economici, sociali ed abitativi, svolgendo una funzione di aiuto, anche solo per brevi periodi di tempo. L’intervento è diretto a una delle fasce deboli della popolazione ed in particolare consente ad anziani soli di rimanere nel proprio ambiente sociale, potendo contare su un nucleo familiare di riferimento con il quale stabilire rapporti affettivi e di aiuto reciproco. I destinatari sono perciò anziani autosufficienti, ma con situazione di disagio psico-sociale per cui sia risolutivo l’intervento dell’affido; anziani con familiari che per comprovati impedimenti (età, salute, ecc.) non siano in grado di fornire adeguata vicinanza e assistenza; anziani che, seppure con familiari, richiedono ulteriori interventi di sostegno per le particolari condizioni di disagio. Autrice della progettazione è Carmelina Tricarico, responsabile del progetto è Tina De Rosis, soggetto attuatore è il C.I.F. (Centro Italiano Femminile). Il progetto “L’Affidamento risorsa per tutti!!!” si colloca all’interno di una rete di interventi (assistenza domiciliare, assistenza economica, attività ricreative) volti al miglioramento della qualità della vita delle persone anziane, rispondendo in modo articolato ai loro bisogni diversificati e complessi. Nello specifico il servizio di affidamento familiare costituisce un’opportunità di alternativa al ricovero degli anziani che sono soli o che non possono essere adeguatamente assistiti nell’ambito della rete familiare di appartenenza, per consentire loro di rimanere il più a lungo possibile nel proprio ambiente sociale, evitando forme di sradicamento e di istituzionalizzazione. E’, infatti, aumentata sensibilmente la domanda di assistenza domiciliare ad anziani che esprimono la volontà di rimanere a casa propria e rifiutano il ricovero in istituto, domanda a cui il solo intervento del servizio di assistenza domiciliare pubblico non è in grado di rispondere. Il progetto “L’Affidamento risorsa per tutti!!!” vuole dare una risposta a tale domanda e vuole essere una risorsa particolarmente elastica e flessibile, in grado di rispondere a bisogni diversi e alla soggettività di ogni individuo. Il Servizio si rivolge agli anziani del territorio del Comune di Corigliano Calabro, ubicati sia negli agglomerati urbani del territorio (Corigliano Centro Storico, Corigliano Scalo, Corigliano Schiavonea), sia nella periferia (Frazioni). L’intento è di creare un servizio offerto da famiglie o singoli, ritenuti idonei, rivolto ad anziani che abbiano bisogno di un aiuto pratico nella vita quotidiana ed affettiva, in modo da evitare il ricovero in un istituto. Può essere completo, diurno, notturno o del fine settimana. La scelta dell’affidamento più adeguato alle esigenze delle singole persone avviene attraverso una prima fase di valutazione del bisogno; successivamente viene formalizzato un accordo fra le parti (persona in difficoltà, persona o famiglia affidataria, assistente sociale) che si traduce in un progetto. La persona che “accoglie” e offre la propria disponibilità, riceve un rimborso-spese e diventa un importante riferimento per coloro che invece hanno bisogno di aiuto e sostegno. PH. COSIMO REALE