S. Medaglia : Carta archeologica della provincia di Crotone

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S. Medaglia : Carta archeologica della provincia di Crotone
RICERCHE
Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti
IV
Salvatore Medaglia
Carta archeologica
della provincia di Crotone
Paesaggi storici e insediamenti nella Calabria centro-orientale
dalla Preistoria all’Altomedioevo
Università della Calabria
2010
Direttore della Collana:
G. Roma
Comitato Scientifico:
B. Clausi, P. De Sanctis Ricciardone, M. Paoletti, E. Talamo
Recapiti:
Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Università della Calabria
Ponte P. Bucci, Cubo 21b - 87036 Arcavacata di Rende (Cs)
Tel. 0984 494315 - Fax 0984 494313
www.arcstarunical.it
E-mail: [email protected]
Progetto Grafico:
G. F. Zangaro
©2010. Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Università della Calabria
In copertina: testa fittile (decenni iniziali del VI secolo a.C.). Crotone, Museo Nazionale Archeologico (senza
indicazione di provenienza).
Risvolti: placchette di lebeti (o bacini) in bronzo a forma di sirena (terzo quarto del VI secolo a.C.). Dall’edificio
B di Capo Colonna. Museo Archeologico di Capo Colonna.
ISBN 978-88-903625-4-5
Ai miei genitori,
con affetto e gratitudine
Sommario
Presentazione
XI
Prefazione
XV
Abbreviazioni
1
Introduzione3
Aspetti ambientali e geomorfologici del territorio
7
Storia degli studi e degli scavi
17
Sintesi storico-topografica
27
27
Paleolitico e Mesolitico
Il Neolitico
29
L’Eneolitico e l’età del Bronzo
35
L’età del Ferro
44
L’età arcaica
52
L’età classica
63
L’età ellenistica
70
81
L’età repubblicana (194-27 a.C.)
L’età imperiale
92
L’Altomedioevo
103
Carta archeologica
113
Bibliografia353
Referenze grafiche e fotografiche
381
Indice dei nomi di luogo
383
IX
Ringraziamenti
Desidero ringraziare il Comitato Scientifico, e in particolare il suo Direttore, prof. Giuseppe Roma, per aver accolto questo contributo
nella “Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti” dell’Università della Calabria. Desidero esprimere sincera gratitudine ai professori Piero A. Gianfrotta (Università degli Studi della Tuscia) e Armando Taliano Grasso (Università della Calabria)
per le indicazioni e i continui incoraggiamenti che hanno voluto concedermi durante tutte le fasi della ricerca. Sono inoltre riconoscente
al dott. Domenico Marino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) per le preziose informazioni fornitemi su tematiche pre-protostoriche. Al prof. Giuseppe Ceraudo (Università del Salento) e alla dott.ssa Margherita Corrado esprimo gratitudine
per la liberalità con cui hanno acconsentito alla consultazione di lavori inediti e/o in corso di pubblicazione. Mi è gradito ringraziare
anche il dott. Giuseppe F. Zangaro della casa editrice “conSenso Publishing”. Un riconoscimento particolare va, infine, alla dott.ssa
Debora Rossi cui sono debitore per gli utili suggerimenti e per l’incrollabile e prezioso sostegno mostrato nel corso della stesura del testo.
X
Presentazione
Nel quarto volume della Collana di studi “Ricerche”, del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti
dell’Università della Calabria, si pubblica la “Carta archeologica della provincia di Crotone” di Salvatore Medaglia. Si tratta della prima opera di questo genere edita nella nostra regione, che va ad affiancare altri catasti
simili di cui vanno dotandosi varie province nel resto del paese e si inserisce, in senso sia metodologico che
concettuale, in un doppio filone di studi: da una parte le ricerche di topografia archeologica propedeutiche alla
redazione di carte archeologiche corredate di rilevamenti topografici, di documentazioni grafiche e fotografiche dei luoghi e dei materiali archeologici condotte dalla cattedra di Topografia antica dell’Università della
Tuscia, dall’altra le indagini topografiche svolte dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Unical,
in collaborazione anche con la Soprintendenza Archeologica regionale, nella Calabria ionica centro-settentrionale e nell’area silana, già a partire dagli anni Novanta del secolo scorso.
L’attività editoriale del Dipartimento trova, pertanto, in questo studio, dedicato a un’area che vanta uno dei
più importanti patrimoni a carattere storico-archeologico della regione, la sua più autentica vocazione di collante tra ricerca scientifica e territorio. In un quadro di veloci, aggressive e, a volte, irreversibili trasformazioni
dei paesaggi, ivi compresi quelli a carattere storico, in cui ad essere minacciato è anche il patrimonio culturale,
censire le emergenze archeologiche del territorio diventa un’esigenza improcrastinabile, alla quale devono applicarsi con ogni mezzo anche le Università, coniugando possibilmente esigenze di ricerca, tutela e formazione.
La Carta delle evidenze archeologiche che qui si presenta, frutto della conoscenza diretta di un territorio assai complesso e di un lungo e paziente lavoro di raccolta e di fine disamina critica di una cospicua mole di dati,
costituisce un innovativo contributo scientifico che offre al mondo della ricerca - ma non solo a questo - validi
strumenti di analisi e riflessione. Attraverso un’impostazione rigorosamente diacronica (dalla Preistoria all’Altomedioevo), in cui il dato archeologico è sempre supportato dal vaglio delle fonti storiche, viene presentato
un panorama completo degli sviluppi concernenti la demografia, l’economia, gli aspetti socio-politici e culturali della Crotoniatide, nonché dei modi e dei tempi con cui è andata articolandosi l’occupazione antropica di
questo vastissimo areale.
Il completo apparato schedografico, corredato di un’ampia bibliografia, rende questo volume, destinato
a divenire indispensabile per chi voglia orientarsi all’interno di una vasta e sfaccettata produzione scientifica
dedicata alla Calabria centro-orientale, uno strumento necessario per la tutela e la promozione del patrimonio
archeologico calabrese e per una corretta programmazione e gestione del territorio. All’esaustività e sistematizzazione dei dati tratti da fonti edite sono abbinati molti nuovi dati, alcuni desunti dagli archivi, molti altri
frutto di mirate attività di controllo diretto del terreno.
In linea con gli studi topografici e, più in generale, con quelli rivolti alla ricostruzione delle dinamiche storiche del territorio, in questa “Carta archeologica di base” si apprezza una limpida ed efficace impostazione
multidisciplinare: ne costituisce una chiara manifestazione, ad esempio, l’utilizzo dell’indagine subacquea grazie alla quale si rendono noti, per la prima volta, numerosi contesti archeologici sommersi localizzati lungo le
coste crotonesi.
XI
In quest’opera di largo respiro, in cui si fa buon uso di un ricco apparato grafico e fotografico e in cui ogni
fase storica è rigorosamente delineata, appare riuscito il tentativo di analizzare alcuni comprensori del territorio provinciale e varie fasi cronologiche lasciati ai margini del dibattito archeologico. è, inoltre, da valutare
positivamente il percorso metodologico e operativo che porta l’autore a inquadrare i fenomeni e gli indirizzi
culturali manifestatisi nel corso dei secoli relazionandoli continuamente con il più ampio scenario regionale e
mediterraneo.
Armando Taliano Grasso
Università della Calabria
XII
Conosco Salvatore Medaglia da tempo. Alcune delle sue prime esperienze sul campo, quando era ancora
uno studente liceale, si sono svolte nell’ambito di indagini che la Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Calabria aveva affidato a me, giovane dottore di ricerca.
Sono trascorsi parecchi anni e i casi della vita mi hanno portato ad incontrare nuovamente Salvatore Medaglia. È stato con piacere che ho seguito l’evoluzione, non certo facile, date le note difficoltà di accesso ai documenti (come sa bene chi ha operato in Calabria nell’ultimo ventennio), di questo suo lavoro e con altrettanto
piacere ho colto l’invito a contribuire alla sua presentazione.
Chi leggerà quest’opera, la “Carta archeologica della provincia di Crotone”, noterà l’attenzione che Medaglia ha dato alla storia della ricerca; anche l’apparato bibliografico è imponente, pur se cristallizzato – per
esigenze di stampa – al 2006. Altrettanto imponente appare il lavoro di analisi ed interpretazione dei dati disponibili, utilmente integrato da nuovi controlli sul terreno. I siti sono illustrati in modo esaustivo e con un
buon apparato cartografico ed iconografico, mostrando in ciò il dovuto rispetto per il lettore, impegnato nella
navigazione in un mare magnum di dati ed informazioni, spesso in origine assai frammentarie.
Nelle parti dedicate alla preistoria ed alla protostoria ritrovo, con piacere, molti elementi frutto dei miei
lavori finalizzati alla ricostruzione degli sviluppi insediativi nelle epoche che hanno preceduto la fondazione
della polis Kroton. È un buon segno, quando si vede che l’impegno profuso trova spazio, ed attenta analisi,
nell’attività di ricerca di altri studiosi. Riflettendo su un’opera così ampia, che si prefigge di descrivere i paesaggi storici e gli insediamenti nella Calabria centro-orientale dalla preistoria all’altomedioevo, comprendendo
anche i numerosi contesti subacquei, si nota l’omogeneità dello stile e la piacevole riscoperta di tanti luoghi di
questo vasto territorio.
Il lavoro di Salvatore Medaglia non è, come qualcuno potrebbe ritenere, e come di sovente accade, un’esercitazione accademica. Il suo lavoro è invece di cospicua utilità per tutti coloro che vorranno indirizzare la
loro attenzione all’archeologia della provincia di Crotone, nel suo complesso, e che troveranno, in quest’opera,
uno strumento di conoscenza e, come deve sempre augurarsi chi fa ricerca, non un traguardo, ma un punto di
partenza per studi futuri.
Domenico Marino
Direttore dell’Ufficio Territoriale di Crotone e della Sila
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria
XIII
Prefazione
Ponderosa e di lungo impegno l’opera che qui si pubblica, pur riguardando un argomento d’interesse e
di finalità pubblici quale la carta archeologica del territorio della provincia di Crotone, non scaturisce da un
programma finanziato con fondi nazionali, locali o europei, ma da una intesa amichevole tra studiosi di due
Università (quella della Tuscia e quella della Calabria) ed è stata attuata grazie alla tenace volontà dell’Autore e
all’orgoglioso amore per la sua terra. Possiamo quindi rallegrarci se valide esperienze professionali, generosità
di intenti e di azioni hanno potuto sopperire all’assenza di mezzi adeguati, ma contemporaneamente si può
ben valutare quanto c’è di positivo e di negativo in tutto questo.
Da tempo si avvertiva la necessità di un lavoro simile, che raccogliesse, ricollegasse, analizzasse criticamente
e mettesse ordine in una quantità sorprendente di disiecta membra, costituiti da notizie di differente natura,
variamente affidabili, non sempre facilmente rintracciabili o accessibili, come l’archivio della Soprintendenza
archeologica della Calabria. Di valore informativo anche assai diverso, dalle descrizioni letterarie delle visite di
François Lenormant (a volte mai effettuate, come a Capo Colonna 1), ai lavori eccellenti del grande Paolo Orsi
agli inizi del secolo scorso, fino ad un frettoloso riepilogo del 1981 sulle presenze romane in Calabria (tra il I
secolo a.C. e il I d.C.) che ne registrava meno di una decina nel Crotoniate 2.
Successivamente, non sono mancati importanti inquadramenti miranti a porre in evidenza alcune particolari componenti della storia antica della Calabria, improntati tuttavia su un’ottica selettiva, per temi o per
cronologia. Basti ricordare quello di Felice Costabile sugli aspetti storico-epigrafici e istituzionali dei Bruttii; il
lavoro di Armando Taliano Grasso sulla viabilità romana, preceduto dalla messa a punto di Gian Piero Givigliano; la sintesi sulle colonie e sui municipia di Maurizio Paoletti; quella sulla topografia dell’ager Petelinus da
parte di Giuseppe Ceraudo; per altri ancora si rinvia alla completa bibliografia che correda il volume. Soltanto
ora, perciò, per la prima volta, è disponibile un quadro d’insieme completo e dettagliato, risultante da un lavoro
sistematico, attraverso il quale dalle poche presenze precedentemente documentate si è giunti alle molte qui
riunite (circa 450).
La paziente raccolta e l’analisi delle informazioni non sono frutto di un procedere meccanico, ma, accompagnate da esigenti approfondimenti, s’inseriscono in un quadro complessivo i cui elementi essenziali sono
caratterizzati da un’accentuata sensibilità verso taluni aspetti metodologici: alcuni concretamente insiti nelle
ricerche di topografia archeologica, altri prevalentemente teorici soddisfano forse effimeri conformismi. Già
la stessa scelta dell’impostazione su base cartografica al 100.000, maggiormente adeguata per localizzare rinvenimenti privi di precisi riferimenti, viene affrontata con attenzione nella consapevolezza di dovere necessariamente prescindere dalla diretta ricognizione sistematica che, improponibile per una sola persona data la
vastità del territorio considerato, dovrà essere obiettivo di un auspicabile ulteriore sviluppo nella conoscenza
del territorio crotoniate.
Malgrado il proliferare di eterogenee iniziative, lavori di largo respiro come questo sono rari; un buon
Cfr. le annotazioni di Armando Lucifero alla versione italiana (a cura di F. Lucifero), La Magna Grecia. Paesaggi e storia, Chiaravalle Centrale (Cz) 1976, vol. II, p. 202, nota 6.
2
Guzzo 1981a.
1
XV
esempio, analogo per impostazione ma volutamente avulso da proposizioni interpretative, lo si incontra per
la Puglia meridionale 3. Intanto, su un piano più ampio a carattere nazionale, l’edizione della Carta Archeologica in scala 1 : 100.000 è di fatto ferma; altrettanto si registra per le edizioni della Forma Italiae (Università
di Roma, la Sapienza), mentre incerto è il futuro dei Contributi della rianimata Carta Archeologica d’Italia
(Università della Tuscia).
I limiti cronologici sono molto ampi, dalla preistoria fino all’età bizantina ma con frequenti escursioni in
piena età moderna, e in molti casi si prestano ad ininterrotte ricostruzioni che costituiscono elementi preziosi anche per una storia regionale della Calabria. E agli interrogativi storiografici il lavoro riserva, del resto,
continua attenzione tendendo a porli in relazione con un vasto quadro geografico-storico. Alcune proposte
d’interpretazione vengono avanzate con vigore, ma non va dimenticato che futuri aggiornamenti e soprattutto
la ricognizione diretta potranno confermare o modificare le attuali apparenze, anche in modo radicale. Tra i
numerosi spunti di particolare interesse che s’incontrano un po’ in tutto il volume, alcuni offrono occasione
per riflessioni e approfondimenti. Ad esempio, quelli riguardanti il tentativo di delineare la fisionomia della
Crotone romana, mettendo in discussione la proposta di ubicazione della colonia a Capo Colonna; la proposta di definizione dei confini degli agri crotoniate e petelino; la messa in evidenza da un lato dei possedimenti
imperiali nel crotoniate, dall’altro del rilevante ruolo di alcune proprietà private nel petelino; la considerazione
per le aree sommerse, particolarmente appropriata date le modificazioni geomorfologiche della costa jonica,
probabilmente accentuate - se non in qualche caso determinate - dai drastici interventi umani degli ultimi
decenni, sia sulla costa che in mare. È il caso di Strongoli Marina, segnalato da Ceraudo nel 1997, per la cui
interpretazione può essere utile un raffronto con la situazione riscontrata nel mare di Caulonia dalle ricerche
di Maria Teresa Iannelli e di Stefano Mariottini 4.
La raccolta sistematica, appunto, è estesa al mare con un ampliamento del campo d’indagine che proprio
in Calabria appare quanto mai opportuno, anche per il problematico rapporto che l’archeologia “ufficiale” ha
finora avuto con le ricerche archeologiche sottomarine, per cui alla grande ricchezza dei due versanti hanno in
genere fatto riscontro titubanti interventi sporadici, non esenti da contraddizioni. A partire dai recuperi degli
anni ’70 del secolo scorso avvenuti a Porticello e a Riace, lungamente discussi, soprattutto quest’ultimo il cui
contesto resta ancora da interpretare, al di fuori di infondati tentativi di intorbidimento anche recenti. Accanto
alle irrisolte carenze degli apparati, larghe fette di una torta sono state divorate a spese della comunità attraverso dispendiosi e improduttivi progetti speciali (da quelli reiterati dei “giacimenti culturali” al più recente
“Archeomar”).
Le notizie relative alle ricerche archeologiche subacquee riguardano entità di varia natura (siti sommersi,
relitti navali, resti di navigazioni, ancoraggi ecc.) che, seppure nell’occasionalità delle scoperte, forniscono indicazioni dei traffici marittimi antichi, come quello del trasporto dei marmi che in età imperiale giungevano in
quantità notevolissima a Roma, in Italia e nelle province occidentali. Le navi che venivano dal Mediterraneo
orientale, oltrepassati il Canale d’Otranto ed il Capo Iapigio, risalendo per un tratto la costa ionica salentina,
attraversavano il Golfo di Taranto per ridiscendere un poco verso sud-ovest, fino ad atterrare in prossimità di
Capo Lacinio o, più a sud, del promontorio Cocinto. Lo indicano con chiarezza alcuni relitti individuati lungo
le coste ioniche del Salento, mentre altri carichi di marmo, altrettanto significativi, sono presenti proprio in
prossimità di Crotone, a Capo Colonna e a Punta Scifo. La pericolosità dei promontori crotoniati trova eco nel
Satyricon di Petronio (114-116). Vi si ambienta una drammatica tempesta accompagnata da un accenno alla
pratica crudele di depredare e di uccidere i naufraghi, che, diffusa e persistente nel Mediterraneo antico come
forma complementare di pirateria, era a volte praticata da intere popolazioni, anche inviando di notte alle navi
ingannevoli segnali luminosi per mandarle a naufragare contro gli scogli.
In questo lavoro, insomma, si gettano solide premesse scientifiche per la ricostruzione di un lungo percorso
storico e l’ampia documentazione raccolta, opportunamente distribuita dall’Autore in quadri diacronici, può
A. Valchera - S. Zampolini Faustini, Documenti per una carta archeologica della Puglia meridionale, in Metodologie di catalogazione dei beni archeologici, a cura di M. Guaitoli, Quaderno I, 2, Lecce-Bari 1997, pp. 103-158.
4
M. T. Iannelli - G. Lena - St. Mariottini, Kaulonia - Rinvenimenti archeologici subacquei tra il tempio dorico e il fiume Assi,
in Archeologia subacquea. Studi, ricerche e documenti I, Roma 1993, pp. 1-20.
3
XVI
consentire di comprendere e di spiegare aspetti e momenti di un passato del quale iniziano a delinearsi fasi del
popolamento che possono servire di base per studi di demografia storica, di storia sociale ed economica, anche
ponendo in discussione precedenti valutazioni. Già forniscono indizi ed elementi di riflessione per individuare
elementi di continuità di vita, segni di rottura e di trasformazione, tendenze e periodi critici del popolamento
antico.
È interessante, ad esempio, che allo stato attuale delle conoscenze la notevole diminuzione di presenze che
si registra in gran parte dell’Italia a partire dalla seconda metà del I secolo d.C. e con maggiore chiarezza nel secolo successivo non sembra trovare rispondenza nel territorio qui preso in esame. Dati gli oggettivi limiti della
ricerca archeologica di superficie, le indicazioni statistiche vanno valutate con ogni cautela, ma l’area indagata
in altre regioni italiane, seppure ancora con incertezze quantitative e cronologiche, si è ormai notevolmente
ampliata e costituisce una base non trascurabile. Il fenomeno, verso il quale c’è oggi maggiore attenzione e che
andrà più attentamente valutato, è probabilmente attribuibile al concorso di varie cause. Ad alcune di vecchia
data e più circoscritte, come la malaria e le malattie endemiche, si aggiungono disastrose passate di epidemie,
come le crescenti incursioni della peste culminate in età antonina. Alla fine del I e nel II secolo d.C., si cercò di
farvi fronte non solo con interventi del potere centrale, ma anche con provvedimenti a carattere locale da parte
di strutture municipali o di personaggi eminenti.
Va sottolineato, infine, come iniziative e lavori “generosi” come quello presentato in questo volume costituiscono un importante strumento per l’analisi archeologica e storica, ma anche un’ampia base conoscitiva
su cui impostare concretamente la programmazione della tutela, della gestione e della valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale, intese anche come atti istituzionali e di registrazione delle antichità presenti
sul territorio crotoniate. Le notizie raccolte in grande quantità nella carta archeologica divengono infatti documenti a disposizione di chi deve istituzionalmente occuparsene, soprattutto preziosi quando indifferenze
ben radicate sembrano rimanere inalterate da parte di chi nella conoscenza e nella equilibrata gestione del
territorio (ambiente e stratificazioni antropiche formano un insieme inscindibile) vede solo ostacoli per l’attuazione di speculazioni economiche di corto respiro. Una carta archeologica disponibile per la pianificazione
territoriale costituisce un problema di metodologia procedurale ed inevitabilmente politico, oltre ad essere un
documento che può risultare determinante per dirimere controversie giudiziarie. È quindi un punto di arrivo
molto importante, ma allo stesso tempo costituisce una formidabile base di partenza per delineare con qualche
sicurezza quadri riepilogativi e raggiungere ulteriori traguardi sia per la conoscenza scientifica sia come strumento operativo per gli addetti a vario titolo (dello Stato e degli Enti locali) all’esercizio della tutela, togliendo
possibili alibi di comodo ad eventuali comportamenti omissivi.
Piero A. Gianfrotta
Università degli Studi della Tuscia
XVII
Abbreviazioni
ACS
Archivio Centrale dello Stato - Roma.
AE
Année Épigraphique.
ASN
Archivio di Stato di Napoli.
Atti Taranto
Atti del Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1961 (Napoli 1962) ss.
BTCGI
G. Nenci - G. Vallet (a cura di), Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole tirreniche, Pisa-Roma 1977 ss.
CIL
Corpus Inscriptionum Latinarum.
EAA
Enciclopedia dell’Arte Antica, Classica e Orientale, Roma 1958 ss.
FA
Fasti Archeologici.
FGrHist
F. Jacoby, Die Fragmente der Griechischen Historiker, Berlin - Leiden, 1923-1958.
IG
Inscriptiones Graecae.
IGCH
M. Thompson - O. Mørkholm - C. M. Kraay, An Inventory of Greek Coin Hoards, New York 1973.
IGLS
Inscriptions grecques et latines de la Syrie.
I.G.M.
Istituto Geografico Militare.
ILS
H. Dessau, Inscriptiones latinae selectae, 3 voll., Berlin 1892-1916.
I.I.P.P.
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria.
PA
Patrologia Graeca.
PIR2
Prosopographia Imperii Romani.
RE
Paulys Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, neue Bearb. hrsg. v. G. Wissova - W. Kroll - K. Mittelhaus - K. Ziegler,
Stuttgart - München 1893 ss.
SEG
Supplementum Epigraphicum Graecum.
Syll.³
W. Dittenberger (a cura di), Sylloge inscriptionum graecarum, 3a ed., Leipzig 1915-1924.
1
Introduzione
Questo lavoro trae origine da una ricerca di topografia antica avviata alcuni anni fa presso le Università di Viterbo e di Cosenza con l’intento di realizzare una “carta archeologica di base”, vale a dire
un catasto delle emergenze archeologiche relative
al territorio della Provincia di Crotone (fig. 1).
A tal fine sono state prese in considerazione,
sulla base di uno spoglio sistematico, tutte le notizie riguardanti rinvenimenti, scavi e ricerche archeologiche in genere, edite o inedite, presenti in
letteratura e negli archivi. Particolare attenzione è
stata rivolta alla cartografia storica, alla fotografia
aerea e, in genere, a tutte le fonti documentarie comunemente utilizzate in campo topografico. Alla
raccolta e alla selezione delle informazioni è seguito, quando il posizionamento lo consentiva, un
controllo diretto sul terreno volto all’acquisizione
di ulteriori dati. Tali controlli non di rado hanno
consentito sia di rileggere e modificare precedenti
interpretazioni sia di individuare nuove “unità topografiche”.
Al lettore apparirà chiaro che la ricerca condensata nelle pagine che seguono non va intesa come
“Carta archeologica” in senso stretto. I fondamenti
metodologici di quest’ultima, raffinatisi nel tempo
grazie allo sviluppo delle tecnologie, sono tenacemente (quanto necessariamente) legati prima di
tutto all’esplorazione archeologica del territorio
mediante la ricognizione diretta e sistematica. Nel
panorama italiano tali presupposti di metodo trovano reale compiutezza nel progetto della “Forma
Italiae” - diretta erede della lungimirante “Carta
archeologica d’Italia” -, i cui volumi monografici
vengono ancora oggi editi da varie università1.
Se è certamente forviante pensare che le cosiddette carte archeologiche di base si possano
sostituire alle ricerche imperniate sull’esplorazione diretta del territorio, ugualmente inesatto è ritenere che tra esse vi siano difformità riguardo agli
obiettivi ultimi perseguiti. Questi sono finalizzati
Vedi la prefazione di P. A. Gianfrotta al volume di A. Milioni,
Carta Archeologica d’Italia. Contributi. Viterbo I, Viterbo 2002.
1
3
Fig. 1. Il territorio in esame
Fig. 2. Quadro del territorio con le indicazioni dei Fogli I.G.M.
1:100.000
all’ottenimento di informazioni tramite le quali si
attua la conoscenza del patrimonio archeologico
del territorio, «cioè l’analisi, la schedatura, la documentazione, la determinazione cronologica e tipologica delle singole evidenze archeologiche, in breve il loro
accatastamento, pregiudiziale imprescindibile di ogni
tipo di intervento, sia nell’ambito della ricerca che della
tutela»2. Tra le complesse e variegate attività in cui
si articola la ricerca topografica, le Carte di base costituiscono pertanto la fase propedeutica (appunto
“di base”) da cui muovere per realizzare, con maggiore efficacia, le successive ricognizioni a tappeto.
Il territorio in esame abbraccia tutta l’area
(compresa quella marina) posta entro i limiti amministrativi della provincia di Crotone; questa ricade all’interno dei Fogli dell’Istituto Geografico
Militare (I.G.M.) 230 (Rossano), 231 (Cirò), 237
(San Giovanni in Fiore), 238 (Crotone), 242 (Catanzaro), 243 (Isola di Capo Rizzuto) (fig. 2).
La base cartografica utilizzata per il posizionamento delle evidenze è, per esigenze pratiche legate alla ragguardevole estensione dell’area analizzata, quella dei citati Fogli I.G.M. in scala 1:100.000.
Per gli elementi scomparsi o comunque non posi-
zionabili - i quali, com’è facile immaginare, costituiscono un numero cospicuo delle unità topografiche
censite - si è utilizzata una simbologia apposita.
Nel corso della ricerca e soprattutto durante le
operazioni di verifica sul campo si sono adoperati
tutti gli strumenti cartografici disponibili, compresi
quelli a denominatore molto basso. In questo senso,
consci delle imprecisioni generate dal posizionamento delle evidenze su base cartografica a piccola scala,
per la collocazione di dettaglio si è fatto largo uso di
stralci ottenuti dalle sezioni I.G.M. 1:25.000, dalle
carte regionali 1:10.000 e da aerofotogrammetrie.
I dati che compongono il repertorio delle evidenze territoriali sono inevitabilmente eterogenei
per qualità e provenienza. In non poche circostanze la mancanza nelle fonti impiegate dei requisiti
informazionali minimi a carattere topografico ha
reso vano ogni tentativo di operare una corretta
diagnosi delle emergenze. Alla penuria di elementi
utili alla georeferenziazione delle testimonianze archeologiche (edite o inedite) si sommano casi caratterizzati dalla insufficienza di dati riguardanti le
specifiche cronologiche e tipologiche dei materiali
rinvenuti.
2
Guaitoli 1997, p. 11.
4
Fig. 3. Indice complessivo delle evidenze censite e distinte per periodo
Lo studio è suddiviso in tre sezioni, fra le quali,
comunque, esiste continua interrelazione di dati.
Nella prima vi sono una breve analisi geologicoambientale e una storia degli studi e degli scavi;
nella seconda vi è una sintesi storico-topografica
ove si traccia, per ciascun periodo, un succinto quadro delle dinamiche insediative; nella terza sono
rubricati, sotto forma di catalogo, i documenti che
costituiscono la carta archeologica vera e propria.
Quest’ultima prevede un’articolazione in schede:
ciascuna contiene riferimenti al contesto geo-topografico, la descrizione delle evidenze archeolo-
giche con relativa interpretazione e una esauriente
storia degli studi e degli scavi (per i complessi più
importanti). A completamento delle schede è stata
acclusa una dettagliata bibliografia ordinata cronologicamente.
Al fine di rendere immediata la lettura dei tempi e dei modi in cui è strutturata l’occupazione del
territorio (fig. 3), si è fatto ricorso a carte di sintesi
(diacroniche): a tale scopo è stata utilizzata una
base cartografica, con i soli dati orografici e idrografici, ottenuta mediante la digitalizzazione della
cartografia I.G.M. scala 1:50.000.
5
Aspetti ambientali
e geomorfologici
del territorio
La provincia di Crotone si estende su una superficie di circa 1700 chilometri quadrati lungo il versante ionico della penisola calabrese, a cavallo dei
golfi di Taranto e Squillace. I confini amministrativi
sono segnati a nord dal corso del fiume Nicà, a ponente dal massiccio silano, a sud e a est dal mare Ionio. Al suo interno si articola un paesaggio dai caratteri non unitari, che si può definire “silano-ionico”.
La mancanza di omogeneità di questa porzione di
territorio calabrese non rappresenta un carattere
propriamente distintivo all’interno del panorama
regionale; anzi, tutta «la realtà geografica calabrese
sembra essere caratterizzata da un’assoluta mancanza
di unità, da una frammentazione di panorami e di profili, da un mutare di scenari ed orizzonti […]»1.
Brusche variazioni del paesaggio e un tormentato profilo orografico hanno pesantemente inciso,
soprattutto in passato, sui collegamenti tra l’interno e la costa, ingenerando micro-realtà a cui fanno
capo forme socio-economiche e categorie antropologiche distinte. Ben si può dire con il Rossi Doria
che «in realtà non c’è la Calabria, ma le Calabrie: jonica e tirrenica, montana e collinare, costiera, prospera e
miserabile, […] latifondistica e polverizzata, sovrappopolata e disabitata»2.
Sino alle drastiche trasformazioni degli anni
Cinquanta il paesaggio crotonese aveva subìto poche modificazioni (fig. 4). L’estesa presenza del
latifondo contribuì, con la sua inerzia, al mantenimento dei caratteri fisiografici originali sino alla piena età industriale. È solo con le leggi per la Riforma
Agraria varate dallo Stato nel 1950 e con i capitali
erogati dalla Cassa per il Mezzogiorno che il volto
del territorio, pur tardivamente, ha subìto pesanti
quanto repentine trasformazioni3.
Conosciuto anche con il nome di Marchesato
per via del feudo che nel basso Medioevo occupò
gran parte dell’attuale provincia, il territorio crotonese ospita 27 comuni e una popolazione poco
Placanica 1985, p. 12.
Rossi Doria 1950, p. 1173.
3
Soriero 1985, pp. 736 ss.; Severino 1988, pp. 113 ss.
1
2
7
di Capo Rizzuto, Cirò Marina e Petilia Policastro.
Caratteristica principale dei paesini del Crotonese è
la posizione arroccata su colle o su terrazzo elevato.
Da questo modello si distaccano alcune realtà a carattere rivierasco, più che altro di recente antropizzazione, sviluppatesi grazie al forte impulso dell’industria turistica. La cementificazione del territorio
negli ultimi decenni è dunque principalmente legata all’ambiente litoraneo e alla crescita disordinata
di alcuni aggregati urbani come Le Castella, Capo
Rizzuto, Strongoli Marina, Torre Melissa, Cirò Marina e Torretta di Crùcoli.
Dal punto di vista orografico un diffuso sistema
di rilievi conferisce al Crotonese un aspetto fortemente ondulato. La ridotta e limitata presenza di
pianure litoranee fa sì che gran parte del territorio
abbia un profilo altimetrico compreso tra 200 e 600
m s.l.m. Superfici meno accidentate si possono tuttavia osservare nel settore tra i fiumi Neto e Tacina
dove è presente un sistema di colline e tarrazzi marini plio-pleistocenici. Il punto più elevato dell’area in
esame si pone sul fianco orientale della Sila Piccola
ed è rappresentato dal monte Femminamorta che
raggiunge 1723 m s.l.m.
Le coste hanno un andamento lineare e si presentano basse e sabbiose lungo tutto l’arco litoraneo compreso tra il fiume Nicà e Crotone. A sud
di questa città e sino a località Campolongo, presso
Le Castella, una serie di promontori dà alla linea di
riva un movimento sinuoso e articolato (fig. 6). Tra
Capo Colonna e Le Castella si succedono coste a
falesia intervallate qua e là dalle basse spiagge di Alfieri, Marinella, Le Cannella, Capo Rizzuto e Soverito. L’ultimo tratto di litorale ad oriente del fiume
Tacina assume nuovamente un aspetto lineare con
coste pianeggianti e sabbiose.
Tutta la costa crotonese, sia essa sabbiosa o a falesia, è soggetta ad evoluzione, di velocità e portata
non uniformi. Solo una parte minima si può considerare stabile, per il resto abbiamo pochi esempi
di tratti litoranei in progradazione e moltissimi in
arretramento. La variazione della linea di riva ha
cause complesse che dipendono da diversi fattori
sia di tipo naturale (erosione, subsidenza4, energia
del moto ondoso e regime dei venti, natura litologica dei sedimenti, tettonizzazione, disponibilità
Fig. 4. Il territorio tra Crùcoli (Cruccolo) ed il fiume Tacina (Targines) in uno stralcio della Carta della Calabria Ulterior degli inizi
dell’età moderna (Vaticano, Galleria delle Carte Geografiche)
inferiore alle 200 mila unità (fig. 5). Fatta eccezione per Crotone che raccoglie una consistente fetta
degli abitanti, i restanti comuni sono generalmente piccoli. Quelli più popolosi sono Cutro, Isola
Sul fenomeno della subsidenza nel Crotonese cfr. Bertoni
et alii 2000, pp. 155 ss.; Guerricchio 2003, pp. 39 ss.; Lena
et alii 2003, passim.
4
Fig. 5. I territori comunali della provincia di Crotone
8
Fig. 6. Torre Scifo, Capo Pellegrino e il promontorio di Capo Colonna visti da sud-ovest
Fig. 7. Capo Colonna. Particolare della falesia in evoluzione
dei sedimenti provenienti dall’entroterra, ecc.), sia
di tipo antropico (smantellamento delle dune costiere, urbanizzazione, posa di manufatti antropici
di sbarramento, deflusso delle acque di irrigazione,
ecc.). Esempi eclatanti di arretramento delle coste
a spiaggia si hanno nell’area di Torretta di Crùcoli, Punta Alice, Cirò Marina e presso Crotone nella
piana dell’Esaro. Più a sud, nella penisola crotonese,
meglio studiata sotto questo aspetto, il fenomeno
dell’arretramento costiero ha portata considerevole: si può calcolare che dal 1870 la progradazione
interessi solo il 29% delle coste mentre il 71% è in
erosione5; nell’area di Capo Colonna, ad esempio,
la velocità dell’arretramento è di quasi 1 m l’anno6
(fig. 7). Le cause del dissesto che minaccia il sistema costiero a falesia a sud di Crotone - ove sono
presenti i promontori di Capo Colonna, Capo
Pellegrino, i tre promontori di Capo Cimiti, Capo
Rizzuto e Le Castella -, è dovuto alle scadenti ca5
6
9
Lena et alii 2003, pp. 59 ss.
Caselli et alii 2003.
Fig. 8. Località Irto (Crotone): modificazioni per erosione delle formazioni calancate lungo la costiera
ratteristiche geotecniche dei materiali litoidi della
placca e del substrato, alle condizioni geostrutturali
delle formazioni geologiche (faglie, litoclasti), all’azione meccanica e chimica del mare, alla sfavorevole morfologia dei fondali prospicienti i promontori
e, infine, alla circolazione delle acque sotterranee
(fig. 8). Tra gli indicatori dell’evoluzione delle coste
crotonesi vi sono pure alcune testimonianze archeologiche sommerse, attestate lungo il litorale presso
Punta Alice, Tronga, Crotone e tra Capo Colonna
e Le Castella (cave sommerse) 7.
Il clima è di tipo mediterraneo e continentalemarittimo. Infatti, date le brusche variazioni altimetriche e la complessa orografia, l’influsso marittimo, prevalente lungo le coste, tende ad affievolirsi
nell’entroterra. Man mano che ci si allontana dalla
costa e si sale di quota si possono incontrare diversi bacini microclimatici. Entro 200/300 m s.l.m.,
ovvero nelle zone costiere e basso collinari, si ha un
clima termomediterraneo di tipo caldo ed arido; tra
200/300 e 1000/1100 m s.l.m. si ha un clima mesomediterraneo, più fresco ed umido; tra 1000/1100 e
1200/1400 m s.l.m. si entra nella fascia climatica supramediterranea; infine, alle quote più elevate, vi è la
fascia supratemperata, ancora più fredda ed umida.
La media delle precipitazioni annue varia notevolmente: esse possono comprendersi tra un massimo di 1261 mm registrato in Sila (presso la stazione pluviometrica di San Giovanni in Fiore) e un
minimo di 675 mm registrato a Crotone. Nel Marchesato, in particolare, si hanno regimi semi-aridi
nella stagione secca e le poche piogge si concentrano per oltre il 65% nel periodo ottobre - febbraio.
Tutta la fascia costiera crotonese, comprendendo
le scogliere rocciose, le formazioni argillose, le sabbie e le dune è interessata da vegetazione del tipo
“pre-desert scrub” (pseudosteppica ed arbustiva a
macchia)8.
L’area a maggiore forestazione è ovviamente
quella silana e pre-silana, dove le specie della dendroflora, disposte a seconda delle fasce bioclimatiche, sono assai varie e costituiscono un patrimonio
boschivo ingente. Il paesaggio presilano (fascia mesomediterranea) è prevalentemente caratterizzato
da leccete, querce castagnare, sughera e farnetto.
Alle quote più basse dell’area propriamente silana
(fascia supratemperata) dominano i boschi di quercia, di castagno, di cerro e farnetto; a quella più elevata i boschi di faggio, pino loricato, abetine, rovere
meridionale e pino laricio9.
In prossimità delle coste le aree boschive sono
poche: tra queste - composte prevalentemente da
cipressi, quercia sughera, pini marittimi e dalle specie esotiche di recente introduzione appartenenti al
genere Eucaliptus -, le più vaste si trovano a sud di
Crotone (Fratte, Soverito e Rosito), a ridosso della
foce del Neto (Pantano e Misola), a sud di Punta
Alice (Difesa).
Sulle variazioni della linea di riva si vedano Guerricchio
et alii 2000 per quanto riguarda la costa tra Crotone e Punta
Alice; Lena et alii 2003 per l’area della penisola crotonese.
7
8
9
10
Bernardo et alii 1994, pp. 245 ss.
Spampinato 2003.
Fig. 9. Foce del fiume Neto
Quella a nord di Crotone, sedimentata ad opera del
fiume Neto e caratterizzata da alluvioni fissate da
vegetazione, è una delle principali pianure calabresi
poiché raggiunge l’estensione di circa 240 kmq. La
linea di costa limitrofa al settore foceale del fiume
Neto è in costante progradazione almeno dalla fine
del Settecento e il delta denota una migrazione progressiva verso sud10. Altre piane costiere di minore
estensione sono poste in prossimità dello sbocco a
mare dei fiumi Lipuda, Nicà e Tacina.
Il reticolo idrografico del Crotonese, strutturato
in fiumi, torrenti, fossi e solchi calanchiferi, è fitto e
articolato. Il sistema di drenaggio, procedendo dal
fianco orientale della Sila verso lo Ionio, ha in genere direzione est e sud-est; assume un deflusso nordorientale nel Crucolese e meridionale nei terrritori
di Cutro e di Isola di Capo Rizzuto. I canali maggiori, incisi durante il Pleistocene, sono costituiti dalle
fiumare Neto, Nicà e Tacina; di modeste dimensioni sono il Lipuda, il Soleo, l’Esaro e il Vorga (fig. 9).
Il regime fluviale ha quasi sempre carattere torrentizio sicché la portata idrica è quanto mai oscillante, passando da un notevole flusso idrico in autunno e in inverno a un flusso debole, e a volte inesistente, nella stagione secca. L’instabilità dei carichi
idrici unitamente ai moderni condizionamenti arti-
Per quanto concerne l’uso del suolo, nei terreni
di formazione pleistocenica e pliocenica domina
incontrastato il seminativo; gli oliveti si attestano
soprattutto lungo la fascia collinare nella porzione
centrale del territorio provinciale, prati stabili sono
presenti principalmente nell’Alto Crotonese a nord
del Neto.
Riguardo alle risorse del suolo, siano esse sfruttate al presente o in passato, basta ricordare l’estrazione di zolfo negli agri di Strongoli, San Nicola,
Melissa e Casabona; le cave di gesso presso Carfizzi
e Pallagorio, di piombo a Cerenzia, di alabastro a
Verzino, di marmi bianchi a Mesoraca. Presso Altilia si estrae la salgemma, mentre a Melissa si ricava
la calce da calcari eocenici; cave d’arenaria infine si
hanno in diversi punti del territorio di Isola di Capo
Rizzuto. Tra le località interessate dalla presenza di
acque termominerali ricordiamo Caccuri (Bruciarello, Lepre, Calderazzi), Casabona (Zinga), Cirò
(Solfaro, Bagni), Melissa (Santa Domenica), Petilia Policastro (Paposerena), Strongoli (Comero),
Verzino (Varco di Mazza) Pallagorio (Principe),
San Nicola dell’Alto e Cerenzia.
Poche e strette sono le pianure litorali, solitamente poste nei pressi dei decorsi terminali dei
maggiori fiumi. Queste, di formazione olocenica,
si presentano come spianate di deiezione frutto di
apporti alluvionali e accumuli detritici-ciottolosi.
10
11
Zecchi et alii 2003.
Fig. 10. Carta geologica del territorio in esame
ficiali attuati per la regimazione delle acque, espone
tutto il territorio a un alto rischio idrogeologico che
è causa di alluvioni e frane11. Il bacino lacustre principale del Crotonese è il Lago Ampollino nella Sila
Piccola.
Al fine di esaminare i caratteri geologici12 di una
regione così vasta sarà bene procedere per aree dai
caratteri in linea di massima omogenei, cominciando dal massiccio silano che coi suoi fianchi orientali
ne occupa tutto il settore occidentale (figg. 10-11).
L’appendice meridionale di questo ampio acrocoro
montuoso prende il nome di Sila Piccola e si estende
immediatamente a sud delle valli percorse dai fiumi
Savuto e Ampollino. Del sistema fluviale che dalla
Sila Piccola procede verso il mare, nel distretto in
esame rientrano i fiumi Soleo, Cropa e Tacina. La
porzione nord-occidentale del territorio provinciale
si sviluppa invece lungo i versanti orientali della Sila
Grande, da cui hanno origine i fiumi Neto e Lese.
Il massiccio silano13 si compone prevalentemente di metamorfiti di alto grado e di graniti e granodioriti appartenenti ai cicli paleozoici. In alcune aree
circoscritte dei comuni di Castelsilano, Cerenzia,
Savelli e Verzino si hanno evidenze di metamorfiti
di basso grado. Il complesso igneo-metamorfico,
associato a formazioni di gneiss-basici ed anfiboliti
plagioclastiche con biotiti e granato, è visibile alle
quote più elevate e, nello specifico, nel distretto del
monte Femminamorta. Ad oriente di questa formazione vi sono i complessi di rocce acide grossolane
e di granito biotico-muscovitico, che occupano una
estesa fascia di territorio, da nord a sud, lungo la linea segnata dai comuni di Savelli, Castelsilano e dai
territori occidentali di Petilia Policastro e Mesoraca. A contatto con le formazioni cristalline della Sila
appena descritte, e a quote inferiori, vi sono i depositi sedimentari del Miocene rappresentati da unità
litologiche discontinue. Queste, costituite prevalentemente da arenarie, argille siltose, gessi, argille
varicolori e calcari evaporitici, si dispongono lungo
Petrucci - Dodaro 1998, pp. 23-37.
Per l’inquadramento geologico del territorio provinciale
cfr. Burton 1973; Henderson 1973a; Henderson 1973b,
Hughes 1971; Sergent 1973.
11
12
Sulla geologia della Sila, oltre al già citato Burton 1973,
cfr. Lena 2003.
13
12
prezza la stratificazione ma che contengono ricche
macrofaune e microfaune. I sedimenti pleistocenici, formati da sabbie e conglomerati, divengono
evidenti lungo la costiera tra Torretta di Crùcoli e
Cirò Marina. A ridosso del litorale, soprattutto presso Punta Alice e Cirò Marina, si possono osservare
le formazioni dunari composte da sabbie eoliche
stabilizzate dell’Olocene che si interpongono tra le
dune mobili e le alluvioni fissate.
Tra il Lipuda e il Neto, nell’area occupata dai
comuni di Carfizzi, San Nicola dell’Alto, Casabona, Melissa, Torre Melissa e Strongoli, prevalgono
i sedimenti del Terziario e del Quaternario. Solo
presso San Nicola dell’Alto vi sono alcuni affioramenti di rocce metamorfiche (comprendenti
filladi e scisti micacei) messi a nudo da una faglia
ad andamento nord-ovest/sud-est. I sedimenti
miocenici si estendono a settentrione dell’area in
esame, lungo una fascia che si dispone a sud del Lipuda e che interessa San Nicola dell’Alto, Carfizzi
e Melissa, arrestandosi poco a nord di Strongoli.
La successione stratigrafica dei litotipi della serie
miocenica prevede inizialmente conglomerati, arenarie e argille, successivamente le argille policrome
una fascia ad andamento nord-sud che interessa alcuni settori dei comuni di Verzino, Savelli, Pallagorio, Cerenzia, Caccuri, Cotronei e Petilia Policastro.
La solubilità dei gessi appartenenti alla formazione
gessoso-solfifera del Miocene superiore consente
la formazione di canali sotterranei e dà origine a
manifestazioni di carsismo. Numerosi esempi di
percorsi sotterranei sono localizzati tra il Vitravo e il
Lese (Grotta del Palombaro, Grave Grubbo, Grotta dello Stige, ecc.).
Spostandoci nel distretto compreso tra i fiumi
Nicà e Lipuda, relativo ai territori di Umbriatico,
Crùcoli, Cirò, e Cirò Marina, troviamo esclusivamente depositi di età terziaria e quaternaria. Quelli
terziari, rappresentati dai sedimenti miocenici e da
quelli del Pliocene-Calabriano, giacciono nel settore occidentale lasciando ai complessi quaternari
una esile striscia di territorio costiero. Le formazioni del Miocene medio-superiore si compongono
di argille (marnose, siltose o talvolta policrome),
di conglomerati e di arenarie brunastre con intercalazioni di argille siltose o conglomeratiche. Al
Calabriano rimandano le sabbie brunastre, spesso
cementate, e le argille siltose delle quali non si ap-
Fig. 11. Carta litologica del territorio in esame
13
Fig. 12. Tipica formazione calancata del Marchesato meridionale
nese non vi è l’unanime consenso degli studiosi che
ne calcolano una velocità compresa tra 0,8 e 0,4 m/
ka14. La formazione plio-pleistocenica del Crotonese è inoltre interessata da fenomeni di discontinuità
tettonica secondo un sistema articolato di faglie originato da un regime di tipo estensionale15.
In questa porzione di territorio le formazioni del
Miocene medio-superiore sono esigue e si possono
circoscrivere a una catena di “Timponi” ad andamento nord-sud (Arciere, d’Impiso, San Luca, Steccato)
che si erge alla sinistra del tratto terminale del Tacina.
Per il resto, e sempre limitatamente al Terziario, vi
sono un po’ dappertutto le serie sedimentarie del ciclo Pliocenico-Calabriano caratterizzate dalle argille
marnose di Cutro16. Queste assumono generalmente
toni variabili dal grigio chiaro al grigio azzurro e presentano intercalazioni siltose, sabbiose e talvolta di
arenarie tenere a cemento calcareo. Le argille fossilifere della formazione di Cutro hanno scarsa permeabilità e sono facilmente erodibili sicché gran parte
della copertura del Medio-Calabriano è stata rimossa
a causa dell’erosione. Lo scivolamento delle acque
superficiali conferisce ai pendii dei terrazzi plioceni-
ed infine i sedimenti evaporitici. Quest’ultimi - costituiti da gessi, “marne tripolacee”, argille rosse e
verdi con frammenti di calcari e arenarie -, sono
circoscritti ad un esile nastro di terra ad andamento est-ovest che interessa le località Cavaddotero,
Serra Buongiorno, Casa Palmisano e Comero. Da
segnalare è l’associazione dello zolfo alla serie evaporitica: in località Comero, a nord delle Murgie,
vi è una discarica di lavorazione di questo minerale.
Per il resto, sino alle colline che orlano la valle settentrionale del Neto, si estende la formazione del
Medio-Calabriano contenente sabbie brunastre,
argille siltose, arenarie e calcareniti. Tra i sedimenti
quaternari della zona prevalgono quelli marini, con
sabbie micacee e calcareniti. Queste formazioni,
spesso a stratificazione incrociata, si possono osservare sulle alture che prospettano la costa a nord
del Neto, nelle località Fasana, Gangemi, Serra di
Amantea, Serra Cannatello, Serra Mulara, Serra
della Curta, Camoscio e Foresta.
Il rimanente territorio provinciale che si estende
a sud del Neto presenta caratteristiche litologiche
abbastanza omogenee. Dal punto di vista morfologico, la penisola crotonese assume una caratteristica fisionomia a ripiani terrazzati, progressivamente
digradanti, che rappresentano l’esito delle varie
oscillazioni del livello marino su terre in sollevamento. Sul tasso di innalzamento della costa croto-
Lena et alii 2003, p. 11 con bibliografia.
Cosentino et alii 1989; Moretti 1993; Guerricchio Ronconi 1994; Dodaro - Petrucci 1998.
16
Sulle argille del Crotonese cfr. Ogniben 1962.
14
15
14
ci il caratteristico aspetto calanchifero17 (fig. 12). Gli
affioramenti delle formazioni terziarie sono dunque
visibili lungo le scarpate costiere e le valli incise dai
fossi. Presso località Vrica, a sud di Crotone, la sezione stratigrafica continua da 1,81 a 1,21 milioni di anni
osservabile nelle argille, ha permesso di fissare il limite
internazionale di riferimento Pliocene-Pleistocene18.
I depositi pleistocenici che si riferiscono al Quaternario hanno ampia diffusione e sono composti
da sabbie, ghiaie e conglomerati; occasionalmente
si possono avere intercalazioni di arenarie, calcareniti e calcari bioclastici. La stratificazione è spesso
incrociata e la permeabilità è elevata; abbondanti
sono le macrofaune. Queste formazioni di facies
costiera si osservano, a vari livelli altimetrici, sui
terrazzi del Crotonese per i quali è stato istituito il
“Piano Crotoniano” del Pleistocene superiore19.
Si possono dividere quattro livelli terrazzati:
quello di I ordine (200-300 mila anni), tra 242 e
125 m s.l.m., è il più esteso e, pur in maniera discontinua, si estende su una superficie di circa 76
chilometri quadrati tra Cutro, Papanice, Isola di
Capo Rizzuto e le alture ad ovest di Capo Colonna; quello di II ordine (125 mila anni), tra m 112
e 65 s.l.m., si eleva nell’area di San Leonardo di
Cutro, Casella San Ianni, Borgo Soverito e in una
vasta zona che comprende le località La Mazzotta,
Vedogna, Capo Cimiti, Meolo e Marinella; il piano
di III ordine (100 mila anni), tra 80 e 16 m s.l.m., si
può osservare nelle località Campolongo, Corso di
Soverito, Renace, Capo Rizzuto e Capo Colonna;
quello di IV ordine (80 mila anni), tra 40 e 10 m
s.l.m., si dispone a nord di Capo Rizzuto nelle località Anastasi e Sèleno20.
Sdao et alii 1984, pp. 10-16.
Selli et alii 1977, pp. 181 ss.
19
Ruggieri et alii 1975.
Sui terrazzi crotonesi cfr. Palmentola et alii 1990, pp. 75
ss. con bibliografia precedente.
17
18
20
15
Storia degli studi
e degli scavi
I primi accenni alle antichità del territorio di
Crotone1, promossi da scrittori di storia calabrese
come il Barrio, il Marafioti e il Fiore, costituiscono una manifestazione dell’acceso interesse per la
Magna Grecia che ebbe il suo prologo nel corso
del XVI secolo2. A questi e ad altri autori, tra cui F.
Leandro Alberti3 e Philipp Clüver4, dobbiamo un
approccio storico-antiquario, spesso di matrice corografica, nel quale all’uso dei testi classici si mescola il gusto per le tradizioni mitiche e per la retorica
glorificazione del passato. Nel trattare di Crotone,
taluni di questi eruditi ebbero modo di soffermarsi
sul contrasto tra un passato tanto fastoso e la misera
contemporaneità enfatizzata, per di più, dall’assenza in città di antiche testimonianze monumentali5.
Poche sono in genere le notizie che si ricavano dalle
loro opere: al Pacichelli, ad esempio, dobbiamo la
segnalazione del recupero di diversi oggetti, forse
attribuibili ad antichi relitti, effettuati nelle acque
del porto di Crotone6; all’Alfano l’informazione,
poi rilevatasi esatta, di resti portuali sommersi presso Capo Rizzuto7.
Sebbene Crotone e Capo Lacinio abbiano
comprensibilmente suscitato negli eruditi del XVI
e XVII secolo un interesse maggiore, molti altri luoghi della provincia sono spesso chiamati in causa
Per una trattazione dettagliata della storia degli scavi e delle
ricerche si rimanda alle singole schede; sulla letteratura antiquaria e sulle esplorazioni archeologiche in Magna Grecia cfr.
Ampolo 1985; von Hase 1988; Parra 2005; per contributi
di sintesi sulle scoperte e le indagini nel territorio crotonese
cfr. Lattanzi 1983b; Giangiulio - Sabbione 1985, pp.
411-414; de La Genière 1987, pp. 311-317; Giangiulio
- Sabbione 1987, pp. 488-500; Lattanzi 1992; Ceraudo
1994b, pp. 11-14; Lattanzi 1994a; Spadea 1994d; Aisa
1996; De Cesare 2005; Spadea 2005a; Spadea 2005b;
Capo Colonna 2006; Spadea 2006a.
2
Barrius 1571; Marafioti 1601; Fiore 1691.
3
Alberti 1551, pp. 214-217.
4
Cluverius 1624, 1306-1307; 1309-1316.
5
Giangiulio - Sabbione 1987, pp. 488-489.
6
Pacichelli 1703, p. 79.
7
Alfano 1795, p. 102.
1
17
nel corso di speciose controversie finalizzate alla localizzazione di antichi centri come Chone, Aprusto,
Makalla, Brystakia, Petelia, Acherunzia, Siberine,
ecc.8 Tra le più accese dispute figura, sin dal XVI secolo, quella relativa all’ubicazione del sito di Petelia: quest’ultimo centro, oltretutto, a causa delle incertezze dovute all’interpretazione della lezione di
Strabone, in cui è definito “Metropoli dei Lucani”,
indurrà studiosi come l’Antonini, il Troyli, il Romanelli e altri a ipotizzare l’esistenza di due Petelie,
una localizzata in Lucania e l’altra nel Bruzio9. Sarà
solo nel 1624, alcuni decenni dopo la parziale pubblicazione dell’iscrizione CIL X, 114 per merito di
G. Fabricius (1587)10, che il Gualtherius nel Siciliae
adiacentium insularum et Bruttiorum antiquae
tabulae proporrà, per primo, l’identificazione di
Strongoli con Petelia11.
Dal coro delle opere di mera erudizione del secolo XVII va espunta, per gli interessanti contenuti,
la Cronica dell’antichissima e nobilissima città di
Crotone, di G. B. Nola Molisi, stampata a Napoli
nel 1649. Sulla base di un manoscritto redatto nel
1523, nella Cronica vengono menzionati alcuni
monumenti della città antica non più esistenti ai
tempi dell’autore perché smantellati da Don Pedro
de Toledo al fine di riutilizzarne i materiali per l’edificazione del Castello e della cinta muraria12.
Del 1780 è la Mémoire concernant le temple
de Junon Lacinienne di J. De Paw pubblicata nelle
Mémoires de la Societé des Antiquités de Cassel13;
al 1783 risale il rinvenimento, prope Petiliam14, della laminetta tardoarcaica IG XIV, 636 la cui attribuzione agli agri di Strongoli o di Policastro è tuttora
dibattuta. Quest’ultima, finì nelle collezioni del Museo Borgia di Velletri per poi passare definitivamente al Museo Nazionale di Napoli15.
Nel secolo XVIII, in pieno Grand Tour, la riscoperta e la presentazione al grande pubblico
della storia e delle poche vestigia monumentali del
Crotonese ancora visibili è opera di viaggiatori stranieri come D. Vivant Denon, F. L. von Stolberg, H.
Swinburne e J. H. von Riedesel16. Di ampio interesse
è la testimonianza di quest’ultimo: tra le tante notizie riportate nel suo diario degne di nota sono quelle riguardanti un monumento funerario nelle campagne di Cutro, presso il mare, che tanto gli ricordava il mausoleo di Cecilia Metella e i resti architettonici della domus di Capo Cimiti; a Capo Colonna,
inoltre, osservò alcuni risarcimenti apportati in età
romana alla cella del tempio e fu testimone della
spoliazione del santuario, divenuto nel frattempo una cava a cielo aperto17. Poco dopo, nel 1778,
Dominique Vivant Denon, su incarico di Richard
Saint Non, accompagnò nel sud della Penisola un
gruppo di disegnatori e nel corso del viaggio si recò
presso vari paesini dell’arco ionico descrivendone
con attenzione le antichità: tra queste ebbe modo di
annotare, per la prima volta, l’iscrizione petelina dei
ginnasiarchi18 (fig. 13).
Nell’ottobre del 1825 un altro viaggiatore, Johann Heinrich Westphal, alias Justus Tommasini,
visitò il territorio crotonese ed in special modo Crotone e Capo Colonna19; diverse altre notizie sulle
antichità del Marchesato si ricavano dagli scritti del
Grimaldi, del Vitrioli e del Pugliese20. A quest’ultimo si deve pure una monografia dedicata alla storia
e alle antichità di Cirò21.
La stagione delle scoperte e delle esplorazioni
archeologiche ha in ogni modo avvio nell’Ottocento. A Strongoli furono effettuate scoperte archeologiche sulle Pianette nel 183922 e poi tra il 1841
ed il 184223. Sempre alle Pianette nel 1848 erano
stati fortuitamente rinvenuti un’urna contenente
un tesoretto monetale e una cospicua quantità di
Denon apud Coltellaro 2002, pp. 21-28; Stolberg
1794, III, lett. 82; Swinburne 1785, p. 304-315; von Riedesel 1771.
17
von Riedesel 1771, pp. 171 ss. Sul soggiorno calabrese del
viaggiatore tedesco vedi Turano 1971.
18
Denon apud Coltellaro 2002, pp. 21-28; Saint Non
1783, pp. 101 ss.
19
Tommasini 1828, pp. 162 ss.
20
Grimaldi 1845, pp. 42 ss.; Vitrioli 1842; Pugliese 1845.
21
Pugliese 1849.
22
Fiorelli 1880, pp. 68-69.
23
Marincola Pistoja 1867, pp. 23-24, nota 75.
16
Giangiulio 1984; Sabbione 1984b; Giangiulio 1987a;
Giangiulio 1987b; Luppino 1985.
9
Antonini 1795, pp. 89 ss.; Troyli 1747, pp. 147-153, 441;
Romanelli 1815, pp. 204 ss.
10
Fabricius 1587, pp. 12-14.
11
Gualtherius 1624, pp. 57-58.
12
Nola Molisi 1649.
13
de Paw 1780, pp. 67 ss.
14
Schow 1788, p. 144.
15
Granei 1995, pp. 69-76.
8
18
Fig. 13. Veduta di Capo Colonna, dal Voyage pittoresque di C. R. Saint-Non
coroplastica votiva, poi incamerata nella collezione
Giunti24.
Su ordine della Commissione Conservatrice
dei Monumenti per la Provincia di Catanzaro furono compiute esplorazioni sul colle di Strongoli nel
1880-188125, nel 1885-188626 e poi nel 189227. Su
queste indagini e su altri pochi ritrovamenti effettuati nel territorio finitimo (Vrausi, Pizzuta, Tronga) troviamo rimandi anche negli scritti dedicati a
Petelia dall’ispettore alle Antichità Niccolò Volante28 e dallo studioso locale Marincola Pistoja29. Tra
XVIII e XIX secolo la dispersione di materiali archeologici provenienti dal colle di Strongoli è rilevante:
ne costituiscono testimonianza il ricco medagliere
di monete peteline, che secondo quanto riportato
dall’Alfano era in possesso del vescovo di Strongoli
Pasquale Petruccelli30, l’iscrizione plumbea in caratteri greci finita nel mercato antiquario napoletano31
e l’antefissa tarantina rinvenuta nel 1890 ed acquistata nel 1908 per le collezioni del Castello Sforzesco di Milano32. Tra il 1882 ed il 1883 il Foderaro
individuò a Cersi del Rosso, località dell’agro strongolese, una necropoli della prima età del Ferro33.
A Crotone furono effettuate scoperte nel 1859
presso Fondo Gesù34 e poi nel 1879 in occasione dei lavori per la costruzione della ferrovia35.
Quest’ultimi interessarono una più ampia fascia
della Calabria ionica, tra Cariati e il fiume Assi, e
perciò occasionarono numerosi altri rinvenimenti
come, ad esempio, quelli in località Fasana, presso
la foce del Neto36. Sempre nel 1879 altre scoperte
Alfano 1795, s.v. Strongoli.
ACS, AABBAA, III vers., II parte, div. X, B. 22, fasc. 54.4.
32
Orlandini 1977, pp. 58-59, 61-62, tav. XXXVIII figg. 5-6.
33
Orsi 1912c, p. 184.
34
Galli - Lucente 1932.
35
Fiorelli 1879, pp. 227-228.
36
ACS, MPI, Antichità e scavi, 1875-1881, B. 18, fascc. 28.1 e
28.2.2.
30
31
Marincola Pistoja 1867, pp. 23-24, nota 75.
Fiorelli 1880; Fiorelli 1881.
26
Fiorelli 1886.
27
Barnabei - Vaglieri 1894.
28
Fiorelli 1886; Volante 1886.
29
Marincola Pistoja 1867.
24
25
19
fortuite si verificarono a Torre Mariedda, non lungi
da Capo Colonna, allorché si cavavano pietre per il
porto di Crotone37; presso quest’ultima città l’anno
successivo fu intrapreso il primo intervento ufficiale
di scavo in località Fondo Spataro sotto la supervisione dell’ispettore onorario Antonio Lucifero38.
Pochi anni dopo, a Capo Colonna, tra il dicembre del 1887 e il gennaio del 1888, Joseph T.
Clarke e Alfred Emerson, dell’American Institute
of Archaeology, senza aver ricevuto alcun permesso da parte delle autorità competenti eseguirono
scavi all’interno dell’Heraion. Grazie al tempestivo
intervento del Governo i lavori furono bloccati e le
trincee ricoperte39.
Intanto nel corso del XIX secolo alcuni notabili
crotonesi, tra cui il barone Berlingeri e i marchesi
Albani e Lucifero, avevano dato origine a importanti collezioni d’antichità con i materiali provenienti
da Crotone e dai loro vasti possedimenti latifondistici sparsi nel Marchesato. A tali collezioni attinse
F. von Duhn quando nel 1897 pubblicò una serie di
oggetti nelle Notizie degli Scavi di Antichità40. Sempre
nel 1897 il Dürr segnalò un campo di tombe, probabilmente la necropoli della Carrara, nella zona
sud-occidentale dell’abitato moderno41. Tra le tante collezioni dell’epoca va segnalata anche quella
del Ruggero composta prevalentemente da industrie pre-protostoriche, parte delle quali rinvenute
presso Petilia Policastro42.
Sul finire del secolo R. Koldewey e O. Puchstein
realizzarono al Lacinio il primo dettagliato rilievo
del basamento e della colonna superstite che inserirono nel monumentale Die griechischen Tempel
in Unteritalien und Sicilien pubblicato a Berlino
nel 189943. Solo due anni dopo G. Abatino effettuò
nuove misurazioni della colonna ottenendone un
particolareggiato rilievo44. La fama del tempio presso gli studiosi, cui concorse, tra gli altri, il Lenormant con la sua opera, La Grande Grèce45, fece sì
che da più parti, soprattutto dall’estero, si levasse un
coro di proteste affinché il Governo italiano mettesse mano all’esplorazione del più famoso santuario
della Magna Grecia46. Nel 1907 il von Duhn, mediando per il duca di Baden, aveva inoltrato al Ministero una richiesta ufficiale per poter intraprendere
scavi a Locri e a Capo Colonna47. Il diniego da parte delle autorità, che trovava concorde Paolo Orsi,
pose le basi per un intervento di scavo ufficiale che
l’archeologo trentino, assieme ai suoi collaboratori,
Rosario Carta e Claudio Ricca, condusse tra il 1910
e il 191148.
Sempre nel corso del 1911 Paolo Orsi effettuò
sopralluoghi nell’entroterra a Santa Severina e a
Cerenzia Vecchia49; in particolare, il soggiorno severinate gli diede modo di studiare i monumenti
bizantini presenti in paese ed allora pressoché sconosciuti. A lui dobbiamo pure la notizia secondo
cui alcuni antiquari romani eseguirono all’inizio del
secolo ricerche e scavi clandestini presso Timpone
Castello, in agro di Cerenzia50. Ancora nel 1911 Paolo Orsi pubblicò i primi rinvenimenti subacquei
effettuati pochi anni prima nelle acque di Scifo51
(sui quali tornerà con un aggiornamento alcuni
anni dopo52) e nell’anno successivo divulgò alcune scoperte compiute a Crotone, descrivendo, al
contempo, diversi materiali delle raccolte civiche53
a quel tempo custodite in una ex scuderia.
Nei primi decenni del secolo XX studi e scoperte andarono intensificandosi in tutto il territorio:
agli inizi del 1900 venne alla luce un deposito di anfore romane presso Torretta di Crùcoli54 e al 1901
risale la nota del Patroni sulla tomba monumentale di età ellenistica rinvenuta in località Oliveto di
Cirò Marina55. Nel 1902 il Pigorini rese pubbliche le
46
Orsi 1911, p. 77. Sulla figura e l’operato di Paolo Orsi in
Calabria cfr. Turano 1985; Beschi 1991; Paoletti 2005.
47
Orsi 1911, p. 77; Spadea 1994d, pp. 809-810 con rinvii
alla documentazione d’archivio.
48
Orsi 1911.
49
Orsi 1912b; Orsi 1929. Sulla visita di Paolo Orsi a Cerenzia
Vecchia vedi Frasca 2000.
50
Orsi 1912b, p. 284; Orsi 1929, p. 233.
51
Orsi 1911, pp. 118-124.
52
Orsi 1921c, pp. 493-496.
53
Orsi 1912a, pp. 60, 62-64.
54
Palopoli 1998, pp. 14 ss.
55
Patroni 1901.
Sculco 1903, pp. 6, 13; Sculco 1910, p. 8.
Fiorelli 1880, p. 502.
39
Clarke - Emerson 1887, pp. 181-182.
40
von Dhun 1897.
41
Dürr 1897, pp. 24-25.
42
Ruggero 1878, p. 69.
43
Koldewey - Puchstein 1899, pp. 41-42.
44
Abatino 1901.
45
Lenormant 1976, II, pp. 195 ss.
37
38
20
plum Apollinis Alaei ad Crimisa promontorium64.
Tra i rinvenimenti più significativi degli anni
Venti vi sono quelli di Belvedere Spinello65, di Vigne
di San Pietro, dove fu scoperta una stele forse raffigurante Dioniso66, e di località Zigari-Centocarrolli
che restituì una testa marmorea d’età romana67. Nel
1924 Domenico Topa nell’opera Le civiltà primitive della brettia passò in rassegna svariati ritrovamenti, soprattutto relativi a industrie litiche, provenienti dal territorio crotonese (incluso il comprensorio pre-silano)68.
A Crotone, intanto, altre scoperte furono realizzate tra il 1918 e il 1919 in occasione della costruzione delle Ferrovie Calabro Lucane69 e poi nel
1927 presso località Armeria dove fu recuperato un
tesoretto monetale greco70. Ulteriori, importanti, ritrovamenti in ambito urbano, scaturiti dai lavori per
la costruzione dell’ex Banca d’Italia e ai quali, peraltro, si devono i primi dati sulla fase romana della città, sono stati pubblicati da E. Galli e R. Lucente nelle
Notizie degli Scavi di Antichità del 193271.
Nel 1934 i nuovi locali approntati dal podestà
Giuseppe Cosentino all’interno del Castello di
Crotone accolsero i materiali delle raccolte civiche
e le donazioni di illustri famiglie della zona (Berlingeri, Sculco, Lucifero, Sabatini, Albani)72.
Negli anni ’30 bisogna inoltre segnalare le scoperte protostoriche effettuate sul colle di Sant’Elia a
Cirò Superiore73, quelle ellenistiche e romane di N.
Catanuto nel territorio di Caccuri74, il rinvenimento
dell’ancora iscritta a Capo Cimiti75, l’individuazione della tomba verosimilmente brettia di località Rivioti presso Cotronei76 e gli sterri compiuti da Carlo
scoperte della prima età del Ferro effettuate dal Lucifero in località Vituso di Scandale56; successivamente, nel 1905, Quinto Quagliati intraprese lo scavo di
una necropoli altomedievale nell’agro di Casabona57
e nello stesso anno fu data alle stampe la monografia
dello studioso locale Nicola Sculco che conteneva
un primo quadro d’insieme delle antichità crotonesi
e alcuni rinvii a rinvenimenti compiuti nel territorio
finitimo (località Bernabò, Fondo Berlingeri di Farina, Trechiese - Suvaretto)58. Pochi anni dopo, nel
1912, il Byvanck soggiornò a Crotone ed effettuò un
fondamentale studio sul circuito murario della polis
col quale ha inizio la moderna ricerca scientifica sulla topografia della città antica59.
Nel settembre 1917 gli operai della ditta Forcellini - la stessa che recuperò nel 1915 i marmi del relitto Punta Scifo A - rinvennero nelle acque antistanti
Punta Scifo un tesoretto monetale di età bizantina,
pubblicato a distanza di alcuni anni da Paolo Orsi60.
Quest’ultimo tra il 1914 e il 1915 intraprese delle
ricerche nel Cirotano con la speranza di identificare i centri di Chone e Krimisa e di localizzare il
santuario di Apollo61. Sulle alture di Cirò Superiore
nel frattempo furono effettuate importanti scoperte
della prima età del Ferro a Cozzo del Santerello e
venne alla luce una stipe votiva con materiali d’età
greca (tra cui la laminetta bronzea iscritta SEG IV,
75) a Cozzo Leone62. Le già ricordate ricerche volte
alla localizzazione dell’Apollonion nelle campagne
prossime a Cirò Marina non solo non diedero i
risultati sperati, ma nel corso di queste l’Orsi fu ripetutamente arrestato con l’accusa di spionaggio63.
Per l’individuazione del tempio bisognerà aspettare
le scoperte occasionali avvenute presso l’area paludosa di Punta Alice durante i lavori di bonifica del
1923 monitorati dal Genio Civile di Catanzaro. Appena un anno dopo, tra il 24 aprile e il 18 maggio,
Paolo Orsi eseguì alcuni scavi i cui risultati furono
pubblicati nel lavoro monografico intitolato Tem-
Orsi 1932.
Sabbione 1985a, p. 33.
66
Pesce 1934.
67
Vaccaro 1933, pp. 45, 55 tav. XIV fig. 2.
68
Topa 1927, passim.
69
Galli - Lucente 1932, p. 367.
70
Catanuto 1932.
71
Galli - Lucente 1932.
72
Lattanzi 1983b, pp. 99-100; Turi 1992, pp. 353-354.
73
La Cava 1933, pp. 58 ss.; Topa 1933, pp. 3 ss.; Galli 1934.
74
Catanuto 1931, p. 658.
75
ACS, AABBAA, div. II, 1934-1940, B. 23, fasc. 314.
76
Kahrstedt 1960, p. 80;
64
65
Pigorini 1902, p. 192.
Quagliati 1905.
58
Sculco 1905.
59
Byvanck 1914.
60
Orsi 1921a; Gorini 1991, p. 123.
61
Orsi 1921b.
62
Orsi 1921b, pp. 490-492.
63
Orsi 1921b, p. 490.
56
57
21
Tallarico nel territorio di Casabona77. Al 1931 risale
la scoperta e il recupero di un elmo corinzio e di due
anfore in un tratto di mare non meglio circoscrivibile
a sud di Capo Colonna78; del 1933 è la monografia di
Angelo Vaccaro su Petelia in cui sono sunteggiati gli
scavi e le scoperte avvenuti nell’Ottocento a Strongoli e, al contempo, si segnalano altri importanti siti,
tra cui le necropoli peteline di Manche e Lazzovino79.
Negli anni Quaranta ricordiamo la scoperta di
tombe in contrada Polligrone di Belvedere Spinello80 e i restauri nell’ex Cattedrale di San Donato ad
Umbriatico che portarono al rinvenimento di materiale epigrafico reimpiegato d’età romana e bizantina81. Il lavoro del Dunbabin sulla Magna Grecia, apparso nel 1948, relativamente al territorio in esame
riportava poche novità legate ai ritrovamenti effettuati a Strongoli e nell’agro di Belvedere Spinello82.
Bisogna arrivare agli anni Cinquanta perché le
modificazioni del tessuto territoriale della regione,
innescate dai lavori per la Riforma Agraria, portino ad
un decisivo incremento delle scoperte. Tra i rinvenimenti più importanti, e sempre occasionali, ricordiamo quelli di Zinga, Amendoleto, Frasso, Timparello
dei Ladri, Melitino, San Leo di Scandale, Sberno di
Cotronei e Sant’Antonio di Capo Rizzuto. A partire
dal 1955 sotto la direzione di A. De Franciscis ripresero a Capo Colonna gli scavi nell’area del temenos,
della porta d’accesso e degli edifici d’accoglienza83.
A Strongoli, allora in pieno sviluppo edilizio,
vennero effettuati saggi esplorativi tra il 1951 e il
1953 e poi ancora nel 1957 nell’area di Vigna del
Principe dove si scoprirono vari resti appartenenti
alla sostruzione del foro84.
Tra il 1959 e il 1960 furono pubblicati due importanti lavori ad opera di Ulrich Kahrstedt che offrirono
una prima significativa sintesi sullo stato delle ricerche
e una panoramica dei rinvenimenti d’età romana in
Magna Grecia e nei Bruttii in particolare85.
Ripercorrere le innumerevoli scoperte effettuate tra gli anni Sessanta e Settanta, vale a dire nel
momento di massima trasformazione dell’assetto
territoriale dell’area in esame, richiederebbe troppo spazio. Basterà richiamare l’emblematico caso
di Crotone e del suo inarrestabile sviluppo urbanistico. La costruzione di nuovi edifici, indispensabili
per l’ampliamento della città, ebbe come conseguenza la massiccia e indiscriminata distruzione di
molti resti archeologici86. In quegli anni, nel seguire
i lavori per l’edilizia, la Soprintendenza acquisì una
gran mole di dati che costituiscono la base sulla
quale poggiano le attuali conoscenze sulla topografia della città antica. Tra le indagini più importanti vi
sono quelle intraprese in aree a forte impulso edilizio che, di fatto, si sovrapponevano alla maglia della
polis greca (via XXV Aprile, via Tedeschi, via Firenze, via Cutro, via Roma, campo sportivo, Campitello, Fondo Gesù, area di Vigna Nuova, Batteria, zona
delle Cooperative, ecc.)87. Intanto, nel maggio del
1968 con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno fu
finalmente inaugurato il Museo Archeologico Statale che incamerò le collezioni civiche.
Il possibile ampliamento dello stabilimento
Montedison nell’area a nord dell’Esaro rese necessario l’espletamento di alcune prospezioni elettromagnetiche, accompagnate da carotaggi, portate a
termine dalla Fondazione Lerici nel 197688. I risultati, pubblicati da L. Quilici nel 1977, dimostrarono come tutta l’area fosse occupata dai resti della
città antica secondo un modulo per strigas89. Nel
corso degli anni Settanta furono indagate anche le
principali necropoli a servizio della polis: tra queste,
quella della Carrara richiese estese esplorazioni tra
il 1973 e il 197490.
Per quanto attiene al resto del territorio, tra le
attività più significative portate a termine in quegli
Guzzo - Iaculli 1977; Lattanzi 1983b, p. 100; Lattanzi
1994a, p. 834.
87
Per la cronaca delle esplorazioni urbane effettuate a Crotone negli anni Sessanta e Settanta si rimanda ai rapporti
sull’attività della Soprintendenza annualmente pubblicati
ad opera di Giuseppe Foti (Foti 1961 ss.) ed Elena Lattanzi
(Lattanzi 1981a ss.) su Klearchos e negli Atti del Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia di Taranto.
88
Cavagnaro Vanoni - Linington 1977, pp. 667 ss.; Linington - Cavagnaro Vanoni 1977, pp. 7 ss.
89
Quilici 1977.
90
Foti 1974a, pp. 117-119; Foti 1974b, pp. 304-309.
86
Pellizzi - Tallarico 2003, p. 31, nota 3.
78
ACS, AABBAA, div. II, 1934-1940, B. 23, fasc. 314.
79
Vaccaro 1933, passim.
80
Sabbione 1976, p. 933.
81
Russo 1962.
82
Dunbabin 1948, p. 161.
83
FA, X, 1955, n. 1845; XIV, 1959, n. 1819; De Franciscis
1959b, pp. 38-39.
84
Ceraudo 1995, pp. 278 ss.
85
Kahrstedt 1959; Kahrstedt 1960.
77
22
anni vanno almeno menzionati la ripresa degli scavi al Lacinio che interessarono in maniera discontinua gli anni 1963, 1969-1970, 1972 e 197391 e le
esplorazioni del 1977 ad opera di Dieter Mertens
presso Punta Alice92. Nel 1971 Sandro Salvatori individuò il sito neolitico di Capo Alfieri e Juliette de
La Genière segnalò il sito indigeno di Murgie93; alla
studiosa si devono sin dalla fine degli anni Sessanta
una serie di importanti contributi legati all’archeologia del mondo indigeno94. Alla citata segnalazione del 1971 fecero seguito sulle Murgie il recupero
di alcuni oggetti da parte della Soprintendenza nel
197695 e scavi regolari nel 1983, 1988 e 199096.
Grande importanza ebbero pure le scoperte di
una tomba a camera brettia in località Gangemi97
(1972) e di un frammento di produzione egeomicenea presso il promontorio di Capo Piccolo nel
197798.
Sul fronte della ricerca subacquea bisogna ricordare che nel 1960 Gianni Roghi, del Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina, intraprese,
dietro richiesta della Soprintendenza, alcune prospezioni lungo i fondali di Capo Colonna e ispezionò il relitto delle colonne presso Capo Cimiti effettuandone il rilievo99. Al medesimo Centro, guidato
da Nino Lamboglia, si deve un’ulteriore fruttuosa
campagna di indagini nel tratto di mare tra Capo
Colonna e Punta Scifo nel 1973100.
Sotto la direzione di Antonio Capano si svolsero nel 1979 gli scavi di una necropoli ellenistica in
località Ceramidio presso Cirò Marina e, tra il 1980
e il 1981, quelli della necropoli romana di Fondo
Castello (Strongoli)101. Nel 1981 la Soprintendenza
indagò una fornace d’età imperiale in località Piano
di Mazza presso Torretta di Crùcoli102 ed effettuò
un saggio stratigrafico presso il muro a scacchiera
greco di Le Castella103. Tra il luglio e l’agosto del
1980 fu intrapreso uno scavo a Sant’Anna di Cutro
dove sin dagli anni Settanta era stato localizzato un
luogo di culto greco104.
Nel 1980 apparve il lavoro di Pier Giovanni
Guzzo e Silvana Luppino sulle tombe brettie delle località Gangemi di Strongoli e Salto di Cariati,
all’interno del quale si trovava un primo censimento critico degli insediamenti brettii dislocati
tra Thurii e Crotone. Al già citato Pier Giovanni
Guzzo, a Felice Costabile e ad Ermanno Arslan si
devono, agli inizi degli anni Ottanta, contributi di
sintesi sullo stato delle ricerche topografiche relative alla romanizzazione dei Bruttii (un tema sino
a quel momento rimasto ai margini della ricerca in
Calabria)105.
Nel Cirotano le indagini proseguivano a ritmo
incalzante: a Punta Alice l’esplorazione del santuario di Apollo riprese con due campagne effettuate
nel 1982 e nel 1985106. Nel 1982 si svolsero scavi
nel sito protostorico di Motta107 e in quelli brettii di
Taverna e San Gennaro108; nel 1984 fu investigata
la necropoli di Franza-Capella109; l’anno successivo
le indagini interessarono sia Cirò Superiore (Serra
Sanguigna e Cozzo Leone) sia il sito di Spatoletto,
ubicato nella piana sottostante, in cui venne alla
luce una tomba monumentale di età ellenistica110.
Tra il 1983 e il 1986 l’Università del Texas ad
Austin, sotto la direzione di Joseph C. Carter, avviò
una serie di prospezioni di superficie (tuttora inedite eccezion fatta per alcuni rapporti sintetici) che
interessarono una parte del territorio appartenente
agli agri di Cutro e di Isola di Capo Rizzuto111. La
porzione meridionale del Marchesato è stata pure
fatta oggetto, sin dagli anni Ottanta, di indagini di
superficie avviate da Domenico Marino con le quali
Foti 1963a, pp. 156-157; Foti 1972b, p. 138.
Foti 1977, p. 464; Mertens 1983.
93
de La Genière 1971, p. 271.
94
de La Genière 1968; de La Genière 1971.
95
Foti 1976, pp. 149-150; Sabbione 1976, pp. 921-922.
96
Lattanzi 1983c, pp. 575-577; Lattanzi 1988, pp. 555-556;
Lattanzi 1990a, p. 249; de La Genière 1991, pp. 75-116.
97
Guzzo - Luppino 1980, pp. 840 ss.
98
Lattanzi et alii 1987, pp. 25 ss.
99
Ispezione 1960; Roghi 1961; Roghi 1971.
100
Lamboglia 1973, pp. 407 ss.; Lamboglia 1974, pp. 158-159.
101
Capano 1979; Capano 1980; Capano 1981.
102
Foti 1981, p. 305; Lattanzi 1981a, pp. 142-143.
91
92
Lattanzi 1981a, p. 140; Lattanzi 1981b, p. 158.
Foti 1981, pp. 303 ss.
105
Guzzo 1981a; Costabile 1983; Costabile 1984a; Arslan
1983.
106
Lattanzi 1982, p. 563; Lattanzi 1985b, p. 142.
107
Lattanzi 1982, pp. 562-563; de La Genière 1987, p. 312.
108
de La Genière 1987, p. 317.
109
Lattanzi 1984, pp. 527-528.
110
de La Genière 1987, pp. 314-315.
111
Carter 1983; Carter 1985; Carter - D’Annibale 1984;
Chora of Croton 1990; Carter - D’Annibale 1993.
103
104
23
sono stati individuati svariati siti pre-protostorici.
Sempre nel settore meridionale del Crotonese
ricordiamo le indagini del 1981 effettuate nella villa maritima di Capo Cimiti112 e poi gli scavi nei siti
pre-protostorici compiuti a Capo Piccolo (1986,
1988)113, a Corazzo dall’Università di Bari (19871989)114 e a Capo Alfieri dall’Università del Texas
(1987)115. A quest’ultima si deve pure l’esplorazione stratigrafica della fattoria greca di Torre Bugiafro
nelle campagne di Isola di Capo Rizzuto (1988)116.
Intanto nel 1983 l’Aquarius su mandato della
Soprintendenza eseguì due campagne di ricerca subacquea su altrettanti relitti di navi lapidarie: la prima
ebbe per oggetto il relitto Punta Scifo A, dopo che
questo, a distanza di molti decenni dalle indagini di
Paolo Orsi, era stato nuovamente rintracciato da un
subacqueo locale117; la seconda venne effettuata sul
relitto di Cala Cicala lungo il versante meridionale
del promontorio di Capo Colonna118. Sempre all’Aquarius si devono nel 1987 le ricerche su un altro
relitto lapidario, il Punta Scifo D, individuato l’anno
prima da Luigi Cantafora119. Al 1983 risale l’apertura
di un piccolo Antiquarium presso la Torre Nao di
Capo Colonna ove confluirono alcuni materiali tra
i quali quelli pertinenti al relitto Punta Scifo A.
A Capo Colonna, dopo la campagna di rilievi del 1983 che vide impegnati D. Mertens ed E.
Seiler120, nell’estate del 1987 ripresero sotto la direzione di Roberto Spadea gli scavi che portarono
all’individuazione del cosiddetto edificio B e di un
cospicuo complesso di materiali votivi121.
A Crotone continuavano le esplorazioni all’interno della città: negli anni ’80 furono effettuati saggi
presso il campo sportivo, in via Telesio, in via XXV
Aprile e nelle aree Gravina e Campitello122. Particolarmente prolungate sono state le indagini presso
la Banca Popolare Cooperativa avviate nel 1985 e
conclusesi nel 1991123. Ulteriori ricerche sono state
espletate nell’area di Vigna Nuova (1981)124 e poi
presso i resti della cinta muraria sulla collina di Santa Lucia (1983)125. La topografia delle sedi destinate
a necropoli in quegli anni si arricchì di nuovi dati
provenienti dalle località San Francesco (1980)126,
Monte Viscovatello (1982)127 e Carrara II (19841986)128. Sul piano scientifico bisogna rammentare
che il XXIII Convegno di studi sulla Magna Grecia
venne dedicato nel 1983 proprio a Crotone: l’occasione rappresentò un momento di riflessione e sistematizzazione dei dati sino a quel momento acquisiti
sulla città antica e sul suo territorio129.
Anche negli anni Novanta le indagini a Crotone sono state prevalentemente caratterizzate da
interventi d’urgenza. In tema di archeologia urbana
ricordiamo gli scavi presso il Municipio tra il 1992
e il 1993, le esplorazioni presso il Padiglione Microcitemia (1992) e nella vicina area dell’Ospedale
(1993-1994; 1996-1997), i saggi condotti presso
via Telesio (1995-1998) e via Di Vittorio (1997)130,
gli scavi nel santuario greco di Vigna Nuova (1993,
1996)131 e l’indagine dell’edificio monumentale effettuata alla fine degli anni ’90 sotto la curva nord
dello stadio Ezio Scida132. In quegli anni le tematiche
della topografia e dell’urbanistica della Crotone
greca sono state approfondite in particolar modo
da Roberto Spadea al quale si devono vari contributi scientifici133.
Tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi di quelli
Novanta furono condotte una serie di ricognizioni
nell’ager Petelinus da parte di Giuseppe Ceraudo134; altre ricerche di superficie furono avviate tra
Racheli 1993.
Spadea 1997, p. 251.
125
Treziny 1983.
126
Lattanzi 1981a, p. 141.
127
Lattanzi 1982, p. 559.
128
Lattanzi 1985b, p. 142; Lattanzi 1986c, p. 17.
129
Atti Taranto 1983.
130
Su questi scavi cfr. Kroton 1998.
131
Borrello 1993; Spadea 1997, pp. 251 ss.; Lattanzi
1996-1997, p. 257.
132
Lattanzi 1998a, p. 743, tav. XCII,1; Lattanzi 1999, pp.
735-736, tavv. LXVIII,1-2; Lattanzi 2000, p. 991.
133
Spadea 1983; Spadea 1992a; Spadea 1993; Spadea et
alii 1993; Spadea 1994c; Kroton 1998.
134
Ceraudo 1989-1990; Ceraudo 1996-1997; Ceraudo
123
124
Lattanzi 1981b, p. 159.
Lattanzi 1986a, p. 704; Lattanzi 1988, p. 549.
114
Lattanzi 1987a, p. 651; Geniola 1989-1990, p. 389.
115
Morter 1990a.
116
Morter 1990b.
117
Lattanzi 1983c, pp. 573-574.
118
Aquarius 1983.
119
Aquarius 1987.
120
Mertens 1983; Seiler 1983.
121
Spadea 1994a; Spadea 1996c; Spadea 1996f; Spadea 1997.
122
Spadea 1983; Spadea 1993; Kroton 1998.
112
113
24
il 1990 e il 1991 dalla Soprintendenza nell’ex area
Nato di Sant’Anna. Da queste indagini nella zona
dell’aeroporto emersero le prove archeologiche di
un sistema di suddivisione agraria risalente alla fase
greca e fecero seguito gli scavi stratigrafici di alcune
fattorie greche, di una necropoli e di una fornace di
VI sec. a.C.135
Del 1990 è lo scavo di una fornace romana in
contrada Frasso136; tra il 1993 e il 1996 si svolsero le
esplorazioni stratigrafiche nel castello normannosvevo di Santa Severina137. Nel 1994 vanno ricordati
lo scavo condotto da Domenico Marino nel sito
dell’età del Bronzo di Timparello dei Ladri138 e una
breve campagna di indagini presso l’Apollonion di
Punta Alice139. Del 1996 sono gli scavi della necropoli bizantina di Marinella presso Steccato di Cutro140 e quelli eseguiti da Armando Taliano Grasso a
Strongoli nell’ambito dei lavori per la metanizzazione. Tra il 1998 e il 1999 furono effettuate le prime
esplorazioni stratigrafiche nel sito di Cerenzia Vecchia da parte dell’Università della Calabria; al 1999
si datano le indagini sulle strutture murarie d’età
greca rinvenute nel fortilizio di Le Castella (1999)
e quelle nella piccola necropoli romana di Cassia
presso Torretta di Crùcoli141.
Sul fronte dell’archeologia subacquea, soprattutto a seguito delle segnalazioni di subacquei locali, sono state molte le ricerche eseguite da parte
dell’Aquarius nelle acque crotonesi. Tra le tante
ricordiamo le campagne sui relitti di Capo Bianco
nel 1990 e quella sul relitto greco di Capo Piccolo
nel 1994142.
Sin dalla fine degli anni Ottanta sono apparsi
vari contributi specialistici legati a tematiche sino
ad allora quasi del tutto trascurate: tra queste vale
la pena di ricordare le indagini legate agli aspetti
insediamentali e materiali delle fasi tardoantiche
e medioevali143 e le ricerche sulla viabilità antica.
Quest’ultima tematica è stata approfondita, in particolare, da Gian Piero Givigliano e da Armando
Taliano Grasso144.
A Capo Colonna negli anni Novanta sono stati avviati i lavori per la realizzazione del Parco Archeologico inaugurato nel 2003; del luglio 2006 è
invece l’apertura, sempre all’interno del Parco, del
Museo Archeologico145. Agli scavi effettuati a Capo
Colonna tra il 1999 ed il 2003 si devono importanti scoperte, tra le quali meritano di essere ricordate
quelle relative alle fasi di occupazione romana del
promontorio146.
1997a; Ceraudo 1997b.
135
Ruga - Cuteri 1998a; Ruga - Cuteri 1998b; Ruga et
alii 2005.
136
Lattanzi 1990a, p. 249.
137
Santa Severina 1998.
138
Marino 2002, p. 376.
139
Aisa 1996, p. 286.
140
Lattanzi 1996-1997, p. 258.
141
Lattanzi 1999, p. 737.
142
Aquarius 1988-1990; Aquarius 1994.
Roma 1989; Noyé 1991; Spadea 1991a; Cuteri 1994a;
Coscarella 1996.
144
Givigliano 1985-1986; Givigliano 1994; Taliano
Grasso 1993; Taliano Grasso 1996-1997.
145
Capo Colonna 2006.
146
Hera Lacinia 2006.
143
25
Indice dei nomi di luogo
A
Basento (fiume): 83n.
Basilicata (Cropani): 267.
Basilicata (regione): 83n.
Basilicoi: 80, 192.
Belcastro (Catanzaro): 163.
Bellavista (Massafra): 34, 198, 204.
Belvedere Spinello: 21-22, 57, 77, 102, 191, 197-198.
Benedetti: 77, 179-180.
Benevento: 259.
Bernabò: 21, 86n, 106, 239, 262.
Bevère dei Romani: 203.
Bèvere di Forgianello: 301.
Bisanzio, v. Costantinopoli
Bisignano (Cosenza): 203n.
Biviero: 159.
Bivio Alice: 35, 66, 78, 91, 138.
Bivio Lenza: 314.
Bivona: 246n.
Blanda: 106.
Borda (proprietà): 80, 206.
Bordò Cimitella: 80, 192.
Borgo Soverito: 15.
Borrone Dattole: 177.
Borrone della Marina: 97, 177, 182.
Bosco Castellazzo: 78, 141.
Bosco del Pantano: 202.
Bosco Fratte: 10, 33, 87, 102, 346-348.
Bosco Soverito: 337.
Bosco Verde: 347.
Bova (Reggio Calabria): 31.
Bradano (fiume): 83n.
Brausa, v. Vrausi
Briatici: 118n.
Briatico vecchio: 41.
Briso: 66, 78, 136.
Brittius, v. Bruttii
Broglio (Trebisacce): 42-43, 178n, 179n, 196, 228, 347.
Bruciarello: 11, 195.
Bruttii: 18, 43, 91, 98, 185, 283, 341.
Bruttium, v. Bruttii
Bruzio, v. Bruttii
Brystakia: 18, 119, 119n.
Bucchi: 61, 186n, 202n, 203n, 204.
- ex Stazione: 203.
Budapest: 291n.
Bugiafro: 24, 59, 87, 312.
Burgo di San Pietro: 111.
Burrone di Scierra: 301.
Buxentum: 84, 84n.
Βρυστακία, v. Brystakia
Acaia (Grecia): 52.
Acconia (Curinga): 34, 34n.
Acerentia, v. Cerenzia Vecchia
Acheron (fiume): 145, 145n.
Acherunzia (Acheruntia): 18, 145, 145n.
Acqua del Salto (Cariati): 40.
Acqua di Frisio (Cropani): 34n.
Acqua Salata (torrente): 47.
Acquafredda (Sambiase): 56n.
Acquarossa (Viterbo): 318n.
Adriatico: 43.
Africa: 98, 161, 341.
Agrigento: 246n.
Aisaros, v. Esaro
Akerentia, v. Cerenzia Vecchia
Albenga: 112, 295.
Alessandria (d’Egitto): 291n.
Alfieri: 8, 23-24, 29-30, 32, 32n, 33-34, 34n, 35, 37-39, 41, 62, 93,
102-103, 178, 178n, 296-297, 299, 299n, 300-301.
- Rizzo (proprietà): 297.
Alianello (Matera): 280.
Alicarnasso (Turchia): 60, 82, 241.
Alichia: 111, 111n.
Alieci: 48, 218.
Altilia: 11, 80, 195-196.
Altipiano di Arvanello, v. Arvanello
Alto Crotonese (comprensorio): 11, 61, 75, 89, 119, 147, 155, 158,
209.
Alto Ionio (comprensorio): 41, 50, 135.
Amato (fiume): 56.
Amendolara (Cosenza): 52, 52n.
Amendoleto: 22, 78, 135.
Ampollino (lago): 12, 28n, 40, 193.
- fiume: 12, 35.
Anactorium: 206.
Anastasi: 15.
Angitola (fiume): 60.
Anival (statio), v. Castra Hannibalis
Anniba (statio), v. Castra Hannibalis
Annibali (statio), v. Castra Hannibalis
Antonio Maria: 80, 208.
Apriglianello: 222, 261.
Aprusto, v. Aprustum
Aprustum: 18, 209n.
Arbano (l’): 317.
Area Nato (ex), v. Sant’Anna
Argo (Grecia): 274.
Argos Amphilochicum: 206.
Armirò: 80, 110, 207.
Arvanello: 62, 80, 317-320.
Asia: 95, 175.
- Minore: 292-293.
Aspromonte: 32, 34.
Assi (fiume): 19, 203-204, 224n.
Atene: 106, 259, 310-311.
Atina (Frosinone):175.
Austin (Texas): 23, 312, 347-348.
C
Cacchiavia: 102.
Caccuri: 11, 13, 21, 35, 89, 102, 192, 195-196.
- rione Parte: 193.
Caesarea Maritima: 291n.
Cafieri: 80, 208.
Cala Cicala, v. Cicala
Calabria: 7, 19, 20n, 23, 25, 27, 27n, 29n, 31-32, 35n, 38, 38n, 39,
39n, 41, 44n, 49, 50n, 52, 52n, 61, 67, 82n, 98, 103n, 105n, 106n,
107n, 108, 110n, 119-120, 129, 145, 172n, 175, 203, 208, 228,
B
Bagni: 11.
Barco Comito: 80, 215.
383
246n, 259n, 299n, 303, 303n.
- Ulterior (Ultra): 8, 203n.
Calderazzi: 11.
Caloveto (Cosenza): 63n.
Calusia: 102, 195.
Calypsus (insula): 43n.
Camoscio: 14.
Campania: 29n, 50.
Campi di Caramanti: 222.
Campione: 33, 86, 267n.
Campo di Volo, v. Sant’Anna
Campolongo: 8, 15, 62, 102, 112, 324, 332, 332n, 333.
Campolongus, v. Campolongo
Canale (Locri): 155.
Canalicchi (vallata): 221.
Cannarò: 91, 99, 111, 133-134.
Canne (Torretta di Crùcoli), v. Torretta di Crùcoli
Canne (Puglia): 71, 160.
Cannoniere: 186.
Cantorato: 31, 89, 204.
Capanne di Siena: 155.
Caparra Siciliani (casolare): 134n.
Capella: 23, 78, 126.
Capo Alfieri, v. Alfieri
Capo Bianco: 25, 103, 342-344.
Capo Cannone: 81, 326, 328.
Capo Cimiti: 9, 15, 18, 21, 23-24, 41-44, 49, 69-70, 102-103, 106,
179n, 310-311, 327, 347- 350, 350n.
- Tre chiese: 348.
Capo Colonna: 8-10, 15, 18-20, 22-25, 27-28, 33, 43, 55, 57-59, 62,
66, 69, 73, 76, 78, 81, 85-86, 86n, 88-89, 91-93, 92n, 96, 102,
106n, 108, 112, 131, 160, 176, 225, 232n, 237, 240-241, 245,
252, 265-267, 267n, 268-270, 270n, 271-274, 274n, 275-277,
277n, 278, 279n, 280, 282-283, 283n, 284, 285n, 286, 286n,
287, 289, 291, 295, 295n, 297, 311, 341, 348.
- Capo Nau: 280.
- Casa Messina: 268.
- Casa Morrone: 284.
- chiesetta della Madonna: 62, 268, 276, 286.
- Lacenium (statio): 85, 88, 108, 268, 270, 285, 285n, 286, 327,
327n.
- Lacinio (Capo, promontorio): 17, 20, 23, 53, 57, 57n, 61, 63,
84n, 85-86, 93, 95, 102, 224, 229, 241, 250-252, 252n, 271,
271n, 272, 272n, 273-274, 276, 278n, 279, 283n, 284-285,
285n, 286, 288, 327.
- Naus (statio): 85, 285.
- Torre Nao: 24, 282, 284.
Capo di Mezzo, v. Capo Cimiti
Capo Donato: 230, 265, 265n.
Capo Graziano (Messina): 39, 193, 337.
Capo Nau, v. Capo Colonna
Capo Pellegrino: 9, 39, 41, 289, 290, 292.
Capo Piccolo: 23-25, 29, 34, 39, 39n, 41-42, 62, 102, 165, 178n, 193,
290, 299, 323, 336-340, 343, 345.
Capo Rizzuto: 8-9, 15, 17, 22, 39, 44, 58, 62, 81, 103, 108, 326, 327,
330, 337-338, 340-342, 348.
- Torre Nuova: 111, 342-343.
- Torre Vecchia (Torre Tonda): 39, 342, 342n.
Capo Taormina (Messina): 287.
Capo Trionto (Cosenza): 75, 77, 91, 91n.
Capuano: 111, 134.
Caraconessa: 111, 122-123.
Caravà: 220n.
Carbonara: 59, 102, 302, 306.
Carcarello: 77, 177.
Caresi: 80, 102, 215.
Carfizzi: 11, 13, 66, 77-78, 142, 142n, 143.
Cariati: 19, 37, 40, 83, 92n, 96, 119n, 163n, 203-204, 216, 224n.
Carigli: 80, 219.
Carmellengo: 81, 322.
Carroceddu: 78, 91, 99, 111, 123.
Carrocella, v. Carroceddu
Cartagine: 136.
Casa Berlingeri: 261-262.
Casa Bitonti: 36, 313.
Casa Caprarizzo: 345.
Casa Cassana: 158.
Casa Fiego della Viola: 316-317.
Casa Fico: 203.
Casa Palmisano: 14.
Casa Pricò: 146.
Casa Pullano, v. Ronzino
Casa Russo: 99, 180-181.
Casa Ryillo, v. Ronzino
Casa Soverito, v. Soverito
Casa Troceno: 31, 35, 204, 206.
Casabona: 11, 13, 21-22, 47, 77, 149-150, 150n, 155, 188, 190.
Case San Francesco: 156.
Casella di Maida (Catanzaro): 27, 28.
Casella Santo Ianni: 112, 332.
Casino Cardinale: 345n.
Casino Dattilo: 77, 177-178.
Casino Forgiano, v. Forgiano
Casino Marimonti: 179.
Casino Oliveto: 78, 91, 127-128.
Casoppero, v. Cassopero
Cassana: 47, 77, 158.
Cassano Jonio: 35, 37.
Cassano, v. Cassano Jonio
Cassia: 25, 99, 115.
Cassopero: 66, 78, 137.
Castellace: 217.
Castello del Principe, v. Castello Sabatini
Castello Sabatini: 61, 66, 78-79, 91, 135-137, 139.
Castello Sforzesco, v. Museo Sforzesco
Castelluzzo: 111, 127.
Castelluzzo di Sotto, v. Castelluzzo
Castelsilano: 12, 144.
Castiglione di Paludi (Cosenza): 147, 190n.
Castra Hannibalis: 87, 327, 327n, 328n, 330-331.
Castrovillari: 35.
Catalano: 48, 220.
Catania: 260.
Catanzaro: 4, 19, 21, 32n, 35, 128, 164, 171, 203, 224, 255.
Cattica: 77.
Caulon (statio), v. Kaulonia
Caulonia, v. Kaulonia
Cavaddotero: 14, 47, 78, 150-151.
Centocarrolli: 21, 77, 90, 92, 157-159, 169-170, 175.
Centuripe (Enna): 206.
Ceramidio: 23, 78, 79, 91, 111, 138-139.
Cerasara: 212.
Cerasello: 63n, 147.
Cerasìa: 206.
Ceratullo, grotte di: 214n.
Cerenzia: 11-13, 20, 102, 144-145, 145n, 146, 191.
Cerenzia Vecchia: 20, 20n, 25, 45, 47, 80, 110, 144-145, 145n, 146147.
Cerilli: 63.
Cersi del Russo: 47, 49, 155.
Cessaniti (Vibo Valentia): 39, 39n, 165, 193, 299, 323, 336-337,
345.
Cessaniti Cave, v. Cessaniti
Chiacciano: 62, 81, 313, 315-316.
Chianu du Piru: 78, 198.
Chiarello (proprietà): 118.
Chicago: 239.
Chiusa della Greca: 90, 208.
- Giordano (proprietà): 208.
Chone: 18, 21, 51.
Cialafoniti: 101, 150.
Cicala (Cala Cicala, Porto Cicala): 24, 102, 106, 270, 286- 289.
Cimino, v. Quote Cimino
Cipodero (torrente): 206.
Cipro: 291n.
Cirenaica: 295.
Cirò: 4, 13, 18, 21, 23, 40, 42, 45-46, 46n, 47-51, 55-56, 61, 65-66,
78-79, 120n, 123-127, 128n, 139.
Cirò Marina: 8-9, 13, 20-21, 23, 41, 61, 66, 78, 91, 128, 134-139,
178n.
- Civico Museo Archeologico: 159n.
- Stazione ferroviaria: 134-135.
Cirò Superiore, v. Cirò
Cirotano (comprensorio): 21, 23, 35, 41, 54, 66, 78, 91, 111.
Clampetia: 85n.
Cocino: 80, 208.
- Fondo Arabia: 208.
- Fondo Nicolazzi: 208.
384
Colle della Chiesa, v. Terre della Chiesa
Colle di Serrarossa, v. Serrarossa
Comero: 11, 14.
Cona: 118.
Condolè (Catanzaro): 102n.
Conicelle: 143.
Consentia, v. Cosenza
Copia: 84n, 85n, 136, 261.
Coracciti: 143.
Corazzo: 24, 29, 34, 36, 36n, 37-39, 39n, 41- 44, 87, 178, 178n, 289,
299-300, 333- 335, 337n, 342-343.
Corinto: 117, 123, 205, 286n, 311, 323.
Corso di Soverito: 15.
Cosanus (ager): 98n.
Cosenza: 3, 85n, 227.
Costa Cannatello: 77, 178.
Costa Vilardo: 77, 157.
Costantinopoli: 48, 56, 80, 98, 106, 119, 208, 258-259.
Costiere: 33, 102, 346.
Cotrone, v. Crotone
Cotronei: 13, 21-22, 40, 89, 165, 194, 212.
Cozzo del Lampo: 45, 47, 117.
Cozzo del Salto: 47.
Cozzo del Santerello: 21, 49, 124.
Cozzo du Lampo, v. Cozzo del Lampo
Cozzo Leone: 21, 23, 35, 44- 46, 51, 55, 65-66, 78, 123-124.
Cozzo Michelicchio (Cosenza): 49.
Cozzo Nero: 122.
Cozzo Perticaro: 118.
Cozzo San Francesco: 46, 55, 124.
Cozzo Santa Domenica: 337.
Craparizzo (Il): 346.
Crati (valle): 56, 118n, 246n.
Crimisa, v. Krimisa
Croce: 206.
Crontona, v. Crotone
Cropa (torrente): 12, 213.
- ponte: 213.
Cropani: 34n, 37, 267.
Croto, v. Crotone
Croton, v. Crotone
Crotone (Kroton): 3-4, 7-10, 10n, 11, 15, 17-22, 22n, 23-24, 27, 2932, 33n, 34, 34n, 35-36, 41-42, 42n, 43-50, 50n, 51, 51n, 52, 52n,
53, 53n, 54, 54n, 55, 55n, 56, 56n, 57-58, 60, 60n, 61-71, 73n, 7475, 78, 84, 84n, 85, 85n, 86n, 87, 93-95, 102-103, 106-107, 107n,
108, 112, 114n, 116n, 122, 124, 130, 136, 144, 144n, 151, 153,
157n, 160, 164, 166, 174n, 178, 178n, 188, 196-197, 199, 204206, 209n, 211n, 213, 216n, 219-223, 223n, 224, 224n, 225-228,
228n, 229, 229n, 230-235, 235n, 237-242, 242n, 243-244, 244n,
245, 245n, 246-247, 247n, 248-251, 251n, 252, 252n, 253-255,
255n, 256-258, 258n, 259, 259n, 260-266, 271, 273-276, 282,
284, 285n, 287-288, 290, 293, 295, 295n, 305, 309n, 310, 310n,
311, 311n, 312, 327n, 333, 335, 342, 349.
- Acquedotto, v. Batteria
- Area Edilizia Economica e Popolare: 226.
- Armeria: 21, 102, 225.
- Banca Popolare (Banca Popolare Cooperativa): 24, 41, 46, 93,
227-228, 230, 232, 234, 234n, 235, 241, 243, 246-247, 249-250,
253, 253n, 254-256.
- Batteria: 22, 226-227, 229- 230, 232-233, 234n, 249, 260.
- Benincasa (palazzine): 263.
- Bernabò: 21, 85n, 106, 239, 262.
- Morelli (proprietà): 262.
- Botteghelle: 224.
- Campitello: 22, 24, 226-227, 230, 232, 232n, 234n, 235, 243,
257.
- Campo Sportivo (Ezio Scida): 22, 24, 226-227, 232, 234,
234n, 241-244.
- Curva nord: 24, 243.
- Carrara: 20, 22, 24, 50, 72, 224, 226, 229-230, 234n, 238-239,
239n, 240, 248, 250, 253, 261.
- Castello (collina, altura del Castello): 18, 21, 29, 52, 85, 93, 107,
108, 223-225, 227, 229, 231, 231n, 232, 252, 256-258, 274, 284.
- Caserma Sopra Campana: 249.
- Torre Comandante: 228.
- Cava Messina: 248.
- CIAPI: 230.
- Cimitero: 248.
- Cimone Rapignese: 229, 233, 239, 248, 257.
- Collettore: 228, 233-234, 247-248.
- Cooperative (area): 22, 237, 242, 242n, 243, 255n, 257, 257n.
- Discesa Fosso: 256, 256n, 260.
- Di Vittorio (cooperativa): 242.
- Duomo: 274.
- Ezio Scida (stadio), v. Campo Sportivo
- ex Banca d’Italia: 21, 93, 226, 253, 255, 257.
- ex Consorzio: 243, 256.
- ex Ferrovie Calabro Lucane: 21, 46, 226-228, 230, 234, 236.
- Farina: 21, 85, 85n, 95, 252, 263.
- Fondo Berlingeri: 21, 263.
- Fondo Gesù: 19, 22, 224-226, 230, 232, 234n, 243-246, 256.
- Fondo Spataro: 20, 224.
- Fosso Pignataro: 227, 231, 232, 232n, 242-243.
- Foti (area, cantiere, proprietà): 93, 227, 230, 232, 234n, 253255, 257, 260.
- Gabelluccia: 260.
- Galluccio: 102, 230, 249.
- Granaio (Il): 234n.
- Gravina: 24, 29, 226-227, 230, 232, 241, 246-247, 249-250.
- IACP: 261.
- I.N.P.S.: 226, 234n, 243, 247.
- Lamanna (area): 234, 243.
- Largo Immacolata: 107, 256, 256n, 259-260.
- Licinia (area, cooperativa): 246, 249.
- Ligorio (proprietà): 234n.
- Messinetti (area, cantiere, palazzo): 93, 230, 232, 234n, 253,
253n, 255, 257.
- Monte Viscovatello, v. Viscovatello
- Montedison (cooperativa): 262.
- Montedison (area ex ampliamento, stabilimento): 22, 226,
230, 232, 234n, 237, 243.
- Morelli: 231.
- Mortilla: 239, 260.
- Municipio: 24, 93, 227, 232, 253, 255, 257.
- Museo Civico: 124, 216n, 220, 224, 224n, 225-226, 237, 290291, 295n.
- Museo Archeologico: 22, 114n, 116n, 122, 157n, 178, 197,
199, 213, 219, 226, 228, 234-235, 239, 248, 254, 295, 349.
- NIP: 262.
- Nuredi (palazzine): 263.
- Orto San Francesco: 44, 228.
- Ospedale: 24, 41, 227, 232, 234n, 243, 253.
- Ospedale Vecchio: 93.
- Padiglione Microcitemici (Microcitemia): 24, 41, 227, 231232, 232n, 234n, 236-237, 241, 243.
- Papaniciaro (torrente): 241, 248.
- Pertusola (cooperativa proletaria): 230, 233-234, 234n, 242243.
- Pertusola (stabilimenti): 226.
- Piano di San Biagio, v. San Biagio
- piazza della Resistenza: 257.
- piazza Duomo: 256, 256n.
- piazza Municipio: 236.
- piazza Pitagora: 93, 255.
- piazza Umberto I: 257, 257n.
- Pignataro, v. Fosso Pignataro
- Pignera (area, parco): 230, 232, 241, 247.
- Porta di Terra: 255, 255n.
- Porto Nuovo: 223, 246, 257.
- Porto Vecchio: 244, 246, 274, 275n, 287, 290, 293.
- Poste: 226.
- Riga (palazzo): 257n.
- Romano (proprietà): 230, 234n.
- San Biagio: 239, 260.
- San Cristoforo (cooperative): 242.
- San Francesco: 24, 226-227, 239, 248, 261.
- San Giorgio: 239, 260.
- San Giovanni di Dio, v. Ospedale
- San Silvestro (fosso): 249.
- Santa Chiara (chiesa): 260.
- Santa Lucia (collina): 24, 226, 229, 234n, 247-249.
- Santa Maria del Mare (isolotto): 244.
- Scintilla: 243.
- Seche de Sancta Maria: 244n.
- Stazione ferroviaria: 224, 248.
- strada Vecchia Carrara, v. Carrara
- Torchia (casa): 256, 256n.
- Tufolo (Tuvolo): 102, 226, 239, 261-262, 266.
385
E
- torrente: 263.
- valle: 86n.
- Tuvolo, v. Tufolo
- Uranio (area, cooperativa): 242-243.
- Vallone Esposito: 85, 263.
- Vecchia Carrara (strada): 255, 255n.
- Vela: 222, 224, 231, 239, 249.
- via Cavour: 256, 256n, 260.
- via Consortile: 245.
- via Cutro: 22, 226, 242, 255, 255n, 262.
- via Di Vittorio: 24, 236, 241, 245.
- via Ducarne: 256, 256n.
- via Firenze: 22, 41, 50, 226-228, 230, 232, 234, 234n .
- via G. Pelusio: 256.
- via M. Nicoletta: 227, 254, 256n, 257, 257n.
- via Media Sezione Cavaliere: 256, 256n.
- via Panella: 241, 253.
- via Paternostro: 236.
- via Pizzicagnoli: 256, 256n, 260.
- via Poggio Reale: 257.
- via Risorgimento: 259.
- via Roma: 22, 227.
- via Saffo: 262.
- via Salinella: 255.
- via Tedeschi: 22, 196, 226, 230, 232-234, 234n, 236, 246, 249250, 253.
- via Telesio: 24, 226, 232, 234, 234n, 236.
- via Tufolo: 262.
- via Veneto: 227, 236, 255, 255n.
- via Venezia: 41, 227, 253.
- via Vucceria: 255, 255n.
- via XXV Aprile: 22, 24, 226-227, 230, 232-234, 234n, 237, 241,
246, 253-254.
- Vigna dei Monaci: 225.
- Vigna Galluccio: 226, 231.
- Vigna Nuova: 22, 24, 46, 54n, 60, 226-228, 230, 233-237, 240241, 241n, 242, 247, 247n, 248.
- Villa Giose: 262.
- Villa Morelli: 227.
- Villirillo (area, cantiere): 93, 257, 257n.
- Viscovatello: 24, 239, 261.
Crotone (provincia): 3-4, 7-8, 17.
Crotonensis, ager: 90, 94.
Crotonese (territorio): 8, 8n, 11-12, 14, 14n, 15, 18, 24, 29, 33-35,
95, 99, 105-106, 106n, 202n, 250, 252, 271, 335, 349.
Crotoniate (territorio): 37, 40, 43.
Crotoniatide (territorio): 31, 42-44, 49-50, 51n, 58, 60, 63, 67, 71,
75-76, 82, 147, 215-216, 228, 229n.
Cruccolo, v. Crùcoli
Crucolese (territorio): 11.
Crùcoli: 8, 13.
Cucumazzo: 78, 90, 101, 189, 190.
Cuozzu de li pagani: 192.
Cupone: 78, 198.
Cutro: 8, 11, 14-15, 18, 23, 25, 30, 34, 61-62, 70, 74, 80-81, 102n,
153, 220, 240, 255, 306, 323.
Cuzzupara: 150.
Ebriatice, v. Umbriatico
Efeso: 293.
Egeo: 84n, 250.
Egitto: 95, 163n, 291n.
Eisenbach (Germania): 275, 348.
El-Haga (Siria): 291n.
Elleporo (fiume): 63, 71, 246, 329.
Elo, v. Lelo
Eolie: 44.
Epidauro: 279.
Epiro: 63, 110, 120.
Eranusa (insula): 43n.
Erbebianche: 74.
Eremo di Marinella: 300.
Esaro (fiume): 11, 22, 30-31, 40, 46, 52, 56, 61, 85, 87, 225-227,
229, 231, 236, 239, 242-243, 243n, 244-245, 245n, 248, 260261, 264, 302.
- piana: 9.
-valle: 85, 86n, 102, 239, 261.
Ethai: 209n.
Etruria: 50.
Eubea: 350.
Eurocamping: 112, 289-290.
Euria, Evria (Epiro): 120.
Euria, Evria (Umbriatico): 110, 119, 119n, 120.
Ευριας, v. Evria
Έὺρυατικόν (ἄστυ), v. Euria
F
Facenio, v. Lacinio
Facenium, v. Lacinio
Falcosa: 57.
Farum: 246n.
Fasana: 14, 19, 61, 77, 90, 101, 186-187, 201, 201n, 202, 202n, 203-204.
- Curva di: 203.
- marina di: 203n.
Fasanella: 35, 66, 77, 90, 101, 200-201, 201n, 202.
Fatagò: 78, 134.
Favara: 123.
Favata: 66, 118, 119.
Favella della Corte (Sibari): 31, 34.
Felegìa, v. Felicìa
Felicìa: 80, 146.
Femina Morta: 62.
Femminamorta (monte): 8, 12.
Feudo Tronca: 40, 218.
Fico: 202n.
- Casa Fico: 203.
Fiego: 62, 70, 74, 81, 102, 314-316.
Fondo Castello: 23, 156, 157n, 158, 175, 254.
Fontana Pavia: 102, 191.
Foresta (Petilia Policastro): 215.
Foresta (Santa Severina): 102, 195.
Foresta (Strongoli), v. La Foresta
Foresta (torrente): 178-180.
Forgiano: 38, 112, 300-302.
Fossa dell’Acqua: 44, 49, 59, 347.
Fosso Bonacci: 30.
Fosso Gana: 80.
Fosso Santa Croce: 99, 186.
Fosso Tavernise: 97, 181.
Fosso Vallescura: 312.
Francavilla Marittima (Cosenza): 145, 158, 208.
Franza: 23, 78, 126-127.
Frassinetto (Cariati): 96, 163n.
Frasso: 22, 25, 99, 106, 186-189, 202.
Fratte, v. Bosco Fratte
Frea: 149, 149n.
Furci: 118.
Fyskos: 80.
D
Danese (Catanzaro): 102n.
Dara (Mesopotamia): 259.
Dattilo: 90, 99, 177.
Delfi: 90, 162, 229, 310.
Delo: 90, 162, 283.
Destra di Madonna: 99, 117.
Destra di Susanna: 183, 185-186.
Diana, v. Lipari
Difesa (Cirò Marina): 10, 78.
Difesa (Rocca di Neto): 67, 198.
Dioscoron (insula): 43n.
Diporto: 317.
Docimium (Turchia): 293.
Domine Maria: 39, 300.
Donnoianni (Donnu Janni): 80, 214-215.
Dresda: 239.
386
G
Kroton, v. Crotone
κάβον δὲ Κολόνε, v. Capo Colonna
Gabella: 61, 204.
Gabelluccia di Cocumazzo: 111, 189.
Gagliato (Catanzaro): 179n.
Galluccio, v. Crotone
Gangemi: 14, 23, 61, 77, 150, 183, 185-187, 216, 306.
- proprietà Donati: 183.
Gardea, v. Gradia
Gaudo (Paestum): 36, 37, 264, 336, 343-344.
Gaugaméla (Iraq): 310.
Giammiglione: 57, 221-222.
Giardinelli: 116.
Giardinelli (torrente), v. Giardino
Giardino (torrente): 117, 117n.
Gioia Tauro: 31.
Giordania: 291n.
Gipso: 102, 197.
Gnathia: 149, 198, 201, 217, 324, 329.
Gomeno (Gagliato): 179n.
Gotha (Turingia): 221.
Gradea, v. Gradia
Gradia: 78, 143.
Grave Grubbo (grotta): 13.
Grecìa, v. Santa Severina
Grisara: 99, 111, 178.
Grisciolo: 69, 81, 324-325.
Grotta della Cala (Marina di Camerota): 29n.
Grotta del Palombaro: 13.
Grotta della Madonna (Praia a Mare): 29, 29n, 34, 37, 227, 227n.
Grotta dello Stige: 13.
Grotta San Michele (Saracena): 37.
Grotta Sant’Angelo (Cassano): 37.
Grumentum: 145.
Guidonello: 48, 220.
Gullo: 221.
Gurgurà: 80, 219.
L
L’Arbano, v. Arbano
Lacenium (statio), v. Capo Colonna
Lacinio, v. Capo Colonna
La Foresta: 14, 40, 77, 179.
La Mazzotta: 15.
La Motta: 23, 40-42, 42n, 43, 134-136, 138n, 178n.
La Sala: 108n.
La Saletta: 38, 309.
La Vinella: 345.
Lago del Lupo (Metaponto): 60.
Lakinion akron, v. Lacinio
Lakinion, v. Lacinio
Lametikòs (golfo): 56.
Lamezia: 31.
Lao (valle): 35, 35n.
Laterza (Taranto): 37, 38n.
Latina (Scandale): 95, 102, 206, 252.
Latium (vetus): 50.
Lazzovino: 22, 67, 76-77, 90, 167-169, 175-177, 254.
Le Cannella: 8, 347.
Le Castella: 8-10, 23, 25, 33, 39, 41-42, 62, 69, 71, 74, 81, 87, 92,
108, 324-326, 326n, 327, 327n, 328, 328n, 329, 329n, 330-332,
332n, 333-334, 337-338, 338n, 339, 342.
- Bagno delle Pecore: 331.
- Del Greco (ristorante): 329.
- porticciolo: 62, 71, 87, 325-327, 329-331.
- porto turistico: 331, 333-334.
Le Grotte: 213.
Le Serre: 87, 222.
Le Tre Fontane della Cona: 118.
Lelo: 66, 118.
Lenza: 81.
Lepre: 11.
Lese (fiume): 12-13, 80, 145-147, 191, 197.
- valle: 47, 79, 89, 102, 144, 147-148.
Lipari: 42-43, 81, 194, 296.
- contrada Diana: 32-35, 37, 198, 204, 221, 227, 264, 298-299,
323, 334, 336, 338, 343-345, 347.
Lipuda (fiume): 11, 13, 47, 55, 61, 65-66, 78, 90-91, 111, 119, 122,
136, 138-139, 142.
- valle: 41, 66, 99.
Liternum: 84.
Locri (Locri Epizefiri): 20, 31-32, 32n, 52, 56, 63, 71, 95, 239, 260,
276.
Lutrò: 149n.
Luzia: 99, 159n, 188.
H
Hama (Siria): 291n.
Hannibal (statio), v. Castra Hannibalis
Heshbon (Giordania): 291n.
Hipponio, v. Hipponion
Hipponion: 63, 136.
Hylias (fiume): 54n, 66-76.
I
Ianchina (Locri): 155.
Iapigi (promontori): 69, 311, 327, 348.
Iberia: 271.
Il Telegrafo: 33, 39, 41, 323.
Impetascale: 188.
Impiso (d’, timpone): 14.
Ionio: 7, 11, 35, 41, 43, 52, 295n.
Iornito (torrente): 142.
Irto: 10, 265.
Isola di Capo Rizzuto: 4, 8, 11, 15, 23-24, 30, 33, 61-62, 69-70, 73,
81, 87, 305, 307, 309, 311-313, 333, 343, 345-347.
- Cimitero: 345.
Israele: 291.
Italia: 3, 39n, 42-43, 52n, 71, 98, 105, 106n, 135, 223, 248, 258n,
276, 277n, 283n, 299.
M
Macchia di Leonetti: 78, 143.
Macocampo: 116.
Madonna d’Itri (d’Itria): 35, 41, 138, 138n.
Madonna di Mare: 41-42, 91, 128.
Madonna di Vergatorio: 77, 111, 183.
Magagna: 77, 188.
Magliacane (Catanzaro): 102n.
Magna Grecia: 17, 17n, 20, 22, 24, 83, 246, 275-276, 311.
Makalla: 18, 47, 51, 150-151, 151n.
Malfei: 80, 212.
- proprietà Rizza: 212.
Malocutrazzo: 78, 123.
Manca del Vescovo: 221.
Manca della Chiesa: 31-32, 40, 178-179.
Manca della Vozza: 41, 48, 102, 302, 304-305.
Manche: 22, 77, 90, 158n, 159-161, 169, 174n, 175, 254.
Manele: 92, 99, 106, 111, 114, 114n.
Manipuglia (santuario): 99, 117.
Manzella: 66, 78, 142-143.
- torrente: 142.
Marcedusa (Catanzaro): 163.
Marchesato (area, regione): 7, 10, 14, 18, 20, 23, 28, 28n, 30, 33, 3940, 53, 56-58, 61, 70, 80, 194, 213, 301, 330-331, 349.
J
Japygon akrai, v. Iapigi (promontori)
K
Kaulonia: 56, 63, 66, 66n, 188, 206, 237, 327n, 240, 312, 315.
Krimisa: 21, 51, 53, 55, 65, 229.
- potamos: 55-66.
387
Marescalchi, v. Meniscalchi
Marimonti: 99, 180.
Marina di Camerota (Salerno): 29n.
Marina di Pantano: 203n.
Marina di Rovetto: 203n.
Marina di Soverato (Catanzaro): 327.
Marina di Strongoli: 8, 90, 179-180, 182-184.
Marinella (Isola di Capo Rizzuto): 8, 15, 301, 309-310.
Marinella (Steccato di Cutro): 25, 102n, 112, 323.
Marinetto: 78, 139.
Martorana: 78, 142.
Massa Nuova: 102, 302.
Masseria Caracciolo, v. Scifo
Masseria Cavallaro: 310.
Mediterraneo: 42, 291, 331.
Medma: 63.
Melibea (Tessaglia): 160.
Melissa: 13, 77-78, 141.
Melitino: 22, 101, 188.
Meloessa (insula): 43n.
Mendola, v. Condolè
Mendolicchia: 343n.
Meniscalchi: 220.
Meolo: 15, 309-310.
Merata: 81, 87, 102, 319-322.
Mesoraca: 11-12, 35, 38, 80, 87, 215, 215n, 317-321.
Messana: 118n.
Metapontino: 44, 58.
Metaponto: 83n, 136, 188, 237, 240, 246n, 315.
Meto (statio): 86n, 91, 91n, 99, 186, 186n, 187, 202, 202n.
Mezzaricotta (valle di): 57, 222, 222n.
Mezzogiorno: 81.
Micesi: 85, 102, 263-264.
Migliarello (torrente): 263.
Milazzese (Panarea): 42, 216.
Mileto (Turchia): 173.
Mirna: 206.
Misola (foce del Neto): 10.
Misola (Mesola, Isola) di S. Pietro (e Paolo): 111, 128.
Mogana (Moganà): 80, 220.
Molino: 102, 144.
Monaca: 80, 207.
Monasterace Marina (Reggio Calabria): 56.
Monte Anastasia: 99, 139.
Monte Cassius (Siria): 291n.
Monte Castello: 40, 41, 197.
Monte Castelluccio: 207.
Monte Femminamorta, v. Femminamorta
Monte Fuscaldo: 45, 48, 80, 219.
Monte Giove: 214n.
Monte Matonteo: 215n.
Monte Tigano, v. Tigano
Montenero: 28n.
Monza: 276.
Mortilla (Crotone), v. Crotone
Mortilla (Strongoli): 99, 179.
Motta di Cirò, v. La Motta
Motta, v. La Motta
Muraglie di Pietrapaola (Cosenza): 147.
Murgie: 14, 23, 43-47, 49-50, 50n, 51-52, 54-55, 61, 68-69, 75-77,
79, 90, 147, 150-154, 154n, 155, 169.
- casa Murgie: 55, 151, 153.
- Comunella: 153.
Muro del Tenente: 69, 312.
Museo Sforzesco (Milano): 19, 77, 167.
Mutina: 253n.
Mutrò: 205.
Muzzunetti: 139.
53-57, 57n, 58, 60-61, 61n, 64-65, 66, 71-73, 75, 77-78, 80, 8384, 85n, 87, 89-90, 94-95, 99, 101-102, 102n, 106-108, 108n,
111, 147, 160, 186, 186n, 187, 194-195, 197-201, 201n, 202,
202n, 203, 203n, 204, 207, 211n, 245.
- valle: 14, 30, 34-35, 41, 43, 47-48, 70, 89, 101, 151, 200, 202n,
208.
Nicà (fiume): 7, 8, 11, 13, 28n, 30, 36, 44-45, 47, 50, 53-54, 60-61,
64, 66, 68, 72, 75, 77-79, 83, 83n, 91, 91n, 92, 92n, 94, 96, 107,
111, 113-114, 163n.
Nicomedia (Turchia): 293.
Nicotera (Vibo Valentia): 31, 35.
Nuceria: 136, 174n.
Ναύαιθος, v. Neto
O
Olimpia: 273, 279.
Oliveto: 20, 41, 127.
Ostia: 140, 265, 295-296, 320, 331, 333.
Ovile Spinoso: 102, 306-307.
P
Pagliarelle: 213.
Palazzello: 77, 90, 176.
Palazzello San Pietro, v. Palazzello
Pallagorio: 11, 13, 78, 118, 143.
Palleca: 118, 118n.
Palma Campania (Napoli): 39.
Palmira (Siria): 259.
Paludi, v. Castiglione di Paludi
Palumbaru (secca): 324, 326.
Pandosia: 60, 63, 64.
Pantanello: 77, 90, 101, 186, 199, 201.
Pantanello (foce del Neto): 202.
Pantano (Caccuri): 80, 89, 195.
- Pasculli (proprietà): 195.
Pantano (Santa Severina): 80, 194, 207.
- Macchione (proprietà): 207.
Pantano (Strongoli): 10, 101, 202, 202n, 203.
Papanice: 15, 220.
Papaniciaro (torrente), v. Crotone
Paposerena: 11.
Parasinaci: 265, 266.
Passovecchio (Passo Vecchio): 102, 222, 223n, 224, 239.
- torrente: 52, 57-58, 222.
Paterno: 122.
Paternum (statio): 91, 91n, 92n, 119n, 186n.
Pedocchiella: 59, 87, 312.
Pelia, Pellia, v. Petelia
Penitenzeria (Bova Marina): 32, 34, 34n.
Perainetto: 87, 102, 320-322.
Pericello: 207.
Perticaro: 118.
Petelia (Petilia), v. Strongoli
Petelinus (ager): 24, 90, 94-95, 96, 254.
Petilia Policastro: 8, 11-13, 18, 20, 66, 102, 166n, 212-215, 218.
- Chiesa di Santa Caterina: 214.
- Corso Giove: 213.
- Santu Todaru: 214.
Petrarizzo: 57, 191-193.
Petraro (Santa Severina): 111, 212.
Petraro (Strongoli): 90, 99, 110, 176-177, 179n.
Piana Ceramidà: 34, 345.
Piana del Campo, v. Porte del Campo
Piana di Sibari, v. Sibari
Piana Grande: 99, 114.
Piano Conte (Lipari): 35-37, 264, 313, 336, 343.
Piano del Lago, v. Sant’Anna
Piano del Re: 70, 218.
Piano delle Grotticelle: 67, 77, 90, 101, 190.
Piano delle Mucche (Cariati): 47.
Piano di Mazza: 23, 54, 79, 92, 92n, 99, 113-114.
Piano di Rosito, v. Rosito.
Piano Vento (Palma di Montechiaro): 33, 298.
Pietra Anastasi: 34, 36-37, 39, 343.
N
Naetum (statio ad), v. Meto
Napoli: 18, 169n, 204, 215, 223, 275.
- Museo Nazionale: 18, 214.
Naus, v. Capo Colonna
Neapolis, v. Napoli
Nete, v. Neto
Neto (fiume): 8, 10-14, 19, 28, 30-32, 34-37, 43, 43n, 45-47, 50-51,
388
Roma: 70-71, 81-82, 84, 86, 90, 98, 106, 116n, 136, 160-162, 174n,
175, 198, 222, 224, 224n, 250, 251n, 252, 253n, 274, 279, 285n,
291n.
Ronzino: 69, 73, 87, 216, 306-309.
- Casa Cavarretta: 307.
- Casa Frustaglia: 307.
- Casa Vecchio: 308.
- Iedà: 59, 62, 308.
- Casa Iedà: 307.
- La Face (proprietà): 307.
- Pullano (Quota Pullano): 59, 62, 307.
- Casa Pullano: 307-308.
- Ryillo: 308.
- Casa Ryillo: 308.
Rosaneto di Tortora (Cosenza): 27-28.
Roscianum (statio, mansio), v. Rossano
Rosicelle: 143.
Rositello: 36, 313.
Rosito: 10, 313.
Rossano: 4, 83n, 92n, 214, 258.
Rovereto (Trento): 145, 206, 294n.
Ryillo, v. Ronzino
Pietra Castello (Cassano Ionio): 49.
Pietra (Petra) del Tesauro (Tesauru): 186n, 199, 199n.
Pietra del Trono: 213.
Pietrapaola (Cosenza): 63n, 147.
Pietrebianche (Pietre Bianche): 150, 150n.
Pisciotto: 77, 199, 202.
Pizzecarolo: 324.
Pizzuta: 19, 89, 101, 186, 186n, 187, 199-201.
Policastro, v. Petilia Policastro
Policoro (Matera): 315.
Polligrone: 22, 78, 198.
Pompei: 283.
Poro (Vibo Valentia): 39.
Porro: 81, 332, 332n.
Porta Roseti (Roseto Capo Spulico): 246n.
Porte del Campo: 118, 118n.
Porticciolo Berlingeri: 86, 270.
Porto Cicala, v. Cicala
Poseidonia: 188, 237, 246n, 303.
Posideion, v. Ra’s al Basit
Praia a Mare (Cosenza): 37, 227.
Praia, v. Praia a Mare
Praialonga: 42, 323-324.
Praialonga Alta: 324.
Prebenda: 81, 206, 208.
Prestica: 30, 33, 86, 266.
Principe: 11.
Proconneso (isola): 293, 340.
Provincia di Crotone, v. Crotone (provincia)
Prujia (Cariati Marina): 47, 68, 79,147.
Prujia di Terravecchia, v. Prujia
Pudano: 57.
Puglia: 98n.
Pullano, v. Ronzino
Pumentum, v. Grumentum
Punta Alice: 9-10, 10n, 13, 21, 23, 25, 51, 55, 55n, 60, 65, 76, 78, 89,
91, 99, 111, 128, 128n, 129-132, 132n, 160, 237, 272.
- Faro: 127.
Punta Cannelle: 34, 347-348.
Punta di Zambrone (Vibo Valentia): 41.
Punta Fratte: 347.
Punta Scifo, v. Scifo
Puteoli: 84, 93, 252n.
Πόρτο Τρουβάτο: 342.
S
Sabatini, v. Castello Sabatini
Sagra (fiume): 56.
Sala Consilina (Salerno): 280.
Salamina (Cipro): 291n.
Salamina (Grecia): 310.
Salemi: 61, 144.
Salento: 40, 49.
Salernum: 84.
Salica: 102.
Salinella: 192.
Salona (Croazia): 253.
Salto (Salto di Cariati): 23, 40, 47, 216, 306.
Sambiase (Lamezia Terme): 56, 56n.
Samo (Samos): 235, 265, 274.
San Cataldo (torrente): 96.
San Costantino: 33-34, 36-37, 44, 87, 102, 344-345.
San Demetrio: 111, 213-214.
San Francesco (Crotone), v. Crotone
San Francesco (convento, Roccabernarda): 70, 80, 219.
San Francesco (Roccabernarda): 81, 315-316.
San Gennaro: 23, 79, 91, 138.
San Giovanni: 33, 102, 345-346.
San Giovanni in Fiore (Cosenza): 4, 10.
San Giovanni Minagò, v. Santo Ianni Vecchio
San Giuliano: 112, 323.
San Leo (Scandale): 22, 81, 206.
San Leo (torrente, Cariati): 96.
San Leonardo di Cutro: 15, 62.
- Cimitero: 34, 323.
San Lorenzo (Forlì): 40.
San Mauro Marchesato: 70, 80, 216n, 218, 220, 220n.
- ex Stazione: 80, 215, 216n.
San Nicola (Amendolara): 52, 52n.
San Nicola (Isola di Capo Rizzuto): 81, 87, 312-313.
San Nicola dell’Alto: 11, 13, 77.
San Pietro di Niffis: 218.
San Pietro: 36, 41, 313.
San Tommaso: 196.
Sanguigna, v. Serra Sanguigna
Sant’Andrea , v. Villaggio Sant’Andrea
Sant’Anna: 23, 57, 59-60, 62, 69, 73-74, 81, 153, 237, 240, 303-305,
305n, 306.
- Aeroporto (Campo di Volo): 59, 306-308.
- Area Nato (ex): 25, 69.
- lago: 302
- Piana: 87.
- Piano del Lago: 306.
- valle: 57.
Sant’Antonio (fiume): 30, 62, 70, 80, 317, 319, 321.
Sant’Antonio (Isola di Capo Rizzuto): 22, 39, 345.
Sant’Antonio (Le Castella): 87, 332.
Sant’Antonio (Pallagorio): 143.
Sant’Elia (colle, collina): 21, 35, 40, 44-46, 49, 51, 55, 65, 78, 123,
125-126.
Q
Q.trunah, v. Crotone
Qas’tal, v. Le Castella
Quota Pullano, v. Ronzino
Quote Cimino: 57, 69, 87, 91, 103, 112, 273, 279, 287-290.
Quote San Francesco (Locri): 260.
R
Ra’s al Basit (Siria): 291.
Rasello (Cariati): 28n, 37, 47.
Reggio Calabria: 52, 63, 82, 82n, 95, 99, 106, 108, 112, 124, 136,
138, 149, 172, 197, 203, 214, 222, 243, 253n, 276, 285n, 294,
310n, 332n.
Reggio, v. Reggio Calabria
Renace: 15, 44, 59, 343, 345.
Rhegium, v. Reggio Calabria
Rhype (Acaia): 52, 229.
Riganni: 79, 111, 114.
Rinacchio: 220.
Rione Vecchio (Amendolara): 52.
Riparo del Poggio (Marina di Camerota): 29n.
Rivioti: 21, 80, 212.
Rivioto: 81, 321-322.
Rocca di Neto: 67, 198.
Roccabernarda: 70, 80, 214, 217-219, 219n, 314-316, 322.
Roccella: 110, 207.
Rodi (isola): 233.
Rodì (Messina): 39, 41, 337.
Roggiano Gravina (Cosenza): 38.
389
Sant’Eufemia (golfo): 56n.
Sant’Eufemia Vetere: 56.
Santa Barbara: 312.
Santa Croce: 102, 144.
Santa Domenica (Le Castella), v. Cozzo Santa Domenica
Santa Domenica (Melissa): 11.
Santa Domenica (Crotone): 48, 57, 222-223.
Santa Lucia: 78, 90, 101, 190-192.
Santa Maria (torrente): 47, 151.
Santa Maria del Mare (castrum, Stalettì): 259.
Santa Maria del Mare (isolotto), v. Crotone.
Santa Maria di Cariati: 92n.
Santa Rania: 80, 195.
Santa Severina: 20, 48, 76, 80, 89-90, 102, 110, 110n, 111, 119,
119n, 120, 120n, 144, 195-196, 202n, 206-208, 208n, 209,
209n, 210n, 211, 211n, 212, 245.
- Battistero: 80, 209-212.
- Castello: 25, 80, 207, 209, 209n, 210, 210n, 211-212.
- Bastione: 212.
- Mastio: 209-210, 212.
- Cattedrale: 89, 209, 210n.
- Chiesa dell’Addolorata: 80-89, 209.
- Chiesetta dell’Ospedale: 209.
- Grecìa: 80, 209.
- Santa Maria Maggiore: 208n.
Santa Venere (torrente): 91.
Santi Quaranta: 77, 90, 101-102, 186n, 198-200.
Santo Ianni Vecchio: 81, 106, 220-221.
Santo Janni Monaco, v. Santo Ianni Vecchio
Saporito (torrente): 347.
Saracena (Cosenza): 37.
Savelli: 12-13, 35, 38, 144.
Savignano (Modena): 40.
Savuto (fiume): 12, 31, 35.
- valle: 35-56.
Sberno: 22, 89, 102, 194.
Scadà: 220n.
Scafa: 89, 186, 186n, 188.
Scaianza: 183.
Scandale: 21-22, 81,199, 205-206, 219-221, 252.
- Sicilia (rione): 219.
- via dei Mille: 219.
Scarazza: 89, 106, 186, 202n, 203, 204n.
Scarpellocchio: 207.
Scifo: 20, 30, 87, 92, 270, 289, 291n, 292, 295, 295n, 296.
- Masseria Caracciolo: 296.
- Punta Scifo: 21, 23, 24, 81, 102-103, 112, 287n, 289-290, 293,
293n, 294, 295-296, 296n, 297-298.
- Torre: 9, 290, 295.
Scilacio (statio, mansio), v. Squillace
Scoglio della Sirena: 265, 266.
Scolacium, v. Squillace
Scuola Casa Russo, v. Casa Russo
Scutia, v. Scuzza
Scuzza: 80, 147, 148-149.
Scylletium, v. Squillace
Seccata (torrente): 47, 78, 150-151.
Sele (fiume): 237, 304.
Sèleno (Capo Rizzuto): 15, 81, 102, 340-341.
Sèleno (Le Castella): 92, 332.
Seleucia, v. Samandagi
Selinunte: 311.
Semaforo (Crotone): 29, 30, 57, 93, 111, 216, 266-267.
- Villirillo (proprietà): 267.
Serpito: 41, 61, 66, 106, 186, 200-201.
Serra Ajello (Cosenza): 228.
Serra Buongiorno: 14.
Serra Cannatello: 14.
Serra d’Alto (Matera): 34, 34n, 298, 336, 344.
Serra d’Orlando: 69n, 155.
Serra del Palco (Caltanissetta): 33, 298.
Serra del Petraro, v. Petraro (Strongoli)
Serra dell’Angiolo: 46, 49, 126.
Serra dell’Aranco: 47, 80, 102, 110, 207.
Serra della Curta: 14.
Serra delle Fosse: 216n.
Serra di Amantea: 14, 77, 181n, 183, 185-186.
Serra di Cattica: 141, 142.
- Garrubba (proprietà): 141.
- Serleti (proprietà): 141.
Serra di Frasso: 67, 77, 187.
Serra Mulara: 14, 77, 188.
Serra Sanguigna: 23, 46, 51, 55, 65, 123, 126.
Serra Sesti (Cosenza): 49.
Serrarossa: 80, 87, 102, 216, 216n, 217-219.
Serrata: 34, 198.
Serre, v. Serre di Altilia
Serre Boscose (Cariati Marina): 47.
Serre del Vituso: 58, 81, 121.
Serre (Serra) dell’Aranco: 45, 47, 80, 102, 110, 207.
Serre di Altilia: 44-45, 48, 57, 75-76, 80, 195-198.
Serre di Galloppà: 50, 50n, 81, 221.
Severinate: 89.
Sezze (Latina): 40.
Siana (Grecia): 38.
Sibari sul Traente (Sibari sul Traes): 63, 63n, 240.
Sibari: 50, 52, 54, 54n, 55, 55n, 56, 60, 63, 66, 71, 229, 235, 239, 273,
312, 315.
- Piana di Sibari: 31, 35.
Sibaritide: 40, 42-44, 49-50, 60, 75, 75n, 76, 147, 169, 215.
Siberine: 18, 48.
Sicilia: 43, 274, 277, 298, 303, 303n.
Siettu du Trisuoro: 215.
Sila: 10-12, 12n, 28n, 39, 47, 56, 69, 76, 82, 82n, 119, 194, 213, 341.
- Grande: 12.
- Piccola: 8, 12, 144.
Silipetto: 111, 117.
Sipontum: 84, 84n.
Siracusa: 71, 128, 136, 174n, 205-207, 209, 229.
Siria: 95, 163n. 291n.
Sirio: 92, 140, 141.
Siris: 235.
Siritide: 44, 60.
Skylletikòs (kolpos, golfo): v. Squillace (golfo)
Skylletion, v. Squillace
Solama: 90, 155-156.
Soleo (fiume): 11-12, 40, 80, 214, 214n, 215.
- valle: 215.
Solfaro: 11.
Soverito: 8, 10, 30, 33-34, 41, 62, 87, 112, 333-336.
Spartaconia: 111, 144-145.
Spatoletto: 23, 78, 79, 91, 136, 216.
Squillace (Skylletion, Scilacio, Scolacium): 32, 56, 85n, 102, 106,
120n, 159, 259, 311, 327, 327n.
- golfo (kolpos): 7, 32n, 56, 70-71, 108.
Steccato: 25, 70, 102, 323.
Stentinello (Siracusa): 31-33, 204, 227, 264, 322, 336, 345.
Stilo (Reggio Calabria): 31-32, 32n, 33, 35-36, 39.
Strongoli (Petelia): 8, 11, 13, 18-19, 19n, 22-23, 23n, 25, 28, 39-40,
45-47, 49-50, 50n, 51-52, 55, 61, 63, 67-69, 75-77, 80, 82, 82n, 8990, 90n, 92n, 94-96, 96n, 97, 99, 102n, 110, 121, 136, 147, 150151, 155, 155n, 156, 156n, 157, 157n, 158-160, 160n, 161-163,
163n, 164, 164n, 165-166, 166n, 167-169, 169n, 170-171, 171n,
172-174, 174n, 175, 175n, 176, 179-180, 182, 185-186, 187-188,
198-199, 201, 203n, 211n, 214, 251-252, 306.
- Bastione: 174.
- campo sportivo: 49, 67, 76-77, 165-166, 168-169, 171.
- Casa Giunti: 174.
- Castello: 110, 126.
- Chiesa del Purgatorio: 174n.
- Cimitero (nuovo): 165.
- Cimitero Vecchio: 77, 96, 97, 164, 167, 170, 172, 174.
- complesso scolastico comunale: 173.
- convento dei Cappuccini: 77, 164, 167-168.
- corso B. Miraglia: 97, 168, 172, 172n, 173.
- Duomo: 173n.
- Ex Municipio: 174.
- Gallicello: 67, 76, 165-168, 170.
- Liceo Scientifico: 172.
- Mollica: 76, 167.
- Municipio: 167, 174.
- Orto Capozza: 173-174.
- Palazzo Capozzi: 174n.
- Pianette: 18, 49, 52, 67, 76, 164-165, 165n, 166-168, 169n,
170- 171, 175.
- Piazza Leonardo da Vinci: 174n.
- Piazza Superiore: 174n.
- Popolo: 76-77, 96, 166-168, 170, 172, 174.
390
- Portella: 76, 167, 170, 176
- Pretura: 172n.
- Scuola Media: 167.
- via Bengasi: 67, 166.
- via della Salute: 174.
- via G. Bruno: 168, 169n.
- via Interno I Rosario: 168.
- via Nazionale: 166, 168.
- Madonna della Catena: 166.
- villa Olga: 166.
- via Portella: 77, 167.
- via Rettifilo: 170, 173-175.
- via Rosario: 155n, 168, 168n, 174, 174n.
- via Santa Croce: 174.
- via Santa Maria: 174n.
- via Telesio: 166.
- via XXV Aprile: 97, 170, 172.
- via Vittoria: 168.
- vico Volpe: 169.
- Palazzo Pelaggi: 169.
- Vigna del Principe: 22, 67, 77, 96, 164-167, 167n, 170-173.
Strongoli Marina, v. Marina di Strongoli
Strongoli (Stazione): 111, 164, 185-188.
Strongolino: 203n.
Stuni: 265-266.
Subacqueo (camping), v. Marinella
Sulleria-Clausi: 113.
Survolo (ponte): 186.
Suvaretto: 21, 89, 106, 205-206.
Suvaro: 118.
Σιβερίνη, v. Siberine
Timpa della Zita: 45, 48, 218-219.
Timparella (Timparello) dei Ladri: 22, 25, 39-40, 193, 214.
Timpe del Romito: 311.
Timperosso: 205.
Timpone Arciere: 14.
Timpone Arvanello, v. Arvanello.
Timpone Castello: 20, 43, 45, 75-76, 79, 147, 147n, 148-149.
Timpone Cucumazzo, v. Cucumazzo
Timpone del Fiego: 314-316.
Timpone del Gigante: 35-36, 194-195.
Timpone dell’Uovo: 74.
Timpone delle Rose: 39-40, 214.
Timpone Giordano: 80, 319-321.
Timpone Le Forche: 314.
Timpone Riviotello: 321-323.
Timpone San Litano: 40-44, 48-49, 70, 80, 216-217.
Timpone San Luca: 14, 102n, 112, 322.
Timpone Sant’Esposito: 264.
Timpone Steccato: 14, 322.
Tindari (Messina): 9, 41, 337.
Tiriolo (Catanzaro): 249.
Tirone: 111, 134.
Tirreno: 29n, 35, 40-43, 56, 63, 239.
Toledo: 18, 223.
Tonnara: 62, 69, 86, 92, 111, 267-270, 289.
Topanello: 198.
Torano (Cosenza): 208.
Torbido (fiume, Reggio Calabria): 60.
Torrazzo (Capo Colonna), v. Torre Mariedda
Torrazzo (Torre Melissa): 99, 140, 142.
Torre Borgatorio: 90, 99, 182.
Torre Brasolo: 324.
Torre Bugiafro, v. Bugiafro
Torre Cannone: 59, 348.
Torre di Mariello, v. Torre Mariedda
Torre di Massa Nuova, v. Massa Nuova
Torre di Policaretto: 92n.
Torre Galli (Vibo Valentia): 145.
Torre Mariedda: 20, 87, 279, 287, 289n, 290.
Torre Melissa: 8, 13, 77-78, 90, 92, 99, 139-141.
Torre Mordillo (Cosenza): 41, 49, 145, 158, 208, 228.
Torre Nao, v. Capo Colonna
Torre Nave (grotta, Praia a Mare): 29.
Torre Nuova, v. Capo Rizzuto
Torre Scifo, v. Scifo
Torre Tacina: 322.
Torre Tonda, v. Capo Rizzuto
Torre Vecchia, v. Capo Rizzuto
Torretta di Crùcoli: 8-9, 13, 20, 23, 25, 54, 61, 91-92, 92n, 99, 114116, 116n, 117.
- Barco (Casa):116n.
- Barco (collina): 116.
- Barco (rione): 116.
- Canne: 116.
- Lungomare: 116.
- piazza della Stazione: 116n.
- Stazione ferroviaria: 116, 116n.
- via Fratelli Bandiera: 116, 116n.
- via Marina: 215.
- via Nazionale: 116.
Trabbese (Caccuri): 40, 191.
Trabbese (Cerenzia): 80, 89, 102, 146.
Traes (fiume): 54n, 63, 63n.
Trapano: 91, 128.
Trazza di Ritani: 102, 332.
Tre chiese, v. Capo Cimiti
Trechiese: 21, 89, 106, 205-206.
Trippitio: 80, 146.
Trivio Pagliarella: 101, 188.
Troia (Turchia): 43, 151.
Tronchicello (torrente): 181-182.
Tronga: 10, 19, 97, 99, 106, 172n, 180-181, 181n, 182, 182n, 183-184,
186.
Tropea: 38-40.
Tuficello: 156-157.
Tunisia: 265.
Turchia: 291n.
Turis, (statio, mansio), v. Thurii
Tyris (insula): 43n.
T
Tacina (fiume): 8, 11-12, 14, 28, 30-31, 32n, 34n, 37, 40, 44, 46, 50,
53-54, 58, 61-62, 64-65, 68, 70-71, 73, 80, 83n, 84, 87, 95, 102,
102n, 108, 112-212, 214, 216-218, 317-318, 320-322.
- (Tacina) statio: 70, 86n, 102, 186n.
- valle: 40, 48, 62, 70, 74-75, 80, 87, 102, 302, 330.
Tanagra (Grecia): 206.
Taranto: 22n, 42, 52, 64, 99, 106, 188, 203, 203n, 224, 238-239, 243,
243n, 250, 258, 258n, 290.
- golfo: 7, 41, 76.
Tarentinus (sinus), v. Taranto, golfo
Tarentum, v. Taranto
Targines, v. Tacina
Tarsia (Cosenza): 49.
Tassito (torrente): 193.
Tauriana: 106.
Taverna (Casabona): 189.
Taverna (Cirò Marina): 23, 41, 54-55, 66, 78-79, 91, 99, 111, 135137.
- Dottore (proprietà): 136.
Tavola di Ritani: 87, 333.
Telegrafo: 112, 311.
Temesa: 39, 39n, 60, 63, 239.
Tempsa: 84, 84n, 106, 284, 285n.
Tenese, v. Danese
Terina: 56, 56n, 64, 217-218.
Termine Grosso: 81, 316, 318-322.
Terre Jordane: 118n.
Terranova (Cirò Marina): 128n.
Terranova (Sibari): 49.
Terrasanta: 106.
Terravecchia (Cosenza): 96, 147.
Terre della Chiesa: 212.
Terzi (Terzi di Albani): 205.
Texas: 23-24, 89, 266-267, 287n, 297, 302, 306, 343, 345-347.
Thagines, v. Tacina
Thapsos: 230.
Thourioi, v. Thurii
Thurii (Θούριοι, Thurium, Turis): 23, 54n, 63-64, 66-67, 67n, 75, 78,
92n, 93, 106, 108, 124, 261.
Thurium, v. Thurii
Thyrrheium: 206.
Tigano (Tigani): 118n, 119n, 150n.
Timpa ‘Mbiso: 156-157.
Timpa dei Santi: 41-43, 111, 194, 196.
391
Θούριοι, v. Thurii
Τεμέση, v. Temesa
Τέρινα, v. Terina
Vattiato: 81, 313.
Velia: 328, 328n.
Velletri: 18, 214.
Venezia: 274n.
Verdogna: 33, 112, 346, 346n.
Vermica: 87.
Vertinae: 143, 144n.
Verzino: 11-13, 61, 118, 143-144, 149.
Vibo Valentia (Vibo, Vibona, Vibo Valentia): 35, 84n, 85n, 90, 95,
106, 208.
Vigna Agana: 207.
Vigne (Le Castella): 324-325.
Vigne (Verzino): 144.
Vigne di San Pietro: 21, 70, 216.
Villa Giusti: 66, 101, 186, 201, 202n.
Villaggio Sant’Andrea: 102, 112, 306.
Villaggio Sirio, v. Sirio
Villaggio Valtur: 309-310.
Viterbo: 3.
Vitetto: 186, 203n.
Vitravo (fiume): 13, 47, 67, 101, 111, 149, 186n, 188-190, 199-200.
- valle: 61, 77-78, 90, 101.
Vitravo (Zinga): 78, 149.
Vituso: 21, 34, 37, 48-49, 220-221.
Vorga (fiume): 11, 337, 343.
Vrausi: 155.
Vrica: 15, 27-30, 33-34, 36-37, 112, 264.
Vulturnum: 84.
Vurga (secca): 338n.
Vurghe: 111n.
U
Umbriaticen, v. Umbriatico
Umbriatico: 13, 22, 40n, 66, 89, 110-111, 118-119, 119n, 120, 120n,
121n, 122-123, 150n.
- ex Cattedrale di San Donato: 22, 119n, 121-122.
Umbriaticum, v. Umbriatico
Umbro (Bova Marina): 32, 34, 34n.
V
Valentia, v. Vibo Valentia
Valle (Vallone) Falcosa: 57, 85, 261-262.
Valle Carbonara, v. Carbonara
Valle Cortina: 220.
Valle Cupa: 86, 302.
Valle degli Aranci: 76, 99, 176, 186.
Valle dei Micesi: 302.
Valle del Dragone: 313, 323.
Valle della Mandorla: 97, 99, 182.
Valle della Vozza: 57.
Valle di Casa: 78, 139-140.
Valle di Santa Venere: 99, 176, 186.
Valle Granaro: 42, 205.
Valle Perrotta: 300.
Valle Santo Ianni: 333.
Vallelunga (Caltanissetta): 41.
Vallis Gratis, v. Crati
Vallone: 80, 218.
Vallone Corno: 146.
Vallone Esposito: 85, 263.
Vallone Farcunello: 320.
Vallone di Pelacca: 30.
Vallone di Pozzo Fieto: 323.
Vallone di Trìpani: 36, 41, 313.
Vallone Muzzunà: 220.
Vallone Vuono: 40n, 122.
Varco di Mazza: 11.
Vardaro: 80, 215.
Vaticano (Roma): 8.
Y
Ypsicrò, v. Cirò
Z
Zaccarella: 80, 215.
Zagaria (Cariati): 96, 163n.
Zigari: 21, 47, 158.
Zinga: 11, 22, 47, 78, 149-150.
Zuccherificio (di Strongoli): 66, 185-186, 188.
Zungri (Vibo Valentia): 38, 39n, 289, 299-300, 342-343.
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Finito di stampare
nel mese di ottobre 2010
a cura di
conSenso Publishing
Rossano (Cs) - Italy
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RICERCHE
Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti
Elenco dei volumi pubblicati:
I. Armando Taliano Grasso, Il santuario della kourotrophos a Kyme eolica, 2008
II. Franca Caterina Papparella, Calabria e Basilicata: l’archeologia funeraria dal IV al VII secolo, 2009
III. Paolo Brocato, Necropoli etrusche dei Monti della Tolfa, 2009
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