Numero 2
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Numero 2
ANNO XXVIII N. 2 X Giugno 2006 Periodico Trimestrale - e 5,00 MEDICINA SUBACQUEA E IPERBARICA In questo numero: Editoriale ........................................................ 6 Difficoltà di compensazione in subacquei con disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare: proposta di un metodo riabilitativo ............................... 7 Fisiopatologia delle immersioni con autorespiratori ad aria, miscele ed ossigeno ....................................... 10 La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica ..... 15 La valutazione ORL nell’idoneità agonistica dei sommozzatori sportivi ........... 25 Dalla letteratura ............................................. 30 Calendario Congressi ................................... 45 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1-DCB-BO. In caso di mancato recapito restituire alla Agenzia di Base Imola Centro-Bo per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa Simsi 2 06 imp.indd 1 02/11/2006 15.32.18 Gestione di Centri Iperbarici con Personale Tecnico Progettazione e realizzazione camere iperbariche ed impianti per ogni esigenza e dimensione Manutenzione e assistenza tecnica per impianti di produzione propria e di terzi Progettazione ed esecuzione di lavori di ristrutturazione dei locali con il sistema chiavi in mano Stabilimento: Via Laurentina km 29,300 - 00040 Ardea (RM) • Tel. e Fax 06 9147186 - 06 9147198 Simsi 2 06 imp.indd 2 02/11/2006 15.32.24 MEDICINA SUBACQUEA E IPERBARICA Rivista Ufficiale della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica ANNO XXVIII N. 2 - GIUGNO 2006 DIRETTORE SCIENTIFICO Rosario Marco Infascelli (Napoli) Presidente SIMSI COMITATO SCIENTIFICO G. Aprea (Napoli), M. Brauzzi (Grosseto), C. Costanzo (Roma), G. D’Alicandro (Napoli), P. Della Torre (Salerno), D. Garbo (Palermo), F. Favaro (Palermo), R.M. Infascelli (Napoli), P. Longobardi (Ravenna), R. Moroni (Brescia), E. Nasole (Bologna), G. Vezzani (Fidenza), G. De Martino (Napoli), A. Lamorgese (Torino) DIRETTORE EDITORIALE E. Nasole (Bologna) COMITATO EDITORIALE R.M. Infascelli (Napoli), M. Brauzzi (Grosseto), F. Ruocco (Firenze), L. Ditri (Vicenza), G. Bosco (Chieti) Simsi 2 06 imp.indd 3 REDAZIONE Centro Medicina Iperbarica Aria s.r.l. Via Tranquillo Cremona, 8/2 - 40137 Bologna Tel. 051 19980426 • Fax 051 19982967 [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 56 del 24/05/2004 Direttore Responsabile: Mirabella Giuseppe Ospedale Santobono - Via M. Fiore, 6 - 80129 Napoli Editrice La Mandragora Via Selice, 92 - 40026 Imola (BO) Tel. 0542 642747 • Fax 0542 647314 [email protected] • www.editricelamandragora.it L’Editrice La Mandragora è iscritta al ROC col n. 5446 Abbonamenti: annuo e 20,00, un numero e 5,00, arretrati il doppio. Per sottoscrivere l’abbonamento occorre effettuare un Bonifico Bancario intestato alla SIMSI - Credito Italiano ag. 14 - P.zza Medaglie d’Oro, 32 - Napoli - C.C. 4370296 - ABI 02008 CAB 03414 IBAN IT46L completo dei dati identificativi del versante e del numero richiesto STAMPA: Industrie Grafiche Galeati di Imola Associato all’USPI: Unione Stampa Periodica Italiana 02/11/2006 15.32.26 Norme per gli autori La rivista medicina Subacquea ed Iperbarica pubblica articoli scientifici originali su argomenti di medicina subacquea ed iperbarica e di altre branche specialistiche correlate a tale specialità. I contributi possono essere redatti come editoriali, articoli originali, reviews, casi clinici, note di tecnica, note di terapia, nuove tecnologie, articoli originali brevi, articoli speciali, lettere alla direzione. I contributi scientifici devono essere preparati seguendo rigorosamente le norme per gli Autori pubblicate di seguito, che sono conformi agli Uniform Requirements for Manuscripts Submitted to Biomedical Editors editi a cura dell’International Committee of Medical Journal Editors (N Engl J Med 1991;324:424-8 -BMJ 1991;302:338-41). Non saranno presi in considerazione gli articoli che non si uniformano agli standard internazionali. La rivista recepisce i principi presentati nella Dichiarazione di Helsinki e ribadisce che tutte le ricerche che coinvolgano esseri umani siano condotte in conformità ad essi. La rivista recepisce altresì gli International Guiding Principles for Biomedical Research Involving Animals raccomandati dalla WHO e richiede che tutte le ricerche su animali siano condotte in conformità ad essi. Gli Autori accettano implicitamente che il lavoro venga sottoposto in modo anonimo all’esame del Comitato di Lettura e in caso di accettazione a revisione editoriale. A tutti sarà dato cenno di ricevimento. La correzione delle bozze di stampa dovrà essere limitata alla semplice revisione tipografica; eventuali modificazioni del testo saranno – se il caso – addebitate agli Autori. Le bozze corrette dovranno essere rispedite entro 5 giorni a Medicina Subacquea ed Iperbarica – Editrice La Mandragora – via Selice, 92 – 40026 Imola (BO). In caso di ritardo, la Redazione della rivista potrà correggere d’ufficio le bozze in base all’originale pervenuto. Spedizione dei contributi I lavori in lingua italiana o inglese devono essere inviati (incluse figure e tabelle con relative didascalie) alla sede editoriale della rivista “Medicina Subacquea ed Iperbarica”: Centro Iperbarico – Poliambulatorio Privato MPM – via Tranquillo Cremona, 8 – 40137 Bologna - Tel. (051) 440807- 442094 – Fax (051) 441135 e-mail: [email protected], in formato cartaceo e/o via e-mail. Gli articoli scientifici possono essere redatti nelle seguenti forme: Editoriale. Su invito (del Direttore Responsabile, della Direzione, del Redattore Capo), deve riguardare un argomento di grande rilevanza in cui l’Autore esprime la sua opinione personale. L’articolo non deve essere suddiviso in sezioni. Articolo originale. Deve portare un contributo originale all’argomento trattato. L’articolo deve essere suddiviso nelle sezioni: introduzione, materiali e metodi, risultati, discussione, conclusioni. Review. Deve presentare lo stato delle conoscenze sull’argomento e una analisi critica e aggiornata sull’argomento stesso. L’articolo può essere suddiviso in sezioni a discrezione dell’Autore. Caso clinico. Descrizione di casi clinici di particolare interesse. L’articolo deve essere suddiviso nelle sezioni: introduzione, caso clinico o casistica clinica, discussione, conclusioni. Nota di tecnica. Descrizione di una nuova tecnica chirurgica o di modifiche di tecniche già in uso. L’articolo può essere suddiviso in sezioni a discrezione dell’Autore. Nota di terapia. Presentazione e valutazione di farmaci. L’articolo deve essere suddiviso nelle sezioni: introduzione, materiali e metodi, risultati, discussione, conclusioni. Nuove tecnologie. Presentazione e valutazione di nuove attrezzature. L’articolo deve essere suddiviso nelle sezioni: introduzione, materiali e metodi, risultati, discussione, conclusioni. Articolo originale breve. Presenta un contributo originale ad un argomento di grande attualità esposto in forma sintetica. L’articolo deve essere suddiviso in sezioni come gli articoli originali. Articolo speciale. Presenta ricerche sulla storia della medicina subacquea ed iperbarica, sulla didattica e sugli aspetti economici e legislativi che riguardano tale disciplina. L’articolo può essere suddiviso in sezioni a discrezione dell’Autore. Lettera alla direzione. Verranno pubblicati solo commenti e osservazioni critiche debitamente documentati in merito ad articoli pubblicati sulla Rivista. Preparazione del contributo scientifico Il lavoro deve essere articolato nelle seguenti sezioni: Pagina di titolo Titolo conciso, senza abbreviazioni, con traduzione in inglese. Nome, Cognome degli Autori. Istituto e Università o Divisione e Ospedale di appartenenza di ciascun Autore. Nome, indirizzo e numero telefonico dell’Autore al quale dovranno essere inviate la corrispondenza e le bozze di stampa. Dati di eventuali Congressi ai quali il lavoro sia già stato presentato. Menzione di eventuali finanziamenti o contratti di ricerca. Ringraziamenti. Riassunto Il riassunto (in italiano e in inglese) non deve superare né essere inferiore alle 200-250 parole e deve essere «strutturato». Il riassunto strutturato si compone delle seguenti parti: 1) Obiettivo: lo specifico problema sollevato e l’ipotesi di studio. 2) Metodi: a) disegno sperimentale: tipo di indagine condotta (prospettica, comparativa, retrospettiva, randomizzata, ecc.) e durata del follow-up; b) ambiente: collocazione e livello delle prestazioni fornite dal reparto di appartenenza dei pazienti in studio (in modo che il lettore possa stabilire l’applicabilità del dato alle sue condizioni di lavoro); c) pazienti o partecipanti: principali criteri di selezione e di eleggibilità, caratteristiche socio-demografiche, patologie e numero dei pazienti ammessi e che hanno completato lo studio; d) interventi: caratteristiche essenziali del trattamento o dell’intervento eseguito (o la loro assenza); e) rilevamenti: cosa è stato misurato e come, in base a quanto programmato prima della raccolta dei dati; 3) Risultati: i principali. 4) Conclusioni: significato e possibile applicazione dei dati suffragati dall’evidenza sperimentale. Simsi 2 06 imp.indd 4 Parole chiave Per le parole chiave usare i termini del Medical Subjects Heading (MeSH) dell’Index Medicus. Il riassunto in lingua inglese deve essere la traduzione del riassunto in lingua italiana e la rivista si riserva la facoltà di curarne la corretta forma. Gli Editoriali e le Lettere alla Direzione non necessitano di riassunto e parole chiave. Testo Il testo deve essere composto da: Introduzione. Illustrante lo stato attuale delle conoscenze sull’argomento trattato e lo scopo della ricerca. Materiali e metodi. Descrivere chiaramente i soggetti sottoposti a osservazioni o a esperimento (pazienti o animali da esperimento, inclusi i controlli). Identificare metodologie, impianti (nome e indirizzo del costruttore tra parentesi) e procedure con dettaglio sufficiente a permettere ad altri studiosi di riprodurre i risultati. Menzionare le metodologie già definite, incluse quelle statistiche; menzionare e fornire brevi descrizioni circa metodologie che sono state pubblicate ma non sono ben conosciute; descrivere metodologie nuove o modificate in modo sostanziale; giustificare il loro utilizzo e valutarne i limiti. Di tutti i farmaci si deve citare nome generico, dosaggio e vie di somministrazione. I nomi commerciali dei farmaci vanno citati tra parentesi. Unità di misura, simboli, abbreviazioni devono essere conformi agli standard internazionali. Le misure di lunghezza, altezza, peso e volume dovrebbero essere riportate in unità del sistema metrico (metro, chilogrammo, litro) o in loro multipli decimali. Le temperature dovrebbero essere espresse in gradi Celsius. Le pressioni arteriose in millimetri di mercurio. Tutte le misurazioni ematologiche e di chimica clinica dovrebbero essere espresse in unità del sistema metrico nei termini dell’International System of Units (SI). Si scoraggia l’uso di simboli e sigle poco comuni. Essi vanno comunque spiegati alla prima apparizione nel testo. Risultati. I risultati vanno riportati sotto forma di tabelle e grafici eventualmente elaborati statisticamente, con una presentazione concisa nel testo. Discussione e conclusioni. Commento sui risultati con eventuale confronto con i dati della letteratura. Bisogna inoltre definire il loro significato ai fini della pratica clinica e della ricerca sperimentale. L’argomentazione logica deve essere rigorosa ed attenersi ai dati sperimentali. Bibliografia. La bibliografia, che deve comprendere i soli Autori citati nel testo, va numerata con numeri arabi in ordine consecutivo di prima citazione nel testo. Il richiamo delle voci bibliografiche nel testo deve essere fatto con numeri arabi posti tra parentesi. La bibliografia deve essere citata nello stile standardizzato approvato dall’International Committee of Medical Journals Editors. RIVISTE. Per ogni voce si devono riportare il cognome e l’iniziale del nome degli Autori (elencare tutti gli Autori fino a tre, se quattro o più elencare solo i primi tre nomi seguiti da: et al.), il titolo originale dell’articolo, il titolo della rivista (attenendosi alle abbreviazioni usate dall’Index Medicus), l’anno di pubblicazione, il numero del volume, il numero di pagina iniziale e finale. Nelle citazioni bibliografiche seguire attentamente la punteggiatura standard internazionale. Esempi: Articolo standard. Sutherland DE, Simmons RL, Howard RJ. Intracapsular technique of transplant nephrectomy. Surg Gynecol Obstet 1978;146:951-2. ARTICOLO A NOME DI UNA COMMISSIONE. International Committee of Medical Journal Editors. Uniform requirements for manuscripts submitted to biomedical journals. Ann Int Med 1988;108:258-65. LIBRI E MONOGRAFIE. Per pubblicazioni non periodiche dovranno essere indicati i nomi degli Autori, il titolo, l’edizione, il luogo di pubblicazione, l’editore e l’anno di pubblicazione. Esempi: LIBRO DI UNO O PIÙ AUTORI. Rossi G. Manuale di otorinolaringologia. IV edizione, Torino: Edizioni Minerva Medica, 1987. CAPITOLO DI UN LIBRO. De Meester TR. Gastroesophageal reflux disease. In: Moody FG, Carey LC, Scott Jones R, Kelly KA, Nahrwold DL, Skinner DB editors. Surgical treatment of digestive diseases. Chicago: Year Book Medical Publishers, 1986:132-58. ATTI CONGRESSUALI. DuPont B. Bone marrow transplantation in severe combined immunodeficiency with an unrelated MLC compatible donor. In: White HJ, Smith R, editors. Proceedings of the third annual meeting of the International Society for Experimental Hematology. Houston: International Society for Experimental Hematology, 1974:44-6. MONOGRAFIA DI UNA SERIE. Hunninghake GW, Gadek JE, Szapiel SV, Wattel F, Hinckley J, Hamre P et al. The human alveolar macrophage. In: Harris CC, editor. Cultured human cells and tissues in biomedical research. New York: Academic Press, 1980:54-6. (Stoner GD, editor. Methods and perspectives in cell biology;vol 1). Tabelle Ogni tabella deve essere preparata graficamente secondo lo schema di impaginazione della rivista, numerata in cifre romane, corredata da un breve titolo. Eventuali annotazioni devono essere inserite al piede della tabella e non nel titolo. Le tabelle devono essere richiamate nel testo. Figure Le fotografie devono essere inviate sotto forma cartacea o elettronica che abbia buona risoluzione. Esse devono riportare la numerazione in cifre arabe e devono essere richiamate nel testo. Il numero delle fotografie deve essere limitato alla parte essenziale ai fini del lavoro. Le foto istologiche devono sempre essere accompagnate dal rapporto di ingrandimento e dal metodo di colorazione. Disegni, grafici e schemi possono essere realizzati con il computer. Gli esami radiologici vanno presentati in copia fotografica su carta o in formato elettronico. Elettrocardiogrammi, elettroencefalogrammi, ecc. devono essere inviati in forma originale o eventualmente fotografati, mai fotocopiati. Lettere, numeri, simboli dovrebbero essere di dimensioni tali che quando ridotti per la pubblicazione risultino ancora leggibili. 02/11/2006 15.32.27 Struttura Indirizzo Località Telefono Via Bologna, 1 24040 Zingonia (BG) 035/4815511 Viale Premuda, 34 20129 Milano (MI) 02/76022511 Via Gualla, 15 25123 Brescia (BS) 030/3710358 Via Pola, 33 10135 Torino (TO) 011/3978900 Largo Don Guanella, 1 28073 Fara Novarese (NO) 0321/818111 Via Francia, 35 37069 Villafranca (VR) 045/6300300 Via Avieri, 19 36040 Torri di Quartesolo (VI) 0444/380240 Via Cornaro, 1 35128 Padova (PD) 049/8070843 Via delle Macchine, 51 30175 Porto Marghera (VE) 041/5381182 Via del Vigneto, 31 39100 Bolzano (BZ) 0471/932525 Via Tranquillo Cremona, 8/2 40137 Bologna (BO) 051/19980426 051/19982562 Via A. Torre, 3 48100 Ravenna (RA) 0544/500152 Via delle Querce, 7/A 61032 Fano (PS) 0721/827558 Via F.lli Rosselli, 62 50123 Firenze (FI) 055/2381637 Via della Torre Località Platamona 07100 Sassari (SS) 079/312071 Via Celle, 2 80078 Pozzuoli (NA) 081/5268339 Via Aversano, 1 84100 Salerno (SA) 089/232769 Viale Pio X, 111 88100 Catanzaro (CZ) 0961/5070100 Via Prov.le Brucoli, 507 96011 Augusta (SR) 0931/990111 Casa di Cura Habilita Spa Servizio di Medicina Iperbarica [email protected] • www.habilita.it I.L.M.I. [email protected] • www.ilmi.it Istituto Clinico Città di Brescia [email protected] www.cittadibrescia-gsd.it O.T.I.P. [email protected] S.I.PI. [email protected] Istituto Iperbarico Spa [email protected] www.terapiaiperbarica.com OTI Medicale Vicenza [email protected] A.T.I.P. [email protected] OTI Service [email protected] • www.otiservices.it Iperbarico di Bolzano Srl [email protected] www.terapiaiperbarica.com Centro Medicina Iperbarica Aria srl [email protected] Centro Iperbarico Srl [email protected] www. iperbaricoravenna.it • www.sira.it/oti Iperbarica Adriatica [email protected] OTI Prosperius [email protected] • www.prosperius.it Centro Iperbarico Sassarese [email protected] • www.centroiperbarico.it IPER - Istituto di Medicina Iperbarica [email protected] • web.tiscalinet.it/ipersrl CE.M.S.I. [email protected] • www.cemsi.it S. Anna Hospital [email protected] Centro Iperbarico Villa Salus [email protected] • www.villasalus.it Simsi 2 06 imp.indd 5 02/11/2006 15.32.29 N. 2 - Novembre 2006 f 6 Medicina Subacquea e Iperbarica La lunga attesa sta per finire, si avvicina infatti la data del prossimo Congresso Nazionale della Società. La sede, come penso ormai tutti sappiano, è l’auditorium della Accademia Navale di Livorno, la data da giovedì 23 novembre a sabato 25 novembre. L’appuntamento è, per me, di eccezionale importanza per svariati motivi: il ritorno, seppure per qualche giorno, nella città dove ho vissuto tutta la mia vita scolastica. Dopo tanti anni tornare nell’Istituto dove ho mosso i primi passi di una lunga carriera militare, il potere rincontrare tanti commilitoni ed amici con i quali ho condiviso le gioie e le passioni di una così intensa esperienza. Saranno verosimilmente 3 giornate di duro lavoro, dalle quali speriamo che scaturiscano idee e spunti per un dibattito scientifico di elevato profilo. I lavori si apriranno giovedì 23 nel pomeriggio con un tutorial estremamente interessante, tenuto dal prof. Zannini dell’Ospedale San Raffaele di Milano sul trattamento chirurgico delle bolle subpleuriche, patologia a forte rischio di sovradistensione polmonare per la quale si apre una possibilità di potere praticare con tranquillità lo sport subacqueo. Seguirà poi un interessantissimo pomeriggio, moderato dall’appena insediato Presidente della SIAARTI, prof. Luciano Gattinoni, dedicato alla gestione delle emergenze subacquee. Si tratterà di un confronto a tutto campo su argomenti come l’esperienza della Marina Militare e quella di regioni costiere in cui si praticano in modo intenso e continuativo le attività subacquee, come la Toscana e la Sicilia. È un argomento, questo, che vede da sempre la SIMSI in prima linea in una costante ed appassionata opera di incremento ed aggiornamento dell’attività di prevenzione degli incidenti subacquei. E a questo proposito si deve ringraziare la costanza con la quale il consigliere Paolo Della Torre ha eseguito la raccolta dati, persuadendo tutti i centri iperbarici ad inviargli le schede di rilevazione che con grande professionalità aveva predisposto. Un altro lavoro intrapreso questa volta in collaborazione con la SIAARTI e l’ANCIP è stata l’istituzione di una commissione per la revisione dei protocolli clinici per la ossigenoterapia iperbarica. Una esigenza, questa, fortemente avvertita a livello nazionale. In seguito al processo in atto di regionalizzazione delle attività sanitarie si era infatti verificata una disparità di comportamento nella gestione terapeutica delle patologie per cui esiste l’indicazione alla ossigenoterapia iperbarica. Il lavoro è stato lungo e si è protratto nel corso di un anno un dibattito intenso ed appassionato, nel corso del quale sono talvolta emersi punti di vista controversi per cui si è faticato a trovare un punto di accordo. A conclusione dei lavori è stato redatto un documento che è già stato inviato in visione a tutti i centri iperbarici e che sarà oggetto di confronto e discussione nel corso dei lavori congressuali. La giornata di venerdì sarà dedicata all’attività che sta divenendo preminente in tutti i centri iperbarici: la gestione ed il trattamento delle ferite difficili. La sessione sarà svolta in collaborazione con l’AIUC (Associazione Italiana Ulcere Cutanee) di cui avremo l’onore di ospitare il Presidente, prof. Marco Romanelli. Sono certo che sarà una fase congressuale ricca di spunti e riflessioni in cui si avrà un confronto costruttivo tra le esperienze di tutti i centri iperbarici che lavorano attivamente in questo settore. Nel pomeriggio altre tavole rotonde con un interessantissimo dibattito tra specialisti del settore sulle patologie ortopediche, le radionecrosi, le patologie otorinolaringoiatriche (in particolare la ipoacusia improvvisa). Sabato 25 novembre concluderemo i lavori parlando ancora di medicina subacquea e vi sarà una sessione dedicata all’apnea (la disciplina più antica delle attività subacquea) con spunti di discussione e riflessione per tutti gli appassionati. La speranza è che questo Congresso possa essere per tutti un momento di importante e valida aggregazione culturale, una occasione di confronto e di crescita professionale, per consolidare la tradizione dei congressi SIMSI, da sempre tra i più seguiti e frequentati del mondo. Dr Marco Brauzzi Presidente designato SIMSI Impiego della pre-ossigenazione nella prevenzione delle patologie da decompressione Editoriale Simsi 2 06 imp.indd 6 Landolfi, Faralli, Bosco 02/11/2006 15.32.31 N. 2 - Novembre 2006 f 7 Medicina Subacquea e Iperbarica Difficoltà di compensazione in subacquei con disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare: proposta di un metodo riabilitativo A. Bolognini*, C. Casu**, L. Cosso*, E. Delehaye*, M. Cau* * Centro Iperbarico Sassarese - Istituto Sardo di Medicina Subacquea ed Iperbarica www.centroiperbarico.it, ** Studio di Ortodonzia e Gnatologia - Sassari SUMMARY TEMPOROMANDIBULAR JOINT DISFUNCTION IN BREATH HOLD DIVERS: PROPOSAL OF A REHABILITATION METHOD BACKGROUND The disturbs of the temporo-mandibular joint (TMJ) are thought much frequents in divers, at the second of the Authors these vary from 24% to 68%. We introduce one manifestation of this pathology thought less frequent regarding the classic facial pain syndrome from TMJ dysfunction. PATIENTS AND METHODS. We have selected 2 athletes, expert breath hold divers. Both reported problems to equalizer the middle-ear that they appeared after some hours of underwater activity without technical errors or deficits of ENT sphere. ARGUMENT. The underwater activity today is thought able to show a dysfunction of the TMJ, very compensated in normal environmental conditions. The peculiarity to hold over a long time in mouth, even in cold atmosphere, the mouthpiece of the snorkel in fact can create one stress to articulate that associate to favoring local factors which: loose ligaments, inflammation of muscles or TMJ dysfunction, can create a greatly enhanced tone of masticatory muscles. In particular the hypertone of the tensor veli palatini muscle it would not allow one corrected opening of the Eustachian tube with disturbs of ventilation to cargo of the middle ear that would manifest after repeated solicitations of the TMJ. RESULTS. We have carried out a gnatologic approach with splint of the jaw personalized that allows to be able to receive the mouthpiece of the snorkel and at the same time to maintain one physiological occlusion with stabilization of the swallowing musculature. The two breath hold divers have resolved the problem of the tubaric dysfunction that inexorably appeared to half immersion. Also the compliance towards the personalized gnatologic device has turned out optimal, in fact the skin-diver second its habits holds in mouth the mouthpiece of the snorkel in surface and removes it during the dive, all with extreme facility. Key words: temporo-mandibular joint dysfunction, enhanced tone of masticatory muscles Introduzione I disordini dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) sono ritenuti molto comuni nella popolazione dei subacquei, alcune casistiche riportano una prevalenza variabile tra il 24% (5) e il 68% (6). La sintomatologia tipica consiste nella comparsa di dolore localizzato in corrispondenza della muscolatura masticatoria (4), nella zona dell’ATM e auricolare, associato a cefalea (2). Di seguito presentiamo una sintomatologia atipica e poco frequente rispetto al dolore ma riconducibile ad una disfunzione dell’ATM slatentizzata dall’utilizzo del boccaglio (mouthpieces) dello snorkel. Due pazienti, entrambi subacquei apneisti esperti, lamentarono problemi di compensazione che si presentavano dopo alcune ore di attività subacquea senza apparenti deficit della sfera ORL o errori tecnici. Pazienti e metodi Indirizzo per la richiesta di estratti: Dr Alfonso Bolognini c/o Centro Iperbarico Sassarese srl Via della Torre Loc. Platamona 07100 Sassari [email protected] Caso 1: P.M. di anni 28, sesso maschile, nel 2004 si rivolge alla nostra attenzione per una sintomatologia che si presentava ormai da mesi costante, caratterizzata da otalgia, ipoacusia con acufene, difficoltà di compensazione che compariva intorno alla seconda ora di apnee ripetute nel corso di battute di caccia subacquea. Al- Difficoltà di compensazione in subacquei con disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare Simsi 2 06 imp.indd 7 Bolognini, Casu, Cosso, Delehaye, Cau 02/11/2006 15.32.31 N. 2 - Novembre 2006 f 8 Medicina Subacquea e Iperbarica l’anamnesi, non si rilevava patologia rinosinusale nei giorni precedenti l’immersione, né problemi tecnici riguardanti l’attrezzatura subacquea che era la stessa usata negli ultimi anni. La visita otorinolaringoiatrica condotta con otoscopia, rinofaringoscopia a fibre ottiche, esame del cavo orale e timpanometria era risultata normale. Era presente uno schiocco all’apertura dell’ATM ed una malocclusione tipo morso profondo. Caso 2: A.P., sesso maschile, 22 anni. Disfunzione tubarica monolaterale destra che compariva dopo circa un’ora dall’inizio di attività di pesca subacquea con incapacità ad equilibrare la pressione nell’orecchio destro che costringeva il sub ad interrompere la battuta. La visita Orl era nella norma tranne che per una sublussazione destra dell’ATM. Una volta inquadrato il problema da un punto di vista gnatologico, abbiamo somministrato miorilassanti ed antidolorifici. La riabilitazione temporo-mandibolare finalizzata alla ricerca di una posizione della mandibola, in occlusione, più favorevole per la muscolatura masticatoria ed i tessuti dell’articolazione stessa è stata eseguita con splint mandibolare costruito su misura, dopo un montaggio in articolatore. Lo splint permette di accogliere il boccaglio dello snorkel e allo stesso tempo mantenere un supporto occlusale posteriore con stabilizzazione della muscolatura deglutitoria. La terapia occlusale è supportata da una riabilitazione muscolare con esercizi di apertura mandibolare contro leggera resistenza e stretching. In entrambi i casi abbiamo associato la ginnastica tubarica effettuata con la collaborazione di un’esperta logopedista, con i classici esercizi per migliorare la tonicità della muscolatura bucco-faringea ed allenare la compensazione. Da un punto di vista terapeutico la ginnastica tubarica si basa su semplici manovre fisiologiche e su esercizi che prevedono il coinvolgimento dei muscoli del distretto faringeo e buccale, in questo modo otteniamo maggiore tonicità della muscolatura peritubarica, con pronto recupero del tono muscolare e della funzione sfinterica. Discussione James B. Costen, otorinolaringoiatra della Washington University School of Medicine e dell’Oscar Johnson Institute di St. Louis, nel marzo del 1934 sul vol. 43 di The Annals of otology, rhinology, and laryngology parlò per la prima volta di una “sindrome caratterizzata da sintomi auricolari e sinusali dipendenti da una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare”. I sintomi che Costen aveva identificato erano: 1. “fullness” (ipoacusia con senso di orecchio pieno) soprattutto postprandiale; 2. acufeni a bassa frequenza; 3. schiocchi alla masticazione; 4. lieve instabilità o crisi vertiginose severe che si risolvevano dopo insufflazioni tubariche; 5. otalgia peri ed intra auricolare di tipo urente. Per giustificare i sintomi otologici, Costen aveva postulato un’eziopatogenesi meccanica, infatti attribuiva all’insufficienza tubarica secondaria alla malocclusione la causa dell’ipoacusia, della fullness e persino della vertigine. Nel suo lavoro, spiegava come il capo superiore del muscolo pterigoideo esterno che in caso di marcato “overbite” si poteva rilassare favorendo lo schiacciamento della tuba. Inoltre il tensore del velo, anch’esso allentato dalla anormale posizione della mandibola, avrebbe perso parte della sua efficienza nel determinare l’apertura della tuba stessa, con disfunzione della tromba di Eustachio e disturbi a carico dell’orecchio medio che prontamente regredivano dopo insufflazione tubarica. Oggi questo modello proposto da Costen è in parte superato, ma è rimasto il primo nella storia della medicina ad associare disturbi della sfera ORL con alterazioni dell’apparato della masticazione. Allo stato attuale dell’arte si riconoscono tre teorie fondamentali: teoria meccanica (una struttura connettivale pseudolegamentosa presente in epoca fetale e chiamata legamento sottile, potrebbe essere in grado di mobilizzare la catena degli ossicini e il timpano in seguito a movimenti dell’articolazione temporo-mandibolare); teoria anatomica (irritazione del nervo auricolotemporale ma solo nei casi di dislocazione meniscale anteromediale); teoria miogena (ipertono dei muscoli masticatori. Dalla nostra esperienza clinica riscontriamo che molti subacquei riferiscono cefalea e dolore ai muscoli della faccia conseguenti al continuo movimento delle mascelle effettuato per tenere nella giusta posizione il boccaglio dello snorkel. Il boccaglio generalmente è costituito da silicone di consistenza dura con dei bottoni che vengono tenuti tra i denti e generalmente non oltrepassano i canini. L’attività subacquea è oggi ritenuta capace di slatentizzare una disfunzione dell’ATM, ben compensata in condizioni ambientali normali. La peculiarità di tenere a lungo in bocca, magari in ambiente freddo, il boccaglio dell’erogatore o dello snorkel infatti può creare uno stress articolare che associato a fattori favorenti locali quali: lassità ligamentosa (7), infiammazione dei muscoli o dell’ATM, può creare un ipertono dei muscoli masticatori. In particolare l’ipertono del muscolo tensore del velo palatino non permetterebbe una corretta apertura della tuba con disturbi di ventilazione a carico dell’orecchio medio che si manifesterebbero dopo ripetute sollecitazioni dell’ATM. Questo ipertono muscolare nei nostri due casi si è verificato quasi esclusivamente al livello del muscolo tensore del velo del palato con blocco dei muscoli peristafilini e disfunzione tubotimpanica con incapacità ad equilibrare la pressione dell’orecchio medio con l’esterno, acufeni, dolore e senso di ovattamento. Risultati A due mesi di distanza dalle prime prove in acqua i sommozzatori hanno risolto il problema della disfunzione tubarica che compariva inesorabilmente a metà immersione. La cura causale con splint mandibolare ha avuto un ef- Difficoltà di compensazione in subacquei con disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare Simsi 2 06 imp.indd 8 Bolognini, Casu, Cosso, Delehaye, Cau 02/11/2006 15.32.31 N. 2 - Novembre 2006 f 9 Medicina Subacquea e Iperbarica fetto miorilassante con risoluzione della difficoltà di compensazione. Anche la compliance verso il dispositivo su misura è risultata ottimale infatti l’apneista secondo le sue abitudini tiene in bocca il boccaglio dello snorkel in superficie e lo toglie durante la discesa sul fondo, il tutto con estrema facilità. Conclusioni In letteratura sono sempre più frequenti i casi di disfunzioni craniomandibolari con un variegato e complesso corteo sintomatologico tanto da essere considerati una vera e propria sindrome, chiamata dagli Autori Anglosassoni (3) “diver’s mouth sindrome”. I due subacquei giunti alla nostra osservazione erano portatori di una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare che può essere giudicata capace di interferire con l’attività sfinterica della porzione cartilaginea della Tuba uditiva. Presentavano un compenso che gli permetteva di rimanere asintomatici, nella vita di tutti i giorni. Durante l’attività subacquea, l’atleta che compie la caccia subacquea, effettua una miriade di immersioni per ogni battuta, con il boccaglio dello snorkel in bocca nella fase iniziale del tuffo, e attività di attesa della preda che porta a serrare i denti. Tutti questi fattori, associati al freddo, incidono negativamente sulla performance dei muscoli masticatori, rendendo clinicamente evidente la problematica dell’ATM. Nei due casi il danno tubarico compariva a distanza rispettivamente di due ore e di un’ora, dall’inizio dell’attività ed era reversibile con il riposo, tanto che la volta successiva potevano effettuare compensazioni efficaci prima di incorrere nel medesimo problema. Entrambi i pazienti hanno effettuato una cura combinata causale (splint occlusali), miorilassante associata alla riabilitazione tubarica con risoluzione della difficoltà di compensazione. Riassunto I disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) sono ritenuti molto frequenti nei subacquei, a seconda delle casistiche questi variano dal 24% al 68%. Classicamente sono caratterizzati da algie, anche importanti, della muscolatura masticatoria e della regione auricolare che spesso costringono i sommozzatori che ne sono colpiti ad interrompere l’immersione. Presentiamo una manifestazione di questa patologia ritenuta meno frequente rispetto alla classica sindrome algica da disfunzione ATM. PAZIENTI E METODI. Abbiamo selezionato 2 atleti, apneisti esperti. Entrambi riferivano problemi di compensazione che si presentavano dopo alcune ore di attività subacquea senza apparenti deficit della sfera ORL o errori tecnici. DISCUSSIONE. L’attività subacquea è oggi ritenuta capace di slatentizzare una disfunzione dell’ATM, ben compensata in condizioni ambientali normali. La peculiarità di tenere a lungo in bocca, magari in ambiente freddo, il boccaglio dell’erogatore o dello snorkel infatti può creare uno stress articolare che associato a fattori favorenti locali quali: lassità ligamentosa, infiammazione dei muscoli o dell’ATM, può creare un ipertono dei muscoli masticatori. In particolare l’ipertono del muscolo tensore del velo palatino non permetterebbe una corretta apertura della tuba con disturbi di ventilazione a carico dell’orecchio medio che si manifesterebbero dopo ripetute sollecitazioni dell’ATM. RISULTATI. Abbiamo effettuato un approccio gnatologico con splint mandibolare costruito su misura che permette di potere accogliere il boccaglio dello snorkel e allo stesso tempo mantenere una occlusione fisiologica con stabilizzazione della muscolatura deglutitoria. I due sommozzatori hanno risolto il problema della disfunzione tubarica che compariva inesorabilmente a metà immersione. Anche la compliance verso il dispositivo su misura è risultata ottimale in quanto l’apneista secondo le sue abitudini tiene in bocca il boccaglio dello snorkel in superficie e lo toglie durante la discesa sul fondo, il tutto con estrema facilità. Parole chiave: disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, ipertono dei muscoli masticatori. Ringraziamenti Si ringraziano i due subacquei che hanno consentito lo svolgimento di questo lavoro. Gli Autori non hanno ricevuto alcun finanziamento a supporto di questa ricerca. Bibliografia 1. Costen JB, St. Louis MD. “A syndrome of ear and sinus symptoms dependent upon disturbed function of the temporomanibular joint”. Ann Otol Rhinol Laryngol 1934 Mar;43(1):1-15. 2. Aldridge RD, Fenlon MR. “Prevalence of temporomandibular dysfunction in a group of scuba divers”, bjsm.bmjjournals.com/cgi/reprint/38/1/69-Br J Sports Med 2004;38:69-73. 3. Goldstein G, Katz W. Divers mouth syndrome. NY State Dent J 1982;48:523-5. 4. Balestra C, Germonpré P, Marroni A, Snoeck T. “Scuba diving can induce stress of the temporomandibular joint leading to headache” Br J Sports Med 2004;38:102, bjsm.bmjjournals.com/cgi/content/extract/38/1/102. 5. Roydhouse N. 1001 disorders of the ear nose and sinuses in scuba divers. Can J Appl Sport Sci 1985;10:99103. 6. Hobson R. Temporomandibular dysfunction syndrome associated with scuba diving mouthpieces. Br J Sports Med 1991;25:49-57. 7. Deodato F, Trusendi R, Giorgetti R, Scalese MU. Predisposition for temporomandibular joint disorders: loose ligaments. Cranio. 2006 Jul;24(3):179-83. Difficoltà di compensazione in subacquei con disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare Simsi 2 06 imp.indd 9 Bolognini, Casu, Cosso, Delehaye, Cau 02/11/2006 15.32.31 N. 2 - Novembre 2006 f 10 Medicina Subacquea e Iperbarica Fisiopatologia delle immersioni con autorespiratori ad aria, miscele ed ossigeno Rosario Marco Infascelli Presidente SIMSI, Direttore Dipartimento di Emergenza/Urgenza S.C. di Anestesia, Rianimazione e Terapia Iperbarica - Centro Regionale di Medicina Subacquea ed Iperbarica, A.O. Santobono Pausilipon - Napoli La conoscenza delle leggi fisiche che regolano l’immersione in acqua e nelle profondità marine è pregiudiziale per garantire l’inserimento dell’uomo nell’ambiente subacqueo. La inosservanza di regole codificate e ben precise può essere causa di patologie di variabile gravità. Nel tentativo di approfondire le conoscenze fisiopatologiche dell’uomo in immersione e di prevenire e risolvere le problematiche ad esse correlate, è nata, qualche anno fa, una vera propria branca della medicina: la MEDICINA SUBACQUEA ED IPERBARICA. Questo lavoro riassume le modifiche fisiologiche che avvengono in immersione e le conseguenze patologiche legate all’infrazione delle regole per l’effettuazione dell’immersione sicura e dell’uso inappropriato degli autorespiratori. Introduzione L’ambiente subacqueo espone l’uomo a condizioni fisiche assai diverse da quelle vigenti in superficie. A crescenti profondità marine: • aumenta progressivamente la pressione che si esercita sull’organismo • la temperatura tende in genere a diminuire determinando risposte riflesse che coinvolgono ed incidono su tutto l’organismo • i gas respiratori compressi si riducono di volume • l’azoto a pressioni elevate manifesta un’azione narcotica Indirizzo per la richiesta di estratti: Dr Rosario Marco Infascelli Centro di Riferimento di Medicina Subacquea Iperbarica A.O. Santobono - Pausilipon Via Mario Fiore, 6 - 80129 Napoli • l’aumento della pressione parziale dell’ossigeno tissutale provoca, a certi valori, tossicità cerebrale e polmonare • la decompressione, dopo l’esposizione alle alte pressioni, può determinare patologie di grande complessità fisiopatologica e clinica. Le modificazioni fisiologiche nell’immersione Durante un’immersione in acqua si verificano o possono verificarsi a carico dell’organismo le seguenti modificazioni fisiopatologiche: • modificazioni dell’omeostasi della termoregolazione • effetti diretti della pressione su alcuni organi e apparati (contenenti gas) • effetti sulla meccanica respiratoria (aumento della densità dei gas respirati - aumento della resistenza) • effetti dei gas respirati ad elevata concentrazione. Effetti “fisici” dell’immersione (fase di compressione) 1. variazioni della temperatura (modificazioni omeostasi termoregolazione) 2. variazioni della meccanica respiratoria 3. aumento della pressione ambientale (compensazione, iperbaropatie). 1. Variazioni della temperatura (Fig. 1) In caso di immersione in acque tropicali con temperature superiori ai 30 °C si può andare incontro ad un affaticamento da calore per l’impossibilità di disperdere nell’ambiente circostante il calore prodotto con il movimento ed il metabolismo endogeno. Assai più spesso l’immersione avviene in acque fredde (temp. < 30 °C) per cui l’organismo si trova a dover contrastare la dispersione di calore verso l’ambiente circo- Fisiopatologia delle immersioni con autorespiratori ad aria, miscele ed ossigeno Simsi 2 06 imp.indd 10 Infascelli 02/11/2006 15.32.31 N. 2 - Novembre 2006 f 11 Medicina Subacquea e Iperbarica stante. In acque fredde la perdita di calore in acqua avviene per conduzione, convezione e per eliminazione dell’aria espirata che è riscaldata all’interno dei polmoni, per cui un subacqueo esposto ad una temperatura < 23 °C, privo di abbigliamento protettivo, avvertirà freddo in breve tempo. L’abbassamento della temperatura corporea è molto rapido in quanto in acqua la perdita di calore avviene 21 volte più velocemente che in aria. 2. Variazioni della meccanica respiratoria Durante l’immersione variano tutta una serie di parametri fisici che determinano importanti ripercussioni sulla meccanica respiratoria. Aumento della densità dell’aria inspirata. Con l’aumentare della profondità di immersione aumenta la pressione e di conseguenza la densità dell’aria respirata (legge di Boyle). Viscosità cinematica. Diminuisce con possibilità di maggiori turbolenze del gas nelle vie respiratorie. Resistenze. Aumentano le resistenze nella fornitura d’aria per la densità del gas nei tubi, stadi dell’erogatore, boccaglio. La resistenza al deflusso di un gas è direttamente proporzionale alla sua densità; l’aumentata resistenza respiratoria si traduce in un aumentato lavoro dei muscoli respiratori con aumento relativo del consumo di ossigeno. Per limitare lo sforzo respiratorio e nel contempo ottenere una corretta ossigenazione dei tessuti, la respirazione in immersione, all’aumentare della profondità, deve diventare più lenta, profonda e ritmica. Ma alcune condizioni durante l’immersione possono portare all’affanno, con sviluppo di ipocapnia, come gli sforzi fisici (es.: rimuovere materiale dal fondo marino, nuotare controcorrente), un erogatore difettoso (aumento resistenze respiratorie), il freddo eccessivo, una forte tensione emotiva. Altre condizioni possono portare invece ad ipercapnia, Fig. 1. come la contaminazione dell’aria nelle bombole, un inadeguato ricambio di aria alveolare per l’eccessivo aumento delle resistenze respiratorie, una aumentata produzione di anidride carbonica a seguito di sforzi fisici. Si può invece incorrere nell’ipossia per blocco del sistema di erogazione, esaurimento riserva d’aria, respirazione scorretta, sforzi prolungati, impurità miscela respiratoria. 3. Aumento della pressione ambientale Nelle immersioni i rischi principali derivano dagli effetti dell’elevata pressione cui il subacqueo è sottoposto. Infatti: a) l’esposizione di organi ed apparati a pressioni maggiori aumenta il rischio di barotrauma; b) l’esposizione ad alte pressioni parziali di azoto aumenta il rischio di narcosi; c) l’aumentata esposizione ad alte pressioni parziali di O2 determina sintomi di tossicità acuta sul Sistema Nervoso Centrale; d) il maggiore assorbimento di azoto nei tessuti a causa della elevata solubilità di questo gas, comporta rischi decompressivi per lo sviluppo di bolle. In determinate circostanze, tali fattori di rischio sembrano essere ridotti dall’utilizzo di miscele di gas diverse dall’aria. a) Esposizione di organi ed apparati a pressioni maggiori. L’aumento di pressione durante l’immersione si ripercuote sugli organi e tessuti dell’organismo. Le strutture composte da solidi o liquidi, essendo incomprimibili, possono resistere a pressioni anche molto elevate (700 metri ca.), mentre gli organi che risentono maggiormente dell’aumento pressorio sono quelli a contenuto gassoso e cioè l’apparato gastroenterico, i polmoni, l’orecchio medio, i seni paranasali. L’apparato gastroenterico ed i polmoni essendo avvolti da strutture elastiche, riescono ad ottenere uno spontaneo adeguamento della pressione interna a quella esterna mediante una riduzione del loro volume associata, nel caso dei polmoni, ad un maggiore afflusso di sangue richiamato dalla pressione intratoracica che è minore di quella in cui si trovano le restanti parti del corpo. L’orecchio medio ed i seni paranasali essendo strutture rigide o semi-rigide e avendo comunicazioni molto ristrette con l’esterno, necessitano di manovre volontarie per compensare lo squilibrio pressorio che si crea in seguito alla riduzione del volume dell’aria in essi contenuta (es. introflessione della membrana timpanica). b-c) Respirazione di pressioni parziali di gas in immersione e relativi rischi. L’aria è schematicamente composta dal 21% di ossigeno e dal 79% di azoto. Nella subacquea l’aria è il gas più respirato con l’ausilio degli autorespiratori. Per determinati utilizzi, nelle miscele respiratorie sintetiche viene usato l’ELIO. Fisiopatologia delle immersioni con autorespiratori ad aria, miscele ed ossigeno Simsi 2 06 imp.indd 11 Infascelli 02/11/2006 15.32.32 N. 2 - Novembre 2006 f 12 Medicina Subacquea e Iperbarica L’AZOTO ha un potere narcotico che cresce con l’aumentare della pressione parziale alla quale viene respirato; inoltre l’azoto non viene metabolizzato e si discioglie nei tessuti secondo la legge di Henry (con i relativi problemi decompressivi). L’OSSIGENO viene metabolizzato dall’organismo e pertanto non crea problemi di rilascio dai tessuti, ma ha la caratteristica di diventare tossico per l’organismo se respirato a profondità (pressioni parziali) elevate. L’ELIO è non narcotico, poco denso, costoso, ha Alta termoconducibilità, dà l’Effetto “paperino” alla voce del subacqueo, può sviluppare una HPNS (High Pressure Nervous Syndrome). d) Maggiore assorbimento di azoto nei tessuti. Ne discuteremo più avanti. I rischi delle immersioni estreme ad aria Il pericolo è costituito dalla narcosi da azoto, dalla neurotossicità dell’ossigeno, dalla ritenzione di anidride carbonica, dalla sindrome da “deep water blackout”. Narcosi d’azoto. Le manifestazioni della narcosi da azoto sono proporzionate alla pressione parziale del GAS inalato e possono cominciare a verificarsi intorno ai 30 m. La narcosi aumenta al punto di una “perdita parziale di coscienza” con autorespiratore ad aria ad una profondità di circa 107 m. Il meccanismo della narcosi è lo stesso degli anestetici gassosi e dell’intossicazione da alcool: l’individuo passa attraverso ognuna delle fasi che si verificherebbero in tali casi, dall’eccitazione al sonno. Neurotossicità dell’ossigeno. Le caratteristiche polmonari e neurologiche della tossicità dell’ossigeno sono abbastanza note (es. Donald, 1992), ma l’ossigeno come gas “inerte” (ossia narcotico) è stato finora poco studiato (Paton, 1967). Tanto maggiore sarà la profondità a cui viene respirato l’ossigeno tanto maggiore sarà la rilevanza delle sue proprietà, tant’è vero che l’ossigeno contribuisce anche ad amplificare la narcosi da azoto, fatto di cui non bisogna sorprendersi (Bennett, 1993). L’ossigeno nella subacquea come gas componente dell’ARIA, oppure puro o in miscele iper o ipoossigenate, oppure come gas respiratorio da decompressione. In quest’ultimo caso, il ruolo dell’ossigeno nella decompressione è quello di rimpiazzare il gas inerte contenuto nella miscela respiratoria al fine di favorire la desaturazione dei tessuti e quindi ridurre la quantità di gas inerte in circolo che può contribuire alla formazione delle bolle. La tossicità neurologica ne limita la pressione parziale massima a 2.0 ATA in immersione e a 1,6 ATA in decompressione. La tossicità polmonare può avere, inoltre, un ruolo nell’alterare la presunta eliminazione di gas inerte, riducendo gli scambi gassosi a livello polmonare. L’ossigeno può inoltre determinare vasocostrizione sia nel distretto arterioso sia nel distretto venoso (in decompressione tale effetto riduce la perfusione dei tessuti). Quando in eccesso, l’ossigeno può contribuire alla formazione di bolle durante la decompressione, come qualsiasi altro gas. Infatti Donald nel 1955 parlò di “oxygen bends” in seguito ad una serie di esperimenti condotti su capre che respiravano miscele contenenti la stessa pressione parziale di gas inerte, ma differenti pressioni parziali di ossigeno. Ritenzione di anidride carbonica. Gli effetti dell’Anidride Carbonica sono determinati dalla sua percentuale nella miscela respiratoria, come segue. Con il 5% si manifesta dispnea, ansia, atti respiratori frequenti e rapidi, con il 10 - 15%, vasodilatazione cerebrale, stato confusionale, con una percentuale superiore al 15%, perdita di coscienza, convulsioni. Sindrome da “deep water blackout”. È stato ipotizzato da Case & Haldane (1941) che la narcosi da azoto sia potenziata dalla ritenzione di anidride carbonica, così come dimostrato da Hesser et al. (1971). Pertanto nella fisiopatologia della sindrome neuropsichica da profondità (NARCOSI D’AZOTO) è importante il gas inerte inalato (azoto), la concentrazione di ossigeno nella miscela e l’aumento dell’anidride carbonica. Patologia da decompressione. Nella fase di emersione diminuisce la pressione del mezzo in cui l’immersione si svolge. Tale evento è caratterizzato dalla espansione dei gas respirati e dall’eliminazione dei gas disciolti nei tessuti durante l’immersione. Tali fenomeni possono comportare dei rischi decompressivi con sviluppo delle Patologie da Decompressione. Le patologie che possono occorrere in fase di decompressione sono legate all’effetto fisico della dilatazione dei gas, che può comportare rottura della membrana timpanica (MT) e/o sovradistensione polmonare, e alla mancata eliminazione dei gas in soluzione che è alla base dell’embolia gassosa arteriosa (EGA) e della malattia da decompressione (MDD). Rottura della membrana timpanica. All’inizio dell’immersione la MT si introflette e comincia a causare dolore già ad una profondità di 1,5-2 m. Continuando l’immersione, la distensione della MT aumenta progressivamente fino alla lacerazione completa con versamento ematico nel condotto uditivo esterno. L’ingresso di acqua fredda nell’orecchio medio causa vertigini, nausea e perdita dell’orientamento, che persistono fino a quando l’acqua non raggiunge la temperatura corporea. Anche durante l’emersione (fase decompressiva), qualora si verifichi un blocco tubarico, può verificarsi la stessa sintomatologia con meccanismo “esplosivo”. Sovradistensione polmonare. Può essere causata da una risalita troppo rapida o da una erronea respira- Fisiopatologia delle immersioni con autorespiratori ad aria, miscele ed ossigeno Simsi 2 06 imp.indd 12 Infascelli 02/11/2006 15.32.32 N. 2 - Novembre 2006 f 13 Medicina Subacquea e Iperbarica zione. Si verifica progressiva distensione degli alveoli polmonari con passaggio di minute bolle d’aria nel torrente circolatorio, fino alla lacerazione della membrana alveolo-capillare (BAROTRAUMA - EGA) con passaggio in circolo di bolle di maggiori dimensioni. Il rischio è MAGGIORE negli ultimi 10 metri di risalita dove è maggiore la variazione del rapporto Pressione-Volume. Se le bolle si spostano nei tessuti adiacenti si può avere pneumotorace, enfisema mediastinico o sottocutaneo, mentre se passano in circolo si può incorrere nell’EGA. Embolia gassosa arteriosa. È la più grave ed acuta delle patologie subacquee. Può aversi per sovradistensione polmonare (embolia gassosa traumatica), o per rapida decompressione con formazione di bolle di azoto che raggiungono il filtro polmonare creando shunt venoso/arterioso con passaggio nei capillari ed arteriole determinando ischemia a valle. Malattia da decompressione. È causata dalla liberazione troppo rapida dell’azoto assorbito dai tessuti durante l’immersione e non eliminato correttamente per una risalita troppo rapida. A pressione atmosferica (760 mmHg) la pressione parziale dei gas è in equilibrio tra alveoli e tessuti. Nell’immersione con autorespiratore ad aria (ARA), il subacqueo immette negli alveoli una miscela di gas le cui pressioni parziali sono superiori a quelle dei gas presenti nei tessuti in superficie, per cui i gas diffondono dagli alveoli al sangue e quindi ai tessuti. L’ossigeno, essendo metabolizzato, non si accumula nell’organismo. L’azoto (e tutti i gas inerti) si accumula invece nei tessuti in funzione del coefficiente di solubilità e della portata ematica. L’azoto è molto più solubile nei lipidi che in acqua, a parità di flusso ematico, quindi i tessuti a maggior contenuto lipidico assorbiranno maggiori quantità di azoto. In rapporto al tempo necessario a raggiungere la saturazione i tessuti vengono distinti in tessuti veloci e tessuti lenti. Durante la fase della discesa e permanenza al fondo l’organismo è completamente sottosaturo di azoto rispetto alla pressione cui è esposto perché il gas non riesce a disciogliersi fino a saturazione completa. Nella fase di risalita i tessuti si trovano ad avere disciolta una quantità di azoto maggiore rispetto alla pN2 nell’aria respirata (sono cioè sovrasaturi). Un alto grado di sovrasaturazione (cioè una elevata differenza tra la pN2 nei tessuti e nell’aria alveolare) favorisce la formazione, nel sangue e nei tessuti, di bolle di azoto. Le bolle possono aggregarsi tra loro e successivamente formare dei tromboemboli che possono formarsi all’interno delle cellule causando disfunzioni fino alla lisi con possibilità di danneggiare estese porzioni di tessuto, comprimere dall’esterno le cellule, con comparsa di dolore in caso di cellule nervose o danneggiamento di strutture rigide come l’osso, essere trasportati nel torrente circolato- rio e arrecare danni ad organi vitali (es. cuore, midollo spinale). Gli autorespiratori e le miscele Comunemente l’immersione amatoriale viene condotta con l’ARA, ma l’evoluzione dei materiali e dell’industria sta da alcuni anni conducendo la Subacquea all’uso di miscele respiratorie sintetiche, diverse dall’aria per la composizione e percentuale di gas di cui si compongono, e all’impiego di sistemi di respirazione (autorespiratori) diversi dell’ARA, come i rebreather e gli autorespiratori ad ossigeno (ARO). Miscele respiratorie. Comunemente nell’attività subacquea vengono impiegate miscele ossigeno/azoto (miscele Nitrox) o ossigeno/azoto/elio (miscele Trimix). Riportiamo le caratteristiche di tali miscele e i vantaggi e svantaggi del loro uso. Miscele Trimix. L’esigenza di aumentare le profondità operative viene soddisfatta dalla introduzione di tali miscele. Caratteristiche: – è più costosa e meno facilmente reperibile; – l’elio disperde il calore più velocemente dell’azoto; – l’elio è più solubile a parità di pressione rispetto all’azoto; – è necessario addestramento specifico; – c’è bisogno di maggiori attrezzature spesso dedicate; – le immersioni sono proprie del settore lavorativo, in cui l’immersione tecnica è vincolata e non libera per ridurre drasticamente gli eventuali rischi connessi; – hanno un potenziale maggiore rischio per maggiore quota operativa, maggiore permanenza in acqua e maggiore complicazione nella gestione delle riserve di gas; – in tali immersioni non è consentita flessibilità di programmazione dell’immersione ed è richiesta l’adozione di tabelle dedicate ed estremamente meno flessibili rispetto alle immersioni in aria (esigenza di rispettare al millesimo tempo di fondo e profondità massima); – l’affidabilità delle tabelle e delle procedure decompressive è ancora da provare e la gestione con computer da immersione è ancora da provare; – sono varie e diverse le scuole di pensiero e di conseguenza sono diverse le procedure addestrative (nel settore sportivo). Svantaggi: costi elevati, difficoltà di reperire centri di ricarica, necessità di cambio erogatore e miscela in fase decompressiva, addestramento adeguato, effetto di dispersione termica dell’elio. Fisiopatologia delle immersioni con autorespiratori ad aria, miscele ed ossigeno Simsi 2 06 imp.indd 13 Infascelli 02/11/2006 15.32.32 N. 2 - Novembre 2006 f 14 Medicina Subacquea e Iperbarica Vantaggi: drastica riduzione della narcosi da azoto, possibilità di aumentare i tempi di permanenza sul fondo e/o accorciare i tempi di decompressione, controllo dell’esposizione alla tossicità di ossigeno, riduzione della densità e dello sforzo della respirazione con minor ritenzione di CO2 e possibilità di utilizzare la miscela trimix normossica a partire dalla superficie. Miscele Nitrox. Le due miscele Nitrox maggiormente diffuse nell’uso sportivo sono la nitrox 32 (al 32% di O2) e la Nitrox 36 (al 36% di O2). Le altre combinazioni sono considerate nitrox tecnico. Caratteristiche, vantaggi, svantaggi: – l’uso delle NITROX prevede l’adozione di tecniche specifiche d’immersione e attrezzature dedicate; fino al 40% di ossigeno nella miscela nitrox non esiste alcuna necessità di utilizzare attrezzature dedicate. Solo le bombole sono l’unica eccezione: devono essere infatti totalmente sgrassate per evitare inconvenienti in fase di ricarica – per il rischio di detonazione dell’ossigeno ad elevata pressione nel contatto con i grassi lubrificanti, occorre utilizzare lubrificanti ossigeno compatibili – le miscele nitrox hanno un maggior costo legato alla scarsa disponibilità di stazioni di ricarica – è importante il problema della tossicità da ossigeno dipendente dalla profondità di utilizzo (pressione parziale crescente) e anche dal tempo di esposizione. Se non viene immesso, per errore, nel sacco polmone ulteriore O2 il subacqueo inevitabilmente andrà incontro ad Ipossia da diluizione con le conseguenze già accennate fino alla perdita della coscienza. Rebreather. Un capitolo a parte sulle problematiche fisiopatologiche in immersione spetta ai Rebreathers che sono apparecchiature gestite dal subacqueo e dall’elettronica che permettono immersioni a profondità elevate ma che, allo stato, aggiungono al rischio generico dell’immersione quello derivante dalla eventuale mancata funzionalità dell’apparecchiatura, più sofisticata e delicata, e quindi non ancora in grado di permettere immersioni in sicurezza. Le parti comuni a tutti i rebreathers sono il Boccaglio con valvola per l’equilibrio con la pressione idrostatica, la sacca polmone contenente gas respiratori a pressione, il sistema di aggiunta di O2 all’interno del circuito, il canister contenente un materiale filtrante per la CO2, il sistema di valvole di non ritorno in prossimità del boccaglio. In generale, ai problemi già evidenziati per l’uso di apparecchiature e metodiche già descritte, con l’uso dei rebreathers, agli indubbi vantaggi per la profondità raggiungibile, devono aggiungersi le maggiori difficoltà d’impiego, i maggiori costi, la variabilità della PpO2 all’interno della sacca polmone non correlata al carico di lavoro dell’operatore con aumento del rischio di ipossia o tossicità da O2, l’accumulo dell’inerte nella sacca polmone che dovrà essere scaricato all’esterno. Gli autorespiratori. Oltre l’ARA, è di recente l’uso non a scopo commerciale dell’Autorespiratore ad ossigeno (ARO) e dei Rebreather. Autorespiratori ad ossigeno. L’autorespiratore ad ossigeno è dotato di un filtro per l’anidride carbonica e di un semplice sacco-polmone riempito di ossigeno da cui respira il sommozzatore. All’aumentare della pressione (profondità) aumenta la pressione parziale dell’ossigeno respirato e quindi, la sua tossicità legata sia alla pressione che al tempo di esposizione. Man mano che l’ossigeno viene consumato, deve essere immesso più ossigeno nel sacco polmone erogandolo dalla bombola. L’azoto disciolto nell’organismo viene lavato via dall’organismo attraverso il circuito chiuso dell’ARO finendo nel sacco polmone. Bibliografia essenziale Bennet PB, Elliot DH (eds). The physiology and medicine,of diving and compressed air work, 3rd Edition, S. Pedro CA, Best Publishing, 1982. Davis JC (ed). Hyperbaric and undersea medicine, S. Antonio TX, Medical Seminars Inc., 1986. Lippman J, Buggs S. The diving emergency handbook, Heidelberg, Springer-Verlag, 1989. Infascelli RM, D’Alicandro G, Cortese G. Fisiopatologia dell’immersione in apnea, Atti 3° Congr. Mediterr. di Med. dello Sport - S.Vito lo Capo (TP) 13-16 maggio 2004:161-172. D’Alicandro G, Infascelli RM, Aprea G. Fisiopatologia dell’immersione subacquea con autorespiratore - Atti conv. Naz. Di Med. Sub. E Med. Leg. 19-21 giugno 2003 - Monopoli (BA):82-91. Fisiopatologia delle immersioni con autorespiratori ad aria, miscele ed ossigeno Simsi 2 06 imp.indd 14 Infascelli 02/11/2006 15.32.32 N. 2 - Novembre 2006 f 15 Medicina Subacquea e Iperbarica La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica M. Brauzzi, P. Tanasi, L. De Fina, G. Sbrana U.O.s. Medicina Subacquea ed Iperbarica, Ospedale Misericordia - ASL 9 Grosseto SUMMARY CLOSTRIDIAL MYONECROSIS OF LIMBS: EFFECTIVENESS OF HYPERBARIC OXYGEN THERAPY The Authors describe the disease by an analysis of the epidemiological, pathogenetical, clinical and therapeutic aspects. They also illustrate, in the aim to exemplify the extreme severity of the clinical scene which creates an immediate life threatening for the patient, a small series of cases. In this scenario becomes fundamental the role of Hyperbaric Oxygen Therapy (HBO) which, used together with surgical and antibiotic therapy, can divert the clinical trend to a positive outcome. The bacteria involved are clostridia, whose known species are about 150, but only 6 are directly responsible in the pathogenesis of myonecrosis, commonly cited as gas gangrene. One of the essential beneficial effect of HBO is its inhibitory action on the production of toxins, which is effective at an oxygen partial pressure of 80 mm.Hg. On the contrary it is totally ineffective when the alpha toxin has been already produced. So is mandatory to start HBO as soon as possible, in the aim to reach the highest possible synergy with antibiotics and surgical therapy. The very encouraging results achieved are the most convincing argument for pursuing in the use of HBO in the clinical practice of the intensive care unit. Key words: Clostridium, hyperbaric oxygenation, mionecrosis, gas gangrene Indirizzo per la richiesta di estratti: Marco Brauzzi U.O.s. Medicina Subacquea ed Iperbarica ASL 9 Grosseto - Ospedale Misericordia Via Senese - 58100 Grosseto Introduzione In tutte le epoche, la gangrena gassosa è stata una delle complicazioni più temibili delle ferite di guerra a causa della sua evoluzione fulminante, della gravità della tossiemia da essa provocata e della sua elevata mortalità. Tossinfezione solitamente mortale senza terapia idonea e tradizionalmente associata a campagne militari, la mionecrosi da clostridio, altrimenti denominata “gangrena gassosa vera”, rimane, ai nostri tempi, ancorché rara, una eventualità assai temibile anche nella popolazione civile. Meritano di essere ricordate tre date: – la scoperta, alla fine del secolo scorso, da parte di Pasteur (1877) e di Welch (1891) della responsabilità patogenetica della flora clostridiale anaerobia (1); – l’utilizzo, a partire dal 1943, della penicillina, che, a distanza di 45 anni, resta l’antibiotico di prima scelta; – la introduzione nel 1960, da parte di Boerema e Brummelkamp, della ossigenoterapia iperbarica (OTI) nella terapia della gangrena gassosa. Incidenza La caduta della incidenza nel corso della prima metà del secolo XX illustra, in modo eclatante, il progresso fatto dai chirurghi nella strategia terapeutica delle ferite ed in particolare delle ferite di guerra. La incidenza, stimata nel 5% delle ferite ai tempi della prima guerra mondiale è scesa fino a meno dell’1% nel corso della seconda guerra mondiale ed allo 0,016% durante la guerra del Vietnam (2). La sua incidenza attuale è molto scarsa, nonostante che sia stata segnalata una certa recrudescenza nel corso degli ultimi 20 anni, attribuibile ad un aumento dei politraumatismi della strada e ad un certo allentamento della vigilanza nel campo della profilassi (3). La incidenza attuale è stimata a 1 caso per anno ogni 100.000 abitanti in La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica Simsi 2 06 imp.indd 15 Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.32 N. 2 - Novembre 2006 f 16 Medicina Subacquea e Iperbarica Olanda (4) e a 0,4 casi per anno per 100.000 abitanti negli Stati Uniti (5). Nel 1980 uno studio multicentrico francese realizzato in 12 centri, nel periodo 1965-1979 ha recensito 778 casi (6). Batteriologia Sono state identificate più di 150 specie di Clostridium ma solamente 6 sono chiamate in causa nella gangrena gassosa: C. perfringens (C. Welchii), C. novyi (C. oedematiens), C. septicum, C. histolyticum, C. bifermentans, C. fallax (34,26). Il C. perfringens è l’agente principale della mionecrosi. Esso è stato reperito dall’80 al 90% dei casi. Bacilli anaerobi stretti, incapsulati, tozzi, Gram +, sporogeni, i Clostridia ed in particolare il C. perfringens sono dei germi tellurici, ubiquitari, con la sola eccezione del deserto africano e del Grande Nord poco popolato (7). Essi fanno parte della flora saprofita delle cavità naturali dell’uomo ed in particolare del canale digestivo che costituisce una importante riserva di Clostridium, dal quale possono essere colonizzati i tegumenti. Il C. perfringens, privo di attività piogena, si sviluppa in atmosfera anaerobia e si caratterizza per la sua estrema velocità di moltiplicazione, per la produzione di una imponente quantità di gas (H2, CO2, SH2) e soprattutto per la produzione di esotossine. Più di 20 esotossine sono state identificate a partire da 6 specie di Clostridium responsabili della gangrena gassosa (7). Una di esse, la alfatossina gioca un ruolo essenziale. È una lecitinasi C estremamente aggressiva per gli enzimi e le membrane cellulari, provocando una necrosi cellulare rapidamente estensibile ed una emolisi. La tossina theta, sinergica della alfatossina, è responsabile della cardiotossicità ed il “fattore circolante” della inibizione della fagocitosi (8). Mac Lennan ha stimato nel 30% il numero di ferite contaminate dalle spore di C. perfringens, mentre le mionecrosi sono, di gran lunga, più rare (7). Il C. perfringens non si può sviluppare solo quando il potenziale ossidoriduttivo dei tessuti è sufficientemente basso. Queste condizioni si realizzano nella ischemia, nella necrosi, nella presenza di corpi estranei e nel caso della moltiplicazione dei germi aerobi. Con una percentuale dal 75 all’80% dei casi si osservano, nelle mionecrosi clostridiali traumatiche, delle lesioni vascolari. Quanto alle mionecrosi postoperatorie e di natura internistica, esse si osservano con maggiore frequenza nel paziente aterosclerotico o diabetico dopo iniezione di sostanze vasocostrittrici (adrenalina, chinine...). Al momento in cui il Clostridium riesce a svilupparsi ed a produrre la tossina scattano tutti i meccanismi: i germi si moltiplicano in modo esplosivo, secernendo abbondantemente la tossina, la necrosi tissutale si estende, la tossiemia si diffonde e, in assenza di terapia efficace, la evoluzione è rapidamente mortale nello spazio di 2 o 3 giorni. Porta di entrata Anche in tempo di pace, le mionecrosi clostridiali degli arti di origine traumatica (circa il 50% dei casi) sono le più frequenti: ferite lacero-contuse sporcate da terriccio, corpi estranei, da frammenti di vestiario associate a lesioni vascolari, fratture esposte, maciullamento degli arti e schiacciamento delle masse muscolari, ustioni e ferite di limitata estensione da arma da fuoco o da scoppio di granata (2). La porta di entrata può essere operatoria in particolare dopo amputazione nel caso di chirurgia vascolare nelle arteriti e nei diabetici. Delle gangrene gassose sono state anche osservate dopo interventi chirurgici cosiddetti “asettici”, in particolare dopo chirurgia dell’anca. Infine la porta di entrata può essere medicale: contaminazione a partire da ulcere cutanee o escare da decubito, da puntura vascolare, da iniezioni intramuscolari o intraarticolari in tegumenti non sufficientemente disinfettati (9, 10, 11, 2, 8, 12, 13). Qualche volta sono state osservate delle “gangrene spontanee”: nella maggior parte dei casi si tratta di localizzazioni metastatiche di una setticemia originata da un cancro del colon o del retto fino ad allora misconosciuto. Aspetti clinici e diagnostici La incubazione è variabile, da 6 ore a più di 6 giorni, in media 48 ore. Il primo segno è il dolore, vivo, persistente, anomalo. Esso deve richiamare l’attenzione, la diagnostica deve essere evocata, la ferita esaminata ed esplorata. I tegumenti sono edematosi e freddi: è l’“edema maligno”. Il colore si modifica quando inizia la necrosi dei tessuti sottostanti: all’inizio biancastra, la cute diviene poi color rame e quindi bronzea (erisipela bronzea), talvolta brunastra e appaiono poi delle macchie ecchimotiche, violacee. Tutte queste lesioni si estendono rapidamente. Si costituiscono poi delle bolle e delle flittene che secernono una sierosità stagnante, nauseabonda, “pestilenziale”, “odore di fogna”. Nella sierosità possono essere visibili delle bolle di gas. La palpazione svela un segno importante ma non costante né specifico: la crepitazione a fiocchi di neve, percepita a distanza dalla lesione. All’incisione il muscolo è insensibile, atonico, a “carne di pesce”. Esso non si retrae. L’aspetto è alterato, i segni generali sono costantemente presenti e rispecchiano la infezione clostridiale. La tachicardia è significativa, da 140 a 160/min, sproporzionata rispetto alla febbre che ha valori normali, talvolta moderata, talvolta elevata. In assenza di terapia, la situazione locale e generale si aggrava di ora in ora (“gangrena fulminante”). Ad uno stato di prostrazione può fare rapidamente seguito l’obnubilamento del sensorio ed il coma. Si instaura quindi uno stato di shock ipovolemico con componente cardiogena. È fre- La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica Simsi 2 06 imp.indd 16 Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.32 N. 2 - Novembre 2006 f 17 Medicina Subacquea e Iperbarica quente la insufficienza renale acuta. L’ittero può essere indice di emolisi. Completano, infine, il quadro di questa infezione clostridiale un ARDS e delle emorragie digestive. La radiografia può svelare, a livello delle masse muscolari, intorno alla ferita e talvolta a distanza, la presenza di gas che può sfuggire alla palpazione. La messa in evidenza di questi versamenti gassosi profondi o superficiali non costituisce comunque un elemento per la certezza della diagnosi: la presenza di gas non è né costante, né precoce, né specifica della infezione clostridiale (altri germi possono produrre gas: E. coli, Proteus, Aerobacter, Streptococcus anaerobius...) e per di più, l’ingresso del gas per via traumatica, a partenza dalla ferita, è ugualmente possibile (14, 2). Sul piano batteriologico, si impone in modo urgente una analisi e costituisce un prezioso elemento diagnostico. È l’esame diretto con la colorazione di Gram delle sierosità che fuoriescono dalla ferita, prelevate o a livello delle flittene o durante la esplorazione chirurgica. Essa mette in evidenza numerosi bacilli Gram + non sporulati che contrastano con una stupefacente scarsezza di leucociti. Questo esame deve essere completato da una coltura di aerobi ed anaerobi e pertanto l’interesse diagnostico immediato è limitato poiché i Clostridium crescono tardivamente (minimo 24-36 ore). Le emocolture sono raramente positive (10%), mentre si associa una importante emolisi. Il problema reale è quello della precocità della diagnosi che si basa su tre segni essenziali: il dolore anomalamente acuto in corrispondenza della ferita, la tachicardia e la evidenza alla osservazione diretta di bacilli Gram + nelle sierosità. Infatti la diagnosi della gangrena gassosa è innanzitutto una diagnosi clinica che impone, a chi la formula, l’impostazione della terapia con una generosa infusione di antibiotici nella fase iniziale. È un classico il fatto di contrapporre, a seconda del sito iniziale di infezione, la cellulite alla mionecrosi. La cellulite clostridiale degli arti, non eccezionale ma meno frequente di quella perineale e al livello del tronco, si differenzia dalla mionecrosi per un dolore meno intenso, dei tegumenti meno edematosi, una depigmentazione meno intensa della pelle, dei discreti segni di tossiemia, ma al contrario una quasi costante crepitazione sottocutanea a guscio di uovo. In realtà solo la esplorazione chirurgica consente di classificare con certezza la patologia in considerazione del fatto che alcune celluliti possono essere particolarmente gravi ed evolvere verso una mionecrosi. Terapia La gangrena gassosa costituisce una urgenza assoluta medico-chirurgica. La terapia è costituita dalla associazione di antibioticoterapia, OTI, terapia chirurgica e rianimatoria. Antibioticoterapia La scoperta della penicillina ha costituito una svolta nella storia della gangrena gassosa. La penicillina G resta l’antibiotico di scelta nella prevenzione e nel trattamento della gangrena gassosa. Esso riduce la mortalità e la morbilità delle gangrene gassose sperimentalmente indotte. Nessun altro antibiotico si è dimostrato superiore alla penicillina. Nell’adulto, la posologia giornaliera consigliata, in assenza di insufficienza renale è di 20-40 milioni di Unità. Le cefalosporine, solitamente, sono meno efficaci della penicillina. In caso di allergia alla penicillina, non mancano le alternative: la rifampicina, i fenicoli regolarmente attivi ma mielotossici, i macrolidi (eritromicina e clindamicina) e le cicline. Queste ultime due specie si dimostrano sempre più inattive. I glicopeptidi costituiscono una interessante soluzione. In realtà, la infezione è solitamente polimicrobica, sia nel quadro di esordio che per sovrainfezione, cosicché conviene associare alla penicillina degli antibiotici a largo spettro, in particolare sui germi Gram - aerobi (Enterobacteries, Pseudomonas) ed anaerobi (Bacteroides). Il razionale dell’uso della ossigenoterapia iperbarica Nel 1960, come descritto da Bakker (9), Brummelkamp e Boerema introdussero l’OTI nella terapia della gangrena gassosa e scrissero dei loro primi successi terapeutici. L’interesse per l’OTI nella terapia della gangrena gassosa si fonda su solide basi sperimentali e sui risultati favorevoli di numerosi “trials” clinici. Se le spore quiescenti di C. perfringens sono insensibili alla azione dell’ossigeno, le sperimentazioni in vitro hanno dimostrato che l’OTI ha un effetto batteriostatico e anche battericida su delle colture di Clostridium. Questo effetto inibitore o letale dell’ossigeno dipende dalla specie di Clostridium (C. perfringens, C. novyi ed hystoliticum sono i più sensibili), dal ciclo di riproduzione del germe (fase di crescita), dalla pressione dell’ossigeno utilizzato, dalla durata di esposizione ed infine dal terreno di coltura utilizzato. La presenza di sangue o di detriti tissutali annulla gli effetti dell’ossigeno poiché, per apporto di catalasi, essi determinano una distruzione enzimatica dei perossidi prodotti in atmosfera ossigenata dal Clostridium, evento che ne determina la distruzione. Uno degli effetti benefici essenziali dell’ossigeno iperbarico è la sua azione inibitrice sulla formazione di tossine, che si esercita con pressioni di ossigeno superiori a 80 mmHg. Al contrario se esso inattiva alcune tossine, esso è assolutamente privo di efficacia sulla alfa-tossina già prodotta. La efficacia dell’ossigeno iperbarico sulla gangrena gassosa è stata dimostrata sperimentalmente su dei modelli animali. Demello (8), confrontando l’azione della toilette La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica Simsi 2 06 imp.indd 17 Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.32 N. 2 - Novembre 2006 f 18 Medicina Subacquea e Iperbarica chirurgica, della antibioticoterapia e dell’ossigeno iperbarico su un modello di gangrena gassosa sperimentalmente indotto su dei cani, ha ottenuto il più alto tasso di sopravvivenza con la associazione di questi tre mezzi. I vantaggi di un precoce trattamento OTI sono: 1. È “salvavita” perché consente una terapia chirurgica meno demolitiva nei pazienti gravi e la interruzione della produzione di alfa-tossina è molto rapida. 2. È conservativa per gli arti ed i tessuti poiché evita premature amputazioni o estese resezioni (fatta eccezione per le aperture delle ferite). Essa delinea bene la demarcazione, cosicché entro 24-30 ore vi è una netta distinzione tra tessuto necrotico e tessuto ancora vitale. In questo modo si riduce sia la percentuale che il numero delle amputazioni. Una eccellente disamina della terapia è stata fatta da Peirce (15) che ha concluso che “la moderna terapia della gangrena gassosa implica l’uso contemporaneo di antibiotici, intervento chirurgico ed ossigenoterapia iperbarica”. Egli pensa che “... sarebbe poco ortodosso dal punto di vista etico fare uno studio randomizzato su questo argomento...”. Revisione dei risultati Il profilo terapeutico consigliato è OTI a 2.8 ATA per 90’, 3 volte nelle prime 24 ore e quindi 2 volte al giorno per i successivi 4 o 5 giorni. La decisione di interrompere la terapia dipende dalla risposta alla stessa del paziente. Se persiste lo stato tossico, deve essere allungato il tempo della terapia. È bene comunque rivedere i risultati dopo 10 trattamenti. Sul piano pratico la maggioranza delle équipe utilizza il protocollo proposto da Brummelkamp e Boerema che prevede sei trattamenti a 3 ATA in ossigeno al 100% nelle prime 48 ore, seguito da due trattamenti quotidiani i giorni successivi fino alla regressione della infezione, effetto ottenuto generalmente nello spazio di 4-5 giorni. Costi L’OTI riduce la morbilità e permette di abbassare, eventualmente, il livello di amputazione necessario per la gangrena dell’arto, giustificando quindi il costo della terapia. L’OTI viene di solito usata nei primi 5-7 giorni. Infine l’OTI, contemporaneamente alla sua azione sui germi ed alla produzione di tossine esercita un effetto di rianimazione delle difese dell’organismo restituendo ai polimorfonucleati il loro potere battericida. La efficacia dell’OTI nei casi umani è stata confermata nel corso degli ultimi 25 anni da numerosi “team” di studiosi. Non esiste tuttavia alcuno studio controllato in letteratura, essendo tale tipologia di studio eticamente inaccettabile. La maggior parte delle casistiche riportate ha confermato la riduzione della mortalità allorché l’OTI venga associata agli antibiotici ed alla chirurgia. Alcuni centri sono arrivati a percentuali del 50%. Chirurgia Nel passato l’unica soluzione terapeutica era costituita da un intervento chirurgico radicale e mutilante, di salvataggio (amputazione dell’arto, disarticolazione della spalla o dell’anca) che anche se effettuato precocemente, aveva una altissima percentuale di mortalità. L’attuale orientamento terapeutico nel trattamento dell’infezione clostridiale sotto la azione congiunta degli antibiotici e dell’ossigeno iperbarico ha indotto una modificazione della strategia chirurgica che è divenuta più conservativa. L’atto iniziale, che consente di ottimizzare la azione congiunta degli antibiotici e dell’ossigeno iperbarico consiste nel proteggere o ripristinare la vascolarizzazione tissutale ed eliminare tutti gli elementi che possano favorire la riproduzione del Clostridium. La preparazione chirurgica in anestesia generale comporta l’adozione delle seguenti misure: all’inizio esplorazione minuziosa della ferita che deve essere livellata, rimozione dei corpi estranei, sbrigliamento di eventuali aderenze che siano in tensione, fasciotomia decompressiva, drenaggio accurato, tutte misure atte a prevenire la ischemia muscolare. Queste operazioni sono completate da una evacuazione dell’ematoma, da una escissione dei tessuti necrotici, da un lavaggio della ferita con soluzione fisiologica ed una corretta immobilizzazione. Al contrario un tessuto che mostri segni vitali non dovrà essere rimosso. In ogni modo, all’inizio le escissioni devono essere limitate al minimo dal momento che la demarcazione tra tessuti sani e necrotici sarà più evidente dopo le sedute di OTI. L’amputazione nella fase iniziale non deve essere presa in considerazione altro che nei casi in cui vi sia un imminente pericolo di vita e/o delle lesioni traumatiche o gangrenose dell’arto compromettano palesemente la possibilità di un recupero. Le medicazioni quotidiane, effettuate in anestesia generale permetteranno di eliminare le callosità e di escidere i tessuti necrotici che costituiscono un terreno favorevole alla crescita dei germi. Ricordiamo infine che il moncone di amputazione non deve essere suturato immediatamente ma a distanza di qualche giorno come atto di definitiva riparazione chirurgica. Rianimazione I presidi rianimatori classici costituiscono un essenziale completamento della terapia. Essi sono costituiti dal ripristino dell’equilibrio elettrolitico ed acido-base, da un adeguato apporto nutrizionale, da un efficace riempimento vascolare, dalla correzione di uno stato di shock che può La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica Simsi 2 06 imp.indd 18 Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.33 N. 2 - Novembre 2006 f 19 Medicina Subacquea e Iperbarica essere tanto ipovolemico quanto cardiogeno oppure settico, da distress respiratorio, da una insufficienza renale acuta, da turbe della emostasi. Se, da una parte, è stata unanimemente abbandonata la pratica della sieroterapia antigangrenosa in virtù della sua provata inefficacia e dei rischi intrinseci del suo uso, la profilassi antitetanica deve essere al contrario sistematicamente eseguita. In molti casi, infatti, è stata descritta la associazione tra gangrena gassosa e tetano. La cronologia dei diversi presidi terapeutici è, attualmente, bene codificata. Essa può pertanto variare in funzione delle difficoltà logistiche e specialmente dei ritardi nel trasferimento al centro iperbarico. La antibioticoterapia deve essere iniziata al momento in cui si comincia ad avere il sospetto diagnostico ancora prima di avere avuto la conferma dal laboratorio (presenza di bacilli Gram + all’esame diretto). Le azioni chirurgiche devono essere meglio interfacciate con le sedute di OTI. Se il ricorso immediato alla chirurgia viene imposto in presenza di una raccolta sotto pressione, di una sindrome ischemica acuta o nel caso di impossibilità di trattare rapidamente il paziente con l’ossigeno iperbarico, nei fatti OTI e atti chirurgici devono essere iniziati nel più breve tempo possibile. Risultati A dispetto dei progressi fatti nella terapia e della notevole efficacia degli agenti anti-infettivi disponibili, la prognosi della gangrena gassosa resta incerta. La mortalità complessiva resta molto elevata, variando dal 20 al 50% a seconda delle casistiche che sono, a ben vedere, difficilmente confrontabili. La mortalità è funzione della localizzazione iniziale. Essa è dell’ordine del 10-25% per le mionecrosi degli arti potendo passare al 60% per quelle del tronco. In circa la metà dei casi, la sopravvivenza non viene ottenuta che a prezzo di importanti mutilazioni: amputazioni in prevalenza e qualche volta disarticolazioni. Oltre alla localizzazione iniziale vi sono altri fattori che peggiorano la prognosi: età avanzata, stato di indebolimento fisico (etilismo, diabete, obesità, neoplasie), turbe della coagulazione (riduzione del tempo di Quick, trombocitopenia), ipotermia, ittero, insufficienza renale, insufficienza respiratoria acuta, stato di shock, turbe dello stato di coscienza ed infine il ritardo nella terapia che, di fatto, è il fattore più importante. Si potranno migliorare questi risultati dal momento che disponiamo di agenti anti-microbici estremamente efficaci? La risposta è affermativa e si basa sulla aumentata vigilanza dei medici, la quale dovrà essere costituita da due principi fondamentali: applicazione di una rigorosa profilassi e trattamento immediato ed intensivo di tutte le gangrene diagnosticate. CASO 1. Paziente di 37 aa. di sesso maschile. Viene trasportato in Ospedale dopo incidente stradale. Viene ese- guita splenectomia di urgenza per rottura di milza. Portatore di frattura esposta di tibia sinistra con associata grave lesione muscolare in regione surale, peroneale, tibia anteriore. Inoltre vi è una frattura pluriframmentaria sottotrocanterica del femore destro e frattura dello scafoide destro. In seconda giornata comparsa di dolore diffuso alla gamba sinistra con anestesia estesa anche al piede ed evidente deficit dello SPE (sciatico popliteo esterno) e SPI (sciatico popliteo interno). Alla apertura del gesso cute diffusamente sofferente con flittene in regione dorsale del piede e della gamba. Al controllo Rx presenza di aria al 3° distale della gamba sinistra. Viene aperta la sutura ed effettuato prelievo di materiale necrotico che viene trattato in anaerobiosi: viene isolato staphylococcus aurens e Clostridium perfringens. Si somministrano teicoplamina e netilmicina e viene richiesto il trattamento con OTI. Lo stesso viene eseguito secondo il protocollo previsto e dopo 5 trattamenti un nuovo campione prelevato risulta completamente sterile. Il paziente continuerà poi la terapia per favorire granuleggiamento delle ferite con estesa perdita di sostanza e si conclude dopo 40 sedute. Attualmente è portatore di una osteomielite della tibia sinistra. Trattato con artrodesi della articolazione tibiotarsica sinistra è in grado di deambulare autonomamente e di guidare l’automobile. CASO 2. Paziente dell’età di 64 aa., pensionato. Anamnesi di cardiopatia ischemica e diabete, in terapia con nitrorderivati per via transcutanea. A seguito di caduta accidentale riportava una frattura del polso sinistro. Veniva quindi ricoverato in ambiente ortopedico e confezionato apparecchio gessato. Il giorno successivo compariva ipotermia ed impotenza funzionale della mano sinistra, per cui veniva rimosso l’apparecchio gessato e praticata fasciatomia delle logge muscolari dell’avambraccio. Praticata una angiografia che evidenziava ostruzione dei vasi arteriosi dell’avambraccio sinistro con precaria vascolarizzazione distale. Veniva pertanto deciso il trasferimento in Chirurgia Vascolare; all’arrivo si osservava la presenza di importanti crepitii sottocutanei diffusi a tutto il braccio e l’emitorace sinistri. Radiologicamente si osserva un diffuso enfisema sottocutaneo della parete toracica sinistra e delle parti molli della spalla sinistra; il controllo evidenzia riduzione e successivamente scomparsa dell’enfisema con comparsa però di un edema interstiziale di verosimile natura reattiva. La diagnosi batterioscopica è di mionecrosi da Clostridium perfringens. Si procedeva quindi, viste le condizioni cliniche ingravescenti all’amputazione dell’arto superiore sinistro ed alla fasciotomia del gran pettorale e del deltoide sinistro. Veniva poi immediatamente trasferito in camera iperbarica dove veniva trattato secondo il protocollo OTI previsto per la gangrena gassosa con netto miglioramento clinico già dalla prima seduta, e dopo due giorni può lasciare La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica Simsi 2 06 imp.indd 19 Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.33 N. 2 - Novembre 2006 f 20 Medicina Subacquea e Iperbarica in soddisfacenti condizioni cliniche il Centro di Rianimazione. CASO 3. Paziente dell’età di circa 18 aa., in seguito ad incidente stradale riporta un trauma alla gamba destra con frattura della testa e del collo dell’astragalo e lussazione tibio-tarsica sottoastragalica, che vengono trattate chirurgicamente con tenorrafia degli estensori. In terza giornata in seguito alla comparsa di violento dolore della sede della lesione ed importante rialzo febbrile viene sottoposto a fasciotomia decompressiva. Il quadro clinico (pur non supportato dalla conferma batterioscopica) depone per una infezione da anaerobi e viene deciso il trattamento con terapia iperbarica. Dato importante è che al termine del 1° trattamento (effettuato immediatamente dopo la fasciotomia) il paziente è completamente apiretico con netta riduzione del dolore e miglioramento delle condizioni cliniche generali. Viene pertanto proseguita la terapia iperbarica secondo il protocollo OTI per la gangrena gassosa con miglioramento del quadro clinico (scomparsa totale anche della sintomatologia dolorosa). Si prosegue poi il trattamento OTI per accelerare il granuleggiamento dei tessuti lesionati e circa un mese dopo l’opera ricostruttiva viene completata in chirurgia plastica con intervento di trasferimento al piede destro di lembo libero parascapolare destro. Attualmente il paziente ha un pieno recupero funzionale dell’articolazione, il che consente una normale attività lavorativa (garzone di panetteria). Discussione I casi clinici sopra esposti costituiscono, senza ombra di dubbio, una eclatante conferma dell’assoluta necessità di ricorrere, in questi casi, alla OTI. Si tratta, in tutti e tre i casi, di pazienti nei quali è presente il classico fattore di rischio ossia la ischemia vascolare di origine traumatica, in un caso con anamnesi positiva per diabete. In due casi abbiamo un trauma da incidente stradale, ferite quindi estremamente suscettibili di infezione da parte di batteri anaerobi, nei quali è stata tentata la ricostruzione chirurgica delle fratture ma in cui è stato necessario poi ricorrere alla fasciotomia per decomprimere l’edema dei tessuti molli. L’importante considerazione che in due casi si sono potuti evitare gli interventi demolitivi d’arto e che in un caso si è salvata la vita del paziente, ci deve fare riflettere sulla necessità di mettere in atto delle misure preventive ossia sottoporre ad OTI tutti quei pazienti nei quali la possibilità di una infezione da anaerobi sia concreta, come nel caso dei politraumi da incidente stradale, nelle crush injury, nel reimpianto degli arti, nelle ferite da arma da fuoco. La esperienza clinica fatta su alcuni di questi casi, ossia di pazienti trattati preventivamente, ha fornito risultati di rilievo nel senso che è stato possibile, grazie all’OTI ed a una mirata antibioticoterapia, evitare complicanze infettive. Infatti, partendo dalla considerazione fatta sulla restituzione ad una vita normale dei pazienti, non ci si può dimenticare dei costi sociali derivanti dalle amputazioni o dalle gravi menomazioni funzionali che possono essere ridotte o annullate dal tempestivo inizio della terapia con ossigeno iperbarico. La letteratura insiste particolarmente su questo punto: Myers (16) ammonisce che è inutile, se non controproducente, attendere la conferma dell’esame del laboratorio: un paziente con dolore intenso ed inspiegabile, una colorazione bronzea della cute con flittene evidenti e con crepitio sottocutaneo, anamnesticamente a rischio, deve essere immediatamente inviato al Centro Iperbarico più vicino. L’OTI ci restituirà un paziente con una infezione debellata o almeno controllata, con una netta demarcazione fra tessuto sano e necrotico, a cui farà sicuramente seguito un esito positivo della terapia: un arto salvato o, nell’ipotesi più riduttiva una vita salvata. Riassunto Gli Autori descrivono la patologia analizzandone gli aspetti epidemiologici, patogenetici, clinici e terapeutici. Viene illustrata anche una limitata casistica esemplificativa il cui scopo è quello di sottolineare la estrema gravità del quadro clinico che mette a gravissimo rischio la sopravvivenza stessa del paziente. In questo scenario diventa fondamentale il ruolo esercitato dalla somministrazione dell’ossigeno iperbarico che, associato alla terapia chirurgica ed antibiotica, si rivela sempre determinante nel favorire la risoluzione positiva del decorso clinico. I germi responsabili sono i clostridi, di cui esistono 150 specie, ma solamente 6 sono coinvolte nella patogenesi della mionecrosi, meglio conosciuta come gangrena gassosa. Uno degli effetti benefici essenziali dell’ossigeno iperbarico è la sua azione inibitrice sulla formazione di tossine, che si esercita con pressioni di ossigeno superiori a 80 mmHg. Al contrario se da un lato inattiva alcune tossine, dall’altro è assolutamente privo di efficacia sulla alfa-tossina già prodotta. Particolare attenzione deve essere quindi posta nell’iniziare la ossigenoterapia iperbarica con la massima rapidità cercando di ottenere la massima sinergia possibile con la terapia chirurgica ed antibiotica. Gli ottimi risultati ottenuti incoraggiano a proseguire nella applicazione di questa metodica terapeutica, cercando di diffonderne sempre di più l’uso nella pratica clinica dei reparti di Terapia Intensiva. Parole chiave: clostridio, ossigeno iperbarico, mionecrosi, gangrena gassosa. La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica Simsi 2 06 imp.indd 20 Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.33 N. 2 - Novembre 2006 f 21 Medicina Subacquea e Iperbarica Bibliografia 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) Welch WH, Nuttal GH. A gas producing bacillus capable of rapid development in the blood after death. Bull Jhona Hpkins Hosp 1892;3:81-91. Haimbach RD. Gas gangrene: review and update. HBO Rev 1980;1:4-61. Tempe Jd, Mantz Jm, Jaeger A. et al. La gangrène gazeuse. A propos de 66 observations. L’information Médicale et Paramédeicale 1980;32:1-6. Roding B, Groeneveld Pha, Boerema I. Ten years of experience in the tratement of gas gangrene with hyperbaric oxygen. Surg Gynecol Obstet, 1972;134: 579-585. Hitchcock Cr, Haglin JJ, Arnar O. Treatment of clostridial infections with hyperbaric oxygene. Surgery 1967;62:759-769. Goulon M, Pechere JC. Gangrenes Gazeuses. Etude multicentrique française réunissant 778 cas. In: Les anaérobies: microbiologie, pathologie, Masson, Paris 1981;185-229. Mac Lennan JD. The histotoxic clostridial infections of man. Bacterid Rev 1962;26:177-276. Demello FJ, Haglin JJ, and Hitchcock CR. Comparative study of experimental Clostridium perfringens infection in dogs treated with antibiotics, surgery, 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) and hyperbaric oxygen. 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Peirce EC. II. Gas gangrene: a critique of therapy. Surg Rounds 1984;7:17-25. Avviso ai Soci Gestione User ID e Password sito www.simsi.org Prossimamente verranno rese disponibili ad uso esclusivo dei soci alcune pagine presenti nel sito internet. Queste pagine potranno essere consultate solo se in possesso dei codici relativi; che verranno distribuiti solo ai soci in regola con la quota annuale. Per qualsiasi informazione in merito, preghiamo inviare comunicazione a [email protected] - [email protected] Il Direttore Editoriale Dott. Emanuele Nasole La mionecrosi da clostridio degli arti: efficacia della ossigenoterapia iperbarica Simsi 2 06 imp.indd 21 Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.33 Presidenti del congresso Prof. Rosario Marco Infascelli Dott. Marco Brauzzi Comitato scientifico G. Aprea, C. Costanzo, G. D’Alicandro, P. Della Torre, G. De Martino, F. Favaro, F. Faralli, D. Garbo, A. Lamorgese, P. Longobardi, R. Moroni, E. Nasole, G. Vezzani, R. Vigliano Segreteria scientifica Prof. Rosario Marco Infascelli Direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione e Terapia Iperbarica della A.O. “Santobono Pausilipon” Via M. Fiore, 6 - 80129 Napoli e-mail: [email protected] Tel./fax: 081 2205790 Dott. Marco Brauzzi Direttore U.O.S. Medicina Subacquea ed Iperbarica ASL 9 Grosseto - P.O. Misericordia Via Senese - 58100 Grosseto e-mail: [email protected] Tel.: 0564 485446/485126 Fax: 0564 485691 Dott. Giuseppe De Iaco U.O. Anestesia Rianimazione Terapia Iperbarica A.O.U. Pisana Ospedale Santa Chiara - 56100 Pisa Tel.: 050 992738 C.V. (SAN) Vincenzo Sebastio Capo Dipartimento Sanitario Accademia Navale Tel.: 0586 238307 - Fax: 0586 238048 C.V. (SAN) Aldo Ciufo Dipartimento Sanitario Accademia Navale Segreteria organizzativa CT Congressi&Eventi dott.ssa Claudia TIZZANO Via F. Solimena, 139 - 80129 Napoli Tel: 081.2298426 - Fax: 081.2204733 e-mail: [email protected] Simsi 2 06 imp.indd 22 PROGRAMMA PRELIMINARE 02/11/2006 15.32.33 Programma Giovedì 23 novembre 13.00 - Registrazione partecipanti 14.00 - Inaugurazione del Congresso 14.30 - Introduzione. G. De Martino Lettura Magistrale: Un aspetto particolare: l’enfisema bolloso quali prospettive per l’attività subacquea ricreativa - P. Zannini I SESSIONE Organizzazione della risposta sanitaria alla emergenza subacquea ed in mare: esperienze a confronto Moderatori: L. Gattinoni - F. Simonetti 15.00 - Esperienza della Marina Militare - F. Faralli 15.20 - L’intervento nella PDD: esperienza della Regione Toscana e Sicilia - D. Corsi, G. De Iaco, D. Garbo 16.00 - Lo stato attuale dell’arte della gestione delle emergenze subacquee sul territorio nazionale R.M. Infascelli 16.15 - Discussione II SESSIONE Analisi della casistica nazionale della PDD secondo le statistiche Moderatori: P. Castaldi - F. Faralli 17.00 - La casistica nazionale della MDD - P. Della Torre 17.30 - L’incidente decompressivo nell’immersione sportiva - A. Marroni 17.45 - L’intervento nel near drowning - L. Bonetti 18.05 - L’emergenza subacquea nelle piccole isole - A. Indaimo 18.25 - Discussione III SESSIONE Riunione congiunta FISAR SIMSI OTI: linee guida nazionali e regionali Moderatori: R.M. Infascelli - R. Tufano 18.40 - Criteri di centralizzazione del paziente nella intossicazione da CO - G. Vezzani 19.00 - Linee guida OTI Regione Toscana M. Brauzzi, N. Garuglieri Simsi 2 06 imp.indd 23 19.20 - Linee guida nazionali - M. Rocco 19.40 - Discussione 17.00 - 19.00 Sessione ANTEI Moderatore: V. Campanaro 17.00 - La terapia iperbarica e professioni sanitarie impiegate 17.30 - Interventi dalla platea Venerdì 24 novembre I Sessione Congiunta AIUC SIMSI I SESSIONE Il trattamento delle lesioni cutanee e del piede diabetico Moderatori: R. Moroni - A. Stella 9.00 - Linee guida SIMSI - E. Nasole 9.15 - L’esperienza del C.I. Santobono G. D’Alicandro 9.30 - Modello Gestionale Centro Cura Ferite Difficili AUSL Ravenna - P. Longobardi 9.45 - L’utilizzo delle medicazioni avanzate M. Romanelli 10.00 - Dimostrazioni a confronto sulle medicazioni avanzate: interventi dalla platea - P. Tanasi 11.00 - Discussione II SESSIONE Il trattamento del piede diabetico Moderatori: A. Piaggesi - P. Longobardi 11.45 - Sinergismo tra interventistica vascolare ed OTI - L. Graziani - A. Natale 12.25 - Associazione del laser-doppler e della TcpO2 nel trattamento delle ulcere croniche degli arti inferiori - F. Micalella 12.45 - Discussione III SESSIONE OTI e patologie ortopediche Moderatori: A. Faldini - G. Gualdrini 14.45 - Linee guida SIMSI - L. Ditri 02/11/2006 15.32.35 15.05 - Sinergismo tra OTI, terapia chirurgica ed antibiotica nei traumatismi maggiori - G.P. Sandrucci 15.25 - L’esperienza del CI Zingonia - A. Favalli 15.45 - Discussione IV SESSIONE OTI e patologie ORL Moderatori: S. Sellari Franceschini - F. Di Donato 16.30 - Linee Guida SIMSI - P. Marcolin 16.50 - Sinergismo dell’OTI nella S. Meniere B. Fattori 17.10 - La ipocausia improvvisa - P.P.Cavazzuti 17.30 - Linee Guida SIMSI (Lesioni da radioterapia e iatrogeniche) - R. Moroni 17.50 - Le paraodontopatie - L. Cucci 18.10 - Fisiopatologia del dolore: effetti dell’ossigeno iperbarico - A.M. Aloisi 18.30 - Discussione SESSIONE INFERMIERISTICA Moderatori: R. Bessi - E. Norgini - M.R. Pagni 15.00 - Il razionale del bendaggio - L. Musio 15.15 - Modalità applicative della elastocompressione: casi clinici - M.R. Pagni 15.30 - Medicazioni avanzate e piede diabetico E. Norgini 15.45 - Medicazioni ed O.T.I. - M. Trapanese 16.00 - Assistenza al paziente con P.D.D.: Esperienza del C.I. Ospedale Santobono - R. Palmieri 16.15 - Assistenza al paziente con P.D.D : Esperienza del C.I. Ospedale Marino Cagliari - S. Collu 16.30 - Assistenza infermieristica durante l’esecuzione della tabella USN 6 - R. Bessi 16.45 - Assistenza al paziente pediatrico durante la terapia iperbarica - D. Barile 17.00 - Discussione 17.30 - Assistenza al paziente con Sindrome di Meniere - A. Bottai 17.45 - Un nuovo ventilatore iperbarico - M. Valesi 18.00 - Metodiche di sterilizzazione utilizzate in un Centro iperbarico - T. Melandri 18.15 - L’infermiere abilitato in fisiopatologia subacquea nella Marina Militare - M. Melucci 18.30 - Discussione Sabato 25 novembre I SESSIONE Tutorial: Il danno da ischemia riperfusione Moderatori: A. L’Abbate - N. Mininni Simsi 2 06 imp.indd 24 9.00 - Il danno da ischemia riperfusione - G. Vezzani 9.45 - Discussione II SESSIONE Update sull’apnea Moderatori: F. Chiesa - F.P. Sieli 10.00 - La bolla nel taravano - D. Picca 10.15 - Modificazioni cardiovascolari durante immersione in apnea - C. Marabotti 10.40 - Modificazioni neurologiche durante immersione in apnea - L. Magno 10.55 - Il barotrauma polmonare versus l’EPA M. Malpieri 11.05 - Discussione III SESSIONE Immersione subacquea tecnica, ricreativa e lavorativa Moderatori: C. Costanzo - F. Faralli 11.50 - La chiusura del PFO: indicazioni e tecnica di esecuzione - I. Spadoni 12.05 - Origine delle bolle nel tessuto connettivo: ipotesi di lavoro - A. Fiorito 12.20 - Problematiche mediche della immersione ricreativa tecnica - P. Longobardi 12.35 - Proposta di linee guida SIMSI per la sorveglianza sanitaria dei lavori subacquei S. Simonazzi 12.50 - Discussione IV SESSIONE Update sulla sicurezza in camera iperbarica Moderatore: R.M. Infascelli - F. Micalella 13.05 - Linee guida SIMSI: stato dell’arte F. Ruocco 13.20 - Aggiornamento sulle linee guida europee UNI - P. Binda Zane 13.30 - TUTORIAL: Asma e immersione Moderatore: M. Schiavon Asma ed Attività Subacquea: opinioni a confronto - M. Marmo, G. Fiorenzano ore 9.00 - 13.00 - SESSIONE COMUNICAZIONI LIBERE 14.00 - Conferimento premio “Cesare Barnini” per la migliore comunicazione Compilazione test e conclusione lavori Chiusura del Congresso 02/11/2006 15.32.36 N. 2 - Novembre 2006 f 25 Medicina Subacquea e Iperbarica La valutazione ORL nell’idoneità agonistica dei sommozzatori sportivi A. Bolognini* - P. Marcolin** * Centro Iperbarico Sassarese. Istituto Sardo di Medicina Subacquea ed Iperbarica ** Docente di Otorinolaringoiatria applicata della scuola di specializzazione del Nuoto e delle Attività Subacquee dell’Università di Chieti e del Master di II livello di Medicina Subacquea ed Iperbarica dell’Università di Pisa SUMMARY ENT FITNESS EXAMINATION IN ATHLETICS DIVERS The ENT physician is often consulted to appraise the competitive underwater activities fitness; he can know the legislative aspects and the physiologic modifications that the man suffers in the water for being able to visit to the athletes for agonistic activities. The anamnesis is fundamental and has to be accurate and directed to exclude the possible complications induced by the underwater activity in the various ENT districts.. It can be important to understand the degree of experience of the athlete, the number of the immersions effected in one year, the type of activity, in breath hold or with scuba, with closed circuit or with use or less than respiratory mixtures. In the clinical examination of the ear, the fundamental prerequisites to the immersion must be researched: the integrity of the ear drum and the perfect ability to compensate, reliable to the otoscopia. The examination of the nose and the sinuses ostii in rinoscopia is conducted with nasal speculum and, in doubtful case, with fiber optic rhinoscopia. The examination of the oral cavity has to appraise the state of the occlusion and the teeth. The examination of the ATM is turned to seek the presence of possible click, dislocations, the entity of the opening of the oral rhyme and must be complete with the palpation of ATM, temporal and massetere muscles to seek possible painful contractures. In our protocol we perform routine clinical examination of the vestibular functionality for the importance that the oriIndirizzo per la richiesta di estratti: Dr Alfonso Bolognini c/o Centro Iperbarico Sassarese srl Via della Torre Loc. Platamona 07100 Sassari [email protected] La valutazione ORL nell’idoneità agonistica dei sommozzatori sportivi Simsi 2 06 imp.indd 25 entation has in the underwater environment. At the end we perform an complete hearing examination that to the moment it is obligatory only for the athletes in the discipline of the dives in platform. The visit of fitness so performed it allows us to appraise the health of the athlete to 360 degrees, recognizing the causes of absolute or relative fitness. Key words: ENT fitness to dive, vestibular functionality examination, competitive underwater activities Introduzione L’Otorinolaringoiatra è sempre più spesso interpellato come consulente per l’idoneità agonistica alle attività subacquee e deve pertanto essere a conoscenza degli aspetti legislativi e delle modificazioni fisiopatologiche che il corpo immerso in acqua subisce per potere condurre una visita orl nell’atleta candidato all’agonismo. Storia della legislazione sanitaria in Italia La prima legge sanitaria a tutela delle attività sportive in Italia è la Legge 28.12.1950 n. 1055. Con questa legge il nostro paese si pone tra i primi al mondo per avere realizzato una legge che permette l’accertamento dello stato di salute, la selezione medica e il controllo di coloro che intendono praticare lo sport. Dopo circa vent’anni con la legge n. 1099 del 26.10.1971 si estese la visita annuale a tutti coloro che intendano praticare lo sport. La tutela sanitaria dell’attività sportiva agonistica per legge, prevede accertamenti per ogni disciplina sportiva, la periodicità annuale ed eventuali esami specialistici integrativi quando ritenuti necessari per valutare lo stato di salute dell’atleta. Convenzionalmente i vari sport possono essere divisi in due grosse categorie denominate per semplicità A e B. Rientrano nella prima categoria tutti gli sport a basso impegno cardiovascolare e nella seconda quelli ad elevato impegno cardiovascolare. Il nuoto, la vela, il windsurfing e gli sport subacquei sono inclusi nella categoria B. Il protocollo per Bolognini, Marcolin 02/11/2006 15.32.36 N. 2 - Novembre 2006 f 26 Medicina Subacquea e Iperbarica l’idoneità agonistica all’attività subacquea prevede una serie di visite che coinvolgono diversi specialisti quali il Cardiologo, il Medico dello sport e l’Otorinolaringoiatra che operano con un approccio multidisciplinare. Per l’idoneità del sommozzatore sportivo abbiamo 5 accertamenti di base. 1) La visita medico sportiva che deve comprendere: l’anamnesi, la valutazione del peso corporeo e dell’altezza, l’esame obiettivo con particolare riguardo agli organi ed apparati specificamente impegnati nello sport praticato, l’esame dell’acuità visiva mediante ottotipo luminoso. 2) Esame delle urine completo. 3) Elettrocardiogramma a riposo e dopo sforzo. 4) Visita ORL. 5) Esame spirometrico con i relativi parametri C.V., C.V.F., V.E.M.S., V.E.M.S./C.V., M.V.V. Alla fine dell’iter diagnostico il medico sportivo rilascia un certificato di idoneità all’attività agonistica che ha validità di un anno. Anamnesi subacquea L’anamnesi è fondamentale e deve essere accurata ed orientata ad escludere le controindicazioni assolute o relative all’attività subacquea nei vari distretti di pertinenza otorinolaringoiatrica (ORL) secondo le tabelle sinottiche sotto riportate (Tabb. 1-7). Deve orientare il medico a capire il grado di esperienza dell’atleta, il numero delle immersioni all’anno, il tipo di attività, in apnea o con ara (autorespiratore ad aria), con autorespiratori a circuito chiuso, con utilizzo o meno di miscele respiratorie. Esame clinico Nell’esame clinico dell’orecchio in otoscopia devono essere ricercati i prerequisiti fondamentali all’immersione, quali: membrana timpanica integra e buona capacità di compensazione con movimento della membrana timpanica (MT) rilevato all’otoscopia. L’esame del naso e seni paranasali in rinoscopia è condotto con lo speculum nasale, in caso dubbio con le fibre ottiche. L’esame del cavo orale deve valutare lo stato dell’occlusione e dei denti. L’esame dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) è rivolto a ricercare la presenza di eventuali click, lussazioni o sublussazioni, l’entità dell’apertura della rima buccale e deve essere completato con la palpazione dell’ATM La valutazione ORL nell’idoneità agonistica dei sommozzatori sportivi Simsi 2 06 imp.indd 26 stessa, dei muscoli temporali e del massetere per ricercare eventuali contratture dolorose. Il protocollo ministeriale non prevede accertamenti audio vestibologici, ma l’equilibrio gioca un ruolo fondamentale nell’immersione, infatti l’ambiente acquatico, riduce(2) (3), ma non annulla, l’importanza della visione e della propriocezione, così che il sistema vestibolare periferico, assume un ruolo di primo piano, nell’orientamento del subacqueo. Ecco che nella valutazione medico sportiva per l’idoneità all’attività subacquea, la visita otorinolaringoiatrica a nostro avviso dovrebbe comprendere anche l’esame audioimpedenzometrico almeno con una cadenza biennale, e un esame clinico di screening della funzionalità vestibolare possibilmente eseguito in videonistagmoscopia. Al momento l’esame audioimpedenzometrico è obbligatorio solo per i tuffatori agonisti. Pazienti e metodi Abbiamo selezionato 22 atleti (15 maschi e 7 femmine) che nel 2005 hanno eseguito visita Otorinolaringoiatrica presso il Centro Iperbarico di Sassari per conseguire l’idoneità agonistica all’attività subacquea sia in apnea che con autorespiratore. All’anamnesi e all’esame obiettivo è seguito un esame audioimpedenzometrico e infine un esame clinico “semplificato” della funzione vestibolare in videonistagmoscopia all’infrarosso con archiviazione digitale. Tale metodica si è rilevata molto affidabile per studiare il nistagmo, in quanto composta da una maschera dotata di una telecamera a raggi infrarossi che mantiene in condizioni ottimali gli occhi dell’esaminando con abolizione della visione e la possibilità di rivelare eventuali nistagmi latenti o rivelati da particolari manovre. In tutti gli atleti abbiamo ricercato la presenza di segni di patologia a carico dell’apparato vestibolare con l’algoritmo sotto riportato. 1) Ricerca del nistagmo spontaneo nelle tre posizioni primarie dello sguardo, e quindi con occhi rivolti verso l’alto e occhi in basso per la ricerca di up e/o down nystagmus. 2) Head shacking test (6), movimento pendolare in senso orizzontale del capo, dopo circa 20 oscillazioni si osserva la presenza di un eventuale nistagmo orizzontale che nelle patologie periferiche è in genere diretto verso il vestibolo normofunzionante. 3) Nistagmo di posizione nella posizione I e II di Semont a destra e a sinistra. 4) Nistagmo di posizionamento con la manovra di Dix Hallpiche e Mc Clue Pagnini per la ricerca del nistagmo parossistico benigno da canalolitiasi dei canali semicircolari posteriori od orizzontali. Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.36 N. 2 - Novembre 2006 f 27 Medicina Subacquea e Iperbarica Tab. 1. Patologie a carico dell’orecchio di interesse subacqueo. Controindicazioni assolute. CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE Esiti di chirurgia radicale (non è una controindicazione all’OTI) Anacusia o grave ipoacusia bilaterale PERICOLO Vertigine calorica, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Otite media cronica perforata Esiti di interventi di chirurgia dell’otosclerosi Disturbi cronici dell’equilibrio Malattia di Meniere Possibilità di aggravamento dell’ipoacusia Vertigine calorica, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento. Riacutizzazione dell’infezione con otorrea Rischio di dislocamento della protesi con fistola perilinfatica. Vertigine oggettiva, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Sindrome vertiginosa, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Sindrome vertiginosa, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Tab. 2. Patologie a carico dell’orecchio di interesse subacqueo. Controindicazioni relative. CONTROINDICAZIONI RELATIVE Stato post miringoplastica Stenosi serrata del CUE Perforazioni della M.T. Infezioni in fase acuta Tappo di cerume ostruente Tubi di ventilazione Tubarite catarrale acuta Tubarite cronica Disturbi acuti dell’equilibrio Stato post Timpanoplastica chiusa* *da valutare caso per caso Stato post barotraumatico PERICOLO Rottura della MT. Vertigine calorica, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Barotrauma Infezioni acute. Vertigine calorica, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Rottura della M.T. Barotrauma Barotrauma, rottura M.T. Infezioni acute, vertigine calorica, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Barotrauma dell’O.M. e/o dell’O.I. Barotrauma dell’O.M. e/o O.I. Sindrome vertiginosa,disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Rottura della MT. Vertigine calorica, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Rottura della MT. Vertigine calorica, disorientamento, nausea, vomito, aspirazione e annegamento Tab. 3. NON RAPPRESENTANO CONTROINDICAZIONI Vertigine alternobarica Vppb in remissione Disfunzioni labirintiche monolaterali compensate Impianto cocleare RIPRESA DELL’ATTIVITÀ Alla risoluzione del problema di disfunzione tubarica che l’ha generata Alla risoluzione dei sintomi All’avvenuta stabilizzazione A 3 mesi dall’intervento chirurgico Tab. 4. Tempi considerati necessari per la ripresa dell’attività subacquea dopo intervento chirurgico otologico. TIPO DI CHIRURGIA PROGNOSI PERICOLO Timpanoplastica 3 mesi Rischio di perforazione Miringoplastica 3 mesi Rischio di perforazione Radicale o timpanoplastica aperta Non idoneità Attivazione labirintica con vertigine nausea vomito e inalazione Impianto cocleare (8)(9) 3-4 mesi Rischio di malfunzionamento La valutazione ORL nell’idoneità agonistica dei sommozzatori sportivi Simsi 2 06 imp.indd 27 RACCOMANDAZIONI La tromba di Eustachio deve essere funzionante La tromba di Eustachio deve essere funzionante Tutti gli interventi “canal wall down” rappresentano una controindicazione assoluta alla subacquea, ma non all’attività in iperbarismo all’asciutto (2). Non sono presenti controindicazioni all’Ossigenoterapia iperbarica e all’immersione in acqua Bolognini, Marcolin 02/11/2006 15.32.36 N. 2 - Novembre 2006 f 28 Medicina Subacquea e Iperbarica Tab. 5. Patologie di interesse rinologico. CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE Rinosinusite polipoide massiva e stenosi complete acquisite o postchirurgiche PERICOLO Barotrauma dei seni paranasali. Incapacità a compensare l’orecchio medio CONTROINDICAZIONI RELATIVE PERICOLO Regola generale: tutti i farmaci dove è sconsigliata la guida di autoveicoli sono sconsigliati anche per le attività subacquee. Valutare effetto rebound nei decongestionanti Barotrauma dei seni paranasali, incapacità alla compensazione dell’orecchio medio Barotrauma dei seni paranasali, incapacità di compensazione dell’orecchio medio Barotrauma dei seni paranasali, impossibilità alla compensazione dell’orecchio medio Assunzione di farmaci locale o generale, ad esempio antistaminici sistemici nelle rinopatie allergiche o decongestionanti topici nelle riniti acute Infezioni acute Infezioni croniche Importanti deviazioni del setto nasale Tab. 6. Tempi considerati necessari per la ripresa dell’attività subacquea dopo intervento chirurgico al naso e ai seni paranasali. TIPO DI CHIRURGIA PROGNOSI Rinosettoplastica 3 mesi FESS/ESS 3 mesi PERICOLO Rischio di deiescenze e necrosi cartilaginea Barotrauma dei seni paranasali RACCOMANDAZIONI Le osteotomie devono essere perfettamente guarite Non devono essere presenti croste che possono dislocarsi ostruendo gli osti di ventilazione dei seni Tab. 7. Patologie a carico di cavo orale e laringe. CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE Laringectomia totale o tracheotomia PERICOLO Rischio di annegamento Rischio di dispnea per l’aumento della densità dell’aria Paralisi cordale bilaterale compressa Tutte quelle patologie che comportino l’inabilità a trattenere in Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di bocca il boccaglio dell’erogatore, dello snorkel o la maschera aspirazione e annegamento Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di Edentulia totale aspirazione e annegamento Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di Paralisi dei muscoli masticatori aspirazione e annegamento Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di Paralisi del facciale aspirazione e annegamento Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di Esiti non consolidati di chirurgia delle labbra e del cavo orale aspirazione e annegamento CONTROINDICAZIONI RELATIVE Protesi dentaria totale Mobilità di 4-5 denti Carie estese Spazi aerei sotto l’otturazione Fissazione intermascellare Disfunzione dell’ATM palesi o latenti La valutazione ORL nell’idoneità agonistica dei sommozzatori sportivi Simsi 2 06 imp.indd 28 PERICOLO Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di aspirazione e annegamento Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di aspirazione e annegamento Rottura di denti in immersione. Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di aspirazione e annegamento Barodontalgia Incapacità a trattenere il boccaglio dell’erogatore con rischio di aspirazione e annegamento Rischio di disfunzione tubarica da ipertono muscolare con pericolo di barotrauma dell’orecchio a tutti i livelli Brauzzi, Tanasi, De Fina, Sbrana 02/11/2006 15.32.36 N. 2 - Novembre 2006 f 29 Medicina Subacquea e Iperbarica I riflessi vestibolo spinali sono quindi testati con i classici test valutando le deviazioni segmentarie toniche con test di Romberg ad occhi aperti, chiusi e ad occhi chiusi con svincolo occlusale o test di Messerman, per evidenziare eventuali problematiche dell’ATM. Il test di Romberg, si basa sull’osservazione che l’eliminazione dei riferimenti visivi non modifica in modo importante il controllo posturale nei soggetti normali, mentre determina un netto peggioramento, con l’accentuarsi delle oscillazioni e la caduta, di quei pazienti con alterata funzione vestibolare non compensata. Per quanto riguarda il test di Messerman è considerato positivo quando vi è un miglioramento delle oscillazioni nel paziente che esegue il test ad occhi chiusi e svincolo occlusale ottenuto mediante utilizzo di rotolini di cotone frapposti alle arcate dentarie. Risultati I 22 candidati alla visita per accertare l’idoneità agonistica avevano in tutti i casi un’anamnesi praticamente negativa. Solo un atleta riferiva circa un mese prima vaga sensazione di vertigine accentuata dai cambiamenti posturali trattata dal proprio medico con terapia non meglio precisata. Alla visita ORL abbiamo integrato un protocollo che comprendeva un esame clinico della funzione vestibolare che si esegue in pochi minuti con la possibilità di eseguire l’archiviazione digitale. Grazie a questo semplice esame abbiamo riscontrato in quel paziente gli esiti di neuronite vestibolare monolaterale non ancora compensata. Conclusioni Nel nostro studio uno (4,5%) dei pazienti giunti alla nostra osservazione ha presentato un problema provocato da una vertigine periferica non ancora perfettamente stabilizzata che abbiamo inquadrato grazie all’esame clinico della funzionalità vestibolare. D’altra parte l’integrità dell’apparato vestibolare è fondamentale nell’orientamento del subacqueo in immersione, per il rischio di crisi vertiginose che possono portare anche a nausea e vomito con possibile aspirazione di acqua e con annegamento o con crisi di panico che mettono in pericolo l’incolumità del sommozzatore e dei compagni di immersione. Nonostante l’esiguo numero dei casi esaminati è secondo noi corretto ricorrere durante la visita ORL ad un attento esame clinico della funzionalità vestibolare, che in pochi minuti, ci possa indirizzare nella diagnosi ed eventualmente nella topodiagnosi dei disturbi vertiginosi. Riassunto L’Otorinolaringoiatra è spesso interpellato come consulente per valutare l’idoneità agonistica alle attività subacquee. L’anamnesi è fondamentale e deve essere accurata ed orientata ad escludere le possibili complicanze indotte dall’attività subacquea nei vari distretti di pertinenza ORL. Può essere di orientamento al medico per capire il grado di esperienza dell’atleta, il numero delle immersioni effettuate in un anno, il tipo di attività, in apnea o con ara (au- La valutazione ORL nell’idoneità agonistica dei sommozzatori sportivi Simsi 2 06 imp.indd 29 torespiratore ad aria), con autorespiratori a circuito chiuso, con utilizzo o meno di miscele respiratorie. Nell’esame clinico dell’orecchio in otoscopia devono essere ricercati i prerequisiti fondamentali all’immersione, quali: l’integrità della membrana timpanica e la perfetta capacità di compensare, rilevabile all’otoscopia. L’esame del naso e seni paranasali in rinoscopia è condotto con speculum nasale, in caso dubbio si procede in rinoscopia a fibre ottiche. L’esame del cavo orale deve valutare lo stato dell’occlusione e dei denti. L’esame dell’ATM è rivolto a ricercare la presenza di eventuali click, lussazioni o sublussazioni, l’entità dell’apertura della rima buccale e deve essere completato con la palpazione dell’ATM stessa, dei muscoli temporali e del massetere per ricercare eventuali contratture dolorose. A completamento riteniamo utile specie nella prima visita eseguire un esame audioimpedenzometrico che al momento è obbligatorio solo per gli atleti impegnati nella disciplina dei tuffi. Nel nostro protocollo eseguiamo di routine un esame clinico della funzionalità vestibolare per l’importanza che riveste l’orientamento nell’ambiente subacqueo. La visita di idoneità così eseguita ci permette di valutare la salute dell’atleta a 360 gradi, riconoscendo le cause di non idoneità assoluta o relativa. Parole chiave: idoneità agonistica, esame clinico della funzionalità vestibolare, attività subacquea agonistica. Bibliografia 1. Celestino D. Il trattamento olistico delle vertigini. Argomenti di Otorinolaringoiatria Moderna. Anno 2. Suppl. 27-29 Marzo 2002. 2. Wemding J, Ehrsam R, Knessl P, Nussberger P, Usher A. Medical assessment of fitness to dive; a physician guide for recreational diving. Internatonal Edition 2001. 3. Edmonds C. The ear and diving: vertigo and disorientation. In: C Edmonds, C Lowry, J Pennefather, R Walker. Diving and subaqatic medicine. Arnold, ed. 2002:385397. 4. Brauzzi M, Fiorito A. L’approccio clinico al subacqueo vertiginoso. Premio Frigeni 1990 per la medicina subacquea. 5. Cortesina G, Albera R. Quaderni di vestibologia. Archimedica 1999;1,10. 6. Califano L, Capparuccia PGG, Bojano A, Di Maria D, Villari G. Nistagmo verticale da head-shaking test. Presentazione di dieci casi. Acta Otorhinolaryngologica Italica 1999;19/6,1999. 7. Asprella Libonati G, Gagliardi G, Cifarelli D, Larotonda G. “Step by step” treatment of lateral semicircular canal canalolithiasis under videonystagmoscopic examination. ACTA Otorhinolaryngologica Italica 2003 Jan;23(1) 8. Backous DD, Dunford RG, Segel P, Muhlocker MC, Carter P, Hampson NB. “Effects of hyperbaric exposure on the integrity of the internal components of commercially available cochlear implant systems. Neurotol. 2002 Jul;23(4):4637; discussion 467. 9. Kompis M, Vibert D, Senn P, Vischer MW, Hausler R. Scuba diving with cochlear implants. Ann Otol Rhinol Laryngol. 2003 May;112(5):425-7. Bolognini, Marcolin 02/11/2006 15.32.36 Medicina Subacquea e Iperbarica N. 2 - Novembre 2006 f 30 a cura di Francesco Ruocco [email protected] Search “Diving”[MAJR] Limits: Publication Date from 2005/01 to 2005/06 Int Marit Health. 2005;56(1-4):135-45. Pneumoperitoneum after diving--two clinical cases and literature review. Kot J, Sicko Z, Michalkiewicz M, Pikiel P. National Center for Hyperbaric Medicine, Interfaculty Institute of Maritime and Tropical Medicine In Gdynia, Medical University of Gadnsk, Poland. [email protected] Pneumoperitoneum after diving is a rare symptom. Diagnosis and treatment strongly depends on the primary source of the air in the abdominal cavity. There are two main sources of air entering the perineum: perforation of the gastrointestinal tract and pulmonary barotrauma. The management is different and additionally, in both cases, the decompression sickness and arterial gas embolism as consequences of inappropriate decompression phase of the diving should be included in the clinical diagnosis and treatment. The multidisciplinary team including hyperbaric physicians and surgeons is necessary for proper management of such cases. In this paper two cases of pneumoperitoneum of different origins are presented and similar cases reported in the literature are discussed. Publication Types: Case Reports Review PMID: 16532592 [PubMed - indexed for MEDLINE] Diabetes Metab. 2005 Apr;31(2):144-51. Blood glucose changes and adjustments of diet and insulin doses in type 1 diabetic patients during scuba diving (for a change in French regulations). Lormeau B, Sola A, Tabah A, Chiheb S, Dufaitre L, Thurninger O, Bresson R, Lormeau C, Attali JR, Valensi P. Service d’endocrinologie-diabetologie-nutrition, Hopital Jean Verdier, AP-HP, BONDY, France. OBJECTIVE: In France, diabetic subjects were not allowed to dive. The principal risk is hypoglycemia during immersion. However scuba diving is allowed in many countries. To follow blood glucose changes, food intake and insulin adjustments in type 1 diabetic patients when diving, and to propose specific guidelines for such patients willing to practice recreational scuba diving. METHODS: Fifteen well-controlled (mean HbA1c: 7.2%) type 1 diabetic patients without complications were volunteer to dive under strict medical monitoring. They dove 8 times in 4 days in autumn at a depth of 20 meters, in 12 degrees C to 16 degrees C water. A strict protocol based on blood glucose was implemented to prevent hypoglycaemia. RESULTS: No case of hypoglycemia was observed and no faintness was reported underwater. Mean blood glucose before diving was 200 mg/dl (11 mmol/ l). There was a mean fall in blood glucose of 40 mg/dl (2.2 mmol/l) during dives, a mean decrease in daily insulin doses by 19.3% on the last day. Daily energy intake was 3,225 Kcal in average. A continuous glucose monitoring (CGMS) was performed in one patient and showed a rather stable glycemia during immersion but a decrease within the 8 hours after. CONCLUSION: When respecting a strict protocol to prevent hypoglycaemia, the risk of hypoglycaemia appears quite low. We recommend an ideal glycemic goal of 200-250 mg/dl (11-13.75 mmol/l) before immersion, a higher reduction of insulin doses (-30%) and taking carbohydrates on board in any case. The present data have recently led the French diving federation (FESSM) to allow type 1 diabetic patients to dive with some restrictive qualification requirements: dives within the «safety curve» (no decompression curve), in above 14 degrees C water, depth limited to the median space range (6 to 20 meters), plus mandatory guidance by a diving instructor. PMID: 15959420 [PubMed - indexed for MEDLINE] Neuroradiology. 2005 Jun;47(6):411-6. Epub 2005 May 20. Fatal scuba diving incident with massive gas embolism in cerebral and spinal arteries. Ozdoba C, Weis J, Plattner T, Dirnhofer R, Yen K. Institute of Diagnostic and Interventional Neuroradiology, Inselspital, University of Bern, Switzerland. CT and MRI have the potential to become useful adjuncts to forensic autopsy in the near future. The examination of fatal injuries facilitates a profound experience in the clinicalradiological examination of these cases; the more severe findings in corpses with autopsy verification can help one to understand the tiny signs seen in clinical cases of surviving victims. We present the case of a 44-year-old male diver who died from severe decompression sickness after rapid ascent from approximately 120 m. Post-mortem CT and MRI stud- Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 30 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica ies of the brain and spinal cord revealed extensive gas inclusions in cerebral arteries, spinal arteries and cerebrospinal fluid (CSF) spaces, while the intracranial venous sinuses remained unaffected. These findings were confirmed at autopsy. Appropriate imaging techniques can help forensic pathologists to aim their autopsies at findings that might otherwise remain undetected. Publication Types: Case Reports PMID: 15906021 [PubMed - indexed for MEDLINE] Aviat Space Environ Med. 2005 May;76(5):490-2. Bubble incidence after staged decompression from 50 or 60 msw: effect of adding deep stops. Blatteau JE, Hugon M, Gardette B, Sainty JM, Galland FM. CEMPP, Toulon Naval, France. [email protected] OBJECTIVES: The French Navy uses the Marine Nationale 90 (MN90) decompression tables for air dives as deep as 60 msw. The resulting incidence of decompression sickness (DCS) for deep dives (45-60 msw) is one case per 3000 dives. METHODS: Three protocols with experimental ascent profiles (EAPs) were tested in the wet compartment of a hyperbaric chamber. For each protocol, eight subjects dove to 50 or 60 msw and ascended according to the standard MN90 table or an EAP. Precordial bubbles were monitored with Doppler sensors at 30-min intervals after surfacing. Protocol I went to 60 msw and used deep stops beginning at 27 msw. Protocol II was a repetitive dive to 50 msw with a 3-h surface interval; the EAP made the first deep stop at 18 msw. Protocol III again went to 60 msw, but the EAP used a single, shorter deep stop at 25 msw. RESULTS: For Protocol I, all divers developed bubbles at Spencer grade 2-3 and still had bubbles 120 min after surfacing; there was no statistical difference between bubbling for the MN90 and EAP, but one diver presented a case of DCS after the EAP. For Protocol II, the EAP produced severe bubbling for the eight divers. Those findings led to stopping the EAPs with the longer deep stops used in Protocols I and II. Protocol III again showed no difference between the standard and modified profiles. DISCUSSION: The addition of deep stops requires careful consideration. Two of our EAPs made no difference and one produced increased bubbling. Publication Types: Clinical Trial PMID: 15892549 [PubMed - indexed for MEDLINE] Br J Sports Med. 2005 May;39(5):e24. Acute effects of a single open sea air dive and post-dive posture on cardiac output and pulmonary gas exchange in recreational divers. Dujic Z, Bakovic D, Marinovic-Terzic I, Eterovic D. School of Medicine, University of Split, Soltanska 2, Split 21000, Croatia. [email protected] OBJECTIVE: To evaluate the cardiopulmonary effects of open sea scuba air diving to 39 m (30 minutes bottom time) with standard decompression. To account for possible gravity dependent effects of venous gas bubbles, the variables were measured in different post-dive body postures and compared with the baseline values before the dive in the same posture. METHODS: Eight male divers conducted two similar dives on successive days. Their posture before and after the dive was either sitting or supine, in random order. The divers were evaluated before and 30, 60, and 90 minutes after the dive. Venous bubbles were detected by precordial Doppler after the dive in four divers in the supine posture and two divers in the sitting posture. RESULTS: Arterialised N. 2 - Novembre 2006 f 31 oxygen tension had decreased at all times after the dive (11.3 mm Hg, p = 0.00006), due to decreased alveolar oxygen tension, irrespective of posture. Apart from an increase in the sitting posture 30 minutes after the dive, pulmonary capacity for carbon monoxide diffusion and cardiac index decreased, mostly 60 minutes after the dive (-9%, p = 0.0003 and -20%, p = 0.0002 respectively). The decrease in cardiac index was greater in the supine posture (p = 0.0004), and the physiological dead space/tidal volume ratio increased more in the sitting position (p = 0.006). CONCLUSIONS: Field dives are associated with moderate impairments in cardiac output and gas exchange. Some of these impairments appear to depend on the posture of the diver after the dive. Publication Types: Clinical Trial Randomized Controlled Trial PMID: 15849277 [PubMed - indexed for MEDLINE] 27: J Appl Physiol. 2005 Sep;99(3):944-9. Epub 2005 Apr 21. Exercise-induced intrapulmonary shunting of venous gas emboli does not occur after open-sea diving. Dujic Z, Palada I, Obad A, Duplancic D, Brubakk AO, Valic Z. Dept. of Physiology and Biophysics, Univ. of Split School of Medicine, Soltanska 2, 21000 Split, Croatia. zdujic@bsb. mefst.hr Paradoxical arterializations of venous gas emboli can lead to neurological damage after diving with compressed air. Recently, significant exercise-induced intrapulmonary anatomical shunts have been reported in healthy humans that result in widening of alveolar-to-arterial oxygen gradient. The aim of this study was to examine whether intrapulmonary shunts can be found following strenuous exercise after diving and, if so, whether exercise should be avoided during that period. Eleven healthy, military male divers performed an open-sea dive to 30 m breathing air, remaining at pressure for 30 min. During the bottom phase of the dive, subjects performed mild exercise at approximately 30% of their maximal oxygen uptake. The ascent rate was 9 m/min. Each diver performed graded upright cycle ergometry up to 80% of the maximal oxygen uptake 40 min after the dive. Monitoring of venous gas emboli was performed in both the right and left heart with an ultrasonic scanner every 20 min for 60 min after reaching the surface pressure during supine rest and following two coughs. The diving profile used in this study produced significant amounts of venous bubbles. No evidence of intrapulmonary shunting was found in any subject during either supine resting posture or any exercise grade. Also, short strenuous exercise after the dive did not result in delayed-onset decompression sickness in any subject, but studies with a greater number of participants are needed to confirm whether divers should be allowed to exercise after diving. Publication Types: Clinical Trial PMID: 15845772 [PubMed - indexed for MEDLINE] Aviat Space Environ Med. 2005 Apr;76(4):366-9. Hearing thresholds among young professional divers: a 6-year longitudinal study. Skogstad M, Haldorsen T, Arnesen AR, Kjuus H. National Institute of Occupational Health, Oslo, Norway. [email protected] INTRODUCTION: Diving is associated with pressure effects and noise exposure that can impair hearing. We were interested in finding out whether changes in hearing thresh- Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 31 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica olds were related to cumulative exposure in young professional divers. METHODS: In a prospective follow-up design, we studied a cohort of 47 men from the beginning of their education as professional divers at a mean age of 25.6 yr (range 18-38 yr). They had audiograms taken at baseline, after 1 and 3 yr, and finally after 6 yr, during which they performed 40-1458 (median 184) sea dives, most of them to a depth of 10 m or less. The hearing tests measured pure tone air conduction thresholds at 0.25-8.0 kHz in a sound-treated booth. Annual change of hearing thresholds were calculated by fitting linear regression lines to individual data. For purposes of analysis, the divers were divided into two groups, low-exposure (199 or fewer dives, n = 26) and high-exposure (200 or more dives, n = 21). RESULTS: Hearing was better in the divers than in the general population at baseline and follow-up. At 6 yr, significant reductions were found in the divers’ hearing at 4 kHz and 8 kHz. Significant increases in thresholds were found at 0.5, 2, 3, and 6 kHz for the right ear and 3, 4, and 6 kHz for the left ear. The annual change at 4 kHz was 0.95 dB in the left ear and 0.18 dB in the right ear (p = 0.01). There was no significant difference in hearing changes between the high- and low-exposure groups. DISCUSSION: The results suggest that a mild hearing impairment can occur in young professional divers due to occupational and other noise exposure. PMID: 15828636 [PubMed - indexed for MEDLINE] Undersea Hyperb Med. 2005 Jan-Feb;32(1):27-37. Scuba diving with diabetes mellitus--the UK experience 19912001. Edge CJ, St Leger Dowse M, Bryson P. The Stone Barn, Gravel Lane, Drayton, Abingdon, Oxon UK. OBJECTIVES: To survey the outcomes and practises of divers with diabetes mellitus. METHODS: Diabetic persons wishing to learn to scuba-dive or established divers who have diabetes mellitus in the UK are requested to fill in a detailed questionnaire annually. Divers are asked to provide basic epidemiological information and general diving history. Data provided by the diver’s diabetic physician provided independent evidence of the diver’s medical status. These data are recorded and analysed. RESULTS: Data have been gathered from 323 diabetic divers (269 male, 54 female) and 8,760 dives have been recorded over 11 years. Two fatalities were reported, both in non-insulin dependent divers. One incident of hypoglycaemia underwater in an insulin dependent diabetic diver has been reported. CONCLUSIONS: This survey showed that in the group of well-controlled diabetic divers studied, there were no serious problems due to hypoglycaemia when they dived. Long-term complications of diabetes must be excluded before a diabetic diver may be permitted to dive. PMID: 15796312 [PubMed - indexed for MEDLINE] Clin J Sport Med. 2005 Mar;15(2):95-7. Does competitive apnea diving have a long-term risk? Cardiopulmonary findings in breath-hold divers. Scherhag A, Pfleger S, Grosselfinger R, Borggrefe M. I. Medical Clinic, University Hospital Mannheim, Faculty of Clinical Medicine, Mannheim University of Heidelberg, Mannheim, Germany. [email protected] STUDY PURPOSE: The aim of this study was to investigate the cardiopulmonary status in a competitive apnea diving team. DESIGN: This study was conducted with a cross-sec- N. 2 - Novembre 2006 f 32 tional study design in which subjects had to undergo a predefined series of cardiopulmonary examinations. SUBJECTS: Eight competitive apnea divers (mean age, 26.9 +/- 5.3 years) who were participating in international apnea diving contests. METHODS: Electrocardiographic, 2-dimensional echocardiographic, Doppler-echocardiographic, and oxymetric examinations were performed in each subject during an apnea test. RESULTS: Apnea diving experience was 2.5 +/- 0.58 years, with a training frequency of 8.9 +/- 6.0 dives per week. During an apnea test, mean apnea time was 4.5 +/0.96 minutes. While 2-dimensional echocardiography showed normal morphologic findings of cardiac dimensions and function, electrocardiography, and Doppler echocardiography revealed indicators suggesting the beginning of right ventricular strain. CONCLUSIONS: We interpret the findings of our study as the onset of pulmonary hypertension resulting from repetitive pulmonary vasoconstriction together with severe hypoxia during apnea diving. We conclude that regular competitive apnea diving over a period of >2 to 3 years might carry a chronic cardiopulmonary risk that may lead from early functional changes to manifestation of pulmonary hypertension. PMID: 15782054 [PubMed - indexed for MEDLINE] Eur J Appl Physiol. 2005 Mar;93(5-6):701-7. Epub 2004 Nov 25. Aggravated hypoxia during breath-holds after prolonged exercise. Lindholm P, Gennser M. Section of Environmental Physiology, Department of Physiology and Pharmacology, Karolinska Institutet, Berzelius vag 13, 17177 Stockholm, Sweden. peter.lindholm@fyfa. ki.se Hyperventilation prior to breath-hold diving increases the risk of syncope as a result of hypoxia. Recently, a number of cases of near-drownings in which the swimmers did not hyperventilate before breath-hold diving have come to our attention. These individuals had engaged in prolonged exercise prior to breath-hold diving and it is known that such exercise enhances lipid metabolism relative to carbohydrate metabolism, resulting in a lower production of CO(2) per amount of O(2) consumed. Therefore, our hypothesis was that an exercise-induced increase in lipid metabolism and the associated reduction in the amount of CO(2) produced would cause the urge to breathe to develop at a lower P O(2), thereby increasing the risk of syncope due to hypoxia. Eight experienced breath-hold divers performed 5 or 6 breathholds at rest in the supine position and then 5 or 6 additional breath-holds during intermittent light ergometer exercise with simultaneous apnoea (dynamic apnoea, DA) on two different days: control (C) and post prolonged sub-maximal exercise (PPE), when the breath-holds were performed 30 min after 2 h of sub-maximal exercise. After C and before the prolonged submaximal exercise subjects were put on a carbohydrate-free diet for 18 h to start the depletion of glycogen. The respiratory exchange ratio (RER) and end-tidal P CO(2), P O(2), and SaO(2) values were determined and the data were presented as means (SD). The RER prior to breathholding under control conditions was 0.83 (0.09), whereas the corresponding value after exercise was 0.70 (0.05) (P <0.01). When the three apnoeas of the longest duration for each subject were analysed, the average duration of the dynamic apnoeas was 96 (14) s under control conditions and 96 (17) s following exercise. Both P O(2) and P CO(2) were higher during the control dynamic apnoeas than after PPE Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 32 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica [PO(2) 6.9 (1.0) kPa vs 6.2 (1.2) kPa, P <0.01; P CO(2) 7.8 (0.5) kPa vs 6.7 (0.4) kPa, P <0.001; ANOVA testing]. A similar pattern was observed after breath-holding under resting conditions, i.e., a lower end-tidal P O(2) and P CO(2) after exercise (PPE) compared to control conditions. Our findings demonstrate that under the conditions of a relatively low RER following prolonged exercise, breath-holding is terminated at a lower P O(2) and a lower P CO(2) than under normal conditions. This suggests that elevated lipid metabolism may constitute a risk factor in connection with breath-holding during swimming and diving. PMID: 15778900 [PubMed - indexed for MEDLINE] Int J Sports Med. 2005 Apr;26(3):177-81. Arterial oxygen saturation and heart rate variation during breath-holding: comparison between breath-hold divers and controls. Delahoche J, Delapille P, Lemaitre F, Verin E, Tourny-Chollet C. Centre d’Etudes des Transformations des Activites Physiques et Sportives (CETAPS), Jeune Equipe UPRES no. 2318, Faculte des Sciences du Sport et de l’Education Physique de Rouen, Universite de Rouen, 34 rue de l’Hopital, 76000 Rouen, France. Breath-holding induces cardiovascular responses, notably bradycardia and peripheral vasoconstriction, which are known collectively as the diving response. This response is oxygen-conserving, i.e. an augmented response attenuates arterial oxygen desaturation, and is enhanced by apnoea training. To test this hypothesis, we compared heart rate (HR) and arterial oxygen saturation (SaO (2)) in breath-hold divers (BHD) and non-divers (ND). Nine BHD and nine healthy ND performed two static apnoeas (for 30 s and 45 s) and two dynamic apnoeas (for 30 s and 45 s) while swimming underwater at 0.7 m. s (-1). The pool temperature was 26 degrees C. The apnoeas were performed at 60 % of forced vital capacity. Heart rate (HR) and SaO (2) were recorded before breath-holding and at its end and are expressed in % change from rest values (DeltaHR and DeltaSaO (2)). Comparisons between BHD and ND showed that DeltaSaO (2) were lower in divers after both static apnoeas for 30 s and 45 s (- 2.8 % vs. - 5.5 %; - 3.2 % vs. 6.3 %; p < 0.05, respectively) and dynamic apnoeas (- 6 % vs. - 10.1 %; - 7.2 % vs. - 12.3 %; p < 0.05, respectively). The change in HR did not differ between the two groups and negative linear relations were found between DeltaHR and DeltaSaO (2) in both divers and ND (r = 0.66 and 0.61, respectively; p < 0.001). Moreover, the slope was lower for the divers (- 0.785 vs. - 0.1429; p < 0.001). Our results suggest that apnoea training explained the greater oxygen conservation seen in the divers in both static and dynamic conditions. PMID: 15776332 [PubMed - indexed for MEDLINE] Hawaii Med J. 2005 Jan;64(1):12-3. Concomitant cerebral and coronary arterial gas emboli in a sport diver: a case report. Smerz RW. University of Hawaii, John A Burns School of Medicine, Honolulu, HI 96817, USA. This report presents a case of concomitant cerebral and coronary gas emboli seen in a sport scuba diver after suffering from pulmonary barotrauma. Except for massive fatal gas embolism, no case of concomitant cerebral and coronary arterial gas emboli has been reported. The 45 year old male diver rapidly surfaced from a depth of 32 feet of sea water N. 2 - Novembre 2006 f 33 and experienced transient loss of consciousness, chest pain, and hemiparesis. EKG and cardiac enzymes suggested myocardial ischemia. He received three recompression treatments and recovered completely. Publication Types: Case Reports PMID: 15751753 [PubMed - indexed for MEDLINE] Sports Med. 2005;35(3):183-90. Pulmonary oedema of immersion. Koehle MS, Lepawsky M, McKenzie DC. Allan McGavin Sports Medicine Centre, University of British Columbia, Vancouver, British Columbia, Canada. [email protected] Acute pulmonary oedema has been described in individuals participating in three aquatic activities: (i) scuba diving; (ii) breath-hold diving; and (iii) endurance swimming. In this review, 60 published cases have been compiled for comparison. Variables considered included: age; past medical history; activity; water depth, type (salt or fresh) and temperature; clinical presentation; investigations; management; and outcome. From these data, we conclude that a similar phenomenon is occurring among scuba, breath-hold divers and swimmers. The pathophysiology is likely a pulmonary overperfusion mechanism. High pulmonary capillary pressures lead to extravasation of fluid into the interstitium. This overperfusion is caused by the increase in ambient pressure, peripheral vasoconstriction from ambient cold, and increased pulmonary blood flow resulting from exercise. Affected individuals are typically healthy males and females. Older individuals may be at higher risk. The most common symptoms are cough and dyspnoea, with haemoptysis also a frequent occurrence. Chest pain has never been reported. Radiography is the investigation of choice, demonstrating typical findings for pulmonary oedema. Management is supportive, with oxygen the mainstay of treatment. Cases usually resolve within 24 hours. In some cases, diuretics have been used, but there are no data as to their efficacy. Nifedipine has been used to prevent recurrence, but there is only anecdotal evidence to support its use. Publication Types: Review PMID: 15730335 [PubMed - indexed for MEDLINE] Otol Neurotol. 2005 Jan;26(1):59-64. Evaluation of predive parameters related to eustachian tube dysfunction for symptomatic middle ear barotrauma in divers. Uzun C. Department of Otolaryngology, Trakya University Faculty of Medicine, Edirne, Turkey. [email protected] OBJECTIVE: Eustachian tube dysfunction plays an important role in the pathogenesis of middle ear barotrauma. This investigation evaluates the predictive value of several parameters related to tubal dysfunction, in relation to symptomatic middle ear barotrauma in divers. STUDY DESIGN: Prospective and blinded. PATIENTS: Thirty-one sport scuba divers with normal predive audiometry, tympanometry, and general and otorhinolaryngologic examination. METHODS: After an occurrence of middle ear barotrauma, the individual diver predive data on smoking, mild septal deviation, otitis media history, rhinosinusitis history, Valsalva, Toynbee, and nine-step inflation/deflation tympanometric test, as well as degree of mastoid pneumatization were registered for calculation of predictive value in relation to the barotrauma. All symptomatic ears were examined within 24 hours of diving by the investigator, who was blinded to the predive findings. Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 33 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica Barotraumas that occurred during an upper respiratory tract infection were excluded. RESULTS: Divers completed a total of 774 dives (median, 25; range, 3-100). Symptomatic middle ear barotrauma occurred in 19 ears (31%) of 14 divers (45%) at one time or another. The rate of tubal dysfunction measured by the nine-step test and a mastoid pneumatization below average were significantly higher in divers (p <0.05) as well as in ears (p <0.005) with barotrauma. Positive and negative predictive values of both parameters for subsequent barotrauma were between 69% and 76%. Combining the results into a two-test battery in a strict approach (positive on both) increased the positive predictive value to 86%. CONCLUSION: Eustachian tube dysfunction measured by the nine-step test and a small size of the mastoid cell system seem to be risk factors for symptomatic middle ear barotrauma in otherwise healthy sport scuba divers. Evaluation of these factors in the predive examination of diving candidates may be useful in the determination of fitness to dive. PMID: 15699720 [PubMed - indexed for MEDLINE] Eur Radiol. 2005 Feb;15(2):368-75. Epub 2004 Oct 15. Detection of dysbaric osteonecrosis in military divers using magnetic resonance imaging. Bolte H, Koch A, Tetzlaff K, Bettinghausen E, Heller M, Reuter M. Klinik fuer Diagnostische Radiologie, Universitaetsklinikum Schleswig-Holstein Campus Kiel, Arnold-Heller-Strasse 9, 24105, Kiel, Germany. [email protected] This was a controlled cross-sectional study to investigate the prevalence of dysbaric osteonecrosis (DON) in military divers. MRI examinations of the large joints and adjacent bones were performed in a cross-sectional group of 32 highly experienced military divers and 28 non-divers matched for age and anthropometric data. Additional plain radiographs and follow-up controls were performed in all persons with signs certain or suspicious of DON. In two subject groups (one of divers and one of non-divers), lesions characteristic of DON were detected. From this controlled study, it may be concluded that MRI is a highly sensitive method to detect signs of osteonecrosis. It could be shown that the prevalence of bone lesions characteristic of osteonecrosis in highly experienced military divers is not higher than in non-diving subjects of comparable age. The outcome of this comparably small study group fits to the results of previous extensive studies performed with radiographs. The detected low incidence of DON in this collective may be due to the fact that military divers follow stricter selection criteria, decompression schemes and medical surveillance than commercial divers. PMID: 15490180 [PubMed - indexed for MEDLINE] Search “Hyperbaric Oxygenation”[MAJR] Limits: Publication Date from 2005/01 to 2005/06 J Basic Clin Physiol Pharmacol. 2005;16(4):275-85. Hyperbaric oxygenation and antioxidant vitamin combination reduces ischemia-reperfusion injury in a rat epigastric island skin-flap model. Tomur A, Etlik O, Gundogan NU. Department of Physiology, GATA Military Medical School Etlik, Ankara. Reperfusion injury, caused by free oxygen radicals, is a chain N. 2 - Novembre 2006 f 34 of events that occurs in tissues exposed to a constant period of ischemia. The antioxidant vitamins E and C (VEC) and hyperbaric oxygenation (HBO) have beneficial effects in treating ischemic tissues following skin flap operations. In our study, we aimed to compare the effects of VEC and/or HBO in ischemia-reperfusion injury induced by free oxygen radicals in an experimental rat epigastric island skin-flap model. Eight hours of ischemia was provided by clamping the inferior epigastric pedicle following the flap elevation. The flap survey was determined to be 28.6% in controls, 59.2% in HBO group, 66.3% in VEC + HBO group, and 82% in VEC group (p < 0.05). We conclude that although HBO and/or VEC increased the flap viability significantly by reducing ischemia-reperfusion injury, the most promising results were obtained in the antioxidant vitamins group. Cerebrovasc Dis. 2005;20(6):417-26. Epub 2005 Oct 17. Hyperbaric oxygen therapy of cerebral ischemia. Helms AK, Whelan HT, Torbey MT. Medical College of Wisconsin, Milwaukee, Wisc. 53226, USA. BACKGROUND: Hyperbaric oxygen (HBO) therapy of cerebral ischemia has been evaluated in a number of human and animal studies; however, there is presently no consensus on its efficacy. METHODS: We present a review of animal and human studies on HBO therapy of cerebral ischemia as well as present potential mechanisms of action of HBO. RESULTS: Animal studies of HBO have shown promise by reducing infarct size and improving neurologic outcome. HBO has also been shown to inhibit inflammation and apoptosis after cerebral ischemia. Early reports in humans also suggested benefit in stroke patients treated with HBO. Recent randomized, controlled human studies, however, have not shown benefit, although all were limited by small sample size. Important differences between animal and human studies suggest HBO might be more effective in stroke within the first few hours and at a pressure of 2-3 ATA. CONCLUSIONS: The clinical usefulness of HBO in the treatment of cerebral ischemia is not yet certain. Attention to emerging pathophysiologic data should be taken into consideration in design of any future clinical trials of HBO in acute ischemic stroke. 2005 S. Karger AG, Basel Toxicol Rev. 2005;24(2):75-92. Comment in: Toxicol Rev. 2005;24(2):73. Toxicol Rev. 2005;24(3):145-7. Toxicol Rev. 2005;24(3):149-50; discussion 159-60. Toxicol Rev. 2005;24(3):151; discussion 159-60. Toxicol Rev. 2005;24(3):153-4; discussion 159-60. Toxicol Rev. 2005;24(3):155-6; discussion 159-60. Toxicol Rev. 2005;24(3):157-8; discussion 159-60. Hyperbaric oxygen for carbon monoxide poisoning: a systematic review and critical analysis of the evidence. Buckley NA, Isbister GK, Stokes B, Juurlink DN. Department of Clinical Pharmacology and Toxicology, Australian National University Medical School, Canberra, Australian Capital Territory. Poisoning with carbon monoxide (CO) is an important cause of unintentional and intentional injury worldwide. Hyperbaric oxygen (HBO) enhances CO elimination and has been postulated to reduce the incidence of neurological sequelae. These observations have led some clinicians to use HBO for selected patients with CO poisoning, although there is considerable variability in clinical practice. This article assesses the effectiveness of HBO compared with normobaric oxy- Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 34 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica gen (NBO) for the prevention of neurological sequelae in patients with acute CO poisoning. The following databases were searched: MEDLINE (1966 to present), EMBASE (1980 to present), and the Controlled Trials Register of the Cochrane Collaboration, supplemented by a manual review of bibliographies of identified articles and discussion with recognised content experts. All randomised controlled trials involving people acutely poisoned with CO, regardless of severity, were examined. The primary analysis included all trials from which data could be extracted. Sensitivity analysis examined trials with better validity (defined using the validated instrument of Jadad) and those enrolling more severely poisoned patients. Two reviewers independently extracted from each trial, including information on the number of randomised patients, types of participants, the dose and duration of the intervention, and the prevalence of neurological sequelae at follow-up. A pooled odds ratio (OR) for the presence of neurological symptoms at 1-month follow-up was calculated using a random effects model. Bayesian models were also investigated to illustrate the degree of certainty about clinical effectiveness. Eight randomised controlled trials were identified. Two had no evaluable data and were excluded. The remaining trials were of varying quality and two have been published only as abstracts. The severity of CO poisoning varied among trials. At 1-month follow-up after treatment, sequelae possibly related to CO poisoning were present in 242 of 761 patients (36.1%) treated with NBO, compared with 259 of 718 patients (31.8%) treated with HBO. Restricting the analysis to the trials with the highest quality scores or those that enrolled all patients regardless of severity did not change the lack of statistical significance in the outcome of the pooled analysis. We found empiric evidence of multiple biases that operated to inflate the benefit of HBO in two positive trials. In contrast, the interpretation of negative trials was hampered by low rates of follow-up, unusual interventions for control patients and inclusion of less severely poisoned patients. Collectively, these limitations may have led negative trials to overlook a real and substantial benefit of HBO (type II error). There is conflicting evidence regarding the efficacy of HBO treatment for patients with CO poisoning. Methodological shortcomings are evident in all published trials, with empiric evidence of bias in some, particularly those that suggest a benefit of HBO. Bayesian analysis further illustrates the uncertainty about a meaningful clinical benefit. Consequently, firm guidelines regarding the use of HBO for patients with CO poisoning cannot be established. Further research is needed to better define the role of HBO, if any, in the treatment of CO poisoning. Such research should not exclude patients with severe poisoning, have a primary outcome that is clinically meaningful and have oversight from an independent data monitoring and ethics committee. Sports Med. 2005;35(9):739-46. Hyperbaric oxygen as an adjuvant for athletes. Ishii Y, Deie M, Adachi N, Yasunaga Y, Sharman P, Miyanaga Y, Ochi M. Department of Orthopaedic Surgery, Hiroshima University, Hiroshima, Japan. [email protected] There has recently been a resurgence in interest in hyperbaric oxygen (HBO) treatment in sports therapy, especially in Japan. Oxygen naturally plays a crucial role in recovery from injury and physiological fatigue. By performing HBO treatment, more oxygen is dissolved in the plasma of the pul- N. 2 - Novembre 2006 f 35 monary vein via the alveolar, increasing the oxygen reaching the peripheral tissues. HBO treatment is therefore expected to improve recovery from injury and fatigue. HBO treatment has been reported to reduce post-injury swelling in animals, and in humans; swelling was also mitigated, but to a lesser extent. Positive results have also been reported regarding tissue remodelling after injury, with injuries involving bones, muscles and ligaments showing improved recovery. Furthermore, HBO treatment has effectively increased recovery from fatigue. This was clearly seen at the Nagano Winter Olympics, where sports players experiencing fatigue were successfully treated, enabling the players to continue performing in the games. Despite its potential, HBO treatment does have its risks. Increasing oxygen levels in tissues poses a risk to DNA through oxidative damage, which can lead to pathological changes in the CNS and the lungs. Regarding the operating of HBO systems, safer administration should be advised. Further research into HBO treatment is required if this therapy is to become more widespread. It should become possible to tailor treatment to an individual’s condition in order to use HBO treatment efficiently. Am Surg. 2005 Feb;71(2):144-51. Adjuvant hyperbaric oxygen therapy in the management of crush injury and traumatic ischemia: an evidence-based approach. Garcia-Covarrubias L, McSwain NE Jr, Van Meter K, Bell RM. Department of Surgery, Tulane University School of Medicine and Charity Hospital, New Orleans, Louisiana 70112, USA. Hyperbaric oxygen therapy (HBO) has been recommended as an adjunct treatment in acute traumatic ischemia and crush injury. Several animal models have shown better outcomes when HBO is used in crush injury and compartment syndrome. Animal and in vitro models have suggested that these beneficial effects may be mediated by attenuation of ischemiareperfusion injury. We did a systematic review of the literature using the Eastern Association for the Surgery of Trauma (EAST) recommendations for evidence-based reviews. An electronic search using Medline, OVID technologies, and the Cochrane database was performed. Only clinical papers published between 1966 and December 2003 with at least five patients that included enough information to evaluate were selected. A group of trauma experts reviewed the selected articles and scored them applying the instrument developed by the EAST practice management guidelines committee. Nine documents fulfilled the inclusion criteria for a total of approximately 150 patients. Most documents were retrospective, uncontrolled, and case series lacking a standardized methodology (class III). There was one prospective controlled randomized trial with some limitations on its design. We determined that eight of nine studies showed a beneficial effect from HBO with only one major complication. We concluded that adjunctive HBO is not likely to be harmful and could be beneficial if administered early. Well designed clinical studies are warranted. J Trauma. 2005 Jun;58(6):1230-5. Early administration of hyperbaric oxygen therapy in distraction osteogenesis--a quantitative study in New Zealand rabbits. Wang IC, Wen-Neng Ueng S, Yuan LJ, Tu YK, Lin SS, Wang CR, Tai CL, Wang KC. Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 35 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica Department of Orthopaedic Surgery, Chang Gung Memorial Hospital, Chang Gung University, Taiwan. BACKGROUND: We investigated the effect of hyperbaric oxygen (HBO) therapy on the early phase of tibial lengthening in our established rabbit model. METHODS: Twentyfour male rabbits (six per group) underwent right tibial lengthening by 5 mm. Group 1 then underwent 2.5 atmospheres of absolute hyperbaric oxygenation for 2 hours daily for 6 weeks postoperatively; group 2, for early 5 weeks (weeks 1-5), group 3, for late 5 weeks (weeks 2-6), and group 4 had no HBO therapy. Bone mineral density (BMD) was measured before surgery and weekly thereafter from weeks 2 through 6. The mechanical strengths of the lengthened tibias were measured. RESULTS: Significantly higher mean %BMDs were obtained for groups 1 and 2 compared with groups 3 and 4. There was no difference in the mean %BMD between groups 1 and 2 (p > 0.05). The results were similar for mean percentage maximal torque; group 1 had the maximum torque, followed sequentially by groups 2 though 4. CONCLUSION: The study results suggest that early and full-term administration of HBO therapy on tibial lengthening may achieve better benefits. Nippon Ronen Igakkai Zasshi. 2005 May;42(3):360-3. [A case of interval form of carbon monoxide poisoning with a remarkable recovery] [Article in Japanese] Taguchi Y, Takashima S, Inoue H. Second Department of Internal Medicine, Toyama Medical and Pharmaceutical University. A 69-year-old woman was admitted to our hospital due to an interval form of carbon monoxide (CO) poisoning one month after acute CO poisoning. On admission, she had disorientation, memory disturbance, apathy, masked face, muscle rigidity, bradykinesia and parkisonian gait. An MRI (FLAIR image) revealed high signal intensity lesions in the bilateral globus pallidus and the white matter of the frontal lobe. Hyperbaric oxygen (HBO) therapy at 2 atmospheres for 60 min was given every day, in addition to citicoline, levodopa/DCI and selegiline hydrochloride. Cognitive disturbance and parkinsonism gradually decreased, and abnormal signals in the bilateral globus pallidus and the cerebral white matter were attenuated after the treatment. Neuropsychiatric abnormalities except for a slight gait disturbance disappeared one and a half month after starting the treatment. In addition to HBO therapy, administration of citicoline, lovodopa and selegiline may be useful in the case of the interval form of CO poisoning. Epilepsia. 2005 Jun;46(6):974-6. Partial seizure provoked by hyperbaric oxygen therapy: possible mechanisms and implications. Doherty MJ, Hampson NB. Swedish Epilepsy Center, Virginia Mason Medical Center, Seattle, Washington 98122, USA. michael.doherty@swedish. org Hyperbaric oxygen treatment (HBO2) is used commonly for treatment of bone and soft-tissue radiation necrosis. It may be a potential therapy for radiation necrosis seen after brain irradiation. HBO2 risks include generalized tonic-clonic convulsions. We report a patient after resection of anaplastic astrocytoma and 5,580 cGy of total external-beam radiation treatments with brain radiation necrosis who underwent HBO2 therapy and developed a partial seizure during treatment. Mechanisms and implications are discussed. N. 2 - Novembre 2006 f 36 Undersea Hyperb Med. 2005 Mar-Apr;32(2):111-9. Effect of age and repeated hyperbaric oxygen treatments on vagal tone. Lund VE, Kentala E, Scheinin H, Lertola K, Klossner J, Aitasalo K, Sariola-Heinonen K, Jalonen J. Dept. of Anesthesiology and Intensive Care, Turku University Hospital, Finland. OBJECTIVES: To evaluate the influence of repeated hyperbaric oxygen (HBO2) exposures and age on vagal response to hyperbaric oxygenation, and to evaluate the timing of changes in vagal activity during the treatments. STUDY DESIGN: Open, controlled, non-randomized study. METHODS: Heart rate variability of 23 patients with chronic osteomyelitis or radionecrosis of the jaw or reconstructive surgery of the facial region was studied during repeated treatments. During each treatment, the patients were exposed to HBO2 at 2.5 ATA and heart rate variability was measured using power spectral analysis before compression, three times at 2.5 ATA and during and after decompression. The patients were grouped according to age (Cut-off point 50 years). Statistical analysis was carried out using analysis of variance for repeated measurements. RESULTS: Repeated exposures did not change vagal response to hyperbaric oxygenation. Vagal activity measured by HF power increased significantly in both age groups during the HBO2 exposures but there were no significant difference between the groups in the response. However, the level of HF power was significantly higher in the subjects under 50 years old. Significant differences between consecutive measurements were related to pressure changes. CONCLUSIONS: Repeated therapeutic HBO2exposures are not causing permanent changes in vagal control of the heart. Vagal responsiveness to hyperbaric hyperoxia is preserved in advanced age. Undersea Hyperb Med. 2005 Mar-Apr;32(2):103-10. Hyperbaric oxygen therapy in the treatment of complications of irradiation in head and neck area. Narozny W, Sicko Z, Kot J, Stankiewicz C, Przewozny T, Kuczkowski J. ENT Department Medical University of Gdansk, Poland. BACKGROUND AND PURPOSE: We have investigated the treatment results of hyperbaric oxygen (HBO2) to patients with radiation-induced tissue complications. MATERIAL AND METHODS: Eight patients (1.4%) from 548 with head and neck cancers treated surgically with post- or preoperative radiotherapy or radiotherapy alone in standard doses who developed postradiation complications (6 patients with laryngeal chondroradionecrosis, 1 patient with osteoradionecrosis of the temporal bone, and 1 patient with soft tissue radionecrosis) are presented. To evaluate radiation reactions occuring in the head and neck region, we used the Chandler grading system for classification of postradiation larynx injuries and SOMA/LENT score for classification of postradiation injuries of mucosa of upper aerodigestive tract. Grades I and II in those grading systems are expected side effects of radiation therapy, thus our cases were all in grades III and IV. The HBO2 was performed after failure of the conventional treatment (antibiotics, steroids, topical therapy). The number of HBO2 expositions was from 8 to 39 and the delay to therapy from 2 to 22 months. RESULTS: Symptoms resolved in all treated patients. Six patients with laryngeal chondroradionecrosis had no symptoms after therapy and in three of them after partial laryngectomy the decannulation was performed. In one patient with mucosal ra- Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 36 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica dionecrosis after total laryngectomy, the esophageal fistula was closed and in one patient with osteoradionecrosis of the temporal bone, wound debridement followed. CONCLUSION: The authors’ experience supports the increasing clinical evidence that HBO2 is an effective adjunct therapy for treatment of complications of irradiation in head and neck area. Arch Toxicol. 2005 May;79(5):289-93. Epub 2004 Nov 9. Investigation of the role of hyperbaric oxygen therapy in cisplatin-induced nephrotoxicity in rats. Atasoyu EM, Yildiz S, Bilgi O, Cermik H, Evrenkaya R, Aktas S, Gultepe M, Kandemir EG. Department of Nephrology, Gulhane Military Medical Academy, Haydarpasa Training Hospital, Kadikoy/Istanbul, Turkey. Cisplatin (CP) is an effective chemotherapeutic agent used in the treatment of a variety of solid tumours. The most frequently observed side-effect of the use of CP is nephrotoxicity. Recently, evidence has been demonstrated that reactive oxygen species forming in the tubular epithelium play an important role in CP-linked nephrotoxicity. The aim of the study was to observe the effect of hyperbaric oxygen (HBO) therapy on CP nephrotoxicity, a subject which has not been studied previously. Wistar rats were treated with CP (a single intraperitoneal (IP) dose of 0.6 mg/100 g) alone and in combination with HBO (60 min every day for seven days at 2.5 x atmospheric pressure). Effects of the treatment on renal function and histology were determined. In analyses at the end of the study it was observed that serum urea, creatinine, and daily urinary protein excretion levels of the CP group were higher than at the start of the study, and that the creatinine clearance level had fallen (P < 0.05). There was no significant difference between the CP+HBO group and HBO group serum urea, creatinine, creatinine clearance, and daily urinary protein excretion levels at the beginning and end of the study (P > 0.05). Histopathological examination showed that the necrosis score in the proximal tubule epithelial cells and average apoptitic cell numbers in the CP group were higher than those in the CP+HBO and HBO groups (P < 0.05). There was no statistical difference between the CP+HBO group and the HBO group in terms of necrosis score in the proximal tubule epithelial cells and the percentage of distal tubules containing hyaline casts in the lumen. In conclusion, in this study it was observed that in experimental study of CP nephrotoxicity the synchronous application of HBO therapy with CP prevents kidney damage. Br J Oral Maxillofac Surg. 2005 Jun;43(3):219-25. Survey of the use of hyperbaric oxygen by maxillofacial oncologists in the UK. Kanatas AN, Lowe D, Harrison J, Rogers SN. University of Liverpool, Liverpool, UK. Oral and maxillofacial surgeons often use hyperbaric oxygen (HBO). Our aim was to find out the referral pattern of these surgeons for HBO. We contacted oral and maxillofacial units in England, Wales, and Scotland and identified 125 consultants who are involved in the management of patients with cancers of the head and neck. We sent these surgeons a postal questionnaire and 91 (73%) replied. Eighty-five of these consultants (93%) saw patients with osteoradionecrosis and only five of these never referred patients for HBO. About half the respondents (57%) saw patients for the insertion of osseointegrated implants after radiotherapy to the jaw, and seven of N. 2 - Novembre 2006 f 37 these never referred patients for HBO. All the respondents saw patients who required mandibular molar extractions after radiotherapy and 30 (33%) never referred these patients for HBO. Most consultants were unaware of the method of delivery of HBO. This survey suggests that most surgeons consider HBO to be part of the management of osteoradionecrosis, but their knowledge about delivery is weak and protocols vary. J Urol. 2005 Jun;173(6):1975-7. Hyperbaric oxygen for the treatment of fournier’s gangrene. Mindrup SR, Kealey GP, Fallon B. Departments of Urology and Surgery, University of Iowa, Iowa City, Iowa, USA. PURPOSE: Fournier’s gangrene is a necrotizing fasciitis of the genitalia that is associated with high morbidity and mortality. Groups at many institutions have initiated routine adjuvant hyperbaric oxygen (HBO) therapy. We examined whether HBO has made a difference in the morbidity, mortality and costs associated with treating this disease. We also analyzed predictors of extended hospital stay and mortality. MATERIALS AND METHODS: The records of patients with the hospital discharge diagnoses of Fournier’s gangrene, necrotizing fasciitis, gangrene of the genitalia and scrotal gangrene from 1993 to 2002 were reviewed. Data concerning clinical presentation characteristics, hospital stay, complications, hospital charges and outcomes, including graft failure and death, were analyzed. RESULTS: A total of 42 patients were identified and followed a median 4.2 years. Of the patients 16 underwent surgical debridement and antibiotic therapy alone, and 26 were treated with HBO plus surgery and antibiotics. Overall disease specific mortality was 21.4%, that is 12.5% in the nonHBO group and 26.9% in the HBO group. Three or more complications occurred in 13% of nonHBO and in 19% of HBO cases, of which the most common was myocardial infarction. The skin graft failure rate was 6% (nonHBO) and 8% (HBO). Physical disability was a statistically significant predictor of extended hospital stay (p <0.01). There was a trend toward a correlation between known coronary artery disease and death (p = 0.2). A statistically significant difference was noted in average daily hospital charges in nonHBO vs HBO cases ($2,552 vs $3,384 daily, p <0.01). CONCLUSIONS: These data do not support routine HBO in the treatment of Fournier’s gangrene. There was a trend toward higher morbidity and mortality in the HBO group, suggesting that treatment may have been given to patients who were more ill. Childs Nerv Syst. 2006 Jan;22(1):38-42. Epub 2005 May 5. Hyperbaric oxygen therapy for the treatment of brain abscess in children. Kurschel S, Mohia A, Weigl V, Eder HG. Department of Neurosurgery, Medical University, Auenbruggerplatz 29, 8036 Graz, Austria. INTRODUCTION: The treatment of brain abscess remains a challenging topic usually involving a multimodal concept. METHODS: We report our experience with hyperbaric oxygen (HBO) therapy in five children presenting with brain abscesses between 1995 and 2002 at the Department of Neurosurgery, Graz. Mean age was 14.8 (range 11-17 years). All abscesses were located supratentorially. One child had a single abscess and one had multilocated abscesses. Two other patients presented with both subdural empyema and brain Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 37 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica abscess, one of them showing an epidural empyema as well. In another child, the brain abscess was associated with meningoencephalitis and subdural empyema. In all of them the underlying condition was spread of infection from the paranasal sinuses, except for one, who was immunocompromised due to cytotoxic chemotherapy for acute lymphocytic leukaemia. RESULTS: One single brain abscess and one of the multiple abscesses were drained. All subdural/epidural empyemas were treated surgically. Antibiotics were administered intravenously for 13 to 22 days (mean 22 days). All patients underwent HBO therapy; the number of treatments ranged from 26 to 45 “dives” (mean 30). Treatments were given once daily at 2.2 atmosphere absolutes for 60 min at 12 m. During the hospital stay all improved their clinical condition, with continued regression of abnormalities on magnetic resonance imaging (MRI). In the following weeks, other interventions were performed to treat the origin of the infections. At 6 months follow-up they were all in good clinical condition, either symptom free or with minor residual symptoms. MRI at this time showed no evidence of disease in three, a residual dural enhancement in one and a residual shrunken collection in the child with multilocated abscesses. No recurrence was observed during a mean follow-up of 21 months (range from 7 to 72 months). CONCLUSION: HBO therapy in children with brain abscesses seems to be safe and effective, even when they are associated with subdural or epidural empyemas. It provides a helpful adjuvant tool in the usual multimodal treatment of cerebral infections and may reduce the intravenous course of antibiotics and, consequently, the duration of hospitalization. Multidisciplinary management is recommended to optimize care for these critically ill children. Cochrane Database Syst Rev. 2005 Apr 18;(2):CD004818. Hyperbaric oxygen therapy for acute coronary syndrome. Bennett M, Jepson N, Lehm J. Diving and Hyperbaric Medicine, Prince of Wales Hospital, Barker St., Randwick, NSW, Australia, 2031. m.bennett@ unsw.edu.au BACKGROUND: Acute coronary syndrome (ACS) includes acute myocardial infarction and unstable angina. ACS is common and may prove fatal. Hyperbaric oxygen therapy (HBOT) will improve oxygen supply to the threatened heart and may reduce the volume of heart muscle that will perish. The addition of HBOT to the standard treatment may reduce death rate and other major adverse outcomes. OBJECTIVES: To assess the benefits and harms of adjunctive HBOT for treating ACS. SEARCH STRATEGY: We searched the following from inception to November 2004: CENTRAL, MEDLINE, EMBASE, CINAHL, DORCTHIM, and references from selected articles. Relevant journals were handsearched and researchers in the field contacted. SELECTION CRITERIA: Randomised studies comparing the effect on ACS of regimens that include HBOT with those that exclude HBOT. DATA COLLECTION AND ANALYSIS: Three reviewers independently evaluated the quality of trials using the guidelines of the Cochrane Handbook and extracted data from included trials. MAIN RESULTS: Four trials with 462 participants contributed to this review. There was a trend towards, but no significant decrease in, the risk of death with HBOT (relative risk (RR) 0.64, 95% CI 0.38 to 1.06, P=0.08). There was evidence from individual trials of reductions in the risk of major adverse coronary events [MACE] (RR 0.12, 95% CI 0.02 to 0.85, P=0.03; NNT 4, 95% CI 3 to 10) and N. 2 - Novembre 2006 f 38 some dysrhythmias following HBOT (RR 0.59, 95% CI 0.39 to 0.89, P=0.01; NNT 6, 95% CI 3 to 24), particularly complete heart block (RR 0.32, 95%CI 0.12 to 0.84, P=0.02), and that the time to relief of pain was reduced with HBOT (Weighted Mean Difference [WMD] 353 minutes shorter, 95% CI 219 to 488, P<0.0001). One trial suggested a significant incidence of claustrophobia in single occupancy chambers of 15% (RR of claustrophobia with HBOT 31.6, 95%CI 1.92 to 521, P=0.02). AUTHORS’ CONCLUSIONS: For people with ACS, individual small trials suggest the addition of HBOT reduced the risk of Major Adverse Cardiac Events, some dysrrhythmias, and reduced the time to relief from ischaemic pain, but did not reduce mortality. In view of the modest number of patients, methodological shortcomings and poor reporting, this result should be interpreted cautiously, and an appropriately powered trial of high methodological rigour is justified to define those patients (if any) who can be expected to derive most benefit from HBOT. The routine application of HBOT to these patients cannot be justified from this review. Cochrane Database Syst Rev. 2005 Apr 18;(2):CD004617. Hyperbaric oxygen as an adjuvant treatment for malignant otitis externa. Phillips JS, Jones SE. Department of Otolaryngology, Norfolk and Norwich University Hospital, Colney Lane, Norwich, Norfolk, UK, NR4 7UY. [email protected] BACKGROUND: Malignant, or necrotising, otitis externa is a potentially fatal infection of the external ear canal and surrounding soft tissue and bone. It may be complicated by involvement of cranial nerves, principally the facial nerves and the contents of the jugular foramen. It is an uncommon condition mainly found in the elderly or in diabetics. OBJECTIVES: To assess the effectiveness of adjunctive hyperbaric oxygen treatment for malignant otitis externa. SEARCH STRATEGY: We searched the Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) (The Cochrane Library Issue 4, 2003), MEDLINE (January 1966 to April 2004) and EMBASE (January 1985 to April 2004) with pre-specified terms. The date of the last search was 5th April 2004. SELECTION CRITERIA: Randomised controlled trials, involving adults, undergoing hyperbaric oxygen therapy in malignant otitis externa. DATA COLLECTION AND ANALYSIS: No identified articles described randomised controlled trials of hyperbaric oxygen therapy in the treatment of malignant otitis externa. MAIN RESULTS: Due to the lack of data no results could be presented. AUTHORS’ CONCLUSIONS: No clear evidence exists to demonstrate the efficacy of hyperbaric oxygen therapy when compared to treatment with antibiotics and/or surgery. No data were found to compare rates of complication between the different treatment modalities. Further research is required. Urology. 2005 Apr;65(4):649-53. Early hyperbaric oxygen therapy improves outcome for radiation-induced hemorrhagic cystitis. Chong KT, Hampson NB, Corman JM. Section of Urology and Renal Transplantation, Virginia Mason Medical Center, Seattle, Washington 98111, USA. OBJECTIVES: To assess the clinical factors that affect the efficacy of hyperbaric oxygen (HBO2) therapy in treating radiation-induced hemorrhagic cystitis. HBO2 therapy is an effective treatment for radiation-induced hemorrhagic cysti- Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 38 02/11/2006 15.32.37 Medicina Subacquea e Iperbarica tis, with reported response rates ranging from 76% to 100%. METHODS: The data from patients with radiation-induced hemorrhagic cystitis treated at our institution between May 1988 and December 2001 were reviewed retrospectively. All patients received HBO2 therapy at 2.36 atm absolute pressure, with 90 minutes of 100% oxygen breathing per treatment. The outcome was assessed after at least 12 months of follow-up. We evaluated patient demographics, types of pelvic malignancy and radiotherapy, total radiation dose, onset and severity of hematuria, and prior intravesical management. Clinical improvement was defined as the absence of, or reduction in, macroscopic hematuria. RESULTS: A total of 60 patients (55 men and 5 women), mean age 70 years, received an average of 33 HBO2 treatments (range 9 to 63). Of the 60 patients, 48 (80%) had either total or partial resolution of hematuria. When treated within 6 months of hematuria onset, 96% (27 of 28) had complete or partial symptomatic resolution (P = 0.003). All 11 patients with previous clot retention had clinical improvement if treated within 6 months of hematuria onset (P = 0.007). Prior intravesical chemical instillation did not affect the clinical outcome. Patients who had undergone primary, adjuvant, or salvage external beam pelvic radiotherapy showed response rates of 81%, 83%, and 78%, respectively (P = 0.950). CONCLUSIONS: Our results show that delivery of HBO2 therapy within 6 months of hematuria onset is associated with a greater therapeutic response rate. Treatment efficacy was independent of prior intravesical therapy and the timing of radiotherapy. Am J Surg. 2005 Apr;189(4):462-6. Comment in: Am J Surg. 2005 Apr;189(4):467-8. Hyperbaric oxygen as adjuvant therapy in the management of necrotizing fasciitis. Jallali N, Withey S, Butler PE. Department of Plastic and Reconstructive Surgery, Royal Free Hospital, Pond St., London, England NW3 2QG. [email protected] BACKGROUND: Necrotizing fasciitis (NF) is an uncommon but serious infection of fascia and skin associated with considerable morbidity and mortality. One modality proposed for improving the outcome of this condition is hyperbaric oxygen (HBO) therapy. This is a form of medical treatment that involves intermittent inhalation of 100% oxygen under pressures exceeding the atmosphere. The aim of this article is to review current practice and evidence for the use of HBO as adjunctive therapy in the management of NF. METHODS: A survey of published English literature through searches of Medline and PubMed was carried out using the following key words: «necrotizing fasciitis,» «Fournier’s gangrene,» «necrotizing soft tissue infections,» «hyperbaric oxygen therapy,» «and hyperbaric oxygen chambers.» RESULTS: The results of studies on the use of HBO therapy in NF are inconsistent. Some studies have demonstrated that HBO can improve patient survival and decrease the number of debridements required to achieve wound control, whereas others have failed to show any beneficial effect. CONCLUSIONS: Encouraging results have been achieved with the addition of HBO therapy to standard treatment regimes, thus justifying further research in this field. More robust evidence by way of a prospective randomized trial is necessary before widespread and routine use of HBO in the management of NF can be recommended. N. 2 - Novembre 2006 f 39 Crit Care Med. 2005 Apr;33(4):841-6. Comment in: Crit Care Med. 2005 Apr;33(4):909-10. Effects of hyperbaric treatment in cerebral air embolism on intracranial pressure, brain oxygenation, and brain glucose metabolism in the pig. van Hulst RA, Drenthen J, Haitsma JJ, Lameris TW, Visser GH, Klein J, Lachmann B. Department of Anesthesiology, Erasmus Medical Center, Rotterdam, The Netherlands. OBJECTIVE: To evaluate the effects of hyperbaric oxygen treatment after cerebral air embolism on intracranial pressure, brain oxygenation, brain glucose/lactate metabolism, and electroencephalograph. DESIGN: Prospective animal study. SETTING: Hyperbaric chamber. SUBJECTS: Eleven Landrace/Yorkshire pigs. INTERVENTIONS: In 11 anesthetized pigs, intracranial pressure and brain oxygenation were measured with microsensor technology, brain glucose/ lactate by microdialysis, and electroencephalograph by conventional methods. After injection of air into the internal carotid artery, animals were treated immediately (at 3 mins; t = 3) or at 60 mins (t = 60) with U.S. Navy Treatment Table 6 for 4.48 hrs. RESULTS: At the end of hyperbaric oxygen treatment, intracranial pressure in the t = 60 group (39 +/8 mm Hg) was significantly higher than in the t = 3 group (27 +/- 6 mm Hg), brain oxygenation values for group t = 3 and t = 60 were 66 +/- 14 and 52 +/- 15 mm Hg, respectively (no significant difference from baseline), and there were no pathologic scores in the visually assessed electroencephalograph. However, there was a significant decrease in brain glucose and a significant increase in brain lactate in both groups at the end of the 5-hr study period. CONCLUSIONS: Hyperbaric oxygen treatment initiated at both 3 and 60 mins after embolization decreased the deleterious effects of cerebral air embolism on intracranial pressure and brain metabolism. Therefore, this model appears suitable to test the application of hyperbaric oxygen treatment with a delay >60 mins after embolization, as is often the case in the clinical situation. Can J Anaesth. 2005 Apr;52(4):403-8. Hyperbaric treatment of cerebral air embolism in an infant with cyanotic congenital heart disease. LeDez KM, Zbitnew G. Department of Anesthesia, Memorial University of Newfoundland, Health Sciences Centre, 300 Prince Phillip Drive, St. John’s, Newfoundland A1B 3V6, Canada. kledez@mun. ca PURPOSE: Infants with cyanotic congenital heart disease are at risk for cerebral arterial gas embolism (CAGE) from iv infusion lines. Concern about the hazards and difficulty of caring for such patients inside a hyperbaric chamber may deter referral. We report a complex case in which a small infant was managed successfully using a modified hyperbaric oxygen treatment (HBOT) schedule. CLINICAL FEATURES: A four-month-old 6.19 kg male infant with a recent Glenn shunt for double-outlet right ventricle had a seizure and became unstable immediately after an iv drug infusion. The patient was sedated, intubated and ventilated and dobutamine was commenced. A computerized tomography (CT) scan performed ten hours later demonstrated three intracranial air bubbles. About ten hours later the patient was referred for HBOT which commenced soon afterwards in a multiplace chamber. Since the right-to-left shunt would greatly increase the risk of decompression illness from breath- Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 39 02/11/2006 15.32.38 Medicina Subacquea e Iperbarica ing hyperbaric air HBOT was modified by the use of an abbreviated schedule at reduced pressure. Two 90-min HBOT sessions were administered within 24 hr at 38 feet of sea-water pressure, equivalent to 2.15 atmospheres absolute without any air break. During treatment the infant was ventilated using an Oxford Penlon ventilator. A subsequent CT scan demonstrated the absence of air. After extubation he appeared neurologically intact except for some weakness of the left arm. CONCLUSION: Hyperbaric oxygen may be utilized to treat CAGE in small infants with right-to-left shunt and should be commenced promptly. Undersea Hyperb Med. 2005 Jan-Feb;32(1):61-83. A systematic review of the application of hyperbaric oxygen in the treatment of severe anemia: an evidence-based approach. Van Meter KW. Department of Medicine, Section of Emergency Medicine, Division of Hyperbaric Medicine, Louisiana State University Health Sciences Center, New Orleans, Louisiana, USA. The treatment of severe anemia with hyperbaric oxygen (HBO2) is one of thirteen indications approved by the Hyperbaric Oxygen Therapy Committee of the Undersea and Hyperbaric Medical Society for appropriate use of the therapy (1). This paper systematically reviews the literature reporting the use of HBO2 therapy in the treatment and management of severe anemia. Increasingly, a trend to use standards of evidence-based medicine to evaluate the effectiveness of therapeutic interventions in injury and illness is productively with us in medicine today. At issue is discovery and evaluation of the best evidence available in world medical literature for evaluation of current treatment of the individual patient. The best evidence is a published randomized controlled prospective human trial; at the other end of the spectrum, the least valued evidence is a published expert opinion. In this review thirty-five publications have been reviewed as representing published results of applying HBO2 in treatment of severe anemia. Each article underwent the evidence-based evaluative grading of the American Heart Association system (AHA), the National Cancer Institute Patient Data Query system (NCI-PDQ), and the British Medical Journal’s (BMJ) Clinical Evidence system. Comparative results using the three systems of evaluation are presented in tabular form for the reader. All publications report a positive result when HBO2 is delivered as treatment for severe anemia. Other alternatives other than transfusion with autologous or heterologous matched blood products are helpful but most too have not been the subject of prospective human randomized controlled trials. HBO2 may be used adjunctively with hematinics, fluorocarbons, and cell wall free polymerized hemoglobin (currently fluorocarbons and cell wall free polymerized hemoglobin are not available for routine use in the United States, but both are undergoing advanced stage clinical trials at the time of this review). Undersea Hyperb Med. 2005 Jan-Feb;32(1):21-6. Hyperbaric treatment of patients with carbon monoxide poisoning in the United States. Hampson NB, Little CE. Section of Pulmonary and Critical Care Medicine, Virginia Mason Medical Center, 1100 Ninth Avenue Seattle, Washington, USA. INTRODUCTION: Hyperbaric oxygen (HBO2) is effective N. 2 - Novembre 2006 f 40 therapy for carbon monoxide (CO) poisoning. In recent years, many hyperbaric physicians in the US have felt that numbers of patients referred for treatment of CO poisoning have decreased. Further, since the 2002 Weaver et al study (5), there has been discussion regarding the best treatment protocol. This study was conducted to determine numbers of patients treated with HBO2 annually over the past decade in the US and whether there is a consensus about the number of treatments per patient. MATERIALS AND METHODS: A survey was mailed to all US facilities listed in the 2001 UHMS Chamber Directory. Two subsequent mailings were sent to survey nonresponders, followed by telephone contacts. RESULTS: Of the 320 facilities listed in the directory, 10 were nonresponders, 26 had closed since publication and 80 do not treat CO poisoning, leaving 204 facilities. From 1992-2002, a total of 16,367 patients were treated with HBO2 for CO poisoning, an average of 1,488 +/- 121 patients/year (mean < or = SD). While the total number of patients treated annually did not decrease during the period studied, the number treated per facility did decline as a result of an increase in number of treating facilities. Only 46 facilities (23%) automatically give more than 1 hyperbaric treatment per CO-poisoned patient. Among those that do, 20 facilities (10%) give 3 treatments per patient. Conversely, 136 (67%) sometimes give more than one treatment and 12 facilities (8%) never retreat. CONCLUSIONS: Approximately 1,500 CO-poisoned patients are treated with HBO2 in the US annually, a number that has remained relatively constant since 1992. The majority of facilities does not routinely give more than one hyperbaric treatment, but will give repetitive treatment in certain situations. Undersea Hyperb Med. 2005 Jan-Feb;32(1):1-9. Effects of hyperbaric oxygen therapy on experimental burn wound healing in rats: a randomized controlled study. Bilic I, Petri NM, Bezic J, Alfirevic D, Modun D, Capkun V, Bota B. Naval Medical Institute, Department of Undersea and Hyperbaric Medicine, Split, Croatia. A body of data supports the efficacy of hyperbaric oxygen (HBO2) therapy in the treatment of thermal burns, but the role of HBO2 in the treatment of burn injury remains a subject of controversy. The aim of this study was to evaluate possible positive effects of HBO2 on the experimental burn wound healing. Deep second degree burns were produced on the depilated backs of 70 male Wistar rats using a validated burn protocol. The animals were assigned randomly to one of two groups: 35 to the control group, which was treated with silver sulphadiazine and placebo gas, and 35 to the experimental group, which was treated with silver sulphadiazine and HBO2. The main outcome measure was wound healing, characterized by formation of post-burn edema, neoangiogenesis, number of regeneratory active follicles, necrosis staging, margination of leukocytes, and time of epithelization. A significant reduction of the post-burn edema after treatment with HBO2 (p = 0.009) was found. HBO2 had a beneficial effect on neoangiogenesis (p = 0.009). The number of preserved regeneratory active follicles was significantly higher (p = 0.009) and epithelial regeneration was more rapid in the experimental group (p = 0.048). There were no significant differences for margination of leukocytes (p = 0.55) or necrosis staging (p = 1.00). These data further support earlier conclusions that HBO2 is beneficial in the healing of burn wounds. Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 40 02/11/2006 15.32.38 Medicina Subacquea e Iperbarica Hawaii Med J. 2005 Jan;64(1):12-3. Concomitant cerebral and coronary arterial gas emboli in a sport diver: a case report. Smerz RW. University of Hawaii, John A Burns School of Medicine, Honolulu, HI 96817, USA. This report presents a case of concomitant cerebral and coronary gas emboli seen in a sport scuba diver after suffering from pulmonary barotrauma. Except for massive fatal gas embolism, no case of concomitant cerebral and coronary arterial gas emboli has been reported. The 45 year old male diver rapidly surfaced from a depth of 32 feet of sea water and experienced transient loss of consciousness, chest pain, and hemiparesis. EKG and cardiac enzymes suggested myocardial ischemia. He received three recompression treatments and recovered completely. Am J Surg. 2005 Feb;189(2):155-60. An evaluation of low molecular weight heparin and hyperbaric oxygen treatment in the prevention of intra-abdominal adhesions and wound healing. Arikan S, Adas G, Barut G, Toklu AS, Kocakusak A, Uzun H, Kemik O, Daduk Y, Aydin S, Purisa S. General Surgery Clinic, Haseki Education and Research Hospital, Istanbul, Turkey. [email protected] BACKGROUND: Abdominal surgery can lead to intra-abdominal adhesions with significant morbidity and mortality. To prevent adhesions, an experimental study was planned to designate the effects of low molecular weight (LMW) heparins and hyperbaric oxygen (HBO) therapy both on the formation of adhesions and wound healing. METHODS: Thirty-eight Wistar albino rats underwent laparotomy to cause intra-abdominal adhesions by mechanical abrasion of the cecum and ethanol application. The rats were divided into 4 groups. In the control group (group 1) no further management was undertaken. Group 2 was treated by Enoxaparine Na, group 3 received HBO therapy, and group 4 was given both enoxaparine Na and HBO treatment. RESULTS: There was a statistically significant difference between the control and enoxaparine Na groups regarding adhesions. Statistically significant differences were observed between groups 1 and 4 and between groups 1 and 3 regarding the hydroxyproline content of the abdominal wounds. In the pathologic analysis of the abdominal wounds, there was no statistically significant difference between any of the groups, including the control group, regarding inflammation. Statistically significant differences were observed regarding angiogenesis between the control group and groups 3 and 4. There was also a statistically significant difference regarding fibrosis between groups 1 and 4. CONCLUSIONS: Enoxaparine Na decreased intra-abdominal adhesions, and HBO therapy had no beneficial effect on adhesions. Enoxaparine Na had no harmful effects on wound healing, and HBO therapy increased the process of wound healing. Strahlenther Onkol. 2005 Feb;181(2):113-23. Hyperbaric oxygen and radiotherapy. Mayer R, Hamilton-Farrell MR, van der Kleij AJ, Schmutz J, Granstrom G, Sicko Z, Melamed Y, Carl UM, Hartmann KA, Jansen EC, Ditri L, Sminia P. Department of Radiation Oncology, Medical University of Graz, Austria. BACKGROUND: Hyperbaric oxygen (HBO) therapy is the inhalation of 100% oxygen at a pressure of at least 1.5 at- N. 2 - Novembre 2006 f 41 mospheres absolute (150 kPa). It uses oxygen as a drug by dissolving it in the plasma and delivering it to the tissues independent of hemoglobin. For a variety of organ systems, HBO is known to promote new vessel growth into areas with reduced oxygen tension due to poor vascularity, and therewith promotes wound healing and recovery of radiation-injured tissue. Furthermore, tumors may be sensitized to irradiation by raising intratumoral oxygen tensions. METHOD: A network of hyperbaric facilities exists in Europe, and a number of clinical studies are ongoing. The intergovernmental framework COST B14 action “Hyperbaric Oxygen Therapy” started in 1999. The main goal of the Working Group Oncology is preparation and actual implementation of prospective study protocols in the field of HBO and radiation oncology in Europe. RESULTS: In this paper a short overview on HBO is given and the following randomized clinical studies are presented: a) reirradiation of recurrent squamous cell carcinoma of the head and neck after HBO sensitization; b) role of HBO in enhancing radiosensitivity on glioblastoma multiforme; c) osseointegration in irradiated patients; adjunctive HBO to prevent implant failures; d) the role of HBO in the treatment of late irradiation sequelae in the pelvic region. The two radiosensitization protocols (a, b) allow a time interval between HBO and subsequent irradiation of 10-20 min. CONCLUSION: Recruitment of centers and patients is being strongly encouraged, detailed information is given on www.oxynet.org. Foot Ankle Int. 2005 Jan;26(1):15-8. Hyperbaric oxygen as an intervention for managing wound hypoxia: its role and usefulness in diabetic foot wounds. Strauss MB. Department of Hyperbaric Medicine, Long Beach Memorial Medical Center, 2801 Atlantic Avenue, PO Box 1428, Long Beach, CA 90801-1428, USA. [email protected] Few topics in diabetic wound management generate as much “heated” discussion as hyperbaric oxygen (HBO). Hyperbaric oxygen is an intermittent inhalation therapy in which the patient breathes oxygen at greater than 1 atm of pressure. This requires placement of the patient into a sealed vessel (chamber) which is capable of withstanding pressurization. This article discusses the role of HBO as an adjunct to the management of diabetic problem foot wounds from evidenced-based, approved (by Medicare) indications and costeffectiveness perspectives. Cochrane Database Syst Rev. 2005 Jan 25;(1):CD004739. Hyperbaric oxygen for idiopathic sudden sensorineural hearing loss and tinnitus. Bennett MH, Kertesz T, Yeung P. Diving and Hyperbaric Medicine, Prince of Wales Hospital, Barker St., Randwick, NSW, Australia, 2031. m.bennett@ unsw.edu.au BACKGROUND: Idiopathic sudden sensorineural hearing loss (ISSHL) with or without tinnitus is common and presents a health problem with significant effect on quality of life. Hyperbaric oxygen therapy (HBOT) may improve oxygen supply to the inner ear and thereby result in an improvement in hearing and/or a reduction in the intensity of tinnitus. OBJECTIVES: To assess the benefits and harms of HBOT for treating ISSHL and tinnitus. SEARCH STRATEGY: We searched the Cochrane ENT Specialist Register (June 2004), CENTRAL (The Cochrane Library Issue 3, 2004), MEDLINE (1966 to 2004), EMBASE (1974 to 2004), CINAHL (1982 Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 41 02/11/2006 15.32.38 Medicina Subacquea e Iperbarica to 2004), DORCTHIM (1996 to 2004), and reference lists of articles. Researchers in the field were contacted. SELECTION CRITERIA: Randomised studies comparing the effect on ISSHL and/or tinnitus of therapeutic regimens which include HBOT with those that exclude HBOT. DATA COLLECTION AND ANALYSIS: Three reviewers independently evaluated the quality of the relevant trials using the validated Jadad 1996 Oxford-Scale and extracted the data from the included trials. MAIN RESULTS: Five trials contributed to this review (254 subjects, 133 receiving HBOT and 120 control). Pooled data from two trials involving 114 patients (45% of the total) suggested there was a trend towards, but no significant increase in, the chance of a 50% increase in hearing threshold on Pure Tone Average (PTA) over four frequencies when HBOT was used (relative risk (RR) for good outcome with HBOT 1.53, 95% confidence interval (CI) 0.85 to 2.78, P = 0.16). The chance of achieving a 25% increase with HBOT was, however, statistically significant (RR 1.39, 95% CI 1.05 to 1.84, P = 0.02). Fifty-six per cent of the control subjects achieved this outcome versus 78% of the HBOT subjects, with the number-needed-to-treat (NNT) to achieve one extra good outcome being 5 (95% CI 3 to 20). A single trial involving 50 subjects (20% of the total) also suggested a significant improvement in the mean PTA threshold expressed as a percentage of baseline (61% improvement with HBOT, 24% with control, WMD 37%, 95% CI 22% to 53%).The effect of HBOT in tinnitus could not be assessed due to poor reporting.There were no significant improvements in hearing or tinnitus reported in the single study to examine the effect of HBOT on a chronic presentation (six months) of ISSHL and/or tinnitus. AUTHORS’ CONCLUSIONS: For people with early presentation of ISSHL, the application of HBOT significantly improved hearing loss, but the clinical significance of the level of improvement is not clear. We could not assess the effect of HBOT on tinnitus by pooled analysis. The routine application of HBOT to these patients cannot be justified from this review. In view of the modest number of patients, methodological shortcomings and poor reporting, this result should be interpreted cautiously, and an appropriately powered trial of high methodological rigour is justified to define those patients (if any) who can be expected to derive most benefit from HBOT. There is no evidence of a beneficial effect of HBOT on chronic presentation of ISSHL and/or tinnitus. Cochrane Database Syst Rev. 2005 Jan 25;(1):CD004712. Hyperbaric oxygen therapy for promoting fracture healing and treating fracture non-union. Bennett MH, Stanford R, Turner R. Diving and Hyperbaric Medicine, Prince of Wales Hospital, Barker Street, Randwick, NSW, Australia, 2031. m.bennett@ unsw.edu.au BACKGROUND: Hyperbaric oxygen therapy (HBOT) consists of intermittently administering 100% oxygen at pressures greater than one atmosphere absolute (ATA) in a pressure vessel. This technology has been used to treat a variety of diseases and has been described as helping patients who have delayed healing or established non-union of bony fractures. OBJECTIVES: The aim of this review was to assess the evidence for the benefit of hyperbaric oxygen treatment (HBOT) for the treatment of delayed bony healing and established non-union of bony fractures. SEARCH STRATEGY: We searched the Cochrane Musculoskeletal Injuries Group trials register (to January week N. 2 - Novembre 2006 f 42 3, 2004), the Cochrane Central Register of Controlled Trials (The Cochrane Library Issue 4, 2003), MEDLINE (OVID 1966 to January week 3, 2004), CINAHL (OVID 1982 to January week 3, 2004), EMBASE (OVID 1980 to February 2004), the locally developed Database of Randomised Controlled Trials in Hyperbaric Medicine (available at www.hboevidence.com) from inception to March 2004, and reference lists of articles. SELECTION CRITERIA: We aimed to include all randomised controlled trials that compared the effect of HBOT with no HBOT (no treatment or sham). DATA COLLECTION AND ANALYSIS: Two authors using standardised forms attempted to extract data independently. MAIN RESULTS: No trials met the inclusion criteria. We excluded one trial that compared HBOT with no treatment because no clinical outcomes were reported. AUTHORS’ CONCLUSIONS: This systematic review failed to locate any relevant clinical evidence to support or refute the effectiveness of HBOT for the management of delayed union or established non-union of bony fractures. Good quality clinical trials are needed to define the role, if any, of HBOT in the treatment of these injuries. Cochrane Database Syst Rev. 2005 Jan 25;(1):CD002041. Update of: Cochrane Database Syst Rev. 2000;(2): CD002041. Hyperbaric oxygen for carbon monoxide poisoning. Juurlink DN, Buckley NA, Stanbrook MB, Isbister GK, Bennett M, McGuigan MA. Institute for Clinical Evaluative Sciences G-106, Sunnybrook and Women’s College Health Sciences centre, 2075 Bayview Avenue, Toronto, Ontario, Canada, M4N 3M5. [email protected] BACKGROUND: Poisoning with carbon monoxide (CO) remains an important cause of accidental and intentional injury worldwide. Several unblinded non-randomized trials have suggested that the use of hyperbaric oxygen (HBO) prevents the development of neurological sequelae. This has led to the widespread use of HBO in the management of patients with carbon monoxide poisoning. OBJECTIVES: To examine randomized trials of the effectiveness of hyperbaric oxygen (HBO) compared to normobaric oxygen (NBO) for the prevention of neurologic sequelae in patients with acute carbon monoxide poisoning. SEARCH STRATEGY: We searched MEDLINE (1966-present), EMBASE (1980present), and the Controlled Trials Register of the Cochrane Collaboration, supplemented by a manual review of bibliographies of identified articles and discussion with recognized content experts. SELECTION CRITERIA: All randomized controlled trials involving non-pregnant adults acutely poisoned with carbon monoxide (regardless of severity), with adequate or unclear allocation concealment. DATA COLLECTION AND ANALYSIS: Two reviewers independently extracted from each trial information on: the number of randomized patients, types of participants, the dose and duration of the intervention, and the prevalence of neurologic symptoms at follow-up. MAIN RESULTS: Seven randomized controlled trials of varying quality were identified; one was excluded because it did not evaluate clinical outcomes. Of the six remaining trials, two represent incomplete publications (one interim analysis, one abstract). Of these six trials, four found no benefit of HBO for the reduction of neurologic sequelae, while two others did. Although pooled analysis does not suggest a benefit from HBOT (OR for neuro- Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 42 02/11/2006 15.32.38 Medicina Subacquea e Iperbarica logical deficits 0.78, 95%CI 0.54 to 1.12, p=0.18), significant methodologic and statistical heterogeneity was apparent among the trials, and this result should be interpreted cautiously. Moreover, design or analysis flaws were evident in all trials. Importantly, the conclusions of one positive trial may have been influenced by failure to adjust for multiple hypothesis testing, while interpretation of the other positive trial is hampered by apparent changes in the primary outcome during the course of the trial. AUTHORS’ CONCLUSIONS: Existing randomized trials do not establish whether the administration of HBO to patients with carbon monoxide poisoning reduces the incidence of adverse neurologic outcomes. Additional research is needed to better define the role, if any, of HBO in the treatment of patients with carbon monoxide poisoning. This research question is ideally suited to a multicenter randomized controlled trial. N. 2 - Novembre 2006 f 43 For venous, arterial or pressure ulcers there is a lack of data. Further trials may be warranted. Fertil Steril. 2005 Jan;83(1):226-8. Hyperbaric oxygen and ovarian follicular stimulation for in vitro fertilization: a pilot study. Van Voorhis BJ, Greensmith JE, Dokras A, Sparks AE, Simmons ST, Syrop CH. Department of Obstetrics and Gynecology, University of Iowa Hospitals and Clinics, Iowa City, Iowa 52242, USA. [email protected] Our objective was to assess the safety and tolerability of hyperbaric oxygen therapy (HBO) as an adjunct to IVF therapy in women with a poor prognosis for pregnancy in a prospective observational pilot study. We conclude that HBO is well tolerated by women undergoing IVF treatment and that further study is required to determine whether this is an efficacious adjuvant therapy for women being treated by IVF. J Appl Physiol. 2005 Apr;98(4):1309-13. Epub 2004 Dec 3. Optimal oxygen pressure and time for reduced bubble formation in the N2-saturated decompressed prawn. Ertracht O, Arieli R, Arieli Y, Ron R, Erlichman Z, Adir Y. Israel Naval Medical Institute, POB 8040, Haifa 31080, Israel. Bubbles that grow during decompression are believed to originate from preexisting gas micronuclei. We showed that pretreatment of prawns with 203 kPa oxygen before nitrogen loading reduced the number of bubbles that evolved on decompression, presumably owing to the alteration or elimination of gas micronuclei (Arieli Y, Arieli R, and Marx A. J Appl Physiol 92: 2596-2599, 2002). The present study examines the optimal pretreatment for this assumed crushing of gas micronuclei. Transparent prawns were subjected to various exposure times (0, 5, 10, 15, and 20 min) at an oxygen pressure of 203 kPa and to 5 min at different oxygen pressures (PO2 values of 101, 151, 203, 405, 608, and 810 kPa), before nitrogen loading at 203 kPa followed by explosive decompression. After the decompression, bubble density and total gas volume were measured with a light microscope equipped with a video camera. Five minutes at a PO2 of 405 kPa yielded maximal reduction of bubble density and total gas volume by 52 and 71%, respectively. It has been reported that 2-3 h of hyperbaric oxygen at bottom pressure was required to protect saturation divers decompressed on oxygen against decompression sickness. If there is a shorter pretreatment that is applicable to humans, this will be of great advantage in diving and escape from submarines. Br J Surg. 2005 Jan;92(1):24-32. Systematic review of hyperbaric oxygen in the management of chronic wounds. Roeckl-Wiedmann I, Bennett M, Kranke P. Department of Anaesthesiology and Intensive Care Medicine, Rotkreuz-Krankenhaus, Munich, Germany. BACKGROUND: Many therapeutic options exist for chronic wounds. Hyperbaric oxygen therapy (HBOT) is one such option. It may be used for diabetic, venous, arterial and pressure ulcers. METHODS: Following a systematic search of the literature, pooled analyses of predetermined clinical outcomes of randomized controlled trials involving the use of HBOT for chronic wounds were performed. Relative risks (RR) and number needed to treat (NNT) with 95 per cent confidence intervals (c.i.) were calculated. RESULTS: Six studies met the inclusion criteria. No appropriate trials were located for arterial and pressure ulcers. Pooled data from five trials on diabetic ulcers (118 patients) suggested a significant reduction in the risk of major amputation with HBOT (RR: 0.31; c.i. 0.13 to 0.71) with a NNT of 4 (c.i. 3 to 11). Sensitivity analyses did not alter the results. Ulcer healing and the rate of minor amputation were not influenced by HBOT. Data from one trial on venous ulcers suggested significant wound size reduction at the end of the treatment, but not at follow-up. CONCLUSIONS: There is evidence that HBOT reduces the risk of major amputation in diabetic patients. J Neuroimaging. 2005 Jan;15(1):92-6. Diffuse cerebral air embolism treated with hyperbaric oxygen: a case report. Fowler MJ Jr, Thomas CE, Koenigsberg RA, Schwartzman RJ, Kantharia BK. Department of Neurology, Drexel University, College of Medicine, Philadelphia, Pennsylvania, USA. A 54-year-old woman presented for cardiac evaluation of atypical chest pain. Workup included coronary angiography and a left ventriculogram, during which air was inadvertently injected, resulting in the development of an acute right hemisphere syndrome. Right carotid angiography was immediately performed, yielding only a delayed diffuse venous phase without focal vessel cutoffs. Within 60 minutes, the patient underwent hyperbaric oxygen therapy for the suspected cerebral air emboli. After removal from the chamber for technical reasons, she had a generalized tonic-clonic seizure, and further hyperbaric oxygen therapy was withheld. Initial computed tomography imaging obtained approximately 8 hours after symptom onset showed signs of early right hemispheric edema. Subsequent magnetic resonance imaging studies were markedly abnormal and suggestive of diffuse bilateral but predominantly right-sided parietal lobe edema with mildly positive diffusion-weighted imaging. Follow-up magnetic resonance imaging at 6 months was normal, and the patient’s neurological examination returned to normal. Dalla letteratura Simsi 2 06 imp.indd 43 02/11/2006 15.32.38 OTOVENT il palloncino per OTITE MEDIA CON EFFUSIONE OSSIGENO TERAPIA IPERBARICA GINNASTICA TUBARICA DISTURBI DELLA COMPENSAZIONE Lofarma per la Compensazione 9LDOH&DVVDOD0LODQR 7HO )D[FRPPHU#ORIDUPDLWZZZORIDUPDLW OTOVENT: UN VALIDO AUSILIO NELLA PREVENZIONE DELLA PATOLOGIA DA IMMERSIONE E IPERBARICA Otovent è lo speciale palloncino calibrato da gonfiare con il naso, studiato per compensare e normalizzare la ventilazione dell’orecchio medio e assicurare il buon funzionamento del sistema di trasmissione timpano-ossiculare. Otovent è stato sempre associato al trattamento dell’otite media con effusione. La buona conoscenza delle caratteristiche di Otovent ha permesso di ampliare i campi di applicazione del metodo Otovent anche in altri settori. Se ne è parlato anche nel corso del 93° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico Facciale, presieduto dal prof. Laudadio e tenutosi a fine maggio a Bologna. La Relazione Ufficiale ha trattato la fisiopatologia e la chirurgia dell’Orecchio Medio, organo soggetto a un esteso numero di patologie. Tra queste non vogliamo dimenticare la patologia otologica da immersione quali otiti, barotraumi, embolie, vertigini alternobariche, patologie da decompressione oto-vestibolare e le patologie che insorgono da trattamento in camera iperbarica. La prevenzione della patologia otologica da immersione si attua con la valutazione dell’idoneità all’attività subacquea e con le metodiche di compensazione e ginnastica tubarica. La ginnastica tubarica oggi si avvale anche del metodo Otovent per allenare la Tuba di Eustachio a compensare e ventilare adeguatamente la cassa del timpano prima e dopo l’immersione. Parlando di patologia otologica e della sua prevenzione, il metodo Otovent risulta efficace anche per far compensare pazienti sottoposti a ossigenoterapia in camera iperbarica. In questo tipo di trattamento terapeutico, il metodo Otovent è indicato quando vi sia difficoltà ad equilibrare la pressione della cavità endotimpanica. Questa difficoltà si manifesta con ovattamento auricolare, autofonia, acufeni, dolore acuto. In questi casi Otovent si è rivelato utile a ridurrre tali disturbi, evitando l’interruzione del trattamento e abbassando di conseguenza i costi di gestione dei pazienti sottoposti a ossigenoterapia iperbarica. Questo metodo di compensazione in camera iperbarica si è rilevato utile a minimizzare gli inconvenienti dovuti alla difficoltà di compensazione di particolari categorie di pazienti, con ottimizzazione dei tempi di trattamento e riduzione dei costi di gestione dei pazienti con problemi di compensazione candidati ad eseguire trattamenti di ossigenoterapia iperbarica. Simsi 2 06 imp.indd 44 02/11/2006 15.32.38 Calendario Congressi OTTOBRE 2006 18/21 f ZADAR (CROAZIA) 2nd Congress of the Alps-Adria Working Community on Maritime, Undersea, and Hyperbaric Medicine Hotels Falkensteiner Info: www.marmed.hr 27/28 f RAVENNA VIII ECHM Consensus Conference (Ossigeno e Riparazione Tissutale) Info: dr Pasquale Longobardi, sig.ra Claudia Assirelli - Tel. 0544 500152 [email protected] NOVEMBRE 2006 8/11 f NAPOLI 5° Congresso Nazionale AIUC Mostra d’Oltremare Info: CLAIM s.n.c. - Tel. 081 2298426 - [email protected] CCI 011 2446911 - [email protected] 12/16 f ROMA 91° Congresso SIOT - Riunione GISTIO Entofyt - via Brunelleschi 5 - 20146 Milano - Tel. 02 42958688 Info: www.gistio.it 16 f ROMA Riunione GISTIO (Gruppo Italiano di Studio e Terapia delle Infezioni Osteo-articolari) Palazzo dei Congressi Info: www.gistio.it/gistio_congressi.htm 23/25 f LIVORNO XVII Congresso Nazionale SIMSI Accademia Navale Info: CLAIM s.n.c. - Tel. 081 2298426 - [email protected] FEBBRAIO 2007 6/8 f PADOVA 2nd International Course on Diabetic Foot Info: Mirus & Co. - Via delle Caserme 38 - 65127 Pescara Tel. 085 291129 - fax 085 4214270 - [email protected] Calendario Congressi Simsi 2 06 imp.indd 45 02/11/2006 15.32.38 Sei un subacqueo? è la tua rivista Sei un sommozzatore? è la tua rivista Ami il mare e la profondità? è la tua rivista Abbonati a Visiterai con noi le profondità del mare, viaggerai sulle rotte più esotiche, giocherai con le creature nell’acqua cristallina, discuterai di tecnica con altri appassionati, potrai avere informazioni direttamente dalle “pagine azzurre” della FIPSAS, scambierai esperienze su nuove immersioni, sarai subacqueo fra subacquei ABBONATI A DEEP e fai conoscere la rivista anche ad altri. L’abbonamento ad un anno (sei numeri) ha un costo davvero contenuto: potrai abbonarti versando e 13.00 sul c.c. postale n. 18195404 ed inviando la ricevuta a Editrice La Mandragora Via Selice n. 92 - 40026 Imola (BO), tel. 0542/642747 Abbonandoti potrai, con poco, aiutare e sostenere DEEP per proseguire insieme la nostra avventura profonda. Simsi 2 06 imp.indd 46 02/11/2006 15.32.38 Come iscriversi alla SIMSI La SIMSI – Società Italiana Medicina Subacquea ed Iperbarica – è un’associazione non a scopo di lucro, nata nel 1977 per promuovere l’acquisizione e lo scambio dei dati scientifici nel campo delle attività subacquee e delle applicazioni dell’iperbarismo attraverso ricerche, pubblicazioni ed incontri. La SIMSI è riconosciuta, a livello internazionale, tra le più attive società scientifiche impegnate nella ricerca sulle modificazioni fisiopatologiche dell’uomo sott’acqua e sugli effetti dell’ossigeno iperbarico sull’organismo, in condizioni normali e patologiche. La maggioranza dei soci SIMSI è costituita da medici specialisti in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee e in Anestesia e Rianimazione, nonché da ricercatori e studiosi interessati allo sviluppo delle conoscenze sia nel settore subacqueo sia in quello iperbarico. I medici della SIMSI che gestiscono gran parte dei centri iperbarici presenti sul territorio nazionale forniscono, nell’ambito della Medicina Subacquea ed Iperbarica, assistenza e consulenza in termini di prevenzione, sicurezza, cura e gestione delle emergenze. Gli scopi e le finalità dell’Associazione sono contenute nello Statuto Associativo comprendente anche i principi di comportamento ai quali gli Associati debbono attenersi. La SIMSI è presente su tutto il territorio nazionale attraverso Rappresentanti Regionali e Gruppi di Studio. Essere soci dà diritto a… Form Il/la sottoscritto/a • Ricevere Medicina Subacquea ed Iperbarica, rivista ufficiale della Società e il bollettino “SIMSInforma” pubblicati con periodicità trimestrale. • Sconto sulla quota di iscrizione ai Congressi SIMSI. • Essere ammessi ai Corsi teorico-pratici SIMSI. • Partecipare ai gruppi di studio della SIMSI. • Ricevere i premi attribuiti nei congressi SIMSI. Per iscriversi basta… • • • Simsi 2 06 imp.indd 47 Compilare il form allegato e/o scaricare dal sito (www.simsi. org) il modulo d’iscrizione in formato word e spedirlo a: SIMSI Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica Via Mario Fiore, 6 c/o Ospedale Santobono 80129 Napoli Entrambi i moduli dovranno essere debitamente compilati in ogni loro parte. Una commissione valuterà l’accettazione della richiesta che sarà resa effettiva alla ricezione del pagamento della quota associativa per l’anno in corso. Provvedere al pagamento della quota associativa di euro 50, tramite: Assegno Bancario non trasferibile intestato alla SIMSI da inviare al tesoriere dr Gianfranco Aprea - Via C. Cattaneo, 78 - 80128 Napoli, oppure Bonifico Bancario intestato alla SIMSI Credito Italiano ag. 14 - P.zza Medaglie d’Oro, 32 - Napoli C.C. 4370296 - ABI 02008 CAB 03414 IBAN IT46L completo dei dati identificativi del versante. Per i Soci basta procedere solo al pagamento della quota associativa ed indicare nella causale RINNOVO SIMSI e aggiungere l’anno. (SCRIVERE IN STAMPATELLO) Nome .......................................................................................... Cognome .................................................................................... Nato/a a ...................................................................................... il .................................................................................................. Residente a ................................................................................ Prov. ...................................................... Cap ............................. In Via .................................................................... n° ................. Tel. e fax...................................................................................... e-mail .......................................................................................... Codice fiscale ............................................................................. Partita IVA................................................................................... Specializzazione ........................................................................ Dati attività professionale: Ambulatorio USL Libera professione Clinica universitaria Ospedale Casa di cura Altra attività professionale Attività pratica in Medicina Subacquea Iperbarica ..................... .................................................................................................... .................................................................................................... Chiede di essere iscritto alla Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica con qualifica di Socio Ordinario, a norma di statuto. Firma ............................................................................................................. data ....................................... Si informa che i dati di cui alla presente fanno parte di un archivio finalizzato alla gestione ottimale della Società Italiana Medicina Subacquea ed Iperbarica. Tale archivio è gestito direttamente dal direttivo della SIMSI, ai sensi della legge 196/2003, che garantisce l’uso dei dati esclusivamente per la finalità sopra evidenziata. 02/11/2006 15.32.40 Simsi 2 06 imp.indd 48 02/11/2006 15.32.41