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n° 328 - gennaio 2007 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it Gli spazi del ricevere Nascita ed evoluzione del salotto, l’ambiente che rappresenta il punto d’incontro fra la vita familiare e quella sociale Dove ricevere gli ospiti, come arredare queste o quelle stanze e soprattutto come difendere in caso di visita la propria privacy? A questi interrogativi si comincia a rispondere nel Quattrocento quando i proprietari dei palazzi più lussuosi iniziano a sentire l’ingerenza del continuo via vai di persone nelle proprie stanze da letto, deputate fino a quel momento al ricevimento degli ospiti oltre che alla custodia degli oggetti di casa più preziosi. Le prime tracce del salotto risalgono ovviamente alla classe nobiliare per approdare a quella borghese sino a diventare luogo atto all’incontro tra componenti di circoli letterari e di fronde politiche. Quella del salotto è la storia di un ambiente che più degli altri rappresenta il legame fra casa e mondo esterno. Nel Medioevo la vita di società vede dominare la promiscuità: schiavi e camerieri dormono su pagliericci a fianco dei letti dei loro signori. Unico riparo concesso alla propria intimità, e anche ai rigori del freddo, è la tenda che più volte vediamo rappresentata nelle opere d’arte dell’epoca. La panca corrisponde al divano di oggi: è la stanza da letto il luogo dove in quei secoli si riceveva. Anche se non si tratta di un mobile specifico, la panca è l’oggetto che più indica l’attitudine all’in- contro. Camera da letto e cucina sono gli ambienti in cui allora si svolgeva la vita domestica, un’abitudine che continuerà fino al Seicento quando si cominceranno a realizzare le camere da letto di “parata” che sostituiranno per i ricevimenti quelle personali. Appare ora il cassone come mobile ricco, quasi un simbolo del crescente benessere sociale, così spesso rappresentato nell’arte. Agli inizi del Quattrocento il comfort assume nuove connotazioni. L’atmosfera di magnificenza della quale amavano circondarsi le corti principesche e ducali, nonché lo studio umanistico della forma mentis pagana, favoriscono la formulazione di uno spirito più edonistico che si afferma anche nell’arte dell’arredo di questo secolo. Nasce l’interesse vero per la cura della casa. L’inadeguatezza della stanza da letto per ricevere appare chiara e viene perciò ideata la soluzione dell’anticamera in cui trasferire alcune delle attività generalmente svolte nella stanza da letto, con qualche vantaggio in più: quello di poterci pranzare o cenare, utilizzandola anche per farci dimorare un servitore. Una specie insomma di salottofiltro che porterà a circoscrivere sempre più l’ambiente di ricevimento, arrivando a costruire addirittura delle camere da letto Sala dei Pappagalli - Firenze, Palazzo Davanzati “da parata”, in alternativa a quelle personali. In pieno Rinascimento i palazzi vengono ristrutturati attorno ad un cortile centrale con un salone quale salotto o un salone da usare come sala da pranzo, alcune anticamere e la cappella, dislocate per lo più sul lato che corrispondeva alla facciata principale. Anche se l’utilizzo del salotto era ancora in fase di definizione, in caso di feste o ospiti numerosi, si montavano grandi tavolate all’interno del salone o nell’anticamera per i pranzi familiari e si utilizzavano tavoli realizzati con pag. 2 assi poggiate su cavalletti, che potevano venire riposti con facilità. Nel Quattrocento il tavolo era un arredo piuttosto raro; i pochi esemplari giunti fino a noi avevano nelle case una funzione più decorativa che pratica. È solo nel secolo successivo che, anche se questo sistema di “cavalletti” non viene del tutto abbandonato, i tavoli assumono gambe fisse e diventano anch’essi di rappresentanza: si afferma l’idea del tavolo come pezzo stabile d’arredamento. L’iconografia artistica mostra adesso l’abitudine di dipingere l’interno domestico: anche l’ambientazione di opere raffiguranti la Madonna è lo specchio delle abitudini dell’epoca. Ma bisogna aspettare il Seicento perché il ruolo del salotto cominci a definirsi: le stanze diventano ambienti in cui trascorrere sempre più tempo. La stanza-salotto comunque non è ancora all’epoca molto diffusa, come documentano gli inventari di Parigi, ad esempio, in cui compare descritta come esistente solo nel quattordici per cento delle abitazioni. Si fanno ora però più ricche e opulente le tipologie di arredo: le sedie hanno forme e sostegni meno rigidi, sostituendo alla verticalità della tornitura una linea curva sottolineata da intagli. Ma è durante il regno di Luigi XIV che in Francia comincia a vedersi, tra i ceti più agiati, la tendenza a una più spiccata specializzazione degli spazi, destinata a realizzarsi completamente solo verso la metà del XVII secolo, come dimostra il diffondersi delle terminologie “camera da letto”, “sala da pranzo” e “salone”. L’architettura della magnificenza promossa dal re come esaltazione dello Stato finisce per coinvolgere anche i privati e l’attenzione si sposta dal lusso alla comodità. Dall’Olanda si riscopre il valore degli interni, creando una pittura di genere. I mobili sono ancora pochi, ma le case iniziano a riempirsi di oggetti decorativi. Gli ambienti diventano così il palcoscenico artistico di questo secolo. L’iconografia corrente ci mostra gruppi di famiglia in un interno, generalmente con la padrona di casa che regna sul focolare domestico mentre gli ospiti sono ritratti solitamente di lato, occupando una posizione quasi scenografica. Sino alla fine del secolo e per qualche anno ancora, il tappeto non copre i pavimenti ma adorna i tavoli come oggetto prezioso. Con l’arrivo del Settecento si assiste alla nascita di una sfera di relazioni pubbliche distinta dall’intimità da sopra in senso orario Lorenzo Lotto: Annunciazione Recanati, Pinacoteca Civica Willem Buytewech: Compagnia spensierata Budapest, Museo delle Belle Arti Joshua Reynolds, Mrs Baldwin Compton Verney House Trust, Peter Moores Foundation familiare e domestica e più legata al sociale e politico. Il salotto, spesso gestito dal padrone di casa, diviene la cassa di risonanza delle attività politiche e conquista in seguito sfere culturali sempre più ampie assumendo il carattere di circolo letterario e poetico. Molta attenzione, soprattutto per i ricevimenti serali, viene data all’illuminazione della casa: porre delle candele davanti agli specchi è la soluzione più adottata. Si consolida sempre più l’esigenza di un vero e proprio spazio dedicato al ricevere; viene inizialmente ritagliato tra le camere da pag. 3 letto e stanze da pranzo; la distribuzione delle stanze acquista importanza e ciascun ambiente viene creato in base alle sue funzioni, con il salotto in primis. La camera da “parata” scompare e si costruiscono quelle per giocare, fumare o bere in compagnia. Le poltrone cominciano a diventare comode; viene inventata l’imbottitura; il mobilio si moltiplica e anche i suoi usi. In epoca vittoriana il salotto è una specie di negozio d’antiquariato: davvero il mondo in una stanza, dove fanno bella mostra di sé collezioni di oggetti antichi ed esotici e dove il sovrapporsi degli arredi vuole suscitare soprattutto meraviglia. Il salotto diventa multifunzionale ed è un ambiente in cui la famiglia può vivere tranquilla e i bambini sono liberi di giocare. Si continua a ricevere, ma l’ambiente è più rilassato e confortevole grazie anche all’ampio uso di tappeti e tendaggi per schermare la luce. La modernità nel salotto Gaspare Traversi: Il contratto nunziale - Roma, Galleria Nazionale d’arte Antica dei nostri giorni si comincia a intravedere grazie all’apertura degli spazi: la divisione tra gli ambienti si attenua - anche se il nuovo permea le stanze - senza smettere di essere rassicurante. Le barriere si eliminano e il percorso è più libero. maria siponta de salvia