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Mensile di critica e attualità sportiva -
219 - maggio 2006
€u ro 2,00
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Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena
La Juve testimone di lusso della salvezza
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Direttore
Mario Ciani
Direttore responsabile
Paolo Corbini
Direzione – Redazione – Fotolito
Bernard & Co.
Strada di Busseto 18 -C2/3 – Siena
Tel. 05.77.28.53.74
Fax 05.77.22.10.14
E-mail: [email protected]
Edito e stampato presso
Arti Grafiche Ticci
Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si)
Tel. 05.77.34.92.22
Fax 05.77.34.93.66
Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430
del 27.01.1983
Hanno collaborato a questo numero:
Raffaele Ascheri, Duccio Balestracci, Luca Bianchin, Mauro Bindi, Giancarlo Brocci, Andrea Bruschettini,
Barbara Cerretani, Mario Ciani, Chiara Cicali, Vincenzo Coli, Fabio Fineschi, Stefano Fini, Riccardo Giacopelli,
Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Mario Lisi, Luca Luchini, Maurizio Madioni, Mauro Mancini Proietti,
Simone Marrucci, Andrea Monciatti, Roberto Morrocchi, Francesco Oporti, Paolo Ridolfi, Gigi Rossetti,
Andrea Sbardellati, Francesco Scarpetti, Senio Sensi, Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Matteo Tasso, Francesco Vannoni.
numero
Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli
Collaborazione fotografica: Fabio Di Pietro, Pietro Cinotti, Bernard Chazine
Editing: Francesco Vannoni – Sito web: Olivia Agnelli
219
Progetto grafico: Bernard Chazine
editoriale
Un Monte di domande
Sono principalmente due gli interrogativi che in questi giorni affollano la mente
degli sportivi senesi. Sgombrati quelli relativi ad una salvezza che tardava ad
arrivare, resta infatti da capire se e quali ripercussioni potranno avere, sui rapporti fra tifoseria bianconera e squadra, i fischi di fine partita con la Juve. E la
Mens Sana, davvero ha ritrovato a ridosso dei play off quella continuità di rendimento che gli è mancata per tutta la stagione?
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ANNO XXIV
Sono domande (poche ma importanti, e poi fossero
le uniche…), che non saranno disattese per
molto. Si tratta solo di pazientare un po’.
Quelle che, ahinoi, non avranno invece risposte a
breve sono altre, e coinvolgono aspetti non meno
importanti per la sopravvivenza stessa delle nostre due realtà leader.
Prendiamo il Siena: De Luca, intanto, che fa: va o
resta? L’argomento sembra tabù fra gli addetti ai
lavori. Semplicemente non se ne parla. A breve
scadranno diverse …cambiali, ma il presidente che
ha legato il suo nome alla prima e storica promozione in A sarà in grado da solo di far fronte a certi
impegni? E se la risposta è no, qual è la prospettiva che abbiamo davanti: forse un’altra estate di
trepidazione e di paura? I bene informati sostengono che la Grande Banca sta lavorando sotto traccia, però ci sono anche quelli che paventano un suo
graduale distacco dalla Robur in coincidenza con
l’ascesa al vertice di Mussari, notoriamente appassionato di basket. Ma questo è terrorismo spicciolo: non si può ridurre un argomento di grande impatto come questo, ad un problema di simpatie,
anzi di bottega. Al contrario pensiamo che il
Monte, dopo aver individuato nello sport un formidabile veicolo pubblicitario, si senta sempre più
impegnato (anche di fronte a progetti seri e realistici), nella difesa del nostro patrimonio sportivo.
Anche del nostro patrimonio sportivo.
E sempre rimanendo in tema Robur, chi subentrerà a
De Canio, visto che ha fatto lui la prima mossa per
andarsene? Ma soprattutto, quali sono gli orientamenti della società, che peraltro deve ancora confermare lo stesso ds Perinetti?
Non meno inquietanti sono le domande che circondano la Montepaschi: il contratto di Recalcati è in scadenza, ma al di là di questo c’è un obiettivo minimo senza il quale non scatterebbe la riconferma?
E se c’è, qual è? Ma soprattutto, dopo il campionato di quest’anno, la Banca tornerà ad investire
su quegli elementi di qualità senza i quali è difficile mantenersi ai livelli di prestigio che, insieme alla
città, si merita?
Insomma le incertezze che avvolgono questo finale
di stagione foriero ancora di qualsiasi tipo di sorpresa, non sono trascurabili. Anzi, dai termpi e
dai modi della loro risoluzione dipende il futuro
stesso del nostro sport di vertice.
I risultati del campo nell’immediato vengono sicuramente prima, ma di poco. ■
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Sconcertante finale di stagione.
La sconfitta con la Juve scatena le reazioni di De Canio, tifosi e giocatori
Il Siena si salva
fra la contestazione
Mario Ciani
Sgombriamo subito il campo dagli
equivoci: a meno di non aver capito male,
ci sembrava che l’obiettivo principale,
anche per quest’anno, fosse la salvezza.
Ora invece scopriamo che battere la Juventus era più importante. E su questo
piano, sinceramente, non riusciamo a seguire quei tifosi che, pur legittimamente,
hanno fischiato la squadra al termine della
gara con gli uomini di Capello. Peggio,
hanno considerato più mortificante perdere 3 a 0 con la squadra quasi campione
d’Italia, che salvarsi per la terza volta consecutiva in serie A. E questo non esiste. A
loro vogliamo solo ricordare che appena
dieci anni fa gli avversari dei bianconeri si
chiamavano Sora e Ischia, e prima ancora Saviglianese. Con tutto il rispetto.
Che poi l’amarezza del momento sia
prevalsa sul raziocinio, si può anche capire. Anzi, siamo convinti che all’uscita di
questo numero la ragionevolezza abbia
già preso il sopravvento sulla delusione ed
anche la tifoseria più esigente si sia resa
conto che disputare la serie A per il quarto anno consecutivo è un evento che non
ammette paragoni. Anche perché perdere
in casa contro una delle formazioni più
forti d’Europa e del mondo dopo averne
già perse otto (e contro quali avversarie…), non costituisce di certo uno scan-
dalo. Come i tanti gol presi nel primo quarto d’ora: erano stati 11 finora, figuriamoci
quindi se pussono considerarsi un’eccezione quelli incassati nell’ultimo turno.
Senza contare che la Juve non era nuova
a certe imprese.
Resta il fatto che nella circostanza la
squadra ha deluso. Non tanto sul piano
tecnico, dove non c’era partita, quanto sul
piano comportamentale. Perché mandare
a rete Vieira , Trezeguet e Mutu non è un
disonore per nessuno, e tantomeno per
una squadra che non a caso staziona al
quint’ultimo posto. Ma è il modo irritante
con il quale la squadra si è opposta (?) in
quei primi 480” agli avversari che ha indispettito i tifosi. Che poi è lo stesso modo
con cui ha fatto segnare in avvio tanta
gente in questo campionato: da Giacomazzi del Lecce a Kakà, fino allo stesso
Toni, tanto da diventare un problema patologico. Ecco, forse i tifosi avrebbero
preferito una prova come quella offerta di
recente dal Treviso, una prova che salvasse almeno la faccia. Ma il fatto che a risultato già acquisito il Siena abbia continuato a sbagliare, dimostra che almeno sotto
il profilo …dell’approccio (comodo paravento per tutti i mister che non sanno
spiegarsi certe cose), la partita non era
stata preparata bene. Che poi il risultato
fosse segnato in partenza è un altro discorso. Ad un certo punto è sembrato di
assistere addirittura ad una partita surreale, quasi da incubo, con una squadra (la
Juve) che si accontentava di amministrare il vantaggio senza spingere più di tanto,
ed un’altra (il Siena) che si affannava con
qualche bella intenzione di Locatelli e
Chiesa. Al di là dei due legni colpiti anche
questa volta.
Insomma una prova decisamente incolore, ma non peggiore di tante altre
(vedi quella con il Lecce), e che l’attesa
aveva caricato di troppe aspettative. Sostenere, come hanno fatto a turno un po’
tutti gli interessati , che la squadra avrebbe giocato al massimo delle sue possibilità (senza dire però che in questo momento sono nettamente in calo) lasciando
aperta l’illusione di poter ribaltare un risultato già scritto dalla logica, non ha fatto
che ‘gasare’ ulteriormente la tifoseria rimasta ancora più avvilita davanti alla
realtà del campo.
Già con l’Empoli le cose erano apparse molto discutibili. Pensare che gli azzurri si sarebbero accontentati di un pareggio
era tutto sommato realistico, ma solo se
nei primi 45 minuti il Siena lo avesse convinto a non rischiare di perdere per cercare a tutti i costi di vincere. Invece che è
successo: in chiusura di tempo i bianconeri prendono due gol in in 4’ (uno per di
più in contropiede, che in trasferta è sempre una contraddizione…), ed all’intervallo i giochi sono già fatti. Questo per rimanere alle due partite che in quest’ultimo
mese hanno fatto più discutere.
Ma la cosa paradossale, a questo,
punto è che anziché gioire e festeggiare,
c’è da riattaccare i cocci di una situazione
diventata improvvisamente esplosiva.
Quelli di De Canio che si toglie autentici
macigni dalle scarpe (‘praticamente mi
sento un separato in casa dall’inizio della
stagione….quindi non meravigliatevi se
me ne vado…’); quelli dei tifosi, che troppo emotivamente (sennò che tifosi sarebbero) scaricano sul tecnico e sui giocatori
la loro delusione e quelli causati dai giocatori che di fronte al richiamo di Chiesa si
rifiutano di andare a salutare la curva.
Insomma sembra di essere tornati ai
tempi di quando ‘tutti erano contro tutti’,
e questo nel momento stesso in cui la
Vecchia Robur festeggia la sua quarta
conferma nella massima serie di calcio.
Roba quasi da non crederci.
Un fatto comunque è certo: nello
sport, e non solo, il giudizio finale non può
mai prescindere dai risultati, e se quello
del Siena è di tornare a giocare anche
l’anno prossimo in serie A, può essere positivo e basta. Senza se e senza ma. Ma
soprattutto Juventus a parte. ■
Locatelli rincorso da
Vieira
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atuttocampo
SALVI, MA CON L’AMARO IN BOCCA
Senio Sensi
Sì, la sofferenza è stata tanta e la parola
FINE conclude una stagione costellata di errori macroscopici che non si sono tradotti in
una retrocessione più per demerito degli altri
che per merito nostro.
Salvi con due giornate di anticipo, non
può essere un fiore all’occhiello per nessuno
visto che la squadra era stata costruita per
maggiori traguardi ma soprattutto perché abbiamo davanti, molto davanti, squadre alla
nostra portata come organico e come tecnica individuale. Il ‘miracoloso’ Chievo, che ha
dalla sua parte molto meno di noi, forse
anche in termini economici, così come il derelitto Parma, senza Società, stanno nella
parte sinistra della classifica a dimostrare
quanto si diceva prima. Allora: felici per giocare ancora un anno in serie A, ma con un
magone addosso che non riusciamo a sconfiggere. Valutiamo, con un margine di errore
molto alto, i vari comportamenti.
DE LUCA
Cessioni incomprensibili; stipendi agli
atleti ancora di più; lamentazioni contro le
istituzioni a …fasi alterne senza concretezza
e coerenza; sua scomparsa dalla scena,
della qual cosa si sono lamentati un po’ tutti
(allenatore in primis ed anche d.s.); incertezza sul da farsi circa la proprietà (vendo... non
vendo... vendo a chi mi pare ...’quelli’ non
sono acquirenti …eccetera); appiattimento,
in Lega, sulle posizioni dei grandi club.
Siamo certi, poi, che l’Ingegnere chiarirà a
chi di dovere i fatti relativi alla iscrizione nell’albo degli indagati per falso in bilancio, fatto
che non è dell’ultimo anno di gestione? Ha
sbagliato a non esonerare De Canio al momento opportuno, ma in questo caso forse
giocano più …forze esterne! A lui dobbiamo
molto: aver riportato la gente allo stadio;
averci dato soddisfazioni immense; aver portato, e mantenuto almeno per quattro anni, il
Siena ai vertici del calcio con benefici ritorni
in termini di immagine sulla città.
PERINETTI
Un po’ l’uomo della Provvidenza come per
molti anni, con altri metodi, lo era stato Ricci.
Sempre appropriato nelle espressioni e nella
qualità delle sue azioni, ha sopperito al vuoto
societario assumendosi anche delle colpe
non sue. Ha tenuto tonica la squadra anche
quando sembrava tutto precipitare ed ha saputo rapportarsi con l’esterno come un vero
manager. Una presenza fondamentale; il miglior ‘acquisto’ di questa stagione sballata. Rimane il dubbio su di una campagna cessioni
(più che acquisti…) indefinibile quanto a logica. Ma qui, a sentire alcune sirene che avrebbero fatto meglio a tacere (vero Stefano…) i
demeriti non sarebbero tutti suoi.
DE CANIO
Un disastro sotto tutti i punti di vista.
Squadre messe in campo senza logica; atteggiamenti da duro anche quando c’era da
ammettere errori gravi; lettura delle partite
non sempre appropriata con sostituzioni talvolta incomprensibili; rapporto sbagliato con
la città e con i tifosi: chi non ricorda… “mi dovrete sopportare per tutto l’anno” o la critica
di inciviltà rivolta alla città, domenica scorsa,
perché un tifoso gli “aveva messo le mani
addosso”. Criticabile il tifoso, ma bisogna vedere perché è successo e valutare l’esasperazione del pubblico. Comunque la civiltà
della città, da lui messa in dubbio, non c’entra proprio niente… Ha insistito con giocatori non in forma lasciando fuori altri più meritevoli (es: Foglio per Alberto); calo nella parte
più importante del campionato: l’ultima vittoria è datata 12 marzo, con il Treviso, cui sono
seguite sconfitte incredibili con Chievo, (4-0
senza storia), Lecce in casa, Empoli. E tutte
le volte il solito ritornello: abbiamo giocato
bene… i ragazzi ce l’hanno messa tutta... ho
notato miglioramenti!!! Lettura sbagliata
delle partite con approcci catastrofici: basti
pensare a quanti gol abbiamo preso (in casa
e fuori) nei primissimi minuti. Il bottino del girone di ritorno è stato di 16 punti (in attesa di
Inter e Livorno): davvero inspiegabile per una
squadra che doveva venir fuori a primavera.
VENTRONE E PREPARATORI VARI
La squadra non è mai stata pimpante.
Pochi i momenti di condizione fisica passabili. Giocatori troppo spesso in infermeria per
strappi muscolari e non ci sembra esaustivo
dare la colpa al terreno di gioco del campo di
allenamento a Colle. Tutte le squadre incontrate hanno dimostrato maggiore vigore atletico: più velocità, più freschezza, più agilità.
Un finale di campionato a batterie completamente scariche. O ci sono motivi per criticare i giocatori per scarsa professionalità, oppure è stata sbagliata la preparazione, i
richiami, eccetera. Dall’esterno ci è sembrato che anche giocatori a noi noti (tra tutti il
grande Vergassola) che non hanno difficoltà
a reggere ‘la forma’ per tutto il campionato,
abbiano ceduto il passo troppo presto.
I GIOCATORI
Alle dichiarazioni di…guerra, hanno fatto
riscontro azioni lontane mille miglia dall’impegno assunto. Abbiamo assistito a prestazioni sconcertanti, in casa e fuori. Qualcuno,
intervistato nelle ultime settimane, ha detto
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“abbiamo sbagliato l’approccio ...gli avversari erano più determinati ...ci sono mancati gli
stimoli”. E sul baratro della retrocessione
come siamo stati, quali maggiori stimoli a
fare bene erano necessari? Il discorso non
vale per tutti, ovviamente, ma la squadra ha
reso molto al di sotto delle proprie possibilità.
Attenuanti ne vediamo poche e fatti salvi
tre/quattro giocatori sono mancate le ‘bandiere’ (forse perché alcune erano state cedute...). Non si è creato il feeling tra pubblico e
squadra perché è mancato spesso (e non in
tutti) l’attaccamento alla maglia che determina o meno l’affetto.
IL PUBBLICO
Da riferire essenzialmente alla curva e, in
parte, alla tribuna scoperta. Da apprezzare
per il sostegno dato anche quando lo spettacolo era deprimente. Anche troppa pazienza
verso il Mister e la squadra davanti a prestazioni come quella con il Lecce o a Empoli.
Eppure è bastato poco per far tornare il sereno. Certo se dopo otto minuti di ‘bambola’
collettiva perdi 3-0 (non importa chi hai davanti), difficile evitare la contestazione. L’inventiva ha raggiunto il massimo quando,
verso la fine della partita con la Juve, sono
stati chiamati a gran voce giocatori non più
(inspiegabilmente) presenti o lo stesso Papadopulo. Fatto con i coretti che venivano
loro dedicati a conferma che di quel team
avevano apprezzato sì i risultati, ma soprattutto lo spirito guerriero messo sempre in
campo. Bella ed intelligente pagina di tifo.
LA STAMPA
Non mi ritengo ‘addetto ai lavori’ perché
faccio un articolo al mese e da questa posizione è tutto più facile. Non giudico i colleghi
di cui capisco le difficoltà e lascio agli esterni il giudizio. Ma se accadono eventi come il
campionato del Siena 2005-2006 ogni componente, pro quota, ha la sua parte di colpa.
Attendo che altri ne parlino…. ■
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La squadra di Capello mette a nudo le lacune di un Siena che sta perdendo ogni identità
Una salvezza
con tanti se e tanti ma
Luca Luchini
La salvezza è raggiunta e Siena sportiva
per la quarta volta consecutiva potrà coronare il sogno di vedere la sua Robur gareggiare
nell’Olimpo del Calcio, ma ……
All’inizio della stagione non avremmo mai
immaginato di poter scrivere qualche “ma”
dopo aver raggiunto quello che era il nostro
unico obiettivo della stagione. Francamente,
infatti, non abbiamo mai creduto alle illusioni
dell’Europa e sappiamo benissimo che il valore di una squadra non si misura con il monteingaggi o con i “nomi famosi”, ma….
Come è possibile che tifosi entusiasti ed innamorati da sempre della maglia bianconera del
Siena ed abituati a scadenti campionati in serie
inferiori, non abbiano festeggiato come sarebbe
stato normale la permanenza in serie A?
Forse la nostra analisi è pesantemente
condizionata da quanto accaduto nell’umiliante sconfitta con la Juventus, ma i dubbi e le recriminazioni non riguardano soltanto la gara
con la squadra di Capello, anche se ci pare
giusto partire proprio da questo importante
appuntamento.
Tutti sapevamo perfettamente di avere addosso gli occhi dell’Italia calcistica, e non soltanto quella, che ci aspettava al guado per sapere se sospetti ed illazioni avevano un reale
fondamento. Allo stesso tempo eravamo perfettamente consapevoli della superiorità della
squadra torinese e quindi consci che non perdere sarebbe stato molto difficile. Ma c’è
modo e modo di perdere. Si può uscire sconfitti dal terreno di gioco con orgoglio e dignità
e si può invece perdere, oltre la gara, anche la
faccia. Il Siena, purtroppo, ha scelto la seconda strada, arrendendosi ancor prima di iniziare a giocare e mettendo alla berlina società,
tifosi e città in quei tragico-comici primi sette
minuti nei quali ha gentilmente aperto il suo
cuore e la sua porta ai più titolati avversari.
Una partita disputata senza falli ed agonismo,
nel corso della quale non soltanto non si sono
mai visti i famosi “occhi di tigre”, da troppo
tempo evocati senza successo da De Luca,
ma che ha esposto ad illazioni, accuse e feroci prese in giro la nostra società.
Ci rimane davvero difficile comprendere e
giustificare lo stupore di alcuni giocatori del
Siena, sorpresi dalle bordate di fischi e qualche insulto giunto dai propri tifosi. Un tempo
si parlava di cuore e di bandiere, ma le bandiere società e Mister hanno deciso di farle
fuori ed il cuore, nella maggioranza dei casi, in
questo calcio professionistico sembra pesare
meno del portafogli. E così anche una salvezza giunta per grazia ricevuta da tre società che
sono riuscite a far peggio di noi, dovrebbe rappresentare un lasciapassare per non ricevere
fischi e dissenso quando sul campo gli avversari ci umiliano.
Sì, perché il brutto episodio con la Juve è
soltanto l’ultimo di un periodo a dir poco disgraziato. Due punti conquistati nelle ultime
sette gare. Nove sconfitte rimediate al Rastrello davanti al pubblico amico, con avversari sicuramente non stratosferici e cinquantanove (!) reti subite sono considerazioni che
non possiamo tralasciare. Quali soddisfazioni
hanno avuto quest’anno quei tifosi che hanno
sottoscritto abbonamenti non proprio a buon
mercato? E come è possibile compromettere
una classifica che un paio di mesi fa ci metteva subito dietro le migliori per arrivare a dover
“elemosinare” una sconfitta del Messina, nel
timore di non riuscire neppure ad arrivare a
quella quota 40 che alcune partite fa sembrava soltanto una piccola tappa di un percorso
da incorniciare?
Si può giustificare tutto con la sfortuna e
con gli infortuni? Ma a proposito di infortuni,
non ne abbiamo avuti un po’ troppi quest’anno? E l’organico bianconero, come fin dall’inizio del campionato avevamo sottolineato, non
era assemblato male, con molti difensori centrali lenti e macchinosi, poca classe sugli
esterni ed un centrocampo numericamente
molto esiguo?
Comprendiamo benissimo la stizza di De
Luca quando dice che il monte ingaggi del
Siena era superiore a più della metà delle formazioni impegnate in questo campionato, ma
questa è stata la conferma che occorre avere
gente motivata e vogliosa di emergere e non
nomi famosi i cui ingaggi rischiano di condizionare negativamente le casse della società.
Davvero i tecnici bianconeri sono convinti che
i vari Negro, Legrottaglie, Tudor e Colonnese
siano più forti ed utili dei “vecchi” e modesti
Mignani, Argilli o Cirillo, tanto per fare dei
nomi? E cosa dire di un centrocampista come
Ardito, sempre uno dei migliori del Torino,
agonisticamente e tecnicamente valido, professionista serio e disposto anche ad accettare la panchina senza creare problemi, ma
sempre pronto quando si può avere bisogno
della sua grinta?
La lezione dei vari Ascoli ed Empoli, tanto
per fare i nomi di due società che molti credevano di poter guardare dall’alto in basso, solo
perché avevano giocatori ai più sconosciuti e
che devono accontentarsi di un monte ingaggi rigorosamente calmierato, anche nei suoi
uomini più famosi ,deve essere imparata, altrimenti andremo poco lontani.
E mentre l’Italia calcistica disserta e sparla del Siena, chiede l’apertura di indagini ed
ipotizza squalifiche per i senesi (non per gli juventini, perché loro non si devono neppure nominare!), inizia un’altra battaglia non meno importante di quella combattuta (almeno fino a
due mesi fa) sul campo. La società sembra
avere ancora problemi di carattere economico
e c’è già chi (vedi Napoli) sulla stampa nazionale si fa avanti per giocare in A “nel caso in
cui il Siena non sia in grado di iscriversi”.
È questa una battaglia che va combattuta
da tutta la città, senza speculazioni politiche
ed elettorali e senza personalismi. Per non ritrovarsi ai problemi ed alle preoccupazioni
dello scorso anno, consapevoli che non sempre le cose fatte all’ultimo tuffo riescono, e per
non dover tornare alla ribalta delle cronache
sportive soltanto per aspetti negativi.
Siena ed i suoi tifosi non meritano questo,
anche se alcuni “campioni” conclamati sembrano non riuscire a capirlo!!! ■
Una incursione di
Locatelli in area
juventina
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le pagelle di aprile
UN PASSO INDIETRO GENERALIZZATO
IL MIGLIORE
LOCATELLI
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ALBERTO (VOTO 5,6) - Che non sia
più neppure lontano parente del giocatore
apprezzato l’anno scorso, l’abbiamo già
detto. Magari il suo compitino lo svolge lo
stesso e strappa pure la sufficienza. Resta
il fatto però che patisce la nuova collocazione tattica e non incide più di tanto.
BOGDANI (VOTO 5,6) - Passa dalle
stelle alle stalle con una disinvoltura degna
di miglior causa. Contro la Lazio solo Ballotta e il palo gli negano la soddisfazione del
gol. Che trova invece con l’Empoli, sia pure
tardivamente. Col Parma non sfrutta due assist al bacio e con la Juve è semplicemente
…inguardabile.
CHIESA (VOTO 6) - Bello e sfortunato.
Ritrova il gol dopo tre mesi, ma poi si fa parare da Balli tutto quello che in passato non
avrebbe fallito. Per il resto si accontenta di
firmare assist sistematicamente ignorati e
di proporsi, contro la Juve, con qualche velleitario tentativo.
COLONNESE (VOTO 5,8) - Fa molta
panchina, ma quando rientra col Parma
conquista la palma del miglior centrale fra i
tre schierati da De Canio. Insufficiente invece contro la squadra di Capello contro la
quale accusa le solite pause di concentrazione. Carenze da dividere quantomeno
con gli altri compagni di reparto.
D’AVERSA (N.G.) - Uno stiramento ai
flessori del ginocchio sinistro lo toglie di
mezzo proprio quando stava per recuperare faticosamente la condizione dopo un
campionato abbastanza alterno. Più sfortunato di così…
FALSINI (5,2) - Partito bene, si smarrisce per strada, tanto è vero che rimedia figuracce in serie. Anche a Empoli, contro
Buscè e Raggi, segna spesso il passo e
sulla fascia non spinge più di tanto. Al limite dell’irriconoscibile.
FOGLIO (VOTO 5,6) - Si è guadagnato la fiducia di De Canio a forza di prove
quantomeno dignitose. Soprattutto si segnala per gli assist (a Vergassola contro la
Lazio e ad Empoli per Bogdani), e per una
adisciplina tattica che lo rende praticamente insostituibile.
FORTIN (VOTO 6) - Entra, esce, torna
di nuovo. De Canio non si decide a scegliere, anche perché a turno i due portieri titolari evidenziano limiti non più eludibili.Col
Parma non sfigura, specie nelle uscite alte,
sul gol si accontenta di provarci. Con la
Juve qualche peccatuccio sul secondo e
terzo gol ed una bella respinta su conclusione ravvicinata di Del Piero.
GASTALDELLO (N.G.) - Appiedato
dagli infortuni, esce di scena proprio nel momento in cui stava cercando di recuperare la
miglior condizione. Peccato, perché nel suo
ruolo (che è quello di difensore centrale, e
non di esterno) ha palesato doti non comuni.
GUZMAN (VOTO 6,2) - Il primo gol in
serie A segnato al Parma, conferma quanto il paraguaiano meritasse l’occasione di
entrare da titolare e non dalla panchina. Del
suo movimento se n’è giovato tutto il reparto, e sotto rete è decisamente sveglio.
LEGROTTAGLIE (VOTO 5,6) - Il suo
problema è quello della continuità all’interno della stessa gara, dove fa cose egregie
per 80 minuti e poi sbaglia il tempo o la
marcatura sull’avversario che subito ne approfitta (vedi Colonnese e Portanova).
LOCATELLI (VOTO 6,6) - Quando
c’è, quando non c’è. Fra infortuni assortiti e
ricadute, sembra giochi a nascondino. Comunque rimane l’unico punto di riferimento
di una squadra con poche spiccate personalità. Non a caso contro la Juve è l’unico a
parlare stesso linguaggio tecnico.
MIRANTE (VOTO 5,4) - Sicuramente
non attraversa un buon momento di forma,
ma è pure sfortunato. Contro la Lazio ne
subisce tre in modo discutibile, ma ne para
almeno altrettanti. Ad Empoli si fa sorprendere da due tiri ‘da fuori’ e questo denota
quantomeno qualche difficoltà nel piazzamento. Le basi insomma ci sono, le certezze ancora no.
MOLINARO (VOTO 5,8) - Alterna
cose buone ad altre più discutibili, ma si
prende sempre le sue responsabilità. Forse
è solo una questione di maturazione.
Forse. Ad Empoli potrebbe lasciare il segno
se il palo…, così come a Parma il suo as-
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sist per Bogdani grida ancora vendetta.
NEGRO (5,5) - L’esperienza aiuta
tanto, ma non basta. Specie quando ci si
trova di fronte ad avversari cui devi necessariamente concedere qualcosa sul piano
della velocità (vedi il laziale Mauri, che nell’azione del primo gol si invola sulla fascia
e lo lascia lì…).
PARO (VOTO 5,7) - Il suo lo fa sempre
con diligenza, anche quando non brilla in
modo particolare (Parma), ma di fronte ad
avversari di qualità (Lazio) riesce a farsi notare con quache giocata che non è frutto
del caso. Impalpabile contro la Juve.
PORTANOVA (VOTO 5,5) - Tutto, ed
il contrario di tutto. Di solito sbaglia il minimo (con la Lazio forse qualcosa di più…),
ma spesso è sufficiente per prendere il gol
(vedi Colonnese e Legrottaglie). La sua affidabilità è comunque garantita.
TUDOR (VOTO 5,7) - Mentre stiamo
ancora cercando il Tudor che l’anno scorso
di questi tempi faceva letteralmente la differenza, ci chiediamo com’è possibile che
si sia ridotto così. Se deve difendere lo fa
con mestiere, ma se deve giocare davanti
alla difesa sono dolori.
VERGASSOLA (VOTO 6,4) - Il suo
resta, mediamente, il miglior rendimento individuale dell’intera rosa. Smazza le carte
in mezzo al campo, dove gioca mille palloni, sventa sulla linea di porta, è generoso
con gli assist, rappresenta la fantasia all’attacco. Insomma è quello che fa pentole e
coperchi. Che si vuole di più?
VOLPATO (N.G.) - Dopo la gara con la
Lazio si produce una lesione al crociato del
ginocchio sinistro e chiude così sfortunatamente la sua avventura in bianconero. Peccato, perché a Udine ci aveva fatto sognare.
Forse lo rivedremo a settembre. A Moggi piacendo.
IL PEGGIORE
FALSINI
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l’angolo tecnico
CHIUSURA COL BOTTO
Riccardo Giacopelli
Ed eccoci all’atto finale! Meno due al
termine! Inter e Livorno saranno le ultime
sfide che la Robur dovrà affrontare per
chiudere questa tormentata stagione
sportiva 2005/2006. Un epilogo con il botto
visto che il 7 maggio i bianconeri saranno
impegnati alla “Scala del calcio”, mentre il
14 al Franchi andrà in scena il derby con i
cugini amaranto.
Andiamo quindi ad osservare più da vicino queste due squadre.
07/05/2006 INTER - SIENA
Lo abbiamo ripetuto più volte in questo
spazio, nei “focus” con i quali ci siamo addentrati nell’analisi delle varie squadre
della serie A: le motivazioni (nel calcio
come nella vita) spesso fanno la differenza. Ed è fuori dubbio che andare ad affrontare, alla penultima giornata, un’Inter
senza obbiettivi particolari da raggiungere
(a meno di un clamoroso cedimento finale
del Milan che potrebbe consentire il riaggancio alla seconda piazza), presenta notevoli vantaggi. Sì, perché, nonostante il
cammino altalenante, la squadra del Presidente Moratti rappresenta pur sempre
una delle migliori realtà del panorama calcistico nazionale ed internazionale (l’uscita dalla Champions è arrivata per merito di
un Villareal che alla resa dei conti si è dimostrata squadra eccessivamente sottovalutata, come ha dimostrato nella doppia
sfida in semifinale contro l’Arsenal). Un organico con tanti elementi di qualità, magari non semplice da amalgamare, ma comunque in grado, se nella giusta giornata,
di sottomettere qualsiasi avversario.
Qualche problema la “beneamata” ce
l’ha, a partire dalla posizione tutt’altro che
salda di Mancini che, nonostante le rassicurazioni della dirigenza ed i continui attestati di stima del Presidente, è a rischio riconferma, anche se dovesse mettere in
bacheca quello che è rimasto l’unico trofeo stagionale da conquistare e cioè la
Coppa Italia.
I numeri del campionato nerazzurro
parlano di un cammino deficitario soprattutto fuori casa, con una media inglese di
poco sopra lo zero e di un probabile terzo
posto finale in classifica che significa giocare i preliminari di Champions ai primi di
agosto, con una rosa priva degli elementi
impegnati al mondiale (almeno di quelli le
cui nazionali accederanno alla seconda
fase), e con tutte le conseguenze negative
dovute ad una preparazione fisica per
forza di cose “accelerata”.
Sotto il profilo strettamente tattico, Zanetti & c. giocano un 4-4-2- che nelle ultime partite si è spesso trasformato in un 43-3 con Stankovic e Figo che a turno si
“alzano” sulla linea degli altri due attaccanti. L’infortunio di Veron ha consentito a
Pizarro di giocare con continuità e gli alti e
bassi di Adriano hanno concesso spazi a
Cruz o Recoba. Ecco, proprio la voglia di
dimostrare qualcosa da parte dei giocatori fino ad oggi poco utilizzati, insieme all’esigenza del mister di chiudere la stagione
in bellezza, potrebbero essere elementi
da temere. All’andata fu uno 0-0 nel quale
gli accorgimenti tattici di De Canio frenarono le velleità nerazzurre.
14/05/2006 SIENA - LIVORNO
Il derby con il Livorno ha sempre un sapore particolare, anche se giunge all’ultima giornata e nel quale, sicuramente,
nessuna delle due squadre vorrà alzare
bandiera bianca.
Sarà la chiusura di un campionato che
per i labronici ha rasentato la follia. Prima
parte con la squadra, affidata a Donadoni,
che vola giocando bene e racimolando
punti importanti che la portano a ridosso
della zona Uefa. Poi l’improvvisa, quanto
incomprensibile, scelta del presidente Spinelli che decide per un cambio della guida
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tecnica a favore di Mazzone. E da questo
momento, aldilà delle indiscusse qualità
del “vecchio leone romano”,gli amaranto si
infilano in un tunnel di risultati negativi (
emblematiche le 7 sconfitte consecutive)
di cui vedono la fine solo con la vittoria casalinga sul Palermo. Il risultato è un ambiente sconcertato ed una squadra demotivata che comincia a perdere i pezzi,
come testimoniano le ultime dichiarazioni
di Lucarelli che, dopo aver rinunciato a
guadagni superiori ed essersi ridotto l’ingaggio per poter tornare a Livorno divenendo, di fatto, il leader indiscusso della
squadra ed un simbolo per i tifosi, adesso
parla di un possibile quanto probabile
cambio di casacca per la prossima stagione. E per gli amaranto perdere un attaccante da 18-20 gol , ma soprattutto un
uomo guida, potrebbe rivelarsi molto pericoloso se non letale.
Ma tornando al Livorno di questo finale
di campionato ed entrando nello specifico
tecnico/tattico, Mazzone sembra aver trovato il giusto equilibrio schierando la squadra con un 3-5-2 che sfrutta in modo ottimale le caratteristiche dei cursori di fascia
(Balleri e Pfertzel) dai quali poi arrivano i
cross per la finalizzazione di Lucarelli.
All’andata fu un 2 a 2 con gol di Locatelli e Chiesa (su rigore) per il Siena e Morrone e Lucarelli per il Livorno, senza dimenticare che al Franchi tornerà un
avversario speciale che risponde al nome
di Stefano Argilli. ■
Julio Cruz (in alto) e Cristiano Lucarelli (sotto),
stelle di Inter e Livorno.
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ARCHIVIO SERIE A
33a giornata
SIENA-LAZIO
2/3
(pt 14’ Mauri, 22’ Rocchi, 23’ Vergassola, 40’ Chiesa; st 5’ Dabo)
34a giornata
EMPOLI-SIENA
2/1
(pt 36’ Tosto, 39’ Tavano; st 42’ Bogdani)
35a giornata
PARMA-SIENA
1/1
(pt 24’ Guzman; st 18’ Morfeo)
36a giornata
SIENA-JUVENTUS
0/3
(pt 3’ Vieira, 5’ Trezeguet, 8I’ Mutu)
Classifica: Juventus 85; Milan 82; Inter 74; Fiorentina 68; Roma 66;
Lazio 56; Chievo 53; Palermo 49; Livorno 47; Parma 45; Empoli 42;
Reggina 41; Sampdoria, Ascoli e Udinese 40; Cagliari 38; Siena 37;
Messina 31; Lecce 25; Treviso 18.
Antonio Mirante e Simone Vergassola
ca l c i o
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10/ io c’ero
IL PALIO DEI CIUCHI È ARRIVATO AL TRAGUARDO
di Duccio Balestracci
Piove, miseria ladra; piove come la manda dio. E pensare che secondo le previsioni non si
doveva andare oltre il nuvoloso. Che segno sarà? Terz’ultima domenica di campionato: al Rastrello, in maglia rossa, la Juve che ha un bisogno matto dei tre punti se non vuole chiappare
una zannata nel sedere dal Milan. I commenti della vigilia sono scontati: vengono a incassare;
ci hanno già dato l’80% della squadra e ora vengono a riscuotere e a prendere tre punti d’oro.
I giornali nazionali discettano sul concetto di “sgabelli” (noi) che sono lì solo per far fare la
sgambatina alla squadra blasonata.
No, vedrete che non faremo la figura degli sgabelli. Non che ci siano aspettative di miracoli
sui gradoni della curva Robur: nessuno se li aspetta i miracoli, ma tutti si aspettano una partita
giocata, da parte senese, con dignità. Perduta in partenza, magari, ma perduta con dignità.
Il pronostico si avvera solo a metà. Perduta sì. Ma in modo umiliante. Passano due minuti
e la Juve segna il primo gol; ne passano altri due e insacca il secondo; mentre l’orologio scandisce l’ottavo minuto arriva il terzo pedatone che gonfia la rete alle spalle di Fortin. Probabilmente è un record: a memoria di chi scrive (ma anche di tanti che gli erano intorno) in prima
serie non s’era mai vista una roba del genere (ma forse nemmeno in altre serie superiori al campino del prete. A sera, sulle reti nazionali, vanno in onda commenti perfidi).
Perdere va bene; perdere così no. Nemmeno contro la Juve (che con altre squadre magari ha vinto, ma se l’è sudata). A Reggio il Messina pareggia: se ci mangia un punto siamo a rischio grosso, anche perché il Cagliari vince e ci ha scavalcato in classifica mettendosi in salvo.
Piove acqua dal cielo e piovono moccoli dalle gradinate. Il popolo bianco-nero non ci sta
e comincia a rumoreggiare mentre a bordo campo Capello si sbraccia per dare indicazioni ai
suoi e De Canio non si discosta dalla pensilina della panchina, educatamente composto e a
braccia conserte. Beh…piove…che altro dovrebbe fare? bagnarsi? Il fatto è che il pubblico pagante avrebbe piacere di vederlo un pochino più partecipe…come dire? più coinvolto, ecco.
Mica altro: un po’ più coinvolto. Tutto qui. E qualche coro se lo becca.
Finisce il primo tempo: la partita è finita da un pezzo: la Juve non si scalmana più di tanto;
il Siena fa quel che può (poco).
Meno male che questo campionato è stato il palio dei ciuchi: e il palio dei ciuchi, alla fine,
decreta che a Reggio il Messina perde uno a zero. Boato in curva Robur. Poi arriva il due a zero:
secondo boato e facce che cominciano a distendersi. E infine arriva la sigla finale del tre a zero
(dio benedica la Reggina) che ci mette automaticamente in salvo e condanna il Messina alla
retrocessione. Adesso possiamo tranquillamente perdere anche con Inter e Livorno (cosa facilissima, del resto, anche senza il risultato di Reggio) perché andremmo a pari con il Messina,
ma la classifica avulsa grazia noi e condanna loro. Un’ appassionante corsa per finire impietosamente (come dicono i due bravi conduttori de Le Iene) “merdultimi”. Ganzo ‘na cifra.
E mentre smette di piovere cominciamo a guardarci in faccia. È logico finire un campionato così? È giusto che la sorte della Robur dipenda da quel che cavolo succede in un campo di
calcio a ottocento chilometri di distanza? È serio gioire perché ci siamo salvati in questo modo
cialtrone?
No. Non lo è. I cori dei tifosi e degli ultras (quelli che non si sono mai zittati nemmeno nei
momenti più critici del campionato e che hanno sempre sostenuto la squadra) ora tacciono.
Per dignità. Per pudore. Gli striscioni vengono ammainati e dalla curva si levano i cori di “buffoni, buffoni”, “vergognatevi” e “a lavorare; andate a lavorare”. E poi esplode il rabbia-revival:
parte qualcuno con “ce l’abbiamo solo noi Sciaccalugagol” e altri gli vanno dietro “Avanti Ardito! Avanti Ardito” e “Uno di noi! Argilli uno di noi!”. Aspettiamo con un po’ di apprensione
per l’eventuale dimenticanza…no! c’è chi, per fortuna, se lo ricorda (sarebbe stato un delitto
non ricordarlo) e si leva un “Siamo venuti fin qua per vedere segnare Pingààà!”. Addirittura si
affacciano nei ricordi, nei rimpianti, nella rabbia, i giorni di De Falco, di Mucciarelli, di Perotti.
Ma il più gettonato, il più cantato, il più ripetuto, il più iroso, il più significativo è “ohhhhh Papadopulo”.
Il campionato è finito, di fatto, oggi: i cori lo sintetizzano. La squadra non ha funzionato;
l’allenatore ha profondamente deluso. Porteremo il solito cero alla Madonna del Voto (questi
campionati ci stanno costando una cifra in cera) e le rivolgeremo una preghierina per il prossimo campionato: “Madonnina di grazia piena / volgi un occhio a questo Siena / dacci tu, Vergin pietosa, / un’annata dignitosa”. E speriamo che Maria Santissima tenga una mano in testa
a chi di dovere; che vengano fatte le scelte giuste, trovati i giocatori giusti, e che ci vengano
risparmiate per il futuro queste mortificazioni. Per saecula saeculorum. Amen. ■
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12/ ritmi tribali in terra di siena / 3
FEDELISSIMI DI NOME E DI FATTO
dalla tesi di laurea di Francesco Scarpetti
La storia del più antico club della tifoseria senese di calcio fissa la propria origine in un
lontano dicembre del 1970. Furono in dieci a fondare il club che mosse i primi passi all’interno di un bar cittadino e la prima denominazione fu Siena Club Bar Ravacciano, per
mutare in seguito in Club Bianconero ed infine alla formula attuale. Piero Babbini, Mario
e Giordano Bianciardi, Fabio Ciani, Fabio Cannoni, Franco Gistri, Massimo Losi, Giuseppe Mancini, Renzo Vannini, Lorenzo Mulinacci: questi i nomi dei primi dieci fedelissimi ai
quali si aggiunsero subito dopo tanti altri amici tra i quali ci sembra doveroso ricordare
Nicola Natili, Franco Fontani e Aldo Ciampoli.
In un brevissimo tempo l’organizzazione del club riuscì a reclutare un numero considerevole di soci, fino a giungere alle mille adesioni. Indimenticabili riunioni, le prime fatte
in casa di Pero Babbini, primo presidentissimo, che ogni volta che il Siena giocava in casa
annunciava l’uscita delle squadre dal sottopassaggio che immette nel campo di gioco,
con la sua fatidica bandierina e con tanto di macchina fotografica a tracolla. Il nutrito archivio fotografico lo si deve proprio a lui, che iniziò con tenacia la metodica raccolta di
istantanee. Alcuni filmati inoltre, furono realizzati dai fratelli Bianciardi e costituiscono
adesso, nell’era incontrollata dei video, delle vere e proprie rarità. Con il crescere degli
iscritti, i Fedelissimi si vedono costretti a cambiare sede; fu concesso loro lo svolgimento
delle riunioni del venerdì sera nei locali della Corale Senese, all’interno dello storico palazzo de “Il Magnifico”. Dopo Babbini si sono alternati alla presidenza Renzo Vannini,
Franco Fontani, Nicola Natili, Aldo Ciampoli, Lorenzo Mulinacci, Alessandro Silvestri,
Paolo Gallerini, Walter Munaretto, Carlo Cagnacci e di nuovo Lorenzo Mulinacci, ancora
oggi alla guida del club. Anche le sedi sono cambiate: dopo la Corale Senese il club è
stato ospite della Contrada della Pantera e del Bar Notturno, dopo di che è avvenuto il
trasferimento in una sede propria del club in Via Pantaneto e poi in Via Follonica; ma dopo
la chiusura al traffico del centro storico, si è reso necessario per il club spostarsi a Vico
Alto, un quartiere periferico, ma che permette ai Fedelissimi di avere una sede molto
ampia. Quanti ricordi, quante belle sensazioni, quanta voglia di manifestare all’intera città
l’attaccamento e la passione per il Siena Calcio. Più di 300 le trasferte organizzate; la storica è e rimane quella di Grosseto, nel campionato 80/81 con più di mille senesi (13 pullman) nel “catino” maremmano, ma non si possono certo dimenticare le trasferte in 900
a Pistoia, 800 a Prato, 1300 a Ferrara, 1000 a Lucca, 1000 a Montevarchi, e quelle mitiche del primo anno di serie B: 1500 a Torino, 2500 a Empoli, 800 a Genova con la Samp,
800 a Verona contro il Chievo, 1200 a Venezia, 1000 a Pistoia.
Ci sono state anche trasferte meno numerose ma altrettanto mitiche come 70 a Siracusa e 30 a Palermo, 50 a Crotone, 70 a Reggio Calabria, 50 a Messina, 70 a Catania, 80
a Lecce, 200 a Bari. La trasferta più numerosa è stata per gli ottavi di Coppa Italia a Roma
con la Lazio: 3300 tifosi a sostenere la Robur. E poi ci sono stati i caroselli festosi e chiassosi che la domenica partivano dalla fontana di San Prospero per attraversare le strade del
centro a ricordare a tutti che il Siena da lì a poco avrebbe giocato al Rastrello. Domenica
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14-12-97 i Fedelissimi hanno fatto un rievocazione del carosello per festeggiare il passaggio di proprietà tra Paganini e la SNAI. Le coreografie, le bandiere, gli striscioni, i cori:
“o Roburrone avanti avanti, tira in porta e marca il gol” e la tradizionale “ Nella piazza
del Campo ci nasce la verbena, viva la nostra Siena”.
I giovani, gli Ultras, che individuano nella curva la loro giusta collocazione, sono sempre stati uniti con i Fedelissimi che stazionano sempre nel centro della gradinata in una
sorta di lungo ed invisibile abbraccio. Il rapporto con le varie generazioni di ultras e’ sempre stato amichevole, trasferte organizzate insieme e riunioni per preparare coreografie
o contestazioni.
Anche queste fanno parte della storia del club: una contestazione colpì anche un certo
Marcello Lippi costringendo la dirigenza all’esonero. Ma la contestazione a Max Paganini è
stata la più dura e lunga, iniziata nel 1991 e terminata
il 27-11-97 con una bella vittoria.
“È da qui che cominciano le pagine più belle della
nostra storia di tifosi che si concluderanno con la promozione in serie B che festeggeremo insieme al nostro trentesimo anno di vita con una festa bellissima
al ristorate Garden per oltre 400 commensali e con
ospite tutta la squadra. Con la serie B ci rendiamo
conto che la sede di Vico Alto è troppo piccola e così
decidiamo di trasferirci in un altro locale nel quartiere di San Prospero; il locale è molto ampio e permette al gruppo di trasformare la sede in un circolo aperto tutte le sere. Ben presto la sede diventa un punto
di riferimento per tutti i tifosi, per organizzare le trasferte, vendere i biglietti e chi non può andare in trasferta può seguire le partite sul grande schermo presente nel locale. Entusiasmo alle stelle con i magnifici
risultati della squadra e cene memorabili fino ad un
massimo di 130 persone. Anche il nostro periodico “Il
Fedelissimo”, sotto la direzione di Nicola Natili, raggiunge il suo massimo splendore e passa dalle 4 pagine in bianco e nero alle attuali 32 pagine a colori
stampate in 6.000 copie e distribuite gratuitamente
agli ingressi della stadio. E il sogno continua… Il 24
maggio 2003 allo stadio Marassi battendo il Genoa,
il sogno si realizza con la promozione in serie A. In
quel momento tutti noi Fedelissimi di vecchia data
usciamo con le lacrime agli occhi rivivendo in un attimo tutta la nostra passione per i colori bianconeri,
passione che ci ha accompagnato anche nei tristi anni
passati. Finalmente la fortuna e la bravura di tutti ci
ha reso giustizia, ma senza dimenticare il passato,
perché anche quella è la nostra storia. Tutti godiamo
di questa promozione, ma solo chi ha masticato
amaro per 30 anni senza mai mollare se la può gustare forse più di tutti. La serie A ce la siamo meritata
e non la molleremo così facilmente.
Ci avviciniamo titubanti ma decisi all’esame dell’esordio in serie A che per noi significa la trasferta a
Perugia; lo superiamo alla grande: 3.500 senesi e 15
pullman organizzati dal nostro club. I tifosi senesi si dimostreranno un pubblico da trasferta seguendo la Robur in tutti i campi. I Fedelissimi organizzano numerosi pullman per
tutte le trasferte (120 in totale). Un campionato memorabile e solo la vicenda del calcio
scommesse ci fa strozzare in gola l’urlo di gioia per la salvezza raggiunta a Modena con
una giornata di anticipo; ma finalmente il 24 agosto arriva l’assoluzione: gli avvoltoi di
Perugia e Empoli ed i gufi di Siena si devono rassegnare... e il sogno continua”.
I Fedelissimi, da sempre situati nella gradinata scoperta, organizzano il tifo in questo
settore, in sinergia con gli Ultras Fighters e con tutti i gruppi di tifosi della curva Robur.
Anche i Fedelissimi, seguendo l’escalation del Siena verso la serie A, rinnovano il proprio striscione: si passa dallo striscione che riporta il logo del gruppo e la sua denominazione ad uno striscione più grande con la scritta “SIENA CLUB FEDELISSIMI”.
(continua)
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personale
IL PREZZO DELLA SOPRAVVIVENZA
Giancarlo Brocci
Per parlare di un altro punto di debolezza acquisita del sistema calcio, non poteva capitare settimana più adatta. Scrivo
alla vigilia di Siena-Juventus ed il pezzo lo
leggerete quando il risultato sarà già in archivio e avrà praticamente determinato
l’assegnazione dello scudetto. È chiaro
che, così montando una situazione di improvviso thrilling sulla sorte del triangolino
tricolore, in questi giorni certe evidenze
sono sotto gli occhi di tutti: il Siena, potrei
dire il “nostro” Siena anche se molti non mi
crederanno, è una di quelle società satelliti di cui parlavo in tempi meno sospetti.
E aggiungevo: “una serie di risultati che
qualcuno si assicura in sede di campagna
acquisti e cessioni, garantendosi diverse
domeniche di scarico in un calendario
obeso”.
Tutti sappiamo come è stato, persino
dichiaratamente, costruito questo Siena
da serie A: con l’appoggio della Juve e del
suo gruppo dirigente.
Una serie di giocatori, da buonissimi
giovani in prestito a qualche vecchio arnese usato-sicuro (o quasi), l’allenatore di
area, il direttore generale oltre allo staff di
supporto atletico: i nomi e i curriculum
sono così noti che tutta Italia ha parlato di
Siena come Juve 2.
Non si può negare, sia chiaro, quanto
ciò abbia giovato alla Robur, che può fregiarsi dell’ arricchimento di una storia
lunga e gloriosa, eppur sempre di secondo piano, con ben tre anni, tra un attimo 4,
di Serie A tranquilla, a costi accettabili e
poco esposta ad ogni intemperie.
Ora questa Juve 2, che giocò con formidabile intensità quando tolse due punti
all’Inter e si curò di esternare gioia pura, è
chiamata a drizzar la schiena contro la
casa madre perché l’Italia la guarda, perché invece di un allenamento al trotto e
senza propellenti si tratta di
far vedere che la
vittoria-scudetto
sarà guadagnata sul campo
con tanto di sudore e sangue.
Ma, anche se
il Siena è ora, per
impellenza di
cronaca, l’esempio più palese di
un calcio con
qualche problema di identità, in
cui le necessità
di business e risultato suggeri-
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scono strategie che niente spartiscono con
etica e valori passatisti, non è di certo l’unico.
Lo stesso Messina, che forse ci regalerà una contemporanea lieta novella da
quel di Reggio Calabria, è cresciuto nel
medesimo brodo di coltura, altre realtà si
sono da tempo adeguate a far valere le ragioni di stato a quelle della competizione
sportiva pura.
Nel punto successivo della disamina
primaria che avevo scritto sui disturbi di
tanta gente verso questo calcio collocavo
“il regime di controllo del mercato da parte
di autentici cartelli autorizzati a fare il bello
ed il cattivo tempo”. Come si vede, l’argomento è strettamente consequenziale:
vuoi star su? Questi sono gli uomini, i
prezzi, gli ingaggi, forse anche le partite
da giocare di brutto e quelle senza coltello fra i denti.
Se domenica sarò smentito provvederò con pubblica (per quel che conta…)
ammenda. Per ora, a mio figlio che segue
il Siena ovunque, spesso indovino che
tempo calcistico farà.
E allo stadio non vado più. ■
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perle
QUELLI CHE...*
Quelli che il Siena in serie A non può stare nemmeno un anno, figuriamoci tre di fila. Oh yeah.
Quelli che il Siena può andare tranquillamente in Coppa Uefa. Oh yeah.
E infatti ha meno punti dell’anno scorso. Oh yeah.
Quelli che alla Juventus c’è un grande preparatore atletico, lo vedrete a fine campionato. Oh yeah.
Quelli che il preparatore atletico della Juventus ora ce l’ha il Siena. Oh yeah.
Quelli che il Livorno ha fatto un grande campionato con gli scarti del Siena. Oh Yeah.
Quelli che il Siena, con gli scarti della Juventus, ha fatto peggio del Livorno. Oh yeah.
Come mai. Oh yeah.
Forse c’entrano gli occhi della tigre. Oh yeah.
Quelli che il Siena con Locatelli e Chiesa era in grado di vincere gli incontri più importanti. De Canio
permettendo. Oh yeah.
Quelli che lo stadio nuovo a Siena non serve. E poi si lamentano che il Comune non ha fatto niente per
costruirlo. Oh Yeah.
Quelli che il Comune non è a posto per costruire il nuovo stadio, anche se non è vero. Oh yeah.
Quelli che la Mens Sana è una fede. Oh yeah.
Quelli che Siena vera è bianconera. Oh yeah.
Quelli del murellino. Oh yeah.
Quelli che a Montaperti io c’ero, ma hanno l’abbonamento della Fiorentina. Oh yeah.
Quelli che vado alla partita solo se c’è la Juventus. Oh yeah.
Eppure qualche hanno fa non si perdevano il Rende o la Sarzanese. Oh yeah.
Quelli che il Siena ha il pullman come il Milan. Peccato solo quello. Oh yeah.
Quelli che il campionato della Juventus passa dalla succursale del Siena. Oh yeah.
Quelli che il Siena è una squadra simpatica. Oh yeah.
Quelli che il Siena è stato penalizzato dagli arbitri. Oh yeah.
Quelli che Chiesa è il più prolifico attaccante della serie A. Speriamo non viva di ricordi. Oh yeah.
Quelli che il Siena ha un pubblico corretto. Oh yeah.
Quelli che il Siena è una squadra provinciale. Oh yeah.
Quelli che a Siena ho ritrovato la tranquillità. Oh yeah.
Quelli che a Siena si ricostruiscono i campioni. Oh yeah.
Quelli che se ne vanno da Siena e giocano anche meglio.
Oh yeah.
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*(da leggere come se fosse una canzone di Jannacci. Oh yeah)
Simone Marrucci
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Garantita la permanenza in Serie A
per il quarto anno consecutivo e confidando sin d’ora nella positiva risoluzione di vicende societarie che certo non
mancheranno nei prossimi mesi, c’è
dunque da immaginare che tra un Palio
e l’altro, tra una fila in macchina verso
la costa maremmana o le frescure del
Monte Amiata, l’estate dei senesi verrà
come sempre animata dalle solite voci
di mercato. Insomma, anche sotto
l’ombrellone duemilasei si parlerà e soprattutto si leggerà di partenze e di altrettanti arrivi di calciatori e allenatore,
magari di qualche acquisto e qualche
cessione, più probabilmente di molti
prestiti.
Non sarebbe male però che, nel mettere in cantiere la nuova squadra, oltre ai
fondamentali aspetti tecnici ed atletici,
chi di dovere ponesse attenzione anche
a quello, magari secondario per qualcuno ma sicuramente importante per la
massa degli sportivi senesi, che riguarda
il look con il quale vedremo abbigliati i
bianconeri nella stagione futura.
In termini più espliciti sarebbe
senz’altro opportuno impegnarsi per
tempo con i vari sponsor, non ultimo
quello tecnico ovviamente, per un veloce ritorno alla maglia a strisce verticali
bianconere che purtroppo abbiamo
visto solo nel primo di questi tre anni di
gloria in serie A. Messa abbastanza inopinatamente da parte nell’anno del
centenario per un discutibile richiamo
agli scacchi bianconeri con i quali iniziò
la storia della Robur nel 1904, quest’anno la tradizionale tenuta di gara ha
lasciato il passo ad un misto di quadrati e strisce di diverso spessore, subito
azzeccatamente battezzato dai tifosi
“codice a barre”, magari originale e graficamente perfino apprezzabile da distanza ravvicinata ma del tutto anonimo e grigio sul campo.
Come tutti ricordano, dopo la prima
contestata apparizione, la società ventilò la possibilità di sostituire tale obbrobriosa divisa ma poi non se n’è fatto
di niente a dimostrazione di come, nel
nostro calcio ipermilionario di oggi,
anche in tema di immagine valgano più
i contratti ormai stipulati che le legittime
aspettative degli appassionati.
Certo, se vista in quest’ottica spudoratamente “consumistica”, è fuor di
dubbio che, rispetto a quella di altre società, la maglia zebrata tipica dell’A.C.
Siena ha l’inconveniente di non essere
proprio l’ideale per una facile lettura del
nome sulle spalle del giocatore e, so-
Dopo quella a scacchi e del tipo ..’codice a barre’,
i tifosi reclamano il ritorno alla tradizione
Ridateci
le maglie a strisce
Mario Lisi
prattutto, del marchio dello sponsor (da
apporre, invece, ben in vista sul petto
per legittimi motivi di cassetta). Per di
più, ormai, le ditte di abbigliamento
sportivo fanno notoriamente a gara nel
mettere in mostra tutto il loro campionario di modelli e colorazioni possibili,
non importa se a discapito delle tradizionali casacche a cui sono affezionate
intere generazioni di tifosi.
È così che, anche in casi in cui non
ce ne sarebbe stretto bisogno, ti ritrovi
tante squadre con divise oggettivamente improponibili, si direbbe volute
tanto per stupire, come ad esempio
l’Inter a righe orizzontali di un imprecisato blu-grigioverde, il “proletario” Livorno in maglia color lingotto d’oro e,
per contro, la Juve degli Agnelli che
spesso veste un’improbabile tenuta
completamente rosso bandiera!
Proprio il volersi (o il doversi, per esigenze televisive?) differenziare per forza
dalla Vecchia Signora, del resto, pare essere il motivo per cui, oltre al
Siena, anche
zione solo perché proiettato d’ufficio in
serie A all’ultimo tuffo, quando verosimilmente il magazziniere aveva già fatto la
spesa per il materiale da gara.
Saranno tutte giuste osservazioni,
com’è altrettanto vero che il mercato
che ruota intorno ai clubs calcistici
(compreso quello di magliette, gadgets
e paccottiglia varia della squadra del
cuore) pretende il suo spazio; ma nel
nostro caso è altrettanto lecito rivendicare più rispetto per la “mitica” casacca
a righe bianche e nere, alfa ed omega
del cromatismo, indossata in oltre un
secolo di storia del calcio senese.
In conclusione, chi ha orecchie intenda. E adesso concentriamoci pure
sulla classifica. Accidenti, però, dover
soffrire anche nell’anno in cui, di fronte
al solito palio dei ciuchi, rispetto al passato avevamo sulla carta la formazione
più adatta per salvarci agevolmente…
Che il dio del pallone ci aiuti e buon
sprint finale a tutti! ■
l’Udinese ha ridisegnato in peggio la
maglia e c’è da pensare che l’Ascoli
abbia potuto rispettare la propria tradi-
ca l c i o
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zapping
SGABELLO SARÀ LEI
Vincenzo Coli
Quante volte Emilio Giannelli ha portato Siena sulla prima pagina del quotidiano
più prestigioso d’Italia. Nelle vignette per il
Corriere della Sera le ha raffigurate al canape, le mischie della politica nazionale,
ogni partito un bàrbero scalpitante; e
quanti interni piccoloborghesi di Valli o Ravacciano assomigliano ai tinelli sui quali si
abbattono ogni giorno le notizie inquietanti del telegiornale. Le grandi manovre romane viste dalla periferia acquistano i
contorni della commedia dell’arte, e riderci su fa bene alla salute. Insomma, Emilio
ha fatto tendenza e in via Solferino attingono spesso alle perle lessicali di casa nostra
- mossa, rincorsa, purga - per conferire vivacità alle cronache politico-economiche
nazionali, e, a maggior ragione, spiegare
come si muovono i vertici del Monte dei Paschi nell’incasinatissimo risiko bancario di
questi tempi. All’autoreferenzialità in questi casi non si sfugge, e poi il ‘colore’ non
guasta, anche se assimilare lo spirito del
Palio alle strategie finanziarie non sembra
una spiegazione razionale. Non stupisce
quindi l’uso del termine ‘sgabello’ – nell’accezione tutta senese di ‘mettersi al servizio di’ – che la redazione sportiva del
Corriere ha scelto come chiave di volta per
un’inchiesta sul match Siena- Juventus.
Robur succursale della vecchia Signora, con allenatore e direttore sportivo della
scuderia Gea, e viceallenatore, preparatore atletico e otto giocatori in prestito da Torino? Difficile negarlo, come non è un mistero per nessuno il feeling nato tra Paolo
De Luca e Luciano Moggi – “senese di
Monticiano”, precisa l’articolo – ai tempi
dell’avventura comune nel Napoli di Maradona. La domanda sorge spontanea, per
non dire del sospetto. Sarà o non sarà inciucio, tra lo squadrone scoppiato a un
soffio dallo scudetto e la formazione assemblata per non retrocedere con sei
punti di vantaggio sulla terzultima? Hanno
risposto alla domanda alcuni Vip nostrani:
Aceto, il sindaco Maurizio Cenni (ma il
candidato Piccini no, sarà mica stata violata la par condicio?), Stefano Bellaveglia,
Stefano Bisi, Alessandro Nannini, Francesco Franchi, Margherita Zalaffi, Gabriello
Mancini. Nessuno ha ventilato la pur remota possibilità, tutti hanno detto no, sarà
partita vera. Anche Aldo Agroppi, che
tifa viola e sente puzza di bruciato in ogni
dove. Il giornalista ha argomentato, ha attizzato, ha insinuato: possibile non sia tentato il calciatore che pur passando alla
nuova società è rimasto proprietà della
vecchia, e non ha cambiato né colori né
maglia, visto che la Robur ha adottato il
modello scartato da Giraudo & C.? No,
non è possibile, è stata la risposta all’unisono. I calciatori sono professionisti e ci
daranno dentro, tutti.
Scriviamo alla vigilia della partita e non
abbiamo la sfera di cristallo. Insomma, è
un esercizio a rischio. Certamente non dubitiamo della serietà dei ragazzi di Di
Canio, dimostrata più volte. E confidiamo
nel loro orgoglio. Forse nemmeno sapevano il senso della parola, ma sentirsi dare
dello sgabello non fa piacere a nessuno, e
il solo dubbio dovrebbe scatenare la giusta reazione. Il risultato della
partita, qualunque esso
sia, finirà in
archivio. Il
termine
‘sgabello’invece, sdoganato e rubricato come
‘espressione di dileggio’ sarà nel
prossimo volume di aggiornamento del
‘Battaglia’, il Dizionario storico della lingua
italiana edito da Utet, dove fanno testo i
brani letterari ma anche articoli di giornale, a testimoniare la vitalità dell’italiano cosiddetto d’uso. ■
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La stagione volge al termine, ma già si delineano le difficoltà
che attendono la prossima
Una terapia da
...sogno
Mauro Mancini Proietti
All’indomani della fuoriuscita dell’ ultima
squadra italiana dalle coppe europee ed in
vista delle ultime battute del nostro campionato sempre più anomalo nel quale i singhiozzi della testa della classifica finiscono
per regalarci almeno qualche emozione in
più, non è azzardato tentare di tirare alcuni
bilanci e qualche riflessione in libertà.
Ci si prepara infatti ad un’altra fatidica
estate in cui inevitabilmente il tempo di calare il sipario sull’incipiente mondiale e di
nuovo vedremo andare in scena una serie
televisiva vista e rivista il cui incipit sarà ancora una volta segnato dalla scadenza dei
termini di iscrizione al massimo campionato con la temuta coda di strascichi da consumarsi prima ancora che sui campi all’ interno delle aule di giustizia.
Poco, anzi nulla, è stato infatti fatto dai
vertici del calcio per risolvere preventivamente le problematiche che si presenteranno ai nastri di partenza e che sono rappresentate dai bilanci sempre più in rosso,
fantomatiche e spericolate fideiussioni, ed
il divario sempre più odioso tra le tre “grandi” che pretendono di dettare i tempi e la
normalità che le circonda. Nulla è stato
fatto nella direzione della vendita collettiva
dei diritti televisivi di cui abbiamo più volte
spiegato le ragioni e nulla ancora è stato
fatto per far tornare la sicurezza negli stadi
e riportarvi il grande pubblico. Grande
pubblico, si badi, al quale quella sicurezza
dovrebbe essere garantita non disgiuntamente dallo spettacolo, quello vero, che
non può prescindere da una profonda
opera di moralizzazione e ritorno ai veri valori dello sport sempre più calpestati.
Fatta la diagnosi, proviamo allora a sognare ad occhi aperti una possibile terapia
mediante la predisposizione di una ricetta
che preveda la somministrazione dei seguenti farmaci.
Si parte, come dicevamo, dalla ineludibile vendita collettiva dei diritti televisivi
con riparto del prezzo di vendita attraverso
criteri che tengano ovviamente conto del
bacino di utenza di ogni singolo club e con
la predisposizione di un fondo di perequazione che possa assicurare a tutti un “minimo garantito”. Si tentava infatti di spie-
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gare che nel caso di specie non esiste un
diritto individuale alla propria immagine da
parte del singolo club. L’immagine che ne
discende infatti al di fuori della competizione sportiva, è un non senso e per aversi
una competizione sportiva bisogna essere
quantomeno in due. Il singolo club, esauriti i calendari ed i poster, fuori da una vera
competizione sportiva non avrebbe alcunché da vendere.
Una seria verifica dei bilanci per i quali
dovranno essere previste alcune regole
elementari: non si può acquistare o detenere calciatori al di fuori dei parametri del
bilancio consolidato dell’ ultimo esercizio
con un premio effettivo per quei club che
presentano in rosa al via di ciascun campionato una aliquota prestabilita di calciatori provenienti dai rispettivi vivai.
Una politica di oggettiva calmierazione
dei prezzi dei biglietti di ingresso agli stadi
che possano effettivamente diventare accessibili per tutti. Impensabile mantenere i
prezzi attuali, in quanto non va considerato il singolo biglietto bensì il fatto che mediamente diviene impossibile per un genitore portare i propri figli allo stadio perché
sarebbe per i più una vera e propria tombola spesso improponibile per molti bilanci famigliari. Il calcio è uno sport che nasce
popolare e deve quindi poter tornare a dimensione e patrimonio di tutti. Gli orari ed
i giorni dedicati al campionato non devono
essere a solo uso e consumo delle emittenti televisivi ma ad uso e consumo delle
famiglie che non devono trovarsi ogni volta
di fronte alla scelta alternativa della gita
“fuori porta” o la partita. Gli stadi devono
divenire veramente e decisamente sicuri
attraverso la assoluta tolleranza zero nei
confronti dei violenti. Meno formalismi e
garantismo estremo fino alla noia e più sostanza nella azione di contrasto che deve
essere compatta con pochissimi “margini
interpretativi” a carico della magistratura.
Senza scandalizzarsi troppo, basta uscire
oltralpe e poter constare come il problema
si sia effettivamente risolto.
E veniamo infine ai valori dello sport,
tanto stiamo sognando e possiamo quindi
continuare a sognare. Devono avere un
senso i principi del fair play, della lealtà e
correttezza sportiva. Tornare al gusto del
bel gesto da parte dei giocatori sotto gli
occhi di milioni di spettatori e quindi di molti
giovani. Un sano agonismo fino al fischio di
chiusura deve potersi concludere con una
stretta di mano sempre e solo se sia stata
effettivamente bandita e contrastata con
ogni mezzo la violenza pura e cruda dei giocatori. Ben venga quindi la prova televisiva
per verificare non solo episodi di violenza
sfuggiti all’ arbitro, ma anche per contrastare le cosiddette “furbate” che abbiano
tratto in inganno il direttore di gara condizionando il risultato. E siamo quindi alla
questione arbitrale. Due sono qui i farmaci
da somministrare. Il primo è la loro assoluta indipendenza attraverso l’assicurazione
di carriere non condizionate agli “umori del
palazzo” e attraverso un sistema premiante che non dipenda solo da illustri o poco illustri natali come avviene solo dalle nostre
parti. È inaccettabile che la progressione di
un arbitro da noi avvenga solo attraverso
un sistema condizionato di visionature il cui
voto finale è inversamente proporzionale al
numero di telefonate preventive e soprattutto successive a cui è sottoposto il povero commissario di turno. Se la serie A è la
testa dell’iceberg, basta andare nel campionato nazionale dilettanti e serie C per
vedere cose assolutamente sconcertanti
da parte di giovani arbitri, magari anche
bravi e di talento, ma costretti ad una corsa
forsennata da parte dei loro rispettivi sponsor in quanto la Serie A va raggiunta più
presto possibile. Due conseguenze: arbitri
sempre più immaturi e psicologicamente
fragili e collo di bottiglia sempre più stretto
con posti di vertice sempre più ingessati e
poco ricambio.
Siamo quindi alla terapia finale: l’ assoluta necessità di investire seriamente sul
calcio dilettantistico garantendogli non
soltanto pubblico ma soprattutto fondi
senza lasciare che tutto pesi sulle spalle di
eroici volontari che gratis et amore dei si
prendono cura delle scuole calcio e dei
giovani nell’ immane tentativo di toglierli
dalla strada ed avviarli ad una effettiva pratica sportiva che è il vero e proprio sale
della formazione dell’ uomo di domani.
Si potrebbe allora andare ancora avanti con il sogno, ma è ormai giorno ed è ora
di svegliarsi e la realtà ci attende. Prepariamoci quindi ad un’altra bella estate in cui
tra una sentenza e l’ altra ci diremo tutto ed
il contrario di tutto mentre un penoso spettacolo andrà avanti per la sua strada.
Come se niente fosse. ■
Carraro (sopra) e Galliani, rispettivamente
Presidente della Federazione e della Lega.
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febbra alta
CONTENTI, MA DELUSI
Antonio Gigli
È finita così, con il Siena salvo a due
giornate dal termine, grazie alla sconfitta
del Messina ad opera del “nostro” Ciccio
Cozza, e con i tifosi urlanti contro la prestazione indecorosa contro la Juventus.
Non era proprio il finale che sognavamo. In
quanto tifosi realisti e non sognatori, ci
siamo accorti in tempi non sospetti che
questa squadra non era quadrata, che
mancavano alcuni giocatori in ruoli importanti, ma mai avremmo pensato di raggranellare solo 37 punti dopo 32 giornate con
questa rosa. Non credevamo alla Coppa
Uefa, ma non pensavamo di dover lottare
fino all’ultimo per una salvezza senza dignità, come poi è accaduto. I grandi nomi,
lo staff tecnico di ottima qualità, ci avevano, però, illuso di
disputare un torneo tranquillo,
senza patemi e con qualche
bella prestazione da incorniciare. All’inizio le nostre ambizioni sembravano essere ripagate, abbiamo visto un
buon calcio, ma è stato solo
un raggio di sole in una giornata di nuvole. Il girone di ritorno è stato un inferno. Prestazioni indecenti, vedi la
sconfitta casalinga contro il
derelitto Lecce, con un ruolino
da retrocessione, per culminare nella partita contro la Juventus. Avevamo gli occhi addosso di tutta l’Italia calcistica,
scettica sul fatto che il Siena,
considerato una specie di
Juve B, potesse ostacolare la
casa madre. Dirigenti, allenatore, giocatori ci hanno riempito la testa con dichiarazioni
sdegnate e intenti di dare il
massimo come non mai per raggiungere
anticipatamente la salvezza e soprattutto
per dimostrare che non erano “sudditi” di
nessuno. Come sono andate le cose lo
sappiamo: fischio d’inizio, tre gol della Vecchia Signora in otto minuti, un record. Attimi di sconcerto tra noi tifosi, poi arriva la liberazione da Reggio Calabria e quelli che
dovevano essere festeggiamenti, potevano tramutarsi in uno sfogo liberatorio contro i responsabili della debacle bianconera. Il Siena è in serie A, e per la quarta
volta, ha (o dovrebbe avere) una propria
dignità, ci hanno stufato discorsi tipo
“Siena è una piazza da serie C, che cosa
vuole di più?”. Abbiamo sempre incitato la
squadra, l’abbiamo applaudita anche
quando non doveva essere fatto, abbiamo
riempito, come poche altre tifoserie, gli
spalti di tutti gli stadi d’Italia, e con cosa
siamo stati ripagati? Con dichiarazioni
contraddittorie del presidente: “siamo da
coppa Uefa”, “siamo stati sfortunati, meritavamo di più”, trasformatasi poi in “abbiamo giocato malissimo, mi vergogno”, “i tifosi sono ingenerosi”. Per non parlare
dell’allenatore, sempre pronto a stigmatizzare i tifosi, ma non i suoi giocatori e le loro
prestazioni: ”cosa vogliono i tifosi? Mi dovranno sopportare ancora molto sulla panchina del Siena”, “non sono il solo allenatore della Gea, il Siena non si farà intimidire
fatto sì che il Siena navigasse senza timoniere con tutti i problemi del caso. Perché
non nominare un direttore generale, per
esempio? Oppure: perché fare dichiarazioni di fuoco al termine di partite come quella con il Lecce, salvo poi il martedì rimangiarsi tutto? Perché ha sempre dichiarato
di avere approntato una squadra da coppa
Uefa, con un monte ingaggi stratosferico, e
poi non ha preso provvedimenti contro l’allenatore quando le cose stavano andando
in tutt’altra direzione? Ci piange il cuore ricordare e puntare l’indice su certi argomenti al termine di un campionato comunque dal risultato positivo, ma quello che
dovevamo far risaltare e precisare, da tifo-
dalla Juve, daremo il massimo” etc etc. Ebbene, al termine della gara con la Juve, ed
a salvezza ottenuta, i tifosi hanno chiesto
semplicemente il conto di tutto questo bailamme che ha rischiato di trascinare quello
che doveva essere il miglior campionato del
Siena, in una via Crucis.
Da queste colonne abbiamo sempre difeso l’operato del presidente De Luca, consci del fatto che senza la sua presenza nel
Siena mai avremmo raggiunto certi traguardi. In seguito, però, il suo approccio
verso al società è cambiato. Le sue assenze per motivi personali o per lavoro, hanno
si, è che a Siena non amiamo i proclami e
le prese in giro. Ci è sempre piaciuta la
chiarezza, la sincerità seppure deve dare
delle risposte negative. Ne abbiamo passate tante che la nostra scorza si è indurita più del guscio di una tartaruga. Ci sono
piaciute, quindi, le parole di autocritica che
il diesse Perinetti ha pronunciato una sera
ai Fedelissimi. Ecco, quella è la strada, lui
l’ha capito, ci auguriamo che lo comprendano anche gli altri. Non vogliamo arrivare
a competere con la Juventus, ma nemmeno farci prendere in giro da tutta Italia. Arrivederci, quindi, al prossimo torneo di serie
A (una goduria), senza ringraziare più di
tanto. ■
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Esaltante chiusura di stagione per la società neroverde
approdata alla finale del Campionato Regionale Allievi
La prima volta
del San Miniato
Gigi Rossetti
In alto, il presidente
Toscano (a sinistra)
con l’allenatore
degli Allievi B Perini,
Tosoni e Gentilini.
Fiorini con il giovane
Donati (foto in basso).
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Aprile dolce dormire recita un vecchio adagio ma il San Miniato non
dorme, anzi è più sveglio che mai e
mette nella sua storia un traguardo che
nessuno mai prima aveva raggiunto a
Siena: la finale nel Campionato Allievi
Regionali. E questo, per una società
data allo sbando, è cosa di non poco
conto. È un risultato importante, figlio
della programmazione lungimirante del
presidente Gigi Toscano e del duro lavoro di tutto il suo staff, Danilo Tosoni in
testa a tutti. Un paziente lavoro di ricostruzione (sulle macerie ricevute in eredità da quella scellerata scelta che fu
l’accordo col Sansovino), che ha dato
frutti insperati all’inizio e che ha portato
alla prestigiosa finale di Vernio ( è lì infatti che si giocherà). Un lavoro portato
avanti con tranquillità anche e soprattutto grazie alla fiducia delle istituzioni,
che sempre hanno dato il loro impagabile sostegno e di uno sponsor, la
Banca Toscana, che fortemente ha creduto in questo progetto. I ragazzi di Tosoni hanno battuto i coetanei del Margine Coperta (e chi è del mestiere sa
cosa possa voler dire una impresa del
genere ) e ora sono pronti a giocarsi lo
scettro del Granducato di Toscana.
In questo mese però non c’è stato
soltanto questo; c’è stata anche, per
questi ragazzi, l’esperienza internazionale di Sambreville (60 chilometri da
Bruxelles) dove il San Miniato è stato invitato al Primo Torneo Monte Paschi
Belgio, tra l’altro perfettamente organizzato, e questo grazie anche alla
competenza e alla passione del Direttore Generale aggiunto della Banca, Giuseppe Scarpelli (vecchia conoscenza
del calcio dilettantistico senese) che ha
fatto sentire i nostri
come a casa. Una
esperienza importante quella fatta, e
secondo posto conquistato, che ha
messo in mostra soprattutto Croci che
della competizione è
risultato esserne il
capocannoniere; al
di là dei singoli però,
quello che più ha
contato è stato rappresentare Siena. E
la società lo ha fatto talmente bene che
appena rientrata in Italia, ha subito ricevuto un nuovo invito per partecipare, a
settembre, ad un altro torneo, questa
volta con le giovanili delle maggiori società belghe che rispondono ai nomi di
Anderlecht, Standard Liegi e Brugge.
Bene anche i campionati dei giovanissimi e degli Esordenti e questo mette
in mostra tutto quanto il proficuo lavoro
di chi opera nella Scuola Calcio, fiore all’occhiello della Società e arrivano al
primo posto anche gli Allievi B di Perini
che poi però, in una mattina di paura
(due brutti incidenti uno dietro l’altro che
hanno finito per condizionare la gara
tutta da dimenticare), perdono lo spareggio contro il Gracciano che con i neroverdi era arrivato alla pari. “Sono indubbiamente contento – dice Gigi
Toscano – anche se ancora non è il momento del bilancio finale. Qualche boccia non è ancora ferma, però questo
non mi impedisce di ringraziare tutti
quelli che in questa società operano e
ancora una volta di più il Comune, la
Fondazione, la Banca MPS e la Banca
Toscana, nostro grande sponsor, che in
questa nuova dirigenza hanno creduto.
Sotto la direzione di Tosoni, investito del
duplice incarico di allenatore e direttore
sportivo, vedo crescere i ragazzi nella
maniera giusta e questo mi rallegra; li
vedo crescere come comportamento e
come doti atletiche e qui permettetemi
di sottolineare il grande lavoro del responsabile della Scuola dei portieri,
Alessandro Fiorini, che ha fatto fare
passi da gigante soprattutto al portiere
dei nostri Allievi Regionali. “ Qualche
boccia come diceva il Presidente, non è
ancora ferma e allora il rendiconto finale, sfida di Vernio inclusa, è rinviato al
prossimo numero che concluderà questa stagione agonistica. ■
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Il calcio senese al femminile torna
a riproporsi ai livelli più alti e confluisce
nel San Miniato
Anche rosa
è bello
Chiara Cicali
Il gruppo neo promosso
in Serie B. In alto da
sinistra: Petreni Elio
(dirigente), Rosi Ezio (Vice
presidente), Rossi
Giacomo (D.Sportivo),
Balestra Susanna,
Valente Eleonora, Meattini
Clara, Fanetti Federica,
Ghilli Valentina, Ferrante
Serena, Nardi Elena,
Biusi Beatrice, Gurgugli
Ilaria, Berti Francesca,
Parrini Walter (allenatore),
Giovannoni Giovanna
(responsabile settore
giovanile), Hollcinaku
Albert (custode).
In basso da sinistra: Brogi
Alessandra, Elia Imma,
Bossi Agnese,Cogliandro
Claudia, Baccani Martina
e la mascotte Falco,
Fambrini Valentina,
Bigazzi Lelo, Martelli
Simona, Volpini Chiara e
Flamini Chiara
Saluti Simona Martelli
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“Volli, volli, fortissimamente volli”
Questo è stato il motto delle ragazze della Senese San Gusmè che per
tutta la stagione, nonostante i molteplici e seri infortuni che hanno visto, sfortunatamente, protagoniste alcune
punte di diamante della squadra partecipante al campionato di serie C femminile, sono andate avanti, con caparbietà e determinatezza, convinte che
quest’anno, dopo ben due anni consecutivi di piazzamento alle spalle della
vincitrice, era arrivato il loro turno.
E il loro turno, ovvero l’agognata promozione in serie B, traguardo storico per
una squadra di calcio femminile (bisognerebbe fare un salto nel passato di
circa dodici anni per bissare medesimo
successo, anche se poi, la squadra di allora, l’ACF Siena, per problemi finanziari
e societari, non prese mai parte al campionato di B) se lo sono guadagnato con
un turno di anticipo, dopo il testa a testa
di un solo punto con la Laurenthiana.
Guardando un po’ di numeri e statistiche, Senese San Gusmè e Laurenthiana sono state a pari punti fino a tre gior-
nate dalla fine e l’ultima partita vedeva affrontarsi proprio queste due compagini:
poi la Laurenthiana ha pareggiato la
terz’ultima e perso la penultima gara,
quanto è bastato per la matematica promozione delle senesi, che si sono permesse il ‘lusso’ di perdere (unica volta,
peraltro, a fronte di 13 vittorie e due pareggi) proprio la ‘sfida diretta’.
Purtroppo ci sono state ben 7 ‘tegole’ che appena ad inizio campionato
hanno portato lontano dai campi giocatrici del calibro di Fambrini, Balestra,
Baccani, Nardi, Ghilli, Gurgugli, e in una
rosa ristretta, come quella del calcio
femminile, non te lo puoi permettere,
perché non sai dove poter attingere per
sostituire queste ragazze sulle quali facevi affidamento.
Aggiungiamo anche qualche problematica societaria, vedi un cambio di
presidente e relativo vice presidente
due giorni prima dell’iscrizione al campionato. Insomma a tutto si poteva
pensare meno che ad un’ annata tranquilla dove il ‘chiodo fisso’ era la promozione.
Ristabilizzata una certa tranquillità
societaria, grazie all’impegno anche
economico di chi poi è rimasto, e agli
scambi di mercato molto oculati e fruttuosi (scambio Dainelli - portiere della
Senese San Gusmè, richiesto come secondo dal Perugia che puntava a vincere la serie A2 - Elia, una punta che ha
veramente fatto la differenza) e grazie
anche all’impegno costante del resto
dell’organico, ecco raggiunta una meta
che gli addetti ai lavori non avrebbero
mai immaginato.
Anche in Coppa Toscana le ragazze
senesi hanno vinto sempre (solo un pareggio) arrivando alla fase finale: tutte le
squadre toscane, diciassette per la precisione, sono raggruppate in tre gironi,
due da sei ed uno da cinque.
La Senese San Gusmè era in quello
da cinque e ha già disputato sette partite su otto, vincendone sei e pareggiandone una, aggiudicandosi così il
passaggio alla fase successiva, un
triangolare che vede presenti la già citata Laurenthiana ed il Club Agliana
2005, ovvero le prime dei tre gironi.
Chi vincerà questo triangolare si aggiudicherà la Coppa Toscana e parteciperà alla Coppa Italia tra tutte le squadre, di serie C e serie D, che avranno
vinto la omonima competizione regionale, scontro diretto su campo neutro.
“Partecipare al campionato di serie B
ha dei costi enormi – ci anticipa il direttore sportivo Giacomo Rossi – ma ci
stiamo già muovendo in direzione della
Fondazione Monte dei Paschi e di varie
altre istituzioni cittadine. Dobbiamo ancora trovare uno sponsor, ma sicura è la
fusione con il Gruppo Sportivo San Miniato, che già da alcuni anni ci ‘ospita’.
Perciò dal prossimo anno la squadra si
chiamerà a tutti gli effetti San Miniato ed
i colori sociali saranno quelli nero-verdi.
Praticamente all’interno del gruppo
sportivo San Miniato, guidato da Luigi
Toscano, ci saremo noi, come sezione
calcio femminile, con un organigramma
completamente autogestito.
L’iscrizione al campionato è di
9.000,00 euro più 10.000,00 di fideiussione. Inoltre abbiamo previsto
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15.000,00 euro di spese di trasferte,
considerato che dobbiamo andare due
volte in Sardegna. Insomma abbiamo
fatto un bilancio di circa 30.000,00 euro
e speriamo di rispettare le previsioni…
Anche la campagna acquisti si è già
messa in moto, ma la mentalità del femminile è ben diversa dai campionati (a
partire da quelli di prima categoria e salendo) maschili.
Stiamo cercando e contattando, tramite altre società, delle ragazze giovani,
disposte anche a fare diversi chilometri
per venire a giocare a Siena.
Chiunque fosse interessata può rivolgersi al Gruppo Sportivo San Miniato (0577/331162) e chiedere di Giacomo Rossi o Giovanna Giovannoni.
Chiaramente non vengono stipendiate, è previsto solo un rimborso spese
e comunque la possibilità di mettersi in
mostra e fare una bella esperienza.
Per il momento c’è la conferma in
toto delle ragazze che hanno ottenuto la
promozione in serie B. Stiamo poi cercando dei rinforzi anche se il livello del
campionato di serie B non è poi molto
elevato: passano in serie A2 le vincenti
dei 6 raggruppamenti, mentre retroce-
dono in serie C le ultime due.
Ogni raggruppamento è composto
da dodici squadre: noi faremo parte del
raggruppamento che vede protagoniste le Marche, la Sardegna, l’Umbria,
l’Abruzzo”
Questo l’organigramma: presidente
Andrea Castellini, vice presidente Ezio
Rosi, direttore sportivo Giacomo Rossi,
allenatore Walter Parrini responsabile
settore giovanile, massaggiatore e preparatore atletico Giovanna Giovannoni,
preparatore dei portieri Raffaele Carignani, consiglieri: Cesare Rapaccini,
Ezio Rosi, Elio Petreni e Franco Casagli.
Il campionato prenderà avvio la
prima domenica di ottobre, mentre la
prima di settembre inizierà la Coppa
Italia che vede protagoniste tutte le
squadre in organico nella serie B oltre
chiaramente a quelle promosse dalla
serie C alla serie cadetta, il tutto a livello nazionale, raggruppate secondo criteri geografici.
Nonostante sia un campionato
breve (6 giornate all’andata e altrettante al ritorno) dura molto perché quando
gioca la nazionale femminile si interrompono tutti i campionati di serie A, A2
e B, perché questi
tre campionati nazionali procedono di
pari passo.
Quando, appunto, gioca la nazionale ci sono ben due
settimane di stop: il
problema, per la categoria minore, è
quello di tenere la ragazze comunque in
allenamento per non
perdere i fatidici ‘novanta minuti sulle
gambe’, perché il
campionato, seppur
breve e con tante interruzioni, termina
solo a maggio.
Insomma un’altra realtà si affaccia
sul palcoscenico del
calcio italiano al
femminile, dove Siena finora non era
rappresentata. L’augurio più bello è che possa rappresentarla sempre al meglio. ■
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Al fine di promuovere il calcio femminile all’interno della scuola e della società, il
Comitato Provinciale di Siena della F.I.G.C,
in collaborazione con il CONI ed il Provveditorato agli Studi, nell’arco della mattinata
di Venerdi’ 19 maggio 2006, presso lo Stadio Artemio Franchi di Siena, organizza la
manifestazione sportiva “IL CALCIO SI
TINGE DI ROSA’, che vedrà impegnate
molte studentesse delle diverse scuole
della nostra provincia che hanno aderito all’iniziativa. Lo scopo è quello di far conoscere e diffondere il gioco del calcio tra le
nostre ragazze per cercare di avvicinarle
sempre più a questo sport che, a torto,
viene ritenuto idpneo soltanto per i maschi.
Per il momento hanno aderito 11 scuole della Provincia, ma speriamo che altre si
presentino allo Stadio del Rastrello. Oltre
alla Senese San Gusmè, Società appena
promossa in Serie B, speriamo che siano
presenti le due massime espressioni del
calcio senese Matteo Trefoloni e Bernardo
Corradi, oltre a qualche giocatore del
Siena.
L’organizzazione dell’evento viene curata dalla Prof. Rosanna Ioppi, delegata
calcio femminile della F.I.G.C. Provincia di
Siena, alla quale potranno rivolgersi le
scuole che desiderano partecipare a questa mattinata d’incontro sportivo e sociale.
Per sancire la fine di questa stagione
sportiva, a cura del Comitato Cicali e con
l’organizzazione del Comitato Provinciale
di Siena della F.I.G.C., è stato inoltre organizzato il 5° Premio Cicali, manifestazione
biennale istituita per ricordare il Segretario
della F.I.G.C. Roberto Cicali, una persona
stimata sia a livello provinciale che a livello
regionale. Il Presidente del Comitato Provinciale di Siena della F.I.G.C. Maurizio Madioni, che di questa iniziativa è stato l’ideatore ed il promotore, con l’accordo ed il
consenso del fratello Luciano Cicali e dell’ex Presidente della F.I.G.C. senese Ugo
Fiorilli, ha istituzionalizzato questo premio
che normalmente viene organizzato con
cadenza biennale. In questo caso, sono
trascorsi tre anni dalla precedente edizione, data la coincidenza del rinnovo delle
cariche F.I.G.C. a livello nazionale, regionale e provinciale.
Le precedenti edizioni hanno riscosso
un notevole successo sia dal punto di vista
organizzativo sia per la partecipazione di
moltissimi personaggi dello sport ed autorità cittadine che, con la loro presenza,
hanno onorato questa iniziativa. Le foto
pubblicate rendono testimonianza a questa
manifestazione ormai nota non solo nella
nostra Provincia, ma anche nell’ambiente
calcistico toscano.
Il premio, una splendida opera d’arte
Il Presidente della FIGC ci anticipa le iniziative in cantiere:
‘Il calcio si tinge di Rosa’ ed il ‘Premio Cicali’
Due occasioni
per un messaggio
Maurizio Madioni
realizzata dallo scultore Andrea Roggi, sarà
assegnato a otto dirigenti che con la loro
opera di volontariato all’interno delle società di calcio si saranno distinti per modestia, simpatia, responsabilità e spirito di abnegazione ed a due personaggi (atleti di
fama, giornalisti, personaggi televisivi, dirigenti federali, ecc.), che operando all’interno del nostro ambiente calcistico si saranno messi in particolare evidenza nel campo
del calcio dilettantistico e giovanile.
Per la buona riuscita di questa quinta
edizione del Premio Cicali, che avrà luogo
Sabato 20 maggio 2006, oltre all’attività organizzativa, che sarà curata dal Comitato
Cicali presieduto da Paolo Sclavi e composto da persone che hanno operato assieme
a Roberto o che gli sono stati amici, ci sarà
bisogno della collaborazione e della presenza di tutti. In particolare delle Società e
dei Dirigenti delle stesse soprattutto durante la manifestazione sportiva che si svolgerà nel pomeriggio presso lo Stadio Artemio Franchi durante la quale si potrà
assistere alle semi-finali e finale del Torneo
Esordienti B ed alla finale del Torneo Cicali
per categoria Allievi.
Nella circostanza, come nel passato,
durante la cerimonia di consegna del premio, verrà ricordato anche il compianto
Bruno Pastorino, un altro personaggio che,
dopo l’attività agonistica vissuta da professionista nel calcio nazionale e senese, ha
operato come Giudice Sportivo e Segretario della F.I.G.C. della nostra Provincia.
L’evento non vuole essere soltanto una
commemorazione, ma una vera e propria
festa per tutti quei volontari che da dirigenti o collaboratori societari si adoperano affinchè i ragazzi pratichino il calcio nel modo
più sano e giusto, ma soprattutto nel rispetto delle regole e del vero spirito sportivo, così come hanno fatto nella vita e nell’ambito dello sport Bruno Pastorino e
Roberto Cicali. ■
Dall’album delle
due iniziative,
un gruppo di ragazze
appassionate
di calcio
ed una premiazione
del Premio Cicali
ca l c i o
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‘Basket City’, ‘Capitale dei canestri’ e…chi più
ne ha più ne metta.
Quante espressioni, più o
meno abusate o colme di
enfasi lessico-sportiva, si
coniano per esaltare la
crescita, i progressi i fasti
rinverditi di tante piazze
tornate a lottare per
obiettivi importanti sul
palcoscenico della palla a
spicchi nazionale!
Forse la Siena di oggi non gode di roboanti appellativi, altre
sono le realtà che, almeno finora, la sopravanzano nel massimo
campionato. Ma se qualcuno ne cogliesse la versatilità cestistica,
potrebbe almeno catalogarla sotto la voce ‘esempi da seguire’. Non
per presunzione o spocchia (e neppure - beninteso- per l’ormai celebre verità storica, ripetuta millanta volte, di un’orgogliosa primogenitura), semmai per il ricco e variegato ‘pianeta minore’ che
cresce e si sviluppa costantemente, supportato dal lavoro e dalla
programmazione di uomini capaci, in grado di unire passione e
competenza al servizio di un bagaglio sociale e sportivo radicato
nel tessuto cittadino e non solo.
Ecco perché il contemporaneo accesso ai play-off delle tre formazioni senesi di serie C1 è un successo da registrare con grande
soddisfazione. Cus, Costone e Colle Basket andranno a giocarsi le
proprie chaces di promozione, pur nella consapevolezza di un obiettivo non facile da raggiungere, e di fronte al quale le nostre squadre
si presentano con ambizioni e possibilità differenti, sia per il valore
degli avversari (rispettivamente Perugia, Pontedera e Follonica), che
per il ruolino di marcia tenuto nel corso della stagione regolare.
Mentre la ‘truppa’ di Renato Gasperoni, infatti, dopo aver guidato la classifica nella fase iniziale è riuscita a tenersi sempre a ridosso delle primissime posizioni grazie ad una costanza di rendimento che lascia ben sperare nella corsa verso la serie B, anche in
virtù del fattore campo, il Costone di Maurizio Tozzi - coach esordiente in C1, bravissimo nell’aver centrato l’obiettivo di inizio torneo - ha dovuto attendere fino al termine di un cammino altalenante, più volte ‘sospeso’tra play-off e anonimato, per guadagnarsi
il diritto di stare sull’ ‘ottovolante’ del girone E. Nella posizione
peggiore, se teniamo conto della griglia che ha riservato a Fabrizi
e compagni, ottavi in graduatoria, la capolista Perugia, regina del
raggruppamento con 54 punti, ma che, d’altra parte, permette alla
squadra gialloverde di affrontare l’impegno con la tranquillità di
chi non ha nulla da perdere.
L’ottimo campionato del Colle Basket non fa altro che confermare la qualità del lavoro svolto in Valdelsa, sia dal punto di vista dell’adeguamento strutturale che sotto l’aspetto prettamente tecnico.
Un traguardo d’insieme che, nel proprio significato sportivo, va
ben oltre l’esito dei confronti e che costituisce la base fondamentale per ripartire nelle direzioni giuste: la valorizzazione dei giovani, lo sviluppo di progetti sinergici per una crescita generale del
movimento ed una paziente costruzione programmatica che sappia coniugare nel modo migliore idee, risorse e passione. Allora
Siena farà, ancora una volta, parlare di sé, per dire semplicemente
che…’sa fare basket’. ■
RIMANDAS KAUKENAS
L’OTTOVOLANTE
28/ fatti e personaggi del mese
a cura di Francesco Vannoni
Quando,
l’estate
scorsa, è approdato al PalaMenSana per vestire i
colori della Montepaschi,
il popolo biancoverde ha
tirato un bel sospiro di
sollievo. Perché avere
dalla propria ‘parte’ uno
come Rimantas Kaukenas
non significa soltanto ammirarne l’indiscusso talento cestistico, ma vuol
dire trasformare tante
preoccupazioni in speranze concrete. Per farla semplice: veder arrivare da Cantù il ‘cecchino lituano che nell’anno precedente, con
la sua chirurgica precisione al tiro, aveva rimandato a mani vuote
la Benamata, era come assicurarsi un capitale tecnico e realizzativo spesso letale per qualsiasi avversario. E che le speranze fossero
ben riposte lo dicevano i numeri con i quali Rimantas si impose all’attenzione del massimo campionato nella sua prima stagione disputata sui parquet di casa nostra: 15 punti di media e un invidiabile 92% dalla lunetta. Il fenomeno di Vilnius, dove Kaukenas è
nato ventinove anni fa, è uno di quei ‘grandi’ capaci di spostare o
rompere gli equilibri di una partita, trovare la magia che può far
gioire o disperare a fil di sirena, o ancora regalare classe cristallina per quaranta minuti trascinando i compagni alla vittoria. In due
parole: un ‘uomo squadra’. Ferdinando Minucci si era messo sulle
sue tracce da tempo e alla fine ha avuto ragione: lo ha strappato ad
un’agguerrita concorrenza mettendolo a disposizione di Recalcati,
e gli ha affiancato l’altro asse portante del miracolo canturino,
Shaun Stonerook. Sì, perché il primo a ‘scovare’ Rimantas Kaukenas è stato, nel 2004, Bruno Arrigoni, talent-scout quasi infallibile
e primo artefice delle più recenti fortune brianzole. Del resto l’affare Kaukenas non è l’unico fra i colpi di mercato conclusi sulla direttrice tosco-lombarda: l’esempio di ‘Bootsy Thornton - al quale
potremmo aggiungere quelli di Davide Lamma e Brett Blizzard - è
solo uno degli ultimi e sta a testimoniare come, a fronte di un rapporto tutt’altro che amichevole che lega le due tifoserie e che
anche quest’anno ha avuto incresciosi strascichi, esista una sorta di
‘corsia preferenziale’ a livello tecnico tra le due società.
A Siena Kaukenas non ha solo colto l’opportunità di esordire in
Eurolega e farsi apprezzare sul palcoscenico continentale di maggior prestigio, ma anche di confermarsi su livelli di eccellenza, che
non di rado hanno evitato, ai ragazzi del ‘Charlie’, pericolose cadute nel difficile cammino di questa stagione. E di momenti critici
ce ne sono stati: sconfitte inattese, amari ‘scivoloni’ e qualche defezione. Il giocatore non si è mai risparmiato e anche quando la
prestazione individuale risente inevitabilmente della flessione del
gruppo, i suoi numeri si fanno onore e lo collocano spesso in testa
allo scout senese. Il ‘ventello’, per lui, è una piacevole abitudine: a
volte può bastare, altre non è sufficiente per il successo finale, ma
che la guardia lituana sia, al momento, la miglior risorsa offensiva
del gioco mensanino, appare evidente: il suo apporto, sempre concreto per grinta e applicazione, garantisce un lavoro ‘totale’ fatto
di qualità e sostanza, contributo che si riscontra spesso nel dato
della valutazione e che attesta il ‘peso’ di ‘Rima nelle alchimie tattiche oltre che negli equilibri tecnici di coach Recalcati. Nell’ ultimo chilometro’ della regular-season, quello più duro dal quale dipenderà la griglia dei play-off, la Montepaschi ha assoluto bisogno
del suo ‘guerriero’. ■
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Stagione 2005/2006
Il giorno
della salvezza
Domenica 30 aprile 2006
0 Siena - Juventus 3
30 c a
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atletica leggera •Andrea Bruschettini
Consensi unanimi
per l’iniziativa svoltasi il 25 aprile
•Uisp e Meeting,
un binomio che ritorna
La squadra senese
di atletica vincitrice
alla XVIII edizione
dei Giochi Europei
della Gioventù
tra città gemellate
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Il vento è sempre una componente imprevedibile nelle gare di
atletica leggera:ti può aiutare a lanciare più lontano il giavellotto o
il disco, se ti soffia contro e sostiene l’attrezzo durante la sua planata verso l’erba; come ti può disturbare quando cerchi i giusti automatismi nel valicamento del salto con l’asta; oppure può essere
entrambe le cose assieme se fai il salto in lungo ed i 100m in direzioni opposte.
Chissà se anche Francesco Agresti ha pensato proprio questo
mentre vinceva controvento i 100m del Meeting della Liberazione
in 10”81, e poi successivamente il lungo con 7,59m, ed una brezza
a favore a sospingerlo verso questa importante misura. Forse il ventinovenne atleta delle Fiamme Oro Padova non ha trovato il tempo
di rendersene conto, ma i suoi ottimi risultati hanno certo risentito
in parte di questa variabile, che comunque non ha affatto disturbato l’andamento del Meeting della Liberazione 2006. Nel giorno in
cui tutta l’Italia fa festa, ricordando da 61 anni la fine della dittatura, la guerra di liberazione dal nazifascismo, e i tanti giovani che
hanno sacrificato la vita per questa causa, l’Uliveto Uisp Siena e il
comitato provinciale UISP di Siena hanno riproposto – come nel
2005 – una grande edizione di un meeting che sta assumendo sempre più una propria specifica connotazione nel panorama agonistico di inizio stagione.
Grazie al certosino e faticoso lavoro portato avanti dai dirigenti dei due gruppi, anche quest’anno il Meeting della Liberazione
ha avuto il suo regolare corso, con oltre 500 atleti presenti in gara
in tutte le categorie FIDAL: dagli esordienti fino agli assoluti.
Leggendo le classifiche ufficiali c’è quasi il rischio di perdersi,
vista la moltitudine di risultati con gare affollatissime, soprattutto
riscontrabili tra gli esordienti ed i ragazzi scesi in pista ed in pedana fin dalla mattina del 25 aprile. Il bel sole che ha accompagnato
l’intera giornata ha fatto poi il resto, permettendo di aggiungere
alle performance di Agresti, altre chicche di assoluto prestigio.
Sempre nella pedana del lungo infatti la sangimignanese Elisabetta Salini è arrivata prima con 5,68m, misura di valore nazionale,
mentre nei 400m Alessandro Bracciali (Fiamme Oro Padova) ha
esordito in questo 2006 con un ottimo 48”16.
Non può poi non essere dimenticata la bordata a 60,58m di Elisa
Palmieri nel martello. L’allieva di Flamur Shabani ha fatto così il suo
più che positivo esordio sulla pedana di casa con i nuovi colori dell’Esercito, avvicinando il personale di 61m, e soprattutto tornando su
livelli di valore assoluto. Tra gli ex Uliveto Uisp Siena, sono da segnalare un grintoso Emanuele Magi (Atletica Vomano Teramo),
terzo nei 400m in 49”42, e Cristina Fornacelli (CUS Sassari) terza nel
lungo in 5,18m.
Merita attenzione il ritorno alle gare, dopo oltre un anno di assenza per gravi infortuni, di Domitilla Bindi (Assi Banca Toscana),
seconda nei 400m in un promettente 59”30. La strada della completa ripresa e della perfetta forma fisica per la giovane senese è ancora lunga, ma la volontà agonistica potrà essere la giusta molla per
il salto di qualità.
Tanti comunque i risultati di valore degli atleti del club di casa,
tra cui meritano menzione: la vittoria con record personale di Alice
D’Auria nel lungo allieve, 5,28m, nonchè l’ottimo chrono della
4x100m, 53”72, insieme alle compagne Alba Baglioni, Sophia
Ricci, Elisa Pieri; la vittoria di Sophia Ricci, nei 100hs allieve in
15”42; il primo posto di Lorenzo Bracciali negli 80m cadetti, 10”1;
i secondi posti di Lorenzo Morellini nel lungo cadetti con record
personale, 5,92m, e quello di Pierpaolo Van de Nes nell’alto cadetti, 1,50m; il personale di Alessio Salvini nel martello cadetti,
45,16m, e il 12,95m nel peso; il 16”06 nei 110hs allievi di Eugenio
Giorgi, che gli è valso il secondo posto; nonchè 54”63 del paricategoria Andrea Coghe nei 400m.
Ha corso ed ha vinto per la prima volta al Campo Scuola Renzo
Corsi con la maglia dell’Uliveto Uisp Siena, Edoardo Baini. Il velocista di Foiano ha dominato i 100m in 11”34, mostrando – nonostante il tempo non ineccepibile – quelle doti di elasticità muscolare che lo hanno portato nel giro di pochi mesi a vincere due titoli
italiani federali (80m cadetti, 60m allievi indoor).
Nelle categorie assolute sono da ricordare la seconda piazza di
Arber Shabani, 45, 55m, nel giavellotto davanti al compagno Fiorenzani, l’argento di Giulio De Michele nell’alto con un salto sopra
1,86m, nonchè il secondo posto nella batteria B dei 1500m di Riccardo Mugellini (4’18”38), venticinquenne fiorentino da alcuni mesi
in forze alla società senese, cui potrà dare un prezioso contributo nel
corso della stagione nelle gare valide per il campionato di società.
Dal mezzofondo giungono inoltre le buone notizie relative ai
risultati di Nicoletta Franceschi, che ha migliorato il proprio personale nella gara del “miglio” di oltre 10 secondi (5’09”47); e Maurizio Cito, che, messa da parte la delusione per la mancata partecipazione agli italiani di cross, prima ha vinto perentoriamente la 55a
Traversata (la corsa podistica più antica del senese), poi in pista ha
chiuso secondo i 1500m, mostrando una buona reazione nello
sprint finale nonostante una gara che si aspettava più veloce
(4’05”61). Per entrambi il passaggio per questa classica distanza appare necessario nei programmi del 2006 del loro allenatore, Abdellah Abdelhak, verso il raggiungimento di un più elevato livello
competitivo nelle distanze maggiori: 3000m, 5000m e 10000m.
Nell’ampio programma gare del Meeting della Liberazione
hanno trovato posto anche alcune gare per le categorie disabili
UISP, in cui hanno nettamente primeggiato gli atleti del gruppo
sportivo Le Bollicine: Simone De Fazio, Alessandro Rosi, Graziano De Fazio, Alessandro Melani, Gianluca Pirozzi. Il Campo Scuola Renzo Corsi ha vissuto un mese di gare intenso nell’aprile appena concluso, visto che oltre al Meeting della Liberazione ha
ospitato anche la prima prova del Gran Prix Banca Monte dei Paschi di Siena con la fase interprovinciale dei societari cadetti, e soprattutto la XVIII edizione dei Giochi Europei della Gioventù
delle città gemellate (Siena, Avignone, Weimar, Wetzlar, Tarragona, Tolone).
La delegazione senese, guidata da Stefano Giardi, è risultata
prima nella graduatoria combinata maschile-femminile, grazie ai
successi di Alice D’Auria (alto, 200m, e 4x100m), Elisa Pieri (asta,
4x100m), Sofia Ricci (100m, 100hs e 4x100m), Marta Tanganelli
(4x100m), Lorenzo Morellini (lungo, 300hs), Michele Boccini
(martello), ed Edoardo Baini (100m, 200m). ■
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Sul rapporto tra Siena e lo sport è stato detto e scritto molto.
Ci sarebbe, del resto, da meravigliarsi del contrario. La traccia infatti offre i suggerimenti più diversi per un ‘film della memoria’
o una fotografia del presente: immagini, uomini e storie di vita
hanno segnato in modo inconfutabile i percorsi attraverso i quali
la tradizione senese si è dipanata. Atleti di ieri e campioni di oggi;
il fascino e la poesia degli anni difficili, dove bastava poco per sentirsi ‘grandi’, uniti alla stranissima assuefazione da vertice che talvolta la Siena di oggi sembra vivere con la silenziosa indifferenza
di una normalità ormai raggiunta, la quale appare, paradossalmente, meno esaltante e partecipata. Come dire: “Voglio la vittoria, perché ai palcoscenici prestigiosi ho fatto l’abitudine”.
Parlare di calcio e di basket viene fin troppo facile: Siena
nell’Olimpo delle discipline di maggior diffusione popolare fa
notizia, per quanto qualcuno continui ostinatamente a trascurarne le gesta, ma ritagliare il giusto spazio per le molte attività
meno visibili che pure abitano la ‘galassia sportiva senese’ in
una sconfinata diversità di accezioni, non è sempre facile: forse
anche per l’ormai abusato ritornello delle dimensioni, per alcune di loro scivolare nell’anomitato avrebbe voluto dire un lento
ma inesorabile declino. Eppure la grande vitalità che Siena
esprime nell’associazionismo, articolato in più ramificazioni, da
quella sportiva, culturale e socio-assistenziale, disegna contorni
ampi ed eterogenei.
Il Comitato delle Associazioni Sportive Senesi, nato ufficialmente alla fine del 2003 ma attivo dall’aprile 2004, ha rappresentato e rappresenta un’ulteriore prova della duttile sensibilità sportiva di Siena la quale, con questa nuova intuizione,
non ha solo garantito sedi operative a diverse entità cittadine,
ma ha saputo creare un prezioso ‘indotto di promozione sportiva’ che giova all’intero movimento locale e costituisce un modello unico nel suo genere. A guardare le credenziali, dunque,
non si può che condividere l’entusiasmo col quale ne parla il
presidente Maria Rosa Lapi.
“Siamo davvero soddisfatti del lavoro svolto in questi due
anni e delle attenzioni che il nostro impegno ha saputo suscitare nel tessuto socio-culturale della città. Molta strada è stata
fatta da quando Luciano Cortonesi, presidente dello Sporting
Club Siena, lanciò per primo l’idea di una ‘casa comune’, partita proprio nel corso della manifestazione ‘Vele a Siena’, evento
che, nelle ultime edizioni, ha richiamato nella nostra città club
velici da tutta la Toscana”. Attualmente fanno parte del Comitato il Motoclub ‘La Balzana’, la Squadra Piloti Senesi, l’Associazione Subacquei Senesi, ma l’ingresso più recente è quello
della sezione provinciale dell’Aiac (Associazione Italiana Allenatori di Calcio.
“Le adesioni sempre più convinte a tutte le nostre iniziative – prosegue la dottoressa Lapi - rafforzano anche le motivazioni originarie alle quali la nostra istituzione ha saputo andare
incontro: le primarie necessità operative di tanti gruppi o associazioni privi di un seppur minimo ‘spazio vitale’ e l’esigenza di
unire realtà diverse, animate da un obiettivo comune: vivere e
diffondere lo sport nella sua diversità di ‘linguaggi’ e di ‘forme’
ma anche nella sua unicità educativa”.
Un compito tutt’altro che facile, nell’assolvimento del quale
il Comitato non è mai rimasto solo: quello di tutte le istituzioni
senesi è stato, infatti, un appoggio fondamentale, sia dal punto
di vista strutturale (la sede è concessa in comodato d’uso dall’Amministrazione Comunale), sia per quanto riguarda l’aspetto logistico in molte delle iniziative promosse.
Appuntamenti che, è bene ricordarlo, oltre ad avere il patrocinio istituzionale del Coni “sempre attento ad ogni sollecitazione che le varie anime del Comitato via via gli sottopongono” – rileva ancora Maria Rosa Lapi – evidenziano la totale autonomia di
Francesco Vannoni•associazionismo
Il ruolo della ‘Casa Comune’
delle Associazioni sportive senesi a due anni esatti
dalla sua nascita
•Una intuizione vincente
cui ogni associata può disporre e affrontano le problematiche del
mondo sportivo senza trascurarne nessun loro ambito.
Vanno proprio nella direzione di una ricercata poliedricità
sportiva, le diverse manifestazioni, mostre e rassegne che il Comitato ha ‘offerto’ alla fruizione della città e alle quali questa ha
risposto con sorprendente entusiasmo.
“La mostra organizzata nel febbraio di quest’anno dal Motoclub ‘La Balzana’ e la Squadra Piloti Senesi dal titolo ‘Siena, Motori – Piloti e Passione’ e allestita ai Magazzini del Sale è, in qualche modo, il fiore all’occhiello della nostra attività svolta negli
ultimi mesi. Un percorso di immagini, testimonianze e ‘pezzi
unici’ che ha coinvolto, nel sottile filo della memoria tracciato
dalle imprese di Giuseppe Giannettoni e Danilo Nannini e con
un suggestivo ricordo di Lorenzo Ghiselli, molti appassionati visitatori, suscitando anche l’interesse della stampa specializzata”.
A conferma di un monitoraggio completo dell’attualità sportiva, obiettivo per il quale il Comitato lavora con uno sforzo a
tutto tondo, all’interno della manifestazione denominata ‘Sport:
un’occasione per tutti’, in collaborazione con l’U.I.S.P. provinciale, non vanno dimenticate le tavole rotonde organizzate sulla
stretta connessione tra sport e scienza e patrocinate dal Comune e dall’Ordine dei Medici Chirurgici di Siena: la Sala delle
Lupe ha fatto da degna cornice al ciclo di incontri sui temi sempre attuali di ricerca, medicina e sport: un efficace connubio la
cui perfetta sincronia costituisce, anche a detta degli esperti ed
autorevoli relatori intervenuti (tra i quali Andrea Causarano,
Marco Bonifazi, il fisioterapista Marco Signorini e Marco Bernardi dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma), una preziosa condizione per la salute fisica e mentale dell’individuo”.
“Dalla collaborazione con l’U.I.S.P. nasce la rassegna didattico-dimostrativa ‘Sport, un’occasione per tutti’: un utile percorso
di avvicinamento ed ‘educazione’ alle singole discipline, individuali o di squadra, ma anche di conoscenza più aprofondita delle
nuove esigenze tecnico-gestionali con le quali lo sport deve confrontarsi e che crediamo di poter ripetere anche in futuro, al pari
del ‘Rally del Madonnino’ che coinvolge la Squadra Piloti Senesi e l’Associazione Sportiva per disabili ‘Le Bollicine’ (a sostegno della quale il Comitato ha organizzato anche alcuni concerti, come quello di Raffaele Spidalieri ai ‘Rozzi’ e le due
serate con il gruppo ‘Volta la Carta’, cover-band di Fabrizio
De Andrè) o, ancora, il progetto ‘Navigare Oltre’ realizzato
in collaborazione con Cesvot.
Guardare avanti, alla ricerca di un ‘prodotto sportivo totale’ è la linea guida del Comitato delle Asssociazioni Sportive Senesi che, forte dei successi raggiunti fino ad oggi, ha avviato, insieme al ‘The G.S. Lab’, alcuni corsi di ginnastica
motoria e riabilitativa per anziani, intercettando in un certo qual
modo la voglia di…movimento da parte della popolazione meno
giovane ed allargare significativamente il proprio raggio d’azione e fornendo, anche in questo senso, un opportuno contributo
di idee, progetti e risorse umane, perché il bagaglio formativo
dello sport diventi il linguaggio universale col quale parlare alle
generazioni che verranno. ■
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Per tre giorni Siena è stata
al centro dell’Europa per
quanto riguarda lo sport inteso
nella sua accezione più pura.
Nella nostra città si è infatti
svolta dal 21 al 23 aprile scorsi
la diciottesima edizione dei
Giochi europei della gioventù,
che ha visto gareggiare 200
atleti provenienti da tutta Europa. Uno dei fiori all’occhiello
della gestione dell’assessore
allo sport del Comune di Siena
Alfredo Tanzi, che ha potuto
così rendere fruibili ai ragazzi
nella fascia di età di 15 e 16
anni gli impianti sportivi gestiti dall’Amministrazione comunale assieme ad altri impianti
messi a disposizione con notevole spirito sportivo dalle
strutture private. “Questa manifestazione si svolge dagli
inizi degli anni ’70 – ha ricordato Tanzi – e ci ha visto in diverse occasioni ospiti in tutta Europa, dando la possibilità ai
ragazzi di incontrare coetanei che vivono altre realtà per arricchire il loro bagaglio di esperienze. Il confronto sportivo è
un veicolo fondamentale per cementare amicizie ed aumentare in tutti lo spirito di avvicinamento alle altre realtà europee. Per quanto ci riguarda abbiamo cercato di organizzare l’evento nel miglior modo possibile, cercando di coinvolgere il
più possibile la città”.
L’edizione di Siena è stata definita da tutte le delegazioni
presenti come la migliore rispetto a quanto proposto dalle
altre città europee. “Per quanto ci riguarda – prosegue Tanzi
– intendo ringraziare tutti coloro che ci hanno dato una mano
nell’organizzazione della gare e che hanno messo a nostra disposizione gli impianti. Mi riferisco al circolo tennis Siena di
Vico Alto, alla Polisportiva Mens Sana, al Cus. Voglio ringraziare inoltre tutte le federazioni del Coni provinciale che
hanno favorito anche di evidenziare un elevato contenuto tecnico ed agonistico nelle sette gare disputate. Il risultato conta
relativamente poco, ma i nostri giovani atleti sono stati capaci di vincere cinque gare. A lato dell’applicazione sportiva diretta dei giovani, gli stessi hanno potuto assistere anche agli
allenamenti della prima squadra di basket della Montepaschi
I senesi prevalgono
sui coetanei di Weimar
La delegazione senese, composta da 41 atleti, è risultata vincitrice della manifestazione con 37 punti e si è imposta in ben cinque discipline: da quelle individuali come judo, tennis tavolo l’atletica leggera, a quelle di squadra come basket e volley. Seconda
classificata, con 28 punti, la città di Weimar (alla sua prima partecipazione) poi, nell’ordine, Tarragona (25), Avignone (24),
Wetzlar (20) e Tortosa (11). Una coppa è andata a tutte le città
rappresentate. I primi tre classificati hanno ricevuto medaglie
d’oro, d’argento e di bronzo, mentre il resto dei partecipanti è stato
premiato con una medaglia ricordo dell’evento. ■
Andrea Sbardellati•manifestazioni
Grande successo sportivo ed organizzativo
della tre giorni dedicata
ai Giochi Europei della Gioventù
•Siena, capitale
delle città gemellate
ed hanno poi potuto seguire da vicino gli allenamenti delle
bambine del progetto Olimpiadi di ginnastica seguite dall’insegnante Beatrice Vannoni”.
Ma come ha risposto Siena all’evento di caratura europea?
“C’è stato un bel coinvolgimento da parte di tutti coloro che
hanno partecipato all’evento, mi riferisco ai ragazzi e ai genitori, che hanno collaborato con l’organizzazione in maniera
fattiva. La nostra rappresentativa fa ottima figura anche nella
gare in giro per l’Europa”. Inoltre, al palapattinaggio “Engels
Lambardi”, i ragazzi si sono incontrati per discutere sui temi
dell’integrazione europea e della cittadinanza attiva in collaborazione con l’Eurodesk Italia, un’organizzazione di struttura del programma comunitario “Gioventù” che si occupa dell’informazione e dell’orientamento sui programmi per i
giovani promossi dall’Unione Europea e dal Consiglio d’Europa. “Gareggiare deve essere – conclude l’assessore Tanzi –
prima ancora che contendersi, misurarsi con. Proprio per affrontare i temi di grandissima attualità dell’integrazione europea e della cittadinanza attiva, oltre che per favorire la conoscenza tra i ragazzi”. Le discipline sportive oggetto della
manifestazione con i rispettivi allenatori: Sandro Bartali (tennis), Massimo Maurici (tennis tavolo), Bruno Nibbi (judo), Simone Rocchi (nuoto), Anna Maria Fusillo (pallavolo), Marco
Cancelli (basket) e Stefano Giardi (Atletica leggera). ■
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scherma •Daniele Giannini
Alcuni debutti in campo nazionale
segnano l’attività del Centro impegnato su
vari fronti giovanili
•Il futuro al Cus
è già cominciato
La scherma cussina, nonostante la pausa osservata per le
festività pasquali, si ripete da protagonista anche nel mese di
aprile centrando una ripetuta serie di risultati, in particolare a
livello giovanile, a conferma del buon lavoro svolto dalla sezione del CUS, sponsorizzata Montepaschi Vita – Chiron Vaccines, nelle ultime stagioni.
Nel primo fine settimana di aprile sciabola giovanile senese in evidenza ad Ariccia nella prova Nazionale under 14
del Torneo ‘Montepaschi Vita’.
Negli ‘Allievi’ Cristiano De Salve e Edoardo Marri hanno
centrato la finale e si sono classificati nell’ordine 5° e 7° aver
condotto una gara brillantissima ha ceduto per 14-15 nell’assalto per il podio, nulla toglie però alla brillante performance
che sia lui che Marri hanno offerto in terra laziale dove il CUS
Siena è stata l’unica società a piazzare due dei suoi atleti nella
finale di categoria. Alla prova, che ha visto la presenza di 120
atleti, ha partecipato anche Alex Breghi che ha ceduto alla
prima diretta.
I finalisti della gara di
Piombino con i maestri
Giannini e Bastianini
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Nella categoria ‘Giovanissimi’ altra brillante prestazione di
Francesco Scisciolo che ha raccolto un bellissimo bronzo; il giovane cussino ha dominato la gara fino alla semifinale dove ha
abdicato con il minimo scarto. Scisciolo per entrare in finale
aveva battuto l’amico e compagno di sala Guido Ferrini che
chiudeva così in 14a posizione sui cento partecipanti al via.
Nella categoria ‘Maschietti’ esordio in campo nazionale
per il vincitore dell’ultima prova interregionale di Rapallo:
Alessandro Zizzo. Il giovane cussino dopo il girone iniziale
marciava deciso vincendo assalto su assalto fino a giungere
alla soglia della finale dove incontrava il livornese Barsotti che
a Rapallo aveva battuto nettamente nella finale per l’oro;
Alessandro partiva contratto e subiva un passivo iniziale di 28 per poi recuperare fino all’otto pari, pagando però questa
grande rimonta nel finale dell’assalto, che si chiudeva sul 910, lasciando il giovanissimo schermitore cussino al 15° posto
finale. Al debutto in campo nazionale anche Chiara Marri che
dopo la brillante finale di Rapallo si è fatta prendere dall’emozione ed ha ceduto alla prima diretta.
Si è svolta a Carrara la qualificazione regionale della
Coppa Italia, riservata alle categorie assolute, che ha visto ben
diciotto dei ventidue partecipanti cussini hanno staccare il biglietto per la prova nazionale di Eboli.
Nel fioretto maschile bronzo per Niccolò Nuti e 5° posto
per Erik Peruzzi, in semifinale Alessandro Nespoli, 11°, e un
buon Niccolò Zanchi, 12°; 17° posto per Tommaso Vagaggini
e mentre il fratello Jacopo, 27°, rimaneva fuori per poco dalla
lista dei qualificati.
Nel fioretto femminile bene Erica Mazzi, 7a, e Giorgia
Zizzo, 8a, entrambe finaliste; invece non ce l’ha fatta Beatrice Giardini fermata nei gironi eliminatori.
Molto bene la spada maschile con il giovane Lorenzo
Bruttini che ottiene un bellissimo bronzo e Vieri Vannoni che
finisce 7°; fermati per poche stoccate in semifinale Giacomo
Steiner, 10°, e Giovanni Cerretani, 14°; qualificazione raggiunta anche per Tommaso Lisini Baldi, 29°, mentre non ce
l’hanno fatta Damiano Tarantino e Matteo Carducci.
Nella spada femminile bel bronzo di Bianca Vannoni che
ha ceduto alla ex nazionale Anna Ferni vincitrice della prova;
in finale anche Martina Bancheri ottima sesta; bene anche le
cadette Giovanna Dimitri, 11a, Elena Sommaria, 12a, e Barbara Burnengo 20a, tutte qualificate.
Infine nella sciabola femminile 5° posto e qualificazione
per Federica Parisi.
Sempre a Carrara si è svolta la Coppa Toscana per la categoria ‘Allievi/e’ dove i ragazzi le ragazze del CUS hanno vinto
le prove di spada e di fioretto femminile, conquistando inoltre un argento nella sciabola femminile e due bronzi nella
sciabola maschile.
Vediamo nel dettaglio i risultati:
Nel fioretto femminile Alice Volpi si imponeva sulla livornese Monaco; le cussine Irene Crecchi e Gaia Fratini si
classificavano rispettivamente al 5° e 7° posto. Nella spada
femminile ancora sul gradino più alto del podio il CUS con
Gaia Fratini. Nella sciabola femminile ancora un podio per
Alice Volpi, 2° dietro alla lucchese Sorbi, e 6° posto per Chiara Marri. Nella sciabola maschile doppio bronzo cussino con
Edoardo Marri e Cristiano De Salve. Nella spada maschile 7°
Marco Tanfoni e 12° Stefano Menchiari. Nel fioretto maschile ancora Marco Tanfoni in gara che si classificava al 20° posto.
I giovani schermitori del CUS Montepaschi Vita - Chiron
Vaccines hanno partecipato a Firenze alla seconda edizione
del Gran Premio Città di Firenze raccogliendo due ori, due argenti, due bronzi e sei ulteriori piazzamenti nelle finali ad “8”
delle varie categorie under 14 alle quali era riservata la manifestazione.
Ecco i risultati: nel fioretto ‘Allieve’ podio senese con oro
per Gaia Fratini e argento per Irene Crecchi; nella spada ‘Allieve’ netta vittoria per Alice Volpi e bronzo per Gaia Fratini;
negli ‘Allievi’ di spada 11° Marco Tanfoni e 14° Stefano Menchiari; nelle ‘Giovanissime’ di fioretto 13a Anna Carboni e
nelle ‘Giovanissime’ di spada finale per Maddalena Cerretani, 5a classificata, e 9° posto per Francesca Minucci.
Fra i piccoli, nei ‘Maschietti’ bella finale per Bernardo
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Crecchi 7° e Roberto Haik 8° con un buon Mattia Laurigi 11°
e Raffaele Chiavoni 28°.
Nelle ‘Prime Lame’ femminili argento per Sofia Monaci,
ormai abituata al podio, e finale per Elena Ferrini sesta e Veronica Minucci 7a; ad un passo dalle prime 8 anche Virginia
Simpatico, 10a, e Claudia Dei, 12a. Nelle ‘Prime lame’ maschili ottimo bronzo per Tommaso Della Seta e finale anche
Carlo Alberto Stortini, 7°, mentre Ferdinando Piccolini si
classificava al 18° posto.
Ad Eboli, in Campania, si è svolta la fase nazionale della
Coppa Italia che, rispetto ai qualificati dalla fase regionale, ha
registrato diverse assenze degli schermitori cussini. Bene comunque la spada maschile, con Vieri Vannoni, 26°, e Lorenzo
Bruttini, 32°, che guadagnano così, su circa 250 partecipanti,
la qualificazione ai Play Off per i Campionati Italiani assoluti
di Casale Monferrato; sempre nella spada non ce l’ha fatta invece l’altro cussino in gara Giovanni Cerretani.
Bene anche nel fioretto femminile con Erica Mazzi che ha
ceduto in semifinale di misura alla ternana Vardaro, poi vincitrice della coppa, e Giorgia Zizzo, 20°, anche lei qualificata
per i Play Off. Nella spada femminile pur conducendo una
buona gara non si sono qualificate per un soffio Bianca Vannoni, Martina Bancheri, Elena Sommarriva e Giovanna Maria
Dimitri; un po’ più lontana Barbara Burnengo alla sua prima
esperienza nazionale.
Dominio dei ragazzi e delle ragazze del Cus Montepaschi
Vita - Chiron Vaccines nella XXI° edizione della Coppa Perone, torneo nazionale di fioretto under 14, svoltasi Piombino
con quattro ori, un argento, un bronzo ed un altro finalista.
Nella categoria ‘Prime Lame’, fra le bambine ha dominato Sofia Monaci che in finale si è sbarazzata della pistoiese
Biagiotti con un netto 10-6; nona Elena Ferrini, tredicesima
Claudia Dei,diciassettesima Virginia Simpatico e ventunesima Veronica Minucci.
Nelle ‘Prime Lame’ maschili bella vittoria di Lorenzo
Giannini che con secco 10-6 ha battuto nella finalissima il torinese Vergnano, che nella semifinale aveva eliminato l’altro
cussino Andrea Sperduti, finito sul terzo gradino del podio;
buona anche la prova di Francesco Porru tredicesimo.
Nei ‘Giovanissimi’ altro oro con Guido Ferrini,che ha condotto una gara impeccabile dall’inizio alla fine battendo per strada atleti che si erano già aggiudicati importanti gare nazionali.
Negli ‘Allievi’ un buon Marco Tanfoni si è classificato 24°
e considerando che è spadista ed al primo anno della categoria il suo risultato è buono.
Nelle ‘Allieve’ altro dominio cussino con l’oro di Alice
Volpi, che ha sconfitto l’avversaria di sempre la livornese Monaco per 15-11, bronzo per Gaia Fratini che ha condotto una
gara senza alcun indugio tirando con attenzione e maturità
così come Irene Crecchi alla fine quinta che ha ceduto di una
sola stoccata alla frascatana Pivotto.
Nei ‘Maschietti’ argento con Alessandro Zizzo che nel
primo quarto di finale aveva avuto la meglio, di misura per 109, sul compagno di sala Mattia Laurigi che si classificava sesto,
ottimo nono Bernardo Crecchi che per un soffio non ha conquistato la finale; 30° Raffaele Chiavoni.
Sempre negli ‘Allievi’, ma di sciabola, si è svolto a Rovereto il Memorial Tettamanti e gli sciabolatori cussini hanno
centrato tutti la finale con Cristiano De Salve 5° e Edoardo
Marri 6° mentre nelle allieve Chiara Marri si classificava
anche lei 6a.
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Matteo Tasso•polisportiva
È l’ultima realtà della prolifica famiglia biancoverde e già promette bene
•Prime soddisfazioni
dai Mens Sana 1871 Runners
Si fanno chiamare runners, un nickname (pardon, soprannome) che certo non ha bisogno di particolari spiegazioni anche per chi non mastica l’inglese. Runner è colui
che corre, colui che ha scelto di affidarsi solo ed esclusivamente alle proprie gambe per mantenersi in forma e magari, entriamo nel caso specifico, anche per andare alla ricerca di una prestazione agonistica di buon livello che
gratifichi l’impegno (quasi) quotidiano su asfalto e sterrati per migliorare costantemente le sue prestazioni.
I Mens Sana 1871 Runners sono una delle realtà emergenti nel panorama, storicamente variegato, di una società
che ha spesso lanciato mode e tendenze nell’ambito della
pratica sportiva ma che (con la pluriennale presidenza di
Piero Ricci) ha pure compreso l’importanza di rispondere
affermativamente alle esigenze dei suoi atleti, garantendo
loro un solido impegno nell’affrontare anche progetti alternativi a quelli inizialmente predisposti nei piani di sviluppo. Una sorta di do ut des tradottosi ormai da più di un
anno nell’allestimento di un nutrito gruppo podista, nato
grazie alla passione di alcuni atleti e istruttori dell’area-fitness (il responsabile del gruppo è Leonardo Tafani, già direttore tecnico della sezione che si occupa dello stay-fit) e
le cui fila si sono ingrossate notevolmente negli ultimi
mesi, agganciando la soglia dei 30 atleti. Di pari passo, grazie anche alla sponsorizzazione (fondamentale, come sempre in questi casi) di Mps Finance, sono cresciute anche le
prestazioni agonistiche: se nel 2005, all’esordio assoluto, i
Mens Sana 1871 Runners centravano il 3° posto ai provinciali di corsa campestre e contavano su 8 neo-maratoneti
(2 dei quali finisher a New York), in questo primo scorcio
di 2006 l’attenzione è da focalizzarsi sia sul lusinghiero
comportamento della pattuglia di atleti che hanno affron-
tato ad inizio marzo la Mezza Maratona Roma-Ostia (la società biancoverde, schierando soli 8 corridori, ha chiuso al
208° posto su oltre 600 squadre partecipanti alla prestigiosa manifestazione), sia sulla positiva passerella compiuta
sulle lastre di Siena nell’ambito di Vivicittà 2006, che ha
regalato alla Mens Sana 1871 buone prestazioni agonistiche e, grazie anche alla nutrita partecipazione della sezione pattinaggio corsa, un gratificante 3° posto nella classifica a squadre per presenze.
Il fatto che tra i Mens Sana 1871 Runners figurino un
buon numero di over ‘40 e over ’50, tra uomini e donne, è
l’evidente dimostrazione di come il podismo rappresenti
un’ottima e abbordabile occasione per avvicinarsi ad una
pratica sportiva che alla polisportiva si lega ad una scientifica ed accurata preparazione: tipologie di allenamento
quali il lento, il ritmo medio, il lunghissimo, le ripetute o
interval training, il fartlek ed il corto veloce rappresentano una sorta di pane quotidiano per chi sceglie di migliorarsi sul piano dei risultati, ma anche solamente decide di
mantenersi in forma attraverso uno studio mirato che permette al runner di sviluppare le proprie capacità senza rischiare malanni o, peggio ancora, infortuni che spesso
sono invece derivanti dall’approssimazione del jogging
fai-da-te, quello che soprattutto in primavera fiorisce al sabato pomeriggio o alla domenica mattina.
Più gli anni passano e più ci si accorge che in viale Sclavo, passateci la battuta (forse scontata ma senza dubbio
calzante), c’è una Mens Sana 1871 che va veloce, anzi,
corre! ■
Intanto conferme da una sezione più datata
Danza in evidenza
Tutti in ballo con la Mens Sana 1871. Lusinghieri risultati, in questo primo scorcio di 2006, per la Danza Sportiva biancoverde, che ha ottenuto il 5° posto al campionato italiano di ballo da
sala grazie alla coppia Enrico Semplici-Sonia Mastino e che, nei trofei successivi, ha visto brillare le
coppie Leonardo Lecce-Laura Lorenzini e Niccolò Mineo-Pasqualina Di Vivo (rispettivamente al
1°posto nelle danze standard e ballo da sala liscio
unificato allo Stella Polare) e mettersi in luce le
coppie Salvatore Di Vivo-Rosa Ciaravola, Giuseppe Di Vivo-Sabrina
Bacci, Alvaro Cesaretti-Ivana Soldati (1° posto nelle danze standard al
Golfo dei Poeti), Gianfranco Prugnoli-Clorinda Pallanti.
Per la Mens Sana 1871 Danza, sezione nata a metà degli anni ’90, si
tratta di una crescita esponenziale, raggiunta negli ultimi mesi grazie
alla guida della maestra Carolina Tassi ed alla collaborazione di uno staff
dirigente che sicuramente ha saputo ben operare. ■
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cinque cerchi •Francesco Vannoni
Ultima tappa del nostro viaggio
fra gli enti di promozione sportiva
operanti sul territorio senese
•Un patrimonio
che accresce
il ruolo del Coni
40
Concludiamo in questo numero il nostro viaggio attraverso le varie ‘anime’ della promozione sportiva attive sul territorio di Siena e provincia. L’epilogo di questo percorso, iniziato con l’UISP e proseguito con Libertas, CSI e AICS, si
chiude con una rapida carrellata sulle altre realtà del settore,
espressioni complessivamente ‘minori’ dal punto di vista dei
riscontri numerici, almeno per ciò che concerne l’ambito locale, ma non certo per quanto riguarda le preziose finalità
socio-culturali.
L’Endas (Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale)
è presieduto da Antonio Falcone che lo guida da sei anni e che
esprime soddisfazione per il buon numero di atleti che l’attività dell’ente riesce a coinvolgere, pur nella non facile condizione legata ad un radicamento territoriale ancora da completare, anche in virtù di una sede centrale piuttosto distante da
Siena, che pure costituisce il fulcro delle iniziative annuali fissate dal calendario Endas.
“Attualmente i tesserati del nostro ente sono circa un migliaio e fanno riferimento a discipline di squadra come il calcio e la pallavolo, ma anche a sport individuali come il nuoto
e il ciclismo”.
Ed è proprio rivolta al mondo delle ‘due ruote’ la manifestazione di punta promossa dall’Endas senese: ‘La Gran
Fondo Chianciano Terme’, giunta quest’anno alla quinta edizione, rappresenta il fiore all’occhiello ed è organizzata incollaborazione con l’U.I.S.P. Questo appuntamento rientra nel
‘Campionato delle tre Province’, una serie di gare che si svolgono tra Siena, Perugia e Viterbo, attraversando quindi la Toscana, l’Umbria e il Lazio.
Lavorare in sinergia è una condizione indispensabile per
diffondere l’appassionata partecipazione ai valori e agli insegnamenti dello sport.
“Sono fermamente convinto - sottolinea Falcone - che gli
Enti di Promozione possano ricevere nuovo slancio dalla lro
presenza negli organismi Coni, ma credo anche che il futuro
non possa prescindere da un lavoro corale e pienamente condiviso, in cui ricercare la più ampia convergenza possibile,
anche attraverso esperienze comuni”.
L’acronimo ANSPI è la sigla dell’ Associazione Nazionale
San Paolo Italia. Attivo in campo sociale, sportivo e culturale,
l’ente non trascura nemmeno il teatro e conta, nella realtà senese, 11 circoli affiliati per un totale di circa 1.500 iscritti in
maggioranza giovanissimi. Organizzata su base diocesana, la
diffusione provinciale dell’Anspi ‘copre’ una parte dei confini giurisdizionali dell’Arcidiocesi di Siena, Colle Val d’Elsa e
Montalcino. La promozione dello spirito oratoriale come
forma educativa è l’obiettivo primario dell’ente coordinato da
Don Tito Rovai.
Le Associazione Cristiana Lavoratori Italiani (ACLI), fondata anche a Siena nel 1945, anno della sua costituzione a livello nazionale, predilige attualmente la promozione culturale e, a fronte di un passato piuttosto fiorente sull’ ‘offerta
sportiva (che comprendeva le discipline più diffuse), oggi la
dimensione sport a marchio ACLI nella nostra provincia, si
esaurisce con la pesca sportiva. In seno all’ACLI è nata l’Associazione ‘Anni Verdi’, impegnata nella tutela e salvaguardia
dell’ambiente e promotrice della marcia ‘Pellegrini per il
Sole’, pensata al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’attualissimo tema delle fonti energetiche alternative e rinnovabili e prevista, lungo il corso della Via Francigena, dal 20
luglio (giorno della partenza dal Monginevro al 1° settembre
‘Giornata del Creato’) che approderà anche a Siena e ripartendo verso Roma toccherà Ponte d’Arbia, S. Quirico d’Orcia
e Radicofani.
L’Associazione Sportiva dei Circoli Industriali, presieduta
a livello provinciale da Alessandro Monaci, collabora strettamente con gli organismi di categoria, Associazione Artigiani in
testa, e comprende l’attività venatoria dell’Enal Caccia e
quella ciclistica dell’ UDACE.
Ma l’ultimo nato, il più giovane tra gli enti di promozione
sportiva, impegnato ad arricchire ulteriormente la poliedricità
di un tessuto territoriale come quello senese, capace di cogliere qualsiasi opportunità di crescita culturale ed integrazione sociale, è lo CSEN. L’acronimo sta per Centro Sportivo
Educativo Nazionale. Un’identità molto radicata in tutta la
penisola, riferimento di quasi un milione di associati ed
espressione di oltre 300 sodalizi tra gruppi sportivi e circoli
culturali. Numeri importanti nel resto della penisola, specie
in Lombardia e nel Veneto, ma ancora da consolidare dalle nostre parti. Obiettivo al quale il presidente provincoale Giorgio
Berti lavora alacremente per garantire, in prospettiva, lo sviluppo necessario per una più marcata presenza sul territorio.
La panoramica sugli enti di promozione arriva dunque al
suo epilogo, consegnandoci un quadro assolutamente vitale
ed eterogeneo. Giunti al traguardo, non solo si coglie perfettamente la sempre auspicata pluralità di ‘soggetti’, espressa
anche nella molteplicità di origini, ispirazioni ed aree operative. Il loro approdo all’interno della struttura del Coni, sia a livello nazionale che su scala periferica, è visto unanimente
come il normale coronamento del processo volto ad un linguaggio comune dello sport, nel quale i suoi attori, siano esse
realtà federali o ‘promozionali’, sappiano relazionarsi in maniera costruttiva e lungimirante, per esaltare, anche in forza
delle proprie peculiarità e attraverso il bagaglio sportivo-culturale del proprio impegno, la crescita e l’evoluzione delle coscienze. ■
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ARCHIVIO SERIE A1
27a giornata
CARPISA NAPOLI-MONTEPASCHI SIENA
76/97
28a giornata
MONTEPASCHI SIENA-LOTTOMATICA ROMA
80/84
29a giornata
BIPOP CARIRE-MONTEPASCHI SIENA
83/86
30a giornata
MONTEPASCHI SIENA-BASKET LIVORNO
96/76
Classifica: Treviso e fortitudo Bologna 46; Siena 42;
Milano, Udine e Napoli 40; Roma 38; Biella e Virtus
Bologna 36; Varese 32; Reggio Emilia m28; Cantù 24;
teramo 22; Livorno 18; Roseto e Capo d’Orlando 16;
Avellino 14; Reggio Calabria 6.
Marcelo Nicola, ala
42 b a s
ket
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Avere la pretesa di leggere o di saper leggere le carte al campionato, è un’impresa sempre più ardua La tendenza a focalizzare l’attenzione di volta in volta su di un singolo aspetto,
sia esso un risultato o uno specifico aspetto tecnico, porta con sé il rischio di ipotecare un futuro che la realtà, giornata dopo giornata, finisce per ridisegnare continuamente.
Questa è la realtà del massimo campionato
di basket, che se non è più in grado, come è accaduto nelle ultime due stagioni, di proporre
squadre ai massimi vertici continentali, allo
stesso modo però è capace di proporre un equilibrio che rende estremamente difficile fare
qualsiasi previsione finale. E se gli “esteti”
hanno più di un motivo per lagnarsi del non eccelso livello tecnico del campionato, non altrettanto si può dire per l’avvincente apertura ai più
disparati epiloghi che possono materializzarsi
nel prossimo futuro.
In questo contesto l’animo senese ha vissuto questo ultimo mese degli alti e bassi assoluti, passando dall’inevitabile entusiasmo per la
vittoria di Napoli, alla cocente delusione della
sconfitta interna contro Roma, per tornare ad
alti livelli di soddisfazione contro Reggio Emilia e Livorno. Ma al di là dell’immediatezza
delle sensazioni che vittorie e sconfitte irrazionalmente ci consegnano, c’è un dato di fondo
più razionale che merita essere approfondito.
Sul filo che collega le due pesanti sconfitte
interne contro Virtus Bologna e Lottomatica
Roma, corre un passaggio importante e speriamo decisivo per le sorti senesi.
Accomunate da un uguale risultato negativo, le due partite in questione ci hanno consegnato sensazioni diverse. Se la gara contro gli
uomini di Markoski ci aveva evidenziato una
squadra squilibrata, incapace di trovare soluzioni alternative alle iniziative di Kaukenas e
sorretta solo dal grande cuore di un indomabile
Pecile, contro la Lottomatica di Pesic il pur insostituibile ed essenziale contributo dell’esterno lituano, aveva già dato il segno di una integrazione più efficace in un congegno di
squadra, che in quella occasione era stato punito più da un calo fisico e dal verificarsi di piccoli, ma fondamentali eventi (vedi una “sponda” arbitrale più unica che rara nel basket) che
non dall’incapacità del gruppo.
Base insostituibile su cui è stato possibile
costruire quella che ci auguriamo possa essere
l’evoluzione più importante della stagione senese, è senza dubbio la capacità di reazione e
l’integrità nervosa della squadra.
Attraversata nel corso della stagione dalle
più svariate esperienze, dall’entusiasmo delle
prime giornate alla crisi di risultati, alla contestazione pesantissima della curva, proprio la
complessità delle implicazioni nervose che
hanno accompagnato il percorso della squadra,
è servita a irrobustire un gruppo che dimostra
una importante compattezza e soprattutto ha dimostrato, specie nelle ultime giornate, di avere
grande capacità di reazione.
CAPACITÀ DI REAZIONE,
ACCORGIMENTI TATTICI INTELLIGENTI E TANTA DIFESA,
FANNO DELLA MONTEPASCHI UNA SQUADRA RITROVATA
Il vento è cambiato.
Durerà?
MAURO BINDI
Bilanciare in trasferta, per due volte consecutive, una sconfitta interna pesantissima patita
oltre tutto contro dirette avversarie in classifica,
in un quadro tecnico oggetto spesso di critiche
e tutt’altro che definito, avrebbe potuto accelerare un processo di involuzione tecnica e nervosa assai pericoloso, non solo per gli aspetti
pratici riconducibili alla qualità del gioco, ma
anche perché avvicinandosi sempre più il
tempo dei verdetti, la possibilità di porre rimedio ad un errore si fa sempre più ridotta.
Penso in primis al lavoro molto psicologico che sta accompagnando il rendimento più recente di Stonerook, giocatore da sempre considerato essenziale nel gioco senese, ma troppo
defilato nel corso della stagione in termini di responsabilità offensive.
Il suo recupero come attaccante non marginale, è al momento l’aspetto più importante e
rilevante nello scacchiere senese, perché dalla
sua capacità di sfruttare spazi che da sempre nel
gioco di Recalcati sono riconducibili ai numeri
Coach Recalcati e
Shaun Stonerook
Ecco perché essere riusciti a preservare
buone opportunità di classifica e al contempo
evidenziare una crescita reale nel rendimento di
squadra, se da un lato risultano essere considerazioni scontate ed ovvie se collegate ad un periodo di forma senza dubbio buono quale quello attuale, dall’altra necessitano di un’ulteriore
valutazione di merito, perché conseguite in un
contesto che avrebbe potuto avere esiti diametralmente diversi rispetto a quelli che stiamo
commentando.
Ecco perché esce rafforzata l’idea di una
squadra che dalle difficoltà può essere uscita
più forte soprattutto nella consapevolezza e soprattutto nell’aver individuato tatticamente
aspetti capaci di far lievitare il rendimento della
squadra.
ba s k e t
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4, passa l’opportunità essenziale di allargare
maggiormente la difesa avversaria per le incursioni degli esterni, in primis Kaukenas, ma
anche Pecile e sicuramente, con altra convinzione, lo stesso Hamilton.
Le percentuali degli ultimi tempi dell’ex
ala di Cantù da oltre l’arco dei tre punti, confermano quello che abbiamo sempre sostenuto
e cioè che Stonerook ha tutte le qualità per essere un buon attaccante e che soprattutto temendolo, le difese avversarie sono costrette ad
adeguarsi diversamente su di lui rispetto ai
tempi in cui spesso era battezzato, cosa che determina uno sbilanciamento reale negli equilibri di squadra.
Jamel Thomas
Pericolosità perimetrale, unita alla capacità
di ribaltamento dell’azione nella quale Stonerook è senza dubbio molto bravo, stanno moltiplicando gli sbocchi del gioco senese ed a ciò si
somma una sempre migliore integrazione di
Jamel Thomas, che in qualità di alternativa a
Kaukenas comincia davvero a funzionare.
La manovra senese in queste ultime giornate ha dato chiari segni di evoluzione, la palla gira
molto velocemente, è migliorata la qualità del
passaggio, aspetto spesso sul quale sorvoliamo,
ma che invece ha un’importanza notevole, perché per impostare un’azione e soprattutto un tiro,
la capacità di servire con precisione un compagno di squadra è fondamentale per migliorarne
l’impostazione e quindi le percentuali.
È evidente una maggiore organizzazione del
gioco, fatta di meno improvvisazione dei singoli, a vantaggio soprattutto della ricerca di movimenti che facilitano il compito dei giocatori.
Non è un caso che Kaukenas stia attraversando
un periodo di forma eccezionale, soprattutto perché il suo gioco si sviluppa all’interno dei movimenti della squadra, non ne è la fonte iniziale
come è capitato per buona parte della stagione.
Non è casuale nemmeno che la Montepaschi
si sia attestata nelle ultime giornate su percentuali di tiro, specie da tre, elevatissime, perché
anche questo è frutto e somma di quanto affermato sopra, cioè la squadra ha tempi, spaziature
e meccanismi migliori rispetto al passato. E ciò
si è materializzato anche tramite una rimodulazione degli impieghi temporali dei giocatori, che
senza stravolgimenti epocali, ha però visto rotazioni meno ampie e soprattutto permanenze
maggiori per quei giocatori che necessitano di
lunghi tempi di utilizzo per rendere al meglio.
Spesso messo sul banco degli imputati, Recalcati sta comunque facendo il solito grande
lavoro psicologico all’interno del suo gruppo.
Infatti accanto all’aspetto tecnico che risulta essere più evidente, è logico che gli accorgimenti tattici operati hanno sortito scelte difficili
anche all’interno del gruppo e l’assottigliarsi
dell’utilizzo di qualche giocatore poteva creare
ulteriori motivi di tensione. Ma la capacità di
far sentire importante un giocatore all’interno
della squadra è una delle grandi capacità di Recalcati e per la volata finale il coach senese si
ritrova un gruppo coeso e soprattutto l’opportunità di tirare fuori dal cilindro qualche protagonista ora forse più defilato.
Intanto in continuità con l’intera stagione,
gli avversari dei senesi sanno di dover fare i
conti con la difesa biancoverde, assolutamente
la migliore e punto di forza insostituibile per la
Montepaschi.
Se è vero che in alcuni casi ci sono dei cali
di tensione, è altrettanto vero che nel corso dei
quaranta minuti difficilmente la difesa senese
non riesce a lasciare il segno sulle partite e c’è
da aspettarsi, in chiave playoff, una continuità
che può essere il vero valore distintivo della
squadra, ancora di più di quanto non lo sia già
stato finora, perché si sa l’identità difensiva è
un valore forte non estemporaneo, che aumenta la sua incidenza quando il livello di tensione
cresce come nel caso dei playoff.
Intanto c’è da affrontare la parte finale della
regular season, che per il valore degli avversari
da incrociare e per l’importanza della posta in
gioco richiamano già la tensione dei playoff.
Se il cammino casalingo non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile (Teramo e Roseto) è evidente che fuori casa la Montepaschi
è attesa da due gare dal coefficiente di difficoltà
altissimo. Climamio e Benetton si sono meritate sul campo il ruolo di prime della serie, basando la loro classifica principalmente su di
una imbattibilità interna che dura ormai da
tempi lunghissimi, quindi la Mens Sana è chiamata alla classica impresa, confortata non solo
dalla legge dei grandi numeri (che potrebbe
aprire qualche spiraglio matematico agli uomini di Recalcati), ma soprattutto perché dopo
Napoli, Siena ha dimostrato che può vincere
anche sui campi delle migliori e che il suo bilancio fuori casa è addirittura il migliore dell’intera Serie A.
Quindi una Montepaschi che si trova nella
condizione di giocarsi questa ultima parte della
stagione regolare con la giusta convinzione. Gli
intrecci che il calendario propone nelle ultime
giornate lasciano aperte molte possibilità.
Forse raggiungere la prima posizione è realisticamente difficile, ma le paure di qualche settimana fa lasciano spazio ad un ottimismo che
può crescere parallelamente anche al recupero
dei tanti infortunati collezionati dalla squadra
senese nel corso della stagione. ■
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diario
LA LIVELLA E I CANESTRI MOBILI
Roberto Morrocchi
Ma non mi lascio irretire dai se e dai ma e,
come sempre ho fatto nella mia vita in
bianco e verde, non mi soffermo sul passato e guardo, con fiducia, in avanti.
Mi pare che la squadra stia trovando, finalmente, la sua fisionomia. L’inserimento
di Thomas, uno dalle mani dolcissime e con
doti atletiche eccellenti (..che pecca a volte
per una “presunta” indolenza..) sta creando
valide opportunità a Kaukenas, non più costretto a fare l’ariete (capo in cassetta e pedalare..) contro qualsiasi difesa.
Cresce, in attacco, perché in difesa è
sempre stato al top, Stonerook, ed Hamilton fa vedere, anche se ancora a singhiozzo, di quali proprietà tecniche dispone. Pecile, senza l’ingombro Woodward, è
più tranquillo e Datome, anche se alterno,
come tutti i giovanissimi, si sforza lodevolmente di imparare l’arte della continuità.
In attesa del pieno recupero di Eze,
cresce Ghiaccio, mentre Boisa si conferma un ottimo rimbalzista (..eh se non litigasse, a volte, con il canestro!), così come
Minda, di una utilità spaventosa. Nicola lo
aspetto ai play-off: uno come lui si esalta
quando il gioco si fa duro e non può tradire le attese.
Mai negli ultimi dieci anni avevamo assistito ad un torneo così incerto e con valori tanto simili in vetta, al centro e addirittura in coda. Per il vertice si è arrivati a
parlare di autentico ‘palio dei ciuchi’, attesa l’incertezza sul rendimento delle squadre-guida.
Il paragone non è proprio calzante,
anche perché il livello medio del campionato da un punto di vista tecnico-tattico
non è poi così scadente, ma è un fatto che
ad una manciata di partite dall’inizio dei
play-off, tanto, se non quasi tutto, è ancora da decidere.
Scrivo prima della trasferta di Bologna,
sponda Fortitudo, e in attesa della trasferta di Treviso che metterà la parola fine alla
regular season.
La speranza è quella di ripetere la prestazione ‘monstre’ di Napoli che potrebbe
proiettarci in vetta alla classifica, ma allo
stato dell’arte potrebbe anche succedere
di partire da posizioni molto meno nobili
nella corsa allo scudetto, visto che sono in
tante, e tutte agguerrite, le avversarie alle
nostre spalle. Vedremo…
E intanto avvincente la lotta fra le vecchie Vu nere e l’arrembante Biella per la
conquista dell’ottava piazza, con Varese
che sembra ormai tagliata fuori dal gioco
grosso.
Personalmente mi resta l’amaro in
bocca per la sconfitta casalinga con la Vidivici Bologna, un team che ritengo assolutamente più povero del nostro, così
come rimpiango i due punti lasciati alla
Roma del ‘simpaticissimo’ Pesic in un finale di gara più sfortunato che strampalato.
45
Cambio argomento. Mentre si discute
di professionismo, di quote di stranieri e di
adeguati standard di qualità, accade che a
Cantù, nell’elettrizzante finale del duello
rusticano con Roma, i canestri tornino a
muoversi, un po’ come avveniva a Rieti e
a Siena (ma sì!) nel vecchio dodecaedro
nei primi anni settanta. A Cantù, per la verità, i canestri, durante l’esecuzione dei tiri
liberi, hanno continuato ad ondeggiare ,
sempre, in tutti questi anni, ma mai nessuno ci aveva fatto caso. Ci hanno pensato le telecamere di Sky e due coraggiosi
commentatori a mettere il dito nella piaga.
Nello sport è bello vincere con mezzi leciti. Mi si dirà che anche le “fogate” giù per
le gradinate fino ai bordi del parquet non
sono il massimo del fair-play...tutto vero, per
carità, ma un conto è cercare di intimidire
avversari e/o arbitri, con mezzi tutto sommato leciti, un conto falsare un risultato togliendo al tiratore la fissità di un bersaglio.
Insomma mi fa ridere il patron di Cantù
quando reclama per sè un ruolo da ambasciatore nella assurda diatriba fra i sacrosanti diritti della Lega e le pretese stucchevoli della Federazione.
Provi almeno a non far tremare i canestri di Cucciago... ■
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IL LITUANO, VALORIZZATO
DAL RIEQUILIBRIO INTERNO ALLA SQUADRA,
PUÒ FARE LA DIFFERENZA CONTRO CHIUNQUE
Sai che c’è di nuovo?
Kaukenas!
FABIO FINESCHI
Difficilmente nello sport ciò che si decide sulla carta viene poi totalmente percorso
dai fatti. Così avviene che una squadra disegnata con certi equilibri in estate, poi nel
corso dell’anno subisca dei progressivi aggiustamenti, o delle mini-rivoluzioni interne, fino ad assumere l’assetto che si reputa
maggiormente redditizio. Evento tanto più
frequente quanto maggiori sono i cambiamenti operati in campagna acquisti. L’abilità di chi gestisce un gruppo sta proprio
nella capacità di aggiustare il tiro, nel “cambiare idea” rispetto al piano iniziale. Un precedente innegabile e vincente ce lo fornisce
la Montepaschi della stagione 2003-2004.
In particolare in quel caso fu un giocatore a
mutare il suo peso all’interno dello scacchiere. David Vanterpool arrivò a Siena
senza eccessivi clamori, una sorta di scommessa su un giocatore proveniente da Avellino, che allungava le rotazioni fra gli esterni, essendo in grado di giostrare da guardia,
ma di portare anche la palla. È indubbio che
l’andamento della stagione, e gli input
umani che lo staff recepì negli allenamenti e
stando a contatto con la squadra, portò ad
una rivisitazione dei piani. Vanterpool da
spalla divenne gradualmente leader indiscusso. Ideale a fianco della classe di Stefanov e nel propiziare le giocate del più introverso Thornton. Questo fu l’aspetto più
evidente di un aggiustamento in corsa, altri
ce ne furono, nel complesso risultati decisivi al raggiungimento del tricolore.
Anche quest’anno qualcosa sta cambiando rispetto alla Montepaschi immaginata sulla carta. Le fasi sono state molteplici,
come è ovvio non tutte felici. Ma ad oggi il
mutamento più evidente riguarda la gestione dei possessi offensivi, per larga parte
della stagione principale difetto biancoverde. La squadra operaia, grintosa in difesa e
lavoratrice è di fatto ancora lì, ma con qualche novità. Già l’arrivo di Thomas aveva indicato una leggera svolta, compiutasi poi
con la rinuncia a Woodward, evento culmine, che ha offerto a Jamel nuovi spazi e
maggiori responsabilità. Pur diversi nei
ruoli questi due giocatori e le loro vicissitudini hanno contribuito a trasformare la squadra tutta difesa in un gruppo attualmente più
votato all’attacco, in grado di muovere bene
la palla e di segnare molto da fuori. Punta di
46 b a s
ket
diamante di questo cambio di equilibri è
Kaukenas. Negli ultimi due mesi la pesantezza del suo tabellino si è costantemente
gonfiata. Tanto che, quella che doveva essere la squadra operaia, adesso ha un leader
offensivo dei più prolifici. Il carattere riservato del lituano non ha propiziato titoloni
alla Greer, ma il suo apporto recente vale
quello di una stella di prima grandezza, all’interno di un gruppo in teoria privo di fenomeni. La sua esplosione va senz’altro legata al lavoro che la squadra sta facendo per
lui, ma le cifre dicono che la Mens Sana il
suo fenomeno lo aveva in casa. Un semplice esempio statistico può fornire uno spunto di riflessione. Negli ultimi dieci anni un
solo giocatore della Mens Sana ha superato
a fine stagione i venti punti di media. Si
Tratta di Lucious Davis che nel 1996-’97 ne
segnava addirittura 22,1. Tempi diversi per
il basket e soprattutto per Siena, costretta
dal budget a puntare forte su una coppia di
americani che trascinasse con i punti. La
statistica si fa più interessante se limitata al
nuovo millennio. Da quando cioè i biancoverdi frequentano altre zone della classifica.
Guida la classifica della media punti in un
anno il compianto Alphonso Ford con i suoi
19,1 del 2002-2003. E quella, si noti, era
una Montepaschi di prestigio, ma nata con
l’idea di essere trascinata da un paio di grandi stelle (Ford stesso e Turkcan). Nella
Montepaschi più equilibrata di oggi, Kaukenas viaggia a 18,8, terzo negli ultimi dieci
anni. Ovviamente la statistica tiene conto di
tutte le gare sin qui disputate. Ma sarebbe
molto più vistosa se limitata all’ultimo periodo. Basti pensare che dall’ultima fugace
apparizione di Woodward a Milano sino al
derby con Livorno Rimas ha segnato ad una
media di 25,28 punti. Sarà un caso, ma qualcosa di nuovo c’è: nell’aria e nei numeri. ■
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tiri
ANIMO, GENTE:
Antonio
Messi in cassaforte gli ultimi risultati,
incassati anche i punti che la Teramo di
Lorenzo Marruganti non poteva di certo
negarci ( i maliziosi dicevano da tempo
che nel passaggio del buon Lorenzo da
viale Sclavo alla Maiella erano compresi
quattro punti a titolo di buonuscita!!), eccoci pronti al mezzogiorno bolognese con
la “climatica” Fortitudo di Gelsomino, dell’Emiro superabbronzato, del prodigio Belinelli di due anni più vecchio del nostro Gigione Datome (e se tanto mi dà tanto…),
la vecchia Bologna-due assurta, ormai da
tempo, alle celebrità –se non ancora alle
vittorie- che furono della bianconera Virtus
con la puzza sotto al naso, la Bologna
della curva più passionale che ci sia, quella Fossa dei Leoni che due campionati fa
gettammo nella disperazione, in una nottata magica che ci vide passare in un
amen dall’inferno alla quasi certezza dello
scudetto.
48
Quasi un “mezzogiorno di fuoco” dove
la Mens Sana è –come Gary Cooper- sola
contro tutto e tutti.
Anzi no: i suoi tifosi non l’hanno mai lasciata, anche se – come la splendida
Grace Kelly del capolavoro di Zinnemanqualche volta sono stati sul punto di andarsene ammainando le bandiere ed abbassando la voce… Ma poi, alla fine, sono
stati sempre lì, in ogni palazzetto del campionato, anche quelli più disagiati, lontani
e….MAL DIFESI dagli agguati di delinquenti camuffati da supporters, scontando
forse leggerezze di chi doveva prevenire
per evitare –a posteriori- di reprimere
“come viene viene”.
Ora, come in tutte le umane cose, la
Beneamata è al redde rationem: qui si
parrà la sua nobilitade…
Ma di certo il campionato non finisce
con la sfida-aperitivo di Bologna: verranno
i rosetani e andremo in casa dei “magliari”
trevigiani per testarne le qualità e –magari- fregargli qualche punto in funzione Eurolega… e poi ci saranno i play off dove
tutto quanto si rigioca fino all’atto finale di
metà giugno..
Ecco, proprio in funzione play off , le
cose in casa biancoverde stanno indubitabilmente cambiando. Addirittura la Grande
Stampa se n’è accorta! Qualche illustre
cronista che aveva già da tempo giubilato
–con malcelata soddisfazione- l’immarcescibile Charlie salvandone i meriti passati
e compassionandone l’incerto presente,
davanti agli ultimi risultati ed al ritrovato ardore degli atleti in canotta montepaschina,
ha fatto precipitosa marcia indietro: addirittura Recalcati è diventato il “micione”acquattato sugli alberi pronto a colpire le
prede ignare che gli si presentano.
La Mens Sana è risorta: coincidenza
“pasquale” o convinzione maturata dal
gioco che sembra finalmente fluire? Mah!
Leggere i giornali e interpretare gli umori
dei giornalisti è sempre stato un busillis
difficile da strigare: e poi, a volte, vale più
un invito al Palio di dieci assist ben fatti da
Muto-Hamilton….
Io comunque, la mia opinione ce l’ho e
sulla stessa ho scommesso cene e peregrinazioni varie all’inizio dell’estate: arriviamo alla finale scudetto e poi…ce la giochiamo!
Con quale esito non saprei dirlo ma se
sarà quello che tutti speriamo allora non ci
sono storie, siamo già d’accordo: i due
Benvenuti del Planet Basket di via dei
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liberi
IL BELLO HA DA VENIRE!
Tasso
Rossi, padre e figlio, verranno penitenti col
saio e la cenere in testa al Palazzetto per
una foto di gruppo festante e i miei increduli e simpatici amici Pannini – “erredura”
ed Antonio “col ciuffo” Maniglia si stenderanno a tappeto sotto Recalcati, Pianigiani e Minucci e la “focosa” – diciamo cosìSignora Giovanna ci si potrà pulire anche
i tacchi!!!
Animo, gente: il bello ha da venire!
Ci avrò il chiodo fisso, sarà una specie
di fisima, una fissazione ma, quando si
parla di Cantù, qualche difetto glielo trovo
sempre.
Sarà colpa della nebbia briantea che
per mesi ricopre quelle plaghe peraltro
splendide in tarda primavera ed in estate –
quando il basket non c’è! – o forse dipenderà dalla parlata ostrogota degli indigeni di
…Agrate,
Brembate,
Lanzate, Carate, Linate,
Menate etc etc…o forse
sarà una invidia in essere dai tempi di Lienhard e
Marzorati, un’antipatia
che per me –tifoso dell’Ignis di Toni Gennari e
Manuel Raga- data da
sempre e per sempre –
credo – continuerà.
Comunque, se c’è da
parlare male di Cantù,
chiamatemi, qualche
cosa da dire ce l’avrò
sempre!
Anche perché, quei
signori, non perdono occasione per fornirmi
spunti: il palazzetto-fabbrica, il recinto dietro gli
spogliatoi, gli pseudo-tifosi da bar pronti
ad assalire i pullmans degli avversari e
scomparire nell’anonimato dell’assenza di
controlli, i dieci incivili della curva più vicina d’Italia al parquet specializzati nello
sputo….
……i supporti dei canestri!!!
Ahi ahi ahi!!! Tasto delicato e dolente: a
Cantù, quando vai a tirare i liberi sotto gli
Eagles, non avrai mai medie superiori al
50-60 per cento. Colpa degli urli? delle
palle di carta? delle bandiere e degli striscioni srotolati davanti al tiratore?
No! Dalla curva ti smuovono i supporti
del tabellone e fare centro è un bel problema!..
Lo facevano negli anni sessanta e settanta –ma anche noi al Palaperucatti e poi
al dodecaedro ‘un si scherzava!- e vincevano le coppe, hanno continuato nell’ottanta e per tutto il novanta –quando rischiavano la scomparsa- ed ancora nel
ventunesimo secolo, con le tecnologie più
pronunciate, gli istant replay, i precision
time, il triplo arbitraggio, le dieci telecamere di Sky e i berci di Flavio Tranquillo per
tutto quanto “fa Lombardia”, continuano a
scuotere i ferri del tabellone.
L’hanno fatto con noi, ma quella sera
era difficile fermarci e comunque l’arbitro
Pozzana l’aveva segnalato, ci hanno riprovato con Roma e Bodiroga in lunetta
...zero su due e tutti a casa.
Pesic, l’anti-simpatico più vivo e polemico che ci sia, aveva tante altre madon-
ne per la testa ed i tiri liberi sbagliati per via
dei canestri smossi sono un po’ passati
sotto silenzio – a caldo- ma poi, a freddo,
Roma ha presentato reclamo e la cosa ha
finalmente avuto tutto il rilievo che si meritava in Federazione e Lega e sulla stampa
(canturina e lombarda esclusa, naturalmente).
Multe, reprimende, minacce di sanzioni alla prossima per irregolarità tecniche...
Vedremo!
E a noi – una volta – lo stesso arbitro
che non ha fatto niente davanti allo scuotimento di Cantù voleva multarci perché le
49
cheer-leaders a gioco fermo e durante l’intervallo salgono sui tabelloni!
Ma ci faccia il piacere!… Almeno le ragazze biancoverdi sono piacevoli: gli Eagles (con quel coglione di Montecatini nel
mezzo) no davvero!
Se n’e andato anche il mio amico Poccianuvole, il lungo, polemico, appassionato Marcello Petreni, montepaschino in
pensione che per anni, all’angolo dell’Unto o alla colonna di piazza Tolomei, mi ha
fornito spunti pungenti per queste pagine.
Amava la pallacanestro mensanina di
un amore semplice, quello delle persone
che magari non sanno riconoscere un
passi da un terzo tempo, una zona da una
uomo, ma che quando vedono le maglie
biancoverdi vittoriose acquistano un giorno di vita e di gioia.
È la passione che ti attacca a queste
lastre, a queste mura, a queste tradizioni:
e Lui, senese di Taverne, nicchiaiolo importato in via della Sapienza, abituato a
parlar chiaro in ufficio (e tanti se lo ricordano) e fuori, la sua passione per Siena la
buttava fuori tutta quando la Mens Sana
vinceva.
L’ho visto l’ultima volta felice come un
ragazzo – già menomato nel fisico – piangere di gioia e commozione quando gli
passammo sotto casa in corteo per lo scudetto, continuava a seguirci da casa davanti alla tivvù ed alla radio.
È morto il due di aprile e vincemmo a
Cantù… Non gli erano simpatici nemmeno
a Lui e forse, quel pomeriggio, se n’è andato contento! ■
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vista da lontano
A PROPOSITO DI PLAY OFF...
Rudi Simonelli
Prepariamoci ad un finale emozionante ed incerto ma
studiando i libri della “cultura della sconfitta,” come ormai la
stanno definendo da diverse parti, per far capire la necessità
di non estremizzare le cose quando tutto sembra andare
male. I senesi con cui parlo di basket quando vengo al Palasport, la linea tenuta da Mesesport in questi mesi, dimostrano tutti di avere grande competenza e passione per questo
meraviglioso sport che è il basket e questo può rendere tutto
più naturale e semplice; certo, però, che abbiamo dovuto superare momenti difficili…! Possiamo capire, capiamo tutto. Ci
eravamo abituati.
MPS 2002 TRIONFO A LIONE.
MPS 2003 LA GRANDE FESTA DI BARCELLONA.
MPS 2004 TRIONFO SCUDETTO; ANCORA FINAL FOUR
EUROLEAGUE.
Insomma , ci eravamo abituati bene, forse troppo bene,
in quei tre anni fantastici, ma francamente bisogna riconoscere che non è per niente facile ripetere tre annate consecutive come quelle. Chiaramente sono il primo a dire che il
2005 e le eliminazioni patite in questo 2006 non vanno giù,
ma riconosciamo comunque di essere dalla parte di una
squadra che è ancora ai vertici e che in questi play off può
ancora credere in qualcosa di importante, avendo comunque
una base su cui costruire, vada come vada questo anno, una
nuova stagione come la vorremmo tutti.
Parlando di play off mi piacerebbe sottolineare una particolare, se vogliamo anche per certi versi strana, caratteristica
che lo svolgimento di questi assume negli anni 2000. Sia nella
serie al meglio delle 7 sfide usata in NBA che in quella al meglio delle 5 usata in Italia, spesso la partita decisiva non è l’ultima, quella che assegna il passaggio al turno o addirittura il titolo, ma una partita chiave nel mezzo della serie. Mi spiego
meglio.
gara 2. Pensiamo ai nostri quarti di finale dell’anno scorso. Abbiamo perso gara 1 in casa con Roma. Gara 2 doveva essere
decisiva, perché statisticamente parlando in Italia al meglio
delle 5 partite, nessuno è mai riuscito a rimontare dallo 0-2
tranne che la Benetton nella famosa serie del 2003 contro la
Viola Reggio Calabria, famosa perché poi immaginate se quella Mens Sana che arrivò alla Final Four di Euroleague avesse
incontrato in semifinale scudetto la Viola anziché la Benetton.
Non faccio fatica a pensare che avremmo giocato la prima finale scudetto della storia un anno prima.
L’anno scorso si capì subito che gara 2 a Roma era decisiva, andammo in vantaggio anche di 14 ma poi finì male.
Sullo 0-2 era fatta, perché la MPS vinse gara 3 a Siena, ma
non ebbe la forza mentale di andare a vincere gara 4 a Roma,
loro ormai come squali sentivano l’odore della vittoria..
Pensiamo anche alla nostra finale scudetto 2004. Chi ha
dubbi nel sostenere che la gara decisiva fu gara 2 a Bologna?
E vero che fu gara 3 ad assegnarci il titolo, ma quella fu solo
una festa, c’erano già magliette celebrative e articoli di giornale belli pronti. Ricordo anche quando Recalcati regalò il
primo scudetto alla Fortitudo Bologna nel 2000. Persero gara
1 in casa in mezzo ai fischi, ebbero la forza di riprendersi, andare a vincere a Treviso gara 2 e riportare la serie sull’1 a 1.
Poi vinsero gara 3 in casa portandosi sul 2 a 1 e ponendo
così le basi per lo scudetto, ma la gara chiave fu la vittoria in
gara 2 a in trasferta.
Non ci sono dubbi, attenti a gara 2 comunque vada la
UN PLAY OFF CHIAVE
Partiamo dalla NBA, che ha molti appassionati anche a
Siena,specie fra i giovani. Gara 5 è ormai universalmente riconosciuta la partita chiave sulla serie lunga. Molti ricorderanno l’interminabile sfida San Antonio Los Angeles. Nel
2003 gara 5, sul 2 a 2 fu decisa da un tiro di Robert Horry,il
cui jumper come una pallina di flipper picchiò da una parte all’altra del ferro interno dell’anello per poi schizzare fuori,
mandando sul 3 a 2 San Antonio che poi avrebbe vinto come
una formalità gara 6. Nel 2004 stessa identica situazione,
gara 5 sul 2 a 2 con risultato ribaltato, un incredibile finale che
decretò il 3 a 2 per Los Angeles, che poi chiuse alla sesta.
Famosa nel 2003 fu anche una serie Philadelphia-Detroit.
Questi ultimi, campioni nel 2004 e finalisti nel 2005, vinsero
quella serie perché dopo 4 combattute partite sul 2 a 2 portarono a casa gara 5 perché il leader di Phila, Allen Iverson,
sul meno 1 allo scadere fece zero su due dalla lunetta. Il più
vivo ricordo per gli appassionati è sicuramente gara 5 della
Finalissima dell’anno scorso, quando, sempre sul 2 a 2 col famosissimo errore difensivo di Rasheed Wallace di Detroit.
Sulla rimessa laterale egli andò a raddoppiare sul nostro
Manuel Ginobili, uomo designato per l’ultimo tiro, il quale intelligentemente, riaprì subito per il giocatore rimasto libero,
che era ancora Robert Horry, nel frattempo passato a San
Antonio. Uno dei giocatori più famosi per la freddezza con cui
tira nei secondi finali, (quello che ci manca a noi , tanto per
intenderci visti i finali con l’Ulker e con Roma) lasciato libero,
il quale infilò una gran tripla che diede il 3 a 2 a San Antonio.
Pensate che Detroit andò a vincere in trasferta gara 6 per il
3 a 3 ma ovviamente non riuscì a vincere in trasferta anche
gara 7 che assegnò il titolo ai Texani. Sembra insomma che
in molti casi, ovviamente non è una regola generale, quella
gara 5 segni un crocevia psicologico spesso fattore decisivo
per il risultato finale
ATTENTI A GARA 2
In Italia esiste una situazione simile, ma , vista la struttura decisa dalla Lega con cui è determinata la sequenza delle
5 gare, da noi ho riscontrato che la gara chiave risulta essere
51
partita inaugurale. Sia che tu vinca o perda la prima, se vuoi
vincere il titolo o passare il turno imponiti di vincere gara 2,
questo è ciò che direi ai ragazzi, anche se mentalmente l’idea delle 5 partite sembra ingannatoria. Sarebbe diverso, ed
io lo proporrei, se si disputassero le gare con una diversa sequenza, come facevano in NBA una volta.
Le prime due gare le gioca in casa la squadra meglio
classificata nella stagione regolare, le altre due in trasferta e
la bella di nuovo in casa della meglio classificata. Perché? Ripensiamo all’incidente capitato ad Hafnar che ci affossò in
gara 1 contro Roma. Potevano darci una possibilità di recuperare i danni dovuti a quell’incidente se gara due fosse stata
nuovamente a Siena. Come poi andò in realtà, la avremmo
vinta portando il risultato sull’1 a 1 anziché ritrovarci 0-2 e psicologicamente avrebbe potuto fare la differenza, perchè così
si chiude subito la serie anche se è al meglio delle 5, come
con questo regolamento spesso accade. Che poi ciò sia un
vantaggio per la migliore classificata male non fa, perché la
nostra eliminazione da parte di Roma,(nostra bestia nera
molto più di Napoli o Cantù, lo dico da molto) fu una “ingiustizia” mica da poco. Comunque, in quel caso andare sotto 02 sarebbe diverso perché psicologicamente sapresti che perdendo in trasferta non avresti gettato al vento nulla, avresti di
fronte due gare in casa per portarti sul due pari e giocarti tutto
nella bella. ■
Immagini della partita scudetto
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ANCHE QUEST’ANNO IL MERCATO HA RISERVATO DIVERSE SORPRESE.
GUIDA PRATICA IN VISTA DI QUELLO PROSSIMO
Consigli per gli acquisti
A.A.A. Offresi. Il cartello, metaforicamente
esposto sulle porte degli uffici di tutti i procuratori del mondo, è destinato a tornare d’attualità
tra un mese. Quando, buttando un occhio alla televisione sintonizzata su un calcistico Germa-
Kelth Carter
Kebu Stewart
Lynn Greer
52 b a s
ket
nia-Costa Rica, i general manager italiani inizieranno a costruire le loro squadre per il
2006/07. Parlare oggi di mercato è sicuramente
prematuro: i playoff, infatti, decideranno le sorti
di qualche dozzina di giocatori, allenatori e
scout. Molto più interessante è invece capire
quali sono stati i grandi affari e le grandi fregature del mercato 2005, nella (utopica) speranza
di attualizzare il vecchio “historia magistra
vitae” per far tesoro degli errori sia propri che altrui. Qualche esempio? Questo, più o meno, era
quello che c’era scritto dodici mesi fa sul dossier-Lynn Greer, in possesso di molti general
manager italiani.
Nome: Lynn Greer
Squadra: Dinamo Mosca
Caratteristiche: piccolo, extracomunitario, né play né guardia, segna tanto ma i compagni – bravi o non bravi – tende a coinvolgerli poco. Buoni istinti offensivi, difende solo per
sbaglio. Nota bene: costa tanto e in carriera non
ha vinto quasi niente.
Oggi, dopo una stagione da MVP, quel dossier è stato riscritto così: immarcabile, conosce i
tempi della partita e li sa interpretare. Decisivo
quando la palla scotta, ha guidato la Serie A per
punti, percentuale da tre e percentuale ai liberi.
Nota bene: ha trascinato Napoli, città che tradizionalmente il pallone non lo tira a canestro ma
lo prende a calci, a una Coppa Italia storica.
Al secondo posto tra i grandi affari dell’anno c’è senza dubbio Kebu Stewart, ennesimo
jolly pescato dal duo Arrigoni-Sacripanti. Ad
agosto si parlava di lui in questi termini: “centrone come in Europa se ne vedono tanti, è riuscito a non farsi confermare da Uniks Kazan,
Prokom Trefl, Estudaintes Madrid e Vojvodina
Novi Sad . Buono a rimbalzo, preferisce i piaceri del cibo alle fatiche della palestra. Incognita
anche per una squadra di media classifica come
Cantù, potrebbe sfruttare le attenzioni dedicate
al vero grande acquisto brianzolo: Katelynas”.
Tempo dodici mesi, e l’opinione degli addetti ai lavori è cambiata quel tanto che basta
per far lievitare il suo conto in banca. Molti general manager oggi commenterebbero così:
“Kebu Stewart? Dominante, pronto per una
qualsiasi squadra da Eurolega di quelle forti.
Devastante dal post, con una squadra modesta
come la Vertical Vision è riuscito a guidare la
Serie A per valutazione, rimbalzi offensivi e
falli subiti. Altro che Katelynas…”.
A pochi passi dalla fine del girone di ritor-
LUCA BIANCHIN
no e dall’inizio delle vacanze di dodici delle diciotto migliori squadre italiane, si può azzardare un quintetto delle sorprese stagionali. E, per
una sorta di contrappasso cestistico, metterlo
idealmente di fronte alla squadra delle grandi
delusioni del 2005-2006. Partiamo con chi
nella Borsa del basket europeo ha guadagnato
molti punti.
Play: Lynn Greer o Joe Crispin (Navigo.it Teramo), buonissimo come alternativa all’americano della Carpisa.
Guardia: Keith Carter (Upea Capo d’Orlando), da riserva (lo ricordate a Siena, modestissimo con la maglia della Pompea Napoli non
troppi mesi fa?) a prima opzione offensiva, con
18,6 punti, 4,4 rimbalzi e il 58% da due.
Ala piccola: Jon Stefansson (Carpisa
Napoli), arrivato come comprimamio belloccio, adatto più alle copertine dei giornali rosa
che a quella di Superbasket, si è imposto come
uno dei migliori difensori d’Italia. Alla faccia
di chi scherzava sulle potenzialità del basket
islandese.
Ala grande: Brandon Brown (Air Avellino), una luce nella stagione altalenante degli irpini.Terzo per valutazione, falli subiti e percentuale da due, ora può bussare a sacrosanti denari.
Centro: Kebu Stewart.
Dalle nuove stelle a chi, partito con le stimmate del campione, si è scoperto figlio di un
Dio minore.
Play: Nate Johnson (Vertical Vision
Cantù), a dimostrazione che anche Arrigoni,
qualche volta, si può sbagliare.
Guardia: Marlon Garnett (Whirlpool
Varese), per la disperazione dei dirigenti biancorossi che, dopo avergli concesso un biennale, hanno il sospetto di aver ricevuto via posta
la controfigura del tiratore di Treviso.
Ala piccola: Nestoras Kommatos (Climamio Bologna), dal Maccabi alla panchina
Fortitudo. A inizio 2006 Repesa deve aver chiesto un regalo ad Alibegovic: toglimi di torno il
peggior acquisto dell’estate. Accontentato.
Ala grande: Terrance Robertson
(Bipop Reggio Emilia): conosciuto a Trieste
(anche) per le sue scorribande notturne, a Reggio non ha fatto in tempo nemmeno a festeggiare il Carnevale.
Centro: Tomas Van den Spiegel (Lottomatica Roma): 11 partite giocate, qualche altra
decina vista dal parterre: infortunato semicronico, esiliato a febbraio. ■
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IL BASKET ITALIANO RAPPRESENTATO
DAGLI UNDER 18 DELLA MPS
ALLE FINAL FOUR DI EUROLEGA
Siena c’era,
...con gli Juniores
STEFANO FINI
Praga regala sensazioni forti ai suoi visitatori. Sopra il Karlsbruche, magnifico
ponte capolavoro di architettura, si erge
l'imponente castello dei re di Boemia dalle
cui finestre, agli inizi del '400, furono lanciati nel vuoto il borgomastro ed i funzionari imperiali, rei di non aver capito le esigenze religiose del ‘popolo di fede’.
Nel basket la ‘Primavera di Praga’ coincide confusamente con le Final Four di Euroleague; noi senesi appassionati della palla
a spicchi, siamo stati catturati da emozioni
cestistiche con toni estremamente ed ugualmente forti; siamo tornati a casa con un carico di sensazioni e di annotazioni difficili
da scaricare dal computer del proprio io. Al
Saska Arena, sede delle Final Four, abbiamo
rivisto fra i senior troppa Montepaschi dell’altro-ieri per rimanere indifferenti, e nell’attiguo impianto sede del Junior Tuornament, annuale manifestazione di vertice del
basket giovanile europeo, gli Juniores della
Montepaschi hanno fornito prestazioni troppo altalenanti per non rimanere analogamente indifferenti.
Questo Torneo giovanile, dopo la vittoria ottenuta dallo Zalgiris di Kaunas nella
prima edizione del 2003, ha visto la costante affermazione, nei tre anni successivi
(compreso l'attuale), del Cska di Mosca
mentre la Montepaschi iniziò ha far parte di
questa élite del basket-giovane nel 2004 a
Barcellona. Se dovessimo rappresentare con
un grafico i risultati ottenuti in questi anni
dai giovani senesi al Junior Tuornament,
come si usa fare con i titoli in borsa, verrebbero rappresentati con una linea in progressiva discesa : secondi nel 2004, terzi nel
2005, quinti nel 2006.
Questo cosa significa? Forse i nostri
giovani non sono più bravi?
Cercherei di evitare le estremizzazioni
del ragionamento perchè, come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Il livello del
basket con il quale i nostri giovani si confrontano è talmente alto che è fuori luogo
parlare in modo negativo, come del resto è
altrettanto fuori luogo parlare e scrivere del
nostro basket junior in modo trionfalistico;
questo vorrebbe dire fare una disattenta
informazione.
Artefici delle vittorie, sono anche nell’ambito Junior, i grandi talenti, i giovani
campioni. Non a caso nello Zalgiris, vincitore nel 2003, vi era Andriuskevicius attualmente nella Nba con i Cleveland, e nel Cska
di Mosca, vincitore negli anni successivi, vi
era Korolev anche lui già nella Nba con i
Clipper ; non a caso il Cska-2006 vincitore
a Praga ha brillato anche di luce riflessa:
quella della stellina moscovita Skved, seguita attentamente dai talent-scout statunitensi; non a caso le migliori prestazioni fornite dalla Montepaschi hanno coinciso con
la presenza nella squadra senese di Datome,
vero talento giovanile approdato a Siena in
questi ultimi anni. L’attuale squadra Juniores è ben allenata, bilanciata ed equilibrata,
è motivata e fisicamente dotata ma è
senz’altro meno ricca di talento. Questo perchè l’interesse sui giovani è ritornato ad essere prioritario per molte società e le possibilità di reclutare il prospetto super è
diventata estremamente difficile: l'esempio
di stagione è stato il figlio d’arte Gallinari
approdato all'Olimpia Milano.
Al Junior Tournament di Praga probabilmente la presenza di un leader, di un
grande talento, avrebbe trasmesso sicurezza
e tranquillità anche agli altri mensanini;
avrebbe probabilmente dato maggiore positività e continuità alle prestazioni di giovani
importanti come D'Ercole capace di realizzare 33 punti conto il Cska, 20 punti contro
Praga ma anche naufragare contro il Cibona
(3 punti con 1 su 14 al tiro). Uno specchietto in campo avrebbe attirato le attenzioni difensive degli avversari e probabilmente evidenziato maggiormente le indiscusse
qualità di Eliantonio ( 8 punti contro il Cibona, 19 contro il Cska). Tuttavia nel complesso, in merito al comportamento dei singoli, pur riscontrando nell'occasione alcune
deficenze (come nel fondamentale del tiro),
dobbiamo registrare le solite buone attitudini difensive di tutti ed una capacità caratteriale di recupero degna di giocatori maturi.
Ci riferiamo alla vittoria sul Cska (89-87
dts) dopo la determinante prova incolore
contro il Cibona (56-77). Il coach Giulio
Griccioli ed il suo assistente Alessandro Magro
hanno saputo ben guidare la compagine senese;
hanno cercato anche un
disperato ed inizialmente
positivo recupero, nella
partita chiave contro il
Cibona, disponendo una
efficace
zona-press, poi gelata da una serie di triple
determinanti della squadra bosniaca di Zagabria.
Al Tournament Junior di Praga abbiamo
avuto anche l'opportunità
di vedere scuole cestistiche diverse a confronto,
abbiamo potuto verificare come si lavora sulla
formazione dei giovani
in alcune delle principali
società europee, dandoci
uno spicchio interessante
delle tendenze tecnicotattiche sui fondamenti
formativi dominanti nei
rispettivi paesi. L’attuale
Cska ha definitivamente
dimostrato che i problemi della scuola moscovita erano quelli enunciati
un tempo dal coach
Edenko: superate le disgrazie economiche si
sono scongelati i talenti
ed i tecnici sono usciti
dallo stato di clorofizzazione ; adesso si lavora e
bene. Lo Zalgiris di Kaunas ha la capacità di lavorare positivamente con
i grandi numeri, ovvero
su una vasta base (in Lituania il basket è lo sport
più seguito e praticato).
La loro naturale fisicità li
aiuta sotto certi aspetti del
gioco ma dove si ritengono di essere più deficitari
(dinamicità, atletismo,
fantasia mentale), intervengono con un paziente
ed accurato lavoro.
La scuola senese ha il
suo "marchio di fabbrica" nella difesa; la nostra
intensità difensiva applicata nelle molteplici difese è ormai conosciuta sia nello stivale italico come nel resto del continente europeo. Siena continua ad esserci al vertice
del basket europeo, anche se questa volta
solo con gli Juniores. ■
I giovani Ammanato,
Barozzi e D’Ercole
impegnati nella gara
con Praga.
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quelli che il tifo biancoverde
CON UN OCCHIO AL RANKING
Barbara Cerretani
La regular season si sta avviando a
passo spedito verso la conclusione con la
Mens Sana che, dopo il rendimento altalenante delle ultime partite, occupa in solitario la terza posizione in classifica, costretta però a guardarsi costantemente le
spalle dagli attacchi delle dirette inseguitrici Udine, Milano, Napoli e Roma.
Le due vittorie consecutive in trasferta a
Cantù e Napoli sono arrivate al termine di
partite molto diverse fra loro, ma ugualmente importanti per dare una svolta alla
stagione biancoverde: Chiacig e compagni
hanno dato prova che il mal di trasferta di
inizio anno è solo un brutto ricordo e la vittoria in quel di Reggio Emilia ha avallato in
pieno questa teoria. Resta solo da mordersi le mani per la battuta d’arresto casalinga
contro la Lottomatica Roma, vera ‘bestia
nera’ della Mens Sana (considerando i
play-off dello scorso anno il bilancio è di 6
sconfitte e 1 sola vittoria biancoverde),
senza la quale saremo in questo momento
saremmo agganciati al duo di testa che a
sole quattro giornate dalla fine del campionato, sembra ormai irraggiungibile.
Proprio due degli ultimi turni di campionato vedranno la Mens Sana impegnata rispettivamente contro la Fortitudo Bologna e contro la Benetton Treviso in due
scontri difficilissimi proprio perché giocati
lontano da Siena e quando si decide il
piazzamento finale. Di conseguenza la griglia dei playoff, il pubblico e la componente ambientale giocano un ruolo fondamentale. Proprio a questo proposito in molti si
sono chiesti se si tratti di una mera coincidenza con gli ultimi anni, o se la casualità
non c’entra con il fatto che i biancoverdi
abbiano dovuto sempre affrontare le squadre più ostiche nelle ultime giornate. Certo
è che il calendario non faciliterà il già
arduo compito della Mens Sana che dovrà
quantomeno tentare di difendere il terzo
posto dagli attacchi esterni, perché se da
un lato molti punti sono andati persi in
sconfitte evitabili, a questo punto è inutile
guardarsi indietro e recriminare. Dobbiamo piuttosto pensare a come è meglio affrontare gli imminenti playoff ed il fattore
campo garantito dai primi quattro piazzamenti, almeno per ciò che riguarda i quarti di finale, potrebbe essere un esiguo ma
pur sempre importante vantaggio.
Un altro elemento di importanza capitale è rappresentato, sempre in ottica regular season e playoff, dalla lotta per il
piazzamento interno al campionato italiano sulla base del quale verranno assegnati i due posti triennali ad altrettante
squadre italiane per il nuovo ranking dell’Eurolega. La classifica attuale vede infatti in prima posizione la Fortitudo con 38
punti, seguita dalla Benetton con 31, ed in
terza posizione ma staccata di un solo
punticino la Montepaschi a 30. Molto staccata Milano con 15 punti. Alla fine della
stagione regolare saranno assegnati alcuni punti importanti: 8 al primo posto, 7 al
secondo e così via fino all’ottava posizione, mentre una seconda assegnazione arriverà proprio grazie ai play off dove la
posta in palio è sensibilmente più alta: 15
punti a chi si aggiudicherà il titolo di Campione d’Italia, 8 alla finalista, 4 alle due semifinaliste.
Per questo motivo la rincorsa a Treviso
rischia di complicarsi proprio nella postseason, qualora la Benetton non venisse
raggiunta al primo posto (ed allo stato dei
fatti sembra davvero difficilissimo), la
Mens Sana dovrebbe tentare di superare
un turno in più rispetto ai trevigiani nella
corsa allo scudetto.
Prepariamoci dunque a vivere uno
scoppiettante epilogo di campionato augurandoci che i biancoverdi diano il meglio sia
in casa sia lontano da Siena, dove innegabilmente passa lo snodo cruciale di questo
finale di stagione. Se la Mens Sana saprà
imporsi con una certa continuità in trasferta, come ha recentemente dimostrato, la
corsa verso la finale e verso la nuova Euroleague pare meno complicata di quanto
sembra dire il pronostico. Ma i pronostici, si
sa, sono fatti per essere smentiti. ■
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SI CONCRETIZZA NELL’ULTIMO RADIOSO SABATO D’APRILE
IL PRIMO OBIETTIVO STAGIONALE
La Ducato
fra le quattro grandi
del campionato
FRANCESCO OPORTI
Mancavano quattro secondi al termine
dell’ultimo sforzo casalingo della Ducato,
l’ultimo sabato di Aprile, un mese terribile
per le atlete in maglia bianconera nel quale il
sole della vittoria poco o nulla si è visto con
la crescita invece dell’ansia per la possibile
esclusione dai play off, riservati come noto
alle prime quattro classificate.La ‘principessa’ d’inverno che umiliava il grande Cus
Chieti, che sconfiggeva la corazzata San Raffaele, che ‘passeggiava’ su Pozzuoli stava ritornando la ‘zucca’ della prima partita con il
Pontedera.Incredibile ma purtroppo vero.
Mancavano quattro secondi alla fine
di… tutto, le atlete sarde del Cus Cagliari
con una clamorosa rimonta erano riuscite a
superare le senesi, ultimi due minuti, poi
punto a punto con la panchina costoniana
vitrea, il pubblico attonito, incredulo dopo il
+ 15 per le costoniane a metà gara.
Ennesima sconfitta casalinga, e questa
volta con squadra mediocre o poco più?
Forse.Probabile.La la palla alle avversarie
sbarcate dalla bella isola, un canestro può significare il tramonto dell’ultimo traguardo
possibile per la Ducato: quarto posto e play
off; impossibile infatti recuperare a un
pugno di secondi dalla sirena. Le avversarie
ci credono, rallentano l’ultima infinita azione di un sabato che minaccia pioggia; ma
esce il ‘sole’…l’astro si chiama Giovanna
Granieri, la guardia più forte del campiona-
56 b a s
ket
to, una fuoriclasse capace in più occasioni di
vincere una partita da sola.Giovanna l’’amerikana’ ha corso per quaranta minuti, ha giocato, fatto giocare, ha fatto il possibile ma la
Ducato sta per ‘affondare’ nel mare di Sardegna e allora gli ultimi quattro secondi
sono quelli della vita, ora o mai più, ora può
entrare definitivamente nella storia del basket femminile senese come la più grande,
la più completa, la più forte giocatrice mai
vista sui parquet di Siena.Quattro secondi, il
PalaCus ha una pausa di silenzio spettrale, il
folto pubblico senese guarda a lei, coach
Zani sembra sussurrare alla senese globetrotter da una distanza quasi infinita: “ora
Jo, ora o tutto finisce qui”.
Il sole dell’acquacalda risplende su Granieri che difende e recupera una palla impossibile, corre anzi vola verso un canestro
che appare lontano, subisce uno forse due
falli, raddoppio di marcatura, tutto il possibile, il lecito e l’illecito dalla rude fisicità
sarda, ‘super Jo’ ha un millesimo di secondo per decidere, un tempo infinito per
un’entrata ai limiti del basket ‘umano’: un
sottomano verticale alto per evitare la stoppata di una gigante. La palla scompare, è
fuori dalle normali possibilità d’intercettazione, raggiunge il punto più alto, forse
fuori dal PalaCus, precipita nel canestro
equidistante dal magico cerchio.La panchina sarda tace ammirata, coach Zani urla, il
pubblico sembra quello della vittoria contro
Chieti, i Play off sono matematicamente acquisiti, la squadra esulta con il “baricentro”
a stelle e strisce che,da queste parti, si chiama Giovanna Granieri, una ragazza amerikana di Siena.Per sempre.Quatro secondi,
la vittoria è liberatoria per tutti e allora il
Presidente dell’A.p.f. Costone Luciano
Ghezzi alza le braccia, scarica una tensione
accumulata nei terribili minuti della rimonta sarda, ricorda forse altri momenti della
sua carriera da ottimo giocatore di basket.La
Ducato accede alla fase finale per la conquista di un posto nella massima
serie.Siena, San Raffaele, Chieti e Pozzuoli,
questa la griglia per un altro obiettivo.Quello che sarà a questo punto poco importa,
sarà comunque un successo.
Criticare quando è necessario e quando è
utile, lodare quando è giusto: questo è il teorema al quale siamo legati, anzi è quasi un
dogma.Allora è giusto evidenziare la bella
iniziativa del minibasket-nell’intervallo
lungo della partita-con le bambine guidate da
Silvia Pieroni e Giacomo Corbini che assaporavano le sensazioni per un parquet importante, con tanto pubblico. Il Presidente Ghezzi che andava a battere il ‘cinque’ con le
giovanissime promesse, tante mamme e numerosi babbi in tribuna, ingresso al PalaCus
gratuito per tutti.Vogliamo questa Ducato,
vogliamo questo spirito costoniano. ■
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SCATTO D’ORGOGLIO
DELLA FORMAZIONE ROSSOBLÙ
Virtus,
la salvezza
è vicina
ANDREA MONCIATTI
Con il successo di Matera la Virtus è vicinissima alla salvezza nei playout. Al momento infatti i rossoblù sono ad una vittoria
dalla permanenza in B1, quindi pare davvero che questa stagione così travagliata stia
volgendo al termine. Nel finale di campionato la squadra di Binetti era riuscita, vincendo con Pistoia e Ragusa, a risalire la
china conquistando un tredicesimo posto
che dopo otto sconfitte consecutive sembrava una chimera. Poi l’ultima gara con S. Antimo, persa in volata ma giocando molto
male, aveva fatto pensare ad un rilassamento precoce. Ma così non è stato. La Virtus si
è confermata ancora una volta saggia e determinata nel momento decisivo della stagione, affrontando al meglio le sfide più importanti. Il risultato positivo di Matera ne è
una testimonianza. Probabilmente nessuno
si aspettava una gara ai 100 punti, anche per-
ché nei play-out di solito non accade mai, ed
invece Virtus e Matera hanno giocato a viso
aperto, ed i senesi hanno avuto ragione. Ed
il bello è che alla vigilia di questa sfida tutti
temevano l’attacco fulminante dei lucani
(migliore in assoluto di tutta la B1), con i
suoi tre moschettieri Longobardi, Giuffrida
e Cucinelli, sperando in una partita in cui
prevalessero le difese, in cui si giocasse a
ritmi bassi. Invece sorprendendo tutti, la
Mpv è riuscita a vincere giocando a segnare
un punto in più degli avversari.
L’ottimismo della vigilia è stato confermato dai fatti. Non è un caso se in una gara
così importante il tecnico Francesco Binetti
abbia avuto grandi risposte da Gori, Gattoni
e Binetti, i punti di riferimento di questa
squadra. Perché è chiaro a tutti che anche
nelle difficoltà, e ce ne sono state diverse,
questo gruppo è rimasto fedele al suo allenatore. Inoltre finalmente la Virtus è riuscita a far valere la sua panchina lunga. I punti
di Gatti, Giuri Farinon e Amoni infatti sono
risultati decisivi, anche perché Matera ha
giocato solo con sei elementi. i Materani
non sono riusciti a mettere in crisi i punti
saldi di questa squadra, impostando la partita su una difesa piuttosto lassiva, e la Virtus
ne ha subito approfittato. Del resto non è la
prima volta quest’anno che i rossoblù vincono gare di questo tipo.
Adesso Binetti dovrà essere bravo a tenere alta la tensione per il proseguo di questa serie che potrebbe dare alla società di
Don Perucatti una salvezza ‘sprint’, come
era davvero difficile sperare.
Dopo si aprirà la pagina dei bilanci, e
probabilmente la ormai consueta stagione
dell’incertezza, in attesa di sapere cosa ci
sarà nel futuro di questa società. Da un paio
d’anni ormai maggio e giugno sono i mesi
più difficili per la Virtus (...ma non solo),
anche se arrivano grandi soddisfazioni dai
giovani, perché quando si possono mettere
le fondamenta per la stagione futura, la società rossoblù è costretta a vivere alla giornata. Ovviamente la speranza è che quest’anno non sia così. ■
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Il Costone ha centrato quello che era l’obiettivo che la società tutta – con in testa Patrizia Morbidi – si era prefissato all’inizio
del campionato, cioè tornare a disputare i
play off .
Si è così evitato quel piazzamento nella
terra di nessuno del nono posto – campionato finito, e tutti a casa…-, e soprattutto si è
evitato il decimo posto, il che sarebbe equivalso ad un mesto ripiego – non consono tra
l’altro alle potenzialità di molti dei costoniani – nei play out, che sono la coda meno
auspicabile possibile del campionato.
Lo scorso anno – giova ricordarlo -, la
squadra costoniana proprio così concluse
l’annata, giocando con poca gloria contro
una squadra come il Follo, nettamente inferiore dal punto di vista prettamene tecnico,
terminando quindi con una certa amarezza il
campionato.
I play off vedranno la compagine allenata da Maurizio Tozzi impegnata contro una
compagine sulla carta proibitiva, cioè quel
Perugia che è stata la vera e propria dominatrice della stagione regolare testè conclusa.
IL QUINTETTO GIALLOVERDE CENTRA L’OBIETTIVO MINIMO
CHE SI ERA DATO ALL’INIZIO DELLA STAGIONE
Il Costone
riscopre i play off
RAFFAELE ASCHERI
Una cosa è certa, e non è un modo di dire
per mettere le mani avanti: il compito che attende i costoniani è davvero di quelli al limite del proibitivo, se i risultati della stagione regolare hanno un senso (e
ovviamente ce l’hanno!).
Oltre ad essere la squadra “ammazzacampionato”, quella perugina ha prevalso
infatti nettamente con i costoniani tanto
nella gara d’andata (90-63 a Perugia il 29
0ttobre!), quanto in quella di ritorno, al termine di una prova certo più equilibrata, ma
conclusasi sul 78-69 per gli ospiti.
I problemi, oltretutto, non sono affatto finiti, giacchè il simbolo della tenacia costoniana, cioè capitan Castri, a pochi giorni da
gara 1 si è infortunato, e la sua presenza è fortemente in dubbio per i play off: tutto ciò toglie non poco alla varietà di soluzioni offensive a disposizione di Tozzi, visto che Castri
negli ultimi tempi – oltre ai consueti tiri mortiferi da 3 punti – ha ripreso a fare una cosa
che per molto, troppo tempo, aveva smesso di
fare, cioè entrare dentro l’area altrui per cercare – e spesso trovare… – il tiro da sotto
(come si è visto chiaramente nel secondo
quarto della partita decisiva con il Colle).
Anche Dell’Aquila, pure recuperato,
non è certo al meglio della condizione, essendo reduce da un infortunio, ed è così
agevole capire come il Costone, invece di
presentarsi con tutti gli effettivi in piena efficienza fisica come sarebbe stato auspicabile per un avversario così ostico, si presenterà a Perugia incerottato, ed in elementi che
sono di solito decisivi.
Ciò detto, bando agli alibi: il Costone
per qualità individuali merita probabilmente più dell’ottava posizione al termine della
stagione regolare, e nonostante l’assenza di
Castri – soprattutto se ritroverà il miglior
Fabrizi – ha giocatori che non a caso l’hanno resa una delle squadre offensivamente
più prolifiche di questo girone della C1.
La cosa importante è evitare le amnesie,
i passaggi a vuoto che spesso attanagliano la
squadra senese, che in certi momenti perde
letteralmente la bussola della corretta circolazione di palla ed è capace di stare anche
per quattro-cinque minuti senza fare un canestro che sia uno.
Se gli esterni faranno quello che è nelle
loro potenzialità, ci riferiamo a Filippo
Franceschini e al prima citato Fabrizi, se
dalla cabina di regia sarà mantenuta la opportuna lucidità e saranno garantiti i servizi
sotto canestro a Dell’Aquila, se la squadra
tutta saprà mantenere la giusta compattezza
ed intensità difensiva senza cadere nel nervosismo anche in caso di fischi opinabili,
forse non arriverà la vittoria, che va comunque ricercata con tutte le proprie forze, ma
di certo la sconfitta avrà un sapore meno
amaro. ■
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sport per tutti •Paolo Ridolfi
Lo sforzo di tutto il Comitato senese dietro
alla riuscita manifestazione di atletica
svoltasi il 25 aprile
•La Uisp con lo spirito
della Contrada
Mentre il popolo dei vacanzieri si crogiolava al sole approfittando del ponte del 25 aprile, il campo scuola di via Avignone “brulicava” di atleti di tutte le età impegnati nel IX
meeting della Liberazione, organizzato dal Comitato Uisp di
Siena con la determinante collaborazione dell’Uliveto Uisp
atletica Siena.
I giudici, in rigorosa divisa bianca, dislocati nelle varie
zone del campo, effettuavano tutte le rilevazioni del caso che
poi venivano elaborate dalla segreteria. Qui il clima appariva
surreale; entrando si notavano gli schermi di tre computer dietro ai quali spuntavano le teste degli addetti, praticamente
“annullati” dai umeri e dalle classifiche “sfornate” a tempo di
record. Tra loro Stefano Giardi, presidente della Uisp Atletica, vera e propria mente tecnica della manifestazione. Dalla
segreteria, come in una catena di montaggio, le graduatorie
passavano alle mani dello speaker “bionico”(ha parlato praticamente senza interruzioni dalle 9,30 alle 20,00), Federico
Bini da San Gimignano, che “allertava” lo staff delle premiazioni per la distribuzione delle medaglie e dei pacchi gara ai
più bravi. I momenti più difficili sono stati quelli delle premiazioni degli esordienti. I piccoli e piccolissimi hanno atteso più del dovuto le premiazioni del triathlon ed è stato complicato tenerli lontani dal tavolo delle medaglie e, soprattutto,
delle merendine che sarebbero state distribuite di li a poco.
Come lo scorso anno una menzione particolare la merita il mitico presidente regionale della lega atletica Uisp Remo Marchioni che non ha abbandonato mai la postazione effettuando
un numero di premiazioni da guinnes dei primati. Con lui si
sono alternati l’assessore allo sport Alfredo Tanzi, il presidente del coni provinciale Roberto Montermini, Tommaso Bisio,
dirigente nazionale Uisp che guidava la delegazione genovese, scesa in campo con circa cento atleti suddivisi in due so-
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cietà, ed il presidente della lega provinciale atletica Uisp
Mauro Marrucci.
Il resto della organizzazione è stato gestito dai volontari
del comitato Uisp e dell’Uisp Atletica che hanno presidiato i
tavoli delle iscrizioni e della distribuzione delle magliette,
ma, soprattutto, la zona bar, che è stata letteralmente presa
d’assalto per tutta la giornata. Pare che il risultato sia stato
buono, anche se il “pareggio” economico rimane come sempre una chimera, nonostante i preziosi aiuti dell’Amministrazione provinciale di Siena, della Confederazione nazionale
dell’Artigianato e della Confesercenti. La cassa, per tutta la
giornata, è stata custodita e gestita dalle ormai esperte mani
di Lorella, vero e proprio “forziere” della manifestazione. Seguendo l’ottimo profumo del ragù preparato da babbo Madoni, assieme alla insostituibile figlia Elena, si giungeva alla
zona distribuzione pasti dove le penne sono rimaste fumanti
per quasi due ore. Alla “mescita” Fadi ha saputo tenere a bada
grandi e piccini, forte dell’esperienza maturata dietro al bancone-trincea della piscina dell’Acquacalda.
Dopo pranzo il panorama è leggermente cambiato, i giovanissimi e rumorosissimi esordienti hanno lasciato spazio
alle categorie dei più grandi, a partire dai cadetti fino agli allievi ed agli assoluti. Questi ultimi hanno dato vita a gare di
buon livello soprattutto nel lungo maschile, con Francesco
Agresti delle Fiamme Oro Padova e nel martello femminile
con Elisa Palmieri del Gruppo sportivo Esercito. Atleta questa che è in realtà nata cresciuta e vissuta a Siena nell’Uliveto
Uisp ed è tutt’oggi una delle colonne dell’organizzazione dei
soggiorni estivi per ragazzi coordinati dalla Uisp.
Tra le varie competizioni hanno trovato spazio gli applauditissimi ragazzi delle Bollicine impegnati in quattro specialità che hanno garantito ad ognuno di loro un bottino importante di medaglie.
Alla fine il numero dei partecipanti ha sorpreso tutti, con
561 iscritti ( circa 200 in più rispetto allo scorso anno) e 893
partecipazioni gara. Ancora una volta il successo della manifestazione deve essere condiviso e suddiviso tra tutti coloro
che hanno rinunciato al ponte vacanziero per dedicarsi all’organizzazione di un meeting a 360° che ha visto la partecipazione di atleti dai 6 ai 50 anni. Il tutto rigorosamente “a gratis”. È sin troppo facile, a questo punto, dire che la X edizione
del Meeting è confermata, con l’obiettivo dichiarato di entrare di più nel cuore della città visto che, senza tema di smentita il Meeting della Liberazione è l’appuntamento più importante dell’atletica su pista a livello provinciale. ■