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FINALMENTE C’È SPERANZA.
UN SEMPLICE METODO
PER CALMARE
IL PIANTO DEI NEONATI
Punti principali
•Tutti i bambini piccoli piangono, ma la maggior
parte dei genitori ha poca esperienza nel calmarli.
•Il problema principale: sotto diversi aspetti, i bambini nascono con tre mesi di anticipo.
•Il riflesso della calma: i meccanismi con cui la natura
induce un bambino a smettere di piangere.
•Le “cinque soluzioni”: come attivare il riflesso della
calma nel vostro bambino.
•La cura delle coccole: combinare le “cinque soluzioni” per la felicità del bambino più agitato.
Suzanne era esausta e preoccupata. Sean, il suo
bambino di due mesi, piangeva ininterrottamente
per ore intere. Un pomeriggio venne sua sorella ad
aiutarla e Suzanne si lanciò nel bagno per una
doccia calda e una rapida “fuga”. Quarantacinque
minuti dopo, si risvegliava rannicchiata sul
pavimento, sotto il getto dell’acqua fredda!
Nello stesso tempo, a mezzo mondo di distanza, nelle
aspre pianure del Kalahari, nel Botswana
settentrionale, Nisa dava alla luce una bambina che
riceveva il nome di Chuko. Chuko era minuta e
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delicata ma, nonostante la sua piccolezza, era anche
lei una bambina difficile, che piangeva spesso.
Nisa portava Chuko con sé dovunque andasse, in
una fascia a tracolla. Al contrario di Suzanne,
non si preoccupava mai quando la bambina
piangeva perché, come tutte le madri della tribù
!Kung San, sapeva perfettamente come calmarla in
pochi secondi.
Perché Suzanne aveva tante difficoltà a far smettere di
piangere Sean? Quali antichi segreti conosceva Nisa, grazie ai
quali poteva calmare la sua bambina tanto facilmente?
Come state per vedere, le risposte a queste due domande cambieranno per sempre il vostro modo di pensare
sui bambini. Vi aiuteranno a vedere il mondo attraverso gli
occhi di vostro figlio e, cosa più importante, vi insegneranno
a calmare il suo pianto in pochi minuti e a farlo dormire più
a lungo.
IL VOSTRO BAMBINO È NATO
Congratulazioni! Avete già fatto un gran lavoro: avete
nutrito il vostro bambino dal momento del concepimento al
giorno della sua “nascita”. Avere un bambino è un’esperienza meravigliosa e miracolosa, che ci fa ridere, piangere, ci
riempie gli occhi di stupore… tutto insieme.
Come neogenitore, il vostro primo compito è quello
di amare pazzamente il vostro bambino. Dopo questa inondazione d’affetto, i compiti successivi sono quello di nutrirlo
e calmarlo quando piange.
Dopo venticinque anni di esperienza come pediatra,
posso assicurarvi che i genitori che riescono in questi due
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compiti sono fieri, fiduciosi, al settimo cielo! Hanno i bambini più felici e si sentono genitori migliori. Le madri e i
padri che con questi compiti si trovano a combattere, invece, finiscono spesso con il cadere nella disperazione.
Di solito, per fortuna, nutrire un bambino è qualcosa
che viene da sé: la maggior parte dei neonati comincia subito a succhiare come se non avesse mai fatto altro! Calmarlo
quando piange, invece, può presentare difficoltà inaspettate.
Nessuna coppia si aspetta che il suo piccolo appena
nato sia un bambino “difficile”. Chi sta davvero a sentire le
storie terribili raccontate da amici e parenti? Siamo sicuri che
il nostro sarà un bambino “facile”; è per questo che molti
neogenitori rimangono sconvolti quando scoprono quanto
può essere arduo farlo smettere di piangere.
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Vi prego di non fraintendermi: non voglio dire che
piangere sia un male. Tutt’altro: è un’ottima cosa! Vi sfido a
trovare un modo altrettanto efficace con il quale un neonato
indifeso possa richiamare la vostra attenzione. Una volta che
il bambino ha la vostra attenzione, probabilmente butterete
giù una lista di problemi e soluzioni:
•Ha fame? Nutritelo.
•È bagnato? Cambiate il pannolino.
•Si sente solo? Prendetelo su.
•Ha aria nello stomaco? Fategli fare il ruttino.
•Ha freddo? Fasciatelo.
I guai cominciano quando niente funziona.
Si calcola che un bambino su cinque abbia attacchi
ripetuti di pianto inconsolabile senza un motivo apparente.
Questo si aggiunge al milione circa di dolci neonati che
ogni anno, negli Stati Uniti, urlano disperatamente per ore
e ore.
Per questo i genitori dei bambini infelici sono dei
veri eroi! Sentire un bambino che piange spezza il cuore.
Mamme e papà distrutti e confusi cullano amorevolmente i
loro fardellini agitati per ore nel tentativo di calmarli, ma
quelli continuano a urlare ed erodono la loro fiducia: «Gli
farà male qualcosa?», «Lo sto viziando?», «Si sente abbandonato?», «Sono una pessima madre?».
Di fronte a questo fuoco di sbarramento, la madre
più amorevole può cedere alla frustrazione e alla depressione. Le urla incessanti di un bambino possono spingere un
genitore disperato nell’abisso della violenza.
Molti genitori esausti si sentono dire che devono
aspettare, che “gli passerà crescendo”. La maggior parte di
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noi, tuttavia, sente che non può essere così, che deve esistere un modo per aiutare i nostri bambini.
Vi mostrerò come.
AIUTO! A CHI SI RIVOLGONO
I GENITORI QUANDO IL LORO
BAMBINO PIANGE TANTO?
Mentre esiste un gran numero di centri e di specialisti per aiutare le madri a risolvere i problemi di alimentazione dei neonati, per i genitori di bambini che piangono tanto
c’è poco aiuto. È un peccato perché, se l’impulso a calmare
un bambino che piange è istintivo, la capacità di farlo deve
essere appresa.
Ai genitori di oggi l’esperienza della cura dei bambini manca più che a qualsiasi generazione precedente.
(Sorprendentemente, la nostra cultura richiede più addestramento per prendere la patente che per avere un bambino.)
Con ciò non voglio dire che padri e madri inesperti
siano abbandonati a se stessi: al contrario, sono letteralmente sommersi dai consigli. Nella mia esperienza, il passatempo preferito dagli americani non è il baseball, ma dispensare ai neogenitori consigli non richiesti: «Si annoia», «Ha
caldo», «Mettigli il cappellino», «Ha l’aria nel pancino».
Che confusione! A chi dare retta?
Frustrati e preoccupati, i genitori chiedono aiuto al
loro medico. Secondo le statistiche, una coppia su sei si rivolge a un medico perché il loro bambino non smette di piangere. Quando questi bambini vengono visitati e risultano perFINALMENTE C’È SPERANZA
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fettamente sani, la maggior parte dei medici non ha altro da
offrire che solidarietà: «So che è difficile, ma abbiate pazienza, prima o poi passerà». Consigli come questo spingono
molti genitori in ansia a cercare aiuto nei libri.
I genitori di bambini con le coliche passano ore a
spulciare libri per trovare la “risposta” al disagio del loro
bambino. Spesso, tuttavia, la risposta non fa che generare
altra confusione: «Tenetelo in braccio, ma state attenti a non
viziarlo». «Amate il vostro bambino, ma lasciatelo piangere
finché non si addormenta».
Molti dei genitori esausti che incontro sono stati convinti, contro il loro miglior intendimento, che l’unica cosa
da fare è portare pazienza e sopportare le urla. Io dico loro
altre cose: calmare un bambino infelice è possibile. In pochi
minuti.
I QUATTRO PRINCIPI
PER CALMARE I LATTANTI
Sotto molti aspetti, i popoli che vivono in culture primitive sono arretrati rispetto alle società occidentali. In alcuni campi, invece, hanno una grande saggezza… e i “primitivi” siamo noi. Questo vale soprattutto quando si tratta di
calmare il pianto di un neonato.
Ho raccolto fili di saggezza del passato e li ho intessuti con ricerche moderne e con osservazioni personali,
fatte durante gli anni che ho dedicato a curare oltre cinquemila bambini. Da tutto questo ho ricavato quattro principi,
fondamentali per chiunque voglia capire meglio i bambini,
saperli confortare e migliorare il loro sonno.
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•Il quarto trimestre mancante.
•Il riflesso della calma.
•Le “cinque soluzioni”.
•La cura delle coccole
Il quarto trimestre mancante: molti bambini
piangono perché sono nati con tre mesi di anticipo!
Avete mai visto un puledro o un vitellino? Appena
nati, il primo giorno di vita, sanno già camminare, persino
correre. Devono essere in grado di correre: ne va della loro
sopravvivenza.
Al confronto, i nostri neonati sono molto immaturi: non
sanno correre, non sanno camminare, nemmeno cambiare
posizione. Una mamma inglese mi disse che la figlia appena
nata le sembrava così impreparata per il mondo che lei e suo
marito l’avevano soprannominata la “creaturina”. Non sono gli
unici genitori a vederla così: il termine creatura per designare i
neonati è comune almeno allo spagnolo e all’italiano.
Sotto molti aspetti, il vostro neonato è ancora più un
feto che un bambino, e trascorre la maggior parte del tempo
dormendo e nutrendosi. Se aveste rinviato il parto di appena altri tre mesi, sarebbe nato già capace di sorridere, produrre altri suoni oltre al pianto e fare le moine. (Chi non
vorrebbe questo, il primo giorno di vita del proprio bambino!). In ogni caso, io non sono mai riuscito a convincere
una donna a tenersi il bambino nella pancia per altri tre
mesi… e per una buona ragione: far uscire la testa è già un
bel lavoro dopo nove mesi di gravidanza; dopo dodici mesi,
sarebbe impossibile.
Perché i nostri bambini nascono così immaturi? Il
motivo è semplice. A differenza dei puledri, la cui sopravviFINALMENTE C’È SPERANZA
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venza dipende dalla forza del loro corpo, la sopravvivenza
di un essere umano dipende dalle dimensioni e dalla forza
del cervello. E, infatti, i nostri neonati hanno un cervello
così grande che il feto deve essere “sfrattato” prima che sia
del tutto pronto ad affrontare il mondo, per evitare che la
testa rimanga incastrata nel canale del parto.
I neonati hanno alcune abilità che dimostrano che
sono pronti a stare al mondo; ciononostante, per i primi tre
mesi sono tanto immaturi che sarebbe davvero un bene se
potessero tornare “dentro” ogni volta che si sentono sopraffatti. Tuttavia, visto che non siamo canguri, il minimo che
possiamo fare come genitori amorevoli è far sentire a casa
le nostre creaturine, circondandole con quelle sensazioni
confortanti che, nel grembo materno, le accompagnavano
ventiquattro ore su ventiquattro. Per creare questo quarto
trimestre, i genitori devono rispondere a una domanda
importante: come si stava, esattamente, là dentro?
Nel grembo materno, il bambino era un fagottino
stretto nella posizione fetale, avvolto dalle pareti calde dell’utero, cullato e dondolato per la maggior parte della giornata. Era anche continuamente accompagnato da un suono
sibilante, leggermente più forte del rumore di un aspirapolvere.
Da migliaia di anni i genitori sanno che riprodurre le
condizioni del grembo materno dà conforto ai neonati: per
questo quasi tutte le tecniche tradizionali per calmarli, in
tutto il mondo, imitano le sensazioni dell’interno dell’utero.
Fasciare il bambino, cullarlo, blandirlo con il suono “shhhh”,
sono tutti metodi che lo riportano in un mondo tenero, ritmico, simile al grembo materno, finché non è pronto a sorridere, a unirsi alla famiglia. Questa esperienza del quarto trimestre, se è di aiuto a calmare i bambini in generale, è essenziale per quelli agitati.
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La maggior parte dei genitori immagina che questa
imitazione dell’utero calmi il bambino semplicemente perché lo fa sentire “di nuovo a casa”. In realtà, sono esperienze che sollecitano una profonda risposta neurologica che
non è mai stata riconosciuta o osservata - fino a oggi. Si tratta di un riflesso antico e molto potente nei neonati, che si
definisce riflesso della calma.
Il riflesso della calma: il brillante meccanismo
messo a punto dalla natura per far cessare il pianto
dei neonati
Questo sistema di rimessa a punto automatica lo fa
smettere di piangere ed è veramente il migliore amico del
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bambino (e dei suoi genitori). Perché la natura ha stabilito
che ad attivare questo riflesso benedetto fosse proprio la
riproduzione del grembo materno? Il motivo potrebbe stupirvi: per quanto saper calmare i neonati fosse importante,
per i nostri progenitori era tre volte più importante saper
calmare i feti!
Immaginate come vi sentireste se il vostro feto
desse in escandescenze: pugni e calci non solo vi farebbero male, ma potrebbero danneggiare la delicata placenta o
lacerare il cordone ombelicale, provocando un’emorragia
fatale. Anticamente, ancora più mortale del rischio di lesioni accidentali era forse l’eventualità che un feto irrequieto
si incastrasse lateralmente nell’utero, trovandosi nell’impossibilità di scivolare fuori e portando a morte se stesso e
la madre.
Io sono convinto che la sopravvivenza dei nostri
feti, se non addirittura della nostra specie, sia dipesa proprio da questo antico riflesso. Nel corso di milioni di anni,
i feti che si incantavano alle sensazioni del grembo materno non si agitavano e, dunque, erano quelli che avevano
le maggiori probabilità di rimanere vivi. Oggi, i nostri
bambini sono i discendenti diretti di quei primitivi feti
“zen” che il grembo materno teneva tranquilli tanto facilmente.
Le “cinque soluzioni”: un passo dopo
l’altro verso la tranquillità
Perché un aspirapolvere è come una ninnananna?
Perché una macchina è come una coperta di flanella?
Perché aiutano a indurre il riflesso della calma riproducendo
alcune caratteristiche del grembo materno.
Anche se i nostri più antichi progenitori sapevano
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intuitivamente come far smettere di piangere e tenere tranquilli i loro bambini, il riflesso della calma in sé è rimasto
sconosciuto fino alla metà degli anni novanta, quando sono
riuscito a individuarlo studiando le caratteristiche di migliaia
di neonati inconsolabili.
Mi colpì il fatto che molti dei metodi tradizionali
usati per calmare i bambini rimanevano inefficaci, a meno
che non fossero applicati esattamente nella giusta maniera.
Mi resi conto che, come un medico induce il riflesso del
ginocchio con un colpo preciso del martelletto, il riflesso
della calma poteva essere indotto con alcune azioni molto
specifiche: quando erano proposti correttamente, i suoni e
le sensazioni del grembo materno avevano un effetto tanto
potente da portare un bambino dalle lacrime alla perfetta
tranquillità, a volte persino nella fase culminante di un
accesso di pianto.
Genitori e nonni ricorrono tradizionalmente a cinque
caratteristiche del grembo materno per calmare i loro bambini. Ho chiamato questi “ingredienti” onorati dal tempo le
“cinque soluzioni”.
• Fasciare: avvolgere strettamente il bambino.
• Fianco/pancia: coricarlo poggiato su un fianco o a
pancia sotto.
• “Shhhh”: forte rumore bianco.
• Movimento ritmico: cullare il bambino.
• Succhiare: qualsiasi cosa, dal seno al vostro dito, al
ciuccio.
Questi cinque metodi sono molto efficaci, ma solo se
applicati correttamente; senza la tecnica e la giusta energia,
non servono a niente. (La descrizione dettagliata delle “cinque soluzioni” si trova nei capitoli dall’8 al 12).
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Il dottor Karp ha insegnato le sue straordinarie tecniche
per calmare i bambini ai genitori di Los Angeles,
comprese superstar come Madonna.
Un libro da non perdere! Il dottor Karp offre una visione della cura
dei bambini che combina saggezza antica e moderna. Il nostro bambino ha reagito immediatamente alle “cinque soluzioni”!
Keely e Pierce Brosnan, giornalista/ambientalista e attore
Harvey affronta argomenti di cui la maggior parte dei libri sulla cura
dei bambini non si occupa. Ciò di cui ogni madre ha bisogno sono
semplici strumenti che funzionino davvero… e quelli di Harvey funzionano.
Michelle Pfeiffer, attrice/produttrice
Un libro brioso e magistrale, pieno di saggezza dalla prima all'ultima
pagina. Vi si trovano alcune delle idee migliori e più originali sui neonati che abbia mai visto. Il dottor Karp insegna divertendo, e offre
suggerimenti meravigliosi e innovativi da vero amico delle famiglie.
James McKenna,
Presidente del Dipartimento di Antropologia dell'Università di Notre Dame,
direttore del Mother-Baby Behavioral Sleep Laboratory
Che libro meraviglioso! Negli anni a venire, i genitori saranno grati al
dottor Karp per questa interpretazione lucida e ludica del perché i
neonati piangono, e di come aiutarli.
Martin Stein, docente di pediatria,
Università della California, Scuola Medica di San Diego,
autore di Encounters with Children: Pediatric Behavior and Development
Harvey Karp è il tipo di pediatra che ogni genitore vorrebbe avere. È
dotato di un'esperienza incomparabile, nonché di una notevole capacità di entrare in contatto con i genitori. Questo libro offre la soluzione ideale per aiutare i genitori a crescere… con i loro bambini.
Sandra Apgar Steffes, infermiera diplomata,
membro del consiglio direttivo di Lamaze International
ISBN 88-430-2637-2
9 788843 026371