lettera di novembre 2016

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lettera di novembre 2016
Carissimi ragazzi e care famiglie,
Torino, 6 novembre 2016
ci stiamo avviando verso il cuore dell’anno scolastico: ormai due mesi sono passati, quasi tutte le classi
hanno vissuto le giornate formative e gli impegni di scuola si sono fatti pressanti: in vista i pagellini inter trimestrali!
Ma novembre è un mese speciale: è iniziato con una festa, quella dei Santi, poi il ricordo dei nostri cari, le
giornate che si abbreviano, la natura che sembra morire in un tripudio di colori, bellezza e fragilità insieme. Vorrei
affrontare con voi un argomento difficile che, comunque, una persona adulta deve consegnare ai più giovani. Pena,
dicono gli esperti, una caduta nella inciviltà. Il grande pericolo della nostra epoca, infatti, è la tragedia della
disumanizzazione. Tutto sembra essere diventato tecnologico; molti possono vantare l’arroganza di sapere, di
possedere il mondo, di poter schiacciare il più debole, di governare la vita e la morte.
Ma che cos’è la civiltà? Essa nacque “Dal dì che nozze, tribunali ed are diero all’umane belve d’esser pietose
di se stesse e d’altrui…” scrive Ugo Foscolo nei suoi “Sepolcri”, quando gli uomini si presero cura dei defunti.
L’umanità si “umanizza” quando impara a piangere, ad essere consapevole del dolore proprio e altrui, quando si
“prende cura” dei defunti e così impara a prendersi cura dei vivi, quando si pone il perché serio: perché la morte?
La civiltà nasce quando l’uomo riconosce il proprio limite, la propria finitezza, non in senso negativo, ma
positivo: andare fino ai confini di sé, capire ciò di cui siamo capaci, ciò che ci rende completi. Finire un lavoro non
vuol forse dire completarlo? E quale lavoro più importante che quello di rendere “completi” se stessi? Finitezza,
quindi, non è sinonimo di fallimento, ma di compiutezza. La civiltà nasce quando si impara ad avere pietà, a piangere
con l’altro, ad accompagnare la storia di un altro. O saremo così o non saremo: non sono solo le guerre che ci
distruggono, ma anche le parole che pesano, le distanze, le freddezze, l’indifferenza. Per poter diventare veramente
uomini e donne occorre essere consapevoli del morire. Nell’Antico Egitto poteva diventare faraone solo chi sapeva
guardare negli occhi la morte: il futuro faraone veniva portato nel deserto e messo di fronte ad un cobra: se fuggiva
non era degno di diventare faraone. Per questo sul copricapo del Faraone era sempre presente il cobra. Non una
minaccia, ma una prospettiva, un modo di affrontare la vita.
Alessandro d’Avenia, scrittore e insegnante, intitola il suo ultimo libro “L’arte di essere fragili”, un testo
pieno di domande, un testo carico di desideri che si confrontano con la finitezza e non si lasciano sconfiggere, anzi
diventano più grandi! A colloquio con un uomo, Giacomo Leopardi, fragile e grande, pessimista e innamorato della
vita. La civiltà si mantiene nel faticoso e bellissimo dialogo tra generazioni, dove chi è più vicino al morire consegna a
chi ha ancora tante promesse di vita, la sapienza del vivere che nessun testo, nessuna tecnologia può offrire. E’
quello che si chiama tradizione: comunicare l’essenziale della vita che ogni generazione deve poi tradurre nella
propria storia, secondo il proprio sentire. Ma se l’essenziale della vita non viene comunicato? Come mai oggi ci si
vergogna della morte, della malattia, della debolezza, del pianto? Forse noi adulti non abbiamo comunicato bene,
non abbiamo comunicato ciò che è importante. L’arte di essere fragili, appunto.
Gesù, nel suo discorso più importante nel vangelo di Matteo, ma anche di Luca, dice: “Beati coloro che
piangono!” Chi ha fatto esperienza di non piangere per anni sa bene quanto la sua umanità sia diventata fredda,
arida, indifferente. Chi è saggio invoca le lacrime, non teme di entrare nella sofferenza!
In un film del 2014 di Luc Besson, “Lucy”, il regista immagina che una ragazza di oggi incontri la nostra
antenata Lucy, un australopiteco femmina, che le rivela di essersi chiesta il perché del morire. E’ significativa questa
immagine: finiamo di essere scimmie quando ci chiediamo perché. Se avete un nonno o una nonna o entrambi,
dialogate sul perché. Farà bene anche a loro e vi consegneranno la vera eredità: il segreto della vita.
Questa lettera è venuta così!
E ora…
gli appuntamenti di questo mese:
- dal 15 al 23 novembre: Consigli di classe con i rappresentanti di classe studenti e genitori
- il 26 novembre: Open Day (grazie a chi si è reso disponibile!)
Partecipazione alla colletta alimentare (grazie a chi si è reso disponibile)
- 28 novembre (mattino) Confessioni per tutti e dal pomeriggio colloqui con le famiglie
Ci prepariamo ad accogliere i 57 studenti e 4 insegnanti del Liceo La Nativité di Aix en Provence che da
mercoledì 30 novembre a sabato 3 dicembre 2016 saranno qui tra noi!!!
La Direttrice
sr Maria Grazia