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M U S EO DI CA P ODIM ONTE
Proget t o didat tico per le scuole elementari
a cura de Le Nuvole e Proget t o M u seo Onlu s
A b b u ff a t e S t o r i c h e
Informazioni e prenotazioni Ufficio scuola Le Nuvole
Viale Kennedy, 26 – 80125 Napoli
Tel. 081 2395653 Fax 081 2395666 - [email protected]
La Reggia di Capodimonte
Nel 1734 Carlo di Borbone diventava re di Napoli, una città che da più di due secoli non aveva
un proprio sovrano. Figlio del re di Spagna e di una nobildonna italiana, Elisabetta Farnese,
Carlo aveva solo 18 anni. Si trasferì in città con il ricco patrimonio di opere d’arte che aveva
ereditato dalla madre, ma aveva bisogno di tante, nuove, grandi Regge.
Così, il 10 settembre del 1738, alla presenza di un piccolo plotone di alabardieri vestiti da parata,
il giovane re inaugurò i lavori del Pala zzo di Capodimonte. Qui, dall’alto di una collina, il
palazzo doveva dominare la città e mostrare a tutti la grandezza del nuovo sovrano. Inoltre,
l’edificio era circondato da un bellissimo bosco dove Carlo poteva dedicarsi al suo divertimento
preferito: la caccia. Al primo piano del Palazzo, il re pensò poi di sistemare i dipinti, le sculture e
gli oggetti preziosi che facevano parte della sua collezione, realizzando un vero e proprio museo.
Ma i lavori di costruzione della Reggia durarono 100 anni. Neanche il figlio di Carlo, Ferdina ndo
IV, ebbe modo di vederla completata. Eppure Ferdinando regnò per moltissimo tempo! Diventò re
a soli 8 anni, quando suo padre fu incoronato sovrano di Spagna. Ma Ferdinando non amò molto
questo Palazzo. Rimaneva a Capodimonte insieme alla sua corte solo il tempo necessario per
“cacciare”.
Tutto cambiò con l’arrivo dei Francesi! Il Palazzo, non più Museo, fu modificato e riorganizzato
per ospitare il nuovo sovrano, Giuseppe Bonaparte, che aveva deciso di abitare qui con la sua
famiglia.
Quando a Napoli arrivò il re Gioacchino Murat, che aveva sposato la sorella di Napoleone, si
pensò anche di costruire una strada più comoda per arrivare alla Reggia. Il 24 marzo del 1809
venne quindi inaugurato il Corso Napoleone, che congiungeva il centro della città con il palazzo.
Con il re Gioacchino, la Reggia venne trasformata con un lusso e una magnificenza tale che
Ferdinando, tornato dall’esilio nel 1815, decise di mantenere tutte le modifiche. Furono, però,
Francesco I (il figlio di Ferdinando) e suo figlio Ferdinando II a finire i lavori nella Reggia. Nel
1838 era così completato il primo piano, dove si trovavano i saloni di rappresentanza e le stanze
dei re, e il secondo piano, dove erano collocate le stanze dei servitori.
Quando nel 1860 Napoli entrò a far parte del Regno d’Italia, la Reggia diventò proprietà privata
della famiglia Savoia, solo nel 1957 fu aperta al pubblico come Museo.
Feste a corte
Nell’antica Reggia di Capodimonte sono state organizzate tantissime feste. Nel Settecento i
ricevimenti venivano realizzati in occasione delle visite di ospiti illustri che, dopo l’apertura del
Museo Farnesiano, si arrampicavano sulla collina per ammirare le belle collezioni d’arte. Per
disposizione del Sovrano, infatti, al Museo potevano entrare solo ‘da me, cavalieri e persone
civili’ munite dell’autorizzazione firmata dal Segretario di Stato. Ai visitatori venivano offerti
tutti i comodi necessari. Il grande studioso Johann Joachim Winckelmann, ad esempio, si
stabilì a Capodimonte per un’estate intera e fu ospitato per tutto il periodo dal direttore della
Galleria, Giovanni Maria della Torre.
Nel 1780 lo scultore Antonio Canova fu, invece, accolto con un pranzo eccezionale, seguito da
un’escursione nel bosco a vedere gli animali esotici e feroci che popolavano il parco. Ma le feste
più belle furono organizzate durante il regno del fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte !
Questo re spendeva talmente tanto denaro per i suoi ricevimenti che fece entrare in crisi le casse
del Regno. Anche con il ritorno dei Borbone, la Reggia continuò ad essere teatro di eccezionali
festeggiamenti. Nell’aprile del 1819 si svolse un sontuoso banchetto in occasione della visita a
Napoli dell’Imperatore d’Austria e della consorte, accompagnati dal loro primo Ministro, il
Principe di Metternich. Nelle sale di rappresentanza del Palazzo vennero sistemate lunghe
tavolate per ospitare più di mille invitati; oltre al pesce prelibato e alle carni squisite fece colpo
sugli ospiti stranieri la sfogliatella, definita come una pasta ‘fatta di sogno”.’ Nel corso del
pranzo si poté assistere anche al volo di un pallone aerostatico guidato da una fanciulla di
quattordici anni di nome Cecilia. Durante il volo venne persino paracadutato un quadrupede.
Inoltre, per due giorni all’anno il re consentiva il libero accesso al parco di Capodimonte. Nelle
ricorrenze di Ferragosto e di San Clemente (23 novembre) il popolino vociante e rumoroso,
scortato dalle guardie in grande uniforme, poteva finalmente percorre viali e strade interne del
Bosco per recarsi all’Eremo dei Cappuccini, costruito ai margini del Parco nel 1817. Si richiedeva,
come unico requisito, di avere indosso una giamberga (un particolare tipo di giacca). Articoli
dell’epoca ricordano con accenti divertiti gli improponibili abbigliamenti di coloro, che pur di non
mancare indossavano questo ricercato abito senza curare l’esattezza della taglia!
La tavola del re
In occasione dei banchetti, la tavola dei re era caratterizzata dalla presenza di un numero
eccezionale di cibi, cucinati ispirandosi alla cucina francese e presentati agli invitati in maniera
fortemente scenografica.
Sfilavano così in bella mostra Zuppe di erbe varie alla giardiniera, Pasticcetti d’acciughe,
Crocchette di pomodoro, Pasticci di carciofi, Gnocchi di spinaci al burro, Indivia farcita
alla crema ... e ancora Pasticci di carne, Arrosti, Salvia fritta, Frittelle di rosmarino,
Cavolfiori alla Pompadour, Frittate di fichi alla panna, Crema di fragole, Cioccolata.
Una eccezionale sfilata di colori e di aromi che trovava posto su una meravigliosa tavola
imbandita ad arte. Presso le corti esisteva, infatti, una vera e propria squadra di servitori
specializzata nella creazione di ‘scenografie da tavola’. Queste persone avevano il compito di
scegliere le stoffe più preziose per coprire la tavola e di arricchire la mensa con composizioni di
fiori freschi e con argenti, porcellane e cristalli pregiatissimi.
Ben diverso era, invece, il cibo dei poveri, che consisteva soprattutto in legumi e verdure
(broccoli, cavolfiori, scarole). La carne di bue e di vitello era infatti molto cara e costituiva
fondamentalmente alimento per le persone agiate. I meno ricchi consumavano invece la carn e
d’agnello (in primavera e in estate), la carne di maiale (in inverno) e il pollo. Diffusissimo,
soprattutto per il basso costo, era inoltre il consumo delle frattaglie (fegato, trippa, soffritto) e
dei derivati grassi della carne (sugna, cigoli).
Anche il pesce era molto caro e il popolo poteva permettersi solo alcune qualità con le quali
preparare
zuppe
(‘vavose’, ‘ruo nchi’, pesce volante, pesce ‘palumbo’), arrosti
(‘sparagliuni’, sgombri) e fritture (pesce ‘guarracino’, ‘cecinielle’ ).
Con pochi soldi era, poi, possibile acquistare cartoccetti con ‘fragaglie’ fritte (piccoli pesci simili
ai cecinielli), ‘panzarotti’ (frittelle ripiene), castagne lesse o spighe di granturco bollite.
Presso
piccoli chioschi all’aperto si potevano comperare porzioni di scapece (zucchine o
melanzane fritte nell’olio e poi condite con aceto, pepe, origano, formaggio e pomodoro),
gustoso condimento per il pane, e di maccheroni cotti e conditi.
Tutti a tavola!
Quali personaggi, fra quelli qui raffi gurati, hanno avuto la pos sibilità di
partecipare ad un pranzo alla Reggia di Capodimonte?
Fe rdinando I V di
d i Bo rbone
Ra f f a e llo
P r incipe di
d i M e tte rnich
rn ich
G ioa c chino Mu r a t
Roba da ric chi!
Os serva attentamente
attentamente la lista di cibi che compare qui in bass o e collega ogni
alimento al personaggio giusto!
Maccheroni
Sfogliatelle
Carne di bue
Trippa
Crema di Fragole
Cioccolata
Cavolfiore
Cecinielle
Castagne lesse
Pasticcio di carne
Il vostro b anchetto
Scegli uno dei cibi descritti nelle schede precedenti e prova a riprodurlo con la
cartapesta, col das o con la plastilina nelle dimensioni dell’originale e con
colori il più possibile realistici.
Prendendo spunto dalle indicazioni contenute in queste pagine prova, insieme
ai tuoi compagni, ad allestire due tipi di tavole (la tavola del re e la tavola del
povero) e a simulare un pranzo d’epoca.
Durante questo laboratorio scattate anche qualche fotografia, potrebbe essere
interessante confrontare i vostri gesti con quelli dei personaggi che compaiono
nei dipinti che vedremo insieme al Museo di Capodimonte.
N O N D I M E N T I C A T E L E F O T O GR A F I E !
Alla fine dell’anno i migliori lavori saranno presentati al pubblico in occasione della
mostra organizzata dalla Sezione Didattica della Soprintendenza Speciale per il Polo
Museale di Napoli, che si terrà alla fine di maggio al Museo di Capodimonte. Il
materiale dovrà essere consegnato alla Segreteria dell’Ufficio Scuola entro il 30
aprile 2004. Per ulteriori informazioni rivolgersi al numero 081. 741 00 67.