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POLITICAL
AND
SECURITY
REVIEW
15 Gennaio
AMERICA
LATINA
21 Gennaio
Dicembre 11114!1Novembre
MESSICO
Sommario
Mentre prosegue il complesso iter legale per
l’estradizione del boss del narcotraffico “El
Chapo” negli Stati Uniti, le forze di sicurezza
messicane tentano di assestare nuovi colpi al
cartello di Sinaloa da lui guidato e alle bande
criminali ad esso collegate. Proprio la
frammentazione dei principali gruppi criminali,
con l’aumento dell’uso della violenza da parte dei
nuovi sodalizi, come i “Los Tequileros” in
Guerrero, rappresenta la minaccia principale per
il quadro complessivo della sicurezza. La
pervasività dell’azione criminale, nonostante
l’importanza dell’operazione che ha portato alla
cattura di “El Chapo”, è a livelli considerevoli,
come emerge anche dalle indagini su collusioni
tra i cartelli, le forze di sicurezza messicane e
persino le guardie di frontiera statunitensi. Nei
casi considerati, la rete di complicità collegata al
traffico di armi, droga e esseri umani è risultata
senza precedenti e dimostra il reale potere dei
gruppi criminali messicani.
Il complesso iter dell’estradizione di “El Chapo”
Mentre gli avvocati del capo del cartello di Sinaloa, Joaquín Archivaldo Guzmán Loera (“El Chapo”), tentano
in ogni modo di ritardare il processo d’estradizione del loro assistito negli Stati Uniti, fino ad arrivare a
sottolineare il problema rappresentato dalla candidatura del repubblicano Donald Trump alla carica di
Presidente (per via della forte ostilità da lui manifestata nei confronti dei messicani), il destino dell’ex super
latitante appare ancora incerto. L’iter per le procedure legali afferenti all’estradizione dura, in condizioni
normali, circa un anno, ma gli avvocati puntano a un tortuoso sistema di appelli in grado di far slittare il
trasferimento di Guzman negli USA di circa sei anni. Nel frattempo, il capo del cartello di Sinaloa è stato
ricondotto nel super carcere d’isolamento di El Altiplano, da dove era evaso l’11 luglio 2015 con la complicità
di guardie e altro personale del penitenziario. Le misure di sicurezza sono state sensibilmente migliorate e
incrementate e parecchi elementi dello staff del carcere sono stati sostituiti dal Segretario agli Interni Osorio
Chong, per i timori concreti di collusione con la criminalità organizzata.
Nel frattempo, la polizia messicana mira ad infliggere nuovi colpi al cartello di Sinaloa e ai suoi associati; il 18
gennaio è stato catturato Luis Carlos Villagrana, “Carlitos”, leader di una banda (“Los Jibalies”), attiva a
Magdalena de Kino, nello stato di Sonora. Villagrana ha stretti legami con il cartello di Sinaloa e anche nei suoi
confronti potrebbe essere avviato un processo di estrazione negli USA. Il governo e le Istituzioni sembrano aver
inquadrato il problema rappresentato dalla proliferazione di gruppi criminali di piccole o medie dimensioni,
operanti in proprio o alle dirette dipendenze dei grandi cartelli del narcotraffico. Essi si sviluppano e si
espandono grazie soprattutto al vuoto di potere rappresentato dall’assenza dello Stato o dalla frammentazione
di antichi sodalizi criminali in stati come Guerrero e Michoacan. Queste realtà fanno un ricorso crescente alla
violenza (per imporsi nel panorama statale e nazionale) e sono dedite soprattutto all’estorsione e ai sequestri,
spesso con la connivenza di elementi della polizia locale, della politica e della magistratura.
I cartelli corrompono le guardie di frontiera statunitensi
Una serie di report e indagini mette sotto accusa la US Customs and Border Protection (CBP), la più grande agenzia
statunitense in tema di sicurezza (65.000 dipendenti, superiore alla somma dei dipartimenti di polizia di New
York e Los Angeles), incaricata dei controlli doganali e di frontiera degli Stati Uniti d’America. Nelle indagini
si rileva come numerosi agenti della CBP avrebbero collaborato con i cartelli messicani favorendo il
contrabbando di armi da entrambi i lati della frontiera, fornendo informazioni riservate e sensibili, permettendo
il traffico di esseri umani e soprattutto di narcotici in direzione degli USA.
Secondo il magazine Texas
Observer e il Center for
Investigative Reporting, non
solo il Department of
Homeland Security (DHS)
sarebbe
venuto
a
conoscenza di tali episodi
sin dal 2006, ma avrebbe
anche tentato di insabbiare
numerosi casi e di limitare
per quanto possibile gli
arresti.
L’attività
di
corruzione delle guardie di
frontiera statunitensi da
parte dei cartelli messicani
Guardie della CBP incriminate. FONTE: Insightcrime
rientra tra le procedure
standard dei gruppi criminali. Le indagini hanno inoltre evidenziato come il maggior numero delle guardie
coinvolte in casi di collusione e corruzione sia costituito da agenti operativi con circa 5-6 anni di servizio, un
tempo necessario per creare una rete di relazioni sufficientemente solida.
Un nuovo gruppo criminale nello stato di Guerrero
Tra il 12 e il 19 gennaio, la città di Arcelia, nella regione ad alta densità criminale della “Tierra Caliente”, nello
stato di Guerrero, è finita alla ribalta nazionale per due casi di sequestri di massa: nel primo, sono scomparse
17 persone e, nel secondo, 6 (4 delle quali sono state infine rilasciate perché evidentemente di poco interesse per
i responsabili). Si reputa che in entrambi gli episodi abbiano agito membri di un nuovo gruppo criminale, i “Los
Tequileros”. Arcelia è divenuta un problema per la sicurezza perché i Los Tequileros hanno adottato una
strategia aggressiva in cui i sequestri servono per finanziare le attività della banda, mentre la violenza impiegata
serve a intimidire la polizia e gli altri gruppi criminali. La Procura Generale di Guerrero e la Policia Federal
hanno avviato una serie di indagini tra Arcelia e il confinante centro urbano di La Palma, su impulso del
governatore dello Stato Héctor Astudillo Flores. Proprio Astudillo si trova alle prese con una situazione di seria
emergenza: dalla sua entrata in carica nell’ottobre 2015 sono state assassinate ben 319 persone, senza contare i
numerosi episodi di estorsione e gli ancor più rilevanti casi di rapimento a fine di riscatto.
Fonti utilizzate: IHS, Texas Observer, Latinnews, Center for Investigative Reporting, Mother Jones, Fox News latino,
Insightcrime.
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VENEZUELA
Sommario
Lo stato d’emergenza proclamato dal
Presiedente Maduro conferma la gravità della
situazione economica venezuelana e la
precaria posizione sia del governo sia del
PSUV (Partido Socialista Unido de
Venezuela), anche a seguito dei risultati delle
elezioni del 6 dicembre 2015 che hanno dato
all’opposizione il controllo dell’Assemblea
Nazionale. Le operazioni delle forze di
sicurezza al confine della Colombia, dove i
livelli di criminalità sono più alti, sono viste
dall’esecutivo
come
un
modo
per
riguadagnare consenso davanti all’opinione
pubblica, già molto preoccupata per il quadro
economico.
Le perdite subite dalle forze dell’ordine nel
2015, tuttavia, evidenziano le carenze
dell’apparato di sicurezza dello stato, incapace
di contrastare efficacemente la violenza criminale. Tali carenze sono aggravate da ripetuti episodi che confermano il
coinvolgimento di elementi della polizia e delle forze armate nel narcotraffico.
Lo stato d’emergenza economica
Dopo 24 mesi di silenzio, il Banco Central de Venezuela (BCV) ha diramato i dati economici relativi al 30
settembre 2015, che evidenziano tuttavia numerose discrepanze con quelli diffusi da ONG come l’OVV
(Observatorio Venezolano de Violencia). Secondo il BCV, l’inflazione avrebbe toccato il 141.5% nei primi nove
mesi del 2015, mentre per l’OVV è cresciuta di oltre il 270%. Nondimeno, persino il governo e il PSUV non
possono nascondere lo stato di grande fragilità del quadro economico del Paese. Per tale ragione, il 15 gennaio
il Presidente Nicolàs Maduro ha dichiarato lo stato d’emergenza economica per 60 giorni, fino al 15 marzo.
L’emergenza permette al presidente di governare per decreto, di intervenire nelle compagnie private o di
limitare gli scambi in valuta straniera, anche con il trading elettronico. Le procedure permettono inoltre di
emanare misure d’emergenza sul welfare e sull’importazione di prodotti alimentari, oltre che di adottare
specifiche misure sotto il profilo fiscale. L’opposizione, che nei primi giorni di gennaio, dopo l’iniziale muro a
muro con il governo, aveva acconsentito a rimuovere i tre parlamentari dello stato di Amazonas sotto indagine
per presunte irregolarità elettorali, ha fatto sapere, per bocca del Presidente dell’Assemblea Nazionale, Henry
Ramos Allup, che questo organo legislativo ha il potere di approvare o rigettare il decreto sull’emergenza
economica. Maduro ha dichiarato di aspettarsi il sostegno anche della maggioranza parlamentare per
l’adozione di misure che sarebbero altrimenti difficilmente accettabili da parte dell’opinione pubblica. Come se
non fosse sufficiente, il Venezuela sperimenta da alcuni anni una crescente crisi idrica che ha assunto nel 2015
le caratteristiche di una vera e propria emergenza. Il governo ha adottato misure di razionamento che
prevedono, soprattutto per la capitale Caracas, l’erogazione dell’acqua nelle sole ore del mattino, per 5 giorni
su 7.
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Operazioni delle forze di sicurezza al confine con la Colombia
I dati diffusi dall’OVV a inizio gennaio 2016
mostrano un quadro molto critico per quanto
riguarda le perdite subite dalle forze dell’ordine
venezuelane. Tra poliziotti, militari e guardie di
sicurezza privata, sarebbero 337 gli agenti uccisi
nel 2015, soprattutto in scontri a fuoco con gruppi
criminali. Tali dati sono in linea con quelli sui
crimini violenti nel Paese, che mostrano un tasso
di omicidi pari a 90 episodi ogni 100.000 abitanti,
tra i peggiori al mondo. Il governo, che sul piano
della sicurezza ha ricevuto numerose critiche da
parte dell’opposizione negli ultimi anni, ha fin
dall’agosto 2015 intensificato i controlli alla
frontiera con la Colombia, per bloccare i
movimenti e le attività di trafficanti di droga,
contrabbandieri, gruppi di paramilitari e
Walter Raùl Silva, “Carevieja”. FONTE: Insightcrime
militanti delle Fuerzas Armadas Revolucionarias
de Colombia - FARC. La chiusura della frontiera, criticata sia dall’opposizione sia dal governo colombiano, è
stata parzialmente ridotta negli ultimi mesi per permettere ai colombiani residenti in Venezuela di tornare in
patria. Nondimeno, rimane l’allerta massima per le forze di sicurezza venezuelane. Il 16 gennaio, esse hanno
portato a termine un’importante operazione nei confronti di un gruppo criminale composto da ex paramilitari
colombiani, uccidendo Walter Raùl Silva, “Carevieja”, nello stato di Tàchira. Carevieja era a capo del gruppo
dei Rastrojos, rivale del principale sodalizio criminale colombiano dei Los Urabeños e dedito al contrabbando
e al traffico di stupefacenti. E’ stato ucciso in uno scontro con la polizia investigativa speciale proprio nei pressi
del confine con la Colombia. Alcuni analisti credono che l’esito positivo dell’operazione possa essere utilizzato
dal governo per ribadire la necessità della chiusura del confine con la Colombia (in particolare i valichi di
frontiera di Cucuta, San Cristobal e Puerto Santander) e per migliorare la propria posizione agli occhi
dell’opinione pubblica.
Il processo ai militari coinvolti nel traffico di droga
Sette ufficiali delle forze armate sono sotto processo con l’accusa di essere coinvolti nel traffico di droga a mezzo
voli aerei clandestini dal Venezuela verso i Caraibi e il Centro America. La corte dello stato di Aragua ha
confermato l’ordine di arresto per 5 militari dell’aeronautica (un maggiore, due capitani e due tenenti) e 2 ex
membri della Guardia Nazionale Bolivariana, ma l’opinione pubblica e l’opposizione criticano il fatto che la
magistratura, strettamente controllata dal governo, metta in stato d’arresto solo ufficiali di basso-medio livello,
e non persegua personalità di ben altro profilo, politico e militare, responsabili di illeciti dello stesso tipo. La
Direcciòn General de Contrainteligencia Militar - DGCIM ha ricevuto le prove a carico dei 7 ufficiali nel maggio
2015 e ha mantenuto un profilo molto cauto nelle indagini sul caso. L’opposizione sospetta che tale azione
giudiziaria, altamente pubblicizzata dalla PSUV, sia solo una manovra per distogliere l’attenzione dell’opinione
pubblica dal mancato avvio di indagini serie nei confronti del cosiddetto Cartel de Los Soles. Questo è formato
da militari ed ex militari di alto livello e da politici di primo piano ed è dedito, grazie ai contatti istituzionali e
ai mezzi a disposizione, al traffico di narcotici dal Venezuela verso i principali mercati internazionali. Oltre
all’ex Presidente dell’Assemblea Nazionale, e capo dell’ala dura del PSUV, Diosdado Cabello, il Dipartimento
di Giustizia degli USA ha messo sotto indagine nel dicembre 2015 il comandante della Guardia Nazionale
Nestor Reverol e l’ex capo dell’unità antidroga Edilberto Molina. Inoltre, nello scorso mese di novembre, la
Drug Enforcement Administration statunitense (DEA), ha arrestato ad Haiti due nipoti della moglie del
presidente Maduro, Cilia Flores, per la gestione di una rete di trasporto di stupefacenti.
Fonti utilizzate: Latin America Herald Tribune, Excelsior, El Tiempo, Insightcrime, Telesur Tv, OVV, The Economist,
Notitimes, NoticiaAldia.
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ALTRI PAESI DELL’AMERICA LATINA
COLOMBIA
Evento: a seguito di una richiesta proveniente sia dalle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia)
sia da numerosi esponenti del Parlamento e del Governo, il Presidente Juan Manuel Santos ha inoltrato, il 20
gennaio, una richiesta formale alle Nazioni Unite per la creazione di una commissione ONU che monitori il
processo di smobilitazione delle FARC dopo la firma dell’accordo di pace, previsto entro il 23 marzo 2016.
Analisi: la commissione dovrebbe essere formata da personale non armato, proveniente dai paesi dell’America
Latina e dei Caraibi, e dovrebbe essere operativa per 12 mesi, a partire dalla firma dell’accordo di pace. Il suo
compito principale sarebbe quello di risolvere i problemi che eventualmente emergessero nel processo di
disarmo dei guerriglieri, fornendo anche raccomandazioni per meglio gestire la transizione.
URUGUAY
Evento: il 19 gennaio, le organizzazioni degli agricoltori hanno indetto manifestazioni di protesta in 11 dei 19
dipartimenti in cui è diviso il Paese, per sollecitare il governo a chiedere la riscossione del debito maturato dal
Venezuela nei confronti dell’industria casearia uruguayana.
Analisi: in base a un accordo del luglio 2015, sollecitato dal Presidente Tabaré Vazquez, la compagnia
venezuelana PDVSA (pressoché unico fornitore di energia del Paese) ha cancellato il debito dell’Uruguay. In
cambio, il Venezuela avrebbe acquistato, a prezzi di favore, prodotti agricoli e caseari dall’Uruguay. Tuttavia,
nel mese di novembre 2015, Caracas non ha dato risposta alla richiesta di pagare l’importo degli acquisti
effettuati, pari a 50 milioni di dollari. Al momento, il debito del Venezuela è salito a 86 milioni di dollari. La
vicenda, oltre a dimostrare ulteriormente le difficoltà economiche del Venezuela e il suo possibile isolamento
in America Latina, rappresenta un problema di non poco conto per l’Uruguay, vista la rilevanza del settore
agricolo per l’economia del Paese.
HONDURAS
Evento: il 19 gennaio, l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha approvato la creazione di un nuovo
team di esperti per aiutare il sistema legale honduregno a combattere la corruzione endemica nel Paese. La
MACCIH (Misión de Apoyo contra la Corrupción y la Impunidad en Honduras) è stata definita dal Presidente
Juan Orlando Hernandez un evento storico per un Paese, come l’Honduras, che vive una condizione di grande
instabilità, seppur non ai livelli del vicino El Salvador.
Analisi: la MACCIH, che sarà composta da magistrati di vari paesi, procuratori ed esperti legali, lavorerà in
collaborazione con un gruppo selezionato di giudici honduregni. Inizierà il proprio operato nel febbraio 2016,
con un mandato di 4 anni e con un bilancio di 32 milioni di dollari forniti dall’OSA.
ARGENTINA
Evento: il 19 gennaio, il governo ha dichiarato che la sicurezza è considerata una emergenza dalla dirigenza del
Paese e si è impegnato a superare entro un anno la condizione di insicurezza collettiva creata dal crimine
organizzato e dal traffico di droga.
Analisi: il programma articolato proposto dal Presidente Mauricio Macri prevede in primo luogo
l’approvazione delle “Regole di Protezione dello Spazio Aereo”, attuate dalle forze armate e finalizzate a
identificare, allontanare e, in estrema istanza, abbattere velivoli entrati senza autorizzazione nello spazio aereo
argentino (come aerei leggeri usati dai trafficanti). Le altre misure includono un decreto d’emergenza, che
conferisce ai Ministeri della Sicurezza, della Difesa e dei Trasporti la facoltà di rafforzare i controlli in tutto il
territorio nazionale, specialmente nelle aree di confine e lungo le vie di trasporto fluviali, soprattutto nella
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regione delle “Tre Frontiere” con Paraguay e Brasile. In questa regione si sviluppano molte attività illecite
(contrabbando, narcotraffico, operazioni di finanziamento a movimenti radicali, anche internazionali).
HAITI
Evento: circa 2.000 persone hanno eretto barricate, lanciando sassi e appiccando il fuoco a numerose
autovetture, nella capitale haitiana di Port-au-Prince, lunedì 18 gennaio. Il giorno prima, nel nord del Paese, tre
uffici elettorali erano stati dati alle fiamme. I manifestanti protestano per l’imminente secondo turno delle
elezioni presidenziali, previsto domenica 24 gennaio 2016, che molti ritengono possa essere macchiato da
irregolarità e frodi, come il primo turno del 25 ottobre 2015. Le dimostrazioni sono continuate il giorno
successivo, anche se la folla è stata dispersa con gas lacrimogeni dalla polizia, prima che raggiungesse il
parlamento. Vi sono stati numerosi feriti.
Analisi: una commissione indipendente, creata dal Presidente uscente Michel Martelly (anche su pressione di
uno dei candidati al secondo turno, Jude Célestin, poi ritiratosi a causa delle possibili frodi), ha effettivamente
segnalato che circa il 43% delle schede elettorali potrebbero essere state alterate. Tuttavia, la commissione non
ha chiesto un nuovo rinvio del secondo turno elettorale, inizialmente fissato per il 27 dicembre 2015. Anche le
Nazioni Unite e l’Organizzazione degli Stati Americani premono perché si rispetti la data del 24 gennaio, in
modo che il nuovo presidente possa entrare in carica, come stabilito, il 7 febbraio. Célestin, che vorrebbe un
secondo rinvio, ha lamentato l’ingerenza straniera nelle questioni interne haitiane.
REPUBBLICHE CENTROAMERICANE-USA
Evento: il numero di minori non accompagnati, provenienti dal cosiddetto “Triangolo settentrionale” di El
Salvador, Honduras e Guatemala, diretti negli USA potrebbe aumentare ulteriormente nell’anno in corso, anche
rispetto al picco del 2014. Per frenare questo fenomeno, il Congresso USA ha approvato lo stanziamento di 750
milioni di dollari per il 2016 al fine di aiutare i Paesi del Centroamerica a migliorare le proprie condizioni socioeconomiche e di sicurezza. In particolare, 65 milioni dovrebbero essere destinati a El Salvador, 89 all’Honduras,
112 al Guatemala e 400 complessivi per la cooperazione regionale in materia.
Analisi: nonostante questi impegni, finché i tre Paesi citati non porranno un freno alla violenza crescente delle
gang di strada (Maras), difficilmente il problema dell’emigrazione di minori dal Centroamerica verso gli USA
può trovare soluzione. Le Maras utilizzano i minori anche per lo spaccio di narcotici e per compiere omicidi
mirati. Molte famiglie pertanto preferiscono far emigrare i propri figli per sottrarli all’azione delle gang
criminali, che traggono beneficio anche grazie alla condizione di profonda miseria di questi Paesi.
GUATEMALA
Evento: il 15 gennaio, Jimmy Morales, dopo il giuramento prestato il giorno prima, ha preso pieno possesso dei
suoi poteri come nuovo Presidente della Repubblica del Guatemala. Morales, che ha basato tutta la sua
campagna elettorale sull’impegno a lottare contro la corruzione, si trova ad affrontare l’emergenza umanitaria
che vede molte famiglie, e soprattutto molti minori, emigrare all’estero.
Analisi: non solo sono sempre più frequenti le manifestazioni di piazza che chiedono con urgenza al Presidente
di adempiere alle sue promesse in tema di lotta alla corruzione, ma sono numerosi anche i casi di scandali
politici che già si sono abbattuti sul partito di Morales, Frente de Convergencia Nacional (FCN), che in
parlamento dispone solo di 11 seggi su un totale di 158. Gli scandali riguardano il sostegno di alti esponenti
delle forze armate al partito: tra di essi vi sarebbero anche 18 ex ufficiali, accusati a inizio gennaio di violazioni
dei diritti umani durante la guerra civile durata dal 1960 al 1996. Inoltre, Edgar Justino Ovalle, principale
consigliere del Presidente e suo “braccio destro” è oggetto di un procedimento di impeachment, da parte del
parlamento, per finanziamenti illeciti e corruzione oltre che per i crimini commessi durante la guerra civile,
quando era ufficiale delle Forze Armate.
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