312 La miniatura - Fondazione Internazionale Menarini

Transcript

312 La miniatura - Fondazione Internazionale Menarini
n° 312 - ottobre 2003
© Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie
Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
La miniatura
Tra le molteplici forme
artistiche la miniatura,
con le sue peculiarità tecniche e modalità di costruzione, resta confinata spesso nel gruppo
elitario di studiosi o appassionati bibliofili. Se
infatti per la pittura o la
scultura si può ammirarne i capolavori nei
musei, per l’arte della
miniatura non è così.
Dopo una stagione durata secoli e in seguito
alla diffusione della
stampa, la miniatura si
è estinta: i codici miniati
sono stati sottratti alla
fruizione per essere custoditi e conservati nei
depositi delle biblioteche. Si deve ricordare,
infatti, che il libro antico è un manufatto prezioso ma fragile, un’autentica opera d’arte scritta
e dipinta alla cui realizzazione concorrevano
abili calligrafi e valenti
miniatori. Il manoscritto
è un testimone dell’evoluzione intellettuale, sociale e religiosa di una
civiltà nelle cui pagine
prendono forma la
scienza, l’arte e la fede
delle culture di ogni
tempo e paese.
Nel discutere di questa
particolare espressione
artistica e delle sue peculiarità tecniche si devono fare alcune precisazioni proprio a partire
dal termine stesso “miniatura”. La voce deriva
da miniare (che si trova
già nel trattato di Cennino Cennini, fine sec.
XIV) e vale rilevare con
il minio, ossia eviden-
ziare lettere, parole, o titoli con l’inchiostro rosso.
Il sostantivo corrispondente miniatura passò
poi a designare le immagini stesse dipinte nei
volumi. Il termine più
tardo enluminer della civiltà libraria medievale
si riferisce al fatto di dare
luce e colore al prevalente bianco/nero della
pagina scritta; le voci
sono adoperate ai giorni
nostri per indicare manifestazioni diverse e i
loro derivati vengono
adottati quando si voglia definire il “far piccolo” e l’operare con cura
paziente, avendo come
obiettivo la precisione
del risultato.
Un’arte, quella della miniatura, celebrata anche
dai famosi versi di Dante
(Purg., XI, 79-81): «‘Oh’
diss’io a lui: ‘non se’ tu
Oderisi, / L’onor di Agobbio e l’onor di quell’arte
/ Che alluminare chiamata è in Parisi?». In
questi passi danteschi
per il termine “alluminare” si propongono due
spiegazioni, a seconda
che si intenda il termine
lume come apportare luce
al libro introducendovi
elementi in foglia d’oro
o d’argento, oppure ci si
riferisca all’allume di rocca,
sostanza impiegata per
rendere inalterabili i colori d’origine vegetale.
Restando in epoca medievale sono affascinanti
le riflessioni sulla miniatura di Witelo, filosofo
polacco amico di San
Tommaso e autore di un
trattato di ottica (Per-
Vigoroso da Siena: I dodici Apostoli - Venezia, Fondazione G. Cini
spectiva, composta intorno al 1270). Secondo
Witelo la vera pittura
è quella che, facendo a
meno della ratio, si
esprime solo attraverso
le forme visibili. In tal
senso visibili in senso assoluto sono le luci e i colori puri, che non sono
chiaroscurati, e pertanto
ha piena validità soltanto
la pittura realizzata con
colori smaglianti e in
nessuna maniera ombrati. L’autore ritiene
quindi che l’espressione
artistica più alta la si
possa avere, più che nella
pittura vera e propria (ad
affresco o su tavola), nella
vetrata e nella miniatura,
la quale realizza attraverso il largo uso di fondi
oro tutti quegli effetti
Des cas des nobles hommes et femmes, traduzione
in francese del De casibus virorum
illustrium - Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal
pag. 2
luminosi che nella vetrata derivano dalla luce
proveniente dall’esterno.
Se la vetrata finisce per
diventare nell’Europa
gotica la vera pittura,
ricca di accordi cromatici che creano all’interno
delle cattedrali un’atmosfera densa di suggestioni,
la miniatura resta un’arte
ad essa molto vicina. Basti pensare che proprio
dalla vetrata e dall’architettura la miniatura desume certe forme, inquadrando entro bifore e colonne ogivali le scene che
ornano le pagine del libro. E più precisamente
quello gotico è un libro
nuovo, ben diverso dal
codice romanico, differente non solo per tecnica e stile delle miniature, ma anche per destinazione, formato e
scrittura. Nasce e si sviluppa la florida stagione
della miniatura gotica,
soprattutto in area francese sotto i regni di Filippo Augusto e Luigi
IX che segnano l’apogeo
dell’ars illuminandi, di
cui Parigi diventa il centro principale, come ci
ricorda Dante stesso. Successivamente nel corso
del secoli XIV e XV altri importanti centri di
produzione di libri miniati sorgono in Francia,
nella Borgogna, nel Berry
e in particolare ad Avignone, dove l’influsso
italiano è assai sensibile.
In Italia una città importante per seguire il
percorso della miniatura
gotica è Napoli, vero centro dell’arte del minio
fiorito ai tempi degli
Svevi, che per prima è
informata dallo spirito
nuovo proveniente dalla
Francia. In un breve excursus sulla storia della
miniatura e passando dal
gotico al rinascimento
si arriva a Firenze, città
nella quale all’inizio del
Quattrocento si è potuto
affermare un nuovo equilibrio fra scrittura, decorazione e illustrazione
del manoscritto. Una rivoluzione che fu possibile grazie al rinnovarsi
della scrittura e dell’impianto complessivo della
pagina, oltre che dell’illustrazione fondata, come
una qualunque figurazione pittorica, sulla prospettiva lineare, in accordo con le nuove esigenze suscitate dagli
ideali umanistici.
Oggi questo meraviglioso
mondo di tesori resterebbe confinato negli
scaffali delle biblioteche, per lo più nascosto
al grande pubblico, se
non vi fossero iniziative
espositive ed editoriali
volte a una divulgazione
scientifica ma piacevole
di questa particolare
forma d’arte. Proprio in
tempi recenti merita
una segnalazione la nascita di una nuova rivista, Alumina - Pagine
Miniate, pubblicazione
trimestrale interamente
dedicata al mondo della
miniatura, nata con l’intento rendere accessibile a un vasto pubblico
i più preziosi codici miniati, i grandi maestri,
le biblioteche più importanti dove sono conservati i manoscritti. Con
Alumina scopriamo infine un esclusivo filone
dell’editoria, quello delle
edizioni in facsimile, che
consente di poter ammirare e studiare codici
di inestimabile valore,
come l’Evangeliario di
Lindisfarne o la Bibbia di
Borso d’Este. Segni inco-
L'edizione in facsimile dell'Historia Plantarum
conservata presso la Biblioteca Casanatense di Roma
Le Roman de Troyle: traduzione in francese del Filostrato - Tours, Bibliothèque Municipale
Battaglia fra Israele e i Cananei, dal Libro dei Giudici: Bibbia di Federico da Montefeltro
Roma Biblioteca Apostolica Vaticana
raggianti che, nonostante
l’incedere dell’era multimediale, confermano
un rinnovato interesse
per una forma d’arte che
continua ad affascinare
i moderni.
federico poletti