capitolo 4 riclassificazione del conto economico e analisi dei valori
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capitolo 4 riclassificazione del conto economico e analisi dei valori
CAPITOLO 4 RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO E ANALISI DEI VALORI ECONOMICI 1. Introduzione – 2. La riclassificazione secondo la logica del valore aggiunto – 3. Analisi della redditività 1. INTRODUZIONE Il Conto Economico ha la funzione di evidenziare il risultato d’esercizio attraverso la rappresentazione delle risorse consumate e dei ricavi conseguiti, cioè dei costi e dei ricavi di esercizio. Lo schema proposto dal legislatore è il seguente: A. VALORE DELLA PRODUZIONE 1) ricavi delle vendite e delle prestazioni 2) variazioni delle rimanenze di prodotti in lavorazione e di prodotti finiti 3) variazioni lavori in corso su ordinazione 4) incrementi immobilizzazioni per lavori interni 5) altri ricavi e proventi B. COSTI DELLA PRODUZIONE 6) per materie prime e di consumo 7) per servizi 8) per godimento beni di terzi 9) per il personale a) salari e stipendi b) oneri sociali c) trattamento fine rapporto 10) ammortamenti e svalutazioni a) ammortamento immobilizzazioni immateriali b) ammortamento immobilizzazioni materiali c) svalutazione crediti 11) variazioni delle rimanenze di materie 12) accantonamenti per rischi 13) altri accantonamenti 14) oneri diversi di gestione DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE (A-B) C. PROVENTI ED ONERI FINANZIARI 15) Proventi da partecipazioni 16) Altri proventi finanziari 17) Interessi ed altri oneri finanziari D. RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA’ FINANZIARIE 18) Rivalutazioni 19) Svalutazioni E. PROVENTI ED ONERI STRAORDINARI 20) Proventi straordinari 21) Oneri straordinari RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A-B+C+D+E) 22) Imposte sul reddito dell’esercizio 26) Utile dell’esercizio In modo esemplificativo, lo potremmo intendere quale strumento di rappresentazione della dinamica dei fatti gestionali che hanno determinato le variazioni rilevabili nello stato patrimoniale dello stesso esercizio rispetto a quello precedente. È quindi evidente la sua importanza nell’indagine cognitiva dei fatti gestionali e nell’utilizzo dei dati ivi espressi per elaborare indici significativi della capacità reddituale. Tali indici evidenziano l’attitudine dell'impresa a generare reddito in modo durevole e a remunerare il capitale investito, giustificandone l’utilizzo. Come per lo stato patrimoniale, condizione essenziale per la determinazione degli indici è la riclassificazione del conto economico stesso. Cioè la riaggregazione dei valori esposti in modo funzionale agli obiettivi preposti dall’analisi di specie. I costi ed i ricavi generati dalla gestione dell’impresa determinano, nel loro complesso il risultato reddituale dell’esercizio ed attraverso una prima azione di riclassificazione si individuano i possibili gruppi di dati, sia nei valori di costo che di ricavo, fra loro omogenei per passare successivamente alla loro interpretazione. Si opera quindi una scomposizione del Conto Economico unitario, per aree di competenza gestionale, allo scopo di individuare il contributo (positivo o negativo) di ciascuna area, precisamente: gestione ordinaria (operativa e finanziaria) e gestione straordinaria. Un'azienda può considerarsi dotata di solidità economica quando l'utile netto d'esercizio deriva in massima parte dal risultato positivo ottenuto nell'ambito della gestione operativa. I risultati straordinari si caratterizzano per non essere destinati a ripetersi nel tempo. 2. LA RICLASSIFICAZIONE SECONDO LA LOGICA DEL VALORE AGGIUNTO La scomposizione del reddito globale nei vari risultati parziali riferiti alle diverse aree gestionali, consente di individuare e misurare in termini economici il contributo positivo o negativo di ciascuna di esse al risultato globale. La soluzione proposta è volta ad identificare il valore aggiunto della produzione e successivi margini intermedi. Il valore della produzione è il risultato parziale ottenuto detraendo dai ricavi di vendita i consumi di materiale e servizi che l'azienda acquisisce dall'esterno. Lo schema è il seguente: – = – = = +/– +/– = +/– = – = Valore della produzione Costi esterni (acquisizione mp, servizi, beni di terzi, ...) Valore aggiunto Costi interni (personale) Margine operativo lordo (MOL) o Ebitda Costi non monetari (ammortamenti, accantonamenti, svalutazioni) Margine operativo netto (MON) o Ebit Proventi e oneri finanziari Variazioni della gestione finanziaria Risultato ordinario Proventi e oneri straordinari Risultato ante imposte Imposte Reddito di esercizio Il passaggio rilevante è rappresentato dall’individuazione del risultato operativo e più in generale di quei componenti di reddito legati alla attività caratteristica dell’impresa, al fine di evidenziare la capacità reddituale vera e propria della gestione. Il modello di riclassificazione del Conto economico prescelto per questa tipologia di indagine è quello comunemente definito «a valore aggiunto», che permette di classificare costi e ricavi per natura. In particolare si mira ad individuare i seguenti aggregati: • • • • valore della produzione, che corrisponde ai ricavi di vendita; valore aggiunto, che rappresenta il valore della produzione rettificato dagli acquisti, dalle spese di servizi e dalle variazioni di materie prime. margine operativo lordo o «mol», che si ottiene rettificando il valore aggiunto con stipendi salari e accantonamenti per il personale; è un primo indicatore dell’utilizzo del valore aggiunto ed esprime, in termini economici, un valore di reddito operativo al lordo degli ammortamenti; margine operativo netto o «mon», che costituisce il risultato operativo dell’impresa al netto dei costi non monetari. 3. ANALISI DELLA REDDITIVITÀ L’analisi del Conto Economico mira a verificare l’attitudine dell’impresa a produrre un reddito sufficiente a coprire i costi e generare profitti, in misura tale da mantenere un equilibrio economico che giustifichi gli investimenti effettuati. La maggior parte degli indici impiegabili a tal fine, è volta alla misurazione della «redditività», che rappresenta la capacità dell’impresa a generare nel tempo un reddito che remuneri il capitale investito dall’impresa e dagli azionisti. In particolare si ritiene opportuno concentrare l’attenzione sugli indicatori che consentono di apprezzare la: • • • • redditività del capitale proprio = ROE (return on equity) redditività del capitale investito operativo = ROI (return on investment) redditività della gestione operativa = ROS (return on sales) turnover del capitale a) ROE (return on equity) L’indice in questione esprime il tasso di rendimento del capitale proprio ed è determinato attraverso la relazione percentuale fra il risultato netto d’esercizio e il patrimonio netto. Solitamente, al fine di valutare la congruità degli investimenti, è opportuno confrontare il quoziente con i rendimenti di investimenti alternativi, quali ad esempio i Titoli di Stato, in quanto si presume che al di sotto di questo limite non verrebbe remunerato adeguatamente il rischio del capitale proprio. b) ROI (return on investment) Il ROI esprime il tasso di redditività del capitale, determinato dal rapporto tra il risultato di esercizio ed il capitale investito nella medesima gestione. Tale indicatore, per la verità, può essere sviluppato sia con riferimento alla gestione complessivamente considerata sia con riferimento alla area operativa della stessa. In tal caso, secondo una impostazione ricorrente in dottrina, è necessario mettere in rapporto il margine operativo netto (MON) con il capitale operativo investito netto (COIN). Il rapporto così strutturato, prescindendo dalla considerazione della gestione finanziaria e straordinaria, consente di misurare la capacità di produrre reddito con la sola attività del core business. c) ROS (return on sales) e turnover del capitale Applicando al ROI la cosiddetta relazione di DuPont, che si sostanzia nel moltiplicare tale indicatore per il fatturato sia al numeratore che al denominatore, otteniamo due misure di sintesi particolarmente significative: il ROS e il turnover: La redditività della vendite (ROS) (MON/Ricavi) è espressione della relazione che si crea fra prezzi di vendita e costi complessivi della gestione operativa; la «rotazione del capitale investito» (Ricavi/COIN) esprime, invece, il grado di utilizzo delle risorse impiegate per attuare detta gestione. Il ROS si ottiene attraverso il rapporto tra il margine operativo ed i ricavi netti di vendita; esso esprime una sintesi delle relazioni esistenti tra volumi, costi e prezzi, in quanto risulta influenzato sia dall’efficienza interna sia dalle situazioni di mercato. Il turnover esprime invece il numero di volte in cui il capitale mediamente impiegato nella gestione caratteristica ruota nel periodo considerato per effetto delle prestazioni di servizi effettuate e, quindi, quante volte nell’arco dell’anno il capitale stesso torna liquido per effetto di tali prestazioni. Più tale indice è elevato, maggiore è il grado di efficienza dell’azienda che evidenzia un rapido ciclo «investimenti-disinvestimenti», che a loro volta sono influenzati dalla lunghezza del ciclo gestionale. Un’elevata velocità di rigiro degli investimenti tipici non solo contribuisce positivamente alla redditività della gestione (operativa e globale), ma denota anche una buona struttura patrimoniale e finanziaria dell’impresa. Pertanto, mentre il primo indicatore deriva dalle scelte effettuate dalla direzione aziendale in relazione alla cosiddetta «politica dei prezzi», tesa ad assicurare un congruo margine e contemporaneamente a favorire lo sviluppo delle prestazioni, il secondo deriva dalle scelte relative agli investimenti, tese a mantenerne il volume al livello più basso possibile, compatibilmente con il volume di attività svolta.