ultimatum alla terra

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ultimatum alla terra
ULTIMATUM ALLA TERRA
THE DAY THE EARTH STOOD STILL
RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA
Editore S.A.S. Via Bonomelli, 13 - 24122 BERGAMO
Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: [email protected]
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Regia: Scott Derrickson
Interpreti: Keanu Reeves (Klaatu), Jennifer Connelly (Helen Benson), Jaden Smith (Jacob), Jon Hamm (Dottor Granier), John Cleese (Dottor
Barnhardt), Aaron Douglas (Sergente Winter), Roger R. Cross (Generale Quinn), J.C. MacKenzie (Grossman), Hiro Kanagawa (Dottor Ikegawa), Mousa Kraish (Yusef), Sunita Prasad (Rouhani), Juan Riedinger (William), Daniel Bacon (Winslow), James Hong (Sig. Wu), Kathy Bates
Genere: Fantascienza - Origine: Stati Uniti d'America - Anno: 2008 - Soggetto: Edmund H. North (sceneggiatura del 1951) - Sceneggiatura:
David Scarpa - Fotografia: David Tattersall - Musica: Tyler Bates - Montaggio: Wayne Wahrman - Durata: 103' - Produzione: Twentieth Century-Fox Film Corporation, Earth Canada Productions - Distribuzione: 20th Century Fox Italia (2008)
Dal romanzo del 1940 di Harry Bates
Farewell to the master , pubblicato in
Italia nel 1973 col titolo Klaatu, prologo ad un'invasione , Edmund Hall
North ricavò nel 1951 una sceneggiatura volta in immagini dal regista Robert
Wise in "Ultimatum alla Terra" (titolo
originale: "The day the Earth stood
still"), un film di fantascienza, in bianco e nero, dalla costruzione drammatica
costantemente tesa e dalla pregevole
realizzazione degli effetti speciali, sia
meccanici che ottici. Al copione di
North si è rifatto David Scarpa per
scrivere quello del remake della pellicola di Robert Wise, di cui è stato mantenuto il titolo, mentre è stato aggiornato il contesto. Se nell'originale gli umani erano avvertiti di una incombente
catastrofe nucleare, provocata dalle
tensioni innescate dalla "guerra fredda"
fra Usa e Urss, nel rifacimento i terrestri sono indicati come gli artefici di
una ormai prossima apocalisse planetaria: le loro scelte ed i conseguenti inquinamento e surriscaldamento dell'atmosfera preannunciano, attraverso i
sempre più immani disastri ambientali,
l'incombente distruzione della Terra.
Realizzato in Canada, a Vancouver e
per quanto riguarda gli effetti visivi,
definiti di "allucinante verosimiglianza", a Wellington, in Nuova Zelanda, lo
spettacolare "Ultimatum alla Terra" è
diretto da Scott Derrickson, che, fra
colpi di scena, crolli, disastri, incendi,
sciami di insetti assassini, racconta con
discontinua intensità, attento comunque
ad una incisiva delineazione dei personaggi, l'avventura di Klaatu, entità aliena rinchiusa in un corpo umano (Keanu
Reeves). Giunto sulla Terra con Gort,
la sua gigantesca robotica guardia del
corpo, egli vuole avvertire gli umani
che il pianeta, da loro "ucciso" giorno
dopo giorno, è in estremo pericolo: intende parlare ai leader mondiali alle
Nazioni Unite, prima di dar seguito ad
una drastica decisione (l'annientamento
totale dell'umanità per la sopravvivenza
del globo), una volta convintosi della
loro contrarietà ad un radicale cambiamento. Convinzione che cresce quando
gli viene negata questa opportunità e
che viene in parte smorzata dalla sua
frequentazione dell'astrobiologa Helen
Benson (Jennifer Connelly), uno degli
scienziati incaricati dal governo di seguirlo. Quando il segretario alla difesa
Regina Jackson (Kathy Bates) dichiara
l'alieno proprietà del governo statunitense e lo fa rinchiudere in un centro
militare, Helen opera con decisione per
la sua fuga, nonostante nel contempo
viva momenti difficili nel suo rapporto
con il figlio undicenne del marito da
cui è stata lasciata. Momenti difficili,
drammatici, che si intrecciano con le
loro difficoltà nel rapporto con Klaatu,
che osserva il loro percorso emotivo
verso un'appagante convivenza. Ciò fa
nascere in lui dei dubbi ('gli esseri umani possono cambiare') al riguardo
della necessità della definitiva attuazione del piano di distruzione del genere
umano, dubbi accresciuti nel corso dell'incontro finale con Helen, preceduto
da quello con uno scienziato, un fisico
vincitore del Premio Nobel.
L'Eco di Bergamo - 14/12/08
Achille Frezzato
Rifare senza pensare. È il caso di "Ultimatum alla Terra" di Scott Derrickson, col marziano Klaatu (Keanu Reeves) che sbarca a New York, scortato
da un automa. Il messaggio resta quello
dell'omonimo film di Wise del 1951:
'Terrestri, la Terra può fare a meno di
voi'. Non c'è più Guerra fredda, ma
guerra al terrorismo, che nelle vicine
galassie - negli altri Paesi - non giustifica l'egemonia umana (cioè statunitense). Di qui l'ultimatum di una 'comunità
spaziale', corrispondente all'ultimatum
che nel 1999 la 'comunità internazionale' diede alla Serbia… I paragoni storici
non v'interessano? Lasciate perdere
questo modesto film.
Il Giornale - 12/12/08
Maurizio Cabona
Scruto ansiosamente il cielo mattina e
sera, ma non vedo arrivare nessun disco
né globo volante. E dire che in questo
momento, con la situazione universale
gravida di minacce, ci sarebbe più che
mai bisogno di Klaatu e del suo monito
ai popoli del mondo: 'Se non volete essere distrutti, imparate a vivere in pace'.
Chi è Klaatu? È il messaggero dell'impero galattico apparso nel '51 in "Ultimatum alla terra" di Robert Wise e riproposto ora nel remake di Scott Derrickson. Là era impersonato da Michael
Rennie, un attore nato in teatro a Londra; e qui abbiamo invece Keanu Reeves divo di Hollywood. La differenza
fra i due, efficaci entrambi, è che l'americano deve fare la faccia mentre l'impassibile inglese ce l'aveva dalla nascita. E chi è Harry Bates? Inutile cercare
il suo nome sui titoli del film attuale,
dai quali è stato accuratamente depennato. Eppure si tratta dell'autore di 'Farewell to the Master', un breve scritto
che è bastato a collocarlo fra i maestri
della fantascienza. Profeta inascoltato,
Bates (1900 - 1981) pubblicò il suo
racconto pacifista (origine dei film) alla
vigilia di Pearl Harbor (7 dicembre
1941) che trascinò gli Usa in un san-
guinoso conflitto contro metà del mondo. L'appello di Klaatu era andato a
vuoto. A rivederla in dvd, la pellicola
di Wise non giustifica del tutto l'alone
di culto che la circonda. Si tratta di un
prodotto di serie B, abbastanza ingenuo
e non privo di situazioni da commediola: come quando il Visitatore passa per
un rivale del moroso di Patricia Neal.
La messa in scena, sobria ed efficace
nel suo rifarsi al futurismo espressionista di Fritz Lang, non riesce a mascherare la palese povertà di mezzi; e gli
effetti sono ben lontani dall'allucinante
verosimiglianza dell'odierno remake.
Da "Metropolis" discende direttamente
Gort, il robot invincibile pronto a distruggere il mondo se il suo padrone
non provvede a bloccarlo con l'ingiunzione ai tempi divenuta proverbiale:
'Klaatu barada nikto!'. E sottolineo almeno la gustosa apparizione dell'amabile e stralunato Sam Jaffe, che suggerisce il modo giusto, possibilista, amichevole di accogliere Klaatu. Ma va
soprattutto ricordato che il film lanciava il suo appello controcorrente nel
cuore della guerra fredda e delle infami
proscrizioni del maccartismo. Più sfumata è la versione di Derrickson sul
divagante copione riscritto da David
Scarpa. Da buon gemello ricco del precedente, il nuovo film è gonfio di strepito e furore perché il pubblico dopo
aver visto e rivisto cento volte in tv le
vere Twin Towers schiantate dagli aerei kamikaze dell'11 settembre, pretende che le immagini finte siano ancora
più catastrofiche. Per scatenare incendi
e crolli stavolta Klaatu non si limita alla
minaccia, ma fornisce un assaggio di
come potrebbe essere la distruzione del
mondo. Il tutto è partito da una bizzarria: un Keanu Reeves barbuto e ansimante che scalando in mezzo alla tempesta il Karakorum nel 1928 trova una
via di fuga in un globo scintillante made in Galassia. Facciamo un salto di 80
anni e assistiamo al sequestro di Jennifer Connelly, astrobiologa rinomata, da
parte di agenti governativi incaricati di
mobilitare un gruppo di scienziati per
fronteggiare l'imminente arrivo di un
vascello spaziale. Kathy Bates segretaria alla difesa sceglie di fare la faccia
dura e commette uno sbaglio alla Bush.
E Gort, che qui vanta una stazza da
King Kong, quando tentano di ficcarlo
in un inceneritore reagisce alla grande.
Per chi ama il genere, c'è da divertirsi;
mentre nel film precedente c'era di che
riflettere. In proposito mi torna in mente una confessione che mi fece Eduardo: 'Ho scritto 'La paura numero uno'
perché i governanti decidessero di mettere al bando la bomba, ma non è successo niente. Ne valeva la pena?'. È la
stessa cosa che deve aver pensato Harry
Bates.
Il Corriere della Sera - 12/12/08
Tullio Kezich
Un classico della fantascienza anni '50
e un interprete che non si può dissociare dall'icona 'Matrix', il cyber-action
che alle soglie del Duemila ha impresso
una svolta decisiva al genere. Questo
contrasto è la chiave stilistica ma anche
concettuale del remake di 'Ultimatum
alla Terra' diretto da Robert Wise nel
1951, il cui protagonista è ora Keanu
Reeves. A differenza di altre recenti
operazioni, il giovane regista Scott Derrickson ha rispettato l'originale, anzi ha
fatto della fedeltà all'essenza del prototipo l'elemento che gli consente di esaltarne l'attualità in un contesto storicopolitico così diverso da quello della
guerra fredda, ma altrettanto allarmante
per le scelte autodistruttive e la minaccia all'ambiente. E al tempo stesso - utilizzando effetti speciali necessari e funzionali - ha sfidato il gusto popolare per
la fantascienza più catastrofica e ridondante. L'arrivo sul nostro pianeta di
Klaatu, un alieno dalle sembianze umane accompagnato e protetto dall'invincibile robot Gort, fa scattare l'allarme
globale. Si mobilitano l'esercito, politici
e scienziati nel tentativo di svelare il
mistero che si nasconde dietro la sua
missione. Sono la biologa Helen, ingaggiata dal governo per investigare su
Klaatu, e il figliastro di colore Jacob gli
unici umani che creano con lui un rapporto di intimità, scoprendo che si tratta
di un amico della Terra. Con l'aiuto di
un professore, l'alieno umanoide cerca
di far capire ai terrestri che il nostro
pianeta è in pericolo, ma molti pensano
che l'extraterrestre sia solo una minaccia. Derrickson e i suoi sceneggiatori
sono riusciti a preservare lo spirito del
vecchio film nell'assunto che l'uomo è
il vero nemico di se stesso, nei motivi
bio-filosofici, nel messaggio ambientalista e pacifista condito con una dose di
spiritualismo New Age. E le implicazioni metaforiche naturalmente hanno
richiesto gli opportuni aggiornamenti,
dallo scenario che non è più l'asettica
Washington ma una New York che,
dopo gli attacchi terroristici, è diventata
anche il luogo-simbolo della paura, all'astronave diventata un'enorme sfera
luminosa che staziona in una buia
Manhattan. La magnetica silhouette di
Keanu Reeves (splendidamente doppiato da Luca Ward) si staglia con la pregnanza di un alieno che è anche uno
straniero capace di solidarietà con il
bambino dalla pelle nera e di sentimenti
per la bella Helen.
Il Mattino - 13/12/08
Alberto Castellano