IL BOCA JUNIORS Come integrare una superstar

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IL BOCA JUNIORS Come integrare una superstar
IL BOCA JUNIORS
Come integrare una superstar in un collettivo
Da ormai alcuni anni gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina
del Boca Juniors, uno dei più prestigiosi club mondiali, hanno dovuto
trovare soluzioni adeguate per poter schierare al meglio la loro squadra
tenendo conto delle caratteristiche del giocatore più talentuoso a loro
disposizione: Juan Roman Riquelme.
Alcuni hanno ottenuto buoni risultati, altri meno; ma nessuno è riuscito a
creare un meccanismo così ben organizzato da ottenere una continuità di
risultati come nell’ ultimo anno accade a coach Falcioni.
Lo schema adottato è il classico 4-3-1-2 nel quale i giocatori utilizzati sono
sempre gli stessi 11, con grande continuità; eventuali cambi sono dovuti
ad infortuni o squalifiche, solo nell’ ultimo periodo si è cercato di fare un
po’ di turnover, ma solo tra gli attaccanti e un centrocampista.
Grande attenzione e massima priorità Falcioni la dedica alla fase
difensiva, tanto che, nello scorso semestre vittorioso, la squadra ha
incassato meno di 10 goals in tutto il campionato.
Iniziamo con il sottolineare come i due difensori centrali Schiavi e
Insaurralde non si muovono mai dalla loro posizione, se non per le palle
inattive, questo per non farsi sorprendere dalle ripartenze avversarie; in
generale la squadra, in fase di non possesso, si schiera con due linee molto
vicine e molto basse: 4 difensori e 3 centrocampisti; le due linee difensive
sono supportate anche da Silva che rientra molto per seguire eventuali
avanzate dei terzini della squadra avversaria, trasformando talvolta la
linea di centrocampo a 4 giocatori.
Sui lanci lunghi degli avversari, Insaurralde si stacca dietro, lasciando
Schiavi a saltare con Somoza e Roncaglia che stringono per aiutare e
creare un box difensivo davanti all’ area; questo concetto della “scatola” lo
si rivede spesso perché la caratteristica della squadra è quella di creare
grande affollamento e quindi pressione negli ultimi 30-35 metri difensivi,
soprattutto vicino alla palla, lasciando il lato debole abbastanza scoperto.
Sono Cvitanich, principalmente, o talvolta Riquelme che si occupano di
coprire un poco questo lato, ma senza arretrare troppo per essere pronti a
ripartire, chiaramente questa disposizione rende la squadra molto lunga.
Proprio qui si vede una delle prime caratteristiche del gioco di Riquelme
sfruttata al meglio: il giocatore non è molto dinamico e certamente non si
dedica a rincorrere gli avversari o coprire le zone esterne, ma la sua
tecnica sopraffina gli permette di controllare palla, dribblare e lanciare i
compagni, dando tempo alla squadra di ricompattarsi anche se, in
partenza, c’ è grande distanza tra le linee difensive e gli attaccanti.
La squadra ha giocatori molto forti sulle palle inattive per cui si schiera
con una marcatura a uomo ottenendo ottimi risultati; le difficoltà in difesa
arrivano quando gli avversari hanno attaccanti veloci che tendono a
partire con tagli centrali: i centrocampisti centrali seguono i tagli per un
po’ e poi li lasciano, complicando il lavoro dei due difensori che, tra l’ altro,
non sono molto rapidi, per questo, talvolta, la linea dei difensori tende a
stare fin troppo bassa ( quasi all’ altezza del rigore); il sistema difensivo
così impostato non facilita certo l’attuazione del fuorigioco o del pressing
molto aggressivo, così, soltanto in pochi casi, specialmente con palla su un
lato e controllo sbagliato del difensore, la squadra sale per pressare, sono
Erviti o Rivero che “chiamano” il pressing supportati dai due attaccanti,
dal difensore laterale e, se ha voglia, da Riquelme.
Come già detto, la squadra è molto forte sulle palle inattive, sia
difensivamente che offensivamente; in queste situazioni viene sfruttata la
bravura di Riquelme, bravo a calciare direttamente verso la porta o a
crossare con grande precisione; in attacco spesso il Boca porta 6 giocatori
a saltare in area avversaria con Roncaglia che attacca il primo palo,
mentre Schiavi e Somoza coprono il palo lungo, in altre situazioni, 3 o 4
giocatori attaccano il primo palo per isolare Schiavi sul secondo palo, con
squadre che tengono la linea di difesa alta, sono Schiavi o Somoza a
partire da lontano e infilarsi centralmente, con tutti gli altri fermi sulla
linea dei difensori.
Nella fase di possesso il talento di Riquelme è sfruttato al massimo, in
quanto ogni pallone passa da lui per costruire le azioni della squadra;
partendo dalla classica posizione di trequartista centrale, il numero 10
giallo-blu, si sposta, quasi sempre, sul centro sinistra, arretrando un po’,
in questa posizione riceve palla dalla difesa e inizia l’azione. Le opzioni
sono tante per lui: i due attaccanti tendono ad allargarsi sulle fasce ( se
gioca Mouche) o eseguono il classico mix di tagli uno esterno e uno
incontro (se gioca Silva), i due interni di centrocampo avanzano sulla
trequarti e lasciano spazio ai due difensori laterali che salgono, pronti ad
orchestrare una azione a due sulla fascia. Somoza resta a sostegno.
La bravura di Riquelme gli consente di capire quando accelerare l’ azione
con lanci lunghi verso le punte o quando aspettare e duettare corto con i
centrocampisti, talvolta si sposta in fascia sinistra e gioca a tre con Erviti
e Rodriguez; l’ idea base è che la palla, se non c’è subito possibilità di
contropiede, vada su uno degli esterni. Se Riquelme non ha palla, dopo il
primo passaggio, taglierà verso l’area insieme al centrocampista e alla
punta che sono dal lato debole, altrimenti, in caso abbia la palla, sarà il
centrocampista dal suo lato a tagliare centralmente; intanto Somoza
avanza per dare sostegno al centro del campo sulla trequarti.
La precisione nei lanci di Riquelme viene sfruttata con un altro schema
tipico della squadra: il cambio di gioco; molte volte, come appena spiegato,
si creano situazioni con 3 o 4 giocatori del Boca su un lato del campo,
questo porta, ovviamente, molti avversari in zona, in questo caso
Riquelme sceglie, spesso, di cambiare gioco con grande precisione per l’
attaccante che si trova sul lato opposto, così da fargli giocare un 1 contro 1
o, comunque, rompere l’ equilibrio difensivo degli avversari.
Sicuramente la squadra non ha un gioco molto spettacolare perché l’
attenzione alla fase difensiva limita molto le possibilità offensive,
specialmente contro squadre di pari livello, molte partite sono state vinte
grazie alle palle inattive e alle parate di Orion; tuttavia gli schemi in
campo sono eseguiti alla perfezione e questa idea di lasciare Riquelme
completamente libero di creare ha portato a segnare goals anche
attraverso azioni spettacolari.
Certo che tutto questo è attuabile non solo per le caratteristiche di
Riquelme, ultimo fantasista della vecchia generazione, come è chiamato
da qualcuno, ma anche per quelle di altri giocatori chiave: Somoza è un
difensore aggiunto in mezzo al campo, ma si rende pericoloso con gli
inserimenti e ha un’ ottima capacità di posizionamento; Rodriguez e
Roncaglia difendono molto bene e si propongono molto anche in fase
offensiva, Erviti e Rivero coprono, recuperano palloni, hanno piedi molto
buoni e corrono tutto il tempo. La bravura di Falcioni è stata quella di
creare un gruppo a disposizione della sua stella, che è anche il leader
indiscusso, facendo giocare però i suoi giocatori nel modo a loro preferito e
non snaturandone le caratteristiche.

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