106 - Simpsonterapia… - Lo Psicologo Virtuale

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106 - Simpsonterapia… - Lo Psicologo Virtuale
Dr. Fabrizio Boninu, Psicologo – Psicoterapeuta, Piazza Salento 7, Cagliari
106 - Simpsonterapia…
Il post di oggi è tanto una provocazione quanto una chiave di lettura.
Vorrei riflettere con voi sulle infinite possibilità di lettura che abbiamo della realtà che ci
circonda. Quella che vi propongo oggi riguarda una di queste realtà ed è sotto gli occhi di tutti.
Mi riferisco alla sigla di apertura del famoso cartone animato I Simpson in onda regolarmente
da anni in Italia. Per chi non lo conoscesse il cartone (ma è un termine assolutamente
riduttivo!) narra le strampalate vicende di una famiglia media americana e di tutti i possibili
intrecci che la vita di queste persone può avere quotidianamente. Il programma si apre,
appunto, con una sigla che apparentemente non dice molto su quello che state per vedere dato
che fornisce una rapida carrellata dei personaggi della serie: vediamo Homer, il capofamiglia,
che lavora in una centrale nucleare, la madre Marge impegnata a fare la spesa con la figlia
piccola Maggie, il primogenito Bart che esce da scuola e va sul suo amato skateboard e Lisa
impegnata nelle prove della lezione di musica. Ora, apparentemente, nulla di che. In realtà
vorrei cercare di dimostrarvi quanto siamo circondati da livelli di complessità che si tratta solo
di cogliere. La sigla, spesso non trasmessa o trasmessa tagliata è un capolavoro di complessità
crescente e di simbolismo e contiene temi notevoli. Si apre con una visione dall’alto di
Springfield, la media cittadina americana dove vivono i Simpson.
Questa cittadina è sovrastata dalla onnipresente centrale nucleare. Sembra possibile una prima
lettura simbolica: tutto è sovrastato dal potere economico e dalla possibiltà di poterci fare
affari. La sigla procede con una inquadratura sulla scuola elementare dove, immancabilmente
Bart, noto per non essere troppo tranquillo, sta scontando la sua punizione scrivendo centinaia
di volte la stessa frase sulla lavagna. La frase che scrive è sempre al negativo. Non appena
suona la campana di fine delle lezioni Bart farà immancabilmente l’esatto contrario di quanto
ha appena scritto. Seconda lettura: quanto è utile un sistema scolastico impeganto solamente
nel reprimere piuttosto che nel comprendere?Andiamo avanti: Homer sta armeggiando con una
barra di plutonio nella centrale nucleare. Appena suona la fine del turno, si volta e se ne va
come se quello che stava facendo non lo riguardasse più. Terza lettura: che sistema di lavoro
può essere quello nel quale la responsabilità del singolo sembra non esistere? Accade, però, che
la barra gli si attacchi addosso, ma torneremo su questo aspetto più avanti. La sigla prosegue
facendoci vedere Marge e la piccola Maggie alla cassa del supermercato intente a pagare la
spesa. Marge è chiaramente distratta dal fatto di leggere una rivista in cui si parla di come
essere madri e, mentre sta leggendo non sta più badando a cosa succede a Maggie che, nel
frattempo, viene presa e passata sul lettore ottico della cassa che, paradossalmente, le
attribuisce un prezzo. La scena è emblematica per diverse ragioni: rappresenta quanto spesso
siamo impegnati più a pensare alle cose piuttosto che a farle e quanto nella nostra società
abbiamo ormai mercificato tutto. La sigla va avanti seguendo un altro personaggio: Lisa. La
vediamo nella sua classe di musica, intenta a suonare il suo amato sax, ma nel non seguire alla
lettera gli altri, il gruppo, suscita la riprovazione del suo insegnante. Anche questa scena è
fortemente simbolica: vi troviamo una forte critica ad un sistema scolastico omologante e per
niente capace di far risaltare le diversità individuali. Nello stacco successivo ritroviamo Homer:
sta tornando a casa in macchina ma c’è qualcosa che lo infastidisce: la barra di plutonio nella
schiena! Senza pensarci la prende e la butta all’esterno della macchina dove finisce per essere
presa da Bart che sta tornando a casa sul suo skateboard. Da una parte scorgiamo
l’irresponsabilità di un padre che ricade sul figlio (che potrebbe essere estesa,
generazionalmente, nell’irresponsabilità dei comportamenti di una generazione che ricadono su
quella successiva), dall’altro sempre la deresponsabilizzazione del singolo che sembra
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Dr. Fabrizio Boninu, Psicologo – Psicoterapeuta, Piazza Salento 7, Cagliari
interessato solo al suo benessere e non a quello della collettività Anche se alla fine la
collettività verrà rappresentata dal suo stesso figlio. Tanto per ricordarci che anche noi siamo
‘gli altri’ per qualcuno! Nella scena successiva abbiamo Marge e Maggie in macchina, stanno
rientrando a casa: Marge suona il clacson e lo fa di rimando anche la figlia con il suo volante
giocattolo. Il messaggio qua è chiarissimo: i figli crescono per imitazione, ci guardano e
imparano come comportarsi e, volendo estendere il discorso, bisognerebbe stare attenti ai
modelli imitativi che gli si offrono. Alla fine di una carrellata velocissima in cui compaiono
moltissimi personaggi della serie (messaggio: viviamo in società!) i cinque si incontrano nella
scena cult del divano che termina con una gag ogni volta diversa dalla precedente.
Insomma si tratta, a mio avviso, di un piccolo trattato di sociologia in appena un minuto di
apparente cartone animato. Possiamo smettere di semplificare le cose: la complessità è intorno
a noi. Dovremmo solo impegnarci a leggerla.
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