La prova delle JBL 4312M II, il mito in versione compatta

Transcript

La prova delle JBL 4312M II, il mito in versione compatta
La prova delle JBL 4312M II,
il mito in versione compatta
Fonte DDAY.it (di Roberto Faggiano - 27/04/2012 12:27)
Abbiamo provato i diffusori JBL 4312M II, l'ultima versione
degli storici monitor professionali del marchio USA, più
piccoli dell'originale ma con la stessa qualità.
La storia
Il marchio JBL non ha bisogno di presentazioni ma per chi era un adolescente negli anni settanta
(come chi scrive) era un vero sogno. In particolare i modelli Monitor, caratterizzati dalla sigla a
quattro cifre e dai woofer con il cono bianco, erano un sogno proibito per i prezzi molto
elevati. Così ci si accontentava di un ascolto nei negozi specializzati, giusto qualche brano musicale
rubato ad altri clienti oppure approfittando della pazienza del commesso (dato che in fondo
avevamo già speso in ogni caso delle belle cifre per amplificatore e giradischi).
Da quei diffusori usciva sempre qualcosa in più rispetto ai concorrenti, una mezza nota, una
sfumatura, un dettaglio dei solchi in vinile che gli “altri” facevano sparire dalla musica.
Capirete quindi la nostra emozione nell’accostarci a questi monitor, molto più piccoli degli
originali, ma pur sempre con quella disposizione dei tre altoparlanti, con quel cono bianco del
woofer, con i regolatori di livello, con quel pannello frontale e la griglia in tessuto in blu scuro.
Il tweeter è cambiato molto, ora è un prezioso altoparlante in titanio con cupola dorata circondata
da scanalature che migliorano la dispersione, gli altri altoparlanti invece sembrano delle
perfette copie in scala ridotta degli originali.
Certo i nuovi monitor sono “Made in China” e il vecchio indirizzo “8500 Balboa Boulevard,
Northridge, California”, che solo a leggerlo faceva sognare la mitica West Coast, è solo un
particolare nella traghetta posteriore.
Nell’ultima gamma JBL sono rimasti sei modelli con la classica sigla a quattro cifre, tra questi i
4312 MII sono i più economici con un prezzo di listino di 999 euro la coppia, un costo più che
ragionevole.
Come già sottolineato le nuove 4312M II sono molto compatte e sono facilmente collocabili in
ambiente, la disposizione simmetrica degli altoparlanti distingue il diffusore destro da quello
sinistro, con i tweeter che devono essere posti verso l’esterno per ampliare la ricostruzione
tridimensionale. I controlli su medi e acuti prevedono solo una posizione in attenuazione o in
incremento oltre al neutro centrale.
Le istruzioni non dicono nulla riguardo le frequenze di intervento, ma l’orecchio ci dice che le
variazioni sono minime, giusto per adattarsi a stanze molto assorbenti o riflettenti. I
collegamenti verso l’amplificatore sono i classici ingressi adatti a ogni tipo di cavo, terminato o
meno; non è previsto il bi-wiring e il taglio del crossover è posto molto in alto, a 7 e 12 kHz. Gli
altoparlanti sono realizzati con cura e schermati magneticamente, spicca per qualità il tweeter ma
anche il woofer con la sua sospensione catramata è un ottimo componente. L’interno del mobile è
stipato di materiale fonoassorbente, il che è sempre utile anche in presenza dell’accordo reflex.
Prestazioni musicali
Ed eccoci all’ascolto, protratto ben oltre il consueto per dare modo agli altoparlanti di trovare la
loro forma migliore. Il carattere di monitor da studio è evidente ma non esasperato, il dettaglio
è preciso quanto basta per evidenziare errori di registrazione ma ci risparmia note taglienti e
stancanti.
Il punto forte è la riproduzione delle percussioni, non solo la batteria dei gruppi rock ma anche il
grande tamburo delle orchestre sinfoniche, perché questi JBL non prediligono un genere musicale
rispetto all’altro. La dinamica è eccellente anche senza esagerare con il volume, la resa non è
proprio quella dei vecchi monitor con il woofer da 12” ma comunque la sostanza c’è.
Per ottenere la migliore riproduzione tridimensionale bisogna disporre con cura i diffusori,
orientandoli verso il punto d’ascolto, altrimenti pochi centimetri possono ridurre sensibilmente la
profondità. Sulle voci femminili può pesare il taglio alto del crossover, che porta alla riproduzione
anche dal midrange; meglio quelle maschili che cadono completamente nelle competenze del
woofer.
Abbiamo passato in rassegna molti dischi della nostra collezione, compresi quei vinili che
scoprivamo negli anni settanta, ottenendo sempre la sensazione di un ascolto piacevole per lunghi
periodi. Sarà la suggestione ma ci è sembrato che la gamma bassa dei dischi in vinile sia più
corposa e dinamica rispetto ai cd, certo il fruscio si fa sentire ma nelle registrazioni dal vivo
non dà molto fastidio.
Se aggiungiamo il prezzo di listino non esagerato, non si può che consigliare questo diffusore a
grandi e piccini, a chi ricorda i bei tempi andati e a chi scopre la buona musica del passato dal web
sottoforma di Flac e Mp3.