L`esperienza della Biblioteca "Lazzerini" di Prato

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L`esperienza della Biblioteca "Lazzerini" di Prato
Franco Neri
L’esperienza della Biblioteca “Lazzerini” di Prato 1
di Franco Neri
La Provincia di Prato è la più piccola della Toscana: la sua ampiezza (365
kmq.) corrisponde a ca. il 2% della regione, ma la densità demografica è assai più
accentuata: la popolazione costituisce il 6% di quella regionale. I residenti, secondo
il censimento 2001, erano 227.886 (623,9/kmq.).
Nel territorio del Comune di Prato,2 i residenti complessivi al 31/12/2003
sono 178.003; gli stranieri residenti, 13.127.
Ma in realtà i processi demografici e sociali sono molto più intensi di quanto
non rappresentino i dati ufficiali. Recenti ricerche del Centro Ricerche e Servizi per
l’Immigrazione del Comune di Prato ipotizzano una presenza in città di ca. 28.000
cittadini di altre nazioni (includendo nel calcolo i minori e coloro che hanno presentato domanda di regolarizzazione), con un’incidenza di ca. il 16% sulla popolazione del territorio comunale, ed una diseguale distribuzione all’interno di esso. Le
comunità numericamente più significative sono, in ordine decrescente, la cinese,
l’albanese, la marocchina, la pakistana.
Altrettanto significativi i dati sulla frequenza di alunni stranieri ai diversi
gradi di scolarità.
Nell’anno scolastico 2003-2004 vi sono complessivamente, fra scuole statali
e paritarie, 2.386 alunni stranieri su 25.038 iscritti (9,52%), così distribuiti: 446 nella
scuola dell’infanzia su 4.585 (9,73%); 864 alle scuole elementari su 7.051 (11,52%);
712 alle scuole medie inferiori su 4.965 (ca. il 14%); 364 alle scuole superiori su
8.437 (4,31%), con una tendenza ovunque generalizzata alla crescita rispetto agli
anni precedenti, ed un riequilibrio della presenza cinese a favore di altri gruppi
(albanesi, marocchini, pakistani).
La rapidità dei processi migratori ha profondamente modificato l’assetto del territorio, l’organizzazione della città (la città “plurale”) e la percezione che di essa hanno
i soggetti che vi vivono ed operano. Non a caso il Rapporto Caritas 2002 ha in più punti
sottolineato come la politica migratoria consista nella gestione della complessità.
1
Rielaborazione e aggiornamento a giugno 2004. Si è cercato di mantenere, laddove possibile, il tono
colloquiale del contributo.
2
Cfr.: CENTRO RICERCHE E SERVIZI PER L’IMMIGRAZIONE, La crescita della popolazione straniera a Prato: realtà
attuale e proiezioni sul prossimo anno, commento e analisi dei dati di Anna Marsden, Prato, Comune di Prato,
2002, pp. 10-11 e CENTRO RICERCHE E SERVIZI PER L’IMMIGRAZIONE, I numeri della presenza straniera a Prato,
commento e analisi dei dati di Anna Marsden, Prato, Comune di Prato, 2003, pp. 2-3.
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Le biblioteche, in particolare quelle pubbliche, non sono strutture neutre
rispetto alla diseguale distribuzione delle opportunità culturali e di informazione.
Quando si forma una raccolta libraria, non si forma né si sviluppa attraverso
un ipotetico, asettico livello medio: una raccolta libraria ha sempre dei picchi, questi picchi sono i momenti alti del rapporto tra la biblioteca e il territorio. Cosa
significa, ad esempio, che in un certo momento si vedono tanti nuovi libri che riguardano un determinato argomento? È il frutto di un’opera di “copertura” di vuoti
bibliografici, compiuta dal bibliotecario, oppure (e soprattutto, ai fini di questa
riflessione) esprime una capacità di attenzione a diversificati bisogni di lettura, di
formazione, di sapere espressi da soggetti individuali e collettivi, e che si manifestano nella progettazione e nell’organizzazione di una raccolta documentaria?
Non è utopistico pensare che pure gli utenti possano riconoscersi, anche nel
loro temporaneo aggregarsi come portatori di richieste specifiche di documentazione e conoscenza (ad esempio, ad integrazione di percorsi di apprendimento, autonomi o di gruppo), come co-determinatori del dispiegarsi di una raccolta documentaria; in questa ipotesi tanto più è efficace una raccolta quanto più visibili sono
le tracce di una relazione forte fra la biblioteca ed i suoi pubblici.
Tutto questo significa guardare agli interessi ed alle domande di una collettività, ed è il segno di una reattività, di una capacità di “leggere” nelle culture di un
territorio, nei tratti peculiari e dominanti e nelle differenze, che fa parte strutturale
della mission della biblioteca.
È indispensabile allora dotarsi di professionalità complesse, in grado di fare
interagire competenza tecnica e capacità di ascolto e di operare in partnership, e di
raffinati strumenti di lettura dei bisogni. In generale, ciò implica una abilità complessiva di costruire relazioni stabili, permanenti con saperi di diverso tipo, esterni
alla struttura bibliotecaria: saperi individuali, certo, ed il riferimento spontaneo è
alla intellettualità locale, a quella – spesso dispersa – rete di competenze che spesso
è “allocata” in specialisti e operatori di vario genere: storici, sociologi, pedagogisti,
operatori e mediatori culturali, insegnanti. Quella rete di alleanze culturali, di
partnership individuali, che rende viva la percezione del ruolo della biblioteca nel
circuito intellettuale di una città.
Ma anche, assolutamente complementare, una capacità di costruire non solo
relazioni stabili, ma tavoli di ascolto e confronto con i saperi delle aggregazioni
sociali, delle istituzioni ed associazioni culturali, dell’associazionismo sociale.
Oggi, in territori, in aree urbane abitate sempre più, a seguito dei recenti
flussi migratori, da soggetti e culture diverse, come la biblioteca si pone davanti a
un’identità sociale in trasformazione?
Noi siamo partiti ormai otto anni fa, nel 1996, da un’ipotesi iniziale di scaffale
multiculturale. I contributi di Vinicio Ongini, a partire da La biblioteca multietnica:
libri, percorsi, proposte per un incontro fra culture diverse (Milano, Ed. Bibliografica,
1991), proponevano allora il livello più avanzato in Italia: rendere leggibili le differenze
culturali di un territorio, dei soggetti, ma anche delle culture attraverso le raccolte delle
biblioteche, individuando in questa scelta di fondo la necessità di una forte e naturale
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collaborazione tra biblioteca e scuola. Di qui la ‘creazione’ dello scaffale multiculturale
come tramite, attraverso le narrazioni, della varietà e ricchezza delle culture.
Dovemmo andare presto oltre. Lo scaffale multiculturale si può benissimo realizzare anche in assenza di soggetti diversi, di cinesi, di pakistani, di senegalesi, di
marocchini, o comunque in presenza di flussi migratori relativamente contenuti.3
Prato già allora rappresentava la seconda città della Toscana per numero di
abitanti: nell’anno in cui sono stati aperti i servizi interculturali (aprile 1999), i residenti al 31.12.1999 erano 172.473, gli stranieri residenti 7.424.
Ma i dati sui permessi di soggiorno, consultabili ed aggiornati periodicamente nel sito “Prato multietnica” (http://www.comune.prato.it/immigra), banca dati
del Centro Ricerche e Servizi per l’immigrazione del Comune di Prato (Assessorato ai Servizi sociali), davano cifre che assai meglio si approssimavano alla realtà
effettiva: in tutto il territorio provinciale 13.360 erano gli stranieri muniti, al
31.12.1999, di regolare permesso di soggiorno.
Il passo ulteriore ha costituito l’integrazione ed il superamento, nella specifica realtà pratese, dell’orizzonte dello scaffale interculturale. Capimmo che dovevamo individuare i destinatari di questi servizi, cioè innanzitutto le comunità di recente immigrazione. La biblioteca pubblica, se vuole essere uno strumento di cittadinanza attiva, deve fare sì che il cittadino che proviene da altri territori vi possa
trovare i testi nella sua lingua e vi trovi non soltanto i classici della letteratura, della
filosofia, ma le pubblicazioni recenti della sua cultura e di quella europea tradotte
nella sua lingua; quindi, per quanto riguarda la narrativa cinese, Acheng sicuramente, ma anche scrittori italiani ed europei, non solo i contemporanei, tradotti in cinese: anche Boccaccio in cinese, come classico della narrativa occidentale.
Di questa scelta gli esiti sono:
- la formazione di “microbiblioteche” in lingua (cinese, araba, albanese,
urdu), per complessivi 2500 volumi (libri, riviste, corsi di lingua su cdrom e su cassetta), con nuclei oscillanti mediamente da 300 a 800 volumi;
- la realizzazione di cataloghi specifici, in duplice versione per arabo e cinese (traslitterata e non);
- la progettazione e costruzione di raccolte librarie, con il supporto di consulenti esterni, in modo da corrispondere alle differenziate esigenze delle
comunità di riferimento;
- servizi di informazione e mediazione culturale in modo da valorizzare le
risorse ed i servizi della biblioteca e più in generale, nella sua funzione
informativa e di orientamento alla città;
3
L’esperienza pratese è stata più volte, da allora, oggetto di confronto e discussione: al Congresso A.I.B. del
1999, da Franco Neri; al Seminario di Castelfiorentino. Cfr. Franco NERI – Lucia BASSANESE (a cura di),
Biblioteche e intercultura, Atti del seminario (Castelfiorentino 26 novembre 1999), Firenze, Regione Toscana,
2001); in contributi della responsabile dei servizi interculturali, Lucia Bassanese, come La lettura per tutti, in
“Percorsi di cittadinanza”, 2001, 11, pp. III e VIII, o nel recente volume collettaneo, curato dalla Commissione
nazionale biblioteche pubbliche dell’Associazione Italiana Biblioteche Linee guida per i servizi multiculturali
nelle biblioteche pubbliche, Roma,A.I.B., 2003.
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- attività formative e di alfabetizzazione informatica e linguistica;
- la costruzione di un sito interculturale multilingue (italiano, arabo, cinese), “Babele: culture a Prato”.
Per il “decollo” di tali servizi ed attività negli anni che vanno dall’apertura della
Sezione multiculturale “Senghor” (1999) alle iniziative attuali (2004), la Biblioteca
“A. Lazzerini” ha attivato molteplici processi di partnership, anche esterni al territorio: il progetto “Immigrati e territori” (Misura C4, F.S.E.), concluso alla fine del 2003,
ha permesso di costruire il sito interculturale “Babele: culture a Prato”; di realizzare
Circoli di studio di alfabetizzazione informatica (1° e 2° livello) per la comunità araba; di realizzare, con il Centro Ricerche e servizi per l’immigrazione e con la partnership
del Liceo scientifico “F. Livi” di Prato, corsi di lingua per la comunità cinese ed una
innovativa ricerca sui bisogni formativi, curata dalla sinologa Antonella Ceccagno,
ora edita (Lingue e dialetti dei cinesi della diaspora, Firenze, Giunti, 2003).
Nella frequentazione dei servizi interculturali della Biblioteca Lazzeriniana,
nella molteplicità delle risorse rese fruibili, si è come rappresentato il processo di
trasformazione della città: oggi ca. il 20% degli utenti della Biblioteca Lazzeriniana
è costituito da cinesi, arabi, pakistani, albanesi, e le risorse documentarie ed informative, se rispondono innanzitutto ai bisogni delle comunità di recente immigrazione, “supportano” anche le necessità di docenti, operatori e mediatori e, più complessivamente, le domande di comprensione dei cittadini.
La varietà dei supporti linguistici e culturali e delle forme di mediazione
interculturale divengono fattori di “cittadinanza attiva” e la biblioteca uno degli
strumenti di interazione reciproca fra la comunità locale e i nuovi soggetti.
L’accreditamento della Biblioteca “A. Lazzerini” quale agenzia formativa si
inserisce in questa linea di impegno: il sito interculturale in italiano, cinese, arabo;
l’attività formativa; il catalogo in cinese ed arabo; il riconoscimento di Polo regionale di documentazione interculturale ne sono i più recenti prodotti.
Tuttavia, quando una città cambia così profondamente, non basta lavorare
soltanto sui servizi agli immigrati, bisogna lavorare anche su servizi che offrano a
tutti i cittadini interessati l’opportunità di capire il cambiamento; la biblioteca diventa uno degli strumenti, sul piano culturale ed informativo, che la città ha per
leggere e per leggersi dentro il cambiamento. In tal modo la biblioteca può essere
un referente importante della pubblica amministrazione, delle aggregazioni sociali
e culturali, degli operatori (insegnanti, mediatori culturali, facilitatori linguistici).
Ho citato prima il Rapporto Caritas 2002, e la sua sottolineatura della complessità del fenomeno migratorio.
A una realtà complessa deve corrispondere un modello complesso di servizi
informativi e culturali. Complesso non vuol dire complicato: vuol dire articolato,
capace di mettere in evidenza relazioni e nessi fra esperienze, guardando a più soggetti individuali e collettivi; vuol dire costruire un servizio percepito come utile e rispondente ai differenziati bisogni di lettura, sapere e comprensione delle comunità locali.
Significa anche un modello:
- trasversale rispetto all’organizzazione dei servizi della biblioteca: infor188
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mativi, di orientamento, di prestito, formativi ed alle opportunità di relazione e scambio che questa offre, capace cioè di fare riflettere e crescere
tutti gli operatori del servizio bibliotecari;
- capace di interazione con altre strutture e servizi dell’Ente che, a diverso
titolo, operano nell’area dei servizi alle comunità di recente immigrazione.4
Debbo anche riconoscere che qui si gioca la scommessa più difficile: la possibilità di una crescita integrata, attraverso processi formativi specifici, degli operatori.
All’inizio degli anni ‘90 il Comune di Prato si è dotato di una struttura, il
“Centro ricerche e servizi per l’immigrazione” che ha prodotto ricerche di notevole rilievo. Fra le ultime, entrambe edite da Franco Angeli, Migranti a Prato: il distretto tessile multietnico, a cura di Antonella Ceccagno (2003) e Giovani migranti
cinesi: la seconda generazione a Prato (2004), della medesima autrice, ricerca sorta
nell’ambito di un progetto biennale (“Migranti oltre la scuola dell’obbligo”) finanziato su risorse FSE, Misura C2 (Prevenzione della dispersione scolastica).
In Migranti a Prato confluiscono le analisi degli esperti e ricercatori del Centro con il sapere e le riflessioni dei vari soggetti madrelingua, operatori e consulenti
di sportello, integrata con l’esperienza complessiva del Centro nell’erogazione di
servizi di consulenza, di formazione (corsi di lingua), di supporto (alle scuole), di
orientamento. Le nostre raccolte sono nate con la collaborazione del “Centro ricerche e servizi per l’immigrazione”.
Abbiamo un consulente straordinario di lingua araba, è un marocchino. Con
noi ha un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, con obiettivi diversificati: consulenza agli immigrati e mediazione culturale; consulenza allo sviluppo delle raccolte; catalogazione; promozione di circoli di studio e iniziative culturali e formative. La consulenza agli immigrati ha come finalità prevalente l’orientamento alle raccolte, ai servizi e alle risorse che complessivamente la biblioteca
offre, e che non sono soltanto risorse documentarie, ma risorse ed opportunità per
conoscere la città ed il territorio. Questa persona fa anche servizio di sportello per
la comunità araba al “Centro ricerche e servizi per l’immigrazione”.
Si tratta di unire, di far convivere, il momento dell’informazione e della formazione, che per noi è decisivo, con un più complessivo problema di orientamento
alla città.
4
Sia concessa una autocitazione. Nella presentazione (p. 5-6) della citata ricerca di Antonella Ceccagno
Lingue e dialetti dei cinesi della diaspora ho avuto modo di scrivere:” Una lettura delle differenze è possibile
solo attraverso un alto livello di integrazione e scambio fra i diversi soggetti coinvolti nell’area della
comunicazione interculturale. Un esempio, fra i tanti. Quotidianamente ca. 80 migranti di diverse etnie, con
larga prevalenza per quella cinese, araba e pakistana, frequentano la Biblioteca “A. Lazzerini”, ne utilizzano
gli spazi, le risorse documentarie e informative, le opportunità culturali, di relazione e di formazione che
offre. Vi è contiguità fra questi bisogni e quelli espressi altrove dai soggetti migranti, presso la FIL o il Centro
Ricerche e Servizi per l’Immigrazione, il Centro territoriale permanente o il Centro per l’impiego? Quali
bisogni di formazione, conoscenza, orientamento esprimono i migranti rispetto alle articolazioni sociali,
culturali, economiche, educative del territorio? Quale confidenza hanno con tali strutture? Quali sono i punti
di intersezione fra processi culturali, formativi e sociali? Per quanti sono coinvolti nella progettazione e gestione
di percorsi formativi si apre un terreno enorme di cooperazione, in cui il capire e l’agire sono azioni da
costruire sempre insieme”.
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La Biblioteca “Alessandro Lazzerini” non è più, dal 2001, soltanto servizio
bibliotecario. Il servizio che dirigo si chiama “Sistema bibliotecario e delle Opportunità formative”, con il coordinamento dei progetti e delle azioni di Educazione
degli adulti del Comune.
Per la Biblioteca Lazzeriniana ciò ha voluto dire misurarsi con un orizzonte
relativamente nuovo per le biblioteche pubbliche, con la formazione come momento strutturale del fare cultura. Notevole è stato l’impatto sul processo di crescita dei servizi interculturali.
Abbiamo costruito e realizzato – come accennato precedentemente - un progetto, fra il 2001 ed il 2003, con la collaborazione del “Centro ricerche e servizi per
l’immigrazione”, chiamato “Immigrati e Territorio“ articolato in tre nuclei fondamentali: a) corsi di Italiano L2 per la comunità cinese, in partnership con il Liceo
scientifico”C. Livi” situato in un’area di forte concentrazione abitativa della comunità cinese. È da questo corso che è nata la ricerca di Antonella Ceccagno Lingue e
dialetti dei cinesi della diaspora; b) circoli di studio, all’interno della biblioteca, di
Informatica (di base e avanzata) per la comunità araba; c) il sito interculturale
multilingue “Babele: culture a Prato”.
È con questo progetto che è stato fatto il salto di qualità e che i servizi hanno
conosciuto una progressiva differenziazione.
Circa il 20% dei nostri utenti sono immigrati. È un dato rilevante, che ha
visto negli anni modificarsi la composizione dei gruppi che frequentano la biblioteca, con una più accentuata presenza di utenti arabi e pakistani. Tale dato tuttavia
sale a quasi il 40% quando parliamo di utenti che utilizzano le postazioni Internet;
la posta elettronica, per esempio, è uno dei servizi più utilizzati, così come la lettura
dei quotidiani sulla rete o su supporto cartaceo. Il fondo urdu è di recentissima
costituzione, per anni abbiamo incontrato difficoltà notevoli nell’acquisizione di
libri in lingua urdu in Italia. Nonostante ciò, la stampa quotidiana da Internet del
quotidiano in urdu «Daily Jang» ha permesso che si mantenesse, e anzi si sviluppasse un rapporto fra la biblioteca come luogo di lettura ed informazione, e la comunità pakistana.
In tal modo la biblioteca, oltre che insieme di opportunità informative e culturali, è stata percepita come una delle risorse fondamentali per facilitare il rapporto con la città. Se la biblioteca viene vista come strumento accessibile in cui le richieste di informazione vengono accolte e valorizzate, può dispiegare la sua funzione di strumento di integrazione.
La presenza di un nuovo pubblico ha reso necessario, in particolare negli
ultimi due anni, l’organizzazione di corsi di aggiornamento del personale.
Nell’ultimo trimestre del 2003 abbiamo promosso un corso di comunicazione interculturale trasversale ai diversi servizi dell’Ente coinvolti in attività di informazione agli immigrati (Biblioteca, Anagrafe, URP, Circoscrizioni, Servizi sociali)
articolato in un primo nucleo comune, ed in uno successivo più direttamente rivolto ai bibliotecari, con l’intento duplice di favorire gli scambi (di conoscenze ed
esperienze) e le relazioni fra operatori diversi, e di fornire ai bibliotecari strumenti
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e metodologie per “ricollocare” i servizi interculturali in una nuova immagine della biblioteca pubblica.
Il corso non è stato un successo. I tempi per una integrazione fra operatori
diversi sono più lenti di quanto, illuministicamente, forse, non avessimo presunto:
la condivisione degli obiettivi e delle azioni formative conseguenti deve essere sempre attentamente preparata, e resa preventivamente chiara negli intenti ai destinatari.
Nella progettazione dei servizi, anche di quelli tecnici, è stata posta una particolare attenzione sia alla dimensione comunicativa che alla rispondenza e fruibilità
degli strumenti rispetto al pubblico degli immigrati.
Così è per il catalogo, il primo in Italia da dicembre 2002 a rendere possibile
un duplice livello di “lettura” dei fondi in arabo e cinese: mediante la consultazione
della notizia bibliografica traslitterata oppure in caratteri arabi e cinesi. L’OPAC,
nella versione pratese del software EasyWeb, permette di disaggregare tutti i fondi
della biblioteca, con la possibilità di vedere non solo tutto quello che la biblioteca
ha, ma anche tutto quello che la biblioteca possiede in un fondo particolare.
In tal modo le risorse documentarie interculturali possono essere lette e
disaggregate nei contesti più vari e secondo le chiavi di ricerca prescelte (autore /
titolo / titolo tradotto in italiano / classificazione …).
L’altra grande iniziativa è stata la costruzione del sito multilingue (italiano,
arabo, cinese) “Babele: culture a Prato”, che ci ha visti impegnati per oltre un anno
e mezzo. Il sito (Babele.po-net.prato.it) è strutturato in cinque sezioni:
1) Città multietnica, con informazioni sulle cultura e comunità araba e cinese, e sulle tradizioni del territorio. La sottosezione dedicata alla cultura
araba è tradotta anche in cinese, e viceversa; analogamente sono tradotte
le parti relative alle tradizioni del territorio, al fine di favorire processi di
interazione e conoscenza della storia e realtà locale.
2) Nella sezione Cultura e formazione è possibile vedere quali sono le opportunità di aggiornamento e di formazione rivolte agli immigrati, e segnalati alcuni progetti interculturali delle scuole.
3) La parte Diritti e doveri significativamente porta il sottotitolo “Soggetti
immigrati e servizi locali”: intorno ad alcune voci tematiche (Bambini /
Casa / Donne / Lavoro /Scuola e formazione), sperimentalmente, segnala
e riaggrega informazioni di vario genere recuperabili sia nella rete Po-net
che nel Web.
4) La quarta sezione, Biblioteca A. Lazzerini, ne descrive i servizi e le risorse, con una guida alla consultazione ed uso del catalogo.
5) La quinta sezione, Risorse rete, contiene, fra l’altro, due importanti
sitografie ragionate (rispettivamente tradotte in arabo e cinese) sulla cultura araba e cinese.
Complessivamente “Babele” è stato pensato come risorsa utilizzabile in contesti diversi: presso la biblioteca o dalle postazioni pubbliche collegate alla rete civica nelle scuole e in luoghi diversi della città sino ai corsi per adulti.
Da poco meno di un anno la Biblioteca “Lazzerini” è diventata Polo regio191
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nale di documentazione interculturale. In questo, come si legge nella presentazione
del progetto sul sito della Regione Toscana, “[…] la Biblioteca Comunale di Prato
colloca in un contesto cooperativo, di ricerca di soluzioni e di strumenti condivisi,
la propria maturata e adeguata esperienza in ambito interculturale”.
La convenzione con la Regione Toscana (è in corso di definizione la convenzione triennale) ha definito gli ambiti di intervento:
SVILUPPO DELLE RACCOLTE E ORGANIZZAZIONE DI SERVIZI
Consulenza nella formazione delle raccolte, nell’organizzazione dei servizi,
nell’acquisizione di testi, nelle procedure di catalogazione, per quanto riguarda la
lingua araba e cinese.
PRESTITO INTERBIBLIOTECARIO DI DOCUMENTI DELLA BIBLIOTECA SPECIALIZZATA
Prestito interbibliotecario dei documenti appartenenti alla biblioteca specializzata del Polo (con forte presenza di testi e ricerche nelle principali lingue europee) nelle aree dell’analisi dei processi migratori, della didattica interculturale e apprendimento linguistico, della mediazione linguistica e culturale.
SITO INTERCULTURALE “BABELE”
“Babele” (http://babele.po-net.prato.it) è un sito multilingue (in italiano, arabo
e cinese) dedicato alle diverse culture e tradizioni che si confrontano nel nostro
territorio toscano. È anche un valido strumento per la circolazione della documentazione di esperienze, la segnalazione di letteratura grigia, l’ospitalità di recensioni
FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO
Aggiornamento e formazione di bibliotecari nell’area dei servizi interculturali
L’indagine sul fabbisogno di formazione e di servizi interculturali dei bibliotecari toscani, realizzata dalla Biblioteca Lazzeriniana fra dicembre 2003 e gennaio
2004, ha permesso di definire un corso di formazione di base per i bibliotecari che si
svolgerà in autunno 2004.
Come si vede, si tratta di un processo in rapida crescita. L’orizzonte del Polo
regionale da un lato, l’esperienza maturata con i progetti comunitari ed una crescente attenzione alla rilevazione dei bisogni ed alla trasversalità dei servizi dall’altro, stanno modificando l’esperienza pratese. È cresciuto uno staff specifico, si sono
consolidate relazioni e collaborazioni.
In questo percorso di crescita molti devono essere ringraziati.
Una innanzitutto, la responsabile dei servizi interculturali, Lucia Bassanese,
che ha profuso passione, pazienza, intelligenza nella tessitura di relazioni e nell’approfondimento di innovative soluzioni tecniche.
A lei e a tutti coloro che ci hanno accompagnato con partecipazione un grazie di cuore.
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