Untitled - Rizzoli Libri

Transcript

Untitled - Rizzoli Libri
Norman Ohler
Tossici
L’arma segreta del Reich.
La droga nella Germania nazista
Postfazione di Hans Mommsen
Proprietà letteraria riservata
© 2015 Verlag Kiepenheuer & Witsch GmbH & Co. KG,
Cologne / Germany
© 2016 Rizzoli Libri S.p.A. / Rizzoli, Milano
ISBN 978-88-17-09122-0
Titolo originale dell’opera:
Der totale r ausch. Drogen im Dritten r eich
Prima edizione: ottobre 2016
Traduzione di Chicca Galli, Rachele Salerno e Roberta Zuppet
Redazione e fotocomposizione:
Sara Grazioli e Simona Gilberti
Tossici
Prefazione all’edizione italiana
Il «paziente D»
La politica persegue i suoi fini con ogni mezzo: anche con la droga. L’Asse fascista Italia-Germania era
in perfetta sintonia anche dal punto di vista farmacologico. Fu proprio Berlino a spingere consapevolmente
verso questa direzione. Quando Benito Mussolini ormai dipendeva da tempo da Hitler, si ritenne opportuno suggellare questa sorta di simbiosi facendo ricorso
alla biochimica. L’intesa sarebbe stata perfetta soltanto se il duce avesse fatto uso delle stesse droghe del
Führer: Theo Morell, il medico personale di Hitler,
definì Mussolini il «paziente D», dove la D stava per
duce, come risulta dai documenti che riportano la codificazione alfabetica utilizzata. Il «paziente A» non
poteva essere che Adolf Hitler, mentre il «paziente B»
era la sua giovane amante Eva Braun.1
I numerosi rapporti stilati dal dottor Georg Zachariae,
medico dell’Ambasciata tedesca e dell’Ufficio del plenipotenziario del Reich per l’Italia, inviati in segreto a
Theo Morell, mostrano che Mussolini fu tenuto sotto
stretta sorveglianza medica dai nazisti a partire dall’autunno del 1943. «Spero che ciò vi dimostri che mi sono
occupato del paziente in questione con grande attenzione e scrupolo»2 scrisse Zachariae a Morell, al meto3
Tossici
do del quale si era peraltro ispirato nel prendersi cura
del duce: produrre nel paziente una «reattività immediata», ovvero un subitaneo sollievo grazie alla somministrazione di alti dosaggi di vitamine e alle iniezioni
per endovena di discutibili preparati ormonali per eliminare rapidamente anche il minimo fastidio.
Bastava che «il paziente avvertisse, dopo mangiato,
un leggero peso allo stomaco» perché venisse immediatamente effettuata «una seconda serie delle iniezioni fatte ieri». Sembra che Mussolini non si opponesse a questi trattamenti, al contrario: «Il paziente si
sottopone volontariamente ai trattamenti proposti».3
Quando il duce si ammalò a causa dell’uggioso clima
novembrino dell’Italia settentrionale si mise a riposo,
come suggerito dal suo medico tedesco: «Il paziente ha
contratto un forte raffreddore. Mi sembra necessario
che rimanga qualche giorno a letto. Ha accettato il mio
consiglio senza protestare».4
Confinato nello Stato fantoccio della Repubblica sociale italiana, il duce si era ormai ridotto a un relitto
umano, ma doveva essere tenuto in vita e in attività il
più a lungo possibile. Il dittatore italiano doveva praticare attività sportiva, ma soprattutto rispondere agli
ordini che arrivavano da Berlino: «Da quando il tempo
è migliorato, il paziente ha ripreso a giocare a tennis.
Senza dubbio l’attività sportiva contribuirà al miglioramento del tono muscolare. Peraltro, la sua prestanza
fisica è impressionante, considerato che ha sessantuno
anni».5 In molti si affaccendavano attorno a Mussolini,
controllandolo, somministrandogli droghe e tenendolo
d’occhio come se fosse un cavallo da corsa ormai vecchio e bisognoso di cure. «In realtà, a causa del cattivo tempo, il paziente ha dovuto interrompere quasi
del tutto l’attività sportiva. Ciononostante, la sua muscolatura è rimasta tonica, come è evidente durante i
4
Il «paziente D»
massaggi. La digestione avviene regolarmente.»6 Colui
che un tempo era stato il modello a cui Hitler stesso si
ispirava nel corso della guerra si era trasformato in una
marionetta nelle mani del dittatore tedesco, e quando
riusciva a sgambettare agilmente, restando però ben
attaccato ai suoi fili, il successo veniva con prontezza
comunicato al quartier generale del Führer: «I suoi movimenti sono rapidi e precisi, i passi ben cadenzati, la
postura eretta. Sembra più giovane della sua età. Ha
percorso senza difficoltà diversi sentieri nei dintorni».7
Le sostanze che il dottor Zachariae gli somministrò erano quelle prodotte dalla ditta Hamma di Theo
Morell ed esattamente le stesse che scorrevano nelle
vene di Hitler: «Di conseguenza sono state subito ordinate, e poi effettuate ogni giorno, iniezioni di Cortiron, Progynon e Glyconorm», si legge nel rapporto
medico n. 77 del 23 novembre 1944, quando il declino
del duce era iniziato ormai da tempo. Il Glyconorm
era un preparato ormonale realizzato personalmente
da Morell in pessime condizioni igieniche, utilizzando
estratto di muscolo cardiaco, corteccia surrenale, fegato
e pancreas di maiale e altri animali da macello. Il Progynon invece era un estrogeno, mentre il Cortiron era
un ormone sintetico ricavato da ghiandole surrenali. Il
«paziente D» assunse inoltre l’Orchikrin, estratto dai
testicoli di manzo, ritenuto utile come antidepressivo.
Mussolini non fu l’unico alto rappresentante dell’Asse a cui furono somministrati i preparati di Morell. Anche il ministro degli Armamenti Albert Speer e il ministro della Propaganda Joseph Goebbels furono affidati
alle cure del medico personale di Hitler, e l’ambasciatore giapponese a Berlino, il generale Hiroshi Oshima,
fu sottoposto allo stesso trattamento. Il presidente cecoslovacco Emil Hácha, che aveva ricevuto un’iniezione da Morell durante una visita di Stato nel marzo del
5
Tossici
1939, prima di firmare la capitolazione del suo Paese,
rimase fino alla fine affezionato paziente dello «straordinario medico personale del Führer».
Le cure fornite a Mussolini dal medico di Hitler sono una prova evidente della crescente dipendenza del
duce dal suo alleato tedesco. Una dipendenza che, in
accordo con l’ideologia nazista che attribuiva grande
importanza al sangue, scorreva letteralmente nelle sue
vene. Nelle comunicazioni tra i medici, gli effetti del
banchetto farmacologico allestito per il duce vengono
descritti in termini estremamente positivi: «L’appetito
è soddisfacente e ha portato a un evidente aumento di
peso. […] L’umore del paziente resta invariato e fiducioso. Il paziente fa una buona impressione alle persone che lo circondano. […] Le iniezioni hanno dato
ottimi risultati».8
Ancora il 23 marzo 1945, su ordine di Zachariae,
un sergente tedesco si recò a Berlino dall’Italia per ricevere personalmente da Morell le droghe per il duce,
oltre che per ritirare dalla farmacia Engel, situata nei
pressi della Cancelleria del Reich, «altre cose necessarie».9 Quello stesso giorno fu redatto il rapporto n. 94
sul «paziente D», che si concludeva con l’affermazione
secondo la quale il duce sarebbe stato «come sempre,
un brillante esempio di coraggio e di incrollabile fiducia. Il suo popolo lo ripaga con altrettanta fiducia».10
Circa un mese dopo Benito Mussolini fu catturato
dai partigiani e fucilato sul lago di Como. Il suo cadavere fu trasferito a Milano e il 29 aprile esposto in
piazzale Loreto, appeso a testa in giù alla pensilina di
un distributore di benzina. L’aiuto di Morell ormai era
del tutto inutile.
Un sistema politico votato al declino fa, d’istinto,
molte cose che accelerano il declino stesso.
JEAN-PAUL SARTRE
Un foglietto illustrativo a mo’ di prefazione
L’idea di scrivere questo libro mi è venuta a Coblenza,
la città tedesca sede degli Archivi federali, e per la
precisione all’interno di un sobrio edificio in cemento
armato risalente agli anni Ottanta. Lì sono custodite le carte di Theodor Gilbert Morell, il medico personale di Adolf Hitler. Per curiosità ho cominciato a
sfogliare la sua agenda e ne sono rimasto impressionato: pagine zeppe di annotazioni riguardanti un certo
«paziente A». Ho provato a decifrare la sua illeggibile grafia con la lente d’ingrandimento, ma le pagine
erano piene di scarabocchi e di appunti criptici come
messaggi cifrati. Spesso comparivano abbreviazioni
del tipo «Iniez. e.v.» o semplicemente «X». Man mano
che studiavo quelle carte, però, lo scenario si è fatto
sempre più chiaro: iniezioni quotidiane, somministrazione di sostanze non comuni, dosaggi sempre più alti.
Quadro clinico
Il nazionalsocialismo è stato analizzato da ogni angolazione e sotto tutti i punti di vista, tanto da rendere
la Wehrmacht la forza armata più studiata di tutti i
9