ALCUNI EPISODI VITA DI SAN DOMENICO SAVIO 1. Il giorno più
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ALCUNI EPISODI VITA DI SAN DOMENICO SAVIO 1. Il giorno più
ALCUNI EPISODI VITA DI SAN DOMENICO SAVIO 1. Il giorno più bello Ricordando la sua prima Comunione, si vedeva sul suo volto una gioia viva. Diceva: “Quello fu per me il giorno più bello. Veramente un grande giorno!” Scrissi alcuni ricordi che conservava gelosamente e che rileggeva sovente. Eccoli: “1. Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me lo permetterà. 2. Voglio santificare i giorni festivi. 3. I miei amici saranno Gesù e Maria 4. La morte, ma non peccati” Se tra quelli che leggeranno queste mie pagine ci fosse qualcuno che avesse ancora da fare la prima Comunione, io voglio esortarlo a prendere come modello Domenico Savio. Siate persuasi che se fatta bene, essa pone un solido fondamento cristiano a tutta la vita. E’ cosa strana trovare qualcuno che ha fatto bene la prima Comunione e poi non è vissuto da buon cristiano. Al contrario, ci sono migliaia di giovani che si comportano male e sono la croce dei loro genitori e di chi si occupa di loro. Se si va a cercare la radice del loro cattivo comportamento, si nota che la loro condotta cominciò ad essere cattiva nella poca o nessuna preparazione alla prima Comunione. E’ meglio tramandarla, anzi è meglio non farla, che farla male. 2. La formula “magica” “Domando che mi aiuti a salvarmi l’anima e a farmi santo”: questo biglietto mandato da Domenico, fu preso sul serio da don Bosco che lo chiamò e gli disse: - Ti voglio regalare la formula della santità. Stai bene attento. Primo: allegria. Ciò che ti turba e ti toglie la pace non viene dal Signore. Secondo: doveri di studio e di pietà. Attenzione a scuola, impegno nello studio, impegno nella preghiera. Tutto questo non farlo per ambizione, per farti lodare, ma per amore del Signore e per diventare un vero uomo. Terzo: far del bene agli altri. Aiuta i tuoi compagni sempre, anche se ti costa sacrificio. La santità è tutta qui. Domenico da quel giorno ci provò... Un giorno un ragazzo portò all’Oratorio un giornale poco “pulito”. Subito gli si radunarono intorno cinque o sei amici. Guardavano, ridacchiavano. Domenico si avvicinò, prese dalle mani del proprietario il giornale e lo stracciò. Il ragazzo si mise a protestare, ma Domenico protestò anche lui, a voce ancora pià alta: - Belle cose porti dentro l’Oratorio! don Bosco si rompe la schiena tutto il giorno per fare di noi dei bravi cristiani e onesti cittadini, e tu gli porti in casa questa roba. Quei giornali offendono il Signore, e quì dentro non devono entrare! 3. Una scintilla che gli infiammò il cuore Dopo aver dato qualche notizia sul suo studio, parlerò della sua grande decisione di farsi santo. Domenico dimorava all’Oratorio da sei mesi, quando ascoltò una predica sul modo facile di farsi santo. Il predicatore espose tre pensieri che gli fecero grande impressione: è volontà di Dio che tutti ci facciamo santi; è assai facile riuscirvi; un grande premio è preparato in cielo per chi si fa santo. per Domenico quella predica fu come una scintilla che gli infiammò il cuore. Per qualche giorno non disse nulla, ma era meno allegro del solito. I suoi compagni se ne accorsero, e me ne accorsi anch’io. Temendo che ciò provenisse da un nuovo peggioramento della sua salute, gli domandai: - patisci qualche male? - anzi patisco qualche bene! - rispose scherzando. - cosa vuoi dire? - Voglio dire che sento un grande desiderio, un vero bisogno di farmi santo. Io non credevo di potermi far santo con tanta facilità. Ma ora che ho capito che si può diventar santi stando allegri, voglio assolutamente, ho assolutamente bisogno di farmi santo. Mi dica come devo comportarmi per cominciare sul serio. Lodai la sua decisione, ma lo pregai di non perdere la calma, perchè quando non si è nella pace non si può coonoscere la volontà del Signore. Gli dissi che prima di tutto doveva conservare un’allegria serena e costante. E poi doveva ogni giorno compiere i suoi doveri. E gli raccomandai di non trascurare mai la ricreazione: giocare ogni giorno allegramente con i suoi compagni era cosa gradita a Dio 4. L’anima del cortile Nel tempo libero, Domenico era l’animatore del gioco e dell’allegria. La sua maniera di comportarsi, di parlare, faceva del bene a tutti. Anche nel pieno dell’allegria era gentile e ben educato. Se uno parlava, non lo interrompeva. Ma quando poteva, prendeva lui in mano la conversazione. Sapeva contare mille storie allegre, come anche discutere di storia e matematica. Se la conversazione scivolava verso il basso, come borbottare di qualche cosa, parlar male di qualcuno, Domenico sapeva farla tornare in su. Gettava là una battuta, raccontava una favola buffa, e tutti ridevano e dimenticavano i discorsi maligni. Il pensiero di fare del bene a tutti lo accompagnava sempre. La sua serena allegria, la sua mite vivacità lo rendevano caro anche ai ragazzi che in fatto di preghiera e di chiesa la pensavano molto diversamente da lui. Ognuno provava piacere a stare con lui, e vedeva nei suoi suggerimenti l’interessamento di un amico. 5. Anche lui a scuola “Quando mi incontrava per strada era tutto contento, e mi salutava per primo con molto rispetto. Poi cominciò a venire anche lui a scuola, e in poco tempo fece molto progresso nello studio, perchè era intelligente e si impegnava molto. Doveva stare insieme ai ragazzini maleducati, ma non l’ho mai visto bisticciare. Se qualcuno lo provocava, lo offendeva, non rispondeva agli insulti, ma si allontanava. Non l’ho mai visto partecipare a giochi pericoloso o disturbare in scuola. Molte volte altri ragazzi lo invitavano ad andare con loro a far dispetti alle persone anziane, a tirare sassi, a rubare la frutta, a fare monellerie in campagna. Ma lui non ci andava, anzi, faceva capire che non erano belle imprese.” 6. “Maria, vi dono il mio cuore” La sera della festa, 8 dicembre, finite le celebrazioni, dopo aver ottenuto il parere favorevole del sacerdote da cui si confessava, Domenico andò davanti all’altare della Madonna. Rinnovò gli impegni della sua prima Comunione, poi si affidò alla Madonna con queste precise parole: “Maria, vi dono il mio cuore, fate che sia sempre vostro. Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei. Ma per pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere un solo peccato”. Dopo essersi affidato in maniera totale alla Madonna, la sua maniera di vivere dientò così eccellente che cominciai a prendere nota di ciò che faceva e diceva, per non dimenticarlo. Giunto a questo punto della mia narrazione, mi trovo davanti una quantità di fatti e di atteggiamenti di Domenico degni di attenzione. Perciò non esporrò le cose secondo l’ordine del tempo, ma le raggrupperò secondo il loro argomento. Le esporrò in piccoli capitoli, cominciando dallo studio del latino, che fu il primo motivo per cui Domenico venne in questa casa di Valdocco. 7. “La prima traduzione del latino” La gioventù è un’età volubile: quando si è giovani si cambia rapidamente parere, propositi, desideri. Non è quindi raro che un giovane oggi decida una cosa e domani un’altra, oggi sia pieno di buona volontà e domani si abbandoni allo scoraggiamento. Se non c’è una persona che gli stia accanto con attenzione amorevole, può capitare che un ragazzo ben avviato finisca fuori strada. Non capitò così a Domenico. Tutte quelle buone qualità che abbiamo visto nascere e crescere in lui nei primi tempi della sua vita, crebbero in maniera meravigliosa, e in modo tale che una buona qualità non fu mai di danno a un’altra buona qualità. Giunto nella casa dell’Oratorio, salì nel mio ufficio per mettersi -come diceva- interamente nelle mani dei suoi superiori. Il suo sguardo fu attirato da un cartello che porta a grandi lettere una frase che San Francesco di Sales ripeteva sovente: Da mihi animas, coetera tolle. Lesse attentamente. Io desideravo che ne capisse il significato, perciò lo invitai, anzi lo aiutai a tradurre quelle parole latine: O Signore, datemi anime, e prendetevi tutte le altre cose. Egli riflettè un momento poi disse: “Ho capito. Qui non si cerca di guadagnare denaro, ma di guadagnare anime per il Signore. Ho capito. Spero che anche la mia anima sia guadagnata dal Signore”. 8. Estasy Un altro giorno, terminate le preghiere di ringraziamento dopo la Messa, sto per uscire dalla scarestia quando sento dietro l’altare una voce. Sembra uno che discuta. Vado a vedere e trovo Domenico che parla, poi si arresta come per ascoltare la risposta. Fra le altre cose, sentii chiaramente queste parole: “Si, mio Dio, ve l’ho già detto e ve lo dico di nuovo: io vi amo e vi voglio amare per tutta la mia vita. Si, preferisco morire che offendervi”. Qualche volta gli domandai che cosa facesse quando ritardava a uscire di Chiesa. Con semplicità mi rispondeva: “povero me, mi prende una distrazione, perdo il filo delle preghiere e mi pare di vedere cose tanto belle che ore volano via in un momento”. 9. Le distrazioni di Domenico Un altro giorno, terminate le preghiere di ringraziamento dopo la Messa, sto per uscire dalla scarestia quando sento dietro l’altare una voce. Sembra uno che discuta. Vado a vedere e trovo Domenico che parla, poi si arresta come per ascoltare la risposta. Fra le altre cose, sentii chiaramente queste parole: “Si, mio Dio, ve l’ho già detto e ve lo dico di nuovo: io vi amo e vi voglio amare per tutta la mia vita. Si, preferisco morire che offendervi”. Qualche volta gli domandai che cosa facesse quando ritardava a uscire di Chiesa. Con semplicità mi rispondeva: “povero me, mi prende una distrazione, perdo il filo delle preghiere e mi pare di vedere cose tanto belle che ore volano via in un momento”.