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Logistica e agroalimentare, due realtà produttive divergenti nel territorio della piana nolana Anna Maria Zaccaria* MEZZOGIORNO A caratterizzare la vitalità economica del Sistema Locale del Lavoro di Nola, in Campania, sono il Distretto logistico e il settore agroalimentare. Tra il Distretto logistico e il tessuto produttivo locale c’è però un rapporto molto limitato, che pone limiti allo sviluppo di entrambi. 1. Il contesto I 31 comuni del Sistema Locale del Lavoro di Nola coprono una superficie complessiva di 337 kmq, compresa tra la provincia di Napoli e quella di Avellino; nel 2010 l’area contava complessivamente 311.415 residenti. Il nucleo centrale del sistema - che non ha specializzazione e non comprende Distretti produttivi - coincide con la cosiddetta “piana nolana”, un’area a nord-est di Napoli, racchiusa ad oriente dalla dorsale appenninica (monti del Partenio), a sud dai comuni vesuviani, ad Est/ Sud-Est dalla Valle di Lauro e dai monti di Palma Campania e ad occidente dal comprensorio Pomigliano-Acerra. La realizzazione, tra il XVI e il XVII sec. dei Regi Lagni, un complesso sistema idraulico di bonifica, segna le origini dello sviluppo dell’area dal punto di vista sia degli insediamenti abitativi, sia delle attività agricole. Nei secoli successivi la trama dei campi e delle colture, come quella degli agglomerati residenziali, è stata significativamente condizionata dallo schema idraulico dei Regi Lagni1. Da sempre elemento strutturante ed anche identitario del territorio, oggi i Regi Lagni si trovano in evidente stato di degrado igienico ambientale, hanno perso la loro funzionalità idraulica e sono soggetti a frequenti esondazioni2. Ma questo non è il solo elemento di criticità dell’area: sversamento illecito dei rifiuti (spesso in cave non più in uso), *Dipartimento di Scienze Sociali, Università di Napoli “Federico II” 1 Il sistema idraulico convoglia le acque nell’alveo dell’antico Clanio. Una rete di canali che si estende per circa 110.000 ettari, cui si associano tracciati viari con caratteri prevalentemente rurali. Nell’area nolana i Lagni si estendono per circa 25 Km. 2 Cfr. Agenda 21 per lo sviluppo territoriale dell’area nolana. StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 1 - Febbraio 2014 presenza di discariche nelle vicinanze (Tufino), rischi di natura geologica (alluvionali, franosi, sismico e vulcanico) configurano – ormai da decenni - uno scenario chiaramente poco favorevole a sostenere forme di vitalità produttiva. Di contro, altri fattori connotano positivamente questo paesaggio. Innanzitutto, l’espansione del maggiore centro della piana, Nola, attorno al quale i vecchi casali si sono via via estesi – sia pure spesso con selvaggi interventi di urbanizzazione - fino a formare le attuali cittadine. In secondo luogo, Nola e l’intero SLL di cui rappresenta il nodo centrale, godono una posizione geografica particolarmente felice, all’incrocio tra Campania, Puglia e alto Lazio, sostenuta da un articolato sistema di infrastrutture di collegamento: nodo autostradale A16/A30 (Campania-Puglia); connessioni con i porti di Napoli, Salerno, Bari, Brindisi e Taranto; contiguità con l’interporto regionale di Marcianise (CE); vicinanza all’aeroporto internazionale di Napoli-Capodichino; linea metropolitana circumvesuviana Baiano-Napoli. La più recente realizzazione della stazione di Nola-Interporto completa il quadro. La vicinanza del Distretto Industriale Agroalimentare Nocerino (SA) e di quello Tessile di S. Giuseppe Vesuviano (NA) accrescono l’importanza strategica dell’area nel panorama produttivo regionale3. Un quadro, dunque, alquanto controverso dentro il quale è possibile individuare i principali fattori che hanno segnato l’evoluzione delle due originarie vocazioni economiche del territorio: quella agricola e quella commerciale. Fig.1- Collocazione geografica dell’area nolana 3 Nola è il secondo comune della provincia per rappresentatività imprenditoriale (rapporto imprese/abitanti) con 144 unità produttive/1000 ab. (San Giuseppe Vesuviano 145; Napoli 108). StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 1 - Febbraio 2014 Controversi anche, per certi aspetti, i dati di sintesi dell’economia locale. Infatti, da un lato tra il 2004 e il 2010 calano i tassi di attività (-7%), di occupazione (-3,6%) e anche quello di disoccupazione (-5,5%) legato, quest’ultimo, ad un plausibile “effetto scoraggiamento” nella ricerca di lavoro4. Dall’altro, il dato - sia pur parziale - riferito all’andamento dell’export nel triennio 20092011 rivela il generale aumento delle esportazioni (+3,8%) in direzione dei paesi UE e, soprattutto, dei paesi extra-europei (32%); quest’ultimo dato è comprensivo della lieve flessione registrata tra il 2010 e il 2011 (-3,8%)5, legata alla crisi economica del 2008. In pratica, da un lato abbiamo uno scenario in regressione che restituisce una immagine poco confortante dell’area nolana, dall’altro uno positivo e in evoluzione che consente di considerare la stessa una “area vitale” nel quadro economico regionale e nazionale. Buona parte di questa contraddizione trova spiegazione nel fatto che ci troviamo di fronte ad una notevole concentrazione settoriale della vitalità economica del sistema nolano, che trova espressione sostanzialmente nel Distretto logistico CIS-InterportoVulcano Buono di Nola e nel settore agroalimentare, specificatamente nel sotto-settore merceologico della lavorazione, conservazione e commercializzazione di prodotti alimentari. Il Distretto logistico si struttura sulla base della vocazione commerciale dell’area nolana sostenuta, come abbiamo visto, da una posizione geografica strategica e da una ricca dotazione infrastrutturale. Il settore agroalimentare conserva ben poco della tradizione agricola dell’area che, grazie al sistema idraulico dei Regi Lagni, ha segnato almeno fino ai primi anni Settanta l’economia della piana. Queste due realtà economiche prendono corpo in ambiti sub-territoriali diversi, esprimono logiche economiche e di sviluppo diverse e sono popolate da attori diversi: due realtà con pochissimi punti di contatto. 2. Il Distretto logistico Il Distretto CIS- Interporto Campano - Vulcano Buono sorge nell’immediata periferia di Nola. Prende il via nel 1977 con il “trapianto” delle attività commerciali della zona Mercato di Napoli, in 4 Fonte: Istat, occupati nei sistemi locali del lavoro- 2004-2010 5 “Frutta e ortaggi lavorati e conservati” rappresentano il primo prodotto esportato; a seguire, i prodotti del settore aereospaziale e dell’abbigliamento. In ambito europeo, i primi due mercati di destinazione sono il Regno Unito e la Francia; in ambito extra-europeo è il mercato statunitense a rappresentare il principale destinatario. Fonte: Istat – Le esportazioni dei prodotti dei Sistemi locali del lavoro. Anni 2009-2011 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 1 - Febbraio 2014 cerca di spazi più ampi e servizi più efficienti. Artefice di questo processo è Gianni Punzo, imprenditore tessile napoletano con alle spalle una lunga tradizione familiare di commercio: una leadership unica, carismatica, imprenditrice, capace di tessere e nutrire reti ad elevata valenza fiduciaria. Legami strategici con attori di rilievo sullo scenario politico ed economico nazionale e internazionale rafforzano il tessuto relazionale di Punzo, da un lato alimentandone l’affidabilità economica e dall’altro sostenendo la globalizzazione dei legami commerciali e finanziari. Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il cavaliere Punzo, inoltre, non consentono di escludere del tutto rapporti con la criminalità organizzata giocati in termini di vantaggio competitivo. L’implementazione incrementale di beni collettivi, i collegamenti proprietari incrociati con imprese e istituti finanziari, lo sguardo costante sulle tendenze del mercato globale con particolare attenzione alle tecnologie avanzate costituiscono le principali strategie su cui si è sviluppato un Distretto logistico di rilevanza internazionale6. La raffinata regìa di Gianni Punzo incrocia la logica dell’incremento dei servizi e quella della concentrazione delle funzioni. Vediamo come. Nel 1977 Punzo individua l’area ASI di Nola come luogo ideale per la delocalizzazione delle attività commerciali storicamente impiantate nel centro urbano di Napoli; nel 1986 nasce il CIS: “ Punzo convince 12 grossisti del Mercato con cui aveva rapporti più stretti e costituiscono una società, che poco dopo si allarga a 189 soci. Presentano il progetto (alla Regione), che viene approvato. Così nasce il CIS S.p.a. specializzato nella grande distribuzione all’ingrosso ” (Intervista al responsabile PR Interporto Campano). Ben presto, gli operatori del CIS hanno bisogno di servizi primari che consentano l’ottimizzazione delle pratiche commerciali ed ecco che scatta il principio della concentrazione delle funzioni: nascono il posto di Polizia di Stato, la Caserma dei Vigili del Fuoco, il servizio di vigilanza interna, un ufficio postale, 7 sportelli bancari, tabacchi e giornali, ambulatorio medico, ristoranti, bar e self service, stazione di servizio carburante. Il CIS cresce anche al suo interno: la realizzazione di nuovi capannoni consente ai commercianti la disponibilità di spazi sia espositivi che di magazzinaggio delle merci e, quindi, un notevole risparmio di tempi e costi di trasporto: 6 Il Distretto si estende su una superficie di circa 5 milioni di metri quadrati, con 1.000 aziende e 9.000 addetti, e integra tutte le fasi della filiera logistica/distributiva ed ogni tipo di servizio, da quello ai trasporti, a quello alle aziende ed alle persone. Servizi finanziari con 7 sportelli bancari, in rappresentanza dei principali gruppi italiani, un ufficio postale e una Dogana integrano le strutture principali del Distretto. StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 1 - Febbraio 2014 “ Abbiamo cominciato con un capannone per il negozio, poi abbiamo acquisito spazi progressivamente più ampi. Ora, alle spalle di questo capannone ne abbiamo un altro, comunicante, in cui teniamo il magazzino merci e abbiamo ricavato anche uno spazio per gli uffici finanziari e una serie di servizi per il compratore” (M.C., commerciante, CIS di Nola). Il successo del CIS sollecita Punzo ad acquisire nuovi spazi -sempre in area ASI- da destinare al trasporto intermodale. Nel dicembre 1987 nasce la Interporto Campano S.p.a, a capitale interamente privato7, concessionaria della Regione Campania per la progettazione, costruzione e gestione dell’Interporto di Nola. Anche lo sviluppo di questa componente del Distretto rispetta il principio incrementale insieme a quello della concentrazione funzionale. La possibilità di acquisire clienti con particolari esigenze di conservazione di alimenti spinge, per esempio, alla creazione del Polo del freddo: 200.000 mc di magazzini frigoriferi, con celle polivalenti da 0° a -30°, dotati di vani scarico/carico merci direttamente collegabili con i vagoni TIR. Continuo è l’investimento in macchinari e tecnologie avanzate -e relativo personale specializzato addetto- per dotare magazzini e capannoni di servizi di spostamento, trattamento, catalogazione delle merci stoccate. L’integrazione più recente riguarda le Officine di Manutenzione di NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) operative dal 2011, corollario dell’ultima creatura dell’impero Punzo: il treno AV ITALO, esito dell’operazione finanziaria congiunta di Punzo, Montezemolo e Della Valle. Le Officine occupano l’area di un ulteriore, già previsto ampliamento dell’interporto campano: nuovi capannoni altamente tecnologizzati, nuovi magazzini frigoriferi, palazzine direzionali ed edifici di servizi per aziende che operano sul mercato internazionale. Intanto spunta il Vulcano Buono, concepito con la funzione di un centro servizi e come luogo di attrazione e di aggregazione. Progettato da Renzo Piano, si ispira alla caratteristica forma del Vesuvio e ha come elemento caratterizzante una grande Piazza Centrale, che evoca l’antica Piazza Mercato di Napoli. L’idea di fondo del Vulcano Buono (circa 2500 addetti) è, ancora, quella di concentrare una serie di servizi in risposta ai possibili bisogni non solo dei visitatori/clienti del Distretto, ma anche delle persone che vi lavorano: 8000 posti auto, ipermercato Auchan, galleria commerciale con 160 negozi, multisala cinematografica, centro benessere, 23 tra ristoranti, bar e 7 Il 54,11% delle azioni della Spa sono della CISFI, società finanziaria costituita dalle aziende CIS, di cui è presidente l’imprenditore tessile napoletano Gianni Cacace. Nella compagine societaria figurano soci di eccellenza tra cui primari istituti bancari ed importanti società di costruzione. StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 1 - Febbraio 2014 punti d’incontro, un albergo cinque stelle della catena Idea Hotel. E la storia continua. La crisi economica non ferma il presidente Punzo, che riorienta la logica di sviluppo mirando alla riduzione dei costi più che all’aumento dei profitti: i nuovi progetti in campo riguardano, infatti, investimenti nelle energie rinnovabili e nella sicurezza. 3. L’agroalimentare Oltre il muro di cinta del Distretto logistico emerge una realtà in cui aree industriali depresse, scempi ambientali, piccole ma vivaci attività manifatturiere, terziario più o meno avanzato e imprese operanti nel settore agroalimentare si affiancano in un organico disordine. Nel solo settore agroalimentare compaiono realtà imprenditoriali ben diverse tra loro per misura, organizzazione, mercato e prospettive di sviluppo. Un solo elemento in comune: la tradizione familiare e il radicamento territoriale. Molte di esse sono l’esito di un duplice passaggio; il primo, dalla coltura orticola a quella corilicola (del nocciolo), meno impegnativa in termini di tempo e di cura delle piantagioni: “Prima c’era una notevole produzione di ortaggi (patate, pomodori..) perché il territorio era ricco di acque. Poi le acque sono scese a 20 metri ed è diventato difficile coltivare ortaggi. Così si sono piantate le nocciole, su iniziativa di alcune famiglie di contadini. Queste richiedono meno cura e l’attività di coltivatore di nocciole può essere condotta ad integrazione di altre occupazioni (servizi, terziario..). La produzione di nocciole è stato un ripiego” (int. 18, Presidente Agenzia di Sviluppo Areanolana). Il secondo è segnato dal progressivo potenziamento dell’attività commerciale rispetto a quella agricola, a lungo combinate nella tradizione economica locale. Passaggi paralleli, forzati dal dissesto idrogeologico e ambientale, dalla parcellizzazione della proprietà agraria e dalla terziarizzazione dell’occupazione a partire dagli anni ’70. A seguire, il salto dal commercio all’impresa, di solito segnato dall’ingresso nei consigli di amministrazione delle nuove generazioni; i finanziamenti pubblici sono quasi sempre alla base della svolta. Le strategie di crescita delle imprese puntano soprattutto sull’innovazione produttiva: il miglioramento del prodotto in termini di qualità è l’obiettivo primo dell’innovazione tecnologica e del potenziamento degli impianti; i StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 1 - Febbraio 2014 passaggi successivi prevedono la diversificazione del prodotto, la concentrazione delle varie fasi di lavorazione, l’apertura del mercato, la delocalizzazione di stabilimenti e magazzini. Due elementi principali fanno la differenza tra le poche imprese leader (fatturato medio annuo superiore ai 100 milioni di euro) e le tante imprese minori (fatturato medio annuo tra 10 e 30 milioni di euro) nella filiera del sistema nolano: il mercato di riferimento e le pratiche cooperative. Mentre le prime sono lanciate sul mercato globale, le altre restano ancorate ad un mercato locale non competitivo, strutturato sulla base di relazioni personali informali e in cui le modalità di produzione, commercio e trasformazione sono difficilmente separabili tra loro: “Nel mercato di Piazza Duomo ( a Nola) c’è la contrattazione del prezzo. I mediatori sono conosciuti . Ho ereditato i miei da mio padre, mi conoscono da quando ero piccolo. C’è, con alcuni, un rapporto di fiducia (…). Niente di scritto. Si chiude l’affare con una stretta di mano”(int. 2, imprenditore) E’ un mercato regolato da intermediatori locali, che tenacemente ostacolano processi di organizzazione sistemica sia della produzione che della commercializzazione alimentare. La cooperazione “intenzionale” come risorsa di sviluppo appartiene solo alle grandi imprese, per le quali si traduce più spesso in collegamenti proprietari e consorzi. Tra le imprese minori, ma soprattutto tra i piccoli produttori la logica del “mettersi insieme” incontra ancora il muro dell’individualismo. 4. Confini La vitalità economica del sistema locale nolano si concretizza in due settori tra loro distinti e separati: la logistica del Distretto CIS-Interporto-Vulcano Buono e la lavorazione e commercializzazione di prodotti agroalimentari. Due realtà che hanno tra loro un unico, recente nodo di contatto: solo la Besana, impresa multinazionale operante nell’agroalimentare, ha un magazzino per lo stoccaggio delle merci all’interno del Distretto e utilizza la logistica dell’Interporto. Per il resto, gli imprenditori si attrezzano in maniera da essere autosufficienti sia per il trasporto che per lo stoccaggio delle merci, piuttosto che accedere ai servizi del Distretto, il più delle volte ritenuti “fuori taglia” e troppo costosi per le loro esigenze. Dal canto suo, il Distretto StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 1 - Febbraio 2014 logistico punta su altri settori merceologici ed è diretto ai grandi circuiti commerciali; il principio dell’autosufficienza governa tutte le attività dentro la sua cintura, alimentando una sorta di sviluppo implosivo che trova sfogo nella colonizzazione di mercati esteri attraverso il trasferimento del modello logistico. Sullo sfondo, il degrado ambientale, la crisi profonda degli altri settori produttivi, l’ombra delle economie criminali. Nel quadro complicato restituito da queste dinamiche, almeno altri due punti messi a fuoco dall’indagine condotta vanno evidenziati. Il primo riguarda il ruolo dell’attore pubblico nello sviluppo locale. Ebbene, è il ricorso a finanziamenti pubblici a segnare il primo salto di qualità delle imprese agroalimentari, soprattutto negli anni 80-90; anche la prima componente del Distretto Interporto, il CIS, nasce con contributi pubblici. Inoltre, non sono poche le imprese ammesse di recente a progetti regionali (PSR, POR) che finanziano infrastrutturazioni o adeguamenti/innovazione degli impianti. Sul fronte delle politiche agricole, poi, emerge un assessorato regionale proattivo, che intercetta risorse e si impegna a renderle operative nella prospettiva di evitare gli “sprechi” che il dato generale sulla Campania mette spesso in evidenza. La chiave di volta di queste buone prassi pare stia in una dirigenza qualificata e motivata, che costruisce rapporti di fiducia con gli operatori economici del territorio. Il secondo riguarda il rapporto tra ambiente e sviluppo. Secondo gli imprenditori nolani il fattore più importante per lo sviluppo del settore agroalimentare è la protezione dell’ambiente: una consapevolezza che potrebbe favorire politiche di sviluppo sostenibile e arginare lo sfruttamento selvaggio del territorio. StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES Anno VI - n° 1 - Febbraio 2014