Adriano Olivetti e Jacques Maritain per un`economia più umana

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Adriano Olivetti e Jacques Maritain per un`economia più umana
ISTITUTO INTERNAZIONALE JACQUES MARITAIN
Convegno
Adriano Olivetti e Jacques Maritain per un’economia più umana:
Persona, industria e sviluppo integrale
giovedì 26 marzo 2015 │ ore 14:30
Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO
Piazza Firenze, 27 Roma
La Fondazione Adriano Olivetti e l’Istituto Internazionale Jacques Maritain promuovono a Roma
il 26 marzo p.v., il convegno “Adriano Olivetti e Jacques Maritain per un’economia più umana:
persona, industria e sviluppo integrale” con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana
per l’UNESCO e dell’Università LUISS Guido Carli.
Attraverso i contributi di studiosi ed esperti, verrà messo in evidenza il fil rouge che unisce la
riflessione personalista di Maritain ai valori che hanno ispirato Adriano Olivetti e il suo modello
imprenditoriale, con uno sguardo diretto all’oggi e alla necessità di contribuire allo sviluppo di
un’economia più umana al servizio del bene comune.
Nell’Italia del secondo dopoguerra, l’opera di Jacques Maritain raccoglie seguaci anche nel
mondo laico che trovano, nel suo pensiero politico e nel suo “progetto umano”, l’ispirazione
per la ricostruzione morale e sociale del Paese. Tra questi figura Adriano Olivetti che, attraverso
le Edizioni di Comunità, traduce per primo in Italia alcuni scritti di Maritain, tra cui
“Cristianesimo e democrazia” nel 1950, nonché l’introduzione a una raccolta di riflessioni sulla
Dichiarazione dei Diritti dell’uomo, risultato di un’inchiesta promossa nel 1947 dall’UNESCO.
Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO
Roma, Piazza Firenze 27
Giovedì 26 marzo 2015
alle ore 14.30
INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI
Per informazioni
[email protected]
[email protected]
con il patrocinio di
ISTITUTO INTERNAZIONALE JACQUES MARITAIN
Programma
14:30
Registrazione partecipanti
15:00
Saluti istituzionali
Giovanni Puglisi, Presidente Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO
Laura Olivetti, Presidente Fondazione Adriano Olivetti
Gennaro Giuseppe Curcio, Segretario Generale Istituto Internazionale Jacques Maritain (IIJM)
15:30
Prima Sessione
La visione antropologica di Maritain e il sogno industriale di Olivetti
Giuseppe Berta, Università Bocconi
Tommaso Di Ruzza, Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede
16:15
Seconda Sessione
Il messaggio sociale nel pensiero di Maritain e di Olivetti
Sebastiano Maffettone, Università Luiss Guido Carli e Centro Studi Fondazione A. Olivetti
Francesco Miano, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Vice Presidente IIJM
17:00
Terza Sessione
Per un’economia più umana
Giorgio Squinzi, Presidente di CONFINDUSTRIA
Le sessioni sono moderate da
Melina Decaro, Università Luiss Guido Carli e Centro Studi Fondazione A. Olivetti
Conclusioni
Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
con il patrocinio di
ISTITUTO INTERNAZIONALE JACQUES MARITAIN
Olivetti e Maritain: un’intesa intellettuale
Gran parte dei rapporti tra Maritain e Olivetti si attestano tra il 1946 e il 1952, mediante una serie
di collaborazioni con la rivista «Comunità» e con la casa editrice che dalla rivista assume il nome.
In questi sei anni il filosofo francese pubblica sul periodico due stralci di Umanesimo integrale (Il
risentimento contro il mondo cristiano, nel numero di settembre 1946, e Necessità di nuove
formazioni politiche, in quello di novembre 1947), scrive l’introduzione al libro di Erik Petersen, Il
mistero degli Ebrei e dei Gentili nella Chiesa (uscito nel dicembre del 1946 nella casa editrice
Comunità), pubblica la traduzione italiana del saggio Cristianesimo e democrazia (1950), infine
collabora in veste di prefattore e di autore alla miscellanea di testi raccolti dall’Unesco relativi a I
diritti dell’uomo (1952). Qualche anno dopo, nel 1960, la rivista ospita ancora un ultimo intervento
nel fascicolo di marzo-aprile, interamente dedicato alla memoria di Adriano Olivetti; si tratta di
una pagina in mortem, dove Maritain non riesce a esprimere nient’altro che il rammarico per una
frequentazione sporadica e piuttosto limitata nel tempo. «Rimpiango che le circostanze non mi
abbiano consentito di incontrarlo personalmente più spesso - scrive - e ho la certezza che in quel
caso la nostra reciproca simpatia sarebbe diventata una bella e vera amicizia».
Mentre in quest’ultimo testo le circostanze obbligano a non andare oltre la testimonianza
personale, su un terreno dunque puramente sentimentale (insieme con il rimpianto, Maritain
manifesta anche ammirazione e simpatia nei confronti di Olivetti), gli scritti precedenti indicano un
quadro di reciproca condivisione, soprattutto sul piano culturale. Gli argomenti comuni solo in
parte si spingono sul versante filosofico, assai più su questioni di dottrina politica.
E’ importante notare quanto si leghi il nome di Maritain ad argomenti orientati verso
l’organizzazione della polis trattati da Olivetti (ciò che è evidente nell’Introduzione a Società, Stato
e Comunità del 1952, un lungo testo sicuramente di marca olivettiana, anche se non reca alcuna
firma che ripercorre sinteticamente il “pensiero comunitario”, a partire dai suoi fondatori Maritain
e Mounier fino a Olivetti stesso)1.
Problema che sta particolarmente a cuore allo stesso Olivetti. Non è un caso che le Edizioni di
Comunità accolgano nel 1956 un saggio di Emilio Rossi, intitolato appunto Il pensiero politico di
1
A. Olivetti, Introduzione in Società, Stato, Comunità, Edizioni di Comunità, Milano 1952, pp. 10-17.
con il patrocinio di
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Jacques Maritain. Ciò indica l’interesse ad acquisire il nome del filosofo a garante di un dibattito
che si spinge, mediante i numeri della rivista e le scelte del catalogo editoriale, lungo una
traiettoria che ha ricadute sul terreno della politica, quale viatico per un progetto umano e si fa
interprete della necessità di rimediare agli errori di un’Europa colpita a morte dalla follia dei regimi
totalitari.
È stato più d’una volta ribadito il ruolo fondamentale che il filosofo francese ha avuto nella
formulazione dell’utopia olivettiana, ma rimane una questione ancora aperta, spesso ripetuta sulla
base di nozioni non precisate. Un primo tassello è un articolo di Vittorio Agosti, pubblicato sul
numero di «Humanitas» del marzo 1961, a un anno di distanza quindi dalla prematura morte di
Olivetti.2 Nulla di preciso, però, finora è emerso, tuttavia occorre riconoscere che i punti di
tangenza vertono essenzialmente su ragioni legate alle vicende della storia, al fallimento di un
modello economico considerato iniquo, antidemocratico e anticristiano, ciò che ha condotto
Maritain a emettere un severo giudizio su quella che egli stesso definisce la «liquidazione del
capitalismo».3 «La tragedia delle democrazie moderne consiste nel fatto che esse non sono ancora
riuscite a realizzare la democrazia» si legge poi in Cristianesimo e democrazia4. Le insufficienze dei
sistemi di governo occidentali, pur se usciti vincitori dalla guerra, diventano il movente da cui
discende quell’atteggiamento di aperto dissenso che alla fine sfocia nel desiderio di «nuove
formazioni politiche» - scrive Maritain - che «presuppongono […] una profonda rivoluzione
spirituale». Monito che la rivista «Comunità» fa suo, appunto, nel dicembre del ’47, quando
pubblica Necessità di nuove formazioni politiche.
Il riferimento a Maritain è esplicito nel prologo a Ordine politico delle Comunità, la prima delle tre
opere attraverso cui Olivetti sviluppa il progetto di trasformazione dello Stato. Nel capitolo iniziale
di questo libro del 1945, in un paragrafo intitolato Persona e Comunità, Olivetti riconosce il
magistero di Maritain, accostando il suo nome a Mounier e de Rougemont. «Il pensiero politico
contemporaneo - afferma - è grandemente debitore a scrittori come Jacques Maritain, Emmanuel
Mounier, Denis de Rougemont per il loro sforzo di portare al centro dell’attenzione politica i
rapporti fra la persona e le comunità differenziate in cui si esprime l’umana società».5
Olivetti ha sicuramente letto Umanesimo integrale di Maritain nella princeps (pubblicata a Parigi
nel 1936) e non in traduzione italiana (mandata in libreria da Studium, nel 1946). Ciò si deduce
anche dal cenno ai tre filosofi che compare anche nella precedente edizione dell’Ordine politico
2
V. Agosti, Adriano Olivetti tra Maritain e Mounier, «Humanitas», marzo 1961, pp. 228-236.
J. Maritain, Umanesimo integrale, Premessa di D. Antiseri, Borla, Roma 2009, p. 219.
4
J. Maritain, Cristianesimo e democrazia, a cura di L. Frapiselli, Edizioni di Comunità, Milano 1950.
5
A. Olivetti, L’ordine politico delle Comunità, Edizioni di Comunità, Roma 19462, p. 13.
3
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delle Comunità, uscita nel 1945 per conto delle Nuove Edizioni Ivrea, il marchio dal quale
discendono le Edizioni di Comunità.6 La conferma arriva consultando l’elenco dei libri posseduti da
Olivetti (contenuto nel volume digitale La biblioteca di Adriano Olivetti, disponibile gratuitamente
sul sito della Fondazione Adriano Olivetti di Roma), sulla base del quale risultano sedici volumi di
Maritain, di cui tre tradotti in italiano (Religione e cultura, Guanda, Parma 1938; L’uomo e lo Stato,
Vita e Pensiero, Milano 1953, La persona e il bene comune, Morcelliana, Brescia 1948), gli altri in
lingua originale.7
Dobbiamo credere che nella formulazione dei principi idonei a individuare e a governare una
comunità Maritain, Mounier e de Rougemont abbiano svolto un ruolo senz’altro decisivo. Tuttavia
non va ignorato che pochi anni dopo Olivetti, quando inserirà la prima parte dell’Ordine politico
delle Comunità in Società, Stato, Comunità (1952), apporterà un paio di varianti che meritano di
essere sottolineate. Leggiamo il passo: «Il pensiero politico contemporaneo è grandemente
debitore a uno studioso come Jacques Maritain per il suo sforzo di portare al centro
dell’attenzione politica i rapporti fra la Persona e le Comunità differenziate in cui si esprime
l’umana società».8
Sono stati cancellati i nomi di Mounier e de Rougemont, decisione che di per sé non trova
immediate giustificazioni. Entrambi infatti sono autori presenti nel catalogo delle Edizioni di
Comunità, avendo pubblicato, il primo, Rivoluzione personalista e comunitaria (1949) nella
traduzione di Laura Fua (prossimo alla ristampa nel 1955) e, il secondo, Vita o morte dell’Europa
(1949) nella versione di Luigi Santucci.
Non è detto che Olivetti in toto segua le orme del filosofo francese, ma è indubitabile l’uso di certi
vocaboli - persona e comunità sono fin troppo evidenti - i quali aiutano a individuare una koinè di
parole che obbedisce a una precisa vocazione: riformulare il codice della nuova società. Le parti di
Umanesimo integrale che segnano i punti di maggiore convergenza riguardano soprattutto
l’assetto della città, il tipo di struttura, gli obiettivi ideali e pragmatici, il ruolo dell’economia; tutti
elementi su cui giocano due variabili fondamentali nel linguaggio olivettiano: i concetti di
comunità e di persona. Basti pensare ai titoli di due paragrafi di Umanesimo integrale: L’aspetto
comunitario e personalistico e Persona umana e comunità economica. I quali poi finiscono in uno
dei più importanti capitoli di Città dell’uomo, libro che andrebbe considerato il testamento morale
di Olivetti, là dove si allude a una «coscienza personalistica e comunitaria».9 E sempre per
6
A. Olivetti, L’ordine politico delle Comunità, Nuove Edizioni Ivrea, Ivrea 1945, pp. 13-14.
Cfr. La biblioteca di Adriano Olivetti, prefazione di L. Olivetti, Fondazione Adriano Olivetti, Collana Intangibili,
Roma 2012, pp. 146-147.
8
A. Olivetti, Società, Stato, Comunità, p. 192.
9
A. Olivetti, Città dell’uomo [1960], Introduzione di G. Berta, Prefazione di G. Pampaloni, Edizioni di Comunità,
Torino 2001, p. 31.
7
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rimanere sulle pagine in cui Maritain pone severe obiezioni al capitalismo (nel paragrafo Un
regime consecutivo alla liquidazione del capitalismo, per esempio), non può sfuggire il concetto di
“misura” («In uno stato di cultura veramente umanistico, le cose del mondo sarebbero
commisurate all’uomo e alla sua misura») che Olivetti riprende e colloca alle soglie dell’Ordine
politico delle Comunità, quando auspica la necessità di considerare una «misura umana della
Comunità».10
Misura, persona, ordine politico, comunità, integrazione, sono calchi lessicali che Olivetti desume
in buona parte da Maritain e che preparano la strada alla stagione delle riforme su cui a lungo si
intrattengono i collaboratori di «Comunità», almeno nel biennio 1946-47; ciò che costituisce la
prima serie della rivista, contrassegnata dalla fase di incubazione della formazione politicapartitica passata alla storia con il nome di Movimento Comunità. Proprio in quel biennio, non
prima e non dopo, si stabiliscono contatti assai fertili con il gruppo di «Esprit» e con le questioni
affrontate su quella rivista già negli anni Trenta e arrivate sulle pagine di «Comunità» nel
dopoguerra. Tale distanza rende perfettamente l’idea di come gli ambienti vicini a Maritain e
Mounier avessero da almeno un decennio elaborato un discorso politico alternativo sia al
capitalismo che al marxismo (i due modelli di economia e di società messi sotto accusa da
Umanesimo integrale). E permette anche di rendere chiare le ragioni per le quali l’Introduzione a
Società, Stato, Comunità sia non soltanto il testo di riferimento più completo circa i rapporti tra
Maritain e Olivetti, ma uno scritto dotato di un’architettura ambiziosa, una summa più di una
semplice prefazione, adatta a inquadrare e a giustificare non tanto i prestiti lessicali quanto le
diramazioni che il progetto di società comunitaria andava assumendo in un tragitto che partiva dai
suoi luoghi d’elezione - la Francia della rivista «Esprit», la Francia di Maritain e Mounier e del
decennio 1932-1942 – e finiva nella città di Ivrea, non dichiarata apertamente, ma considerabile
patria ideale della seconda stagione di questo fervore comunitario, incominciato nell’immediato
dopoguerra, che riceve nuovo impulso per mano di Olivetti. Il testo si presenta stampato in corsivo
e, soprattutto, redatto in terza persona allo scopo probabilmente di essere una ricognizione
oggettiva, nonostante non fosse firmato e dunque da attribuire all’autore del libro. Dopo
un’apertura dedicata al tema dell’interconfessionalità in termini comunitari, Olivetti segue due
traiettorie. Da un lato riassume i significati di comunità e di persona così come sono stati analizzati
e sviluppati da Maritain e Mounier e alla fine giunge a dimostrare che tra la prima e la seconda
stagione, cioè tra l’anteguerra e il dopoguerra, si è transitati da una fase di teoresi a un’altra, dove
vanno affermandosi i principi di una “comunità concreta”: la definizione è nel titolo del primo
capitolo dell’Ordine politico delle Comunità. «Tuttavia, il suo [di Olivetti] apporto fondamentale e
originalissimo» - si legge nell’Introduzione a Società, Stato, Comunità - è soprattutto quello d’aver
10
Maritain, p. 220; Olivetti, p. 4.
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dato consistenza precisa e definitiva al volto della “Comunità” che sino ad allora il Maritain e il
Mounier avevano tenuto nel vago d’un’astrazione»11 Il tema della concretezza si fa paradigma
della ricerca olivettiana e bussola di orientamento. Comunità concreta è, in primo luogo, la
fabbrica: una realtà progettata “a misura della persona” - il tema torna in Città dell’uomo e poi,
per trasposizione letteraria, nel romanzo di Ottieri, Donnarumma all’assalto (1959) - con
l’obiettivo di raggiungere quegli equilibri tra bene comune e bisogni integrati, tra amicizia e
libertà, tra povertà e ricchezza, di cui Maritain discute in Umanesimo integrale. Siamo passati dalle
idee alla prassi, dai libri alle macchine. Ma si tratta soltanto di un altro linguaggio.
11
A. Olivetti, Società, Stato, Comunità, p. 37.
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