Una casa di lusso per i poveri nel tempio barocco al Senato

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Una casa di lusso per i poveri nel tempio barocco al Senato
laRepubblica
MERCOLEDÌ 6 APRILE 2016
ROMA XI
Solidarietà/ Il progetto
Sorgerà nei sotterranei della
chiesa di Sant’Eustachio dove è
imbandita una mensa tra gli altari
IL RITRATTO
Una casa di lusso per i poveri
nel tempio barocco al Senato
LAURA MARI
L
IL PRETE DEGLI ULTIMI
Don Pietro Sigurani,
80 anni, rettore
della basilica di
Sant’Eustachio
nell’omonima
piazza del centro
storico. In alto, i
volontari mentre
servono il pranzo
ai più bisognosi
nella navata
della chiesa
<DALLA PRIMA DI CRONACA
“mensa degli amici poveri” apre
dal lunedì al venerdì all’interno della basilica di Sant’Eustachio, nell’omonima piazza del centro storico. A
crearla è stato, circa un anno fa, don Pietro Sigurani, 80 anni, che dell’accoglienza degli ultimi ha fatto lo scopo della sua vita. «Se non ci
fosse stata Papa Francesco, con la sua idea di
una Chiesa attenta ai più bisognosi, tutto questo non avrei potuto realizzarlo» ammette. E
mentre lo dice indica i volontari che, alle
12.30 in punto, apparecchiano i tavoli di plastica al centro della navata. «Quando abbiamo avviato la mensa i residenti e i negozianti
ci hanno guardato con diffidenza — racconta
don Pietro — temevano che i poveri portassero degrado». Ma un anno dopo, prosegue il sacerdote, quelle stesse persone gli hanno confessato che «la mensa ha riqualificato la zona, perché tutti ora conoscono Sant’Eustachio come il quartiere della carità».
Il “ristorante” si sviluppa su due turni e
ogni giorno la cooperativa Vivenda garantisce 140 pasti con primo, secondo, contorno,
frutta e acqua. «Ma per rifocillare anche il cuore con le offerte di turisti e passanti diamo anA
che antipasto, dolce e caffè» sottolinea don
Pietro. Che a chi, ancora oggi, non vorrebbe
che un luogo di culto fosse trasformato in una
mensa, risponde: «A casa mia faccio entrare
chi voglio. Questi poveri sono miei ospiti».
Per poveri si intendono non solo clochard, ma
anche e soprattutto badanti ucraine senza lavoro, romeni, operai e tanti pensionati italiani che non arrivano a fine mese.
Don Pietro, che nell’amore per gli ultimi e
nella carità vede il segno distintivo del cristianisimo, ha una convinzione precisa: «Nella ba-
silica di Sant’Eustachio non si mangia soltanto, bensì si accoglie. Mi affido alla provvidenza perché ci siano sempre le offerte per la
mensa. Ma a me — dice — i soldi non interessano. E non dovrebbero interessare neanche
alla Chiesa che, anzi, dei suoi beni dovrebbe liberarsi, donarli ai poveri». E che le finanze
non siano la preoccupazione principale di
don Pietro lo dimostra il progetto che, entro
settembre, diventerà realtà. «Realizzeremo
una Casa della Misericordia per i poveri proprio di fronte al Senato» annuncia il sacerdo-
GLI AMBIENTI ABBANDONATI
L’HOTEL DEI PIÙ BISOGNOSI
Da sinistra, com’è attualmente la struttura di 200 metri quadrati dove a settembre sarà
inaugurata la Casa della Misericordia per i poveri. A destra, il rendering di come sarà
te. La struttura, finanziata solo in parte, si sviluppa su oltre 200 metri quadrati sotto alla
basilica. Un’area di proprietà del Vaticano a
cui si accederà dal civico 1 di via della Dogana
Vecchia. «Sarà un centro aperto di giorno e di
pomeriggio, vogliamo dare una “casa” e
un’atmosfera familiare ai più bisognosi».
La Casa della Misericordia sarà una sorta
di “hotel” (anche se non ci si potrà dormire)
per i poveri, con servizi completamente gratuiti. Ci saranno la reception, un bar e alcune
docce. «Realizzare una piccola area relax con
una biblioteca e ci saranno bagni, docce, una
lavanderia e una stireria» anticipa don Pietro. E poi una stanza sarà destinata al “deposito bagagli” di clochard e poveri. Costo della
struttura, più di trecentomila euro che probabilmente saranno raccolti con le offerte e con
un vero e proprio crowdfunding. «Circa 24mila euro — spiega don Pietro — sono stati donati, per volere del presidente del Senato Grasso, dal ricavato del concerto di Natale di quest’anno che si è tenuto a Palazzo Madama». E
poi aggiunge: «Il resto dei finanziamenti arriverà, mi affido alla provvidenza». E se la carità dei romani non si farà attendere, a settembre i poveri della città avranno la loro casa,
nuovi abitanti del cuore di Roma.
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Repubblica Roma 2016-04-06