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1:25 Pagina 1 Cod. 01819128 22-01-1970 La vertigine vascolare: elementi anamnestico-clinici di sospetto diagnostico Giorgio Guidetti Alterazione della oculomotricità verticale: spia di malattia, possibili correlati fisiopatologici Domenico Tozzi Gli effetti vestibolari associati all’impianto cocleare multicanale Maurizio Negri, Giorgio Guidetti, Paola Benincasa, Massimo Contartese, Stefano Galli depositato presso il Ministero della Salute in data 04/02/2004 Copertina-Dicembre Copertina-Dicembre 22-01-1970 1:25 Pagina 2 Effetti farmacodinamici: studi volti ad evidenziare eventuali altri effetti, oltre a quelli sopra descritti, che sono alla base dell’efficacia terapeutica, hanno permesso di confermare che la somministrazione di VESSEL non mostra effetti anticoagulanti. RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE: VESSEL® 250 ULS CAPSULE MOLLI VESSEL® 600 ULS/2 ML SOLUZIONE INIETTABILE 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA: Capsule molli: Sulodexide ULS 250 Fiale: Sulodexide ULS 600 Per gli eccipienti, vedere 6.1 3. FORMA FARMACEUTICA: Capsule molli Soluzione iniettabile per somministrazione intramuscolare ed endovenosa 4. INFORMAZIONI CLINICHE: 4.1 Indicazioni terapeutiche: Ulcere venose croniche. 4.2 Posologia e modo di somministrazione: VESSEL® 250 ULS CAPSULE MOLLI: 1 capsula 2 volte al dì, lontano dai pasti. VESSEL® 600 ULS/2 ML SOLUZIONE INIETTABILE: 1 fiala al dì, per via i.m. od e.v. Orientativamente si consiglia di iniziare la terapia con le fiale e, dopo 15-20 giorni, proseguire con le capsule per 30-40 giorni. Il ciclo terapeutico completo va ripetuto almeno due volte l’anno. A giudizio del medico, la posologia può essere variata in quantità e frequenza. 4.3 Controindicazioni: Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, verso l’eparina e gli eparinoidi. Diatesi e malattie emorragiche. 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego: VESSEL, per le sue caratteristiche farmaco-tossicologiche, non presenta particolari precauzioni d’uso. Comunque, nei casi in cui sia anche in atto un trattamento con anticoagulanti, è consigliabile controllare periodicamente i parametri emocoagulativi. Tenere fuori dalla portata dei bambini. 4.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione: Essendo Sulodexide una molecola eparino-simile può aumentare gli effetti anticoagulanti dell’eparina stessa e degli anticoagulanti orali se somministrato contemporaneamente. 4.6 Gravidanza e allattamento: Per motivi cautelativi, se ne sconsiglia l’uso in gravidanza, anche se gli studi di tossicità fetale non hanno messo in evidenza effetti embrio-feto-tossici. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari: VESSEL non influisce o influisce in modo trascurabile sulla capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati: Segnalati occasionalmente: Capsule molli: disturbi dell’apparato gastroenterico con nausea, vomito ed epigastralgie. Fiale: dolore, bruciore ed ematoma in sede di iniezione. Inoltre, in rari casi, si può avere sensibilizzazione con manifestazioni cutanee o in sedi diverse. 4.9 Sovradosaggio: L’incidente emorragico è l’unico effetto ottenibile da un sovradosaggio. In caso di emorragia occorre iniettare, come si usa nelle ‘emorragie epariniche’, solfato di Protamina all’1% (3 ml i.v. = 30 mg). 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE: L’attività del Sulodexide si esplica mediante una spiccata azione antitrombotica sia sul versante arterioso che venoso. 5.1 Proprietà farmacodinamiche: Categoria farmacoterapeutica: Sulodexide è classificato tra i farmaci antitrombotici eparinici Codice ATC: B01AB11. Meccanismo d’azione: Numerosi studi clinici condotti somministrando il prodotto per via parenterale ed orale, dimostrano che l’attività antitrombotica del Sulodexide è dovuta all’inibizione dose-dipendente di alcuni fattori coagulativi tra cui, in primo luogo, il fattore Xattivato, mentre l’interferenza con la trombina, restando a livelli poco significativi, evita in genere le conseguenze di una azione anticoagulante. L’azione antitrombotica è sostenuta anche dall’inibizione della adesività piastrinica e dall’attivazione del sistema fibrinolitico circolante e di parete. Il Sulodexide, inoltre, normalizza i parametri viscosimetrici che di solito si ritrovano alterati in pazienti con patologie vascolari a rischio trombotico: tale attività si esercita principalmente mediante la riduzione dei valori di fibrinogeno. Il profilo farmacologico sin qui descritto per Sulodexide, è completato dalla normalizzazione dei valori lipidici alterati, ottenuta mediante attivazione della lipoproteinlipasi. 5.2 Proprietà farmacocinetiche: a) caratteristiche generali del principio attivo Sulodexide presenta un assorbimento attraverso la barriera gastrointestinale dimostrabile in base agli effetti farmacodinamici dopo somministrazione per via orale, intraduodenale, intraileale e rettale nel ratto di Sulodexide marcato con fluoresceina. Sono state dimostrate le correlazioni dose-effetto e dose-tempo nel ratto e nel coniglio previa somministrazione per le vie sopraelencate. La sostanza marcata si accumula inizialmente nelle cellule dell’intestino per poi essere liberata dal polo sierico nel circolo sistemico. La concentrazione della sostanza radioattiva aumenta nel tempo significativamente a livello di cervello, rene, cuore, fegato, polmone, testicolo, plasma. Prove farmacologiche eseguite nell’uomo con somministrazioni i.m. e i.v. hanno dimostrato relazioni lineari dose-effetto. Il metabolismo è risultato principalmente epatico e l’escrezione principalmente urinaria. L’assorbimento dopo somministrazione orale nell’uomo, studiato con il prodotto marcato, ha evidenziato che un primo picco ematico si determina alle 2 ore ed un secondo picco tra la quarta e la sesta ora, dopo di che il farmaco non è più determinabile nel plasma e ricompare verso la dodicesima ora, rimanendo quindi costante fin verso la quarantottesima ora. Questo costante valore ematico riscontrato dopo la dodicesima ora è probabilmente dovuto al lento rilascio del farmaco da parte degli organi di captazione ed in particolare dell’endotelio dei vasi. Escrezione urinaria: utilizzando il prodotto marcato, si è registrata una escrezione urinaria media del 55,23% della radioattività somministrata, nell’arco delle prime 96 ore. Tale eliminazione mostra un picco attorno alle 12 ore, con un valore medio urinario, nell’intervallo 0-24 ore, del 17,6% della dose somministrata; un secondo picco attorno alla 36ma ora, con eliminazione urinaria tra le 24-48 ore del 22% della dose; un terzo picco attorno alla 78ma ora con un’eliminazione di circa il 14,9% nel periodo 48-96 ore. Dopo 96 ore non è più rilevabile la radioattività nei campioni raccolti. Escrezione fecale: la radioattività totale recuperata nelle feci è del 23% nelle prime 48 ore, dopo di che non è più rilevabile la sostanza marcata. b) caratteristiche di particolare interesse per il paziente L’attività terapeutica di VESSEL è stata sempre valutata in pazienti affetti da patologie vascolari con rischio trombotico, sia sul versante arterioso che venoso. Il farmaco ha dimostrato particolare efficacia in pazienti anziani ed in pazienti diabetici. 5.3 Dati preclinici di sicurezza: - Tossicità acuta: somministrato nel topo e nel ratto, non provoca alcuna sintomatologia tossica sino alle dosi di 240 mg/kg per os; la DL50 nel topo è di >9000 mg/kg/os e 1980 mg/kg/i.p.; nel ratto la DL50 è sempre >9000 mg/kg/os e 2385 mg/kg/i.p. - Tossicità subacuta: somministrato per 21 giorni os alla dose di 10 mg/kg nel cane, non ha dato luogo a fenomeni di intolleranza, a variazioni dei parametri ematochimici ed a modificazioni anatomo-patologiche dei principali organi. - Tossicità cronica: somministrato per os per 180 giorni alla dose di 20 mg/kg nel ratto e nel cane, non ha presentato al termine del trattamento alcuna variazione di rilievo del quadro ematologico, dei parametri urinari e fecali e dei parametri istologici a carico dei principali organi. - Tossicità fetale: alle prove di tossicità fetale nel ratto e nel coniglio (25 mg/kg per os) è risultato privo di effetti embrio-feto-tossici. - Mutagenesi: risulta sprovvisto di attività mutagena nei seguenti tests: Ames; sintesi riparativa non programmata di DNA in linfociti umani (UDS); non disgiunzione in Aspergillus; crossing over in Aspergillus; soppressori di metionina in Aspergillus. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE: 6.1 Elenco degli eccipienti: VESSEL® 250 ULS CAPSULE MOLLI Sodio laurilsarcosinato, silice precipitata, trigliceridi, gelatina, glicerolo, sodio p-ossibenzoato di etile, sodio p-ossibenzoato di propile, biossido di titanio E 171, ossido di ferro rosso E 172. VESSEL® 600 ULS/2 ML SOLUZIONE INIETTABILE Sodio cloruro, acqua per preparazioni iniettabili. 6.2 Incompatibilità: Sulodexide, essendo un polisaccaride acido, se somministrato in associazioni estemporanee può reagire complessandosi con tutte le sostanze basiche. Le sostanze in uso comune incompatibili nelle associazioni estemporanee per fleboclisi, sono: vitamina K, vitamine del complesso B, idrocortisone, jaluronidasi, gluconato di calcio, sali di ammonio quaternario, cloramfenicolo, tetracicline, streptomicina. 6.3 Periodo di validità: A confezionamento integro: 5 anni. 6.4 Speciali precauzioni per la conservazione: Nessuna speciale precauzione per la conservazione. 6.5 Natura e contenuto del contenitore: VESSEL® 250 ULS CAPSULE MOLLI: Astuccio di cartone contenente 2 blister da 25 capsule molli cadauno. VESSEL® 600 ULS/2 ML SOLUZIONE INIETTABILE: Astuccio di cartone contenente vaschetta di polistirolo da 10 fiale di soluzione iniettabile in vetro scuro. 6.6 Istruzioni per l’uso: Nessuna istruzione particolare. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: ALFA WASSERMANN S.p.A. Sede legale: Contrada S. Emidio, s.n.c. - 65020 ALANNO (Pescara) Sede amministrativa: Via Ragazzi del ‘99, 5 - 40133 BOLOGNA 8. NUMERO(I) DELL’AUTORIZZAZIONE (DELLE AUTORIZZAZIONI) ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: 50 capsule molli 250 ULS: A.I.C. n° 022629113 10 fiale 600 ULS: A.I.C. n° 022629101 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE: 24/02/1982 - 01/06/2000. 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO: Decreto N° 339 del 23/7/2003. otoneurologia 2000 Serie editoriale: CLINICAL CASE MANAGEMENT Aggiornamento periodico: OTONEUROLOGIA 2000 Dicembre 2005 / n. 22 Coordinamento Scientifico: Dr. Giorgio Guidetti Audio-Vestibologia e Rieducazione Vestibolare Azienda Unitaria Sanitaria Locale di Modena Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e-mail: [email protected] Coordinamento editoriale: Mediserve otoneurologia 2000 Dicembre 2005 / n. 22 SOMMARIO La vertigine vascolare: elementi anamnestico-clinici di sospetto diagnostico . . . . 3 G. Guidetti Alterazione della oculomotricità verticale: spia di malattia, possibili correlati fisiopatologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 D. Tozzi Gli effetti vestibolari associati all’impianto cocleare multicanale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 M. Negri, G. Guidetti, P. Benincasa, M. Contartese, S. Galli © 2005 MEDISERVE S.r.l Milano - Firenze - Napoli OTONEUROLOGIA . . otoneurologia 2000 | numero 22 | DICEMBRE 2005 LA VERTIGINE VASCOLARE: ELEMENTI ANAMNESTICO-CLINICI DI SOSPETTO DIAGNOSTICO Giorgio Guidetti Audio-Vestibologia e Rieducazione Vestibolare - Azienda Unitaria Sanitaria Locale di Modena E-mail: [email protected] Introduzione Le vertigini, i disturbi dell’equilibrio, i ronzii auricolari sono spesso i primi sintomi di una difficoltà di circolazione nel cervello o nel labirinto ed occorre identificare la malattia che provoca la riduzione della portata sanguigna nei vasi cerebrali o dell’orecchio interno (lesioni o placche nelle arterie del collo, problemi cardiaci, malattie varie delle arterie o del sangue, aumento del colesterolo, ipertensione, ecc.), per evitare un peggioramento della malattia che potrebbe provocare nel tempo danni maggiori, non ultimo un ictus. La scelta della terapia e la sua efficacia risentono molto della precisione diagnostica, soprattutto nel paziente anziano che può presentare diverse cause concomitanti, e che spesso fa uso di molti farmaci, alcuni dei quali potrebbero a loro volta causare le vertigini. La certezza della diagnosi richiede spesso la collaborazione di molti specialisti, perché possono essere necessari numerosi esami e consulenze (esami di sangue, accertamenti cardiologici, internistici, angiologici, oftalmologici, neurologici e otorinolaringoiatrici, TC o Risonanza Magnetica, esame Doppler, ecc.) (vedi “La vertigine vascolare: il razionale della diagnosi e della terapia”. Otoneurologia 2000 n.21 - Giugno 2005). L’identificazione di una linea guida razionale, tale da consentire una buona preci- sione diagnostica senza eccedere in accertamenti, rappresenterebbe un fondamentale ausilio per i diversi specialisti coinvolti nella diagnosi e nella terapia dei disturbi dell’equilibrio di natura vascolare. A tale scopo, è stato messo a punto il nuovo protocollo diagnostico-terapeutico illustrato in questo articolo. Presentato lo scorso giugno a Roma in una tavola rotonda dedicata alle vertigini vascolari, in occasione del XVIII IFOS World Congress della Federation of Otorino-laryngological Societies, il protocollo è stato successivamente oggetto di una Consensus Conference nazionale (“La Vertigine Vascolare - Consensus Conference sui Criteri Diagnostici”, Modena, 25-26 novembre 2005). L'obiettivo del protocollo è ottimizzare il percorso diagnostico e ridurre il numero di esami ai quali i pazienti vengono sottoposti. Protocollo diagnosticoterapeutico di vertigine vascolare in base allo studio VascVert Nei disturbi dell’equilibrio l’identificazione della causa è spesso difficile; in particolare l’ipotesi eziologica vascolare è formulata frequentemente in base solo a dati anamnestici o a markers bioumorali e neuroradiologici. Quando poi il sospetto diagnostico si restringe a disturbi del microcircolo ter- . 4 otoneurologia 2000 minale labirintico, la diagnosi eziologica rimane spesso più un’ipotesi che una certezza (vedi Box Fisiopatologia del microcircolo terminale labirintico). Ipotizzata l’eziologia vascolare, si rende necessario attuare una terapia causale con farmaci che agiscono sulla aggregazione piastrinica, la trombogenesi, il microcircolo e la viscosità ematica. L’elaborazione del nuovo protocollo diagnostico dei disturbi dell’equilibrio di natura vascolare è scaturito nell’ambito di una indagine retrospettiva condotta su pazienti con sindrome vertiginosa di verosimile origine vascolare, studio i cui risultati sono in corso di pubblicazione (Guidetti G. La terapia della vertigine vascolare nella pratica ambulatoriale: esperienza multicentrica Studio VascVert. Otorinolaringologia, in press). Nello studio VascVert sono stati coinvolti 46 Centri italiani di Vestibologia, con il coordinamento del Servizio di Vestibologia e Rieducazione Vestibolare dell’ Azienda USL di Modena. La casistica considerata, inerente al periodo luglio 2002-febbraio 2003, è stata di 315 pazienti ambulatoriali con disturbi cronici dell’equilibrio (44,1% di sesso maschile, 55,9% di sesso femminile, con età media di 66 anni). Scopo della valutazione è stato verificare: 1) l’affidabilità dei criteri abitualmente utilizzati per la diagnosi di vertigine vascolare e 2) l’efficacia di alcuni farmaci largamente utilizzati in questo campo per la loro attività antiaggregante piastrinica o antitrombotica. Criteri clinico-anamnestici per la diagnosi di vertigine vascolare I fattori di rischio più rappresentati nella casistica VascVert sono risultati: ipertensione arteriosa (71,7%), ipercolesterolemia (64,1%), patologia carotidea documentata . con esame doppler (45,7%) e familiarità per malattie cardiovascolari (59,7%). La diversa incidenza di fattori di rischio ha permesso di individuare un gruppo ad alto (AR) ed uno a basso (BR) rischio vascolare. La prevalenza dei fattori di rischio è risultata in questi soggetti nettamente superiore rispetto alla distribuzione del rischio cardiovascolare globale nella popolazione italiana (sulla base dei dati dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare). Questo dato, che emerge da una indagine retrospettiva, in cui è possibile che talune prevalenze risultino sottostimate in quanto soprattutto anamnestiche, suggerisce che i criteri clinico-anamnestici abitualmente utilizzati per la diagnosi di vertigine di natura vascolare possano essere considerati affidabili. Efficacia dei trattamenti adottati nella vertigine vascolare Nella casistica dello studio VascVert sono stati oggetto di valutazione: le caratteristiche cliniche della vertigine e la sua evoluzione nel tempo; gli effetti dei trattamenti adottati: antitrombotico (gruppo SDX: sulodexide) e antiaggregante (gruppo AAG: aspirina, ticlopidina). La casistica è stata suddivisa in base al trattamento antitrombotico o antiaggregante effettuato: gruppo trattato con sulodexide (SDX) 162 casi (51,4%); gruppo trattato con antiaggregante (AAG) 153 casi (48,6%), di cui 114 (74,5%) con acido acetilsalicilico e 39 (25,5%) con ticlopidina. I fattori di rischio erano distribuiti in modo omogeneo tra i gruppi tranne alcuni (eventi cerebrovascolari, cardiopatia ischemica, arteriopatia periferica, familiarità per disturbi cardiovascolari, ipertensione arteriosa) più frequenti nel gruppo AAG, che delineavano un pregresso maggior rischio per patologia La vertigine vascolare: elementi anamnestico-clinici di sospetto diagnostico 5 FISIOPATOLOGIA DEL MICROCIRCOLO TERMINALE LABIRINTICO Il sistema circolatorio cerebrale è definibile come una rete vascolare terminale multianastomotica, la cui regolazione è assicurata da vari meccanismi fisiologici che tendono a mantenere costante il flusso ematico nei diversi distretti. La caratteristica emodinamica peculiare della microcircolazione cerebrale è l’autoregolazione del flusso, che si traduce nel controllo delle resistenze vascolari intracraniche. La circolazione cerebrale è peraltro complessa e tuttora non ben conosciuta in alcuni dei suoi aspetti, soprattutto per quanto riguarda il circolo posteriore o Vertebro-Basilare, che irrora la maggior parte delle strutture neurali coinvolte nella funzione dell’equilibrio statico e dinamico. Infatti, le arterie del circolo vertebro-basilare provvedono alla vascolarizzazione del tronco dell’encefalo, del cervelletto e dell’orecchio interno. La circolazione posteriore ha una portata di circa 200 ml/min, cioè circa il 30% della portata del circolo carotideo. Il flusso in rapporto alla quantità di sostanza nervosa alla quale esso è destinato, però, nel distretto VB è di 59 ml/100 g/min, mentre nel sistema anteriore carotideo è di circa 50 ml/100 g/min. Nel distretto cerebrale posteriore vi è dunque una maggior necessità di metaboliti e ciò implica indirettamente una maggiore vulnerabilità di queste aree all’ischemia. L’insufficienza circolatoria si esprime più precocemente a carico dei distretti irrorati dall’arteria uditiva interna, a causa delle scarse capacità di adattamento della vascolarizzazione di tipo terminale del labirinto. L’arteria uditiva interna (Figura 1) ha un calibro non superiore a 0.1 mm e nasce dall’ACAI nell’80% dei casi e nel restante 20% dall’ACPI o direttamente dall’arteria basilare. c. semicircolare anteriore c. semicircolare posteriore arteria cerebellare antero-inferiore sacco endolinfatico dotto endolinfatico nervo utricolare utricolo arteria uditiva interna nervo vestibolare nervo cocleare seno endolinfatico dotto cocleare apice base c. semicircolare orizzontale ampolla sacculo nervo sacculare ganglio spirale Figura 1. Decorso dell’arteria uditiva interna nel meato acustico e vascolarizzazione dell’orecchio interno. . 6 otoneurologia 2000 Disturbi del microcircolo labirintico Sede occlusione Schema Sintomi Vertigini Sordità Acufeni Dopo l’origine dell’arteria vestibolare anteriore (che irrora la macula dell’utricolo, il canale semicircolare superiore e quello orizzontale) prende il nome di arteria cocleare comune (ACC) e si biforca nell’arteria cocleare Arteria Labirintica (a. Uditiva Interna) propria (del calibro di 0.06 mm e che irrora i 3/4 superiori della coclea) e nell’arteria vestibolo-cocleare (del calibro di 0.07 mm e che irrora la macula del sacculo ed il canale poste- Arteria Cocleare Comune riore con la sua branca vestibolare e il 1/4 basale della coclea con la sua branca cocleare). L’ultima anastomosi importante è perciò quella tra arteria cocleare propria e branca cocleare dell’arteria vestibolo-cocleare, dalle quali partono arterie radiate di tipo Arteria Cocleare Propria Arteria Vestibolare Anteriore Arteria Cocleo Vestibolare Figura 2. Schema dei disturbi otoneurologici in rapporto alla sede di occlusione del microcircolo labirintico. . terminale. Una certa importanza ha anche l’arteria subarcuata, che nasce dall’ACAI subito dopo l’arteria uditiva interna, si porta nell’antro mastoideo e stabilisce rapporti con la circolazione dell’orecchio interno attraverso la capsula labirintica, rappresentando un possibile circolo anastomotico suppletivo in caso di deficit dell’irrorazione labirintica. Questa rete arteriosa presenta comunque notevoli variazioni interindividuali. In Figura 2 sono schematizzate le più frequenti cause di danno vestibolare, prodotte da occusione in sedi differenti del microcircolo labirintico, che determinano disturbi di interesse otoneurologico: vertigini, sordità, acufeni. La vertigine vascolare: elementi anamnestico-clinici di sospetto diagnostico vascolare cerebrale e cardiaca tale da richiedere già in precedenza una profilassi secondaria con acido acetilsalicilico o, nei casi di intolleranza, con ticlopidina. Per quanto riguarda il sintomo vertigine rotatoria è stata analizzata la gravità della sintomatologia (lieve, media, intensa), la durata nel tempo (acuta, subacuta ricorrente e cronica) e il tipo (soggettivo od oggettivo). In un terzo dei casi si trattava di episodi ricorrenti di vertigine (34,6%), seguivano le forme subacute (29,2%), meno frequenti quelle croniche (16,9%) e acute (10,3%). Non vi erano inizialmente differenze statisticamente significative tra i gruppi. Dopo due mesi di terapia, i trattamenti antiaggregante e antitrombotico (sulodexide), insieme considerati, hanno determinato riduzione significativa dei casi di vertigine (da 90% a 61,1%) e di instabilità (da 88,9% a 54%), ridotta incidenza dei sintomi neurovegetativi (da 45,7% a 20,6%), cefalea (da 34,6% a 19,7%) e miglioramento degli esami di bedside examination: test di Unterberg (da 17,1% a 7,3%), head shaking test (da 23,5% a 9,5%), prova indice-naso (da 4,8% a 2,2%, nistagmo spontaneo (da 15,9% a 4,4%). Non sono stati sostanzialmente modificati altri sintomi come ipoacusia e acufeni. La valutazione dell’handicap nella vita quotidiana è stata realizzata con due scale autocompilate. Dopo la terapia si sono significativamente ridotti lo score medio complessivo del DHI (Dizziness Handicap Inventory) da 52 a 39 e l’indice di Disability da 0,44 a 0,33. Il miglioramento si è avuto per ambedue i trattamenti, con una differenza significativa a vantaggio della terapia con sulodexide (p<0,01) nel confronto tra i gruppi complessivi e nel sottogruppo BR, mentre nel gruppo AR non vi erano differenze tra trattamento antitrombotico ed antiaggregante. 7 migliorano i sintomi soggettivi, ad eccezione dell'ipoacusia, legata ad una degenerazione neuronale cocleare e delle vie acustiche centrali non modificabile o compensabile da altri organi o strutture. Antitrombotico o antiaggregante? Particolarmente importante per la valutazione dell’efficacia della terapia è l'andamento soggettivo dei disturbi dell’equilibrio, cioè dei sintomi per i quali il paziente si è rivolto allo Specialista. La vertigine e l’instabilità migliorano in modo statisticamente significativo con entrambi i trattamenti. A parità di caratteristiche iniziali dei sintomi, l’efficacia di sulodexide risulta comunque maggiore e tale effetto è più significativo nei soggetti a minore rischio vascolare. Quest'ultima osservazione è confermata dalle risposte ai questionari sull’impatto della patologia vertiginosa sulla vita quotidiana. Nel complesso, appare evidente che il trattamento con sulodexide o con antiaggregante riduce significativamente sia il livello di handicap nella vita quotidiana (analizzato da DHI), che il numero delle situazioni in grado di scatenare o peggiorare la sintomatologia (analizzato da Disability). I farmaci utilizzati risultano efficaci. La maggioranza dei parametri studiati migliora infatti dopo il trattamento: in particolare Flow-Chart diagnostico-terapeutica in base allo studio VascVert Dalla valutazione della casistica VascVert è emersa la proposta del nuovo protocollo diagnostico-terapeutico della vertigine vascolare, illustrato nella Figura 3. I risultati dell’indagine VascVert inducono a ritenere che identificare fattori di rischio vascolari all’anamnesi o mediante esami di laboratorio e strumentali possa supportare un’ipotesi di vertigine vascolare e che sia ragionevole trattarla farmacologicamente con farmaci antitrombotici o antiaggreganti. . 8 otoneurologia 2000 VERTIGINE VASCOLARE Flow-Chart Diagnostico-Terapeutica Punteggi Tratto da: La terapia della vertigine vascolare nella pratica ambulatoroale: esperienza multicentrica (Studio VascVert). G. Guidetti, Otorinolaringologia Dic.2005 (in press) Figura 3. Protocollo diagnostico-terapeutico realizzato in base ai risultati dello studio VascVert. . La vertigine vascolare: elementi anamnestico-clinici di sospetto diagnostico In particolare non appare necessario modificare la terapia con antiaggreganti nei pazienti con maggior rischio vascolare. Il trattamento con sulodexide pare invece più indicato nei soggetti a rischio vascolare medio-basso. Nei casi, non infrequenti, di incertezza diagnostica, l’impiego come terapia ex adjuvantibus può, nei casi di risposta favorevole, comprovare la correttezza diagnostica. Questi promettenti risultati derivati dalla pratica clinica pongono le basi per successive indagini, che potranno dare ulteriori conferme sulle strategie da applicare per un corretto inquadramento diagnostico e terapeutico della vertigine vascolare. 9 Bibliografia - Barbanti M, Guizzardi S, Calanni F, Marchi E, Babbini M. Antithrombotic and thrombolytic activity of sulodexide in rats. Int J Clin Lab Res 1992;22:179-84. - Bendixen BH, Adams HP. Ticlopidine or clopidogrel as alternatives to aspirin in prevention of ischemic stroke. Eur Neurol 1996;36:256-7. - Baloh R. Differentiating between peripheral and central causes of vertigo. Otolaryngol Head Neck Surg 1998;119:55-9. - Baloh R. Vertebrobasilar insufficiency and stroke. 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Il frequente riscontro nella pratica clinica di anomalie del nistagmo otticocinetico (NOC) verticale ha suggerito il presente studio. Allo scopo sono state esaminate le ultime 100 schede nosologiche, relative al periodo 2003/2004. L’analisi per età e per presenza della anomalia in oggetto “deficit del NOC verticale” ha delineato 4 classi: IA e IIA (pazienti inferiori e superiori a 60 anni) con presenza della anomalia ed IB e IIB (pazienti inferiori e superiori a 60 anni) con assenza. Questi dati sono stati crociati con la presenza o meno di due correlati: 1. correlato A (CR.A): presenza di nistagmo .spontaneo, rivelato od evocato battente .sul piano verticale (a significato incerto); 2. correlato B (CR.B): presenza di anomalie .dell’ABR, preponderanza direzionale (PD), .del test di soppressione visiva (VST) e dei .riflessi stapediale (RS), patognomonici di .sofferenza centrale. La presenza dei correlati “A” (CR.A) è risultata bassa in tutte le classi. Molto significativa è risultata l’incidenza dei correlati centrali (CR.B) nelle classi IA e IIA (57% e 50%), rispetto alle classi IB e IIB (23% e 20%). Lo studio conferma lo scarso valore topodiagnostico del nistagmo verticale isolato e documenta, in relazione all’elevata incidenza di correlati centrali nelle classi con deficit del NOC verticale, l’alta sensibilità ed utilità del test per il miglioramento della topodiagnosi della vertigine centrale. Lo studio, prevalentemente retrospettivo, condotto sulle schede nosologiche dei pazienti afferiti al nostro ambulatorio di Audiovestibologia, ha lo scopo di valutare l’incidenza delle alterazioni del NOC verticale, di verificare l’eventuale presenza di altri segni, vestibolari e/o audiologici, significativi di sofferenza centrale, di ricercare correlati semeiologici, spontanei-rivelati evocati o provocati, a significato fisiopatologico specifico. Un sistema molto complesso di vie nervose consente la rappresentazione a livello corticale dello spazio e dei movimenti, permettendo attraverso meccanismi soprattutto riflessi, e in parte volontari, l’ottimizzazione della visione. Input provenienti da recettori retinici, vestibolari e propriocettivi, prevalentemente del collo, per vie diverse raggiungono stazioni comuni o comunque molto integrate, da cui . 12 otoneurologia 2000 partono risposte efficaci per il raggiungimento dello scopo. È a livello del collicolo superiore che verosimilmente si realizza l’integrazione degli input polisensoriali. La reticolare pontina paramediana (PPRF) e il nucleo preposito dell’ipoglosso (NPI) presiedono al controllo dei movimenti sul piano orizzontale, mentre il nucleo premotore del mesencefalo rostrale (riFLM) è considerato il generatore dei movimenti verticali. L’attività di inseguimento è provocata da informazioni che originano a livello della retina “fovea” e vengono trasmesse e integrate nel collicolo superiore, nella corteccia occipitale, nel cervelletto che, a loro volta, forniscono alla reticolare pontina e a quella mesencefalica informazioni inerenti la posizione del bersaglio e dei globi oculari, il piano, la direzione e la velocità di spostamento. La PPRF e la riFLM provvedono ad integrare questi dati e a fornire ai muscoli oculari l’attività fasica o tonica adeguata. La stabilità dell’asse visivo viene raggiunta attraverso movimenti dei bulbi oculari o della testa/bulbi che, a seconda del grado e velocità di spostamento, saranno lenti (pursuit) o rapidi (saccadici) ripetitivi (NOC) nel movimento dell’ambiente (1,2). L’indagine otoneurologica nel nostro laboratorio di audiovestibologia segue attualmente questa strategia. Sono previsti tre step diagnostici: I livello: anamnesi, studio in videoscopia del ny spontaneo, rivelato ed evocato, DST; eventuale es. audio-impedenzometrico (nel sospetto di malattia di Ménière, di acufeni/ipoacusia improvvisa); es. VEMPs (neuroniti). II livello: esame cocleo-vestibolare (audioimpedenzometrico, videonistagmografia: Ny spontaneo, Ny rivelato, prove caloriche); . III livello: es. ABR ed oculomotricità. Il ricorso al terzo livello si attua nei pazienti che presentano segni di sospetta sofferenza centrale, e tutte le volte che permangono dubbi circa la sede della sofferenza. Frequente è stato il riscontro, nella pratica clinica, di “alterazioni dell’oculomotricità verticale”, spesso isolate, rappresentate da riduzione marcata del gain per lo più in una sola direzione e prevalentemente verso il basso. Tutte le volte che si è fatto ricorso all’esame per immagine “RMN del tronco-encefalo con mezzo di contrasto” non si è avuto riscontro di conferma. Da qui la domanda: si tratta di segnale di sofferenza minima del tronco? Nasce così l’idea dello studio attuale retrospettivo, condotto sulle schede nosologiche dei pazienti che hanno effettuato l’approfondimento diagnostico, III livello, nel periodo che va dal 12/01/03 al 24/11/04. La ricerca bibliografica sull’argomento del resto, ha dato risultati contrastanti. Se da un lato sono numerosi gli studi che correlano alterazioni dei saccadici del pursuit, e talora del NOC, a patologie maggiori del tronco-encefalo, cervelletto, nuclei della base e corteccia, la maggior parte dei lavori utilizzano solo il NOC orizzontale (3). In un lavoro effettuato su una popolazione di bambini affetti da patologie dismetaboliche congenite viene valutato anche il NOC verticale con evidenza di alterazioni, talora esclusive sul piano verticale (4). In un momento in cui “l’immagine” la fa da padrona, viene da chiedersi se ha senso curare la clinica dei danni subclinici, per finire nella palude dell’area grigia che caratterizza il confine inestricabile tra patologia ed involuzione!Di contro abbiamo esperienza quotidiana di “dossier ricchissimi di immagine senza diagnosi”! Alterazione della oculomotricità verticale: spia di malattia, possibili correlati fisiopatologici Lo studio si divide in due parti: Analisi retrospettiva, su campioni del 2003 e del 2004. Presentazione di alcuni casi clinici recentemente venuti all’osservazione, utili ai fini della discussione. 13 profondimento diagnostico di terzo livello. Il campione è stato diviso per presenza/ assenza della alterazione in esame “riduzione del gain del NOC verticale” e per età, confine fissato a 60 anni. Si sono determinate in questo modo quattro classi: Materiali Per lo studio dei potenziali evocati uditivi e dei VEMPs utilizziamo MK 22 dell’Amplaid. Per lo studio vestibolare e dell’oculomotricità utilizziamo il sistema VNG della Synapsis. Metodi Nell’uomo è stato identificato un NOC corticale e sottocorticale. Il NOC corticale, indicato come “look”, sembra utilizzare vie genicolo-striate ed è correlato col meccanismo del pursuit; il sottocorticale, indicato come “stare” sembra utilizzare vie ottiche accessorie ed è correlato con l’attivazione dei recettori periferici della retina. Il primo è più influenzato dall’attenzione, mentre il secondo ha più carattere riflesso ed è maggiormente influenzato dalle vie vestibolari (3). Studio dell’oculomotricità verticale verso l’alto e verso il basso per 20 secondi. Classe IA = inferiore a 60 anni NOC alterato, 34 pazienti. Classe IB = inferiore a 60 anni NOC normale, 36 pazienti. Classe IIA = superiore a 60 anni NOC alterato,18 pazienti. Classe IIB = superiore a 60 anni NOC normale, 12.pazienti. Si è proceduto quindi alla ricerca di “correlati” (CR.) utili ai fini dello studio: CR.A = presenza di nistagmo spontaneo/rivelato/evocato battente sul piano verticale; CR.B = presenza di rilievi otoneurologici indicativi di patologia centrale - potenziali evocati uditivi (ABR), preponderanza direzionale (PD) - test di soppressione visiva (VST) e riflesso stapediale (RS). Velocità del Target = 16°/s. Nella classe IA il correlato CR.A si è riscontrato nell’8% dei casi, mentre il CR.B nel 57% dei casi (Tabella 1). Patologici = gain < 0.3, gain differenziale alto/basso > 0.3. Nella classe IB il correlato CR.A si è riscontrato nel 9%, mentre il CR.B nel 23% dei casi. Analisi retrospettiva Procedendo a ritroso sono state esaminate 100 schede nosologiche relative a pazienti che con indicazioni varie erano giunti all’ap- Nella classe IIA il correlato CR.A si è riscontrato nel 2% mentre il CR.B nel 50% dei casi (Tabella 2). Nella classe IIB il correlato CR.A non si è riscontrato, mentre il CR.B nel 20% dei casi. . 14 otoneurologia 2000 TABELLA 1. Correlati CR.A e CR.B nella classe IA RIDUZIONE DEL NOC VERTICALE ABR PD VST RS INFERIORE 7 2 1 1 SUPERIORE 1 BIDIREZIONALE 1 1 DIFFERENZIALE 2 1 TOTALE 11 4 CR.A ASSENZA DI CORRELATI 5 3 1 1 4 2 2 2 14 TABELLA 2. Correlati CR.A e CR.B nella classe II A RIDUZIONE DEL NOC VERTICALE INFERIORE ABR PD 3 2 VST 3 1 1 2 1 6 3 I dati anamnestici e/o il bilancio semeiologico-strumentale che hanno suggerito l’approfondimento di terzo livello sono risultati: - Classe IA = trauma: 1; correlati di sospetta - centralità: 26; imprecisati: 7; - Classe IB = trauma: 14; VPPB atipica: 4; rilievi semeiologici per vertigine propriocettiva: 2; neuronite: 2; imprecisati: 14; . ASSENZA DI CORRELATI 4 DIFFERENZIALE TOTALE CR.A 1 SUPERIORE BIDIREZIONALE RS 1 8 - Classe IIA = PD: 4; anisocoria: 1; imprecisati: 13; - Classe IIB = trauma: 1; imprecisati: 11. Da segnalare, infine, che nella classe IA e IB non si sono riscontrate alterazioni del NOC orizzontale, dei saccadici e del pursuit. Nelle classi IIA e IIB sono risultati normali i saccadici ed il NOC orizzontale con frequente riscontro di riduzione del guadagno del pursuit. Alterazione della oculomotricità verticale: spia di malattia, possibili correlati fisiopatologici 15 Casi clinici recenti Caso 1 Paziente M.L. maschio di anni 49 affetto da emicrania oftalmica. L’esame NOC verticale in crisi, fase prodromica, ha evidenziato riduzione del gain Figura 2. Paziente con emicrania oftalmica (vedi Figura 1). Reperto di normalità all’esame effettuato a 24 ore circa di distanza da una crisi. nelle due direzioni prevalentemente verso il basso (Figura 1). Un controllo lontano dalla crisi ha documentato test di normalità. Il controllo longitudinale, esame a 24 ore circa da una crisi, ha confermato il reperto di normalità (Figura 2). Caso 2 Paziente M.A., femmina, anni 30. All’APR = Episodi comiziali in trattamento con carbamazepina. Dato anamnestico: vertigini posizionali “posizione supina”. Figura 1. Paziente con emicrania oftalmica. L’esame NOC verticale in fase prodromica evidenzia riduzione del gain nelle due direzioni prevalentemente verso il basso. I livello: - Ny spontaneo = verticale superiore; . 16 otoneurologia 2000 nestico”. Il paziente C.L., anni 23, viene all’osservazione per vertigini soggettive metatraumatiche secondarie a “colpo di frusta”. Nega precedenti di rilievo. I livello: - Ny spontaneo = orizzontale 1° a sinistra; II livello: - Prove caloriche = iporeflettività vestibolare destra; - Audio-impedenzometrico = ipoacusia neu rosensoriale bilaterale, test di Metz ed Anderson negativi. III livello: - ABR = normale; - Oculomotricità = pursuit gain ridotto bilateralmente; NOC orizzontale = normale; NOC verticale = ridotto bilateralmente, pre- Figura 3. Paziente con vertigini posizionali in “posizione supina”. - Ny rivelato = mono-direzionale verticale superiore, non parossistico (Figura 3). II livello: - Prove caloriche: VST alterato; PD sin; - Audio-impedenzometrico: differenza interaurale di soglia Dx > sin; III livello: - ABR = normale - NOC verticale gain (superiore 0.5; inferiore 0.1). - NOC orizzontale nella norma: sinistro 0.6; destro 0.8. - Pursuit gain ridotto prevalentemente a destra (0.7 – 0.4 rispettivamente). Caso 3 Questo potremmo definirlo “cieco anam- . Figura 4. Paziente con vertigini soggettive metatraumatiche secondarie a “colpo di frusta”. NOC verticale ridotto bilateralmente, prevalentemente verso il basso. Alterazione della oculomotricità verticale: spia di malattia, possibili correlati fisiopatologici valentemente verso il basso (Figura 4). N.B. = Solo a questo punto vengono fornite le integrazioni anamnestiche relative all’anno 2002 di: RMN positiva per “cisti temporo-polare sinistra” ed EEG positiva per“sofferenza sottocorticale diffusa”. Discussione L’analisi dei risultati ha evidenziato notevole differenza percentuale tra il campione che presentava i correlati centrali (CR.B), classe IA e IIA (57% e 50%) rispetto al campione che non conteneva tali correlati classe IB, IIB (23% e 20%). Questo documenta l’attendibilità e l’alta sensibilità del test per lo studio delle patologie centrali. Come si evince dalle Tabelle 1 e 2, le alterazioni più frequenti sono risultate a carico dell’ABR, prevalentemente come alterazioni della morfologia della III e V onda “scarsa ripetibilità al test-retest”. I correlati nistagmo spontaneo/rivelato/evocato (CR.A), scarsamente rappresentati nelle classi IA ed IB (10% e 9%), non si sono evidenziati nelle classi IIA e IIB. Meritevole di segnalazione, pur nell’esiguità del campione, è la correlazione inversa riscontrata tra Ny diretto in alto e deficit del gain diretto in basso. Altro dato significativo è la prevalenza nel campione a NOC normale (IB) di traumi cervicali “colpo di frusta”, verosimilmente normali, o di altre patologie non centrali (VPPB/neuronite, propriocettive o extravestibolari), rispetto al campione a NOC alterato. Un dato meritevole di approfondimento è la correlazione tra NOC verticale ed alterazioni dello smouth pursuit che in questa indagine è risultata bassa. Lo studio suggerisce queste considerazioni: La riduzione del gain del NOC verticale isolata, orienta per “possibile” patologia retrococleare a livello indefinibile. L’alterazione accompagnata da correlati 17 centrali, orienta per patologia “definita” retrococleare tronco-encefalica, in caso di positività dell’ABR e/o dei RS, a livello indefinibile nella positività del VST e PD. La diatriba nell’interpretazione del significato della positività del test tra segno di sofferenza/patologia o fisiologica involuzione, in relazione ai rilievi dei casi clinici 1 e 2, credo volga a favore della “sofferenza/screzio”. I nistagmi verticali senza riscontri di positività al bilancio otoneurologico restano di dubbia interpretazione. In conclusione, si può affermare che anomalie del “NOC verticale”, soprattutto se con correlati centrali, senza riscontro di positività dell’RMN, orientano per “sofferenza/involuzione o screzio “delle vie vestibolari tronco-encefaliche alte, non altrimenti documentabili! Il “NOC verticale” rappresenta un test sensibile, affidabile, di semplice esecuzione e costituisce un arricchimento degli strumenti a disposizione dell’otoneurologo per il miglioramento della topodiagnosi. Studi longitudinali per patologia potranno, eventualmente, verificarne l’utilità soprattutto nel monitoraggio clinico delle patologie vascolari. Si rimanda ad altri studi la conferma della prevalenza del deficit del NOC verso il basso ed il suo eventuale significato fisiopatologico. Bibliografia - Garbutt S, Harris CM. Abnormal vertical optokinetic nystagmus in infants and children. Br J Ophthalmology 2000;84:451-5. - Guidetti G. Diagnosi e terapia dei disturbi dell’equilibrio. Edizioni Marrapese, Roma 1997. - Kandel ER, Schwartz JH, Jessel TM. Principi di neuroscienze. 2a Ed. Casa Editrice Ambrosiana, Milano 1998. - Salami A, Taborelli G. Il nistagmo otticocinetico in camera ruotante. IV Giornata Italiana di nistagmografia clinica. Aprile 1984. . otoneurologia 2000 | numero 22 | DICEMBRE 2005 18 otoneurologia 2000 GLI EFFETTI VESTIBOLARI ASSOCIATI ALL’IMPIANTO COCLEARE MULTICANALE Maurizio Negri, Giorgio Guidetti, Paola Benincasa, Massimo Contartese, Stefano Galli Centro Impianti Cocleari - U.O. ORL AUSL Modena Ospedale “B. Ramazzini” Carpi (MO) - Direttore S. Galli E-mail: [email protected] Un “orecchio bionico”per il trattamento di elezione della sordità grave-profonda: l’impianto cocleare multicanale L’Impianto Cocleare (IC) multicanale o “Orecchio Bionico” è un dispositivo protesico che, attraverso una adeguata stimolazione elettrica delle terminazioni nervose acustiche, consente di riabilitare casi selezionati di ipoacusia neurosensoriale grave-profonda, quando la sordità abbia colpito l’orecchio interno: rappresenta pertanto un vero e proprio organo sensoriale artificiale (Figura 1). Il bambino affetto da ipoacusia profonda bilaterale utilizza l’IC come ausilio protesico che garantisca la detezione, la discriminazione, l’identificazione del linguaggio, affinché si organizzino le strutture corticali per il riconoscimento del messaggio verbale prima, e in un secondo momento, per lo sviluppo della produzione linguistica. L’adulto sordo post-verbale utilizza l’IC per ricevere, processare, decodificare e comprendere il messaggio in arrivo, avendo integre le abilità linguistiche a livello espressivo. La stimolazione elettrica del nervo acustico prevede l’inserimento chirurgico di . Figura 1. Schema delle componenti extra-corporee e interne di un impianto cocleare multicanale. elettrodi nella coclea; per questo motivo la metodica chirurgica prende il nome di impianto cocleare (Figura 2) L’IC è costituito da un’unità esterna e da una interna che viene inserita chirurgicamente nell’osso temporale: le due unità sono tra loro collegate da un sistema di induzione elettromagnetica transcutanea. Gli effetti vestibolari associati all’impianto cocleare multicanale A 19 La parte esterna (Figura 3) è costituita da: un microfono che capta gli stimoli sonori, li trasforma in energia elettrica e li invia al processore; un processore vocale che riceve e amplifica l’energia elettrica, seleziona e codifica gli elementi del messaggio sonoro più utili per la comprensione del linguaggio, e li invia alla parte interna attraverso l’antenna; un’antenna che trasmette, per via transcutanea, le informazioni ricevute al sistema di ricezione impiantato nell’osso temporale. B Scala tympani La parte interna (Figura 4) è costituita da: un ricevitore-stimolatore che viene inserito chirurgicamente nella regione mastoidea al di sotto del piano muscolo-cutaneo ed è a sua volta diviso in un’antenna ricevente e in circuiti elettronici che inviano il segnale agli elettrodi (Figura 5); gli elettrodi che sono generalmente inseriti in un supporto di silicone (array) che viene impiantato nella coclea. Scala media Scala vestibuli Organo del Corti Membrana di Reisiner Membrana basilare Cellule ciliate Elettrodi Fascio di elettrodi Nervo acustico Organo del Corti Cellule ciliate Elettrodi Fascio di elettrodi Nervo acustico Membrana basilare Membrana di Reisner Scala vestibuli Scala media Scala tympani Figura 2. Impianto cocleare multicanale (A) di array di elettrodi, con inserimento (B) del supporto in silicone nei giri basale e medio della scala timpanica. Con il termine di IC si intende però, oltre al dispositivo protesico e all’atto chirurgico del suo inserimento nell’osso temporale anche l’insieme delle procedure per la selezione dei candidati, il fitting e la riabilitazione post-chirurgica dei pazienti impiantati. L’evoluzione in campo tecnologico dell’IC e il continuo miglioramento delle strategie di mappaggio hanno contribuito negli ultimi anni ad estendere l’indicazione all’IC anche a pazienti in età avanzata o che presentano condizioni anatomiche un tempo definite sfavorevoli, come la presenza di malformazioni o ossificazioni parziali dell’orecchio interno e la presenza di alcuni multi-handicaps associati alla sordità. In particolare, in questi ultimi pazienti viene data molta importanza alla reale necessità di voler comunicare attraverso il canale uditivo-verbale, quando le protesi acustiche non abbiano dato risultati favorevoli. . 20 otoneurologia 2000 3 2 1 2 1 1 4 3 3 A B 1. Microfono retroauricolare: viene agganciato al padiglione auricolare e ha la funzione di rilevare i suoni e inviarli al processore vocale. 2. Processore vocale (con modello a scatola o retroauricolare, con telebobina integrata): riceve i segnali dal microfono, analizza i suoni e li digitalizza, convertendoli in segnali codificati, che vengono poi inviati, tramite l'antenna, al ricevitore/stimolatore e quindi, come impulsi elettrici, agli elettrodi intracocleari e al nervo. 3. Antenna del trasmettitore: telebobina direttamente a contatto con il cuoio capelluto, contiene un magnete che ne assicura il corretto posizionamento rispetto alla parte impiantata. Invia il segnale codificato, attraverso la cute, al ricevitore/stimolatore interno, tramite radiofrequenze. 4. Impianto interno: ricevitore/stimolatore interno, che converte il codice in segnali elettrici. Figura 3. Componenti esterne dell’impianto cocleare: (A) con processore a scatola; (B) con processore retroauricolare. 1 2 5 4 Figura 4. Componenti interne dell’impianto cocleare. . 1. Antenna di ricezione. 2. Magnete: calamita che assicura il contatto tra componente esterna e interna dell’impianto cocleare. 3. Ricevitore/stimolatore: impiantato in una nicchia dell’osso temporale, decodifica il segnale ricevuto dall'antenna trasmettitrice in un piccolo impulso elettrico, che viene trasmesso agli elettrodi attraverso i cavetti. 4. Array degli elettrodi: supporto in silicone su cui sono posizionati gli elettrodi (in numero variabile, a seconda del modello impiantato). 5. Elettrodo a sfera negativo (reference electrode). Gli effetti vestibolari associati all’impianto cocleare multicanale 21 a. Rilevazione del suono. b. Invio dell’informazione al processore. c. Analisi dell’informazione e conversione in codice elettronico. d. Il segnale codificato viaggia via cavo fino al trasmettitore nella cuffia ricevente. Onde radio dal trasmettitore trasportano il segnale attraverso la cute all’impianto sottostante. e. L’impianto interno decodifica il segnale con l’informazione che determina quanta corrente elettrica deve pervenire ai differenti elettrodi. f. L’appropriata quantità di corrente elettrica raggiunge gli elettrodi selezionati. g. La posizione degli elettrodi stimolatori nella coclea determina frequenza o tono dei suoni. La quantità di corrente elettrica modula la forza del suono. h.Quando le terminazioni nervose nella coclea sono stimolate, il messaggio è inviato al cervello lungo il nervo acustico. Il cervello allora interpreta la stimolazione come suono significativo. Figura 5. Funzionamento dell’Orecchio Bionico. Ogni elaboratore vocale è programmato in base alle esigenze uditive del singolo paziente. Il cervello riceve le informazioni dal microfono che rileva il suono in microsecondi, per cui i suoni sono uditi in tempo reale. Complicanze nel post-operatorio L’intervento chirurgico di IC presenta globalmente una bassa morbilità, come mostrato nelle Tabelle 1 e 2, che fanno riferimento ad una popolazione di oltre 10 mila pazienti con IC (1); tra le complicanze minori viene descritta la possibilità di insorgenza di vertigine o disturbi dell’equilibrio. Solitamente, la comparsa di vertigini o disturbi dell’equilibrio avviene nelle prime 24-48 ore dopo l’intervento; i disturbi non sono invalidanti e scompaiono nel giro di pochi giorni. La sintomatologia vertiginosa è presente globalmente in meno del 5% degli operati (1), anche se è stata stimata dal 30% (2,3) al 75% (4) l’incidenza di un danno labirintico vestibola- TABELLA 1. Complicanze chirurgiche intraoperatorie Gusher Lesioni del nervo facciale Malposizionamenti dell’array elettrodico - Parziale introduzione dell’array nella rampa timpanica - Elettrodo fuori sede - Danno all’elettrodo . 22 otoneurologia 2000 TABELLA 2. Complicanze postoperatorie e percentuale di comparsa su 10004 pazienti impiantati con Nucleus 22‚ o Clarion‚ (5443 adulti e 4561 bambini) come riportato da Roland (1). NUCLEUS 22 R CLARION R COMPLICAZIONI % SUL TOTALE COMPLICAZIONI % SUL TOTALE STIMOLAZIONE NERVO FACCIALE 206 (2,05%) Infezione cutanea 87 (0,87%) PROBLEMI DI CICATRIZZAZIONE DELLA FERITA 141 (1,41%) Lesioni del nervo facciale 41 (0,41%) VERTIGINI-DISTURBI DELL’EQUILIBRIO 133 (1,33%) Necrosi della cute transitoria 85 (0,85%) MIGRAZIONE DELL’ ARRAY ELETTRODICO 40 (0,4 %) Acufeni 116 (1,16%) DANNI ALL’ARRAY ELETTRODICO 33 (0,33 %) Danni all’array elettrodico 113 (1,13%) ESTRUSIONE DELL’ ARRAY ELETTRODICO 18 (0,18%) Estrusione del ricevitore-stimolatore 91 (0,91%) FISTOLA PERILINFATICA 16 (0,16%) Meningite postoperatoria 7 (0,07%) re. Alcuni pazienti necessitano di una terapia medica con farmaci vestibolo-soppressori o di programmi di riabilitazione vestibolari personalizzati, in particolare i soggetti anziani. L’IC bilaterale espone ad un rischio maggiore di insorgenza di disturbi vestibolari e ad una più alta probabilità di persistenza nel tempo di questi sintomi, così come la presenza di malformazioni dell’orecchio interno o con patologie associate dell’apparato muscolo-scheletrico (propriocettivo) e dell’apparato visivo (5). Nei soggetti giovani, e in particolare nei bambini, la scomparsa dei sintomi vestibolari è agevolata dalla presenza di meccanismi di adattamento e di compenso . molto più efficaci rispetto all’adulto-anziano, con riduzione dell’utilizzo della terapia medica e riabilitativa (6). La comparsa di vertigini o disturbi dell’equilibrio nel post-operatorio è in generale una complicanza poco frequente. Vertigini e disturbi dell’equilibrio: condizioni predisponenti Patologie malformative dell’orecchio interno Circa il 20% dei bambini con ipoacusia neurosensoriale bilaterale grave-profonda Gli effetti vestibolari associati all’impianto cocleare multicanale 23 hanno associate anomalie dell’osso temporale dimostrate radiologicamente (8): common cavity (CC) deformity, incomplete partition (IP) o displasia di Mondini, hypoplastic cochlea (HP), vestibular aqueduct enlargement (VAE). Nella Figura 6 vengono riportate: una displasia di Mondini (4A-4B), e una common cavity (4C). Gravi disturbi della vista Nei pazienti affetti dalla cosiddetta Sindrome di Usher è presente contemporaneamente retinite pigmentosa, ipoacusia neurosensoriale e spesso si associa anche ipo-areflessia vestibolare (9). Età avanzata Negli anziani (10,11) la comparsa di sintomi vestibolari in percentuale non si discosta da quella riportata per i soggetti più giovani, ma può richiedere un periodo più lungo di terapia vestibolare. Fenomeno di Tullio Raramente la comparsa di vertigini può verificarsi per la somministrazione di una quantità di carica elevata durante il mappaggio (fenomeno di Tullio) (12). Impianto cocleare bilaterale La realizzazione di un IC bilaterale (5) potrebbe determinare una compromissione della funzione vestibolare mono o bilaterale; in questi casi la rieducazione vestibolare può richiedere più tempo. Figura 6. A. TC in proiezione assiale che evidenzia una displasia di Mondini. B. RMN pesata in T2 in proiezione assiale, che evidenzia una displasia di Mondini. C. TC in proiezione assiale che evidenzia una common cavity (freccia bianca e freccia nera). Ipofunzione vestibolare bilaterale pre-operatoria In presenza di ipofunzione vestibolare bilaterale pre-operatoria (pregressa meningite, dopo farmaci ototossici, malattia di Ménière bilaterale, ipoacusia da patologia . 24 otoneurologia 2000 autoimmune) (13), i disturbi dell’equilibrio e l’oscillopsia possono peggiorare dopo l’intervento di IC e richiedere una rieducazione vestibolare personalizzata. Vertigine parossistica posizionale benigna In alcuni pazienti sia nell’immediato postoperatorio che tardivamente è possibile la comparsa di vertigine parossistica posizionale benigna (14) che richiede una terapia riabilitativa con manovre liberatorie. Fistola perilinfatica Occasionalmente in presenza di una fistola perilinfatica (11,15) documentata con una TAC che mostra la presenza di aria nel vestibolo, le vertigini sono persistenti e possono scomparire spontaneamente con la chiusura della fistola (alla TAC di controllo non è più presente aria nel vestibolo) oppure richiederne la chiusura chirurgica con muscolo e colla di fibrina (16) dopo timpanotomia esplorativa. È per questo motivo che si enfatizza, durante l’intervento di IC, l’importanza dell’introduzione dell’array elettrodico nella rampa timpanica (Figura 7) e la chiusura della cocleostomia con frammenti di muscolo o fascia e colla di fibrina (Figura 8) per prevenire l’insorgere di una fistola perilinfatica e per evitare infezioni dell’orecchio interno. Figura 7. A. Accesso alla rampa timpanica cocleare. B. Cocleostomia promontoriale. C. Cocleostomia fenestrale. D. Array in situ nella coclea . Gli effetti vestibolari associati all’impianto cocleare multicanale 25 Muscolo + Colla di Fibrina DACRON R Figura 8. A. Chiusura della cocleostomia con frammenti di muscolo più colla di fibrina. B. Diagramma della procedura. Importanza di una accurata selezione dei candidati a IC Durante la selezione per valutare l’idoneità del candidato all’IC, soprattutto nel soggetto adolescente o adulto, è importante lo studio della funzione vestibolare completata dall’analisi dell’oculomotricità estrinseca (riflesso vestibolo-oculomotore) e dall’analisi posturale (riflesso vestibolo-spinale). È importante una corretta valutazione del candidato durante la selezione all’IC da parte di un vestibologo per l’inquadramento diagnostico di eventuali patologie vestibolari già presenti, per una diagnosi differenziale e per la programmazione di un adeguato trattamento medico-riabilitativo nel postoperatorio. L’esame della reflettività vestibolare durante la selezione è importante in quanto le patologie che portano a dege- nerazione la funzione cocleare colpiscono spesso anche l’apparato vestibolare con una ipo-areflessia vestibolare alla stimolazione termica secondo la metodica di Fitzgerald-Hallpike (nel 25-30% dei casi) (5). Alcuni autori (4,7) hanno esplorato la funzione vestibolare pre- e post-IC, dimostrandone un deterioramento nel post-operatorio in oltre il 50% dei casi a fronte di una minima percentuale di pazienti (< 5%) che hanno riferito disturbi vestibolari dopo l’intervento, con un miglioramento della sintomatologia entro pochi giorni. Conclusioni L’IC, dopo un lungo periodo di sperimentazione, viene oggi utilizzato con successo in tutto il mondo e rappresenta una delle più importanti innovazioni nel campo biomedico degli ultimi tempi, poiché si tratta dell’utilizzazione di un vero e proprio organo sensoriale artificiale. . 26 otoneurologia 2000 L’IC costituisce il trattamento di elezione della sordità grave-profonda quando le protesi acustiche tradizionali non abbiano dato risultati favorevoli. La tecnica di IC presenta globalmente una bassa morbilità; tra le complicanze minori viene descritta la possibilità di insorgenza di vertigine e disturbi dell’equilibrio. I pazienti durante la selezione devono essere sottoposti a tutti quegli esami (bilancio vestibolare calorico, posturografia, studio del sistema visuo-oculomotore ed otolitico) necessari ad inquadrare il paziente dal punto di vista otoneurologico. Importante è la valutazione neuroradiologica (TAC e RMN) preoperatoria perché il 20% dei bambini con ipoacusia neurosensoriale grave-profonda presenta anomalie di sviluppo dell’orecchio interno e osso temporale (es. decorso anomalo del nervo facciale, rischio di Gusher, etc.) con possibile insorgenza di complicanze nel post-operatorio tra cui la sintomatologia vertiginosa. La sintomatologia vestibolare postoperatoria tipicamente si risolve spontaneamente in poco tempo. Alcuni pazienti necessitano di una terapia medica con farmaci vestibolo-soppressori o con programmi di riabilitazione vestibolare personalizzata (soprattutto nei pazienti anziani), con l’obiettivo di raggiungere nel più breve tempo possibile un miglioramento del controllo visivo e posturale, con una riprogrammazione dell’equilibrio, modellato sui fabbisogni quotidiani del paziente. I pazienti con vestibolopatia monolaterale post IC generalmente ottengono un buon recupero funzionale, a differenza dei soggetti con patologia bilaterale (es. IC bilaterale) che, sebbene traggano beneficio dalla terapia riabilitativa, generalmente continuano a manifestare lievi disturbi dell’equilibrio. La terapia dei disturbi dell’equilibrio dopo IC in età infantile non si discosta significativamente da quella dell’adulto; occorre comunque sottolineare che i meccanismi . di adattamento e di compenso sono generalmente molto efficaci, data la notevole plasticità neuronale tipica di quest’età. Nelle forme periferiche, con deficit stabilizzato della reflettività labirintica, il recupero funzionale è generalmente rapido ed efficace con riduzione dell’utilizzo della terapia medica e riabilitativa. Bibliografia 1.Roland JT, Jr. Complications of cochlear implant surgery. En: Waltzman SB, Cohen N, eds. Cochlear Implants. 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The prevalence of Usher Syndrome in Sweden: a nationwide epidemiological and clinical survey. Audiological Medicine 2004;2:220-8. Gli effetti vestibolari associati all’impianto cocleare multicanale 27 10.Brey RH, Facer GW, Trine MB, Lynn SG, Peterson AM, Suman VJ. Vestibular effects associated with implantation of a multiple channel cochlear prosthesis. Am J Otol 1995;16:424-30 11.Sterkers O, Mosnier I, Ambert-Dahan E, Herelle-Dupuy E, et al. Cochlear implants in elderly people: preliminary results. Acta Otolaryngol Suppl 2004;552:64-7. 12.Lesinski A, Kempf HG, Lenarz T. Tullio phenomenon after cochlear implantation. HNO. 1998;46:692-4. 13.Lustig LR, Yeagle J, Niparko JK, Minor LB. Cochlear implantation in patients with bilateral Ménière syndrome. Otol Neurotol 2003;24:397-403. 14.Di Girolamo S, Fetoni AR, Di Nardo W, et al. An unusual complication of cochlear implant: benign paroxysmal position vertigo. 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FORMA FARMACEUTICA: Capsule molli Soluzione iniettabile per somministrazione intramuscolare ed endovenosa 4. INFORMAZIONI CLINICHE: 4.1 Indicazioni terapeutiche: Ulcere venose croniche. 4.2 Posologia e modo di somministrazione: VESSEL® 250 ULS CAPSULE MOLLI: 1 capsula 2 volte al dì, lontano dai pasti. VESSEL® 600 ULS/2 ML SOLUZIONE INIETTABILE: 1 fiala al dì, per via i.m. od e.v. Orientativamente si consiglia di iniziare la terapia con le fiale e, dopo 15-20 giorni, proseguire con le capsule per 30-40 giorni. Il ciclo terapeutico completo va ripetuto almeno due volte l’anno. A giudizio del medico, la posologia può essere variata in quantità e frequenza. 4.3 Controindicazioni: Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, verso l’eparina e gli eparinoidi. Diatesi e malattie emorragiche. 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego: VESSEL, per le sue caratteristiche farmaco-tossicologiche, non presenta particolari precauzioni d’uso. Comunque, nei casi in cui sia anche in atto un trattamento con anticoagulanti, è consigliabile controllare periodicamente i parametri emocoagulativi. Tenere fuori dalla portata dei bambini. 4.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione: Essendo Sulodexide una molecola eparino-simile può aumentare gli effetti anticoagulanti dell’eparina stessa e degli anticoagulanti orali se somministrato contemporaneamente. 4.6 Gravidanza e allattamento: Per motivi cautelativi, se ne sconsiglia l’uso in gravidanza, anche se gli studi di tossicità fetale non hanno messo in evidenza effetti embrio-feto-tossici. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari: VESSEL non influisce o influisce in modo trascurabile sulla capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati: Segnalati occasionalmente: Capsule molli: disturbi dell’apparato gastroenterico con nausea, vomito ed epigastralgie. Fiale: dolore, bruciore ed ematoma in sede di iniezione. Inoltre, in rari casi, si può avere sensibilizzazione con manifestazioni cutanee o in sedi diverse. 4.9 Sovradosaggio: L’incidente emorragico è l’unico effetto ottenibile da un sovradosaggio. In caso di emorragia occorre iniettare, come si usa nelle ‘emorragie epariniche’, solfato di Protamina all’1% (3 ml i.v. = 30 mg). 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE: L’attività del Sulodexide si esplica mediante una spiccata azione antitrombotica sia sul versante arterioso che venoso. 5.1 Proprietà farmacodinamiche: Categoria farmacoterapeutica: Sulodexide è classificato tra i farmaci antitrombotici eparinici Codice ATC: B01AB11. Meccanismo d’azione: Numerosi studi clinici condotti somministrando il prodotto per via parenterale ed orale, dimostrano che l’attività antitrombotica del Sulodexide è dovuta all’inibizione dose-dipendente di alcuni fattori coagulativi tra cui, in primo luogo, il fattore Xattivato, mentre l’interferenza con la trombina, restando a livelli poco significativi, evita in genere le conseguenze di una azione anticoagulante. L’azione antitrombotica è sostenuta anche dall’inibizione della adesività piastrinica e dall’attivazione del sistema fibrinolitico circolante e di parete. Il Sulodexide, inoltre, normalizza i parametri viscosimetrici che di solito si ritrovano alterati in pazienti con patologie vascolari a rischio trombotico: tale attività si esercita principalmente mediante la riduzione dei valori di fibrinogeno. Il profilo farmacologico sin qui descritto per Sulodexide, è completato dalla normalizzazione dei valori lipidici alterati, ottenuta mediante attivazione della lipoproteinlipasi. 5.2 Proprietà farmacocinetiche: a) caratteristiche generali del principio attivo Sulodexide presenta un assorbimento attraverso la barriera gastrointestinale dimostrabile in base agli effetti farmacodinamici dopo somministrazione per via orale, intraduodenale, intraileale e rettale nel ratto di Sulodexide marcato con fluoresceina. Sono state dimostrate le correlazioni dose-effetto e dose-tempo nel ratto e nel coniglio previa somministrazione per le vie sopraelencate. La sostanza marcata si accumula inizialmente nelle cellule dell’intestino per poi essere liberata dal polo sierico nel circolo sistemico. La concentrazione della sostanza radioattiva aumenta nel tempo significativamente a livello di cervello, rene, cuore, fegato, polmone, testicolo, plasma. Prove farmacologiche eseguite nell’uomo con somministrazioni i.m. e i.v. hanno dimostrato relazioni lineari dose-effetto. Il metabolismo è risultato principalmente epatico e l’escrezione principalmente urinaria. L’assorbimento dopo somministrazione orale nell’uomo, studiato con il prodotto marcato, ha evidenziato che un primo picco ematico si determina alle 2 ore ed un secondo picco tra la quarta e la sesta ora, dopo di che il farmaco non è più determinabile nel plasma e ricompare verso la dodicesima ora, rimanendo quindi costante fin verso la quarantottesima ora. Questo costante valore ematico riscontrato dopo la dodicesima ora è probabilmente dovuto al lento rilascio del farmaco da parte degli organi di captazione ed in particolare dell’endotelio dei vasi. Escrezione urinaria: utilizzando il prodotto marcato, si è registrata una escrezione urinaria media del 55,23% della radioattività somministrata, nell’arco delle prime 96 ore. Tale eliminazione mostra un picco attorno alle 12 ore, con un valore medio urinario, nell’intervallo 0-24 ore, del 17,6% della dose somministrata; un secondo picco attorno alla 36ma ora, con eliminazione urinaria tra le 24-48 ore del 22% della dose; un terzo picco attorno alla 78ma ora con un’eliminazione di circa il 14,9% nel periodo 48-96 ore. Dopo 96 ore non è più rilevabile la radioattività nei campioni raccolti. Escrezione fecale: la radioattività totale recuperata nelle feci è del 23% nelle prime 48 ore, dopo di che non è più rilevabile la sostanza marcata. b) caratteristiche di particolare interesse per il paziente L’attività terapeutica di VESSEL è stata sempre valutata in pazienti affetti da patologie vascolari con rischio trombotico, sia sul versante arterioso che venoso. Il farmaco ha dimostrato particolare efficacia in pazienti anziani ed in pazienti diabetici. 5.3 Dati preclinici di sicurezza: - Tossicità acuta: somministrato nel topo e nel ratto, non provoca alcuna sintomatologia tossica sino alle dosi di 240 mg/kg per os; la DL50 nel topo è di >9000 mg/kg/os e 1980 mg/kg/i.p.; nel ratto la DL50 è sempre >9000 mg/kg/os e 2385 mg/kg/i.p. - Tossicità subacuta: somministrato per 21 giorni os alla dose di 10 mg/kg nel cane, non ha dato luogo a fenomeni di intolleranza, a variazioni dei parametri ematochimici ed a modificazioni anatomo-patologiche dei principali organi. - Tossicità cronica: somministrato per os per 180 giorni alla dose di 20 mg/kg nel ratto e nel cane, non ha presentato al termine del trattamento alcuna variazione di rilievo del quadro ematologico, dei parametri urinari e fecali e dei parametri istologici a carico dei principali organi. - Tossicità fetale: alle prove di tossicità fetale nel ratto e nel coniglio (25 mg/kg per os) è risultato privo di effetti embrio-feto-tossici. - Mutagenesi: risulta sprovvisto di attività mutagena nei seguenti tests: Ames; sintesi riparativa non programmata di DNA in linfociti umani (UDS); non disgiunzione in Aspergillus; crossing over in Aspergillus; soppressori di metionina in Aspergillus. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE: 6.1 Elenco degli eccipienti: VESSEL® 250 ULS CAPSULE MOLLI Sodio laurilsarcosinato, silice precipitata, trigliceridi, gelatina, glicerolo, sodio p-ossibenzoato di etile, sodio p-ossibenzoato di propile, biossido di titanio E 171, ossido di ferro rosso E 172. VESSEL® 600 ULS/2 ML SOLUZIONE INIETTABILE Sodio cloruro, acqua per preparazioni iniettabili. 6.2 Incompatibilità: Sulodexide, essendo un polisaccaride acido, se somministrato in associazioni estemporanee può reagire complessandosi con tutte le sostanze basiche. Le sostanze in uso comune incompatibili nelle associazioni estemporanee per fleboclisi, sono: vitamina K, vitamine del complesso B, idrocortisone, jaluronidasi, gluconato di calcio, sali di ammonio quaternario, cloramfenicolo, tetracicline, streptomicina. 6.3 Periodo di validità: A confezionamento integro: 5 anni. 6.4 Speciali precauzioni per la conservazione: Nessuna speciale precauzione per la conservazione. 6.5 Natura e contenuto del contenitore: VESSEL® 250 ULS CAPSULE MOLLI: Astuccio di cartone contenente 2 blister da 25 capsule molli cadauno. VESSEL® 600 ULS/2 ML SOLUZIONE INIETTABILE: Astuccio di cartone contenente vaschetta di polistirolo da 10 fiale di soluzione iniettabile in vetro scuro. 6.6 Istruzioni per l’uso: Nessuna istruzione particolare. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: ALFA WASSERMANN S.p.A. Sede legale: Contrada S. Emidio, s.n.c. - 65020 ALANNO (Pescara) Sede amministrativa: Via Ragazzi del ‘99, 5 - 40133 BOLOGNA 8. NUMERO(I) DELL’AUTORIZZAZIONE (DELLE AUTORIZZAZIONI) ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: 50 capsule molli 250 ULS: A.I.C. n° 022629113 10 fiale 600 ULS: A.I.C. n° 022629101 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE: 24/02/1982 - 01/06/2000. 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO: Decreto N° 339 del 23/7/2003. 1:25 Pagina 1 Cod. 01819128 22-01-1970 La vertigine vascolare: elementi anamnestico-clinici di sospetto diagnostico Giorgio Guidetti Alterazione della oculomotricità verticale: spia di malattia, possibili correlati fisiopatologici Domenico Tozzi Gli effetti vestibolari associati all’impianto cocleare multicanale Maurizio Negri, Giorgio Guidetti, Paola Benincasa, Massimo Contartese, Stefano Galli depositato presso il Ministero della Salute in data 04/02/2004 Copertina-Dicembre