L`Apostolo e il Ferroviere

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L`Apostolo e il Ferroviere
L’Apostolo e il Ferroviere
Reggio tra campagne e ferrovie
Quando Giuseppe Menada, ventottenne piemontese nato in pr ovincia di Alessandr ia,
discese la scaletta del treno che da Piacenz a lo aveva portato a Reggio, nella primavera
del 1886, Camillo Prampolini aveva da poco fo ndato «La Giu stizia», il settimanal e
socialista che nel 1 904 aprirà anche u n’edizione quotidiana, diretta da Giovanni
Zibordi. 1
Menada
era
stato
inviato
a
Reggio
dopo
l’assunzione
dei
lav ori
e
dell’esercizio della ferrovia Guastalla -Reggio-Sassuolo, co n d eviazione per Carpi, da
parte della Banca Subalpina, che poi costituirà la S A F R E («Società anonima de lle
ferrovie reggiane» ). 2 Menada era un i mpiegato delle ferrovie neppure laure ato,
Prampolini era di un anno più giova ne e la laurea in Giurisprudenza l’av eva
conseguita nel 18 81, ma proprio la sua tesi sul diritto del lavor o l’aveva convertito a lle
nuove idee socialiste, venate di u n po sitivismo di stampo romantico. Reggio si
apprestava a d ivenire teatro di un’avventu ra singolare: quella d i due protagonisti della
nascita del mondo nuovo. Il primo fondò la società industriale moderna, il second o il
socialismo riformista e cooperativo. Menada creò le indu strie senza mai diventa re
industriale ( aveva alle spalle importanti istituti di credito), Prampolini realizzò la
società co operativa senza mai fare il cooperatore (aveva eccellenti collaborato ri).
Oltretutto i due diverranno anc he lontani parenti. Il figlio di Menada, Ma x, sposer à
Elena Franzin i, una l ontana nipote di Pra mpolini. Reggio, in quel 1886, era un comune
con poco più di cinquantamila abitanti, dei quali solo meno di diciannovemila nel
territorio cittadino (ben duemila iscritti all’elenco dei poveri) e la maggioranza divisa
nelle ville agricole del forese. 3 La provincia contava oltre duecentoquindicim ila
abitanti, con la monta gna ben più popolata di adesso.
Nel gennaio di qu el 1886 Prampolini aveva dunque fonda to «La Giustizia», che
sostituiva il giornale del quale lo stesso Prampoli ni era il sostanziale perno, assieme a
Giacomo Maffei 4 e a Contardo Vinsani, 5 e cioè «Reggio Nova». Quest ’ultimo giorna le
aveva sostituito a sua volta, nel 1884, «Lo Scamiciato», periodico del primitivo
impegno socialistegg iante, con sfondo d i anarchismo e spirito da scapigliati, del
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giovane Camillo e dei suoi amici. Sempre nel 1886 Reggio era amministrata da quella
che poi verrà definita «la moderateria», e cioè da un raggruppamento monarchico liberale con esperienze risorgimentali alle spalle, espressione del mondo della nobiltà
reggiana e delle pro fessioni, a cui si aggi ungevano alcu ne famiglie di neo proprietari
terrieri, che sapevano unire i loro profitti all’impegno pubblico e alla sensibilità verso
le azioni sociali e b enefiche. Si ndaco di Reggio, dop o la br eve parentesi di Luigi
Ancini, 6 che era dura ta un anno, dal settembre del 1859 al novembre del 1860, dopo la
lunga fa se di Pietro Manodori, 7 c he aveva tenuto le redini del potere cittadino dal 1 860
al 1872, e dopo il sett ennato di Gian Francesco Ghe rardini, 8 dal 1873 al 1880 , era Car lo
Morandi, 9 già sindac o dal 1882 al 1884, el etto poi deputato 1 0 e sostituito da France sco
Gorisi, 1 1 a cui egli ste sso era succ eduto, ap punto nel 1886 .
La Deputazione provinciale era retta dall’avvocato e deputato regg iano Giuseppe
Fornaciari, 1 2 c he proprio nel 1886 viene rieletto deputato (nel 1882 era stato introdotto
il voto per tutti coloro che sapevano legg ere e scrivere, portand o il totale dei votanti a
Reggio da poco più d i duemila a oltre diecimila, il 50% di quelli che ne avevano dirit to
secondo la legg e). N el 1886, sciolta dal Re la Camera, i reggia ni confermarono le l oro
scelte precede nti, mentre Luigi Sormani Moretti 1 3 era stato nominato senatore del
Regno pochi mesi prima. Quest’ultimo aveva segnato un’epoca (era stato eletto al la
Camera a partire dal 1865) e fondato a Reggio la Banca Mutua Popolare. Oltre a
Fornaciari, deputato da sedici anni, con le elezioni del 1886 furono eletti alla Camera
Gian
France sco
G herardini,
Ulderico
Levi,
Romualdo
Bonfadini, 1 4
valtelline se
d’origine, scri ttore e patriota risorgimentale, e Gianlorenzo Basetti, 1 5 protagoni sta
delle lotte contro la tassa sul macinato, d’orientamento radicale e deputato già da dieci
anni. Alle elezioni si presentava anche u na lista «democratico -socialista», che aveva
proposto candidati il lombardo Osvaldo Gnocchi Viani, 1 6 il reggiano Contardo Vinsani
e il mantovano Enrico Ferri. 1 7 Quest’ulti mo sarà poi uno dei massimi esponenti del
Partito socialista, anche se tra i più discussi. Ma nessuno di loro risultò eletto. Alla
regìa di tali designaz ioni il quotidiano reg giano «L’Italia Centr ale» leggeva la prese nza
del giovane Camillo Prampolini. Di Vinsani si conoscevano già le imprese. Prampolini
dirà che la prima vera cooperativa era st ata proprio quella fondata dal Vinsani nel
1883, ma la data è controversa, l’anno dopo la pubblicazione del primo numero de «Lo
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Scamiciato», anche se fin dagli anni Sessanta si erano sviluppate forme associative di
mutuo soccorso 1 8 e nel 1880 lo ste sso Vinsani aveva elaborato il programma della sua
neonata « Associazione cooperativa».
A
Reggio, mentre Giuseppe Me nada scende lentamente le scalette del treno alla
stazione cittadina, l’economia locale è tutta nelle campagne, 1 9 dove è piuttost o
cospicuo il ceto mez zadrile, contrariamente alle province vi cine (a Mantova era assai
più numeroso il ceto bracciantile, di qui la differente evolu zione politica dei due
socialismi). Si legge infatti, in uno studio del 1849 -50: «Il sistema agricolo prevalente
nella pianura e nella collina è la mezzadri a». 2 0 Nelle campagne «le principali indust rie
di materie animali erano i caseifici, gli st abilimenti di manipolazione di carni suine,
quelli della filatura della seta e delle conci di pellami». 2 1 Seco ndo un altro studio del
1870 esisteva no «sei c oncerie di pellami che occupavano ottanta sei operai», 2 2 mentre lo
storico Andrea Balletti, nel 1890, ne rileverà solo tre, du e a Reggio e una a Scandia no
per soli trentacinque operai. 2 3 Gli stabilimenti della seta, da cinque che erano ne gli
anni Settanta (con l ’impiego di duecen tocinquantaquattro operai), erano divenuti
quattro dopo la chiusura della «Vecchi e Jodi», ma tre erano artigianali. Restava quello
gestito dai fratelli Modena a Scandiano . Vi erano poi alcune piccole attività, nella
Bassa,
nel
settore
del
truciolo
(negli
anni
Settanta
avevano
occupat o
quattrocentoventicinque operai) e qu ella della tessitura della tela e delle spazzole (con
settecento quindici op erai).
A Ventoso di Scand iano, dove non a ca so era arrivata la ferr ovia già nei primi anni
Ottanta, era stata a pe rta un’azienda per la produzione della calce e del gesso a partire
dal 1859, a nno in cui la ferrovia Piacenza -Bologna aveva attraversato la provincia di
Reggio. Nella città di Reggio quel che rimaneva della tradizionale arte della seta (nel
1883, l’a nno dopo la chiusura della citata «Vecchi e Jodi», l ’imprenditore comasco
Carlo Marchetti aveva fatto richiesta di rilevare quell’attività impiantando un moderno
stabilimento che poteva dare lavoro a oltre cento operai) si sommava poi a qualche
iniziativa nel settore del legno, mentre l’attività industriale di Giuseppe Agazzani 2 4 era
ancora agli inizi e la sua fabbrica di spazzole un minino st abilimento artigianale. 2 5
Secondo un rapporto ministeriale del 1894 «a Reggio non è riscontrabile alcun tipo di
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industri a grande o media». 2 6 Anche per questo , per produrr e maggiore attenzione e
maggiore
professio nalità
nel
settore,
l’on.
Ulderico
Levi
aveva
promosso
«L’Esposizione p ermanente dei prodotti d’arte, manifatture e industrie» del Comune,
che venne i naugurata , nel l’area dell ’Orto dell’Opera Pia del Gesù, il 16 maggio 188 5 e
che restava aperta il martedì, il venerdì e tutti i giorni festivi.
Esisteva poi una di screta rete di negozi commerciali con prevalenza di quelli per la
vendita di stufe, forni, sartorie, ab bigliamento, liquorerie, uno stabilimento bacologico,
in via dell’Albergo 7 , uno di pompe per giardini, il negozio di Luigi Foracchi in via
Emilia San Pietro. La liquoreria più significativa era quell a di Francesco Cocc hi
(fondatore della fa mosa «Anisetta Cocchi»), 2 7 er editata poi dai figli, tra i quali
Riccardo,
che
divenne
primo
presidente
della
«Associa zione
fra
industriali,
commercianti ed esercenti» (Camera di Commercio) nel 1887, ma esisteva anche la
rinomata fabbrica di liquori «Berti e Compagnia», c he risp ondeva con l’anic e di
Rubiera. Il negozio di Ruscelloni di via San Prospero proponev a mirabili vetri, cristalli
e porcellane, la sar toria Orlandini di via del Teatro, in casa Fratti, era la più
frequentata dalla locale borghesia, che nel gennaio del 1886 si er a gustata, per la prima
volta, al Municipale, l’ Aida di Giu seppe V erdi, en attendant Otello e che aveva a lu ngo
contestato il tenore. Il teatro Municipale, edificato nel 1857 , dopo che un incendio
aveva quasi completamente distrutto il vecchio teatro di Cittadella, ricostruito poi
come Politeama Ario sto, era il principale ritrovo dei reggiani. An che Giuseppe Verdi,
in occa sione dell ’ina ugurazione del t eatro , era venuto per sonal mente a Reggio e ave va
allestito il suo S imon Boccanegra con u na scena nuova di z ecca, a lloggiando alla locanda
«Il Cavalletto» nell’o monima via.
La legna da fuoco potevi trovarla a Porta Santa Croce in via della Filanda, allo
stabilimento Lamberti, dove esisteva anche «un laboratorio meccanico specializzato
nella fabbricazione di forme per calzolai e forme e tamburi per pasticcieri e fiorai, ma
che riparava anche tr ebbiat rici e locomobili», 2 8 mentre le macchi ne da cucire americane
si potevano comprare dall’agente per Reggio Manuelli. C’era anche la conceria di
Eugenio Almansi, figlio dell’ebreo Almansi, che disponeva anche della manifattura di
via del Follo e di un negozio in via Santo Stefano . Il locale più frequentato era il «Ca ffè
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Emilia» che pubblicizzava il vino Etneo, e precisava, «proviene direttamente dal la
Sicilia» (e da dove, se no? ). 2 9 N elle farmacie private (la prima municipalizzata risale al
1901) potevi compra rti pastiglie per il mal di gola «angeliche balsamiche», cont ro
l’influenz a l’olio di fegato di merluzzo, contro la tosse le past iglie Carrisi, a base di
catrame (sic ), c ontr o la gotta e i reu matismi il liquore del D’Laville, novel lo
Dulcamara. Sempre nel 1886 si apre il grande «Ristorante centrale», dove può pranza re
un’esigua minoranza di reggiani e si parla già del Bacino Grisanti, poi Diga di Vetto, e
se ne parlerà invano per oltre cent ’anni.
Sempre nel 18 86 venne e ffettuato lo sciopero dei muratori e dei braccianti, a capo d el
quale si era messo proprio il giovane Prampolini con infu ocati commenti su «La
Giustizia». E in quell’anno a Reggio si era esaurito il primo tentativo di organizzare un
partito d’ispirazione vagamente socialista, quello messo in atto dal «Partito operaio»,
nato a Milano nel 1882 ad opera del guantaio Giuseppe Croce, del tipografo Costantino
Lazzari e di quell’Osvaldo Gnocchi Viani che a Reggio no n riscosse successo elettor ale
nel 1886. Vietava l’iscrizione a chi operai o non era (ma non a gli anarchici che era no
ammessi nel partito suscitando co sì u n vespaio notevole di t endenze e di propositi
politici) e a Reggio non poteva aggregar e certo un gran consenso. Anche per ché di
operai delle fabbric he, e scludendo le p oche attività arti giane, ce n’erano davvero
pochi. L’unico so cialista riconosciuto a livello nazionale resta va Andrea Costa 3 0 e la
sua trasmigrazione dall’anarchismo al socialismo del 1879, unita alla sua prima
elezione alla Camera nel 1882, faceva a nco ra clamore.
La città si esauriva all’interno del tracciato delle sue mura t recentesche, al di fu ori
delle quali c’era soltanto campagna. Dal 1873 era cominciata la lunga opera della loro
demolizione, che pr odurrà un qualche sollievo ai troppi disoccupati, ma più di un
rimpi anto decenni d opo. E dinnanzi alle quattro porte, di not te rigorosamente chi use
con cancelli, c’erano le antiche gabelle do ve dovevi pagare se volevi importare in città
prodotti provenienti da fuori. Le strade erano un optional e i cavalli delle diligenze
dovevano affrontare viaggi disagevoli per congiunger e Reggio con gli altri centri de lla
provincia, ancora non collegati dalla ferrovia. In montagna di str ade nemmeno l ’ombra.
E se uno nasc eva lì venire a Reggio era come raggiungere l’America. Ma quel che
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colpiva era la miseria, drammatica, inaccettabile. Uno spet tacolo indegno di una
democrazia liberale ancora agli inizi. Para dosso: «R eggio gode in Italia il primato per
ricchezza delle Oper a Pie e, per conseg u enza, a nche quello d ella straccioneria. So no
quattordicimila le persone iscritte, bollate e patentate povere p resso la sola Op era P ia
della Carità. Questa è tanto ricca che le sole spese di amministrazione assorbono le
rendite di un milione e mezzo di patrimonio. Ogni ordine di cittadini non ha che
un’a spirazione: l ’acca ttonaggio». 3 1
Le case della città erano per larga parte marcescenti. Gli alloggi, soprattutto in alcune
zone del centro (tra Santa Croc e e piazza Fontanesi ) erano «tu guri e ricetti degni, più
che di un essere rag ionevole, di immondi an imali». 3 2 E chi nasceva lì, vi moriva. A
meno di non intrapr endere la via dell’emigrazione, che cont inuava ad ingrossare le
proprie fila. Nel 1886 emigrarono 785 regg iani (l’anno prima er ano stati 870 e due a nni
prima ben 1.394). I r eggiani tentavano migli or vita in Europa, in Francia, Germani a,
Svizzera e Romania, meno in America del nord o del sud. Le malattie erano in agguato,
soprattutto la pellagra, dovuta all’alimentazione scar sa e sbagliata. Dai cinquanta ai
cento ogni a nno era no i malati ricoverati al locale Istituto di Sa n Lazzaro.
Dopo le elezioni politiche si svolsero quelle amministrative e nel Comune di Reggi o
(dove i socialisti non si presentarono) ent rò per la prima volta, nell’estate del 1886, il
barone Raimondo Franchetti. 3 3 Ulderico Levi 3 4 era già in Co nsiglio provinciale o ltre
che deputato alla Camera. La nobiltà fo ndiaria reggiana (Fr anchetti era arrivato a
Reggio agli inizi degli anni Settanta e a veva comprato un grande appezzamento di
terra al Cavazzone e fatto costruire un bel palazzo in centro) v oleva giocarsi un ruo lo
pubblico, contrariamente ai tempi più recenti, mentre il figlio di Franchetti, Alberto,
che due anni dopo, per la gioia di papà che sborsò fior di soldoni pagando tutta la
stagione lirica reggiana, presenterà la sua oper a Asrael, eseguì due sue sinfo nie al
Municipale ottenendo grande suc cesso. Lev i contro Franchetti? Le due famiglie ebree si
contenderanno a lungo il primato sulla città. In quell’anno, siamo nel 1886, era no
morte due glorie re ggiane: il prete don Gaetano C hierici, a rcheologo, fondatore e
direttore del museo reggiano, zio di Gaetano, il pittore che sarà nel 1900 sindaco di
Reggio, nel gennaio, e Nicomede Bianchi, storico e politico cav ouriano, nel febbraio.
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Sempre nel 1886 la d itta dei fratelli Anacl erio aveva abbandonato la costruzione de lla
ferrovia
Ventoso -Scandiano -Reggio-Novellara -Guastalla,
con
diramazione
per
Correggio e Carpi, il cui progetto, approvato dalla Deputazione provinciale, risaliva al
9 dicembre 1879, do po numerose traver sie e la Banca Subal pina aveva ottenuto il
diritto di costruzione e di esercizio della stessa, proprio mentre su «L ’Italia Centrale »
l’ingegnere Antonio Viappiani pubblicava a puntate uno studi o sulla ferrovia Regg io Ciano. Già dal 1865 l a Deputazione provi nciale aveva p resentato un progetto per una
ferrovia Reggio -Aull a-Spezia, della quale la Reggio -Ciano doveva essere solo il primo
tratto. Un fervore d’i niziative si concretava in quegli anni, nel campo delle ferrovie (a
Reggio la linea Milano -Bologna, con la l ocale staz ione ubicat a dove è tuttora, risale,
come già ricordato, al 1859 e subito venne orga nizzato un servizio a cavallo p er
raggiungere il centro cittadino dalla stazione). 3 5 Per qu esto Menada era stato inviat o a
Reggio. Le ferrovie erano ottima occasione di lav oro, di guadagno e di trasformazione
dell’economia ghettizzata in moderna economia fo ndata sulla produzione e sul
trasporto per la ve ndita. Così come Prampolini comprese che, partito operaio o no , il
suo socialismo dove va fondarsi sul co nsenso dei lavorato ri delle campagne, Menada
comprese che la fer rovia sarebbe stata uno strumento fo ndamentale per lanciare
l’industria.
I
due
erano
all’inizio
del le
loro
imprese.
E
non
sapevano
l ’u no
dell’esistenza dell’alt ro.
La ferrovia tagliava le verdi campagne reggiane che negl i ultimi due decenni
dell’Ottocento davano sempre più spazio alla proprietà piccola e famigliare, oltre c he
al ceto mezzadrile, e meno al latifondo. Anche questa trasformazione sarà centrale per
la conquista di sempre maggiore peso da parte dei socialisti nel mondo contadino.
Prampolini, già nel 1886, viene du nque vissuto come il ver o capo della tende nza
radical -socialista che poi diverrà solo socialista e partito, depurato dagli anarchici, a
partire d al Congresso costitutivo di Genov a del 1892.
Prima di Prampolini avevano dominato la scena politica post -risorgimentale della
sinistra reggiana i m azziniani e i garibaldini (tra i quali svet tava la nobile figura di
Giovanni Grilenzoni), 3 6 che contrastava no i liberali di stretta osservanza cavouria na
come Nicomede Bianchi, 3 7 poi, a partire dagli anni Settant a, s’erano affacciati gli
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anarchici e qualche r adicalsocialista d’incerta impostazione. Intanto anche la sinist ra
storica liberale prendeva fiducia, do po la conquista della presi denza del Consiglio con
Agostino De Pr etis. Tra i suoi esponenti ricordiamo soprattutto Gian Lorenzo Baset ti,
un parmigiano di estr azione radicale, molt o noto nella montagna reggiana, che poi sa rà
appoggiato anche dai socialisti e che appr odò alla Camera nel 1876, rimanendovi fino
alla morte, nel 1908, mentre Fornaciari e Spalletti, eletti nel 1876 a Reggio e a
Montecchio, e confer mati nel 1880, erano collocati sulle posi zioni della destra. P er
tornare ai moti contr o la tassa del macina to interpretati da Ba setti, ricordiamo che in
Emilia acquisirono particolare virulenza tra il 1868 e il 1869 , portando nelle patr ie
galere ben cinqu ecentoventi imputati, braccianti e contadini. Tra i protagonisti della
rivolta da segnalare, oltre a q uelle di Domenico Ferrari e di Angelo Canovi, la figura di
Gaetano Davoli, 3 8 ac corso nel 1870 alla difesa della Comune di Parigi assieme ad
Amilcare Cipriani 3 9 e che nel 1875 risultò appartenente al movimento internazionalista
reggiano. La figura di Gaetan o Davoli ra ppresenta u n’autor evole e a ffa scinante tr ait
d’union tra l’epope a risorgimentale e le nuove battaglie sociali ste, delle quali la pri ma
è certamente quella contro l’odiosa tassa sul macinato della fine degli anni Sessanta,
capeggiata, oltre che d a Basetti, dallo stesso Davoli, nella monta gna reggiana.
Nei
primi
anni
Settanta
esistevano
a
Reggio
un
«Circolo
popolare»
e
una
«Asso ciazione repubblicana» guidata da Igino Bacchi Andreoli, 4 0 futuro sinda co
liberale di Reggio, mentre ormai al declino er ano, alla fine deg li anni Setta nta, le idee
repubblicane, propagandate a Reggio da Angelo Manini 4 1 che resterà repubblicano e
mazziniano convinto fino alla morte, che lo raggiunse nel 1890. Nel 1876 si costituì a
Reggio il primo circolo socialista e nello stesso anno venne annunciata la formazione di
una «Lega democratica» che uni ficava rep ubblicani e socialisti, i quali facevano cap o a
Pietro Artioli 4 2 di Arceto, prima repubblicano e fondatore del giornale «L’Iride», che
uscì a partire dall’agosto del 1873 fino al luglio del 1874, poi socialista, ma anche a
Patrizio Giglioli, 4 3 u n mirandolese, che sarà poi assessore a l Comune di Reggio e
protagonista
della
politica
delle
municipalizzazioni.
Approdato
Ar tioli
all’evoluzionismo so cialista, venne fonda ta nel 1 87 7 una Federazione dell’Alta Italia
dell’Internazionale
c he
contra stava
il
rivoluzionarismo
degli
anarchici
legati
a
Bakunin, che a Reggi o erano membri della Fratellanza. Tra anarchismo e socialismo si
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L’Apostolo e il Ferroviere
staglia la figura di Angelo Canovi. 4 4
Nel 1882 Cano vi, u nitamente a Giglioli e Cepelli, ricostituirà il «Circolo socialista»
dando vita anche all ’esp erienza de «Lo Scamiciato», assieme a Giglioli e al giova ne
Prampolini. Canovi era un anarchico su i generis. Amava talmente Prampolini che,
quando sarà accusa to di aver ordito l’attentato contro di lui del febbraio del 1889, si
dispererà chiedendo allo stesso Prampolini di scrivergli una dichiarazione risentita
d’innocenza. N el 188 3 Andrea Costa promuove la na scita del F ascio della democrazi a e
a Reggio, nello stesso 1883, Canovi promuove un grande comizio al teatro Politeama
Ariosto per il suffrag io universale (ma gli anarchici no n sono contro la partecipazio ne
al voto? Strani anar c hici quelli reggiani, i n realtà libertari, rep ubblicani, socialisti). Poi
fu la volta del tentativo del Partito operaio, nato a Milano nel 1882 e morto a Reggio
nel 1886, che si scisse nel 1885 tra operaist i e anarchici, i quali si costituirono a Reg gio
in «Circolo anarc hico », indipendente, prop rio tra il 1884 e il 188 5.
C’era mol ta poca chi arezza ideologica e di intenti politici nel socialismo delle origini.
C’era di tutto un po’: anticlericalismo, antimilitarismo, disgusto per le ingiustizie
sociali, lotta alla borghesia, inso fferenza per il potere e soprattutto spirito romantico
d’avventura dei suoi protagonisti, spesso perseguitati dalla Questura, u no spirito di
stampo vagamente bayroniano. Basta dare uno sguardo alle vecchie foto di questi
pionieri del socialismo per rendersene conto. Sembrano ero i di qualche romanzo
d’avventur a, co n qu elle barbe fluenti e quegli occhi penetra nti, curiose capigliature
simili a quelle dei giovani della fine degli anni Sessanta del Novecento, ma con
cravatte risorgimentali e una prosa assa i ridondante e immaginifica. Un gruppo di
sbandati, erano g iu dicati dalla borghesia del tempo e da «L’Italia Centrale», suo
organo di stampa. G iovani attirati dal mito di una rivoluzione contro il diritto di
proprietà e contro la religione, si pensava.
Non che la povertà non la si dovesse combattere, anzi. «L’Ita lia Centrale» ricono sce va
l’esistenza di una « questione sociale», ma l’odio dei poveri contro i ricchi sarebbe
stato, a suo giudizio , pernicioso per i pr imi. Una collaborazione delle classi per il
progresso: ec co quel che ci voleva. E «L’Italia Ce ntrale» fece anche un appello alla
classe dei proprietari perché si comportassero meglio, nel gennaio del 1886, face ndosi
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L’Apostolo e il Ferroviere
riconoscere dalla nuo va «La Giustizia» che i suoi articoli era no scritti a fin di bene. Ma,
sia ben chiaro, non ci si poteva certo discostare da quelle gl orie patrie che avevano
fatto l’Italia . E quando si parlava di Ulderico Levi, deputato reggiano dal 1882, si
ricordava sempre la sua partecipazione alla battaglia di Custoza e la sua meritata
medaglia d’oro, ma anche l ’acqu edotto che aveva pagato di tasca sua per ingraziarsi il
suo elettorato, d ’acco rdo, ma che l’acqua a lla città la dava davvero a partire dal 1885 .
D’altronde, se i cattolici continuavano con la tattica del «non expedit» e non
partecipavano alla battaglia elettorale perché non rico noscevano lo Stato italiano dopo
la breccia d i Porta Pia, dovevano essere i monarchici di ispirazione liberale a far si
carico dei pubblici poteri. Proprio nel 1886 moriva il vescovo di Reggio Guido Rocca 4 5
e gli succedeva Vince nzo Manicardi. 4 6 Il primo scomunicò «Lo Scamiciato», vietandone
ai cattoli ci la lettura, il secondo non fece da meno con «La Giustizia», scomunic ata
poco prima di morire, nel gennaio del 1901 .
Eppure in campo cattolico vi erano state esperienze importanti sul versante sociale.
Basterebbe qui ricord are quella di don Zefirino Jod i, che nel 1 872 aveva creato il P io
Istituto Artigianelli con l’int ento di for mare professionalmente i ragazzi poveri, ma
anche la mobilitazione della gioventù cattolica che anche a Regg io aveva fondato, neg li
anni Ottanta, il suo c ircolo. Nel 1880 si er a anche tentato di da re vita a un partito e di
presentarlo alle ele z ioni, ma i promotori dell’iniziativa (don Gaetano Chierici, d on
Domenico Giovannini, don Prospero Maiocchi) dovettero desi stere dopo la co nfer ma
del «non expedit» da parte del nuovo papa Leo ne X I I I . Poi, nel 1883, alle elezio ni
amministrative, si tentò immettendo qualche cattolico nelle liste liberali, ma non venne
eletto nessuno e nel 1884 una lista cattoli ca fu schiacciata dal peso di quella liberale,
perché i cattolici si di visero tra aste nsionisti e votanti per la list a liberale concorrente .
Non trascurabile fu invece la vita degli organi di stampa legati alla Chiesa: il «Genio
Cattolico» (186 8 -1877 ), poi «Il Pruspròun» (1877 -1882 ), «Il Veri dico» (1879 ) e dal 18 82
«Il Reggianello», pat rocinatore delle prime esperienze eletto rali amministrative, che
durerà per dieci anni. Restava il fatto che i monarchico -liberali non avevano poi
bisogno dell’appoggi o del mondo cattolico per battere i radicali, i repubblicani e i
socialisti.
Cosa
ovvia
n el
passato,
ma
confermata
con
le
elezioni
politiche
e
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L’Apostolo e il Ferroviere
amministrative del 1882, del 1883 e del 1886, quando il suffragio era stato esteso a tutti
coloro che sap evano l eggere e scrivere. Qu ando non sarà più scontato l’esito el ettorale
cadrà anche l ’impedimen to al voto, sarà p romossa un’alleanza tra liberali e cattolici e
poi si farà gradualme nte strada l’idea di un partito cattolico.
Così, tra vescovi che scomunicavano i giornali, cattolici senz a partito e senza vo to,
socialisti che a ncora non sapeva no bene cosa li differenziasse dagli anarchici, partiti e
società operaie che nascevano senza opera i, Reggio si appresta va a chiudere un’epo ca.
Senza u na so cietà p iù moderna, ricca di industrie e di ceti intermedi anche ne lle
campagne, fa ceva fati ca ad attecchire il socialismo, anche se quello reggiano inizierà ad
essere un socialismo soprattutto contadino .
Per qu esto, e ne ssu no se lo a spettava, c’era Giuseppe Menada , venuto dal Piemont e e
sbarcato alla stazione di Reggio in quella giornata di primavera del 1886 . Alle sue
spalle c’erano già i r umori roboanti della nuova macchina a va pore, che aveva solca to
per la prima volta la direttrice da Piacenza a Bologna in quell a giornata del 15 luglio
del 1859, come un bolide atteso, una diavoleria moderna, un mostro di f erro
sconosciuto, mentre l a ferrovia Reggio -Ventoso-Scandiano era stata aperta il 16 ottobre
del 1883 e il primo novembre erano sfrecciate le locomotive «Lazzaro Spallanzani», tra
vecchia sci enza e ve locità moderna, e « Scandiano», in onore della città boia rdesca
raggiunta dalla rotaia. 4 7 All’inaugura zione era stato dato gra nde risalto: oltre all e
autorità politiche e amministrative, con discorsi del sindaco di Scandiano e di Reggio,
era pure present e la stampa locale e nazio nale. Da Reggio, alla volta di Sc andiano e di
Ventoso, era no partiti due treni con sette vagoni l’uno, che av evano trasportato dal le
quattrocento alle cinquecento per sone. Le nuove ferrovie di Menada erano il viatico
che portava al nuovo secolo e al mondo nuovo della società industriale. Per dirla con
Marx, era l’u omo che permetteva alle contraddizioni capitalistiche di esplodere,
favorendo così, si illudevano i socialisti, la rivoluzione proletaria. Ma questo, il giorno
in cui Menada arrivò alla stazione di Reggi o, nessuno poteva immagina rselo.
NOTE
Pag. 11
L’Apostolo e il Ferroviere
1
G i o v a n n i Z i bo r d i ( P a d o v a 1 8 7 0 , B e r g a m o 1 9 4 3 ) a c c o g l i e l ’ i n v i to d i C a m i l l o P r a m p o l i n i a
d i r i g e r e l ’ e d i z i o n e q u o t i d i a n a d e « L a G i u s ti z i a » ( q u e l l a s e t ti m a n a l e c o n ti n u a v a a e s s e r e d i r e t ta
d a l l o s t e s s o P r a m p o l i n i ) n e l g e n n a i o d e l 1 9 0 4 . D a l 1 9 0 1 e g l i d i r i ge v a i l g i o r n a l e s o c i a l i s ta
m a n t o v a n o « L a n u o v a t e r r a » . A R e g g i o Z i b o r d i d i v i e n e u n a d e l l e m a s s i m e p e r s o n a l i tà s o c i a l i s te ,
c e r t o q u e l l a p i ù i n f l u e n t e d o p o q u e l l a d i P r a m p o l i n i . D o p o e s s e r e s ta t o c o n s i g l i e r e e a s s e s s o r e
c o m u n a l e , n e l 1 9 1 5 d i v i e n e d e p u t a t o , s u be n t r a n d o a M a s s i m o S a m o g g i a n e l c o l l e g i o d i M o n te c c h i o .
A l C o n g r e s s o N a z i o n a l e d e l 1 9 1 2 , c h e s i s v o l g e a R e g g i o , è l ’ u n i c o a c o n tr a p p o r s i e f f i c a c e m e n t e a
B e n i t o M u s s o l i n i . N e u t r a l i s t a d u r a n t e i l p r i m o c o n f l i t to be l l i c o , n e l 1 9 1 9 v i e n e r i e l e t t o d e p u ta to .
N e l l ’ o t t o br e d e l 1 9 2 2 ( n e l 1 9 2 1 i s o c i a l i s ti r i f o r m i s ti r e g g i a n i s i e r a n o r i f i u ta ti d i p a r t e c i p a r e a l l a
ba t t a g l i a e l e t t o r a l e , p e r l e v i o l e n z e f a s c i s te e c o m u n i s te e a v e v a n o r e c l a m a to l ’ a s t e n s i o n i s m o )
a s s i e m e a P r a m p o l i n i e a l l a m a g g i o r a n z a d e i s o c i a l i s ti r e g g i a n i a d e r i s c e a l
l’espulsione dei riformisti dal
PSI.
PSU,
nato dopo
N e l 1 9 2 1 a v e v a i n ta n t o l a s c i a to R e g g i o d o p o l ’ a t te n ta to d i c u i
e r a s t a t o v i t t i m a a s s i e m e a P r a m p o l i n i , m a d e l q u a l e e r a i l v e r o be r s a g l i o . È a S a n G i o v a n n i i n
P e r s i c e t o , p o i a R o m a , i n f i n e a M i l a n o , d o v e r e s ta f i n o a l 1 9 4 0 ( i l d i a be t e e i c o n s e g u e n ti i n te r v e n ti
c h i r u r g i c i l o a v e v a n o p r i v a t o d e l l ’ a r t o s i n i s tr o ) e p o i a B e r g a m o , d o v e m u o r e p o c h i g i o r n i d o p o l a
c a d u t a d e l f a s c i s m o e l ’ a r r e s t o d i M u s s o l i n i , e s a tta m e n te tr e d i c i a n n i d o p o P r a m p o l i n i , i l 3 0 l u g l i o
d e l 1 9 4 3 . N e l 1 9 3 0 a v e v a p u b bl i c a t o , a u to r i z z a to d a l r e g i m e , i l l i b r o S a g g i o s u l l a s t o r i a d e l
movimento operaio in Italia. Camillo Prampolini e i lavoratori reggiani , Bari 1930.
Vedi R. Cavandoli, Zibordi Giovanni, in F. Andreucci e T. Detti, Il movimento operaio italiano.
Dizionario biografico 1853 -1943, Roma 1975, vol.
V,
pp. 297-302; R. Marmiroli, Giovanni Zibordi,
Reggio Emilia 1952; S. Moroni, Giovanni Zibordi, biografia di un socialista , tesi di laurea 2000,
c o n s u l t a bi l e a l l a B i bl i o t e c a P a n i z z i d i R e g g i o E m i l i a ; G . S a m m a r ta n o , G i o v a n n i Z i b o r d i , B i b l i o g r a f i a
intellettuale e politica, tesi di laurea 1987, ibidem; G. Zaccaria, Massimalismo e riformismo nel pensiero
d i G i o v a n n i Z i b o r d i , i n « L ’ A l m a n a c c o , r a s s e g n a d i s tu d i s to r i c i e d i r i c e r c h e s u l l a s o c i e tà
contemporanea», n. 5, dic. 1984, pp. 67 -69; A. Anceschi, Giovanni Zibordi moriva 25 anni fa , in «La
G i u s t i z i a » , 2 0 s e t t e m br e 1 9 6 8 ; C o m e G i o v a n n i Z i b o r d i f u c o s t r e t t o a l a s c i a r e R e g g i o , i n « L a G i u s ti z i a » ,
1 1 s e t t e m br e 1 9 7 0 ; G . B o c c o l a r i , G i o v a n n i Z i b o r d i , i n I G r a n d i d i R e g g i o , B o l o g n a 1 9 9 0 , p . 1 1 8 ;
Zibordi Giovanni, in M. Mazzaperlini, Repertorio bio-bibliografico dei reggiani illustri , in Reggio
Emilia, vicende e protagonisti, a cura di Ugo Bellocchi, vol.
II,
Modena 1970, pp. 487 -488 e in M. Del
Bue, Novecento, Montecchio 2001, p. 514.
2
La
SAFRE
( S o c i e t à a n o n i m a f e r r o v i e d i R e g g i o E m i l i a ) v i e n e u f f i c i a l m e n te c o s ti tu i ta s o l o i l 2 7
s e t t e m br e d e l 1 8 8 8 , m e n t r e l ’ i n g r e s s o d e l l a S u ba l p i n a è d e l m a r z o d e l 1 8 8 6 . S i r i ti e n e c h e a n c h e l a
g e s t i o n e d e l l e f e r r o v i e d i R e g g i o , i n q u e i d u e a n n i , s i a s ta ta o p e r a d e l l a S u ba l p i n a .
Vedi G. Magnanini, La società anonima ferrovie di Reggio Emilia (1888 -1900), in I trasporti pubblici
a Reggio Emilia. Cent’anni , prefazione di Giuseppe Gherpelli, Bologna 1985, pp . 25-28.
3
I l c e n s i m e n t o d e l 1 8 8 1 a v e v a d a t o i s e g u e n ti r i s u l ta t i : r e s i d e n ti n e l C o m u n e d i R e g g i o 5 0 . 6 5 1 ,
Pag. 12
L’Apostolo e il Ferroviere
c o n t r o i 5 0 . 6 5 7 d e l c e n s i m e n t o d e l 1 8 7 1 . D u n q u e p e r i l C o m u n e d i R e g g i o s i tr a t ta v a d i u n d a to
p r e s s o c h é i d e n t i c o . P e r ò l a p o p o l a z i o n e d e l l a c i t tà c a l a v a d i 4 9 7 u n i tà e q u e l l a d e l l e v i l l e
aumentava di 491.
V e d i O . R o m ba l d i , R e g g i o n e l l a n u o v a I t a l i a , i n S t o r i a i l l u s t r a t a d i R e g g i o E m i l i a , a c u r a d i M .
Festanti e G. Gherpelli, San Marino 1987, vol.
4
II,
p. 380.
Giacomo Maffei (Reggio Emilia 1857, ivi 1914). La sua azione politica si conclude alla fine
d e l l ’ O t t o c e n t o . L a u r e a t o i n a g r a r i a , i n i z i a l a s u a a tti v i tà c o n l a S o c i e tà c o o p e r a ti v a d i C o n ta r d o
V i n s a n i , d e l q u a l e d i v i e n e s t r e t t o c o l l a bo r a to r e . N e l 1 8 9 4 f o n d a i l g i o r n a l e ( p r i m a q u o t i d i a n o , p o i
s e t t i m a n a l e ) « R e g g i o N o v a » , p e r d i f f o n d e r e l e i d e e c o o p e r a ti v e . V i e n e e l e t to d e p u ta to n e l 1 8 9 0
(sono le ultime elezioni senza collegi uninominali sub -provinciali) assieme a Prampolini, ma tre
a n n i d o p o , n e l C o n g r e s s o N a z i o n a l e d i R e g g i o d e l 1 8 9 3 , v i e n e d e p l o r a to d a l p a r ti to , d o p o u n
f u r i bo n d o a t t a c c o d i G a r i ba l d i B o s c o p e r c h é M a f f e i n o n a c c e t ta v a l a l o t ta d i c l a s s e e p r o p e n d e v a
p e r u n ’ a z i o n e p a r l a m e n t a r e i n d i p e n d e n te d a l l a p o l i ti c a d e l p a r ti to . M a f f e i , c o n V i n s a n i , è tr a
f o n d a t o r i d e l m o v i m e n t o c o o p e r a t i v o , c h e c o n tr i bu ì a s v i l u p p a r e c o n l e l e g g i c h e e g l i s te s s o
p r o p o n e v a a l P a r l a m e n t o . È a n c h e a m m i n i s tr a to r e d e l C o m u n e d i R e g g i o , c o n l ’ a s s e s s o r a to
a l l ’ i s t r u z i o n e . N e l 1 8 9 4 è t r a i p r o t a g o n i s t i d e l l a n a s c i ta d e l q u o t i d i a n o « I l p u n to n e r o » , c h e s i
tr o v ò a l c e n t r o d i u n a t t a c c o d a p a r t e d e « I l S i c i l i a n o » . S i tr o v ò c h e i l q u o ti d i a n o r e g g i a n o a v e v a
o t t e n u t o u n f i n a n z i a m e n t o d i s e i m i l a l i r e d a p a r te d e l l a B a n c a R o m a n a , l a s te s s a c h e a v e v a
p e s a n t e m e n t e c o i n v o l t o n e l l o s c a n d a l o l ’ e x p r e s i d e n te d e l C o n s i g l i o G i o v a n n i G i o l i t ti . P o c o d o p o i l
g i o r n a l e c e s s ò l e p u bb l i c a z i o n i . A l l e e l e z i o n i d e l 1 8 9 5 l a c a n d i d a tu r a d i M a f f e i n o n f u s o s te n u ta
dal
PSI
( c h e p r e s e n t ò A l be r t o B o r c i a n i ) e v e n n e e l e t to , n e l c o l l e g i o d i M o n te c c h i o , i l m o d e r a to
G u a l e r z i . M a f f e i a b ba n d o n a l a p o l i t i c a a t ti v a . M a u g u a l m e n te l a s u a a t ti v i tà s c i e n ti f i c a s i p r o tr a e
nei primi anni del nuovo secolo. Nel 1912 aderisce al
PSRI
d i B i s s o l a ti . P o i a n c h e B i s s o l a ti p r e n d e l e
d i s t a n z e d a l u i e d a l l e s u e i d e e e M a f f e i , n e l 1 9 1 3 , l a n c i a a R e g g i o i l g i o r n a l e « I l r i f o r m a to r e » .
Muore l’anno dopo, a cinquantasette anni.
Su Maffei vedi R. Cavandoli, Maffei Giacomo, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico
1853-1943, cit., vol.
III,
p p . 2 0 2 - 2 0 6 e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 0 6 . V e d i a n c h e D o p o l a m o r t e d i G i a c o m o
M a f f e i , i n « G i o r n a l e d i R e g g i o » , 4 d i c e m br e 1 9 1 4 ; G . C u r l i , G i a c o m o M a f f e i , i n « G i o r n a l e d i R e g g i o » ,
2 d i c e m br e 1 9 1 4 ; E c h i s u l l a m o r t e d i G i a c o m o M a f f e i , i n « G i o r n a l e d i R e g g i o » , 4 d i c e m br e 1 9 1 4 ; L a
m o r t e d e l l ’ e x d e p u t a t o G i a c o m o M a f f e i , i n « L a G i u s t i z i a » , 3 0 n o v e m br e 1 9 1 4 ; I f u n e r a l i d i G i a c o m o
M a f f e i , i n « L a G i u s t i z i a » , 1 d i c e m br e 1 9 1 4 .
5
C o n t a r d o V i n s a n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 4 3 , i v i 1 9 0 8 ) v i e n e i n d i c a to c o m e i l v e r o f o n d a to r e d e l
m o v i m e n t o c o o p e r a t i v o r e g g i a n o . G i o v a n n i Z i bo r d i l o d e s c r i v e c o m e « u o m o d i d o ti f i s i c h e e
i n t e l l e t t u a l i f a s c i n a t r i c i , f i e r o d e l l e s u e o r i g i n i p o p o l a n e , d e m o c r a ti c o , r i be l l e e a v v e r s o a i s i g n o r i ,
m a c o n l ’ a n i m o i n d i v i d u a l i s t a d e l l a r i v o l u z i o n e f r a n c e s e p i ù c h e c o n l ’ a n i m o s o c i a l i s ta » ( G .
Zibordi, Saggio sulla storia del movimento operaio in Italia, Camillo Prampolini e i lavoratori reggiani ,
Pag. 13
L’Apostolo e il Ferroviere
c i t . , p p . 4 7 - 4 9 ) . F i n d a r a g a z z o s e n t e l ’ a t tr a z i o n e p e r l e i m p r e s e d i G i u s e p p e G a r i ba l d i . S i l a u r e a in
M a t e m a t i c a a l l ’ U n i v e r s i t à d i M o d e n a n e l 1 8 6 4 , s e r v e l ’ e s e r c i to r e g o l a r e d a l 1 2 g i u g n o 1 8 6 6 a l 2 3
g i u g n o d e l 1 8 6 7 , r a g g i u n g e n d o i g r a d i d i s o t to te n e n te . C o n l o s te s s o g r a d o p a r te c i p a a l l a
c a m p a g n a g a r i ba l d i n a d e l l ’ A g r o r o m a n o . N e l 1 8 6 8 c o n s e g u e i l d i p l o m a d i i n g e g n e r e a l l ’ I s ti t u to
T e c n i c o S u p e r i o r e d i M i l a n o . I n s e g n a i n S i c i l i a , a M o d i c a , p o i a d A g r i g e n to e d a l 1 8 7 4 a R e g g i o
E m i l i a . V i e n e a n c h e e l e t t o c o n s i g l i e r e c o m u n a l e , s e n z a s u bi r e i l f a s c i n o d e l l a p o l i t i c a . A t tr a t to
d a l l a s o l i d a r i e t à i n e c o n o m i a c r e a , n e l 1 8 8 0 , l ’ A s s o c i a z i o n e c o o p e r a ti v a d i R e g g i o E m i l i a . A p r e i
p r i m i s p a c c i n e l 1 8 8 1 i n t u t t i i q u a r t i e r i d e l l a c i t tà , q u i n d i a tt i v a u n f o r n o , u n a r i v e n d i ta d i p a n e e
p a s t a , u f f i c i g r a n d i o s i , e n e l 1 8 8 4 u n a c u c i n a p o p o l a r e , g e n e r a n d o e n t u s i a s ti c i c o n s e n s i . F o n d a , c o n
Prampolini
e Maffei,
nel
1884,
il
giornale «Reggio
Nova»,
per
propagandare le sue idee
c o o p e r a t i v i s t e . N e l l o s t e s s o 1 8 8 4 è c o s tr e t to a p a r ti r e p e r R e g g i o C a l a br i a , d o v e v i e n e tr a s f e r i to
c o m e i n s e g n a n t e , a c a u s a d e l l e s u e i d e e e d e l l e s u e a z i o n i g i u d i c a te « s o v v e r s i v e » . N e l 1 8 8 6 s i
c a n d i d a p e r ò a R e g g i o ( a v e v a r i f i u t a t o n e l 1 8 8 2 ) n e l l a l i s ta d e m o c r a ti c o - s o c i a l i s ta , s e n z a r i s u l ta r e
e l e t t o . R i m a n e a R e g g i o C a l a br i a f i n o a l 1 8 9 2 , p o i v i e n e a s s e g n a t o a M a n to v a n e l 1 8 9 2 - 9 3 e
successivamente ritorna a Reggio, ove rimane fino al 1896. Rompe defini tivamente col
PSI
nel 1894.
N e l 1 8 9 5 r i a p p a r e c o m e v i c e p r e s i d e n t e d e l l a C o o p e r a ti v a d i R i v a l ta . P o i è a P i a c e n z a f i n o a l 1 9 0 1 ,
poi ancora a Reggio Emilia dove si spegne nel 1908. Vedi R. Cavandoli, Vinsani Contardo in F.
A n d r e u c c i e T . D e t t i , I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
V,
pp. 243-244.
V e d i a n c h e V i n s a n i C o n t a r d o , i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 4 8 5 ; I f u n e r a l i
d e l p r o f . C o n t a r d o V i n s a n i , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , 1 7 f e bbr a i o 1 9 0 8 ; L a m o r t e d e l p r o f e s s o r C o n t a r d o
V i n s a n i , i n « L a G i u s t i z i a » , 1 7 f e b br a i o 1 9 0 8 .
6
I l c o n t e L u i g i A n c i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 2 0 , Q u a t tr o C a s te l l a 1 8 8 2 ) f u i l p r i m o s i n d a c o d i R e g g i o
E m i l i a , d o p o l ’ U n i t à . C o n t e , a v e v a g i à r i c o p e r to l a c a r i c a d i p r i m o c i t ta d i n o n e l l a p a r e n te s i
q u a r a n t o t t e s c a . E g l i d i s p o n e v a d i u n C o n s i g l i o d i q u a r a n ta p e r s o n e . E s i tr o v ò a f r o n t e g g i a r e u n a
s i t u a z i o n e f i n a n z i a r i a m o l t o d i f f i c i l e . V e n n e r o i n c a m p o d u e d e l i c a te q u e s ti o n i : i be n i d e i G e s u i ti ,
contesi tra governo e Comune, e il patrimonio delle Canonichesse, preteso dal Comune. Nacque un
dissidio con il Consiglio per un sussidio accordato a un comitato che avrebbe dovuto affrontare la
q u e s t i o n e d e l l ’ e m i g r a z i o n e . I l s i n d a c o s i d i m i s e e l ’ 8 d i a g o s t o v e n n e r o i n d e t t e e l e z i o n i . F a t te l e
e l e z i o n i v e n n e d e s i g n a t o s i n d a c o P i e t r o M a n o d o r i . A n c i n i s i r i ti r ò a v i ta p r i v a ta a R o n c o l o d o v e
morì.
Vedi Il primo sindacato, in A. Balletti, Seguito della storia di Reggio Emilia dal 1854 al 1922 , pp. 474 9 e A n c i n i L u i g i , i n M . M a z z a p e r l i n i , D i z i o n a r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 3 5 2 .
7
P i e t r o M a n o d o r i ( V a l e s t r a 1 8 1 7 , R e g g i o E m i l i a 1 8 7 7 ) f u p r e s i d e n te p e r v e n to t to a n n i d e l M o n t e
di Pietà di Reggio, dal 1849 al 1877, per dodici anni, dal 1860 al 1872, sindaco di Reggio. A lui si
d e v e l a f o n d a z i o n e d e l l a C a s s a d i R i s p a r m i o , a p e r ta i l 1 6 m a g g i o d e l 1 8 5 2 . N a to a V a l e s tr a , d i l u i
s i r i c o r d a s o p r a t t u t t o l ’ o p e r a i n c a m p o s o c i a l e . F o n d ò a s i l i , s c u o l e , l a C a s a d i c a r i tà a R e g g i o . F u
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L’Apostolo e il Ferroviere
anche consigliere provinciale.
V e d i I l s i n d a c a t o d i P i e t r o M a n o d o r i ( 1 8 6 0 - 1 8 7 2 ) , i n A . B a l l e t ti , a c u r a d i M . F e s ta n ti , R e g g i o
E m i l i a 1 9 9 6 , S t o r i a d i R e g g i o n e l l ’ E m i l i a , c i t . , p p . 6 3 - 6 5 ; G . S i l i n g a r d i e A . B a r bi e r i , S t o r i a d i R e g g i o
i l l u s t r a t a d a a r t i s t i r e g g i a n i , M o d e n a 1 9 7 0 , p . 1 8 3 ; D i z i o n a r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. ,
p. 424; Manodori Pietro, in E. Manzini, Storia dei reggiani più illustri , Reggio Emilia 1878, p. 654.
8
Gian Francesco Gherardini (Reggio Emilia 1838, ivi 1926) fu sindaco di Reggio dopo Ancini e
M a n o d o r i , a p a r t i r e d a l 1 8 7 2 , c o n s i g l i e r e c o m u n a l e d a l 1 8 6 1 a l 18 8 9 . Da l 1 8 7 2 v i r i m a s e , c o n u n a
br e v e p a r e n t e s i , f i n o a l 1 8 8 0 . D u r a n t e q u e s t o p e r i o d o l a d e s tr a p e r d e t te i l p o te r e i n I ta l i a c o n l a
r i v o l u z i o n e p a r l a m e n t a r e d e l 1 8 m a r z o d e l 1 8 7 6 , c h e d o v e v a p r e p a r a r n e u n a a n c h e a R e g g i o i l 20
d i c e m br e d e l 1 8 8 0 . G h e r a r d i n i , s e c o n d o A n d r e a B a l l e t ti , e r a « p e r f e t to g e n ti l u o m o , c o l to , d ’ a n i m o
m i t e , a m a t o r e d e l l e be l l e a r t i , d e l l a m u s i c a e d e i c a v a l l i , v e n i v a a r e g g e r e i l C o m u n e i n te m p i
sempre più difficili, assistito dal consiglio di Enrico Terrachini e di Gioacchino Paglia, vecchi
m o d e r a t i » . E g l i s e p p e r a g g i u n g e r e i l p a r e g g i o d e l bi l a n c i o . « S i c e d e tt e r o p e r 5 0 a n n i g l i a v a n z i d i
q u e l t e a t r o [ d e l l a C i t t a d e l l a ] a d u n a s o c i e tà c h e v i c o s tr u ì a s u e s p e s e … [ i l ] P o l i te a m a A r i o s to » .
E g l i r i o r d i n ò i l c o r p o d e i p o m p i e r i e c o s tr u ì u n a c q u e d o t to p e r r e c a r e a c q u a a l l a v i l l a d i C a v a z z o l i.
S i d i m i s e d o p o u n t u m u l t o i n C o n s i g l i o d e l d i c e m br e 1 8 8 0 , i n c u i v e n i v a c o n t e s ta to l ’ a p p a l t o d e l
Dazio consumo alla ditta Luigi Trezza.
V e d i I l s i n d a c a t o G h e r a r d i n i ( 1 8 7 3 - 1 8 8 0 ) , i n A . B a l l e t ti , S e g u i t o d e l l a s t o r i a d i R e g g i o n e l l ’ E m i l i a ,
cit., pp. 99-113.
9
C a r l o M o r a n d i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 4 0 , i v i 1 9 2 2 ) , d o p o l a l a u r e a a M o d e n a , e s e r c i t ò l ’ a v v o c a tu r a .
V e n n e e l e t t o n e l C o n s i g l i o c o m u n a l e d i A l bi n e a n e l 1 8 7 2 , p o i f u s i n d a c o e a s s e s s o r e d e l C o m u n e d i
R e g g i o n e l 1 8 8 1 - 8 2 e n e l 1 8 8 6 - 8 9 . C o n l e e l e z i o n i d e l 1 8 8 8 è e l e t to a l l a C a m e r a , r a p p r e s e n ta n d o l e
p o s i z i o n i d i D e p r e t i s . P o i s i d i m e t t e d a d e p u ta to e r i to r n a s i n d a c o d i R e g g i o e p r e s i d e n te d e l l a
D e p u t a z i o n e p r o v i n c i a l e d a l 1 8 9 1 a l 1 9 0 1 . C o n I g i n o B a c c h i A n d r e o l i è tr a i p r o ta g o n i s ti d e l l a
fondazione della «Banca Agricola
C o m m e r c i a l e » d i R e g g i o n e l 1 9 1 0 . N e l 1 9 1 2 n e d i v e n ta
p r e s i d e n t e . È a n c h e p r e s i d e n t e d e l C o m i ta to d e l l a C r o c e R o s s a I ta l i a n a d a l 1 9 1 5 e p r e s i d e n te p e r
oltre venticinque anni dell’Or dine degli avvocati di Reggio. Vedi Il primo sindacato Morandi (1881 1 8 8 4 ) , i n A . B a l l e t t i , S e g u i t o d e l l a s t o r i a d i R e g g i o n e l l ’ E m i l i a , c i t. , p p . 1 1 1 - 1 1 3 , I l s e c o n d o s i n d a c a t o
Morandi (1886-1889), ibidem, pp. 119-123; Carlo Morandi, in La Provincia di Reggio Emilia. 140 anni di
s t o r i a , a c u r a d i G i n o B a d i n i , F e l i n a 2 0 0 0 , p . 1 0 3 e M o r a n d i C a r l o i n M . D e l B u e , N o v e c e n t o , c i t. , p .
508.
10
Alle elezioni del 1882, che si svolgevano con collegio provinciale e le preferenze, vennero
e l e t t i d e p u t a t i ( i l S e n a t o n o n e r a i s t i tu z i o n e e l e t ta , m a s o l o o n o r i f i c a ) i m o d e r a ti : G i u s e p p e
F o r n a c i a r i , U l d e r i c o L e v i , G i a n F r a n c e s c o G h e r a r d i n i , R o m u a l d o B o n f a d i n i e G i a n L o r e n z o B a s e t ti ,
q u e s t ’ u l t i m o s u p o s i z i o n i r a d i c a l i . I c o l l e g i d i v e r r a n n o u n i n o m i n a l i e s u b p r o v i n c i a l i a p a r ti r e
dalle elezioni del 1892.
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L’Apostolo e il Ferroviere
11
F r a n c e s c o G o r i s i è s i n d a c o d i R e g g i o , i n u n a p r i m a f a s e , d a l n o v e m br e d e l 1 8 8 4 a l l ’ o t to br e d e l
1 8 8 5 . È i l f r u t t o d i u n ’ e s i g e n z a : q u e l l a d i r i n n o v a r e g l i u o m i n i . E g l i s o s ti t u ì M o r a n d i d o p o
l ’ e l e z i o n e a d e p u t a t o d i q u e s t ’ u l t i m o . E r a i n g e g n e r e , c a t to l i c o . S e c o n d o B a l l e t ti e r a a n c h e « bo r i o s o
e i n e t t o » . L a s c u o l a t e c n i c a p a s s ò a l g o v e r n o e i l C o m u n e s o p p r e s s e i l c o n v i tt o a n n e s s o a l l a R e g i a
s c u o l a n o r m a l e m a s c h i l e . N e l 1 8 8 4 s i e b b e i l c o l e r a e v i f u r o n o v e n ti s e i m o r ti . G o r i s i s i d i m i s e
n e l l ’ a g o s t o d e l 1 8 8 5 e r e s t ò a s s e s s o r e a n z i a n o M o r a n d i . P e r u n a n n o c i r c a , d a l 1 8 7 2 a l 1 8 7 3 , er a
s t a t o p r o s i n d a c o d e l C o m u n e d i R e g g i o . G o r i s i r i to r n ò s i n d a c o n e l 1 8 8 9 , q u a n d o g i à e r a i n i z i a ta l a
p r e d i c a z i o n e s o c i a l i s t a p r a m p o l i n i a n a a R e g g i o . E g l i d i v e n n e s i n d a c o d o p o l a v i t to r i a d e l l a
c o a l i z i o n e d e m o c r a t i c o - s o c i a l i s t a a l l e e l e z i o n i d e l n o v e m br e d e l 1 8 8 9 e c e d e t te i l c a m p o , n e l 1 8 9 0 ,
a Giusto Fulloni.
V e d i I l p r i m o s i n d a c a t o G o r i s i ( 1 8 8 4 - 1 8 8 5 ) , i n A . B a l l e t ti , S e g u i t o d e l l a s t o r i a d i R e g g i o n e l l ’ E m i l i a ,
cit., pp. 115-116 e Il secondo sindacato Gorisi (1889 -1890), ibidem, pp. 133-138.
12
G i u s e p p e F o r n a c i a r i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 3 5 , i v i 1 8 9 6 ) , p r o f e s s o r e d i d i r i t to n e l C o n v i t to l e g a l e d i
R e g g i o , r a p p r e s e n t a v a l ’ e s p o n e n t e d i m a g g i o r s p i c c o d e l l a d e s tr a l i b e r a l e , a s s i e m e a G i o v a n n i
F i a s t r i . F u e l e t t o d e p u t a t o , p e r l a p r i m a v o l ta , c o n l e e l e z i o n i d e l 1 8 7 0 n e l c o l l e g i o d i R e g g i o c i tt à .
E g l i r a p p r e s e n t ò l e i s t a n z e d e l l a p o s s i d e n z a a g r a r i a e m i l i a n a i n P a r l a m e n to . F o r n a c i a r i f u a n c h e
c o n s i g l i e r e c o m u n a l e p e r be n v e n t o t t o a n n i , d a l 1 8 6 1 a l 1 8 8 9 , c o n s i g l i e r e p r o v i n c i a l e d a l 1 8 6 7 a l
1 8 8 3 , d a l 1 8 8 4 a l 18 8 8 f u p r e s i d e n t e d e l C o n s i g l i o p r o v i n c i a l e e p r e s i d e n te d e l F r e n o c o m i o S a n
L a z z a r o d a l 1 8 7 0 e p e r v e n t i c i n q u e a n n i . N e l 1 8 9 0 v e n n e i n s i g n i to d e l l a f u n z i o n e d i s e n a to r e d e l
Regno. Nel 1899, in occasione del primo centenario della morte di Lazzaro Spallanzani, venne
p o s t o u n s u o bu s t o n e l l ’ I s t i t u t o p s i c h i a tr i c o d i R e g g i o .
V e d i I g r u p p i s o c i a l i i n C o n s i g l i o c o m u n a l e , i n A . F e r r a bo s c h i , B o r g h e s i a e p o t e r e a R e g g i o E m i l i a
nella seconda metà dell’Ottocento , Catanzaro 2003, pp. 89 -140. Vedi anche Fornaciari Giuseppe, in La
provincia di Reggio Emilia, 140 anni di storia , Felina 2000, p. 101.
13
Luigi
Sormani
Moretti
(Reggio
Emilia
1834,
ivi
1908),
l a u r e a to
in
Giurisprudenza
a l l ’ U n i v e r s i t à d i P a v i a , s c e g l i e T o r i n o c o m e d o m i c i l i o . P o i s i a r r u o l a p e r c o m ba t t e r e l ’ A u s tr i a a
M i l a n o . R i e n t r a t o a M o d e n a a s s u m e i l r u o l o d i s e g r e ta r i o c a p o d e l d i c a s te r o d e l l a g u e r r a . I n i z i a
u n a f e c o n d a a t t i v i t à d i p u b bl i c i s t a e d i u o m o d i c u l t u r a , d i v e n e n d o a n c h e m e m br o d i d i v e r s e
accademie. Sostiene la necessità di scuole tecniche a Reggio e acquista il materiale a Parigi per
l ’ i s t i t u e n d o I s t i t u t o T e c n i c o . N e l 1 8 6 5 s i d e d i c a a l l ’ a t ti v i tà p o l i ti c a e v i e n e e l e t to d e p u ta to n e l
c o l l e g i o d i C o r r e g g i o , p o i p a r t e v o l o n t a r i o p e r l a te r z a g u e r r a d ’ i n d i p e n d e n z a . R i e l e t to n e l 1 8 6 7 , s i
c o l l o c a s u l l e p o s i z i o n i d e l c e n t r o - s i n i s t r a . S a l i ta l a s i n i s tr a a l p o t e r e n e l 1 8 7 6 è n o m i n a to p r e f e t to
d i V e r o n a e d i P e r u g i a . N o m i n a t o c o m m e n d a to r e d e l l a C o r o n a d ’ I ta l i a , f o n d a a R e g g i o l a B a n c a
M u t u a P o p o l a r e . I l 7 g i u g n o d e l 1 8 8 6 è n o m i n a t o s e n a to r e .
Vedi L. Artioli, Luigi Sormani Moretti, in Storia del Parlamento, Roma 1987, vol. V, p. 389.
14
R o m u a l d o B o n f a d i n i ( A l bo s a g g i a , V a l te l l i n a , 1 8 3 1 - i v i 1 8 9 9 ) , p a tr i o ta , d e p u ta to , a n c o r a
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L’Apostolo e il Ferroviere
s t u d e n t e p a r t e c i p a a l l e Q u a t t r o g i o r n a te d i M i l a n o . L a u r e a to i n G i u r i s p r u d e n z a , p r e n d e l a s tr a d a
d e l l ’ e s i l i o . È a P a r i g i e m a t u r a l a p r o p e n s i o n e m o n a r c h i c a , a b ba n d o n a n d o q u e l l a r e p u b bl i c a n a .
C o l l a bo r a a s s i d u a m e n t e a l g i o r n a l e « P e r s e v e r a n z a » , r i to r n a to a M i l a n o , f i n o a l 1 8 6 6 . P o i s i a r r u o l a
tr a i g a r i ba l d i n i e p a r t e c i p a a l l a ba t t a g l i a p e r l a d i f e s a d e l l o S te l v i o . N e l 1 8 6 7 è e l e t to d e p u ta t o n e l
c o l l e g i o d i A d r i a . C o n t r a r i o a l l a C o m u n e d i P a r i g i , a s s u m e p o s i z i o n i s e m p r e p i ù c o n s e r v a tr i c i . N e l
1870 è rieletto deputa to, sempre nel collegio di Adria e così pure nel 1874. Nel 1876 la Camera non
c o n v a l i d ò l a s u a e l e z i o n e n e l c o l l e g i o d i C l u s o n e , a c a u s a d i n u m e r o s e s c h e d e c o n te s ta te . R i to r na
a l l a C a m e r a s o l o n e l 1 8 8 6 n e l c o l l e g i o p r o v i n c i a l e d i R e g g i o . F u u n o d e i p a r l a m e n ta r i c h e
a p p o g g i a r o n o D e P r e t i s . N e l 1 8 9 2 n o n r i c o n q u i s tò i l s e g g i o . V e n n e i n v e c e e l e t to n e l 1 8 84
p r e s i d e n t e d e l l a P r o v i n c i a d i S o n d r i o . N e l 1 8 9 6 f u n o m i n a t o s e n a to r e .
Vedi Bonfadini Romualdo, in Dizionario biografico degli italiani , Roma 1970, vol.
15
XII,
pp. 3-4.
G i a n l o r e n z o B a s e t t i ( V a i r o d i P a r m a 1 8 3 6 - i v i 1 9 0 8 ) v i e n e e l e t to p e r l a p r i m a v o l ta n e l c o l l e g i o
d e l l a m o n t a g n a r e g g i a n a c o n l e e l e z i o n i d e l 1 8 7 6 , s u l l a s c i a d e l l e s u e ba tt a g l i e c o n tr o l ’ i n i q u a ta s s a
s u l m a c i n a t o , e r e s t a i n c a r i c a f i n o a l l a m o r te , c h e l o c o g l i e n e l 1 9 0 8 . D i o r i e n ta m e n to r a d i c a l e , e g l i
s e p p e r a c c o g l i e r e n e l c o l l e g i o d i C a s t e l n o v o n e ’ M o n ti s i a i l c o n s e n s o d e i s o c i a l i s ti , s i a q u e l l o d e i
m o d e r a t i . T a n t o c h e a l l a s u a m o r t e i s o c i a l i s ti n o n r i u s c i r a n n o p i ù a d o tt e n e r e i l s e g g i o m o n ta n a r o .
S u o v e r o s u c c e s s o r e s a r à M e u c c i o R u i n i , c h e p e r ò n o n s a r à a p p o g g i a t o , c o n tr a r i a m e n te a q u a n to
a v v e n u t o p e r B a s e t t i , d a l P a r t i t o s o c i a l i s ta .
V e d i R . M a r m i r o l i , G i a n l o r e n z o B a s e t t i , P a r m a 1 9 6 4 e F r a n c o B o i a r d i , c h e i n tr o d u c e , c o n i l s u o
s a g g i o , i l l i br o d e l l o s t e s s o B a s e t t i L a t a s s a s u l m a c i n a t o , B o l o g n a 1 9 8 7 . V e d i a n c h e G i a n l o r e n z o
B a s e t t i , i n G . S i l i n g a r d i e A . B a r bi e r i , S t o r i a d i R e g g i o E m i l i a i l l u s t r a t a d a a r t i s t i r e g g i a n i , M o d e na
1 9 7 0 , p . 1 9 0 e B a s e t t i G i a n l o r e n z o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 4 9 7 .
16
O s v a l d o G n o c c h i V i a n i ( O s t i g l i a 1 8 3 7 , M i l a n o 1 9 1 7 ) , l a u r e a to i n l e g g e , è m a z z i n i a n o c o n v i n to .
Partecipa nel
1 8 7 0 a l l e ba t t a g l i e p e r
l a d i f e s a d e l l a r e p u bbl i c a
francese,
c o m e v o l o n ta r i o
g a r i ba l d i n o . R o m p e c o n M a z z i n i d o p o l a C o m u n e d i P a r i g i d e l 1 8 7 1 . N e c o n d i v i d e , c o n tr a r i a m e n te
a l s u o m a e s t r o , l e f i n a l i t à . D i v e n t a i n t e r n a z i o n a l i s ta e , tr a s f e r i to s i a R o m a , l a v o r a c o m e t i p o g r a f o e
f o n d a l a L e g a d e l l e a r t i e d e i m e s t i e r i . P e r l e a g i ta z i o n i c h e p r o m u o v e è i n c a r c e r a t o tr e m e s i . N e l
1 8 7 6 è a M i l a n o e s i u n i s c e a l g r u p p o c h e f a c a p o a l g i o r n a l e « L a P l e be » . È tr a i f o n d a t o r i d e l
P a r t i t o o p e r a i o i t a l i a n o , c h e n a s c e a M i l a n o n e l 1 8 8 2 . A d e r i s c e , n e l 1 8 9 2 , a l « P a r ti to d e i l a v o r a t o r i »
di
tendenza
socialista.
Poi
è
s e g r e ta r i o
a
Milano
della
s o c i e tà
« U m a n i ta r i a »
e
fondatore
d e l l ’ U n i v e r s i tà p o p o l a r e .
V e d i G n o c c h i V i a n i O s v a l d o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
II,
pp.
507-512.
17
E n r i c o F e r r i ( S a n B e n e d e t t o P o 1 8 5 6 , R o m a 1 9 2 9 ) è p r o f e s s o r e u n i v e r s i ta r i o g i o v a n i s s i m o ,
p r i m a a T o r i n o , p o i a B o l o g n a , d o v e i n s e g n a a C a m i l l o P r a m p o l i n i , a S i e n a , i n f i n e a R o m a . L a u r e to
i n L e g g e a l l ’ U n i v e r s i t à d i B o l o g n a , p a r te c i p a a l c o r s o d i p e r f e z i o n a m e n to a l l ’ U n i v e r s i tà d i P i s a i n
Pag. 17
L’Apostolo e il Ferroviere
D i r i t t o P e n a l e . S a r à i l s u o v i a t i c o p e r a r r i v a r e a l s o c i a l i s m o . D i q u e s to d i s c u te r à a l u n g o c o n l o
s t e s s o P r a m p o l i n i . D i t e n d e n z a r a d i c a l e , d i f e n d e i c o n ta d i n i m a n t o v a n i i n c a r c e r a ti p e r i m o ti d e
“ L a bo j e ” d e l 1 8 8 4 - 1 8 8 5 . L a d i f e s a d i F e r r i d i v e r r à f a m o s a i n t u t ta I ta l i a . N e l l a p r o v i n c i a d i
M a n t o v a e g l i d i v i e n e u n m i t o . V i e n e e l e t to d e p u ta t o n e l 1 8 8 6 e v i r e s ta i n i n te r r o t ta m e n t e p e r o l t r e
tr e n t ’ a n n i . A l
PSI
a d e r i s c e c o l C o n g r e s s o d i R e g g i o E m i l i a d e l 1 8 9 3 , e T u r a ti l o g i u d i c h e r à s e m p r e
c o n a p e r t a d i f f i d e n z a . A l l a f i n e d e l s e c o l o a b b a n d o n a l e t e n d e n z e m o d e r a te e a b br a c c i a i l n u o v o
c r e d o i n t r a n s i g e n t e , p r o c l a m a n d o s i c o n tr a r i o a l l e a l l e a n z e c o i p a r t i t i a f f i n i . T r a i l 1 9 0 3 e i l 1 9 0 7 è
i l d i r i g e n t e s o c i a l i s t a p i ù i n f l u e n t e . È p r i m a a l l e a to c o i s i n d a c a l i s t i r i v o l u z i o n a r i , c a p e g g i a ti d a
A r t u r o L a br i o l a , c o n i l p r o p o s i t o d i m e t te r e i n m i n o r a n z a i r i f o r m i s ti . P o i s i a l l e a c o i r i f o r m i s ti
c o n t r o i r i v o l u z i o n a r i d u e a n n i d o p o . N e l 1 9 0 8 a bba n d o n a c l a m o r o s a m e n te i l
PSI
e d e l a bo r a n u o v e
s t r a t e g i e t u t t e i n t e s e a d i m o s t r a r e l ’ i n e l u t ta bi l i tà d i u n a p a r te c i p a z i o n e a l g o v e r n o . F o n d a a
M a n t o v a l a « D e m o c r a z i a r u r a l e » , u n m o v i m e n t o a p e r t o a t u t te l e t e n d e n z e p o l i ti c h e , p o i a p p r o v a
l a g u e r r a d i L i bi a v o l u t a d a G i o l i t t i . N e l 1 9 1 2 i n v i ta i s u o i a m i c i a d a d e r i r e a l
PSRI
d i B i s s o l a ti e
p o i , c o n l a n a s c i t a d e l f a s c i s m o , s i s p o s ta s u p o s i z i o n i d i a p e r ta a m m i r a z i o n e p e r B e n i to M u s s o l i n i
c o l l i br o M u s s o l i n i u o m o d i s t a t o , a n c h e s e p o i d i f e n d e r à l a G i bs o n , u n a d e l l e a t te n ta tr i c i a l l a v i ta
del duce.
Vedi Ferri Enrico, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico , cit., vol.
18
II,
pp. 342-348.
I l a v o r a t o r i d e l l a c i t t à d i R e g g i o , g i à a p a r ti r e d a l 1 8 6 0 , l ’ a n n o d o p o d e l l a c o n q u i s ta
d e l l ’ i n d i p e n d e n z a n a z i o n a l e , e r a n o o r g a n i z z a ti n e l l a « S o c i e tà d i m u tu o s o c c o r s o tr a g l i o p e r a i » ,
s o r t a i l 2 9 a g o s t o d i q u e l l ’ a n n o s u ba s i m a z z i n i a n e . P o i c h é d i v e r e i n d u s tr i e a R e g g i o n o n c e n ’ e r a
n e m m e n o u n a , i c o s i d d e t t i a d e r e n t i a l l a « S o c i e tà » e r a n o i n r e a l tà a r ti g i a n i , p i c c o l i b o r g h e s i e
professionisti, stimolati dall’ideolog ia mazziniana. Nelle campagne era invece ancora il clero a
organizzare i contadini.
Vedi G. Boccolari e T. Fontanesi, Le origini del movimento operaio e contadino , in Storia illustrata di
Reggio Emilia, op. cit., vol.
19
II,
pp. 417-432.
Sulla situazione economica della provincia di Reggio vedi: M. Bianchini, Imprese e imprenditori
a R e g g i o E m i l i a , 1 8 6 1 - 1 9 4 0 , R o m a - B a r i 1 9 9 5 ; F . M o l e te r n i e L . P a tr o n c i n i , R e g g i o E m i l i a 1 9 …
Immagini dell’industria che nasce , Reggio Emilia 1981; Un secolo di economia reggiana, a cura di Ugo
Bellocchi, Bruno Fava e Franco Moleterni, Reggio Emilia 1962; G. Basini, L’industrializzazione di una
provincia contadina. Reggio Emilia 1861 -1940, Roma-Bari 1995.
20
Un secolo di economia reggiana , cit., p. 56.
Vedi anche C. Roncaglia, Statistica generale degli stati estensi , vol. 2, Modena 1849 -50.
21
Un secolo di economia reggiana , cit., p. 56.
22
Ibidem, p. 51.
Vedi anche G. Scelsi, Statistica generale della Provincia di Reggio , Milano 1870.
23
Un secolo di economia reg giana, cit., p. 80.
Pag. 18
L’Apostolo e il Ferroviere
24
G i u s e p p e A g a z z a n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 5 3 , i v i 1 9 2 6 ) , i n d u s tr i a l e , l a s u a f a b br i c a d i s p a z z o l e
v i e n e g i u d i c a t a l a p r i m a v e r a i n d u s t r i a i m p i a n ta ta n e l C o m u n e d i R e g g i o . L ’ i n i z i o d i u n a v e r a
a t t i v i t à i n d u s t r i a l e r i s a l e a l 1 8 7 3 , m a e g l i s i d e d i c a a l l ’ i n d u s tr i a f i n d a l 1 8 6 8 , q u a n d o , a p p e n a
q u i n d i c e n n e , f a l a v o r a r e u n a d e c i n a d i d e t e n u ti d e l l a C a s a d i c u s t o d i a , d i e tr o i s ta n z a d e l p r e f e t to
G i a c i n t o S c e l s i . P e r t a l e a t t i v i t à v i e n e p r e m i a to a l l ’ E s p o s i z i o n e d i V i e n n a d e l 1 8 7 3 . S i d e d i c a a n c h e
a l l a p r o d u z i o n e d e g l i z o l f a n e l l i , a t t r a v e r s o l ’ I s t i tu to A r ti g i a n e l l i , f o n d a t o d a d o n Z e f i r i n o J o d i . P o i
i l n u o v o s t a bi l i m e n t o , i n a u g u r a t o n e l 1 9 0 0 , d a r à l a v o r o s ta b i l m e n t e a o t ta n ta - n o v a n ta o p e r a i .
R i s u l t a c o i n v o l t o n e l l a f o n d a z i o n e d i d u e i m p o r ta n t i i s ti t u ti ba n c a r i : l a B a n c a M u tu a P o p o l a r e n e l
1871 e la Banca Agricola Commerciale nel 1910. È consigliere della Cassa di Risparmio per dieci
a n n i , d a l 1 9 1 5 a l 1 9 25 , è a n c h e c o n s i g l i e r e d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o d e l l a q u a l e r i f i u ta , d o p o
l ’ e l e z i o n e , l a p r e s i d e n z a . N e l 1 9 1 9 c e d e l a f a b br i c a a l f i g l i o E g i d i o .
Vedi M. Bianchini, Liquori, spazzole e seta: dal laboratorio alla fabbrica , in Imprese e imprenditori a
R e g g i o E m i l i a , c i t . , p p . 5 5 - 1 0 7 ; O . R o m ba l d i , I m p r e s e e i m p r e n d i t o r i d e l l a p r o v i n c i a d i R e g g i o E m i l i a :
1 8 6 0 - 1 8 8 6 , i n S t r e n n a d e l P i o I s t i t u t o A r t i g i a n e l l i 1 9 9 6 , p p . 7 5 - 8 0 ; G . M o l e te r n i , L . P a tr o n c i n i , R e g g i o
E m i l i a 1 9 … I m m a g i n i d e l l ’ i n d u s t r i a c h e n a s c e , c i t; « L e o r i g i n i d e l l ’ i n d u s tr i a a R e g g i o . A t ti d e l
convegno di studio, Reggio Emilia 28 gennaio 1980», Reggio Emilia 1980.
25
M. Anafu, Tutti gli uomini di Camillo. Questione sociale e movimento cooperativo nel reggiano dal
1880 al 1914, Reggio Emilia 1987, p. 13.
26
27
M . B i a n c h i n i , I m p r e s e e i m p r e n d i t o r i a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 9 .
S u F r a n c e s c o C o c c h i ( C o r l o d i F o r m i g i n e 1 8 1 4 , R e g g i o E m i l i a 1 8 6 8 ) e l a s u a a t ti v i tà v e d i
Liquori, spazzole e seta: dal laboratorio alla fabbrica , di M. Bianchini, in Imprese e imprenditori a Reggio
E m i l i a , c i t . , p p . 5 5 - 6 5 . A F r a n c e s c o s u be n tr ò i l f i g l i o R i c c a r d o ( R e g g i o E m i l i a 1 8 4 9 , i v i 1 9 2 0 ) c he
s p o s e r à l a f i g l i a d i P i e t r o M a n o d o r i , M a d d a l e n a , e r i c o p r i r à i m p o r ta n ti i n c a r i c h i p u b bl i c i . T r a
q u e s t i a n c h e l a p r e s i d e n z a d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o , n e g l i a n n i p r e c e d e n ti l a p r e s i d e n z a d i
Giuseppe Menada (1898 -1904).
28
B e r n a r d i n o L a m be r t i f u v i c e p r e s i d e n te d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o d i R e g g i o a s s i e m e a d
Eugenio Almansi, con Riccardo Cocchi presidente, nel 1887.
Vedi La prima associazione fra industriali, commercianti ed esercenti , in M. Bianchini, Imprese e
imprenditori a Reggio Emilia , cit., pp. 9-23.
29
L e p u b bl i c i t à s o n o s t a t e t r a t t e d a l l e p a g i n e d e « L ’ I ta l i a C e n tr a l e , G a z z e t ta d i R e g g i o E m i l i a » ,
giornale fondato nel 1864, nei numeri dell’anno 1886.
30
A n d r e a C o s t a ( I m o l a 1 8 5 1 , i v i 1 9 1 0 ) , d i r i g en te p o l i t i c o , d e p u ta to , p r i m a a n a r c h i c o , f i n o a l
1 8 7 9 ( d u e a n n i p r i m a s i e r a r i f u g i a t o i n S v i z z e r a p e r s f u g g i r e a l l ’ a r r e s to , e q u i i n c o n tr ò A n na
K u l i s c i o f f d a l l a q u a l e e b be l a f i g l i a A n d r e i n a ) , p o i s o c i a l i s ta d a q u a n d o , i n F r a n c i a , d o v e v e n n e
i n c a r c e r a t o , s c r i s s e l a s u a l e t t e r a « A i m i e i a m i c i d i R o m a g n a » , p u b bl i c a ta s u « L a P l e be » i l 2 7 l u g l i o
d e l 1 8 7 9 . R i e n t r ò i n I t a l i a e v e n n e e l e t to a l l a C a m e r a n e l c o l l e g i o d i R a v e n n a c o n l e e l e z i o n i d e l
Pag. 19
L’Apostolo e il Ferroviere
1 8 8 2 ( f u i l p r i m o d e p u t a t o s o c i a l i s t a ) . N e l 1 8 8 1 e r a s ta to d a l u i c o s ti tu i t o i l « P a r ti t o s o c i a l i s ta
r i v o l u z i o n a r i o d i R o m a g n a » . C o s t a , p e r ò , e bb e u n r u o l o m a r g i n a l e n e l l a f o n d a z i o n e d e l P a r ti to d e i
l a v o r a t o r i a G e n o v a , d o v e p e r a l t r o n o n s i p r e s e n tò e n o n a d e r ì , c o i s u o i a m i c i , a l n u o v o p a r ti to
d ’ i s p i r a z i o n e s o c i a l i s t a , i s c r i v e n d o s i s o l o s u c c e s s i v a m e n te . D o p o l a ba t ta g l i a o s tr u z i o n i s ti c a d e l
1 8 9 9 f u a n c o r a p e r s e g u i t a t o . N e l l e ba t ta g l i e tr a l e te n d e n z e d a l 1 9 0 0 a l 1 90 6 n o n s i s c h i e r ò
a p e r t a m e n t e d a n e s s u n a p a r t e . P a r t e c i p ò e d i n t e r v e n n e p e r s o n a l m e n t e a l C o n g r e s s o d i S to c c a r d a
della
II
I n t e r n a z i o n a l e d e l 1 9 0 7 e n e l 1 9 0 9 v e n n e e l e t t o v i c e p r e s i d e n te d e l l a C a m e r a d e i d e p u ta ti .
V e d i C o s t a A n d r e a , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
II,
pp. 109-120.
31
Un secolo di economia reggiana , cit., p. 94.
32
A. Grimaldi, Sulle abitazioni delle case oper aie in Reggio, Reggio Emilia 1880. Vedi anche Un
secolo di economia reggiana , cit., p. 95.
33
R a i m o n d o F r a n c h e t t i ( L i v o r n o 1 8 2 9 , R e g g i o E m i l i a 1 9 0 5 ) s i tr a s f e r ì a T o r i n o d o v e , n e l 1 8 6 0 ,
n a c q u e i l f i g l i o A l b e r t o , c h e p o i d i v e r r à m u s i c i s ta e o p e r i s ta i n s i g n e . N e l l a c i t tà p i e m o n te s e a g ì a
c o n t a t t o c o n C a v o u r e s i d i s s e c h e d i e d e l a u ti c o n tr i b u ti p e r c o n s e g u i r e l ’ U n i tà d ’ I ta l i a .
A p p a r t e n e n t e a d u n a r i c c a f a m i g l i a d i o r i g i n e e br e a d i c o m m e r c i a n ti e d i ba n c h i e r i , d o v e v a
o c c u p a r s i d e l p a t r i m o n i o d e l l a s u a f a m i g l i a . N e g l i a n n i S e tta n ta , d o p o u n s o g g i o r n o a V e n e z i a ,
F r a n c h e t t i s i t r a s f e r i s c e a R e g g i o , a c q u i s ta u n a t e n u ta a l C a v a z z o n e o v e c o s tr u i s c e l a s u a v i l l a d i
c a m p a g n a e p o c o p i ù t a r d i a c q u i s t a i n c i t tà , d a l l a f a m i g l i a M a l a g u z z i , a l c u n e c a s u p o l e tr a v i a
E m i l i a S a n t o S t e f a n o e v i a V a l o r i a d o v e e d i f i c a i l p a l a z z o F r a n c h e tt i . I l n i p o te , f i g l i o d i A l be r to , d i
n o m e a n c h ’ e s s o R a i m o n d o , p a s s ò a l l a s t o r i a c o m e e s p l o r a to r e ( m o l t e s u e c o l l e z i o n i f u r o n o r e g a l a te
a l M u s e o c i t t a d i n o ) e m o r ì n e l 1 9 3 5 n e i c i e l i d ’ A f r i c a . A l b e r t o F r a n c h e t ti c o m p o s e , tr a l e a l tr e
o p e r e , C r i s t o f o r o C o l o m b o , G e r m a n i a , A s r a e l , c h e v e n n e d a ta p e r l a p r i m a v o l ta a l n o s tr o M u n i c i p a l e
nel 1888. Morì a Viareggio nel 1942.
Vedi L. Artioli, Presenza e contributo della famiglia Franchetti a Reggio Emilia , in Gli ebrei a Reggio
nell’età contemporanea tra cultura e impegno civile , Reggio Emilia 1994, pp. 114 -123; P. A. Maccarini,
L a d i n a s t i a d e i F r a n c h e t t i , i n « R e g g i o S to r i a » , a p r i l e - g i u g n o 1 9 9 0 , p p . 1 8 - 2 3 . V . I s a c c h i n i , I l 1 0 °
p a r a l l e l o . V i t a d i R a i m o n d o F r a n c h e t t i d a S a l g a r i a l l a g u e r r a d ’ A f r i c a , C i t tà d i C a s te l l o 2 0 0 5 .
34
U l d e r i c o L e v i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 4 2 , i v i 1 9 2 2 ) e r a , a s s i e m e a i f r a te l l i A r n o l d o e R o be r to , a s s a i
i m p e g n a t o a d a m m i n i s t r a r e i l r i c c o p a tr i m o n i o e r e d i ta t o d a l p a d r e A m a d i o , m o r t o n e l 1 8 7 6 .
U l d e r i c o d i v e n n e d e p u t a t o n e l 1 8 8 2 e r i m a s e a l l a C a m e r a f i n o a l 1 8 9 5 , p o i f u s e n a to r e d e l R e g n o
f i n o a l l a m o r t e . D i l u i s i r i c o r d a s o p r a tt u t to l a c o s tr u z i o n e p e r l a c i t tà d i R e g g i o d e l l ’ a c q u e d o t to .
L ’ o p e r a , i n i z i a t a n e l 1 8 7 6 , v e n n e t e r m i n a ta n e l 1 8 8 5 . S ta n z i ò a n c h e i f o n d i p e r r e c u p e r a r e i l T e a t r o
A r i o s t o , br u c i a t o n e l 1 8 5 1 , p o i r i e d i f i c a to a f i n e O t t o c e n to c o m e P o l i te a m a A r i o s to e p e r l e s ta t u e
d e i G i a r d i n i P u b bl i c i . E g l i v o l l e c h e f o s s e i n te s ta ta a l l ’ a ba te B o n i n i l a be l l a f o n ta n a n e l c u o r e d e l
p a r c o c i t t a d i n o . L a s u a m o r t e s i f a r i s a l i r e a l l a f o r t e e m o z i o n e c h e a v v e r tì a l p e n s i e r o d i o s p i ta r e
nella sua casa il re Vittorio Emanuele
III,
in visita a Reggio per l’Esposizione agricola del 1922.
Pag. 20
L’Apostolo e il Ferroviere
Vedi
A.
Ferraboschi,
La
trasformazione
del
notabilato.
Dalla
rapprese ntanza
i n t e r m e d i a z i o n e p o l i t i c a . I l c a s o d i U l d e r i c o L e v i , i n « R i c e r c h e s to r i c h e » , a n n o
XXVII,
sociale
alla
n. 73, dicembre
1 9 9 3 ; G . A l ba n e s i , L ’ a c q u e d o t t o U l d e r i c o L e v i d i R e g g i o E m i l i a , i n « L a p r o v i n c i a d i R e g g i o » , a .
IV,
n. 1
g e n n a i o 1 9 2 5 ; L . S e r r a , U l d e r i c o L e v i , l i b e r a l e m o n a r c h i c o t e m p e r a t o , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 7 ,
d i c e m br e 1 9 8 5 . V e d i a n c h e L e v i U l d e r i c o , i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , a c u r a d i C . R a bo t ti , R e g g i o
E m i l i a 1 9 9 1 , p p . 7 7 - 7 8 e i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 4 1 7 .
35
Sulle ferrovie in provincia di Reggio vedi: G. Magnanini, I trasporti pubblici a Reggio Emilia.
Cent’anni, cit; G. Magnanini, La prima e unica ferrovia al mondo costruita dai proletari cooperatori , in
« L ’ A l m a n a c c o » , c i t . , n . 1 , d i c e m br e 1 9 8 2 , p p . 4 1 - 5 5 ; U n t r e n o a R e g g i o u n s e c o l o f a . L a f e r r o v i a
Reggio-Ventoso: primo tronco di strada ferrata , suppl. n. 2, di «Reggio storia», n. 22,
IV-4,
o tto b r e -
d i c e m br e 1 9 8 3 , p . 1 5 ; M . N e v i a n i , I l m o v i m e n t o c o o p e r a t i v o e g l i e n t i l o c a l i p e r l a n a s c i t a d i u n s i s t e m a
d i t r a s p o r t o p u b b l i c o a R e g g i o E m i l i a , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 7 , d i c e m br e 1 9 8 5 , p p . 5 3 - 6 1 .
36
G i o v a n n i G r i l e n z o n i ( R e g g i o E m i l i a 1 7 9 6 , S v i z z e r a 1 8 6 8 ) f u a c c e s o r e p u b bl i c a n o , s o s te n i t o r e e
s e g u a c e d i G i u s e p p e M a z z i n i . F u g g ì d a R e g g i o d o p o i m o ti d e l 1 8 2 1 e v e n n e c o n d a n n a to a m o r te i n
contumacia. Rientrato a Reggio nel 1848, divenne colonnello della Guardia Nazionale ma, dopo il
f a l l i m e n t o d e l m o t o , f u g g ì d i n u o v o . N e l l a s u a c i t tà r i to r n ò n e l 1 8 5 9 e g u i d ò i p a tr i o ti c h e s i
o p p o n e v a n o a l p r e v a l e n t e i n d i r i z z o m o d e r a to d e i l i be r a l i p o s t - r i s o r g i m e n ta l i . S i p r e s e n tò a l l e
e l e z i o n i p o l i t i c h e d e l 1 8 6 5 , m a n e p p u r e u n a l e t t e r a d i s o s te g n o i n d i r i z z a ta g l i d a G a r i ba l d i g l i v a l s e
l ’ e l e z i o n e a l l a C a m e r a . P a r t i c o l a r m e n t e d u r e l e s u e p o l e m i c h e c o n N i c o m e d e B i a n c h i e c o n tr o i l
g o v e r n o C a v o u r . D o p o l a s u a m o r t e G i u s e p p e M a z z i n i s c r i s s e a l l a f a m i g l i a : « V o i a v e te p e r d u t o i l
c o m p a g n o d e l l a v i t a , i o h o p e r d u t o u n o d e i m i g l i o r i e p i ù c o s ta n ti a m i c i c h e m i r i m a n e s s e r o » .
V e d i G r i l e n z o n i G i o v a n n i i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 4 4 7 ; G i o v a n n i
G r i l e n z o n i , i n E . M a n z i n i , M e m o r i e s t o r i c h e d e i r e g g i a n i p i ù i l l u s t r i , c i t. , p p . 5 0 1 - 5 0 4 .
37
N i c o m e d e B i a n c h i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 1 6 , T o r i n o 1 8 8 6 ) , s to r i c o e u o m o p o l i ti c o , r a p p r e s e n t a
l ’ a l t e r e g o d i G r i l e n z o n i . A t t e s t a t o s u l l e p o s i z i o n i c a v o u r i a n e , f u s to r i c o d e l l a m o n a r c h i a s a ba u d a
e a v v e r s a r i o s t r e n u o d e i m a z z i n i a n i . L a u r e a to i n M e d i c i n a a l l ’ U n i v e r s i tà d i P a r m a , s i tr a s f e r ì p e r i l
perfezionamento a Vienna, poi andò esule a Torino, quando Francesco
V
r i to r n ò a l p o te r e . A T o r i n o
f u d i r e t t o r e d e l l ’ a r c h i v i o d i S t a t o , p r o f e s s o r e e p r e s i d e d i L i c e o . D i v e n n e r a p p r e s e n ta n t e d e l
l i be r a l i s m o s a ba u d o . S c r i s s e , t r a l ’ a l t r o , I l c o n t e d i C a v o u r : d o c u m e n t i e d i t i e i n e d i t i , T o r i n o 1 8 6 3 , I
d u c a t i e s t e n s i d a l l ’ a n n o 1 8 1 5 a l 1 8 5 0 , T o r i n o 1 8 5 2, S t o r i a d e l l a m o n a r c h i a p i e m o n t e s e d a l 1 7 7 3 a l 1 8 1 5 ,
Torino 1876-77.
V e d i B i a n c h i N i c o m e d e , i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 3 6 5 ; B i a n c h i c o m m .
N i c o m e d e , i n E . M a n z i n i , M e m o r i e s t o r i c h e d e i r e g g i a n i p i ù i l l u s t r i , c i t. , p p . 6 6 6 - 6 6 7 .
38
G a e t a n o D a v o l i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 3 5 , i v i 1 9 1 1 ) è u n a f i g u r a a f f a s c i n a n te d e l R i s o r g i m e n to e
d e l l a r i v o l u z i o n e r e p u b bl i c a n a . N e l 1 8 5 9 l a s c i a i l s u o l a v o r o d i a d d e t t o a l l e P o s te p e r a r r u o l a r s i
n e l l ’ e s e r c i t o p i e m o n t e s e . N e l 1 8 6 0 r a g g i u n g e i M i l l e e p a r te c i p a a l l e ba t ta g l i e d i M i l a z z o e
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L’Apostolo e il Ferroviere
V o l t u r n o . N e l 1 8 6 2 n o n è s u l l ’ A s p r o m o n te s o l o p e r c h é v i e n e a r r e s ta t o a R e g g i o p e r u n a t te n ta to
c o n t r o i l s a c e r d o t e d o n A n g e l o V o l p e , d i r e t t o r e d e l q u o ti d i a n o r e g g i a n o « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » . V i e n e
i n s e r i t o d a l l a q u e s t u r a i n u n e l e n c o d i tr e n ta n o v e p e r s o n e a d e r e n t i a l P a r ti t o d ’ a z i o n e . È p o i a
C r e t a d o v e e r a i n c o r s o u n m o t o r i v o l u z i o n a r i o . N e l 1 8 6 7 è c o n l a s p e d i z i o n e d e i f r a te l l i C a i r o l i a
R o m a . S i s a l v a p e r m i r a c o l o , p o i r a g g i u n g e G a r i ba l d i a M e n ta n a , a s s i e m e a d A m i l c a r e C i p r i a n i , e
figura tra gli eroi di Villa Glori. Esule in Svizzera, nel 1869 è ancora a Reggio dove forma una
ba n d a c h e s i s p o s t a s u i m o n t i a c o m ba t te r e c o n t r o l a ta s s a s u l m a c i n a to . P o i è i n V a l te l l i n a d o v e
M a z z i n i h a o r g a n i z z a t o u n m o t o c h e p o i f a l l i s c e . I n s e g u i to è a n c o r a i n S v i z z e r a d o v e tr a s c o r r e d u e
m e s i i n c a r c e r e . D o p o è a L o n d r a d a M a z z i n i , s uo p r o t e t to r e e n u m e i s p i r a to r e . N e l 1 8 7 0 s i a r r u o l a
n e l l ’ e s e r c i t o f r a n c e s e e p a r t e c i p a a l l a C o m u n e . A r r e s ta t o e c o n d a n n a to a m o r te v i e n e p o i g r a z i a to ,
perché straniero. È ancora a Londra da Mazzini, poi ripara a Reggio dove si dedica al commercio
d e l v i n o , p o i , a n c o r a , a l t r a s p o r t o d e l l a p o s ta . P a r te c i p a a l l e p r i m e r i u n i o n i d e g l i i n te r n a z i o n a l i s ti
r e g g i a n i , p o i s i a p p a r t a e f i n i s c e i n u n o s p i z i o , d i m e n ti c a t o d a t u tt i , i n p o v e r tà , e v i m u o r e n e l
1911.
V e d i D a v o l i G a e t a n o , i n D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o d e g l i a n a r c h i c i i t a l i a n i , d i r e t t o d a M a u r i z i o A n to n i o l i ,
Giampietro Berti, Santi Fedele, Pasquale Iuso, vol. I, pp. 493-494. Vedi anche Storia di Reggio Emil ia
illustrata da artisti reggiani , cit., p. 186; Davoli Gaetano in Repertorio bio-bibliografico dei reggiani
illustri, cit., p. 388; R. Marmiroli, Gaetano Davoli garibaldino e libertario , in «Rassegna storica del
Risorgimento», anno
XLV,
fasc.
IV,
o t t o br e - d i c e m br e 1 9 5 8 , p p . 6 0 6 - 6 1 3 ; G . P o m e l l i , P a t r i o t i e s o l d a t i
reggiani del Risorgimento , Reggio Emilia 1933, pp. 33 -38; E. Morini, I reggiani benemeriti del
Risorgimento nazionale, Reggio Emilia 1910, p. 165.
39
A m i l c a r e C i p r i a n i ( A n z i o 1 8 4 4 , P a r i g i 1 9 18 ) è u n o d e i p e r s o n a g g i p i ù r a p p r e s e n ta t i v i d e l
r e p u b bl i c a n e s i m o r i s o r g i m e n t a l e e p o s t - r i s o r g i m e n ta l e . C r e s c i u to a R i m i n i , d o v e i l p a d r e s v o l g e v a
l a s u a a t t i v i t à p r o f e s s i o n a l e , r e s p i r a a p i e n i p o l m o n i l ’ a m bi e n te d e l l a c o s p i r a z i o n e a n ti p o n ti f i c i a .
S i a r r u o l a v o l o n t a r i o e c o m ba t t e a S a n M a r ti n o n e l 1 8 5 9 , p o i è c o i M i l l e d i G a r i ba l d i i n S i c i l i a e
v i e n e p r o m o s s o u f f i c i a l e . È a n c o r a c o n G a r i ba l d i , f i n o a l l a ba t ta g l i a d i A s p r o m o n te d e l 1 8 6 2 . P e r
s f u g g i r e a l l a c a t t u r a s i r i f u g i a i n G r e c i a . P a r te c i p a a l l ’ i n s u r r e z i o n e c o n tr o i l r e O t t o n e n e l 1 8 6 3 , p o i
f u g g e d a l l a G r e c i a e r i p a r a a L o n d r a , d o v e p r e s e n z i a a l l a p r i m a r i u n i o n e d e l l ’ I n te r n a z i o n a l e n e l
s e t t e m br e d e l 1 8 6 4 . P o i è i n E g i t t o p e r tr e a n n i , p r e n d e n d o p a r t e a l l a s p e d i z i o n e d e l l ’ e s p l o r a to r e
G i o v a n n i M i a n i , c h e r i s a l e i l N i l o f i n o a l l e s o r g e n ti . R i t o r n a i n I ta l i a e p a r te c i p a a l l a T e r z a G u e r r a
d i I n d i p e n d e n z a n e l 1 8 6 6 . P o i è a C r e t a p e r s o s te n e r e l ’ i n s u r r e z i o n e d e l l ’ i s o l a c o n tr o i t u r c h i . S i
l e g a a d a m i c i z i a c o n i l r i v o l u z i o n a r i o f r a n c e s e G u s ta v e F l o u r e n s . P o i è a n c o r a i n E g i tt o d o v e v i e n e
c o i n v o l t o i n u n a r i s s a . U c c i d e a c o l p i d i c o l te l l o ta l e G . S a l t i n i e d u e g u a r d i e c h e l o i n s e g u i v a n o .
Ripara a Londra e Mazzini lo aiuta trovandogli un lavoro. Sposa la francese Adolphine Rouet, che
m u o r e d i l ì a p o c o . H a u n a f i g l i a c h e n o n v e d e s e n o n n e l 1 9 0 8 , s p o s a t a a l p i t to r e J a c q u e s W e l y .
N e l 1 8 7 0 è a P a r i g i . R e s t a i m p l i c a t o i n u n c o m p l o tt o c o n tr o N a p o l e o n e
III.
Viene espulso, poi vi
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L’Apostolo e il Ferroviere
r i t o r n a d o p o l a p r o c l a m a z i o n e d e l l a R e p u b bl i c a . È c o n F l o u r e n s e i l r e g g i a n o G a e ta n o D a v o l i tr a i
p r o t a g o n i s t i d e l l a C o m u n e . I l 2 a p r i l e d e l 1 9 7 2 , n e l c o r s o d i u n c o n f l i t to a f u o c o , d o v e p e r d e l a v i ta
F l o u r e n s , C i p r i a n i è c a t t u r a t o . E c o n d a n n a to a m o r te . L a p e n a v i e n e tr a m u ta ta n e l c a r c e r e a v i ta .
N e l 1 8 7 2 è i m ba r c a t o i n u n a n a v e d i p r i g i o n i e r i v e r s o l a n u o v a C a l e d o n i a . V i r e s ta o t to a n n i . V i e n e
l i be r a t o i n s e g u i t o a d a m n i s t i a n e l 1 8 8 0 . N e l 1 8 8 1 è i n S v i z z e r a c o n C a r l o C a f i e r o a c a p o d i u n a
n u o v a s o m m o s s a a n t i m o n a r c h i c a . R i e n t r a i n I ta l i a e n e l m o m e n to i n c u i s c e n d e d a l tr e n o a R i m i n i
v i e n e i n c a r c e r a t o p e r c o s p i r a z i o n e e o m i c i d i o , i n r e l a z i o n e a i f a tt i d i A l e s s a n d r i a d ’ E g i t to . V i e n e
c o n d a n n a t o a v e n t i c i n q u e a n n i d i r e c l u s i o n e . I n i z i a u n a v a s ta c a m p a g n a p e r l a s u a l i be r a z i o n e . V i
a d e r i s c o n o C a r d u c c i , S a f f i , B o v i o , C o s t a , T u r a ti . V i e n e c a n d i d a to a l l e e l e z i o n i d e l 1 8 8 4 n e l c o l l e g i o
d i R e g g i o E m i l i a e n e l 1 8 8 6 v i e n e a n c h e e l e t to a R a v e n n a e a F o r l ì , m a l ’ e l e z i o n e è a n n u l l a ta . I l
g o v e r n o c o m p i e u n a t t o d i c l e m e n z a n e l l u g l i o d e l 1 8 8 8 , d o p o c h e C i p r i a n i a v e v a r i f i u ta to d i
f i r m a r e u n a r i c h i e s t a d i g r a z i a . G r a n d e e f e s to s o è i l s u o v i a g g i o i n tr e n o d a M i l a n o a R i m i n i , c o n
f e r m a t e e s c e n e d i e n t u s i a s m o d e l l a f o l l a . P o i C i p r i a n i s i tr a s f e r i s c e a P a r i g i . I c o n tr a s ti c o n g l i
a n a r c h i c i i n d i v i d u a l i s t i p r o v o c h e r a n n o a n c h e i l f e r i m e n t o d i C e r e t ti e l ’ a tt e n ta to a P r a m p o l i n i d e i
q u a l i p a r l i a m o i n u n c a p i t o l o s u c c e s s i v o . P o i , t o r n a to i n I ta l i a , v i e n e a n c o r a c o n d a n n a t o a tr e a n n i
d i r e c l u s i o n e p e r u n a m a n i f e s t a z i o n e a C a p o l a g o c o n m o r ti e f e r i ti . T o r n a to i n l i b e r tà è a Z u r i g o
p e r p a r t e c i p a r e a l c o n g r e s s o s o c i a l i s t a d e l l ’ a g o s to d e l 1 8 9 3 . L a s u a u l ti m a i m p r e s a be l l i c a è l a
p a r t e c i p a z i o n e a l l a g u e r r a g r e c o - t u r c a d e l 1 8 9 7 . P a r te c i p a a l l a v i ta d e l P a r ti to s o c i a l i s ta i n F r a n c i a .
Nel 1913 Benito Mussolini, in maggioranza nel
PSI,
l o p r o p o n e c a n d i d a to a M i l a n o e C i p r i a n i v i e n e
tr i o n f a l m e n t e e l e t t o . I l r i f i u t o d i p r e s t a r e g i u r a m e n to g l i p r e c l u d e p e r ò l ’ i n g r e s s o a M o n te c i to r i o .
È i n t e r v e n t i s t a n e l l a g u e r r a 1 9 1 5 - 1 8 e a d e r i s c e a l m a n i f e s to d e g l i a n a r c h i c i f i l o i n te s i s ti .
V e d i C i p r i a n i A m i l c a r e , i n D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o d e g l i a n a r c h i c i , c i t. , p p . 4 1 1 - 4 1 4 .
40
Igino Bacchi Andreoli (Reggio Emilia 1854, ivi 1942) dopo l’esperienza giovanile nelle fila
r e p u b bl i c a n e , è c o n s i g l i e r e c o m u n a l e a B o r e tt o e a R e g g i o , p o i s i n d a c o d e l l a c i t tà d a l 1 8 9 6 a l 1 8 9 8 .
In quella parentesi, nel 1897, egli chiama a Regg io Giosuè Carducci a pronunciare il discorso
c e l e br a t i v o d e l C e n t e n a r i o d e l l a ba n d i e r a tr i c o l o r e . A v v o c a to e p r e s i d e n te d e l l a D e p u ta z i o n e d i
storia patria a lui si deve, in particolare, nel 1910, la fondazione della Banca Agricola Commerciale
d i R e g g i o . D a l 1 9 0 6 a l 1 9 1 0 , q u a n d o l a c o s i d d e t ta « G r a n d e A r m a ta » c o n q u i s ta l a m a g g i o r a n z a
a n c h e i n C o n s i g l i o p r o v i n c i a l e , p r e s i e d e l a D e p u ta z i o n e . P e r o l tr e q u a r a n ta a n n i , p r i m a d e l f i g l i o
A l d o , è p r e s i d e n t e d e l l a B o n i f i c a P a r m i g i a n a M o g l i a . D i v i e n e a n c h e p r e s i d e n t e d e l l ’ I s ti t u to c i e c h i
di Reggio. Scrive La giovinezza di Antonino Panizzi (Reggio Emilia 1931).
V e d i L a P r o v i n c i a d i R e g g i o E m i l i a , 1 4 0 a n n i d i s t o r i a , F e l i n a 2 0 0 0 , p . 1 0 8 ; l a bi bl i o g r a f i a c o n te n u ta
i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p p . 3 5 6 - 3 5 7 ; l a v o c e I g i n o B a c c h i A n d r e o l i d i G .
D e l f i n o i n I G r a n d i d i R e g g i o E m i l i a , B o l o g n a 1 9 9 1 , p . 7 ; i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p . 1 1 , i n M .
Del Bue, Novecento, cit., p. 497.
41
A n g e l o M a n i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 1 3 , i v i 1 8 9 0 ) è u n a g r a n d e f i g u r a d i p a tr i o ta . A l l a p a tr i a e g l i
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L’Apostolo e il Ferroviere
d o n a t u t t e s u e r i s o r s e f i s i c h e e p e c u n i a r i e . È p e r s e g u i ta t o d a g l i u l ti m i d u e d u c h i e s t e n s i . È i n
c a r c e r e p r e s s o i l F o r t e d i R u b i e r a . A m i c o d i M a z z i n i e d i G a r i ba l d i , f o r n i s c e a l c u n i v o l o n t a r i ,
c o m p r e s i d u e f i g l i o l i , a l l ’ i m p r e s a d e i M i l l e . N e l 1 8 6 0 f o n d a a R e g g i o l a p r i m a s o c i e tà d i m u t u o
s o c c o r s o . D o p o A s p r o m o n t e , M a n i n i t e n ta d i p r o m u o v e r e , c o n B e n e d e tt o C a i r o l i e a l tr i , u n ’ a z i o n e
p e r l a l i b e r a z i o n e d e l V e n e t o e d e l T r e n ti n o . N e l 1 8 6 9 è , c o n G a e ta n o D a v o l i e S te f a n o C a n o v i ,
n e l l e a g i t a z i o n i c o n t r o l a t a s s a s u l m a c i n a t o , i n u n a a p p o s i ta ba n d a c h e s i m u o v e n e l l a m o n ta g n a
r e g g i a n a . V i e n e p e r q u e s t o a r r e s t a t o . N e l 1 8 7 0 r i u n i s c e u n ’ a l tr a ba n d a p e r l i b e r a r e R o m a a l g r i d o
d i « R o m a o m o r t e » . È i l v e r o l e a d e r r e g g i a n o d e l r e p u b bl i c a n e s i m o d i s ta m p o m a z z i n i a n o .
V e d i R . M a r m i r o l i , A n g e l o M a n i n i , l ’ u l t i m o d e i m a z z i n i a n i r e g g i a n i , e s tr a t to d a l « P e s c a to r e
r e g g i a n o » , R e g g i o E m i l i a 1 9 6 1 , R e g g i o E m i l i a i l l u s t r a t a d a a r t i s t i r e g g i a n i , c i t. , p . 1 8 4 ; M a n i n i A n g e l o ,
i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 4 2 4 ; F . M a n z o t ti , L e b a n d e r e p u b b l i c a n e
Manini e Pomelli nel reggiano , in Deputazione di storia patria, atti e memorie , serie
VIII,
vol.
X,
1958, p.
152.
42
P i e t r o A r t i o l i ( A r c e t o d i S c a n d i a n o 1 8 5 1 , i v i 1 9 2 4 ) v i e n e c o n s i d e r a to i l p r i m o s o c i a l i s ta
r e g g i a n o c h e , p r i m a s u p o s i z i o n i r e p u b bl i c a n e e p o i i n te r n a z i o n a l i s te , a d e r ì a l l a s v o l ta d i A n d r e a
C o s t a , g i à n e l 1 8 7 9 . D i f a m i g l i a p i c c o l o bo r g h e s e e g l i a v e v a a d e r i to a l l ’ i n t e r n a z i o n a l i s m o f i n d a l
1 8 7 3 , f o n d a n d o , a s s i e m e a d A n g e l o D a v o l i , C e s a r e G u a r d a s o n i , A n t o n i o B e r to l i n i e d E n r i c o D a v o l i ,
i l « C i r c o l o p o p o l a r e » , d i o r i e n t a m e n t o r e p u b bl i c a n o . C o n s i g l i e r e c o m u n a l e d e l l a s u a S c a n d i a n o , f u
p u b bl i c i s t a ( c o l l a b o r ò c o n l a r i v i s t a d e l m i r a n d o l e s e C e l s o C e r e tt i ) e c o o p e r a to r e . F o n d ò e d i r e s s e ,
d a l 1 8 7 1 a l 1 8 7 3 , i l p e r i o d i c o l e t t e r a r i o - p o l i ti c o « L ’ I r i d e » . N e l 1 8 7 4 , a s s i e m e a C e r e t ti , s i r e c ò i n
S p a g n a a c o m ba t t e r e i n d i f e s a d i q u e l l a r e p u b bl i c a . S o c i a l i s ta e v o l u z i o n i s ta e l e g a l i ta r i o s i d i s ta c c ò
dal
PSI
e a d e r ì a l l a s v o l t a d i L e o n i d a B i s s o l a ti n e l 1 9 1 2 , m i l i ta n d o n e l s u o P a r ti to s o c i a l i s ta
r i f o r m i s t a , a l q u a l e a R e g g i o s i a v v i c i n a r o n o p e r s o n a l i tà q u a l i l ’ e x s i n d a c o A l be r to B o r c i a n i , m a
s o l o n e l d o p o g u e r r a , e l ’ e x d e p u t a t o G i a c o m o M a f f e i , f i n d a l 1 9 1 2 . F u i n te r v e n ti s ta , c o m e B i s s o l a ti ,
d u r a n t e i l p r i m o c o n f l i t t o be l l i c o . P o i , a p a r t i r e , d a l 1 9 2 1 s i m p a ti z z ò a p e r ta m e n t e p e r M u s s o l i n i e
i l p r i m o f a s c i s m o . M o r ì p r i m a d e l t e m p o n e c e s s a r i o p e r p o te r e s s e r e d e f i n i to f a s c i s ta .
V e d i R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 3 5 4 .
Vedi anche G. Boccolari, T. Fontanesi, La prima incerta stagione dell’internazionalismo reggiano , in
S t o r i a i l l u s t r a t a d i R e g g i o E m i l i a , c i t . , p p . 4 2 1 - 4 2 2 e A r ti o l i P i e tr o , i n E . M a n z i n i M e m o r i e s t o r i c h e d e i
r e g g i a n i p i ù i l l u s t r i , c i t . , p . 6 6 4 ; A r t i o l i P i e t r o , i n D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o d e g l i a n a r c h i c i i t a l i a n i , c i t. , p p .
53-54 e in M. Del Bue Novecento, cit., p. 557.
43
P a t r i z i o G i g l i o l i ( M i r a n d o l a 1 8 5 6 , R e g g i o E m i l i a 1 9 1 3 ) s a r à i l m a g g i o r e a m m i n i s tr a to r e
s o c i a l i s t a d e l p r i m o N o v e c e n t o , a s s i e m e a L u i g i R o v e r s i . G i g l i o l i n o n s a r à s i n d a c o , m a p u n to d i
r i f e r i m e n t o a m m i n i s t r a t i v o , v e r o a r t e f i c e d e l l e m u n i c i p a l i z z a z i o n i , o l tr e c h e p a d r o n e d e l l a c a s s a
c o n l a d e l e g a a l bi l a n c i o . G i à c o n l e e l e z i o n i d e l 1 8 8 9 , c h e p e r m i s e r o a i s o c i a l i s ti d i tr o v a r s i i n
m a g g i o r a n z a , d o p o l a s c o n f i t t a d e l bl o c c o c l e r i c o - c o n s e r v a to r e , i n u n a c o l a z i o n e g u i d a ta d a
Pag. 24
L’Apostolo e il Ferroviere
F r a n c e s c o G o r i s i e p o i d a q u e l G i u s t o F u l l o n i c h e s a r à s i n d a c o d e l l a G r a n d e A r m a ta n e l 1 9 0 5 e f i n o
a l 1 9 0 7 , G i g l i o l i a s s u m e l a p r e s i d e n z a d e l l a C o n g r e g a z i o n e d i c a r i tà . C o m m e r c i a n te , è p e r a n n i
m e m br o d e l l a g i u n t a d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o , d e l l a q u a l e , p e r u n br e v e p e r i o d o d i te m p o , è
a n c h e p r e s i d e n t e . E s c e d a l C o n s i g l i o c o m u n a l e c o n l a s c o n f i t ta s o c i a l i s ta d e l 1 9 0 5 , m a v i r i e n t r a,
s o l o c o n l e f u n z i o n i c o n s i g l i e r e , n e l 1 9 0 7 . V e d i R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p p . 5 3 - 6 7 ; M .
F e s t a n t i , O . R o m ba l d i , L e f a r m a c i e c o m u n a l i d i R e g g i o E m i l i a . S t o r i a d i u n ’ i d e a , R e g g i o E m i l i a 1 9 8 6 ;
Giglioli Patrizio, in M. Del Bue, Novecento, cit., p. 505.
44
A n g e l o C a n o v i è i l p r i n c i p a l e l e a d e r d e l l a c o r r e n te a n a r c h i c o - i n t e r n a z i o n a l i s ta n e g l i a n n i
O t t a n t a a R e g g i o . D i l u i n o n s i c o n o s c o n o c o n e s a tt e z z a n é l a d a ta d i n a sc i ta n é q u e l l a d i m o r t e . D i
p r o f e s s i o n e l i q u o r i s t a è n o t o c o l s o p r a n n o m e d i B u d è l , p e r l a s u a n o te v o l e s ta z z a f i s i c a . È i l
m a g g i o r a n i m a t o r e d e l C i r c o l o i n t e r n a z i o n a l i s t a l o c a l e ( 1 8 7 3 - 1 8 7 4 ) , a s s i e m e a G i o v a n n i F e r r a r i n i,
c o n c i a p e l l i e p o i o s t e , P a t r i z i o G i g l i o l i , g r o s s i s t a , o r i g i n a r i o d i M i r a n d o l a , P i e tr o A r ti o l i , d i A r c e t o
d i S c a n d i a n o , i l t i p o g r a f o P i e t r o B o n d a v a l l i . I l c i r c o l o , s c i o l to n e l 1 8 7 7 , v i e n e p o i r i c o s ti tu i to c o l
n o m e d i « F r a t e l l a n z a r e g g i a n a » . N e l 1 8 7 7 A r ti o l i c o n s u m a l a s u a s e p a r a z i o n e d a l c i r c o l o , i n n o m e
d e l l a s u a v i s i o n e e v o l u z i o n i s t a . N e l 1 8 7 9 C a n o v i v i e n e p r o c e s s a to p e r c o s p i r a z i o n e c o n tr o l a
s i c u r e z z a i n t e r n a d e l l o S t a t o . È i n c o r r i s p o n d e n z a c o n A n d r e a C o s ta e d i v i e n e p o i a m i c o d i C a m i l l o
P r a m p o l i n i , d e l q u a l e r i c o n o s c e l a s u p e r i o r i tà i n te l l e t t u a l e . È a n c h e i n c o l p a t o d i a v e r c o a d i u v a t o i
p r o t a g o n i s t i d e l l ’ a t t e n t a t o c o n t r o d i l u i , m a è s u bi to s c a g i o n a to . O l tr e t u t to c o n P r a m p o l i n i C a n o v i
a v e v a a t t i v a m e n t e c o l l a bo r a t o a i t e m p i d e « L o S c a m i c i a t o » , d a l 1 8 8 2 a l 1 8 8 4 , e d e l r i c o s ti tu i to
C i r c o l o s o c i a l i s t a d e l 1 8 8 2 . S e m p r e t r a s o c i a l i s m o e a n a r c h i s m o s i s v i l u p p a l a v i ta d i A n g e l o
C a n o v i . « L o S c a m i c i a t o » r i n a s c e n e l 1 8 8 5 c o n p r o p e n s i o n e a n a r c h i c a , m e n tr e P r a m p o l i n i è a l l a
guida di «Reggio Nova». Nel 1887 Canovi e suoi anarchici danno vita al circolo «Gli insorti».
A m i c o d i C i p r i a n i , C a n o v i v i e n e a n c h e i n c o l p a to d i a v e r c o l l o c a to u n a bo m ba p r e s s o l a s e d e d e l
c i r c o l o l i be r a l e e m o n a r c h i c o r e g g i a n o , p o i i n e s p l o s a . I n u n a l e t te r a a « I l p u n to n e r o » e g l i
d e n u n c i a l e p e r q u i s i z i o n i a l l a s u a a bi t a z i o n e e s e g u i te d a b e n q u a r a n to t to p e r s o n e tr a c a r a bi n i e r i e
q u e s t u r i n i e i l t e n t a t i v o d i i n v i s c h i a r l o i n tu t te l e v i c e n d e v i o l e n t e r e g g i a n e . V i e n e c o l l o c a t o a
d o m i c i l i o c o a t t o n e l 1 8 9 5 d o p o e s s e r e s t a to n u o v a m e n t e i n c a r c e r e . P o i s i p e r d o n o l e s u e tr a c c e .
Vedi G. Boccolari, Canovi Angelo in Dizionario biografico degli anarchici , cit., pp. 306-307.
45
G u i d o R o c c a ( R e g g i o E m i l i a 1 8 1 7 , i v i 1 8 8 6 ) e r a n a ti v o d e l l a f a m i g l i a d e i c o n ti R o c c a . D i v e n n e
s a c e r d o t e n e l 1 8 4 0 e n e l 1 8 4 2 v e n n e e l e t to c a n o n i c o d e l l a c a tt e d r a l e d i R e g g i o . N e l 1 8 5 6 f u
p r e s i d e n t e d e i S e m i n a r i e v i c a r i o d e l l a d i o c e s i . D o v e t te p r i m a l a u r e a r s i i n s a c r a te o l o g i a a
Bologna. Fu vescovo di Reggio dal 1873 al gennaio del 1886, quando morì. Nel 1882 scomunicò il
s e t t i m a n a l e « L o S c a m i c i a t o » , p r o i be n d o n e l a l e t t u r a a i f e d e l i e c o n s i d e r a n d o l a p e c c a to g r a v e .
Vedi Guido Rocca in G. Saccani, I vescovi di Reggio, Reggio Emilia 1902, pp.157 -158.
46
V i n c e n z o M a n i c a r d i ( R u bi e r a 1 8 2 5 , R e g g i o E m i l i a 1 9 0 1 ) e n tr ò i n S e m i n a r i o d i M o d e n a e v i
i n s e g n ò l o g i c a e m e t a f i s i c a . S a c e r d o t e d a l 1 8 4 7 , d i v e n n e r e t to r e , n e l l o s t e s s o a n n o , d e l S e m i n a r i o e
Pag. 25
L’Apostolo e il Ferroviere
p r o f e s s o r e d i f i l o s o f i a a F i n a l e . N e l 1 8 5 8 f u p r e v o s to d i S a n A d r i a n o d i S p i l a m be r to . P o i f u v e s c o v o
a B o r g o S a n D o n n i n o ( o g g i F i d e n z a ) . A R e g g i o g i u n s e d o p o l a m o r te d i G u i d o R o c c a e r e s s e i l
v e s c o v a d o c i t t a d i n o d a l g i u g n o d e l 1 8 8 6 a l l ’ o tt o br e d e l 1 9 0 1 . R i u n ì i l s i n o d o d i o c e s a n o , c h e n o n s i
r i u n i v a d a d u e s e c o l i . S c o m u n i c ò i l s e t ti m a n a l e « L a G i u s ti z i a » n e l g e n n a i o d e l 1 9 0 1 e m o r ì
n e l l ’ o t t o br e .
V e d i V i n c e n z o M a n i c a r d i , i n G . S a c c a n i , c i t. , p p . 1 5 8 - 1 6 2 .
47
Vedi G. Magnanini, Un treno a Reggio un secolo fa. La ferr ovia Reggio-Ventoso. Primo tronco di
strada ferrata, suppl. n. 2 di «Reggio storia» n. 22,
VI-4,
d i c e m br e 1 9 8 3 .
Il giovane Camillo tra positivismo e social ismo
Prampolini, nel 1886, ha solo ventisette anni. La prima parte della sua vita è trascorsa,
precedentemente
all ’impegno
giornalistico
e
politico
del
1882,
anno
dell’ini zio
dell’avventura de « Lo Scamiciato», tra la famiglia e lo studio. Camillo Vittorio
Prampolini (a cu i erano stati imposti anche i nomi di Colombo, Pellegrino, Leopol do
Maria) era nato a Reggio Emilia il 27 aprile del 1859, anno cruciale per chiama rsi
Camillo, come Cavou r, ma anche Vittorio, come i re di Casa Sav oia.
Uno sguardo sulla fa miglia. Camillo e ra il terzo di quattro figli di Luigi Eugenio e di
Maria Luigia Casali. Il padre era un impiegato comunale d’orientamento conservatore e
liberale, e i nomi sc elti per il quartogenito lo testimoniavano, mentre la madre era
fortemente religiosa.
Quando Cami llo nacque, in quel 1859 che decretò l’indipendenza di Reggio dagli
estensi e la sua a nnessio ne al Piemont e, il padre ha trent otto anni e la madre
venticinque. Prima di Camillo erano già nati due fratelli: Ippolito nel 1854, che morì a
sette anni e, nel 18 5 7 , Silvia, che poi spo sò il ragioniere Edoar do Paglia. Dopo Camillo
nacquero Lia Carola, nel 1862, e Giovanni nel 1868 . Lia sar à la vera compagna di
Camillo, vivendo sempre accanto a lui anche nel ruolo di madre della figlia di
Prampolini, Pierina, nata d alla sua libera unione con Giulia Giovanna Segala, la sua
compagna che sc omparve per la tisi a soli venticinque anni, nel 189 5. Lia mor ì a
Gualtieri nel 1945. Pierina aderirà alla scissione di Palazzo Barberini del gennaio del
1947, che determinò la nascit a del P S L I , poi divenuto P S D I , mantenendo cordiali
Pag. 26
L’Apostolo e il Ferroviere
rapporti con l’on. Alberto Simonini e morirà in una Casa di riposo di Milano nel 1951.
Giovanni emigrò in Argentina nel 1895, si sposò con Esp eranza de Rosario, ebbe un
figlio da lei, Luigi, che na cque a R eggio , ove la famiglia si era trasferita nel 18 99.
Giovanni morì nel 19 02, dopo aver contrat to una malattia importata dal Sudamerica. 1
Camillo compì gli studi elementari e secondari nella città di Reggio, poi frequ ent ò il
Ginnasio pre sso un c ollegio local e privato ma, dal quarto a nno, che dovette ripetere, fu
nella scuola pubblica. Al Liceo ebbe, come insegnante di filosofia, don Gaeta no
Chierici. 2
Ricorda Giovanni Zibordi: «L’influenza del padre, ragioniere d el Comune, uomo serio e
dabbene (…), fermo nel le sue idee , ma rigu ardoso verso le sincer e opinioni altrui», 3 era
alimentata da un affe tto profondo ver so il figlio, «fatto di stima prima che di amore, un
affetto ta nto più grande quanto più contenuto nelle forme esteri ori». 4
Tale rapporto portò a nche C amillo ad assu mere posizioni «conservatrici» 5 nei du e anni
di frequentazione della Facoltà di Giurisprudenza dell’Univer sità di Roma, nel 1877 e
1878.
Contrariamente alla madre, che morì a soli quaranta nove anni nel 188 3, qu ando
Camillo aveva appena comin ciato la sua collaborazione a «Lo Scamiciato», il padre
potrà seguire le lotte socialiste del figlio e la sua elezione alla Camera, poiché morì nel
1893, tre anni dopo il primo ingresso in Pa rlamento di Camillo. Pur non co ndividendo
le idee del figlio, Lui gi Eugenio Prampolini volle difenderlo dagli attacchi dei
conservatori e, re spi ngendo le accu se che volevano Camillo un figlio che viveva a lle
spalle del padre, si augurò che tutti i figli assomigliasser o al suo. 6 Col padre il
rapporto era di reciproco, am orevole scambio di opinioni e sentimenti, che si
esprimevano anche c on inusitata tenerezz a. A proposito di un dolore persistente ad un
occhio del giovani ssi mo Camillo, il padre gli scrisse queste pa role: «Questo tuo male
non mi dà molto pensiero perché spe ro sia di breve durata, e di nessuna consegue nza,
ma io credo di conoscerti un pochino, perciò immagino come e quanto questo incomo do
unito alle noie, pensieri e fatiche che i n quest ’occa sione ti preoccupano, debba no
inquietarti e farti mal contento, ciò c he mi ha addolora immensamente». 7
Un altro a s p e t t o , co siddetto di stampo religioso, egli apprese d alla madre, con la quale
Camillo ebbe un rapporto speciale, fatt o di continui scambi di tenere e affettu ose
Pag. 27
L’Apostolo e il Ferroviere
parole, attraverso lettere commoventi e una forte sensibilità per i temi sociali. 8
L’influenz a della madre portò Camillo alla fede religiosa che l o induceva «a dedica re
ogni giorno, sino all’età di tredici anni, lu nghe ore alle preghiere». 9
A qu ell’età, sec ondo Giovanni Zibordi, la donna che faceva le p ulizie di casa e c he si
era scottata col fuoco esclamò di sentirsi all’inferno . Camillo le rispose: «L’inferno non
esiste». 1 0 Zibordi ne ricavò i presupposti di un precoce cambiamento di opinione su lla
religione cattolica, fo rse esagerando il significato d i una semplice espressione.
Dopo i tredici anni sorsero al ragazzo a lcuni problemi che quattro anni dopo e gli
risolvette distaccand osi completamente da lle convinzioni religi ose. Dunque assai pri ma
che egli rivedesse le sue co nvinzioni politiche. La madre spesso lo consolava per le sue
angosce, per le sue ricorrenti depressioni, lodando la sua anima bella, spesso
compiacendosene . Si trattasse di studio o di amici, la parola della madre era sempre
pronta e decisiva. Da essa Camillo attinse quel sotto fond o di religiosità laica e
quell’amore per Crist o, come difensor e delle cause degli umili, che rappresenterà u na
costante della sua futura predicazione. Camillo è a Roma a ll’Università o spite di
parenti e la madre, c he aveva evidentemente ricevuto una lettera co mmossa del fig lio
con confidenze di turbamenti amorosi, risponde: «L ’affezione e la co nfidenza che mi
dimostri hanno pro dotto in me tale e tanta gioia e consolazione che non p osso
trattenermi da seguir e gl’impulsi del mio cuore, ringraziandoti e assicurand oti c he mi
ritengo con ciò ricompensata di tutto quello ch’io faccio per voi». 1 1 E poi: «Io col cuore
implorerò per te il coraggio e per lei, povera fanciulla, la ra sseg nazione». 1 2
Insomma una bella fa miglia, coi genitori molto vicini ai figli (per Camill o hanno fo rse
una predilezione ), a nche sul piano psicologico -sentimentale. Camillo ha però u n
carattere difficile. È inquieto, riservato, sfiduciato, for se, come gli rimprovera la
madre, è persino «tro ppo delicato nei sentimenti». 1 3
Quando si trasferisc e a Roma, nel 1877, e si iscrive alla Fa coltà di Giurisprudenza
dell’Università, Cami llo ha idee vaghe, ma di riferimento monarchico e conservatore.
Le sue occupazioni preferite sono il biliardo e le passeggiate. Si dice anche che abbia
partecipato ad una ma nifestazio ne monarchica per esprimere so lidarietà al re, dopo un
fallito attentato.
Una prima svolta avviene nella primavera del 1878. Si presenta impreparato all’esa me
Pag. 28
L’Apostolo e il Ferroviere
di economia e viene b occiato. Si tra sferi sce allora a Bologna ed entra in co ntatto con u n
gruppo di amici coi quali inizia a stabilire intensi rapporti, segnati da una discussio ne
quotidiana su tutti gli avvenimenti e da una comune riflessio ne culturale. Tra qu e sti:
Ugo Rabbeno, 1 4 figlio di Aronne, celebre avvocato ebreo di Reggio, già alle prese con
battaglie anticlericali dalle colonne de «L’Italia Centrale». Cam illo si appassiona del la
questione giuridica. Sceglie di stare dalla parte del diritto al lavoro nel contrasto c on
quello della proprie tà, contrasta ndo le tesi del professore di fi losofia del diritto
dell’Università di Ro ma Francesco Filomusi Guelfi, e si getta a capofitto nella lettura di
testi di stampo positivista.
Tra gli autori legge Spenc er ed è attira to dal suo evoluzio nismo, ma anche Be noit
Malon 1 5 ed è attratto dal suo soc ialismo sentimentale, che t anto influenz erà anc he
Filippo Turati, conosce Owen e il suo socialismo utopistico. Poi Cernyscev sc kii,
Schaffle. Frequ enta l e lezioni, tra gli altri, di quell’Enrico Ferri, che poi egli stesso
presenterà candidato alle elezioni del 18 86 a Reggio Emilia e che lo orienta ver so
Cesare Lombroso e R oberto Ardigò e gli p ropone «la qu estione criminale».
Se in qu ell’e same a Roma non fo sse stato bocciato, l’Italia avrebbe riservato a
Prampolini un futur o socialista? Second o Filippo Turat i, 1 6 d i due anni più vecc hio,
essendo nato a Canzo , in provincia di Como, nel 1857, il giovane Prampolini fu proprio
mentre studiava per l’esame di economia « che si sentì particolarmente commosso dallo
spettacolo di miseria, di abiezione, di abbrutimento, in cui trascinavano la vita i pove ri
contadini della sua Emilia nativa, della rassegna zione e del servaggio intellettuale a
cui li piegava una predicazione cattolica, che nulla aveva di veramente cristiano, e c he,
al contrario, gli app arve la negazio ne l a più flagrante della schietta dottrina del
Cristo». 1 7 Durante il terzo anno di Università, che frequenta a Bologna, tra il 1879 e il
1880, assolve anche a l servizio militare, un anno a Foggia , dove si ammala di malaria e
dove ha il tempo pe r leggersi molti libri tra i quali i r omanzi di Zola e la Bibbia,
lettura che lo appa ssi ona moltissimo.
Dopo la laurea, che c onsegue nel 1881 sul tema del diritto al lavoro, ritorna a Regg io
con idee ancora poco chiare sia sulla politica, sia sulla professione. Viene sopr attut to
attratto, però, dalle idee sociali di Spencer e dalla teoria della società come organismo,
che certo non può reggersi se tra il suo assetto generale e la forma dei vari elementi
Pag. 29
L’Apostolo e il Ferroviere
che la compongo no non vi è corrisp ond enza e r eciproca ar monia, cosa ch e no n è
riscontrabile nella so cietà dei suoi tempi, assolutamente iniqua e per qu esto de stina ta
al tramonto certo.
I suoi primi passi sono ancora coi suoi amici studenti e coi primi internazionalisti
reggiani. Si forma un ambiente da bohémien, attorno all a libreria Fogliani di via Farini,
frequentata, oltre che da Prampolini, da Aurelio Boiardi, da Vittorio Guicciardi, da
Giorgio Valdè, da B enedetto Gorisi , da Ugo Rabbeno, da Ma rio Pilo, ai quali se ne
aggiunsero pre sto anche altri di qualche a nno più anzi ani. Giov ani scapestrati dai qu ali
la borghesia reggiana si teneva alla lontana, temendoli co me fossero banditi. In
quell’ambiente di ribelli nacque l’idea de «Lo Scamiciato». 1 8 Pr ampolini aveva però già
iniziato a scrivere. Nel 1880 erano infat ti apparsi su «La Plebe», giornale lombar do,
«alcuni suoi articoli sullo spinoso argomento del diritto all’eredità». 1 9 Gli si possono
attribuire cinque o sei articoli di polemica con un giornalista de «Il Messaggero» di
Roma, Stefano ni, pub blicati tra il 18 marzo e i l 22 agosto .
Poi, nel 1881, avviene il suo primo incontro con gli internazionalisti reggiani più
impegnati: Angelo Canovi, sempre a metà tra anarchismo e socialismo, che dispo ne va
di un neg ozio di liqu ori in ce ntro, dall’a spetto falsta ffiano e, come abbia mo ricordato,
dal soprannome di Budèl, Celso Pasi ni, Vincenzo Beggi, che poi co nfesserà a
Prampolini di non sentirsi all’altezza dell’impegno teorico, minacciando per qu e sto
persino il suicidio, 2 0 Cesare Maso ni, di pr ofessione macellaio, ma di riconosciute doti
oratorie,
Luigi
Bondavalli,
tipografo,
i
fratelli
Pedemonti,
Giovanni
Ferrarini,
conciapelli.
Ribadiamo le tappe dell’organizzazione anarco -socialista di Reggio: nel 1876 si era
costituito
il
Circolo,
su
iniziativa
soprattutto
di
Canovi,
in
contatto
con
l’internazionalista mirandolese Arturo Cer etti, che si trovava allora a Milano, ma anche
dell’arcetano
Pietro
Artioli,
nel
1877
il
circolo
aveva
aderito
all’Asso ciazione
internazionale dei l avoratori, nello stesso anno aveva anche aderito alla Le ga
democratica d’ispirazione repubblicana, poi il circolo si sciolse e rinacque co me
«Fratellanza reggiana ».
Nel 1882 anche gli anarchici reggiani, anarchici particolari, come il Canovi, dopo avere
rilanciato il Circolo, decisero di partecipare alle elezioni p roponendo un ca ndidato di
Pag. 30
L’Apostolo e il Ferroviere
area
socialista
all’i nterno
della
lista
democratica:
Giusep pe
Barbanti -Brodano, 2 1
avvocato bolognese, che ottenne 2.94 6 vot i, ma non risultò el etto. «Lo Scamiciato, v oce
del popolo», 2 2 nasce il primo gennaio del 1882. Redattore re sponsabile era il macellaio
Cesare Maso ni, c he si profe ssava sociali sta, la r edazione e l ’amministrazione era no
presso il negozio di liquori di Angelo Cano vi, e tipografo era Lu igi Bondavalli.
Un articolo del terzo numero del 15 gennaio 1882 su «Scienza e socialismo» era firmato
Ursus e non è diffic ile scorgervi lo stile di Camillo Prampolini. Per comprender e il
significato politico dello scritto, basti riportare frasi come questa: « Perché grid are
contro il canagliume che fa propagand a d’ateismo? Perché st repitare co ntro c hi
inneggia all’anarchia ? Credete che questi principi siano storicamente falsi e quindi
dannosi?
Ebbene,
p otete
star
certi
che
non
attecchiranno.
Ma
se
invece
so no
storicamente veri, gli strilli vostri sono va ni (…) il loro trionfo è fatal e». 2 3
Gli ingredienti dei primi numeri de «Lo Scamiciato» sono quelli che accomunano i su oi
fondatori.
Un’alta
dose
di
ribellismo,
elementi
di
anarchismo
e
di
socialismo
primordiale, una not evole dose di anticler icalismo. Dose, qu est a ultima, che si esalt a va
anche in articoli contro singoli preti, apparsi anche a rate, come quello contro d on
Rinaldo Serrini a c ui sono dedicate qu attro puntate davvero molto pepate. 2 4 Da
ricordare anche la bravata anticlericale di Angelo Canovi, che assieme allo studente
Cel so Pa sini, a Vince nzo Agarini e a Vincenzo Pomelli, il 7 ottobre del 1883 fischiarono
solennement e la proc essione promossa per festeggiare la ricor renza del Rosario de lla
Chiesa di San Dome nico. Non contenti essi aggiunsero ai fischi gli schiamazzi e lo
sventolio della loro bandiera. Furono arrestati, processati e co ndannati a settimane di
carcere.
«L’Italia Centrale» così aveva decritto, poche settimane p rima dell’avvenimento
richiamato, questo g ruppo di giovani ribelli, tra quali emergeva Camillo Prampol ini:
«Li avranno veduti i nostri lettori passegg iare di giorno, di ser a, a tutte le ore, per le
vie della città, in crocchio abituale, declamando, vociando, posando questi salvat ori
del povero popolo, dei miseri schiavi della borghesia, d ell’umanità intera . Ben
pasciuta,
ben
nutrita,
ben
vestita,
pur
ostentando
una
certa
non
chalance
nell’abbigliarsi, senz a fastidi, senza preoccupazione alcuna per ciò che chiamasi lotta
per l’esi stenza a p roprio riguardo, l’high life del socialismo reggiano innegg ia
Pag. 31
L’Apostolo e il Ferroviere
all’uguaglianza degli uomini, maledice a quell’infame borghesia che ha la disgrazia di
possedere qualco sa di più di là al sol e e tratta di canagliume borghese chi, pur
dovendo lavorare e lavorando per vivere, cosa che molti so cialisti non fanno, non
comprende e r innega gli altissimi ideali del petrolio e della dinamite. Settimanalmente
poi essa si toglie agli ozi beati sfogando la propria bile con una prosa scipita e
inconcludente, una ci tazione di Marx o del Lombroso, un’altra di Lassalle o del Ferr i,
ecco fatto un articolino col quale si può apparire dotti, dinanzi però soltanto a co lor
che non capiscono nulla (…) E così ment re la povera plebe suda e lavora, l’high life
socialista, che non suda e no n lavora, crede di essersi a cquistata il diritto di
riconoscenza dei diseredati di spadroneggiare su di essi, ed in nome di questi sballare
le più solenni corbell erie, e quel c he è peg gio, di attizzare un o dio feroce fra i cittadini
(…) 2 5
L’esperienza de «Lo Scamiciato» (il nome «scamiciato» riprendeva nel titolo analo ga
intestazione di un giornale anarchico spa gnolo) fu utile anche sul piano politico. Ed
era proprio sul terreno anticlericale, oltre che dal senso di ribellione per le ingiustizie
sociali, che socialisti, anarchici, repubblicani avevano collabor ato, pur p roveniendo da
ideologie differenti.
Alla scomunica del v escovo Vincenzo Rocca, della primavera del 1882, Eros (Camillo
Prampolini) aveva risposto: «Pret e Rocca , ci vuol altro che sco muniche. Noi siamo più
cristiani di voi, perché Cristo fu più socialista che prete (…) Cristo è il popolano
ribelle che tuona contro l’ingiusta oppressione dei ricchi e contro l’ipocrisia dei preti
(…) Cristo è l ’amico infaticato del popolo a cui vuol conquistare la felicità e la
giustizia (…) Cristo è il rivoluzionario ardente che spende tutta la vita a predicare che
gli uomini sono fratel li e uguali». 2 6
Prampolini aveva così già anticipato la sua Predica di Natale del 1897. 2 7 Cristo diviene
il suo punto di rifer imento e la sua pred icazione assume i toni e molti contenuti di
quella cristiana delle origini, tradita, a suo giudizio, dalla Chiesa del suo tempo.
I primi socialisti si sentono così affini a i primi cristiani, perseguitati come questi
ultimi, anche se certo in modo meno cruento. In questi anni sono di un certo rilievo le
lettere che Prampolini scambiò con Enrico Ferri e col giovane Fi lippo Turati. Ferri era
stato professore di Prampolini all’Università di Bologna, ma era quasi suo coetane o,
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L’Apostolo e il Ferroviere
essendo di soli tre anni più vecchio. Il professore gli confessò in una missiva di
progredire nel suo p e nsiero attorno al dirit to penale. 2 8
Turati aveva in comune con Prampolini molto più che un insieme di ideali. Era
anch’egli figlio di un vecchio impiegato monarchico di carriera prefettizia e anc he
Turati era stato mona rchico fino a quasi vent’anni, anche Turati aveva avvertito tutti i
turbamenti e le crisi giovanili, comprese le nevrosi, che lo a vevano quasi spinto al
suicidio, nel clima culturale post risorgimentale che accomunava , tra delusioni e spinte
forti al cambiamento, le ansie di u n’inter a generazione. In fo ndo quella generazio ne
aveva vissuto il pessimismo e le delusioni, che avevano anche a che fare co n i miti
risorgimentali caduti. Una generazio ne sim ile a quella nata nel secondo dopoguerra d el
Novecento. Non ave va comb attuto per l’Unità d’Italia, come quell’altra non poteva
aver combattuto per la Resistenza, e non credeva che il mondo nel quale viveva fosse
davvero il migliore dei mondi possibile. E in più, a rendere ancora più cupa l’anali si
sulla
vita
per
il
giovane
C amillo,
vi
fu,
nella
primavera
del
1883,
la morte
dell’amatissima madre, a soli quara ntanov e anni, a cau sa della malattia del tempo: la
tisi. 2 9 Come Violetta e Mimì, come l’amatissima sua compagna, che lo lascerà solo c on
la figlia Pierina.
La perdita della madre accentuò ancor più il carattere già incline alle depressioni di un
giovane che aveva so lo ventiquattro anni. I due, Filippo e Camillo, avevano un tratto
di vita in comune segnato da una profonda insoddisfazione, a nche se «Turati, dop o il
conseguim ento d ella laurea in Giurispr udenza, aveva inizi ata la carriera for e nse
ottenendo ragguarde voli successi, (mentre) Prampolini era rimasto perplesso sull a
scelta della pro fessio ne». 3 0 Le crisi g ener azionali furono co nfessate a Prampolini dal
giovane Filippo in una bella lettera spedita da Como il 7 ottobre del 1883. 3 1 Tur ati
aveva conosciuto Pr ampolini, perché qu est’ultimo gli aveva inviato i primi sette
numeri de «Lo Sca miciato». E Turati aveva gradito moltissimo e apprezzato il
contenuto di quel giornale, del quale non aveva accettato il nome, «non parendomi che
ci sia necessità di a ndar nudi per dire delle verità sul muso a chi vesta pelliccia». 3 2
Turati non credeva a un Ferri socialista e non crederà molto alla sua conv ersio ne
polemizzando con lui anche al Congresso Nazionale di Reggio del 1893, p erché «il suo
progressismo quietist a è qual e la sua salut e di ferro, la sua piacevolezza di carattere, i
Pag. 33
L’Apostolo e il Ferroviere
suoi trionfi di amor proprio lo fanno». 3 3 T urati, insomma, riteneva Ferri, che poi go drà
di maggior consens o di lui all’interno del partito, un opportuni sta, e tale lo giudiche rà
anche dopo le su e improvvise successive conversioni, dal rifo rmismo all’integralismo
dentro il P S I , poi al nazionalismo e al filo -fascismo dopo la guerra mondiale. Meglio un
Benoit Mal on, co sì propenso a conciliare pessimismo (Turati g li aveva inviato le sue
poesie adolescenziali ) e socialismo e a utore del volume su «La terza disfatta d el
proletariato francese» dopo la Comune di Parigi. Il problema di fondo è che la giustizia
è contrari a alle leggi di natura (altro che positivismo felice). L’antinomia è assolu ta.
Allora stia attento Camillo a non «imprefetturarsi» (Pram polini aveva deciso di
iscriversi ad un concorso per un po sto di impiegato al Ministero degli Interni e lo
perderà) perc hé «qui c’è modo di fare del bene, e più che altrove di fare propaganda
alle idee nostre. Cert o val meglio che obbligarsi a far degli inchini a un prefetto e a
eunucare se stesso in un ufficio». 3 4
Prampolini è un gio vane laureato che a ncora non ha deci so che vita sarà la su a.
Pensatore, scrittore, giornalista, politico, uomo di legge, funzi onario pubblico, forse
magistrato come il nonno paterno e lo zio. Intanto è un gi ovane intellettuale c he
collabora attivamente al suo giornale e che continua a legger li bri tutt’altro che comu ni
ai giovani della sua generazione. Si avvicina solo sporadicamente anche a Marx, d el
quale apprezza il concetto di fatalità (anche se alla morte di Marx il giornale si limita
ad un necrologio del 6 aprile 18 83, contenente solo dati biog rafici) e più tardi eg li
stesso confesserà che il suo avvicinamento al socialismo non era stato dettato dalla
lettura di Marx, del quale non c onosceva neppure una riga.
Il suo Marx, che poi leggerà, sarà sempre conciliato con Sp encer. Per Marx è fata le l a
rivoluzione, perché la società capitalistica contiene in sé cont raddizioni destinate ad
esplodere. D ’altro ca nto anche per il pensiero positivista le società sono aggregati c he
passano attraverso cr isi destinate a risolv ersi nel progresso. E Prampoli ni apprezzerà
proprio quel fatalismo di Marx che egli st esso aveva maturato da Spencer . Nel prim o
numero de «Lo Scamiciato» (1 g ennaio 188 2) si legge: «Non è la voce ago nizzante di un
pensatore, non so no gli artifici caduchi di una setta, ma so no l e leggi ineluttabili de lla
storia, ma sono più di due secoli di scoperte scientifiche, ma è il moderno positivismo
che allaga il mondo e lo rinnova», 3 5 che contrastano il comune sentimento religioso e
Pag. 34
L’Apostolo e il Ferroviere
mettono l’uomo alla testa di tutto. Positivismo, socialismo? Il problema è semmai il
punto d’arrivo. Una società senza classi , senza proprietà, coi mezzi di produzione
collettiva. Ma gli ana rchici come potevano accettare qu esto impa tto filosofico?
Il giornale, nell’ottobre del 1882, si era anche fuso con «La minoranz a intransigente» , 3 6
periodico di orientamento repubblicano rivoluzionario, non r iluttante, ed è anche la
tesi degli anarchici, a prove di forza violente. Anche Prampolini lo scrive. «Sarà la
rivoluzione violenta, una volta che siano maturate le condizio ni, dolorosa ma fatal e, a
dare il colpo di grazia alla società malata». 3 7 Per Prampolini la rivoluzione è una
necessità, una fatalità. Sta nel concetto di evoluzione. Il giovane Camillo, che oltre a
Ursus si firma for se anche Ero s, sostiene che «la rivoluzion e è inevitabile come il
progresso». 3 8
Solo
quando
forze
co nt rarie
si
opporranno
alla
fatalità
del la
trasformazione, si terrà la rivoluzione. Che è energia insopprimibile e forza contraria e
vincente rispetto alla reazione. Anche per la sociologia spenceri a na l’evoluzione ha t ali
caratteristiche. «E l a borghesia, non co ncedendo le ri forme economiche e so ciali
coopera, non meno c he la propaga nda so cialista, alla propria r ovina». 3 9 Positivismo e
socialismo, e anche una certa component e anarchica, potevano così trovare qualc he
punto di contatto.
Nei primi mesi del 1884 Prampolini affro nta l’esame al Minist ero degli interni e viene
respinto («Benedetti quei denari che ha i buttati via», commenta Filippo Turati, «e
benedette le intoller anze medioevali del governo. Non ti vo gliono e fanno del tuo
meglio»). 4 0
Prampolini assumerà poi l’incarico di segretario aggiunto della locale Camera di
Commercio, dal quale sarà costretto a dimettersi nel 1895, e inta nto l’esp erienza de « Lo
Scamiciato» si conclude. Il giornale era stato in larga parte destinato alla polemica
anticlericale. Sul piano politico era invece stato quasi equidistante tra le diverse
tendenze del movimento. Era uscito il 4 giugno del 1882 listato a lutto per la morte di
Garibaldi, aveva trattato Mazzini e l a questione sociale nel numero del 9 luglio del
1882, lo stesso Prampolini aveva salutato la nascita del gior nale di Malatesta, « La
Questione Sociale», lanciato a Firenz e, co nvinto che «le poche differenze d ’opinio ni
spariranno
con
la
discussione
seria,
sc ientifica,
di
alcuni
problemi
pratici
importantissimi e tutt’altro che di facil e soluzione». 4 1 E poi un numero speci ale
Pag. 35
L’Apostolo e il Ferroviere
dedicato alla Comune di Parigi, il 18 marzo del 1882, in occa si one del suo u ndicesi mo
anniversario e un ne crologio, nel numero del 30 ap rile del 1882, per Carlo Darwin, il
primo dei positivisti, perché «il su o genio ha iniziato quel vasto moto intellettuale, c he
ha rinnovato tutte le scienze e liberata per sempre la ragione umana dalla schiavi tù
obbrobriosa del dogma». 4 2
Insieme
anarchici ,
socialisti,
repubblicani,
avevano
pensa to
alla
candidatura di
Amilcare Cipriani, condannato a venticinque anni di lavori forzati per cospirazione e
omicidio, a causa di una triplice uccisione dopo una rissa ad Alessandria d’Egitto, a nni
prima, alle elezi oni del dicembre del 1884. Cipriani ottenne sol o 1.260 voti, molti meno
di Barbanti -Brodano nel 1882, e naturalmente non risultò eletto. D’altronde per capire
l’ambiente politico di allora bisogna rifarsi a quanto svelato da Prampolini e ripreso da
Zibordi : «Quando divenni socialista, gli anarchici e i socialisti erano ancora c onfusi
insieme. Erano gli uni e gli altri degli umanitari internazionalisti. Prevalevano i
credenti nel miracolo di un’imminente rivoluzione. Né molto diverso ero io, benché più
sereno e più evolu zionista e, per isti nto, avverso alla v iolenza, pur ritene ndo
inevitabile e storicamente nece ssaria la rivoluzione. Però io seguii il movimento
revisionista di Andrea Costa, del quale presi le difese fin dal dicembre del 188 3 nelLo
Scamiciato» . 4 3 Ma all a lunga socialisti e a narchici no n avrebbero potuto continuare tale
collaborazione. In particolare dopo la decisione dei socialisti, successiva alla fine
dell’esperienz a comu ne del giornale, di partecipare alle elez ioni amministrative. Si
innestò , tuttavia, attraverso la fase de «Lo Scamiciato», quel pr ofondo risp etto per l e
idee degli altri, che caratterizzerà il dibattito politico nella sinistra reggiana anche nei
decenni su cce ssivi e la singolare tolleranz a, in particolare, che segnerà il rappo rto tra
anarchici e riformisti. Solo gli anarchici individualisti e col mito dell’attentato e i
socialisti rivoluzionari e poi comunisti, faranno eccezio ne e innesteranno altra filo so fia
e comportamento.
Quando «Lo Sc amiciato» cessò le pubblicazioni nel d icembre del 1884, anche a ca usa
della decisione di Prampolini di concorrere, nonostant e l’opini one contraria di Turati,
per un posto di fu nzionario al Minist ero degli Interni, erano appena nati d ue
giornaletti, il «Don Abbondio», 4 4 su iniziativa di due col laboratori de «Lo Scamiciato»,
che però ebbe vita al quanto breve, e «Il R ibelle», 4 5 che uscirà ogni due settimane fi no
Pag. 36
L’Apostolo e il Ferroviere
al luglio del 1885. Pra mpolini non collabora né all’u no né all’alt ro giornale.
Egli rientra a pieno titolo nell’attività giornalistica solo con la redazione di «Reggio
nova», 4 6 che era u sci to, più o meno in co ntemporanea con «Il Ribelle», a partire d al
dicembre del 1884, su iniziativa di Contardo Vinsani e Giacomo Maffei e che int endeva
soprattutto propugnare le nuove idee co operative. Pr ampolini ne diventa redatto re,
unitamente a Vinsani, già presidente della «Società cooperativa» di Reggio, e a Maffei,
avvocato non ancora deputato. Se l ’esp erienza de «Lo Scamiciato» era stata di stampo
ideale, quella di «Reggio nova» era di natura pratic a. Già il socialismo prampoliniano
aveva individuato le sue due facce: quella agitatoria e quella costruttiva. E il sistema
riformista era ancora tutto da creare.
Elemento nuovo è la forte polemica contro i ceti intermedi della città, in particolare i
commercianti. Essi
vengono e quiparati
ai
proprietari
terrieri. E
contro il
c eto
commerciale il riformismo socialista compirà il suo errore più tragico che gli costerà la
sconfitta, poi rimediata, del 1904 e del 19 05. L’anello manca nt e del sistema riformista
reggiano fu proprio quello dell’alleanz a coi ceti medi urbani, mentre riuscirà a
meraviglia quello coi ceti medi agricoli, in particolare coi mezzadri, ma anche coi
piccoli proprietari. D’altronde le tesi co operative, dirà poi Antonio Vergnani ni, 4 7 il
fautore della cooperazione integrale, erano rivolte proprio a paralizzare e sostituir e il
commercio borghese e lo ste sso Vinsani, nel 1884, aveva i n mente «di so stituire, co n i
propri spacci coope rativi, l’intera rete del commercio al minuto, con partico lare
riguardo ai generi alimentari». 4 8
Le prime analisi e proposte di quel geniet to che era questo vivace professore padano,
affa scineranno Pram polini. A lui si deve la nascita del movimento cooperativo, anc he
se la sua «Asso ciazione cooperativa» fallì in meno d i tre anni e lo stesso Vinsa ni verrà
poi scomunicato dalla chiesa socialista a nni dopo. Destino di tutti i precursori.
NOTE
1
L e n o t i z i e s u l l a n a s c i t a d i P r a m p o l i n i e s u l l a s u a f a m i g l i a s o n o tr a t te d a R . M a r m i r o l i , C a m i l l o
Prampolini, saggio introduttivo di Mauro Del Bue, ried. Reggio Emilia 1992, pp. 3 -10; A. Zavaroni,
Pag. 37
L’Apostolo e il Ferroviere
C a m i l l o P r a m p o l i n i , s t a i n S t o r i a i l l u s t r a t a d i R e g g i o E m i l i a , c i t. , v o l .
II,
pp. 433-448; P. Colliva,
Camillo Prampolini e i lavoratori reggiani , Roma 1958; R. Cavandoli, Prampolini Camillo, in Il
movimento operaio italiano. Dizionario biografico , vol.
IV,
c i t. , p p . 2 1 6 - 2 3 1 ; G . Z i b o r d i , S a g g i o s u l l a
storia del movimento operaio in Italia. Camillo Prampolini e i lavoratori reggiani , Bari 1930; M. Ruini,
C a m i l l o P r a m p o l i n i . I l s o c i a l i s m o r e g g i a n o , i n P r o f i l i d i s t o r i a . R i e v o c a z i o n i - S t u d i - R i c o r d i , M i l a n o 1 9 6 1,
pp. 138-146; Camillo Prampolini, rievocazione fatta dall’avv. Giuseppe Giaroli nel teatro Municipale di
Reggio Emilia il 29 settembre del 1968 , Milano 1968; Gli anni della Giustizia. Movimento operaio e
società a Reggio Emilia (1886 -1925), Reggio Emilia 1986; A. Zavaroni, Igiene fisica, igiene morale.
L e t t e r e d i C a m i l l o P r a m p o l i n i a l l a f i g l i a , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 2 , p p . 3 5 - 4 2 ; A . Z a v a r o n i , L e t t e r e
f a m i g l i a r i ( 1 9 1 0 ) , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t . , n . 3 , d i c e m br e 1 9 8 3 , p p . 5 3 - 5 9 .
2
G a e t a n o C h i e r i c i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 1 9 , i v i 1 8 8 6 ) f u s a c e r d o te , p a tr i o t a e a r c h e o l o g o t r a i p i ù
i l l u s t r i . F o n d ò a R e g g i o i l « B u l l e t t i n o d i P a l e tn e o l o g i a i ta l i a n a » . E r a f i g l i o d i u n u s c i e r e d e l
C o m u n e , f r a t e l l o d i A l f o n s o , p i t t o r e c h e d i p i n s e i l s i p a r i o d e l M u n i c i p a l e , z i o d i G a e ta n o , p i t t o r e
d e l l ’ i n f a n z i a c o n t a d i n a e s i n d a c o s o c i a l i s ta d i R e g g i o . A d e r ì a l m o v i m e n to d i d o n C a r l o P a z z a g l i a ,
c o n t r a r i o a l p o t e r e t e m p o r a l e d e l P a p a t o . F u l i b e r a l e e f a u to r e d e l l a m o n a r c h i a s a ba u d a . D i r e t t o r e
d e i C i v i c i M u s e i r e g g i a n i , a l u i è i n t e s ta to i l M u s e o d i S to r i a P a tr i a . N e l 1 8 8 2 te r m i n ò g l i s t u d i
a n n e s s i a C a n o s s a , d o p o a v e r c o m p i u t o i n n u m e r e v o l i s c o p e r te s u l l a f a s e p r e i s to r i c a d i R e g g i o .
V e d i C . R a bo t t i , E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p p . 3 4 - 3 5 ; M . M a z z a p e r l i n i , R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o
d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t . , p p . 3 8 0 - 3 8 1 . P e r q u a n to r i g u a r d a l a n o t i z i a d e i r a p p o r ti tr a G a e ta n o
C h i e r i c i e C a m i l l o P r a m p o l i n i , v e d i G . Z i bo r d i , S a g g i o s u l l a s t o r i a d e l m o v i m e n t o o p e r a i o . C a m i l l o
Prampolini e i lavoratori reggiani , cit., p. 13.
3
Gli anni della Giustizia, Movimento operaio e società a Reggio Emilia (1886 -1925), cit., p. 51, anche
i n G . Z i b o r d i , S a g g i o s u l l a s t o r i a d e l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o , c i t. p p . 7 - 8 .
4
5
Ibidem, p. 8.
P i ù t a r d i P r a m p o l i n i s c r i s s e : « E b be n e i o a v e v o v e n t ’ a n n i e s ta v o g i à p e r l a u r e a r m i , e d e r o
a n c o r a u n m o d e r a t o d i s e t t e c o t t e ( … ) N e l l a m i a f a m i g l i a , tr a i m i e i p a r e n ti , f r a i m i e i a m i c i d i
s c u o l a , d a i m i e i p r o f e s s o r i ( … ) a v e v o s e m p r e s e n ti to d i p i n g e r e i l s o c i a l i s m o e i s o c i a l i s t i c o i p i ù
n e r i c o l o r i , n e i g i o r n a l i e n e i p o c h i l i br i d a m e l e t ti a v e v o tr o v a to l a s te s s a m u s i c a e d i o l a r i p e te v o
c o l l a p i ù p r o f o n d a p e r s u a s i o n e d i e s s e r e n e l v e r o ( … ) E f u i l c a s o c h e m i f e c e c a p i ta r e n e l l e m a n i
d e i n u o v i l i br i , i q u a l i s c o s s e r o l a m i a f e d e m o d e r a ta e m i i n d u s s e r o a s tu d i a r e l e d o t tr i n e
s o c i a l i s t e , c o s i c c h é a p o c o a p o c o l e m i e i d e e m u ta r o n o e d i v e n n i s o c i a l i s ta a n c h ’ i o » . V e d i
I g n o r a n z a e m a l a f e d e , R e g g i o E m i l i a 1 9 0 1 , s ta a n c h e i n S te f a n o C a r r e tt i , P r a m p o l i n i t r a p a c i f i s m o e
riformismo, in Prampolini e il soci alismo riformista, Firenze 1981, vol.
II,
p. 137.
6
G . Z i bo r d i , S a g g i o s u l l a s t o r i a d e l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o , c i t. , p . 3 2 .
7
R . M a r m i r o l i , S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e , c i t. , p p . 3 0 - 3 1 .
8
L e l e t t e r e d e l l a m a d r e a C a m i l l o s o n o c o n te n u t e i n R . M a r m i r o l i , S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e ,
Pag. 38
L’Apostolo e il Ferroviere
Parma 1966.
9
Camillo Prampolini, rievocazione fatta dall’avv. Giuseppe Giaroli nel Teatro Municipale di Reggio
Emlia il 29 settembre del 1968 , cit., p. 6.
10
G l i a n n i d e l l a G i u s t i z i a , M o v i m e n t o o p e r a i o e s o c i e t à a R e g g i o E m i l i a ( 1 8 8 6 - 1 9 2 5 ) , c i t. , p . 5 1 , a n c h e
i n G . Z i bo r d i , S a g g i o s u l m o v i m e n t o o p e r a i o i n I t a l i a . C a m i l l o P r a m p o l i n i e i l a v o r a t o r i r e g g i a n i , c i t . p .
13.
11
R . M a r m i r o l i , « S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e » , c i t. , p . 2 9 .
12
Ibidem.
13
Ibidem, p. 29.
14
U g o R a b be n o ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 3 , ? ) , f r e q u e n t a l a s c u o l a p r i v a ta p o i i l G i n n a s i o d i R e g g i o , s i
d i p l o m a m a t u r o n e l 1 8 8 1 e s i i s c r i v e a l l a F a c o l tà d i G i u r i s p r u d e n z a d e l l ’ U n i v e r s i tà d i B o l o g n a .
Docente della stessa facoltà era il pa dre Aronne. A Bologna fu compagno di Camillo Prampolini,
a n c h e s e P r a m p o l i n i s i l a u r e ò i l 2 8 o t t o br e d e l 1 8 8 1 , q u a n d o U g o f r e q u e n ta v a s o l o i l p r i m o a n n o .
C o l l a bo r a a « L o S c a m i c i a t o » , s i l a u r e a n e l 1 8 8 4 , i n tr a tt e n e n d o r a p p o r ti e p i s to l a r i c o n E n r i c o F e r r i .
L a s u a t e s i a p p r o f o n d i s c e i l t e m a d e l l a s to r i a d e l l a c o o p e r a z i o n e i n I n g h i l te r r a . E s u l te m a d e l l a
c o o p e r a z i o n e c o s t r u i r à l a s u a v i t a d i s t u d i o e d i i m p e g n o n e g l i a n n i s e g u e n ti .
Vedi P. Giorgini, Ugo Rabbeno. Biografia di un intellettuale ebreo nella Reggio della seconda metà
d e l l ’ O t t o c e n t o ( I p a r t e ) , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 1 5 , d i c e m br e 1 9 8 9 , p p . 1 2 7 - 1 3 4 .
15
B e n o i t M a l o n h a s v o l t o u n r u o l o i m p o r ta n te n e i d i ba t ti ti c h e a n i m a r o n o g l i a m bi e n ti s o c i a l i s t i
e a n a r c h i c i i t a l i a n i n e g l i a n n i S e t t a n ta . E g l i e r a m e m br o a u to r e v o l e d e l l a C a m e r a e f i g u r a
c a r i s m a t i c a d e l m o v i m e n t o r i v o l u z i o n a r i o f r a n c e s e g i à a p a r ti r e d a g l i a n n i S e s s a n ta . D u r a n te l a
C o m u n e d i v e n t ò s i n d a c o , i l 1 8 m a r z o d e l 1 8 7 1 , d i u n a r r o n d i s s e m e n t p a r i g i n o . C a d u ta l a C o m u n e
f u c o n d a n n a t o a m o r t e . E r i u s c ì a e m i g r a r e i n S v i z z e r a . P o i s o g g i o r n ò i n I ta l i a , q u a n d o g i à a v e v a
s c r i t t o i l s u o l i br o L a t r o i s i e m e d e f a i t e d u p r o l e t a r i a t f r a n ç a i s . E n r i c o B i g n a m i s u « L a P l e be »
p u b bl i c h e r à t r a i l 1 8 9 5 e i l 1 9 0 2 i l i br i I l s o c i a l i s m o - C o m p e n d i o s t o r i c o , t e o r i c o , p r a t i c o ( 1 8 9 5 ) , L a
q u e s t i o n e m o r a l e ( 1 8 9 7 ) , Q u e s t i o n i a r d e n t i ( 1 9 0 2 ) . M a l ’ i n f l u s s o s u g l i i ta l i a n i n e g l i a n n i S e t ta n ta f u
d e t e r m i n a t o d a l s u o p r i m o l i br o . R o b e r t M i c h e l s s o t to l i n e ò l ’ i n f l u e n z a d i M a l o n s u l s o c i a l i s m o
i t a l i a n o m o s t r a n d o n e i l c a r a t t e r e s e n t i m e n ta l e e d e c l e t ti c o . P a r ti c o l a r m e n te a t tr a t to d a M a l o n è
Filippo Turati.
Vedi A. Gussot, Benedetto Malon: una figura importante per la formazione culturale dei socialisti
i t a l i a n i t r a i l 1 8 9 0 e i l 1 9 1 4 , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 2 0 , g i u g n o 1 9 9 2 , p p . 9 - 2 0 .
16
F i l i p p o T u r a t i ( C a n z o 1 8 5 7 , P a r i g i 1 9 3 2 ) è i l p i ù i n f l u e n t e l e a d e r s o c i a l i s ta a c a v a l l o d e i d u e
s e c o l i . R a p p r e s e n t a n e l p a r t i t o l a t e n d e n z a d e t t a r i f o r m i s ta . T u r a t i , c o m e P r a m p o l i n i , è e d u c a t o i n
u n a f a m i g l i a c o n s e r v a t r i c e , s i l a u r e a i n l e g g e , s i a v v i c i n a p o i a l l e i d e e s o c i a l i s te . C o n o s c e e s i
a c c o m p a g n a a d A n n a K u l i s c i o f f , d o p o c h e q u e s t’ u l ti m a a v e v a a v u to u n a r e l a z i o n e c o n A n d r e a
C o s t a e u n a f i g l i a d a l u i : A n d r e i n a . T u r a ti f o n d a , c o n l a Ku l i s c i o f f , l a r i v i s ta « C r i ti c a s o c i a l e » n e l
Pag. 39
L’Apostolo e il Ferroviere
1889. Nel 1893 esplode il suo dissidio con Enrico Ferri al Congresso di Reggio Emilia, quando il
p a r t i t o a c q u i s ì i l n o m e d i s o c i a l i s t a . D o p o l a r e p r e s s i o n e d e l 1 8 9 8 e l e c a n n o n a te d i B a v a B e c c a r i s a
M i l a n o v i e n e i n c a r c e r a t o a s s i e m e a l l a s u a c o m p a g n a A n n a . È e l e tt o d e p u ta to n e l l a
XIX
legislatura e
v i r i m a r r à f i n o a l l ’ u l t i m a , p r i m a d e l r e g i m e f a s c i s ta . N e l p e r i o d o g i o l i t ti a n o è i l p i ù a p e r to f a u to r e
d e l l a p o l i t i c a d e l l ’ a p p o g g i o a l g o v e r n o p e r l e r i f o r m e . L a te n d e n z a r i f o r m i s ta è a c a p o d e l
PSI,
con
i l br e v e i n t e r r e g n o d e l l a m a g g i o r a n z a F e r r i - L a br i o l a d e l 1 9 0 4 - 1 9 0 6 , f i n o a l 1 9 1 2 , q u a n d o , c o n i l
C o n g r e s s o d i R e g g i o E m i l i a , B e n i t o M u s s o l i n i c a c c i a d a l p a r ti to i r i f o r m i s ti c o s i d d e t ti d i d e s tr a ,
B i s s o l a t i , C a br i n i , B o n o m i , c h e a v e v a n o s o l i d a r i z z a to c o l r e d o p o u n f a l l i t o a t te n ta t o . L a c r i s i d e l
g i o l i t t i s m o d a t a p r o p r i o 1 9 1 1 , q u a n d o è te n ta ta l ’ i m p r e s a be l l i c a d i L i bi a . T u r a ti è c o n tr a r i o , c o m e
P r a m p o l i n i . P o i l a g u e r r a m o n d i a l e . E T u r a ti s i m a n ti e n e s u u n a p o s i z i o n e p a c i f i s ta , a n c h e s e , d o p o
C a p o r e t t o , p r o n u n c e r à a l l a C a m e r a u n d i s c o r s o a p p a s s i o n a to c h e s o t to l i n e a v a i l d o v e r e d e l l a
d i f e s a d e l l a p a t r i a ( P r a m p o l i n i s a r à s u u n a p o s i z i o n e p i ù i n tr a n s i g e n te a n c h e s e l ’ o d g d e l g r u p p o
parlamentare socialista
s a r à l e t t o p r o p r i o d a l d e p u ta to r e g g i a n o ) .
R e s te r à s u p o s i z i o n i
di
m i n o r a n z a n e l p a r t i t o , a n c h e d o p o l ’ i n f a t u a z i o n e p e r i l m i to s o v i e ti c o e a l C o n g r e s s o d i L i v o r n o
d e l 1 9 2 1 , c h e s e g n e r à i l d i s t a c c o d e i c o m u n i s ti , p r o n u n c e r à f o r s e i l s u o d i s c o r s o m i g l i o r e d a n d o
a p p u n t a m e n t o a g l i a v v e r s a r i d i q u e l m o m e n to a d u n f u t u r o c o m u n e s u l l e p o s i z i o n i d e l v e c c h i o
socialismo. Nel 1922 sarà espulso dal
PSI
a s s i e m e a t u tt i i r i f o r m i s t i e s a r à tr a i f o n d a t o r i d e l
PSU
c o n P r a m p o l i n i , B u o z z i e M a t t e o t t i . C o s tr e t to a l l ’ e s i l i o m o r i r à a P a r i g i n e l 1 9 3 2 , d o p o a v e r
ricostituito in Francia l’unità dei socialisti con Piet ro Nenni.
V e d i T u r a t i F i l i p p o i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
V,
pp. 131-144.
Vedi anche Le vie maestre del socialismo , a cura di Rodolfo Mondolfo, Bologna 1921; Filippo Turati e
i l s o c i a l i s m o e u r o p e o , a c u r a d i M a u r i z i o D e g l i I n n o c e n ti , N a p o l i 1 9 8 5 ; T u r a t i g i o v a n e . S c a p i g l i a t u r a ,
positivismo, marxismo, a cura di Luigi Cortesi, Roma 1962; G. Livorsi, Turati. Cinquant’anni di
socialismo in Italia, Milano 1984; Filippo Turati e Anna Kuliscioff. Carteggio (1 maggio 1988 - giugno
1899), Torino 1949.
17
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 0 .
18
V e d i , a t a l e p r o p o s i t o , M . F e s t a n t i , C a m i l l o P r a m p o l i n i e g l i s c a m i c i a t i , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. ,
n . 3 1 , d i c e m br e 1 9 9 8 , p p . 5 - 2 3 . I n p a r t i c o l a r e v e d i i l r a c c o n to d i M a r i o P i l o « D e l e n d a C a r ta g o » n e l
q u a l e l ’ e x c o m m i l i t o n e d i P r a m p o l i n i r a c c o n ta , i n u n a r ti c o l o a p p a r s o i l 1 d i c e m br e d e l 1 8 8 7 i n « I l
p e n s i e r o d e i g i o v a n i » , p e r i o d i c o d i C a m p o ba s s o , e r i p r e s o d a F e s ta n ti , i l c l i m a e i p r o ta g o n i s ti
( c o n n o m i f a l s i p e r c h é n o n v e n i s s e r o i n d i v i d u a ti d a l l a q u e s t u r a ) d i q u e s t ’ e s p e r i e n z a r e g g i a n a .
19
A . Z a v a r o n i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , i n S t o r i a i l l u s t r a t a d i R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 4 3 4 . « L a P l e b e » e r a
g i o r n a l e l o m ba r d o s o c i a l i s t a . C o n l o s t e s s o n o m e v e r r à p u b bl i c a to , a l l ’ i n i z i o d e l n u o v o s e c o l o , u n
p e r i o d i c o a n c h e d e i c o s i d d e t t i « p r e t i b u o n i » d i R e g g i o , i c a tt o l i c i c h e v o l e v a n o i l d i a l o g o e a n c h e
l ’ u n i t à c o i s o c i a l i s t i e c h e a p e r t a m e n t e f e c e r o p r o p a g a n d a p e r l e l i s t e s o c i a l i s te a l l e c o m u n a l i .
D a l l e l o r o f i l a s i t r a s f e r i r a n n o i n q u e l l e s o c i a l i s te d u e p r e ti : d o n R o d r i g o L e v o n i e d o n R o d o l f o
Pag. 40
L’Apostolo e il Ferroviere
M a g n a n i , t r a i l 1 9 0 9 e i l 1 9 1 1 , d i c h i a r a n d o l ’ i n c o n c i l i a bi l i tà tr a c r i s t i a n e s i m o e C h i e s a e l a n a tu r a l e
c o n v e r g e n z a d e g l i i d e a l i c r i s t i a n i c o n q u e l l i s o c i a l i s ti ( v e d i a ta l e p r o p o s i to D o p o d o n L e v o n i a n c h e
d o n M a g n a n i d i v e n t a u n c o m p a g n o , i n M . D e l B u e , N o v e c e n t o , c i t. , p . 4 6 . ) I l g i o r n a l e « L a P l e b e » d i
R e g g i o v e n n e p u b bl i c a t o t r a i l 1 9 0 4 e i l 1 9 0 7 .
V e d i « L a P l e b e » ( 1 9 0 4 - 1 9 0 7 ) , i n L . T r e n ti n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , R e g g i o E m i l i a
1971, pp. 152-54.
20
V e d i , a ta l e p r o p o s i t o , l a l e t t e r a c h e V i n c e n z o B e g g i i n v i a a P r a m p o l i n i i l 2 5 m a g g i o 1 8 8 2 , a
p o c h i m e s i d a l l ’ i n i z i o d e l l a p u b bl i c a z i o n e d e « L o S c a m i c i a t o » . V i s i l e g g e tr a l ’ a l tr o : « L a v i a u n i c a
p e r p r o p a g a n d a r e l e i d e e s o c i a l i s t e è , i n q u e s t’ o r a d i tr a n s i z i o n e , l a p r o p a g a n d a f a t ta p e r m e z z o
d e g l i s c r i t t i . I n q u e s t a v i a m i è i m p o s s i bi l e s e g u i r ti . S a r e b be v a n i tà p u e r i l e , s t u p i d a m i l l a n te r i a ,
i n c o n s u l t o p r o c e d e r e i l c o n t i n u a r e a l a s c i a r c r e d e r e a p a r e c c h i c h ’ i o s i a l ’ a u to r e d ’ a l c u n i t u o i
be l l i s s i m i a r t i c o l i . M i r i t i r o e v o g l i o l o s i s a p p i a ( … ) P e r l ’ a z i o n e d e l g i o r n a l e i o s o n o i n a bi l e ( … )
s e n z a d i m e « L o S c a m i c i a t o » a v r à m o l to g u a d a g n a to n e l l a c o r r e z i o n e d e l l a s ta m p a e c o m p a r i r à
a d o r n o d i m i n o r i e r r o r i d i g r a m m a t i c a , d ’ o r to g r a f i a e d i s e n s o c o m u n e ( … ) M i v e n n e m i l l e v o l te la
te n t a z i o n e d i s u i c i d a r m i , m a n o n n e e b bi m a i i l c o r a g g i o o l a v i l tà » .
V e d i R . M a r m i r o l i , S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e , c i t. , p . 4 6 .
21
L ’ a v v o c a t o G i u s e p p e B a r ba n t i - B r o d a n o ( M o d e n a 1 9 5 3 , C a s a l e c c h i o d i R e n o 1 9 3 1 ) , c h e a l l ’ e tà
d i d i c i a s e t t e a n n i r i s i e d e v a n e l l a c i t t à f e l s i n e a , a n c h e s e e r a n a to a M o d e n a , è l ’ u n i c o d e l l a l i s ta
e l e t t o r a l e d e l 1 8 8 2 c h e p u ò d i r s i s o c i a l i s ta . T u t ta v i a « L o S c a m i c i a t o » i n v i ta g l i e l e t to r i a v o ta r e
a n c h e p e r g l i a l t r i t r e d ’ o r i e n t a m e n t o r a d i c a l - r e p u b bl i c a n o . I l r i s u l ta to v e n n e s a l u ta to i n t e r m i n i
tr i o n f a l i d a l g i o r n a l e d i P r a m p o l i n i . B a r ba n t i - B r o d a n o o t ti e n e 2 . 9 4 6 v o ti . N e l 1 8 8 6 O s v a l d o
G n o c c h i V i a n i , i l p r i m o d e i c a n d i d a t i s o c i a l i s ti , n e o tt e r r à s o l o 2 . 4 5 2 . M a , p r e c i s e r à P r a m p o l i n i ,
« a l l o r a i l B a r ba n t i - B r o d a n o e r a a p p o g g i a to d a i « d e m o c r a ti c i » , n o n d a i s o l i d e m o c r a ti c o - s o c i a l i s ti
c o m e i l F e r r i e i l G n o c c h i V i a n i » . B a r ba n ti B r o d a n o e r a s ta to u n a v v o c a to c o r a g g i o s o c h e a v e v a
i n i z i a t o t r a i p r i m i l a d i f e s a d e i p e r s e g u i ta ti i n t e r n a z i o n a l i s t i , tr a i q u a l i G i o v a n n i P a s c o l i , a v e v a
c o m ba t t u t o i n S e r b i a c o n t r o i t u r c h i , d o p o a v e r te n ta t o d i c o n v i n c e r e G a r i ba l d i a c o m ba t te r e p e r l a
S e r bi a , a v e v a f o n d a t o u n g i o r n a l e p o l i ti c o l e t te r a r i o , i l « D o n C h i s c i o t te » , a s s i e m e a G i o s u è
C a r d u c c i . L a c a n d i d a t u r a d e l 1 8 8 2 e r a s ta ta a c c e t ta ta d a l u i s i a n e l c o l l e g i o d i R e g g i o E m i l i a s i a i n
quello di Livorno. Si era iscritto al
PSI
d o p o l a f o n d a z i o n e d e l p a r ti to , m a , e n tr a t o i n c o n tr a s t o c o n
l a s e z i o n e bo l o g n e s e s o c i a l i s t a , n e f u e s c l u s o n e l 1 8 9 6 . F u c o n s i g l i e r e p r o v i n c i a l e d i B o l o g n a d a l
1 8 9 5 a l 1 9 0 4 . A c c u s a t o d a M a s s a r e n t i s u l p i a n o p e r s o n a l e , e g l i d e n u n c i ò i l l e a d e r s o c i a l i s ta d i
M o l i n e l l a , c h e f u c o s t r e t t o a f u g g i r e i n S v i z z e r a , d o p o l a c o n d a n n a . B a r ba n ti d i e d e p o i i l s u o
c o n s e n s o a l l a g r a z i a p e r M a s s a r e n t i , p e r p e r m e t te r e i l s u o r i t o r n o i n I t a l i a . D a l 1 9 0 7 B a r ba n ti
assume
posizioni
antisocialiste,
m i l i ta
nelle
fila
radicali.
Dedicatosi
to ta l m e n te
a l l ’ a tt i v i tà
p r o f e s s i o n a l e , n e l 1 9 1 1 l a s c i a B o l o g n a e s i s t a bi l i s c e a R o m a . N e l 1 9 2 6 l a p o l i z i a f a s c i s ta l o
considera un simpatizzante del fascismo.
Pag. 41
L’Apostolo e il Ferroviere
V e d i A . Z a v a r o n i , L a l i n e a , l a s e z i o n e , i l c i r c o l o . L ’ o r g a n i z z a z i o n e s o c i a l i s t a r e g g i a n a d a l l e o r i g i n i al
fascismo, Reggio Emilia 1990, p. 16. Vedi anche Barbanti Brodano Giuseppe in Il movimento operaio
italiano. Dizionario biografico , cit., vol. I, pp. 161-163.
22
« L o S c a m i c i a t o , v o c e d e l p o p o l o » , s e t ti m a n a l e , e s c e l a p r i m a v o l ta i l 1 g e n n a i o d e l 1 8 8 2 e
te r m i n a l e p u b bl i c a z i o n i , a n c h e p e r p r o bl e m i g i u d i z i a r i d e l r e s p o n s a b i l e , i l 1 9 d i c e m br e d e l 1 8 8 4 .
G e r e n t e r e s p o n s a bi l e e r a P i e t r o M o r a , r e d a t to r e r e s p o n s a bi l e C e s a r e M a s o n i e , d a l 2 s e tt e m br e
1 8 8 3 , C e s a r e B e d o g n i . L ’ u f f i c i o d e l g i o r n a l e e r a p r e s s o i l n e g o z i o d i A n g e l o C a n o v i , l i q u o r i s ta , i n
p i a z z a d e l D u o m o . V e d i L o S c a m i c i a t o i n L . T r e n t i n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , c i t. , p p . 9 2 93.
23
Ursus, Polemica. Scienza e socialismo (in risposta alla Rivista provinciale) , in «Lo Scamiciato», n.
3 , 1 5 g e n n a i o 1 9 8 2 , s t a i n L o S c a m i c i a t o 1 8 8 2 - 1 8 8 4 , r i s ta m p a a n a s ta ti c a , R e g g i o E m i l i a 1 9 9 2 .
T e c n o s t a m p a i n c o l l a bo r a z i o n e c o n C o m u n e d i R e g g i o E m i l i a , A s s e s s o r a to a l l a c u l tu r a , B i b l i o t e c a
Panizzi.
24
Vedi Al molto reverendo don Rinaldo Serrini, ex priore di Marmirolo, ed ora arciprete vicario
f o r a n e o d i M o d o l e n a , i n « L o S c a m i c i a t o » , n . 3 , 1 5 g e n n a i o 1 8 8 2 . A d o n S e r r i n i v e r r a n n o d e d i c a ti
q u a t t r o c a p i t o l i d i u n a s t o r i a n e l l a q u a l e s i n a r r a n o l e i m p r e s e d i u n p r e te d i c a m p a g n a c o n a l c u n e
r a g a z z e , i n p a r t i c o l a r e u n a , c e r t a T , c o n ta n t o d i l e t te r e p u b bl i c a te .
25
P. Giorgini, Ugo Rabbeno. Biografia di un intellettuale ebreo nella Reggio della seconda metà
d e l l ’ O t t o c e n t o , c i t . , s u « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , p . 1 3 0 .
26
A. Zavaroni, Le origini del giornalismo socialista reggiano, 1882 -1890, in Lo Scamiciato 1882 -1884,
cit., p.
27
XXVIII.
L a p r e d i c a d i N a t a l e v e n n e p u b bl i c a ta s u « L a G i u s ti z i a » n e l d i c e m br e d e l 1 8 9 7 a f i r m a « i l
p r e d i c a t o r e » . S i t r a t t a v a d i u n r a c c o n t o . E p a r l a v a d i u n o r a to r e c h e s i r e c a v a d a v a n ti a l l e c h i e s e e
d i c e v a c h e C r i s t o e r a s o c i a l i s t a p e r c h é a m a v a g l i u m i l i e o d i a v a i r i c c h i . « E b be n e , d i c e v a G e s ù a i
s u o i c o m p a g n i : l o s e n t i t e q u e s t o be n e f i c o o d i o p e r i l m a l e , l o s e n ti t e q u e s to d i v i n o d e s i d e r i o p e r i l
be n e ? » . D u n q u e a i c r i s t i a n i n o n r e s t a v a c h e l a s c e l ta s o c i a l i s ta : « S o r g e te e l o t ta te p e r c h é l a
g i u s t i z i a s i a ( … ) P r e n d e t e q u e s t e p a r o l e e s a r e te s o c i a l i s ti » . D e l l a p r e d i c a d i N a ta l e v e n n e f a t to
a n c h e u n o p u s c o l o . S e g u i r a n n o , d e l l o s te s s o te n o r e , « I l d i s c o r s o d e l l a m o n ta g n a » e « V e r a
r e l i g i o n e » . V e d i R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i » , c i t. , p p . 7 2 - 7 6 .
28
V e d i S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e , c i t. , p p . 5 4 - 6 0 .
29
Camillo Prampolini, rievocazione fatta dall’avv. Giusep pe Giaroli nel Teatro Municipale di Reggio
Emilia il 29 settembre del 1968 , cit. p. 11.
30
L a m a d r e d i C a m i l l o , M a r i a L u i g i a C a s a l i , m o r ì i l 1 6 m a g g i o d e l 1 8 8 3 . E r a n a ta a S a n M a r ti n o
i n R i o i l 2 9 f e b br a i o d e l 1 8 3 4 . G i o v a n n i Z i bo r d i , a p r o p o s to d e l r a p p o r t o tr a m a d r e e f i g l i o , s p e n d e
q u e s t e be l l i s s i m e p a r o l e : « E l l ’ e r a b e l l i s s i m a d i p e r s o n a c o m e d ’ a n i m o , d ’ i n d o l e i n c l i n e a l l a
m a l i n c o n i a . L a bo n t à , l a f i n e z z a , l ’ a bn e g a z i o n e d i l e i , l a c o n s o n a n z a s p o n ta n e a d e l s e n ti r e , p e r c u i
Pag. 42
L’Apostolo e il Ferroviere
( f i g l i o e m a d r e ) s ’ i n t e n d e v a n o , i n t a n t e c o s e e i n ta n t i c a s i , s e n z a p a r l a r e e l ’ o p r a f o r m a ti v a d e l l a
m a d r e s u l f i g l i o s i e s e r c i t a v a p e r m u t a tr a s m i s s i o n e p i ù c h e p e r c o n s i g l i o a m m o n i m e n ti . I l r i c o r d o
d e l r e c i p r o c o a m o r e , p o c o e f f u s o i n p a r o l e , e d e l l ’ a c e r bo d o l o r e d e l l ’ i m m a t u r o d i s ta c c o , c o m e
e b be r o p o t e n t e v i r t ù d ’ i m p r o n t a n e l l ’ a n i m o s u o , c o s ì l o a c c o m p a g n a r o n o p e r s e m p r e n e l l a v i ta » ( G .
Zibordi, Saggio sulla storia del movimento operaio in Italia. Camillo Prampolini e i lavoratori reggiani ,
c i t . , p . 1 0 ) . A n c h e i n R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 8 . N o n s i h a n o ti z i a d e l l a r e a z i o n e
d e l l a m a d r e a l p r i m o i m p e g n o g i o r n a l i s ti c o e p o l i ti c o d e l g i o v a n e C a m i l l o . Q u a n d o e l l a m u o r e
P r a m p o l i n i s c r i v e g i à d a u n a n n o s u « L o S c a m i c i a t o » e f u r i bo n d a e r a l a p o l e m i c a c o n l a C h i e s a e
c o n i p r e t i . L e i , d o n n a d i C h i e s a , c o m e a v r à r e a g i to ? D a to i l c a r a t t e r e d e l r a p p o r to tr a m a d r e e
f i g l i o c h e c o n t i n u ò d o l c i s s i m o , a n c h e a f r o n te d e l l e n u o v e i d e e d i C a m i l l o , s i d e v e p r e s u m e r e c h e i l
d i a l o g o s i s i a s e m p r e m a n t e n u t o r i s p e t to s o d e l l e p o s i z i o n i d i l u i . A p r o p o s i to d e l p a d r e , c h e m o r ì
d i e c i a n n i d o p o , n e l f e b br a i o d e l 1 8 9 3 , q u a n d o C a m i l l o e r a g i à d i v e n u t o d e p u ta t o e u n o d e i
m a s s i m i l e a d e r d e l s o c i a l i s m o i t a l i a n o , A n to n i o V e r g n a n i n i , i m p e g n a to n e l l a c o m m e m o r a z i o n e
u f f i c i a l e a l f u n e r a l e d e l p a d r e d i P r a m p o l i n i , c o s ì d e s c r i v e i l s u o c o m p o r ta m e n t o : « s o t to q u e l
d r a p p o f u n e br e ( s t a ) r a c c o l t o i l c o r p o d i c o l u i c h e h a d a to a l l a c a u s a d e l s o c i a l i s m o u n c a p i ta n o ,
c h e n e g l i u l t i m i a n n i d e l l a s u a v i t a h a p a l p i ta t o a l l ’ u n i s o n o c o l c u o r e d e i s o c i a l i s t i p e l tr i o n f o d e l
s u o o t t i m o C a m i l l o » . V e r g n a n i n i i p o t i z z a a d d i r i t tu r a c h e « c o l o r o c h e c o n a r m i s l e a l i , r i v o l t e c o n tr o
i l f i g l i o , a m a r e g g i a r o n o l a s u a v e c c h i a i a ( … ) c o n tr i bu i r o n o f o r s e a d a f f r e t ta r g l i l a m o r te » .
V e d i T r a s p o r t o f u n e b r e d e l r a g . L u i g i P r a m p o l i n i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 2 f e b b r a i o 1 8 9 3 .
31
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 3 6 .
32
Ibidem
33
Ibidem.
34
E r o s , C h i m u o r e , c h i n a s c e , i n « L o S c a m i c i a to . V o c e d e l p o p o l o » , n 1 , 1 g e n n a i o 1 8 8 2 .
35
A. Zavaroni, Camillo Prampolini, in Storia illustrata di Reggio Emilia , cit., p.436.
36
« L a m i n o r a n z a i n t r a n s i g e n t e » e r a p e r i o d i c o d i o r i e n ta m e n to r e p u bb l i c a n o - r a d i c a l e c h e i n i z i ò
l e s u e p u b bl i c a z i o n i i l 3 m a g g i o d e l 1 8 7 4 e l e u l ti m ò l ’ 1 1 f e b br a i o d e 1 1 8 8 5 . G e r e n t e r e s p o n s a bi l e
e r a q u e l F r a n c e s c o B e d o g n i , g e r e n t e a n c h e d e « L o S c a m i c i a t o » , s o s ti tu i t o d a l 9 g e n n a i o d e l 1 8 7 6 da
A n g e l o P e d e m o n t i . D a l 1 8 8 3 c a m bi ò i l n o m e i n « L a m i n o r a n z a i n tr a n s i g e n t e » . S i s ta m p a v a a l l a
ti p o g r a f i a D a v o l i o , p o i a l l a t i p o g r a f i a B o n d a v a l l i .
V e d i L a m i n o r a n z a ( 1 8 7 4 - 1 8 8 5 ) , i n L . T r e n ti n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , c i t. , p p . 7 9 - 8 0 .
37
Chi muore, chi nasce, cit.
38
P o l e m i c a . S c i e n z a e s o c i a l i s m o ( i n r i s p o s t a a l l a « R i v i s t a p r o v i n c i a l e » ) , i n « L o S c a m i c i a to » , c i t. , n .
3, 15 gennaio 1982.
39
Ibidem.
40
Lettera di Filippo Turati a Camillo Prampol ini, 30 marzo 1884, in R. Marmiroli, Socialisti, e
non, controluce, cit., p. 65.
Pag. 43
L’Apostolo e il Ferroviere
41
A. Zavaroni, Le origini del giornalismo socialista reggiano, 1882 -1890, in Lo Scamiciato 1882 -1884,
cit., p.
XXVIII.
42
Carlo Darwin, in «Lo Scamiciato», 30 aprile 1882.
43
G . Z i bo r d i , S a g g i o s u l l a s t o r i a d e l m o v i m e n t o o p e r a i o i n I t a l i a . C a m i l l o P r a m p o l i n i e i l a v o r a t o r i
reggiani, cit., pp. 38-39.
44
I l g i o r n a l e « D o n A b bo n d i o » u s c ì n e l 1 8 8 4 , v e n i v a s ta m p a to n e l l a t i p o g r a f i a d e l s o c i a l i s ta
Giovanni Cerlini, che ne era anche i l responsabile. L’argomento, quasi unico, è la polemica con i
c l e r i c a l i . D a l s e c o n d o n u m e r o u s c ì c o l s o t to ti to l o « g i o r n a l e s e r i o » , c o m e a s c u s a r s i d e l l a s u a v e n a
umoristica.
V e d i « D o n A b bo n d i o » , i n L . T r e n t i n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , c i t. , p p . 1 6 0 - 1 6 1 .
45
I l g i o r n a l e « I l R i b e l l e » d u r ò f i n o a l l u g l i o d e l 1 8 8 5 . P o i e s i s t o n o , c e n s i ti , a n c h e a l c u n i n u m e r i
dello stesso giornale che si riferiscono al 1903.
V e d i « I l R i b e l l e » i n L . T r e n t i n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , c i t. , p p . 1 1 1 - 1 1 2 .
46
« R e g g i o N o v a » , p r i m a u s c ì c o n c a d e n z a q u o ti d i a n a e p o i s e t ti m a n a l e . E r a o r g a n o d e l l a s o c i e tà
c o o p e r a t i v a , f o n d a t a n e l 1 8 8 0 d a C o n ta r d o V i n s a n i e i n te n d e v a i n n a n z i tu t to d i f f o n d e r e l e i d e e
c o o p e r a t i v e . I l p r i m o n u m e r o v e n n e p u b bl i c a to i l 3 d i c e m br e d e l 1 8 8 4 , l ’ u l ti m o i l 1 9 g e n n a i o d e l
1 8 8 6 . L a c o l l a b o r a z i o n e d i C a m i l l o P r a m p o l i n i s i tr a s f o r m ò s u bi to i n r e s p o n s a bi l i tà r e d a z i o n a l e ,
m e n t r e a G i a c o m o M a f f e i v e n n e a f f i d a t a l a r e s p o n s a bi l i tà a m m i n i s tr a ti v a . G e r e n t e r e s p o n s a bi l e e ra
i l r e d a t t o r e S c i p i o n e C a n o v i , c h e v e n n e s o s ti tu i to d a G a e ta n o P a c c h i a r i n i d a l 2 m a r z o 1 8 8 5 , p o i da
S e c o n d o C e r l i n i i l 6 d i c e m br e d e l l o s t e s s o a n n o . L ’ u f f i c i o e r a i n p i a z z a V i tt o r i o E m a n u e l e ( p i a z z a
d e l D u o m o , a t t u a l e p i a z z a P r a m p o l i n i ) p r e s s o l a ti p o g r a f i a D a v o l i o , p o i , d a l 1 f e b br a i o 1 8 8 5 , i n v i a
F a r i n i . C o n l e e l e z i o n i d e l 1 8 8 4 a p p o g g i ò l a c a n d i d a t u r a d i C o n ta r d o V i n s a n i , c h e p e r ò r i f i u t ò d i
andare in lista.
V e d i G l i a n n i d e l l a G i u s t i z i a . M o v i m e n t o o p e r a i o e s o c i e t à a R e g g i o E m i l i a ( 1 8 8 6 - 1 9 2 5 ) , c i t. , p . 6 0 e
« R e g g i o N o v a » , i n I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , c i t. , p p . 9 4 - 9 6 .
47
A n t o n i o V e r g n a n i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 1 , R o m a 1 9 3 4 ) v i e n e r i te n u t o i l p i ù g r a n d e a r te f i c e e
d i r i g e n t e d e l m o v i m e n t o c o o p e r a t i v o . S o l o d o p o i tr e n t’ a n n i , d o p o a v e r f r e q u e n ta to s t u d i l i c e a l i , e
d o p o i l f a l l i m e n t o d e l l ’ i m p r e s a c o m m e r c i a l e e r e d i ta ta d a l p a d r e , a c a u s a d e l q u a l e , i n ba s e a l l e
l e g g i d i a l l o r a , a n c h e A n t o n i o p e r s e i l d i r i t to a t ti v o e p a s s i v o d i v o to , i n i z i ò l a s u a a t ti v i tà p o l i ti c a
s c e g l i e n d o i l v e r s a n t e e c o n o m i c o . G i à p r i m a a v e v a c o l l a bo r a to a « L ’ a p e » , g i o r n a l e t to l o c a l e , p o i a
« L o S c a m i c i a t o » e a « L a G i u s t i z i a » . N e l 1 8 9 4 f e c e p a r te d e l l a r e d a z i o n e d e « I l p u n to n e r o » , p r i m o
q u o t i d i a n o i t a l i a n o d i i s p i r a z i o n e s o c i a l i s ta , d i r e t to r e d e l q u a l e e r a O l i n d o M a l a g o d i , p a d r e d e l
f u t u r o s e g r e t a r i o l i be r a l e G i o v a n n i . E r a a n c h e a u to r e d i bo z z e t ti , v e r s i p o e ti c i i r o n i c i , t e s ti
te a t r a l i . N e l 1 8 9 4 , d u r a n t e l a r e a z i o n e c r i s p i n a , c o n d a n n a to a d u e a n n i d i c a r c e r e , f u c o s tr e t t o a
r i p a r a r e e s u l e i n S v i z z e r a , d o v e d i r e s s e i l g i o r n a l e « L ’ a v v e n i r e d e l l a v o r a to r e » e s i m i s e a c a p o
d e l l ’ U n i o n e s o c i a l i s t a d i l i n g u a i t a l i a n a , d e l l a q u a l e f u s e g r e ta r i o , p o i d i r e s s e l ’ u f f i c i o e m i g r a z i o n e
Pag. 44
L’Apostolo e il Ferroviere
a B e r n a . R i t o r n ò a R e g g i o n e l 1 9 0 1 , s o s t i tu e n d o A r t u r o B e l l e l l i a l l a s e g r e te r i a d e l l a n e o n a ta C a m e r a
d e l L a v o r o , c a r i c a c h e t e n n e f i n o a l 1 9 1 3 . I n q u e l l ’ a n n o s i tr a s f e r ì a R o m a a l l a s e g r e te r i a d e l l a L e ga
N a z i o n a l e d e l l e C o o p e r a t i v e , i n c a r i c o c h e a v e v a o tt e n u to n e l 1 9 1 2 s o s ti t u e n d o i l r e p u bb l i c a n o
M a f f i , e a l l a p r e s i d e n z a d e l l a F e d e r a z i o n e d e l l e s o c i e tà d i m u t u o s o c c o r s o . N e l C o n g r e s s o d i
A n c o n a d e l 1 9 1 4 f u e l e t t o m e m br o d e l l a d i r e z i o n e n a z i o n a l e d e l
PSI.
All’indomani della marcia su
Roma Mussolini ricevette Vergnanini e si dichiarò favorevole alla cooperazione. Però, nel 1925,
anche la Federazione delle cooperative, della quale Vergnanini era rimasto pressoché solo alla
g u i d a , v e n n e s c i o l t a d a l r e g i m e . E r a a n c h e i m p a r e n ta to c o n G i u s e p p e M e n a d a , c o l q u a l e e b be
c o r d i a l i r a p p o r t i , c o m e t e s t i m o n i a t o d a l e t te r e d e l l e q u a l i p a r l e r e m o . S i s p e n s e a R o m a n e l 1 9 3 4 e
v e n n e c o m m e m o r a t o d a A n g e l o C a br i n i .
V e d i V e r g n a n i n i A n t o n i o , i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 4 8 2 ; i n
Novecento, cit., p. 539, in Uniti siamo tutto. Alle origini della Camera del Lavoro di Reggio Emilia ,
Reggio Emilia 2001, pp. 60 -61; F. Boiardi, Antonio Vergnanini, un riformista senza doppiezze , in
«L’Almanacco», cit., n. 10, giugno 1987; L. Salsi, Antonio Vergnanini, recensione di Giorgio
Boccolari, in Ricerche storiche, n. 69, aprile 1992; M. Fincardi, Vergnanini e il villaggio, in
« L ’ A l m a n a c c o » , c i t . , n . 1 1 , d i c e m br e 1 9 8 7 , p p . 6 5 - 8 2 .
48
Camillo Prampolini, rievocazione fatta dall’avv. Giuseppe Giaroli nel Teatro Municipale di Reggio
Emilia
il
29
settembre
del
1968 ,
cit.,
p.
1 2.
Pag. 45
L’Apostolo e il Ferroviere
Un piemontese che voleva il progresso
Quando Giuseppe Me nada arriva a Reggio ha solo vent otto anni. Egli nacque infatti
il 27 agosto del 1858 a Pecetto di Valenza, un piccolo paese in provincia di Alessandria,
inerpicato su un colle tra il Tanaro e il Po. Pecetto era già noto nell’Ottocento per av er
dato i natali a Giuse ppe Borsalino, 1 grande industriale nel settore del cappello, p er
ricordare il quale, l’11 aprile del 1920, il suo paese eresse u n monumento, con tanto di
commemorazione ad opera proprio di Gi useppe Menada. Bor salino fu per Giu sep pe
Menada un esempio e uno stimolo. La su a capacità creativa nel campo dell’eco no mia
spronò anche un altro giovane di Pecetto a tentare una via irta di ostacoli, ma che
poteva portare a grandi, imprevedibili successi. Era possib ile essere originari di
Pecetto, insomma, e diventare famosi in Italia e nel mondo. La famiglia Borsalino,
oltretutto, si era dimostrata davvero sensi bile nei confronti del paese natale, tanto c he
il figlio di Giuseppe, il senatore Teresi o Borsalino, donò, nel primo dopoguerra,
l’acquedotto al suo p aese, pagato di tasca sua, come fece Ulderico Levi con Reggio, e
alla inaugurazione d el quale a ncora Giuseppe Menada era sta to scelto come orato re
ufficiale.
Pecetto aveva nella fa miglia Menada già un punto di riferimento a metà Ottocento. Il
padre di Giuseppe, Alfonso Menada (182 5-1904), e la madre Erminia (1831 -1906 ) era no
due stimate figure di possidenti e di benefattori locali, che risiedevano in u na sontuo sa
dimora definita la Certosa. La famiglia Menada, numerosissima anche per l’epo ca, e ra
costantemente in contatto col paese e con le sue esigenze, delle quali spesso si fac eva
carico. Vi era, nei c onfronti dei due co niugi, da parte dell a loro comunità, «u na
venerazione pro fond a, un affetto sentito ». 2 I coniugi Menad a erano profondame nte
religiosi, soprattutto la signora Ermini a, ricordata «nel
banco della parrocchia
attorniata dal numeroso stuolo dei figli, inappuntabilmente alla Messa delle undici». 3
La famiglia Menada contava di ben sedici figli e Giuseppe era il settimo. Spesso si
intravedeva tutta la famiglia unita «inceder e gaia, nel cont egno, amorevole sì, ma
sempre con qu el rise rbo che i figli devono tenere verso i genit ori, i piccoli coi fratelli
maggiori». 4 Si poteva forse già intuire che questo drappello di beni di famiglia si
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L’Apostolo e il Ferroviere
sarebbe gradualmente trasformato in un p re zioso patrimonio di glorie nazionali. Per di
più unite da profond o amore filiale e da fr aterna solidarietà.
Alla morte dei genitori i figli vollero infatti pensare a qualco sa di importante per
rinnovarne la memoria. E ritennero di dedicare a mamma e papà un asilo, pe r la
costruzione del qual e, uno dei fratelli di Giuseppe, Emilio, dopo la morte della
consorte, ver sò trent amila lire, presto imitato da un altro fratello, Angelo, che comprò
e donò al paese il palazzo Canepari, «onde affrettarne l’erezione». 5 Più tardi sorgerà la
«Casa benefica Alfonso ed Erminia Menada» con un duplice scopo: fornire l ’asilo p er
l’infanzia e il ricovero per i vecchi inabili al lavoro del paese. La duplice direttrice del
lavoro e della assi ste nza uniformò co sì lo stile di vita d ei fratelli Menada.
Uno di loro, appunto l’Emilio prima citato, forse il persona ggio più affascinant e
dell’abbondante fami glia, assieme a Giu seppe, s’innamorò del mare come quest ’ulti mo
si dedicò alla ferrov ia, e ne fec e la sua ragione di vita. 6 Capitò quando Emilio, a
quindici anni, nel lu glio del 1867, venne accompagnato a Genova da un nonno a far
visita alla sorella Pa ola, che stava tra sco rrendo una va canza al mare, prescrittale dal
medico. Il mare per uno che abita in montagna è una scommessa di libert à. Come
Genova per un piem ontese abituato alla pioggia e al sole a r ate. L’infatu azione d urò
un’intera esistenza . Emilio vide il mare e capì che sarebbe stata la sua ragione di vita.
Ad appena quindici anni si imbarcò co me mozzo per un v iaggio, compiuto tr a il
novembre del 1868 e l’aprile del 1871, sul bastimento «Invidia», alla volta dell’Oceano
indiano e della Birmania. Da lì prese piede la carriera fulminante di un mozzo
apprendista se nza pa ga, col padre che anzi doveva versare ci nquanta lire mensili al
comandante. Dopo l ’e sperienza sull’Invidia, che si conclu se nell’aprile del 1871, Emilio
si reimbarcò subito sul Laigueglia in rotta per l’Arg entina, stav olta marinaio a tutti gli
effetti. F urono ve nti mesi d’avventure sul mare, interrotti da u n naufragio sul Cana le
di Bristol. Poi, nel 18 76, Emilio è ufficiale e nel 1880 è capitano del bastimento a vela
«Caterina Mainetto» .
L’ esistenza di Emilio Menada conobbe una svolta con la nascita di una nuova
compagnia a Genova, quella dei «Trasporti marittimi Ragg io & C.», con alla testa il
conte Edilio Raggio, che in Emilio Menada ebbe a tal punto fidu cia da nominarlo pri mo
ufficiale e da affidar gli il figlio in un avventuroso e a ffa scinante giro del mondo, con
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L’Apostolo e il Ferroviere
puntate a Suez, in India, in Cina, in Aust ralia, in G iappone, i n America, a Londra e a
Parigi. Un viaggio da novelli Cristoforo Colombo che durò dieci mesi (dal novem bre
1894 all’agosto del 1895) e c he doveva servire al giovane e fortunato Raggio per
accrescer e le sue co noscenze. Tra sferito dal mare agli uff ici come dirigente de lla
compagnia di Raggio, Emilio Menada si rivelò ottimo uomo d’affari e venne a ssai
presto designato alla direzione della compagnia. Venne poi nominato nel consi glio
della «Navigazione generale italiana», la massima compagnia marittima del Paese, poi
membro
dell’«Italia
assicurazioni
marittime»,
progettò
la
costruzione
di
nuovi
piroscafi, ideò le soste per le imbarcazioni italiane e bisognose di rifornimenti tra
Europa e Americhe , formando, con la Piaggio, la «Senegal so cietè d’approvis ionement»,
e ideando anche i pontoni che si chia marono proprio «Pontoni Menada». Fu poi
membro del consiglio del «Traffico delle ferrovie di stato», quale rappresentante della
classe armatoriale, membro «ad honorem» del collegio degli «Ingegneri di Geno va» ,
componente del consiglio superiore della «Marina mercantile». Un’istituzione nel
campo marittimo questo Emilio, come Giuseppe lo sarà nel campo ferroviario e
industriale. Chissà c he sarebbe stata la sua vita senza qu el viaggio dalla sorellina a
Genova, d ove si inna morò del mare...
Stessa domanda si p uò fare per Prampolini. Che ne sarebbe st ato della sua vita se
avesse vinto quel ma ledetto concorso di funzionario al ministero degli Interni? La vita
è spesso co nsegu enza del caso. Dura nte la prima guerra Em ilio Menada venne
individuato come uno dei quattro armatori italiani che dovevano prendere decisio ni
degli affari marittimi al ministero dei Trasporti. Nel 1920, dopo che la famiglia Raggio
aveva deciso di vendere la società, Emilio Menada assunse la presi denza di una società
di navigazione su invito del Credito italiano, poi venduta con la soddisfazione piena
degli azionisti. Fu p residente del «Looyd Adriatico» e co nsigl iere della «Compagnia
finanziaria
marittima»
e
del
« Credito
marittimo»,
due
banche
crea te
d alla
«Navigazione genera le italiana», nonché presidente della «So cietà commercio e
fabbricazione tubi». Come Giuseppe, collezionista di cariche a lle quali dedicò tutta la
giornata e molte notti, Emilio fu uomo d’avventura e coraggio, ideatore di azie nde e
società. Come Giusep pe, più giovane di lui di cinque anni, fratello minore e per questo
anche
un
po’
prot etto
da
quella
scor za
dura
di
uomo
che
fu
Emilio,
morto
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L’Apostolo e il Ferroviere
ultracentenario nel 1 955 a Se stri Levante, il fratello marinaio divenne una gloria per il
suo paese natio, al quale fu il primo a destinare per beneficenza una forte somma in
denaro.
Questo Emilio, senza accorgersene, terrà a battesimo un’altra progenie di uomini di
mare, che al suo spir ito d’avventura e al suo intuito imprenditoriale dovrann o la lo ro
fortuna. Ritorniamo a quel viaggio a Genova. Sua sorella, quella Paola o Paolina che
era sul mare ligure per motivi di salute e che provocò inconsapevolmente la svolta
nella vita di Emilio con il colpo di fulmine per la vita sul mare, andrà infat ti spo sa a
Felice Clerici, un cinquantaseie nne po ssid ente e vedovo, di trent’anni più vecc hio di
lei. E i due sposi daranno alla luce tre figli, tra i quali Alfonso , nato nel 1884, che nel
1909 fonderà, con l ’inglese Henry Co e, la compagnia marittima «Coec lerici», 7 su
consiglio proprio dello zio Emilio. Coe era un inglese che aveva già una sua attività e
molti rapporti con l’estero, ma poca voglia di lavorare. Emilio consigliò di contattarre
il nipote Alfonso e di entrare in società co n lui. Si potevano far e ottimi affari. Al fonso
seppe co stituire un punto di riferimento e il raggio d ’azione della nuova società si
accrebbe di diverse e nuove opportunità. Così, mentre lo zio si a pprestava a divenire il
più influente italiano nel ramo armatoriale, il nipote ar rivava ugualmente ai vertici del
successo con la sua i mpresa sul mare.
Ma veniamo dal ma re sulla terra, anzi sulle rotaie. Giu sepp e Menada, mentre il
fratello Emilio navigava in mari lontani, ultimato un corso di studi, entrò nelle
«Ferrovie Alta Italia» il primo aprile del 1876 come applicato avventizio, dieci anni
prima di sbarcare a Reggio. Entrò in Palazzo Litta a Mila no nell ’ufficio dove il
commendator Giovanni Cortassa, 8 poi dep utato, l’aveva preced uto con la paga di lire
tre. Giuseppe non av eva comp iuto diciotto anni. Vi rimase due anni e nel 1878 dovette
lasciare il lavoro per il servizio di leva, che assolse a Torino, fino al 1881, agli ordini
del maggiore Duboin, proprio nella «Brigata ferrovieri», com’era suo desiderio.
Congedato caporale e rient rato a Milano, fu poi a Roma tra il 1884 e il 1885 co me
aggregato al gabinetto del ministro dei Lavori pubblici Genala, e contribuì alla
convenzione del 18 8 5 in base alla quale le «Ferrovie Alta Italia» si trasformarono in
«Rete Mediterranea», controllata, come la «Alta Italia», da un gruppo di cui faceva no
parte il principe Marcantonio Borghese, il conte Bellinzaghi, la Banca Generale , la
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L’Apostolo e il Ferroviere
Banca di Napoli e la Banca Subalpina.
Poi, dopo che nel ma rzo del 1886 la Banca Subalpina e di Milano aveva ottenuto l a
subconcessione della costruzione e g estio ne della ferrovia, ancora da completare, da
Guastalla a Reggio e da qui a Sassuolo , con diramazioni per Correggio e Carpi,
Giuseppe Menada arriva a Reggio, dopo aver lasciato la Mediterranea. La sua qualifica
è solo di i spettore, m a in realtà si tratta di una funzione di alta responsabilità, e sse ndo
Menada l’u omo di fiducia della banca che poi verrà a ssorbi ta, assieme al Credi to
industriale torinese e alla Banca Generale, dalla Banca commerciale, il vero istituto c he
sarà, grazie a Mena da, la base creditizia di tutte le maggiori operazioni industriali
della provincia di Reggio. Fin dal 1886 Menada ebbe come compagni di lavoro
l’ingegnere Alfredo Benassi, 9 collaboratore di un’intera esistenz a, e con lui partecipe di
diverse avventure industriali, a cominciare dalla prima, il salvataggio della «Calce e
gesso» di Ventoso di Scandiano, 1 0 il conte Giuseppe Borini, Antonio Sirotti, Guglielmo
Boni, Angelo Menada , fratello di Giusepp e.
Di Angelo, nato a Pe cetto il 17 giugno del 1863, si ricorda, oltr e al dono di Palaz zo
Canepari al suo paese per ubicarvi l’asilo e poi la casa di riposo, l’assu nzione, dopo il
tirocinio di Reggio Emilia, del ruolo di ispettore della «Ferro via Nord Milano», poi
quello di dirigente della impresa Eternit, dove profuse mo lte energie. Fu anc he
presidente della «Costruzioni e fondazioni », con sede a Milano. Dovette poi lasciare il
campo degli affari per una malattia, che però non gli impedì di occuparsi di
beneficenza (oltre che della Casa benefica d i Pecetto, a nche dei restauri della chi esa
parrocchiale). Angelo fu, di tutti i fratelli, «quello che raccolse i n vita il patrimonio più
ingente». 1 1 Proprio a d Angelo e al primogenito Giacomo, il re d’Italia «riconobbe, nel
1929, il titolo di barone, che e ra stato concesso un secolo prima all’avo Salvatore
Menada, nato a Vale nza nel 1798» . 1 2 Di F rancesco Menada, u n altro fratello, nato nel
1859, di un a nno pi ù giovane di Giusep pe, si deve ricordar e invece la fulminante
carriera in «Eridania zuccheri». Quand o egli morì, a soli cinquantatre anni, ne e ra
divenuto presidente.
Una famiglia di personalità illustri, dunque, qu ella di Menada, alla quale certo non
farà difetto, per intra prendenza e per successi conseguiti, il nostro Giuseppe. Con u na
dote soprattutt o in c omune: l’ing egno creativo, la capacità di intuire un’opportunità e
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L’Apostolo e il Ferroviere
di sfruttarla col lavoro. Quando Giuseppe Menada aveva iniziato da poco più d’un
anno la sua attività nelle locali ferrovie, e mentre l’indust ria ferroviaria si stava
espandendo in tu tta Italia, Prampolini, con il solito pseudonimo di Eros, uscì con un
articolo
su
«La
Giustizia»,
intitolato
I
salariati
d elle
ferrovie . 1 3
Nello
scritt o
prampoliniano si sostiene che «gli impiegati delle ferrovie sono una classe nuova di
salariati, un nuov o p roletariato». 1 4 Po chi anni prima dell’invenzione della macchina a
vapore erano ancora le diligenze e i cavalli da posta a farla da padroni. La rivoluzione
era profonda. «Or sono succ edute dappertutto», continuava Prampolini «coi loro
lunghi treni che tr a versano da un capo all’altro le nazioni, alcune colossali soci età
ferroviarie le quali esercitano sole, e senza possibili concorr enti, da vere padrone,
un’industria per la quale occorrono capitali di milioni e miliardi». 1 5
La concentrazione de lla ricchezza in poche mani e la proletarizzazione delle masse
era così u n proce sso in avvio. A questa trasformazione del controllo sul trasporto,
infatti, faceva da contrappeso il fenomeno di «migliaia e migliaia di impiegati, migliaia
di famiglie che dipe ndo no da qu este società e più precisamente dalle tre o quatt ro
persone che signoreg giano in e sse (…) e il proletariato delle ferrovie deve piegarsi ad
ogni patto e rassegnarsi ad essere sfrutt ato». 1 6 La sua concl usione era consolatoria.
Ecco «le verità del so cialismo scientifi co che vi trovano ampia conferma». 1 7 La
rivoluzione sociale « non è che la consegu enza, il cor ollario na turale della rivoluzione
portata dal mondo moderno dell’industria». 1 8 Che era come dire: senza Menada e la
sua attività per industrializzare la provincia di Reggio anche il socialismo di
Prampolini non avrebbe potuto fare u n sol o passo i n avanti.
Su questa qu estione il leader socialista era stato a nche più esplicito e la s ua
concezione del so cialismo come necessit à, e non come possi bilità, viene più volte
ribadita. Scrive nel suo opuscolo Come avverrà il socialismo : 1 9 «Così dunque la
borghesia, dando vita alla grande i ndustr ia, prepara essa medesima i materiali per la
propr ietà collettiva prevista e predicata dal socialismo. Questi materiali potranno
essere socializzati con grandissima facilità. Quando avrà conqui stato il potere di dettar
legge, la cla sse lavoratrice farà la propria rivoluzione semplicemente dichiarandoli di
proprietà nazionale e comunale, a seconda della funzione sociale a cui servono» . 2 0 Così
la sua visione, u n po ’ semplicistica e tutt a positiva, della rivoluzione, semplicemente
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L’Apostolo e il Ferroviere
come presa d’atto, gl i suggerisce anche il valore tutto negativo della violenza , verso la
quale egli assume un duplice atteggiamento di condanna. Una condanna morale, perché
in fondo al suo cuore egli ama la pace, la quiete, il suo animo è tutto intriso di spirito
cristiano, e non è un caso che Cristo è forse la personalità più citat a nei suoi articoli e
discorsi, come Prampolini confessa in uno scritto rivolto al processo che non si fe ce,
dopo il suo arresto d el 1899. 2 1 Ma è anche condanna p erché la violenza è inutile. Se il
socialismo avverrà d’incanto, dopo la crisi del capitalismo , perché ricorrere a lla
violenza? Se c’è biso gno della violenza è perché la crisi non ha ancora determinato le
condizioni per la rivoluzione. Per la verità, quando il bolscevismo dimostrerà che una
qualche rivoluzione e ra possibile con la violenza, allora Prampolini polemizzerà anche
sul contenuto di quella rivoluzione prendendo clamorosa mente e lucidamente le
distanze
da
un
sistema
imperniato
sulla
dittatura
del
proletariato,
che
è
un
controsenso, essendo il proletariato la maggioranza, e la maggioranza, p er far valere le
sue ragioni, non ha bisogno, a suo giudizio , di dittature.
Menada, mentre Pra mpolini predicava il suo socialismo positivo e romantico, più che
scientifico, dalle colo nne de «La Giustizia », cominciava a farsi le ossa all’interno de lla
soci età di gestione de lle ferrovie, che nel 1 886 aveva deciso di subentrare alla ditta dei
fratelli Anaclerio. 2 2 Quest’ultima continuava a deludere la committenza, provocava
ritardi inaccettabili e richieste c ontinue di aumenti di spesa. Così, dopo il tra tto
Ventoso-Scandiano-R eggio, la ferrovia R eggio -Novellara -Gua stalla, con diramazione
per Bagnolo -Correggi o e Carpi ancora non era ultimata, così co me mancava il tratto da
Scandiano a Sassuolo.
Quella del ritardo di Reggio e degli errori compiuti, a vantaggio delle due province
vicine, Parma e Mod ena, co stituì forse il primo motivo di polemica nei confronti dei
più forti ex ducati. Una polemica che a Reggio risuonerà, fino ai tempi nostri, come un
leit -motiv ricorrente e umiliante. Dapprima era stata persa la c ontesa co n Parma sul la
linea tirrenica. Il governo Cavour, attraverso il ministro dei lavori pubblici Paleocapa,
aveva scelto il proge tto della Parma -La Spezia, scartando quel lo che sembrava ai più
meglio elaborato e più logico, della Reggio -Lucca con dira mazione per La Spezia. 2 3
Quest’ultimo progetto era stato avanzato da un comitato che nel 1860 si era costituito a
Reggio con l ’intento di promuovere la rea lizzazione di quella l inea ferroviaria, mentre
Pag. 52
L’Apostolo e il Ferroviere
il progetto della Par ma -La Spezia era stato studiato d a una società parmense già a
partire dal 1844. I due progetti erano stati presentati più o meno nello stesso period o a
Cavour e il governo aveva bocciato quello reggiano. Miglior fortuna non avrà,
vent’anni dopo, la richiesta di una ferrovia da Modena a Lu cca con una diramazione in
terra reggiana. 2 4
Ma preoccupava che anche la contesa con Modena fosse stata persa, allora. Infatti,
mentre Parma aveva già realizzato la sua ferrovia fino al Po, dall’altra parte Modena
aveva provveduto a fare la sua fino a Man tova già nel 1870. 2 5 Reggio era così gi à
marginale e l’attraversamento ipotizzato dall’Europa al Tirreno, che avrebbe dovuto
reggersi sulla direttr ice Verona -Reggio-L ucca-La Sp ezia, anda va a farsi benedire. In
questo conte sto si inseriva anche la diatriba con la ditta Anaclerio. «La Giustizia» del 5
settembre del 1886 ironicamente così com menta: «Al Ca ffè si parla dei grandi uomini
della Deputazione provinciale, gli eroi dell’affar e Anaclerio (…) Dopo esser si lasciati
sfuggire tutte le migl iori occasioni (… ) perché ne appro fittassero le vicine province di
Modena e Parma, dopo aver commesso una quantità d’errori d’ogni genere (…) non
sono riusciti che a farsi mangiare dei milioni (…) Se pagassero di tasca loro (…) ma
paga Pantalone» . 2 6
Non restava che rimboc carsi le maniche, perché Reggio era praticamente priva di
industrie e anc he le ferrovie latitavano. Senza le une mancavano le altre (l ’esempio era
la «Calce e gesso» di Ventoso, nata per costruire la ferrovia da Parma a Reggio e a
Modena, e che aveva sugge rito l’idea dell’unica ferrovia provinciale allora completata
e che dal cortile della fabbrica si congiungeva con Scandia no e di qui arrivava a
Reggio). Ma era ver o anche il contrario. Senza una rete ferr oviaria era impossibile
pensare all’industria lizzazi one della provincia di Reggio. Una provincia agricola,
fortemente arretrata e poverissima. E sarà proprio dal rapporto tra ferrovie e attività
industriale che si cre eranno le condizioni per lanciare la grande industria in provincia.
Il primo risultato del nuovo impegno di Giuseppe Menada nella società della Subalpina
fu certo l’acc elerazi one della ferrovia che ancora mancava : la Reggio -Novellar aGuastalla con dirama zione per Corr eggio e Carpi.
La ferrovia era stata iniziata nel 1884, poi sospesa per circa un anno, fino alla firma
di un atto ufficiale da parte della ditta Anaclerio, che dichiarava la sua impossibilità al
Pag. 53
L’Apostolo e il Ferroviere
completamento dell’opera e al subentro della Banca Subalpina, il 24 marzo del 1886.
Col subentro della Su balpina vennero sotto scritti due i mpegni:
1) La concessione alla banca della costruzio ne della ferrovia;
2) La conc essio ne all’avvocato conte Alberto Amman, presidente della banc a,
dell’esercizio della fe rrovia da affidare a u na società da costitui rsi.
I due documenti furono firmati dai ra ppresenta nti della Banca Subalpina on. Luigi
Canzi, Franc esco Sesia e Federico Carmi. Il costo dell’opera era suddiviso in 6/10 a
carico dello Stato e in 4/10 a carico dell’Ente. Il tempo massimo era di tre anni. In
pochi
mesi
i
lavori
per
l’apertura
del
t ratto
Reggio -Bagnolo-Novellara
furo no
completati. Il 26 ottobre del 1886 venne aperto quel tronco e inaugurato con u na
grande fiera di beneficenza a Novellara, con più di seimila premi, mentre il 5 maggio
dell’anno dopo la No vellara -Guastalla aprì ufficial mente i battenti.
Il 15 ottobre del 1 8 87 venne aperto, infine, il tratto Correg gio -Carpi. Sabato 23
ottobre avvenne l’i na ugurazione di tutta l a ferrovia Reggio -Gu astalla con diramazione
per Carpi (un anno e mezzo prima del previsto). Il treno, con il rapp resentante del
governo e le autorità locali, sfrecciò dalla stazione di Reggio a quella di Bagnolo,
accolto da una folla i mmensa e da una banda di musicisti. Poi il sindaco pronunciò un
discorso. Alla fine della manifestazione i l treno si divise in due. Ar rivò una nuo va
macchina a vapore . Una parte prosegu ì verso Novellara e Guastalla, una parte si
diresse verso Correg gio e Carpi. Il tutto tra la sorpresa e l’a mmirazione generale. Il
treno che solcava la bassa pianura reggi ana e si stagliava tra contadini a mmirati e
animali impauriti doveva rappresentare u no spettacolo di rara suggestione. Arrivava il
mostro di ferro e la modernità che poteva permettere i trasferimenti veloci a tutti.
Finalmente un re sidente di Novellara poteva arrivare a Reggio in poco più di un’ora.
Naturalmente que sta nuova occa sione di trasporto e di progresso, provocava anche
danni ambientali e architettonici. Come a ltro chiamare l’abbattimento, nel 1887, de lla
duecentesca Rocchett a di Correggio, situata al fondo dell’attuale corso Cavo ur, per
costruirvi la stazione ferroviaria? Un poet a correggese, Giovan Battista Fantuzzi, co sì
la commentò: «Vattene dunqu e in pace, o mia Rocchetta/ e meco tu perdona a chi
t’uccide/ vero è pro verbio: Chi la fa l ’a spetti/ e ben ride chi solo ultimo ride» . 2 7
Profezia assolutamente realistica, perché l a stazione di Corregg io verrà lasciata cadere
Pag. 54
L’Apostolo e il Ferroviere
in rovina nel secondo dopoguerra, dopo l’abolizione della ferrovia Bagnolo -Correggio,
decretata dall’Amministrazione provinciale nel 1954 e attuata nel 1955, assie me alla
diramazione della Reggio -Ciano per Montecchio.
Restava l’ultimazione della Reggio -Sa ssuol o, che verrà aperta solo il 4 dicembre del
1892,
co n
la
r ealizzazione
dell ’ultimo
tronco
di
ferrovi a
Cast ellarano -Vegg ia-
Sassuolo , 2 8 mentre il 7 settembre del l ’anno prima si era ina ug urata la Reggio -Vegg ia,
con interventi di tutte le autorità, tra le quali figuravano lo stesso Giusepp e Menada , il
prefetto di Reggio Alfazio, il presidente della Deputazione provinciale Carlo Morandi,
partiti da Reggio con un tren o speciale alle otto e trenta del mattino. 2 9 In quel 1892 e ra
stato fo ndato a Ge no va il Partito dei lavoratori italiani, e si era approfittato proprio
degli sconti ferroviari in occasione del qu arto centenario della scoperta dell’Ameri ca
per organizzare un congresso co n delegati che provenivano, coi treni, da ogni parte
d’Italia. Ancora il t reno a de finire i co ntorni di una nuova epoca e addirittura a
rendere possibile lo svolgimento di un Congresso Nazio nale di un partito che, senz a il
treno, non si sarebb e potuto far e mai.
Se Prampolini aveva cominciato a interessarsi di questa nuova azienda dell e
ferrovie, Turati aveva molto a cuore a Milano i bisogni dei salariati e degli impiegati
delle poste e telefoni, come confermano diversi suoi interventi parlamen tari a sostegno
di queste categ orie, r ecentemente ra ccolti in un prezioso volum e. 3 0 Anche il socialismo
doveva modernizzarsi e questi nuovi ceti di lavoratori erano improvvisamente balzati
agli onori della cronaca. Il tema della proprietà delle ferrovie sa rà uno dei primi ad
essere posto dai soci alisti ai governi liberali di inizio Novecento e verrà raggiu nto,
grazie alla loro pressi one, l’obiettivo della nazionalizzazione.
La «Società a nonima per le ferrovie regg iane» na sce u fficialm ente il 27 settembre
1888.
Dal
momento
dell’apertura
della
prima
ferrovia,
la
Reggio -Ventoso,
alla
costituzione della S A F R E , so no trascorsi ci nque anni. La gestio ne precedente la nascita
della S A F R E era stata affidata, in un primo momento, alla ditta Anaclerio e poi alla
Banca Subalpina «tr amite la società co struttrice». 3 1 Pr esidente della S A F R E ve nne
nominato, come rico noscimento della necessità di una conti nuità e di un rappo rto
stretto con la sua banca, il conte Alberto Amman, presidente della Subalpina,
proprietaria della maggioranza delle azioni della nuova società . Come direttore venne
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L’Apostolo e il Ferroviere
scelto Giuseppe Menada, promosso sul ca mpo, dopo l’azione intrapresa dal 1886 co me
ispettore della Banc a Subalp ina, capace di risolvere concr etamente il proble ma
dell’ultimazione delle ferrovie rimaste incomplete. Segretario della nuova società e ra
l’ingegnere Ang elo Salmoiraghi, 3 2 che diverrà poi famoso indu striale.
Nel settembre del 18 88 restava ancora da ultima re solo il tratto Scandiano -Sa ssuolo ,
che verrà completato quattro anni più tardi. Il 1889 e il 1890 furono anni difficili e i
bilanci chiusero in perdita, costringendo la società a una forte riduzione del personal e.
Il primo ottobre del 1888 la società oc cupa va 170 agenti stabili e 30 avventizi. Alla fine
del 1890 i dipendent i fissi erano solo 142 e gli avventizi 16. Per di più si ridusse la
paga di tutti, con giustificate protest e da parte del
qu otidiano socialista «La
Giustizia». 3 3 Da nota re che gli impi egati dovevano lavorare sette ore e mezza al giorno
e quattro in quelli fe stivi.
Nel 1892, in occ asio ne dell’inaugurazione del tratto di ferrovia Scandiano -Veggi a,
Menada invita, in tre distinte gite, il prefetto, la Deputazio ne provinciale, la stamp a,
autorità varie. Egli fu anche pignolo oltre che scrupoloso amministratore. Do po
l’invito, chie se alla Provincia 231, 2 5 lir e per le tre refezioni . E, nel novembre de llo
stesso anno, venne a nche acc usato dal go verno di condotta grave e scorrettissima per
aver chiesto proprio agli onorevoli Prampolini e Basetti 3 4 il biglietto il 17 di ottobre. I
due parlamentari avevano il permanente ferroviario che anche allora si concedeva ai
deputati, ma la legislatura era finita e loro stessi erano considerati scaduti. 3 5 Che far e?
Menada si po se il pr oblema di come contabilizzare una perdita e si prese anche u na
lavata di testa.
Intanto
i
dipendenti,
che
nel
1888
er ano
duecento,
nel
1894
erano
sc esi
a
centoquaranta sei. Ma la loro retribuzione era decisamente aum entata. In q u egli anni la
SAFRE
si rivela la prima azienda a istituire una cassa pensioni autonoma, su pressio ne
dello stesso direttore. Nel 1892 si verifica anche un profo ndo mutamento della società,
che viene ridotta a soli sei azionisti, due principali (Banca Subal pina, che era in
liquidazione,
con
novemila
azioni,
e
la
Banca
Generale
con
seimila).
Amman,
Salmoiraghi e i fratel li Guastalla partecipa vano con venti azioni . Venivano esclusi tutti
gli altri soci, tra i quali lo stesso Menada, che era entrato in società con trecento e poi
mille azioni. D’ora in poi Menada è solo u n dipendente.
Pag. 56
L’Apostolo e il Ferroviere
Nel 1895 la Banca Subalpina in liquidazione, e già rilevata dalla Commerciale, arriva
a quattordicimila azioni, le altre millenovecento so no suddivise tra quattordici piccoli
azionisti. La sede vi ene continu amente spostata da Milano a Torino e viceversa e ad
Amman subentrano c ome presidenti prima l’on. Luigi Canzi, 3 6 poi Francesco Wirz. Poi
le azioni della Subalp ina passa no al Credito industriale di Torino e Menada conferma i
suoi i ncarichi, avuti dalla Banca Generale, di sindaco della «Società delle tramvie e
ferrovie dell’Emilia», con sede a Bologna , consigliere delle « Ferrovie marmifere di
Carrara» e della «Soc ietà dei tram di Firenze». Intanto Menada mette in opera il primo
capol avoro
della
sua
attività
industriale:
il
contratto
con
la
Cirio, 3 7
che
sa rà
premonitore di uno sviluppo industriale reggiano fo ndato sul ferroviario.
Senza que sto contra tto forse non sar ebbero nate, ad inizio Novecento, prima le
Officine Righi, poi l e Off icine R eggiane. Menada conduce p ersonalmente i n por to
l’operazione a ssieme al consigliere Wirz, che era anche co nsigliere della Cirio. La Ci rio
affitta un binario del la S A F R E a mille lire all’anno e il nuovo m agazzino della S A F R E si
fa carico delle riparaz ione dei carri Cirio. Inizia l’attività di riparazione che poi
porterà anche alla co struzione dei carri ferroviari, grazie a un manipolo di operai che
diventeranno altame nte spe cializzati. Co ntemporaneamente, i n questi anni, il vol ume
della S A F R E aumenta. Notevoli sono gli affari prodotti attraverso il turismo culturale
ed economico.
Tra Fiere e sp ettaco li teatrali in provincia, con relativa org anizzazione di treni
speciali, aumentano i viaggi. Interessante notare come «nel 189 6 si organizzarono se tte
treni
speciali
per
la
stagione
teatrale
invernale
e
convenzioni
speciali
per
il
pellegrinaggio in occ asione del centenario della madonna della Ghiara di Reggio che
consent ì il trasporto di seimila pellegrini». 3 8 La S A F R E sotto scri sse, e qui la sensibilità
imprenditoriale di Menada si manifesta in tutta evidenza, 150 l ire l’anno per il teatr o
(che o ffr e all’azie nda opportunità di trasporto di pubblico) e 200 lire per i gra ndi
festeggiamenti in o nore dello scienziato scandianese Lazz aro Spallanzani, per il
centenario della mor te, nel 1899 (da nota re che Menada si im parenterà con gli ere di
Spallanzani, sposa ndo Maria, 3 9 una discendente). Si iniziò a nche, grazie alla ditta
Fantuzzi, a trasporta re la ghiaia dal Secchia alle stazioni ferr oviarie, con l’i nterve nto
successivo dei birocci ai, che videro co sì co nsolidare la loro attività.
Pag. 57
L’Apostolo e il Ferroviere
La società si sviluppa e l’assemblea di bilancio del 11 dicembre 1895 dichiara un
utile di 5.047 lire, ma non mancano le polemiche. Sempre nel dicembre dello stesso
anno
il
direttore
dell a
SAFRE
Giu seppe
Menada
sot topone
un
memoriale
all’Amministrazione provinciale, col quale chiede un contribu to per il rinnovamento
del
patrimonio
(traverse,
locomotive,
vetture,
carri
merci).
Menada
mirava
ad
acquistare altri quaranta carri da aggiungere a i settanta di proprietà «per evitare di
prendere a nolo dall a Rete Adriatica dai settecento ai mille carri, il cui costo era di
quindici lire l’u no (…)» . 4 0 Inoltre la S A F R E si proponeva, con a ltri venti carri a spo nde
basse, di raddoppiare il movimento del la ghiaia che aveva raggiunto nel 1885 le
diciottomila tonnellate. Menada ipotizzò, e la cosa appare geniale e anche profetica, lo
sviluppo, nella zo na di Scandiano, di una particolare «marna gassosa» venduta a 0 ,50
lire il quintale. La Provincia si voltò dall’altra parte, non scucì una lira e la trattativa
fallì.
La S A F R E provvide coi propri mezzi ad acquisire ventidue nu ovi carri merci e poi
altri ventiquattro. Nel 1896 il par co rotabile della
SAFRE
era co stituito da sei
locomotive Henschel, con dieci an ni di vita (battezzati con nomi rappresentativi della
cultura reggiana: Ariosto, Boiardo, Allegri, Orsi, Gonzaga, Secchi. Le sei locomotive
agganciate a sei file di vetture potevano trasportare settecento settantuno passegger i).
In più la società contava di settantatre carri merci, mentre nel 1901 la società disporrà
di otto locomotive, di ventiquattro vetture passeggeri, e novanta quattro carri merci. 4 1
Riconfermato direttore, dopo l’assunzio ne del 27 ottobre del 1888 a 500 lire al mese,
nel consiglio di amministrazione di inizio 1896 si discu sse anche dell’opportunità c he
Menada assumesse l ’incarico di presidente della «Calce e gesso di Ventoso». Poic hé nel
rilancio della azienda caduta in una situa zione particolarmente critica, si intravedeva
un utile anche della società ferroviaria, il consiglio decise, di buon grado, di accordar e
questa opportunità a Menada. Dopo l’a ffar e Cirio del 1 893, la seconda gra nde impresa
di Menada, tra il 1894 e il 1895, è quella del salvataggio, riportandola in equilibrio,
della «Calce e gesso» di Ventoso. Assieme all’ingegner Alfr edo Benassi Menada si
impegna, prima, ad evitarne il fallimento, adoperandosi presso gli azionist i della
SAFRE,
e
cio è
il
Credito
Torinese
e
la
Commerciale,
essendo
la
Subalpina
in
liquidazione, poi a rilanciarla con prezi osi fina nziamenti ancora delle due banc he,
Pag. 58
L’Apostolo e il Ferroviere
sommati a quelli ac cordati dalla Cassa di Risparmio e dalla Banca Popolare c he
offrirono il nece ssar io ossigeno all’azienda. Il 20 luglio 1905 «L’Italia Centra le»
fornisce una dettagliata cronaca della ina ugurazione di una nu ova linea produttiva: la
fabbricazione del c e mento Portland artificiale di quella che è diventata la « Soci età
anonima p er la fabbri cazione del cemento e della calce idraulica» 4 2
La cerimonia per l’inaugurazione della nuova fabbrica di cemento di Ventoso
avveniva in una situazione caratterizzata non solo dai primi successi indu striali di
Menada, ma anche d al suo strepitoso successo politico ottenuto proprio tra il 1904 e il
1905. L a sua «Asso ciazione del bene economico» aveva battuto a sorpresa i socialisti
alle elezioni comunali, prima quelle parziali, poi quelle generali, svolte tra la
primavera del 1904 e quella del 1905 e l’on. Giu seppe Spall anzani, nel g ennaio del
1905, aveva a ddirittura trionfato su Camillo Prampolini nel ballottaggio resosi
necessario
nel
personalmente
colle gio
alle
di
elezioni
Reggio.
Menada,
politiche,
come
che
era
non
stato
aveva
da
potuto
più
parti
presenta rsi
ipotizza to,
ufficialmente per un veto dell’azi enda, era il vero trionfatore e poteva girare la cit tà
con le dita a V come un Churchill ante -l itteram. Alle sette in punto del mattino, di
quella calda giornata di luglio del 1905 alla stazione di Reggio, si presentò tra i primi
quel Giusto Fulloni, avvoc ato divenuto da poco sindaco di Reggio e che pri mo
cittadino lo era stato anche tra il 1890 e il 1893, qu ando una ma ggioranza democratico socialista aveva conquistato il Comune. Da sinistra si era spost ato a destra, ma diet ro
di lui c’era Menada c on le sue c onvincenti armi diplomatico -politiche e la reazione a gli
estremismi economici dei socialisti che volevano sostituire il commercio borghese. E si
presentò anc he quel Gustavo Cipriani che, nell’estate del 1909, sempre grazie a Menada
e allo stesso Spalla nz ani, sarà ca ndidato alle elezioni politiche nel collegio de lla
montagna reggiana e trionferà contro il ca ndidato sostenuto da l giornale, prima amico
e poi nemico, «L’Ital ia Centrale». Si presentarono puntuali anche i deputati Giusep pe
Spallanzani e Vittori o Cottafavi (non c’erano i so cialisti Adelmo Sichel e Albe rto
Borciani, ma saranno stati invitati?), mentre si fece vedere e partecipò al viaggio
l’avvocato Alessandr o Cocchi, il presidente socialista della Deputazione provincia le,
che di lì a un anno d ovr à cedere il campo all’avanzata inesorab ile della Grande Armata
provinciale col ritorno di Igino Bacchi Andreoli alla massima carica della Provincia.
Pag. 59
L’Apostolo e il Ferroviere
C’era no conti e contesse, nobiluomini e nobildonne. E natu ralmente il sindaco di
Scandiano Venerio Zuccoli e pretori, giornalisti e tecnici. Mancava solo il senat ore
Ulderico Levi, trattenuto a Roma, che però inviò un messaggio scritto. Per dire: «So no
moralmente con voi». La comitiva prese posto «su un treno allestito dalla società delle
ferrovie reggiane, so t to la direzione del signor Zoboli». 4 3 Poi , una volta arrivati a
Scandiano, gli invita ti si trasferirono in vettura a Ventoso, dove sorgeva il nu ovo
stabilimento.
Prima di ispezionare il nuovo edificio, Giuseppe Menada, riu niti gli invitati sotto
una tenda , tenne il d iscorso. E il suo fu u n eccezionale excursus di storia indu striale
reggiana e in particolare della «Calce e gesso » di Ventoso. «Mezzo secolo è or mai
trascorso da quando alcuni ingegneri francesi per incarico dell e ferrovie del Lombardo
veneto, qui si fermar ono per l’impianto di una fornace di calce idraulica, che servir
dovea alla costruzione della ferrovia Pia cenza -Bologna», 4 4 egli proclamò ad alta voce.
La vecchia fabbrica ebbe grande successo e servì anche all a edificazione di alt re
ferrovie come la Fog gia -Napoli, pur così lontana. Nel 1869 la fabbrica si trasfor mò
nell’attuale società a nonima. Da notare che, intanto, essa si dotò anche di una fabbrica
di mattonelle ubicata a Reggio. Poi la crisi fino all’ingr esso di Menada, nel 189 4,
dovuta essenzialmente alla mancanza di credito. Menada, com e è già stato ricordat o,
ricorse al Credito To rinese, alla Commerciale e alla Cassa di R isparmio di Reggio. Poi
la geniale idea, parto rita dall’ingegnere Alfredo Bena ssi, diretto re della società.
Quella d ella fabbric azione di un tipo particolare di cemento definito Portland
artificiale, con la contestuale costruzione del nuovo edificio, il primo che sorge in tutta
Emilia. «Questa piet ra, artificialmente cr eata, passa al grand e forno per la cottur a e
dopo una perfetta macinazione se ne o ttiene il cemento», 4 5 svelò Menada. Ade sso,
secondo i conti di Me nada, la produzione di questo materiale, ha toccato i trecento mila
quintali annui e a questi si devono aggiungere ci nquantamila quintali di cement o
artificiale.
Mentre
il
numero
degli
operai
è
di
circa
trecento
e
salirà
a
trecentocinqua nta col nuovo impianto. Alla fine del discorso di Menada tutti in piedi
ad applaudire e applausi anche all ’ingegner Benassi che entrò ancora più nel merito
della nuova produzi one. E il giornale «L ’Italia Centrale» , ancora fedele, ad esulta re:
«Sempre avanti, amico Menada, nuove iniz iative e nuove vittorie». 4 6
Pag. 60
L’Apostolo e il Ferroviere
Giuseppe Menada , dopo aver sposato nel 1 901 Maria Spallanzani, avrà cinque figli: il
primogenito, Giacomo (1902 -19 82) sarà a i vertici delle Officine Meccaniche Reggiane e
nel dopoguerra passerà alla Tudor (Grup po Edison) di Milano e più tardi, nel 1 9 54,
sarà president e della «Henry Coe & Cleri ci -Ramo tecnico», mentre il fratello minor e
Emilio (1912 -1999), dopo essere stato a ve ntuno anni il più giovane laureato d ella
Bocconi ed aver lavorato in Africa, poi co me il fratello in Tudor e in seguito in Face
Standard, sarà c hiamato da Jack Clerici, figlio di Alfonso, a o ccuparsi delle relazi oni
pubbliche di alto livello nell’ufficio d i Milano della società « Coeclerici». Emilio sarà
anche preside nte del Propeller club, console dello Sri Lanka, segretario generale d el
Corpo consolare . Max Menada (1906 -2001), laureato in economia, sarà a lungo dirigente
della Banca commerciale italiana e nel dopoguerra dirigente delle O M I Reggia ne,
nonché presidente d e lla Croce Rossa di Reggio.
Francesca Menada (1 909 -2005 ), sposerà Paolo Terrachini, figlio di Eugenio, della
famosa famiglia reggiana, e si dedicherà alla beneficenza, mentr e Paola Menada, (1 90 32002), sarà una sp ecie di gloria di famiglia nel ramo assi stenziale. Da ricordare che
Paola, diventata infer miera della Croce Rossa, sarà presente su tutti i fronti di guerra,
con un coraggio e una dedizione unici. Sarà, nel 1940, sulla na ve ospedale Po, nel 1 941
presso l ’osp edale militare Summa di Bari, nel 1942 i n Cirenaica, nel 1943 a Leopoli, c on
periodi di collaborazione all’ospedale militare di Monaco di Baviera (parlava tedesco
fin da bambina) e a quello di Bologna. Sostituirà poi la regina Mar ia Josè di Savoia
nell’incarico di isp ettrice nazionale infer miere volontarie della Croce Ro ssa Italia na.
Sotto la sua guida l’impegno della Cri si allargherà agli interventi civili: dal Polesine,
al Vajont, al terremoto dell’Irpinia. Nel 1 961 «fu lei ad a vere il riconoscimento del la
baronia, insieme ai fratelli Giacomo ed Emilio» e al cugino Giuseppe. 4 7 Per l’e serc ito
Paola Menada era p arificata al grado d i generale e fu l’u nica italiana ad esse re
insignita del pre stigioso ricono scimento d ella «Victoria cr oss» i nglese. Morirà nel 20 02
a Reggio, dimenticata dalla sua città, a qua si cent ’anni.
Ma facciamo marcia indietro. Di oltre cent’anni, quando Menada non era ancora
sposato co n Maria Sp allanzani e la sua famiglia forse solo un pr ogetto. Il 1894 fu l’a nno
in cui la Banca Commerciale subentrò sia alla Subalpina, sia alla Generale, sia al
Credito
Torinese,
l’anno
in
c ui
Mena da
divenne
operati vamente
l’uomo
de lla
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L’Apostolo e il Ferroviere
Commerciale e in cui la Commerciale diventò la banca che finanziava l’econo mia
reggiana: prima be ne ficiaria, dunque, la « Calce e g esso» proprio in quell ’anno.
Il direttore della S A F R E Giuseppe Menada ottiene pieni poteri nella sua a zienda nel
1896 e si dedica ad illustrare un progetto ambizioso, ma ripreso da molti altri, e non
solo nel passato remoto , anche se mai realizzato: la navigabilità del Po da Milano a
Venezia, con relativa costruzione del canal e Piacenza -Milano, d ecidendo l’entrata de lla
SAFRE,
con quattro azioni, nella costituenda Società Veneta. Poi lo stesso Menada si
diede a studiare il p rogetto della ferrovia Reggio -Ciano, in u na fase in cui alla guida
della amministrazione provinciale c’erano ancora i liberali. Nel 1898, riconoscendo gli
doti manageriali e organizzative non co muni, Menada venne eletto presidente de lla
Camera di Commercio, mentre ancora l’economia reggiana languiva e le strade «che
allacciavano il capoluogo coi centri mino ri erano ancor scarse, strette e mal tracci ate,
appena sufficienti a sopportare il traffico animale, usato allora quasi unicamente ne lla
circolazione». 4 8 Egli contribuisce a determinare, negli ultimi anni del secolo, uno
sviluppo senza precedenti della società ferroviaria, mentre si ricorda che la prima
corsa automobilistica ebbe luogo nel 188 9 «sul p ercorso Reg gio -Guastalla, vinta da
Bugatti su triciclo Pr inetti -Stucchi». 4 9
Nel 1901 la S A F R E p uò registrare un forte incremento della propria attività, un
raddoppio delle entrate rispetto a un aumento del 35% dei costi. Aumenta anche lo
scambio con la r ete Adriatica: i carri scambiati sono 9.534 (2.901 in più dell’a nno
precedente). I transit i della rete Adriatica a Reggio salgono a 35.668 spedizioni. Il 15
agosto del 19 02 la S A F R E assorbe l ’az ienda «Esportazione agricola» di Pado a e
Semplicini di Firenze, 5 0 opera nte in particolare nel settore del trasporto di v ini.
Contemporaneamente si sviluppa un ampio movimento teso a determinare decisioni
finali sulla ferrovia Reggio -Ciano, la penultima che mancava nella provincia, e sse ndo
l’ultima quella della Reggio -Boretto, che verrà inaugurata da Mussolini solo nel 192 6.
Così le quattro direttrici principali della provincia di Reggio (Nord -Est, Nord -Ove st,
Sud-Est e Sud -Ove st) saranno completate.
NOTE
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L’Apostolo e il Ferroviere
1
G i u s e p p e B o r s a l i n o ( P e c e t t o d i V a l e n z a 1 8 3 4 , A l e s s a n d r i a 1 9 0 0 ) , i m p r e n d i t o r e , l a v o r a d a l l ’ e tà
d i q u a t t o r d i c i a n n i a d A l e s s a n d r i a c o m e a p p r e n d i s ta c a p p e l l a i o d e l l ’ a n ti c a f a b br i c a d i c a p p e l l i d i
S e ba s t i a n o C a m a g n a , p o i s i t r a s f e r i s c e a S e s tr i P o n e n t e . S i p r e f i g g e d i i m p a d r o n i r s i d e l l ’ a r t e d e l l a
lavorazione del cappello. Si reca a Marsiglia, ad Aix en Provence, a Bordeaux e Parigi. Nel 1858
to r n a a d A l e s s a n d r i a e d i m p i a n t a u n a s o c i e tà c o l f r a t e l l o . N e l 1 8 6 1 l ’ i m p r e s a « B o r s a l i n o G i u s e p p e
e fratello» produce 12 0 cappelli al giorno occupando 60 operai. Nel 1874 egli apre a Genova
u n ’ a l t r a f a b br i c a p e r l a p r o d u z i o n e d i c a p p e l l i a c i l i n d r o e u n ’ a l t r a l a a p r e a V e r o n a . S i
s p e c i a l i z z a , c o n l a s u a f a b br i c a d i A l e s s a n d r i a , i n c a p p e l l i d i f e l tr o . I l s u o p r e s t i g i o c r e s c e
segnalandosi alla Esposizione universale di Parigi del 1867, di Barcellona del 1888, del Centro
America del 1897. Nel 1896 impiega 1.000 opera i e produce 1.360 cappelli al giorno. Nel 1900 la
p r o d u z i o n e t o t a l e a m m o n t a a 7 5 0 . 0 0 0 p e z z i , d i cu i be n 4 5 0 . 0 0 0 e s p o r ta t i . È tr a i p r i m i a d i s ti t u i r e
p e r i s u o i o p e r a i u n a C a s s a p e n s i o n e , u n a C a s s a i n f o r tu n i , u n a C a s s a d i p r e v i d e n z a e u n
educatorio per i loro figli.
V e d i B o r s a l i n o G i u s e p p e , i n D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o d e g l i i t a l i a n i , c i t. , v o l .
XIII,
pp. 113-114. Vedi
anche Discorso tenuto dal cav. Giuseppe Menada all’inaugurazione del monumento a Giuseppe Borsalino,
11 aprile 1920, in L. Orsini, Pecetto, 100 anni di storia e vita , Alessandria 1984, pp. 30 -35.
2
L a f a m i g l i a M e n a d a e l a C a s a b e n e f i c a , i n P e c e t t o , 1 0 0 a n n i d i s t o r i a e v i t a , c i t. , p . 3 7 .
3
P e c e t t o r i c o r d a r i c o n o s c e n t e i s u o i b e n e f a t t o r i , i n P e c e t t o , 1 0 0 a n n i d i s t o r i a e d i v i t a , c i t. , p . 1 1 1 .
4
L a f a m i g l i a M e n a d a e l a c a s a b e n e f i c a , i n P e c e t t o , 1 0 0 a n n i d i s t o r i a e d i v i t a , c i t. , p . 3 7 .
5
Ibidem, p. 38.
6
T u t t e l e n o t i z i e s u l l a v i t a d i E m i l i o M e n a d a s o n o a t ti n te d a u n d o c u m e n to s c r i t to d a l l o s te s s o
E m i l i o M e n a d a a l l ’ e t à d i n o v a n t u n o a n n i , n e l 1 9 4 5 , e l a s c i a to a l l a f i g l i a , r i n tr a c c i a to p o i i n c a s a d i
Giovanni Menada.
7
S u l l a s t o r i a d e l l a C o e c l e r i c i e s u l l a f a m i g l i a d i A l f o n s o M e n a d a v e d i P . P . P r e ti , C o e c l e r i c i . U n a
storia di affari e di sogni , Milano 2004.
8
G i o v a n n i C o r t a s s a , c o m m e n d a t o r e e p o i d e p u t a to , p r e s e n te a l ba n c h e t t o o f f e r t o p e r i c i n q u a n ta
a n n i d i s e r v i z i o d i G i u s e p p e M e n a d a a l l e f e r r o v i e r e g g i a n e , o f f r e u n a t e s ti m o n i a n z a d e l p a s s a g g i o
d i c o n s e g n e a l g i o v a n e G i u s e p p e n e l 1 8 7 6 n e l l ’ u f f i c i o p r o to c o l l o d e l l e f e r r o v i e « A l ta I ta l i a » d i
Milano.
Vedi La festa del cinquantenario di lavoro ferroviario del Grand. Uff. Giuseppe Menada, 6 aprile 1926 ,
Reggio Emilia 1926, pp. 33 -34.
9
A l f r e d o B e n a s s i ( C a r p i 1 8 5 5 , ? ) , i n g e g n e r e , a v e n t’ a n n i s i l a u r e a a l P o l i te c n i c o d i T o r i n o . È u n o
d e g l i i n s t a n c a bi l i c o s t r u t t o r i d e l l e f e r r o v i e i ta l i a n e . N e l c o n ti n e n t e e a n c h e n e l l e i s o l e . A d i e c i a n n i
Pag. 63
L’Apostolo e il Ferroviere
d a l l a l a u r e a c o n o s c e G i u s e p p e M e n a d a , q u a n d o , n e l 1 8 8 6 , q u e s t’ u l ti m o a r r i v a a R e g g i o c o m e
i s p e t t o r e d e l l a B a n c a S u ba l p i n a p e r l a c o s tr u z i o n e e l a g e s t i o n e d e l l a f e r r o v i a R e g g i o - G u a s ta l l a S a s s u o l o . S i f o r m a u n b i n o m i o c h e r e s i s te r à s e m p r e . B e n a s s i c o o p e r a a l l a c o s tr u z i o n e d e l l a f e r r o v i a
come tecnico della
SAFRE.
C o l l a bo r a a t t i v a m e n t e c o n M e n a d a n e l s a l v a ta g g i o d e l l a « C a l c e e g e s s o»
d i V e n t o s o . D i v e n t a d i r e t t o r e d e l l ’ a z i e n d a e l a r i l a n c i a c o n i l n u o v o c e m e n to P o r tl a n d . N e l 1 9 2 5 s i
s v o l g e l a c e r i m o n i a c o n g r a n d i f e s t e g g i a m e n ti p e r l e n o z z e d ’ o r o d e l l e s u a l a u r e a a V e n to s o , c o n
Giuseppe Menada, che fa gli onori di casa.
Vedi Il giubileo professionale dell’ing. Benassi, in «La provincia di Reggio», gennaio 1926, pp. 21 24.
10
L a « C a l c e e g e s s o » d i V e n t o s o d i S c a n d i a n o , c r e a ta d u r a n t e l ’ e d i f i c a z i o n e d e l l a l i n e a
f e r r o v i a r i a P i a c e n z a - B o l o g n a , a t t o r n o a l 1 8 5 9 , e c h e s e r v i r à a n c h e a l l a c o s tr u z i o n e d i a l tr e f e r r o v i e ,
verrà poi ampliata grazie all’intervento di Giuseppe Menada e dell’ingegnere Alfredo Benassi . Nel
1 9 0 5 s a r à f o n d a t a l a n u o v a f a b br i c a d e l c e m e n to P o r t l a n d a r ti f i c i a l e . L o s c o p p i o d e l l a g u e r ra
m o n d i a l e f e c e c a d e r e a n c h e l ’ i n d u s t r i a r e g g i a n a i n u n o s ta to d i c r i s i . L e c a v e s i r i d u s s e r o d a tr e a
u n a n e l l ’ i m m e d i a t o d o p o g u e r r a e g r a d u a l m e n t e v e n n e r o a c r e a r s i p r o bl e m i d i te n u ta . D o p o l a
s e c o n d a g u e r r a , n e l 1 9 4 8 , l o s t a bi l i m e n to d i V e n to s o v e n n e c h i u s o , m e n t r e q u e l l o d i C a ’ d e C a r o l i
f u r i d i m e n s i o n a t o . M a a n c h e q u e s t ’ u l t i m o s ta b i l i m e n to v e n n e c h i u s o n e l 1 9 5 4 . L e c a v e f u r o n o
te n u t e a p e r t e f i n o a l 1 9 6 3 p e r p e r m e t te r e l ’ a t ti v i tà e d i l i z i a , r e s a s i a n c o r a p i ù i n te n s a . N e l 1 9 6 4
v e n n e s c i o l t a l a « S o c i e t à a n o n i m a p e r l a f a b br i c a z i o n e d e l l a c a l c e e d e l g e s s o » . A t t u a l m e n te d e g l i
s t a bi l i m e n t i r i m a n g o n o s o l o a l c u n i r u d e r i a V e n to s o e a C à d e C a r o l i .
V e d i E . B o r g h i , M . S c a c c h e t t i , S t o r i a d i g e s s i e d i l a v o r o , i n « R e g g i o s t o r i a » , tr i m e s tr a l e d i s to r i a ,
arte e cultura diretto da Gino Badini, n. 96, pp. 20 -31.
11
P . P . P r e t i , C o e c l e r i c i . U n a s t o r i a d i a f f a r i e d i s o g n i , c i t. , p . 4 0 .
12
Ibidem.
13
E r o s , I s a l a r i a t i d e l l e f e r r o v i e , i n « L a G i u s ti z i a » , 2 o t to br e 1 8 8 7 .
14
Ibidem.
15
Ibidem.
16
Ibidem.
17
Ibidem.
18
Ibidem.
19
L ’ o p u s c o l o C o m e a v v e r r à i l s o c i a l i s m o v e n n e s ta m p a to a R e g g i o E m i l i a n e l 1 8 9 4 e d e v i d e n z i a l e
te s i d i P r a m p o l i n i d i u n a t r a s f o r m a z i o n e g r a d u a l e e i n e v i ta bi l e d e l s i s te m a c a p i ta l i s ti c o v e r s o i l
socialismo.
20
Ibidem.
21
S u l l e l e t t e r e d a l c a r c e r e d i P r a m p o l i n i , tr a i l s e t te m br e e l ’ o t to br e d e l 1 8 9 9 , v e d i F . M a n z o t ti ,
C a m i l l o P r a m p o l i n i a R e g i n a C o e l i : 1 8 9 9 , B o l o g n a 1 9 6 7 . L a l e t te r a i n q u e s t i o n e è a n c h e p u b bl i c a ta i n
Pag. 64
L’Apostolo e il Ferroviere
R. Marmiroli, Camillo Prampolini, cit., pp. 94-95.
22
S u l l a v i c e n d a d e l l a t r a v a g l i a t a c o s tr u z i o n e d e i p r i m i tr a t ti d i f e r r o v i a e p o i d e l l a r e s c i s s i o n e
del contratto con la ditta «Fratelli Anaclerio» vedi La costruzione della ferrovia da Reggio a Guastalla
e da Bagnolo a Carpi, in G. Magnanini I trasporti pubblici a Reggio Emilia , Bologna 1985, pp. 22 -24.
23
L a p o l e m i c a d e l l a s c e l t a d e l l a R e g g i o - L u c c a o d e l l a P a r m a - S p e z i a , s ta i n I t r a s p o r t i p u b b l i c i a
Reggio Emilia, cit., pp. 7 -8
24
Il dibattito t ra Reggio, Modena e Parma sulle ferrovie nella Bassa pianura padana , in I trasporti
pubblici a Reggio Emilia, cit., pp. 9-13.
25
Ibidem.
26
A l c a f f è , i n « L a G i u s t i z i a » , 3 s e t t e m br e 1 8 8 6 .
27
C ’ e r a u n a v o l t a l a f e r r o v i a . 1 8 8 6 - 1 9 5 5 , c o n tr i bu ti d i A . G h i d i n i , G . F a b br i c i , A . R a n g o n i , G .
Taparelli, Z. Borghi, P. Ponti, Correggio 1993, p. 14.
28
Vedi La Società anonima ferrovie di Reggio Emilia ( SAFRE) e la sua attività , in I trasporti pubblici a
Reggio Emilia, cit., pp. 25-29.
29
L a l i n e a R e g g i o - C a s t e l l a r a n o - V e g g i a a p e r t a a l p u b b l i c o , i n L ’ I t a l i a C e n t r a l e , 8 s e t te m br e 1 9 8 1 .
30
V e d i , s u l r a p p o r t o t r a F i l i p p o T u r a t i e i d i p e n d e n ti d e l l e p o s te e te l e g r a f i , i l v o l u m e L a v o r a t o r i
del braccio e di tavolino. Filippo Turati e i lavoratori postali e telegrafici. Pagine inedite di riformismo
agli inizi del ’900, Roma 2004.
31
L a s o c i e t à a n o n i m a f e r r o v i e d i R e g g i o E m i l i a ( S A F R E ) e l a s u a a t t i v i t à , c i t. , p . 2 5 .
32
A n g e l o S a l m o i r a g h i , m i l a n e s e , l a u r e a to i n i n g e g n e r i a , c o m ba t te c o n G a r i ba l d i . S i d e d i c a p o i
a l l o s t u d i o d e l l a g e o d e s i a e t o p o g r a f i a p e r r i c o p r i r e l ’ i n c a r i c o d i d i r e t to r e d i a l c u n i l a v o r i
f e r r o v i a r i i n T u r c h i a . A p p a s s i o n a t o s i a l c a m p o , r i n u n c i a a l l ’ i n c a r i c o e d e n tr a n e l l e O f f i c i n a
F i l o t e c n i c a d e l s u o i n s e g n a n t e I g n a z i o P o r r o . A l l a s c o m p a r s a d i q u e s ti , S a l m o i r a g h i s v i l u p p a
s o p r a t t u t t o a p p a r e c c h i o t t i c i ( bi n o c o l i , l e n ti , d i s p o s i ti v i p e r i n d u s tr i e ) , c h e r e n d o n o l a s u a i m p r e s a
l a p r i m a n e l c a m p o , i n g r a d o d i c o n t r a s ta r e e f f i c a c e m e n t e l a c o n c o r r e n z a e s t e r a .
Vedi A. Castagnoli, E. Scalpellini, Storia degli imprenditori ita liani, Torino 2003, pp. 91 -92.
33
L a s o c i e t à a n o n i m a f e r r o v i e d i R e g g i o E m i l i a ( S A F R E ) e l a s u a a t t i v i t à , c i t. , p . 2 5 .
34
L’episodio è ricordato in M. Bianchini, Giuseppe Menada, le ferrovie, la Banca Commerciale, la
g r a n d e i m p r e s a , i n I m p r e s e e i m p r e n d i t o r i a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 1 1 7 . E m e r g e i l d u b bi o c h e i l c i ta to
G i u s e p p e B a s i n i ( 1 8 3 0 - 1 8 9 4 , p o e t a , c o n s i g l i e r e c o m u n a l e a S c a n d i a n o e a n c h e d e p u ta t o m a i n u n a
f a s e a n t e c e d e n t e ) s i a i n r e a l t à G i a n l o r e n z o B a s e t ti , d e p u ta t o e l e t to n e l c o l l e g i o d e l l a m o n ta g n a
p r o p r i o i n q u e l p e r i o d o . P r a m p o l i n i e r a d i r e t to a N o v e l l a r a e i l s e c o n d o a S c a n d i a n o , i l 1 0 o t to b r e
del 1892.
35
E s i s t e v a e v i d e n t e m e n t e l ’ i d e a c h e u n a v o l ta s c i o l ta l a C a m e r a , i d e p u ta ti f o s s e r o tu t ti d a
c o n s i d e r a r e s c a d u t i e d u n q u e i c o s i d d e t ti p r i v i l e g i , c o m e i l te s s e r i n o g r a tu i to p e r l e f e r r o v i e , n o n
potessero essere utilizzati.
Pag. 65
L’Apostolo e il Ferroviere
L u i g i C a n z i ( M i l a n o 1 8 3 9 , i v i 1 9 2 2 ) , u o m o p o l i t i c o , i m p r e n d i to r e , d ’ o r i g i n e g a r i ba l d i n a , f u
36
« t r a i m i g l i o r i i m p r e n d i t o r i d e l l a L o m ba r d i a , s i s e g n a l ò p e r l ’ i n tr o d u z i o n e d i te c n i c h e e m e to d i d i
l a v o r a z i o n e d ’ a v a n g u a r d i a n e l s e t t o r e d e l ta ba c c o e d e l l o z u c c h e r o » . F u e l e tt o p e r l a p r i m a v o l ta
d e p u t a t o n e l 1 8 7 6 , s u l l e p o s i z i o n i d e l l a s i n i s tr a c o s ti t u z i o n a l e . S p o s ta to s i p o i s u l l e p o s i z i o n i d i
Crispi, venne rieletto fino al 1897 (con una breve interruzione dal 1890 al 1892). Consigliere
provinciale di Milano fu sconfitto da Filippo Meda nel 1902. Fu nominato senatore nel 1910.
V e d i D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o d e g l i i t a l i a n i , c i t. , v o l .
Sul contratto sottoscritto tra
37
SAFRE
XVIII,
pp. 356-358.
e Ciro vedi La società anonima ferrovie reggiane , in M.
B i a n c h i n i , I m p r e s e e i m p r e n d i t o r i a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p p . 1 1 3 - 1 1 8 .
38
Ibidem, p. 116.
39
Maria Spallanzani (Reggio Emilia 1877, ivi 1942), moglie di Giuseppe Menada, si segnala come
p e r s o n a p a r t i c o l a r m e n t e a t t i v a n e l v e r s a n te d e l v o l o n ta r i a to . G i u s e p p e e M a r i a s i s p o s a n o n e l 1 9 0 1 .
Hanno cinque figli: Giacomo (1902 - 1982), Max (1906 -2001), Francesca (1909 -2005), Paola (19032 0 0 2 ) , E m i l i o ( 1 9 1 2 - 1 9 9 9 ) . M a r i a è f i g l i a d i P i e r o , p e r a n n i p r e s i d e n te d e l l a C r o c e R o s s a d i R e g g i o e
l a s u a f a m i g l i a è i m p a r e n t a t a c o n q u e l l a d e l g r a n d e L a z z a r o S p a l l a n z a n i . E n tr a n e l l a C r o c e R o s s a,
come
dama
crocerossina
nel
1908.
Nel
1915
è
n o m i n a ta
i s p e t tr i c e
delle
crocerossine.
È
p a r t i c o l a r m e n t e p r o d i g a d i i m p e g n i e d e d i z i o n e d u r a n te l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e , n e l l a c u r a d e i
f e r i t i c h e v e n g o n o t r a s p o r t a t i a R e g g i o n e i tr e n i o s p e d a l i . L a s u a a tti v i tà , c h e s i c o n c l u d e
p r a t i c a m e n t e c o n l a m o r t e , n e l 1 9 4 2 , è e r e d i ta t a d a l l a f i g l i a P a o l a . T r a l e s u e r e s p o n s a bi l i tà d i
r i l i e v o v i è c e r t a m e n t e q u e l l a d e l D i s p e n s a r i o l a tta n ti n e l l ’ a m bi to d e l l a C r o c e V e r d e , d e l l a q u a l e
era presidente il marito Giuseppe.
Vedi L. Bosi, La pubblica assistenza Croce Verde a Reggio Emilia , in Evviva la Croce Verde. Reggio
E m i l i a , C h i o s t r i d i S a n D o m e n i c o , n o v e m b r e - d i c e m b r e 2 0 0 4 , R e g g i o E m i l i a 2 0 0 4 e te s ti m o n i a n z e d e l l a
famiglia Menada e Terrachini.
40
L a s o c i e t à a n o n i m a f e r r o v i e r e g g i a n e , c i t. , p . 1 2 2 .
41
Ibidem, p. 125.
42
V e d i L ’ i n a u g u r a z i o n e d e l l o s t a b i l i m e n t o p e r l a p r o d u z i o n e d e l c e m e n t o d i V e n t o s o i n « L ’ I ta l i a
Centrale», 21 luglio 1905.
43
Ibidem.
44
Ibidem.
45
Ibidem.
46
Ibidem.
47
P. P. Preti, Coeclerici, cit., p. 41.
48
Vedi Il decollo della
49
V. Pellizzi, Profili di vita reggiana agli albori del
50
Ibidem, pp. 10-11.
SAFRE,
i n I m p r e s e e i m p r e n d i t o r i a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 1 2 6 .
XX
secolo, Reggio Emilia 1937, p. 10.
Pag. 66
L’Apostolo e il Ferroviere
La g uerra tra i g io r na l i
I giornali erano il sol o modo di comunicare, oltre alla parola. I partiti, i movimenti,
le cooperative, le leg he, i ca ndidati avevano bisogno di giorna li. Tanto che esplo se a
fine Ottocento una v era malattia da giornalismo. I giornali nacquero come i fu ng hi,
giornali a quattro pagine, a due, settimanali, bisettimanali, periodici, perfino numeri
unici, seri, semiseri, satirici, sc ritti in italiano o in dialetto. E la polemica politica,
culturale, religiosa, letteraria, teatrale spesso a spra e condi ta con la battuta e la
vignetta, era sviluppata attraverso la stampa. Prampolini non fu solo un uomo politico,
ma anche un ottimo giorna lista e di giornali ne fondò tre, Menada non fu solo un
manager e u n impre nditore, ma anche u n editore, e di giornal i ne fondò almeno u no.
Ma il primo vero e duraturo giornale quotidiano reggiano resta «L’Italia Centrale»,
all’inizio
liberale
e
anticlerica le,
poi
conservatore
e
anti socialista,
infine
so lo
vagamente democratico. «L’Italia Centrale» era nato nel 1 864, tre anni dopo l’Uni tà
d’Italia e cinque a nni dopo l’annessione di Reggio e degli stati estensi al Piemonte.
Non era stato proprio il primo fogl io reggiano. La prima volta che si sent ì urlare p er le
strade reggiane un tale che vendeva, «per un solo baiocco», un giornale, era il 1836 e il
giornale si chiamava «Il Cholèra», 1 un fogl io medico nel bel mezzo di un’epidemia.
Un altro foglio, « Cronaca giornaliera», 2 numero unico, venne diffu so nel 1842 in
occasione delle nozz e del duca Francesco V con Aldegonda di Baviera. Poi, nel 18 48,
era sorto e subito svanito il giornale «La Penna». 3 Nello st esso 1848 era sorto un
«Giornale di Reggio» 4 che si pubbl icava nei giorni non festivi e che naturalmente finì
quando finì l’illusione di essersi liberati dagli austriaci. Poi, subito dopo il 1859, venne
pubblicato «Il Crostolo», 5 che uscì da quell’anno a quello segu ente e veniva vendut o
nelle edicole il martedì, il giovedì e il sabato d’ogni settimana. Dal 1860 al 1864 fu la
volta de «La Gazz etta di Reggio», 6 che usciva quattro volte all a settimana. E venne ro
poi «Il cittadino», 7 bisettimanale e «L’o peraio», 8 che durò lo spazio di un mattino.
Erano
tentativi
non
riusciti
di
dare
all’informazione
l ocale
una
dimensi one
giornalistica.
Nasce «L ’Italia Centr ale» nel 1864 , dunqu e, e qualcu no si sarà p ur domandato perché
Pag. 67
L’Apostolo e il Ferroviere
un giornale di Reggio Emilia si chiamasse così. Perché, si disse, Reggio è più o meno al
centro dell ’Italia. 9 Cosa che avrebbe assai scandalizzato i seguaci di certo Umbe rto
Bossi oltre ce nt’anni dopo, ma anche coloro che ha nno u n po ’ d i dimestichezza con l a
geografia. Reggio al centro dell’Italia? E Roma al Sud, dunque. D’altronde, in
quell’anno, l’Ital ia ancora non era unita, né da uno Stato, né da una ferrovia e i viaggi
erano un’avve ntura. Difficile, dunque, anche contestare la posiz ione di Reggio secondo
i redattori del quotidiano reggiano. Rest a il fatto che il giornale risultò il primo a
durare a l ungo, fino al 1912, e risultò certo il più vecchio, tra quelli reggiani, a tal
punto che, più avant i, nella polemica tra giornali, quelli socialisti lo definiranno «la
nonna», mentre «L’Azione Cattolica», 1 0 na ta nel 1897, diventerà «la zia», per obietti va
parentela d’inte nti politici.
L’impostazione
de
«L’Italia
Centrale»
è
subito
quella
di
un
organo
post -
risorgimentale sulle posizioni della destra liberale. Alle elezioni appoggerà le liste
monarchico -liberali. Alle consultazioni del 1882, le prime alle qu ali partecipò una li sta
con un candidato dichiaratamente socialista, l’avvocato Barbanti -Brodano (che sfior ò i
tremila voti con tanto di soddisfazione espr essa da «Lo Scamiciato»), «L’It alia
Centrale» fec e aperta mente propaganda per i candidati opposti, de dicando loro diversi
numeri del giornale in piena campagna elettorale. Fuori da ogni regola di «par
condicio», il giornale tacque o quasi della campagna opposta. E così avvenne nel 1886
in occasione d elle ele zioni politiche e di quelle amministrative. Part icolarmente legato
al giornale era il deputato reggiano Giuseppe Fornaciari, liberale moderato di stampo
cavouriano. Dal 27 aprile del 1886 il giornale, fatto nuovo per l’epoca, venne stampato
nella tipografia di proprietà dello stesso quotidiano.
Il 1886 fu un anno importante per la redazione de «L’Italia Centrale», perc hé si
dimise il direttore che per vent’anni lo aveva guidato e anche stampato, Stefano
Calderini, tipografo dove il quotidiano reggiano ogni giorno veniva plasmato, e gli
subentrò Antonio Moscatelli. Moscatelli era un medico del Ricovero dei poveri di
Reggio, poeta e scrittore. Diede al giorna le una precisa fisionomia politica, e prop rio
nella prima fase dell a sua direzione dovet te affrontare la quest ione della polemica d ei
giornali sociali sti. Dopo l’esperienza de «Lo Scamiciato» e di «Reggio Nova» era
appena nata, nel gennaio di quell’anno, « La Giustizia», diretta da Camillo Prampolini.
Pag. 68
L’Apostolo e il Ferroviere
La polemica era subito apparsa dura (a tal punto che Moscatelli, pochi mesi dopo il suo
arrivo, sfidò Pr ampol ini a duello a causa di notizie sul pa ssato di «codardo» di un suo
avo, pubblicate dal direttore de «La Giust izia», e ci rimise due ferite al braccio ). Sul
giornale, apparivano gli argomenti socialisti, come la povertà e il bisogno di sfamare e
di
all oggiare
i
bisognosi,
ma
veniv ano
coniugati
con
una
generica
visione
assistenzialistica e u manitaria e con appelli alla bontà d’ani mo da parte del cet o
abbiente. Saliente er a il tono patriottico e tra le qualità d ell’uomo pubblico più
apprezzate risaltava i nnanzitutto la parteci pazione alle imprese risorgimentali.
Meno ruvido apparv e subito il rapporto col mondo cattolico, a ncora imbrigliato dal
«non expedit», ma tutt’altro che insensibile alla polemica antisocialista, visto che il leit
motiv dei giornali s ocialisti era proprio l’anticlericalismo. Se nei primi anni di v ita
«L’Italia Centrale» a veva una c hiara impronta liberale, risorg imentale e fortement e
anticlericale (pubblicò, tra quelli dei più grandi evasori, anche il nome del vescovo di
Reggio, definì «parto mostruoso di una mente aberrante» 1 1 l’enciclica papale, susci tò
un’a spra polemica, anche sul tema della pena di morte, che pretendeva abolire, coi
cattolici dell’«Indicatore»), 1 2 co n la direzione di Moscatelli, so prattutto, la polemica si
fece prati camente a senso unic o, verso i socialisti. Moscatelli era stato chiamato alla
direzione dal nuovo proprietario Leopoldo Bassi, 1 3 che possed eva la tipografia degli
Artigianelli, dove naturalmente si decise di stampare il gi ornale. Bassi era a nche
consiglier e della Cam era di Commercio e d ella Banca Popolare.
Dopo Moscatelli arriveranno alla direzione de «L’Italia Central e» Ruggero Baratozzi,
nel 1896, poi nel 1905 Isidoro Reggio, 1 4 che scenderà in campo politicamente a sfidare i
socialisti, tenterà di rappre sentare la Grande Armata anche dopo l’uscita di scena di
Menada e Spallanza ni, e sarà anche el etto consigliere comunale nel 1909, quando
Menada e Spallanzani daranno vita all’esperienza del «Corriere di Reggio», che durerà
fino al 1912 in polemica aspra co n l’«Italia Centrale» di Isidoro Reggio. I socialisti, su
«La Giustizia», chiameranno quest ’ultimo ironicamente, e latinamente, «Isidaurus»,
mentre il suo succe ssore, Aldo Valori, che proveniva dalle fila de «Il Resto del
Carlino», controllato da Giovanni Pramp olini, alter ego propr io di Giuseppe Me na da
all’interno delle Offic ine Reggiane, si mant errà più appartato lasciando campo libero ai
candidati de «L’Azione Cattolica». Ulti mo direttore sarà Guido Paliotti, e «L’Italia
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L’Apostolo e il Ferroviere
Centrale» assumerà una posizione più aperta fino a dichiararsi, col sottotitolo,
«giornale della democrazia». 1 5 La nuova impostazione del quotidiano che propo se
anche un programma politico avanzato e laico, alla stregua di un partito di sinistra
moderata, dovette essere una delle cause de lla sua fine, che si determinò il 28 agosto
del 1912.
Quando, il 27 aprile del 1886, Alfredo Mo scatelli si sedette per la prima volta sulla
sua scrivania, Giu sep pe Menada era a Reg gio da appena un mese e Camillo Prampol ini
aveva fondato «La G iustizia» da tre mesi soltanto. Ancora no n s’era intuito il valore
nazionale del gior nale socialista, che il pr edecessore di Mo scat elli aveva definito c o me
un semplice cambio di nome di «Reggio Nova». La polemica si scatenò con le elezi oni
politiche di quell’anno con l e candidature dei socialisti Enrico Ferri, Osvaldo Gnocchi
Viani e Contardo Vinsani. «In questa lista», scrive il redattore del giornale reggiano
d’ispirazione monarc hico -liberale, «io vedo l’opra dello scrittore de «La Giustizia» che,
ormai divenuto il ca po e il grande elettore del partito radicale reggiano, ha voluto
pagare un debito di riconoscenza a un su o maestro, il Ferri, e un debito d’amicizia a
chi ha diviso con l ui le pene di cooperatore», 1 6 e cioè Co ntardo Vinsani.Osval do
Gnocchi Viani venne defi nito «un nome sconosciuto», mentre era stato il fo ndatore , a
Milano, del «Partito operaio», predecesso re del «Partito dei lavoratori», che sorger à a
Genova nell ’agosto d el 1892.
«La Giustizia» uscì p ubblicando, nel primo numero, il resoconto di una confer e nza
tenuta da Andrea Costa a Reggio e nell’intestazione recitava la frase che divenne p oi
celebre: «La miseria nasce non dalla malvagità dei capitalisti, ma dalla cattiva
organizzazione della società, dalla proprietà privata; perciò noi predichiamo non l’ odio
alla persone né alla c lasse dei ricchi, ma l’urgente necessità di una riforma sociale c he,
a base dell ’umano co nsorzio, po nga la pr oprietà collettiva». 1 7 Meglio non si potreb be
riassumere la po sizio ne di Prampolini risp etto al tema dell’odio . Questa d imensione è a
lui sconosciuta e i n questo c ’è u n’obiet tiva comunanza con la tradizione cristiana.
Contrariamente ad altre tendenze politiche ed ideologiche, pensiamo al leninismo,
quella riformista prampoliniana produce la lotta senz ’odio , tutta rivolta al bene
comune e la violenz a, già s’è detto, è non solo moralmente ripugnante per chi o dia
l’odio, ma per un socialista anche inuti le. Proprio perché sarà l’evoluzione del la
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L’Apostolo e il Ferroviere
società a introdurre il suo cambiamento.
Se Spencer parlava di organismi e di armon ia, in una società ca pitalista in cui esiste
il conflitto e l’ingiustizia che lo scatena, l a trasformazione per raggiungere un livel lo
di armonia sarà inevitabile. Morale storicistica, sarà defi nita da Karl Popper. 1 8 È in
fondo
qu esta
idea
che
la
classe
de i
lavoratori
introdurrà
il
socialismo
senza
spargimento di sangue e con una sorta di consenso della classe espropriata, che att ira
Prampolini e lo conquista e anche se nell’età giovanile egli vagheggia di una
rivoluzione nece ssar ia, quel suo rinviarla pere nnement e a u n futuro indeci frabile,
rendeva l’azione violenta venata di una dimensione puramente filosofica o la colloca va
in un co ntesto i n cui il regno della necessità (la soluzione del conflitto sociale, del le
contraddizioni marxiane, della disarmonia s penceriana ) predominava sulla volontà
soggettiva del movimento. E il socialismo che si avvera senza violenza appar e la
risposta più idonea alla inaccettabile sit uazione in cui versa vano la gran parte dei
contadini e degli operai, tutti i disoccupati, conqu istati però dal messaggio evangelico
della Chiesa , che il socialismo prampol iniano faceva propr io sul versante etico,
contestandone la sua coerente applicazione sul piano pratico.
Giuseppe Giaroli, che tenne l’orazio ne ufficiale al teatro Municipale di Re ggio
Emilia, in occasione della traslazione delle spoglie di Prampolini a Reggio nel
settembre del 1968, svelò u n particola re curioso. «E cioè che la manchette che
accompagna (…) la testata de «La Giust izia» ebbe origine, in un testo di poi solo
lievemente modificato, da un’amichevole polemica tra il Pra mpolini e il Franche tti
(Raimondo), seco ndo il quale ultimo l’orientamento classista del socialismo creava una
frattura d’odio tra il proletariato e la borg hesia». 1 9 Prampolini, e Giaroli so stiene c he la
confidenza gli venne fatta proprio da Pr ampolini in persona, in qualche misura l o
rassicurò. Si tratta, i n realtà, di una tesi di stampo più etico che scienti fico. D’altronde
quello che ha sprona to al socialismo Prampolini non è certo la lettura del Capitale di
Marx che venne tradotto prima in francese (Prampolini non co nosceva il tedesco) e poi
in italiano in anni su ccessivi e che il diret tore de «La Giustizia » citerà con frequ enz a
solo a partire dagli a nni Novanta. Ma piu ttosto la lettura di Spencer. E poi, lo stesso
Marx aveva propo sto una sorta di visio ne fatalistica del socialismo che sarebbe stato lo
sbocco inevitabile delle crisi capitalistiche senza soluzione. Ma le letture di Prampolini
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L’Apostolo e il Ferroviere
e i suoi studi so no di stampo prevalentemente positivista. E quest ’idea che l a
rivoluzione sarà dete rminata dalla evoluzione del si stema lo affascina.
L’etica prampoliniana della lotta senz’odi o è inconciliabile con l’uso della violenza,
e questo in particol are si rivelerà in cinque fasi successive: con la scissione de g li
anarchici al Congresso costitutivo di Genova, con la repressione prima di Crispi e poi
di Pelloux, nella po lemica con il verboso e dogmatico estremismo dei sindacalisti
rivoluzionari di inizio Novecento, nella posizione assunta a fr onte della prima guer ra
mondiale e infine nella polemica col bolscevismo e col fascismo. Prampolini era
assolutamente lonta no da qualsiasi impeto rivoluzionario che contemplasse l ’uso del la
forza. E il suo distac co anc he dal fascino filosofico della rivoluzione si maturerà neg li
anni, fino a divenire quasi u na mistica assoluta da applica re in qualsiasi conte sto
storico, perfino di fro nte al primo fasci smo.
No alla violenza, du nque, con qualche marginale eccezione però, poiché la rissa
giornalistica lo indurrà anche a compiere un vero e proprio str appo ai suoi principi nei
confronti di un giornalista del settimanale «La Riscossa», 2 0 dop o una rissa giornalist ica
tra costui, Achille Poli, e lo stesso Prampolini, a seguito delle polemiche seguite alla
festa per il quarto anniversar io de «La Giustizia». Ogni regola può avere una sua pur
marginale eccezione, d’altronde. «La Riscossa» era apparsa, p er la prima volta, il 29
dicembre del 1889 e dal 2 febbraio del 1890 era divenuta, nel sottotitolo, «giornale
monarchico liberale indipende nte di Reggio Emilia». Si distinse subito per un attacco
velenoso ai socialisti. Che la polemica trascendesse è testimonia to dal fatto che, in una
lettera dello stesso P rampolini a un amico due anni più tardi, il leader socialista arrivi
al punto di soste n e re «del La Riscossa non mi occupo», 2 1 a proposito di not izie
riguardanti la sua salute e la sua volontà di chiedere una visita psichiatrica a Cesare
Lombroso, a causa delle sue condizioni nervose, che, com’è noto, erano particolarmente
delicate. Ancora, n e l 1890, Prampolini non veniva giudicato un matto, ma un
pericoloso
estremist a
sì.
«La
Risco ssa »
e
«L’Italia
Cent rale»
avevano
perfi no
polemizzato col prefe tto di Reggio Raffaele Plutino, per ché non aveva impedito la fe sta
socialista del Politea ma. Ne nac q ue u n p utiferio. Il 16 febbraio lLuigi Iotti scrisse su
«La Giustizia» un ar ticolo particolarmente offensivo: «Ho sap uto chi si ete», impre cò,
«ignoranti, imbecilli e perversi che vivete da parassiti alle spalle dei gonzi». 2 2 La
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L’Apostolo e il Ferroviere
polemica non si arre stò, ovv iamente. «La Riscossa» dichiarò che i redattori de « La
Giustizia» erano borghesi i quali si consideravano «inviolabili e intangibili». 2 3 Poi il
suo redattore Achille Poli si chiese chi scr ivesse gli articoli a Iotti e insinuò che fosse
Prampolini in person a, che si prese del «codardo». La penna cedette le parole alle
mani. Prampolini se ne andò al giornale avversario e «La Giustizia» rivelò che Poli
venne schiaffeggiato «sulla rosea guancia» (…) e poi fu fatto og getto di «due pugni in
pieno viso seguiti all a reazione» 2 4 dell’ag gredito. «L’Italia Centrale» rivelò che se nza
l’intervento provvidenziale dell’amico Leopoldo Caiti, Prampolini avrebbe avuto la
peggio». 2 5
A prescindere dall ’e sito del match resta il fatto che Pramp olini non solo abbia
accettato il d uello col direttore de «L’Italia Centrale» Moscatelli nel 1886, con un e sito
sicuramente vincente per lui, dovuto a due ferite inferte nel br accio del duellante, ma,
e questo quattro anni dopo, che lo stesso Prampolini abbia ritenuto di lavare l’offe sa
giornalistica, non co n la spada, ma con le mani, in una rissa d all’esito più incerto .. De
«La Riscossa» si pe rsero le tracce dopo il 1893. L’a nno prima aveva sostenuto
apertamente i candidati monarchico -liberali: Ulderico Levi, nel collegio di Reggio,
Romualdo Bonfadini in quello di Correggio, Enrico Gua stalla i n quello di Guastalla e
Antonio Gualerzi in quello di Montecchio . Una delle o ffensive del giornale fu qu ella
portata contro la ma ssoneria, fino ad all ora piuttosto protett a per il forte contrib uto
recato al Risorg imento italiano.
Se «L’Italia Centrale » era la nonna, la zi a divenne dunqu e «L ’Azione Cattolica», il
settimanale che uscì nel 1897 su iniziativa di don Emilio Cottafavi. 2 6 Come dire:
parenti stretti. Rispo ndendo al motto soci alista de «La Giustiz i a», «L’Azione Cattolica»
esponeva quest ’altro che compariva sotto l ’intestazione: «No n è nella ricchezza e nel la
soddisfazione delle b asse te ndenze, nella proprietà collettiva sognata dai socialisti, in
cui l’uomo possa tro vare l’Ordine sociale, ma nel pe rfetto e scrupoloso adempimento
dei doveri di giustizia e di carità cristiana da parte di ciascun individuo». 2 7 A
proclama si risponde con proclama, d’altronde. Il problema era piuttosto complicato,
però, e cioè quello di convincere che solo attraverso i d overi di giustizia e carità del la
classe dei ricchi si po tesse a ffro ntare e risolvere la questione sociale, così drammatica,
tanto da enumerare solo nel Comune di R eggio ben duemila p overi e nullatenenti, che
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L’Apostolo e il Ferroviere
d’inverno so ffrivano e morivano per la fame e i l freddo (proverbiale divenne la fame
del rigido inverno del 1892). 2 8 Qua si che questi ultimi, tra le tante proprietà,
possedessero in loro anche il diritto alla vita di quegli altri. Ma il problema era
mettersi
sullo
ste sso
piano
dei
social isti,
nelle
esp ressio ni
giornalistiche,
nel
linguaggio, nei messa ggi che si int endevano lanciare. Occorreva , non solo attraverso le
opere sociali, ma a nche nelle sfide tra giornali, comprendere che le tecnic he di
comunicazione
dove vano
essere
semplici,
chiare,
convincent i,
popolari.
E
se
Prampolini usava i metodi della Chiesa (le parabole, i discorsi dopo le messe, i
paragoni con l ’etica cristiana) i cattolici dovevano usare le armi socialiste. A
cominciare anche dal le didascalie da esporre in prima pagina. A manchette si rispo nda
con manchette , dunque.
Se «L’Italia Ce ntrale» rappresentava i ceti possidenti e i loro candidati liberali,
questo giornale sett imanale era destina to a un’oppo sizione al so cialismo più di
principio, in nome della tradizione cattolica e dei suoi a ncoraggi con l’aldilà. La
contestazione al socia lismo di Prampolini divenne più teorica e pungente, co sì. Ma non
ebbe successo. I cand idati cattolici faranno assai fatica ad emergere anche alle elezi oni
amministrative (il direttore de «L’Azi one Cattolica»
Guido Meroni verrà ele tto
consigliere comunale con le elezioni del 1907), mentre a qu el le politiche resisterà a
lungo nel suo collegio di Correggio il liberale Vittorio Cottafav i, 2 9 che non era pare nte
del prete reggiano E milio, e che fu eletto nel 1895 e vincitore fino al 1919, quand o il
collegio
uninominale
verrà
sostituito
con
il
collegio
interprovinciale
su
base
proporzionale con le preferenz e, sistema che sarà ripresentato , dopo il regime fascista,
nell’Italia repubblicana fino alle elezioni del 1992. In montagna, dopo l’interregno di
Gian Lorenzo Basetti , morto nel 1908, saranno ancora ca ndidati liberali e moderati ad
avere la meglio. Per aspettare un catto lico reggiano alla Camera dei deputati si
dovranno attendere le consultazioni del 1919 con l’elez ione del popolare Francesco
Farioli, 3 0 giacché que lla di Giuseppe Micheli, che subito optò per altro collegio, e di chi
subito lo so stituì, Au gusto Cipriani, che risalgono al 1909, avvenivano sotto l e inseg ne
liberali.
Particolarmente inter essant e fu a Reg gio l ’esperienza del primo quotidiano socialista
italiano, quella de «Il punto nero», che venne pubblicato dal primo gennaio al 16 aprile
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L’Apostolo e il Ferroviere
del 1894. Era diretto da Olindo Malagodi, 3 1 padre del futuro segretario del P L I
Giovanni. Olindo Mal agodi si trasferir à dal socialismo al liberali smo nei primi anni del
Novecento, soste nendo apertamente Giovanni Giolitti, i suoi g overni e la sua politica.
Ebbe certo il merito di intuire, dopo un l ungo soggiorno in Inghilterra, gli errori del
socialismo scientifico sulla c risi inevitabile del capitalismo e sull’altrettanto inevitabile
e crescente impoveri mento della classe op eraia e dei ceti medi. «Il punto nero» si di ce
sia stato il primo quotidiano socialista e forse non è esattam ente così. Già «Regg io
nova» era uscita ne lle vesti di quotidiano per le prime settimane, poi si era trasformata
in settimanale. Ma « Reggio nova» non era un quotidiano veramente socialista, essendo
solo organo della società cooperativa. «Il punto nero», 3 2 si presentò invece co me
«giornale quotidia no socialista». E fu preceduto da una polemica .
Nel luglio 1892 Camillo Prampolini aveva accettato di dirigere il settimanale
socialista nazionale « La lotta di classe», u scito per la prima volta il 30 -31 del mese, 3 3
che avrebbe dovuto divenire quotidiano di partito. Col Congresso di Genova il
deputato reggiano era stato confermato nell’incarico, ma in realtà si trattava di
incarico solo nominal e, poiché Prampolini desiderava continua re a dirigere il suo «La
Giustizia». Sul rappo rto tra Prampolini e il suo nuovo i ncarico a Milano di direttore de
«La lotta di classe» vale l’opinione riporta ta da Luigi Cortesi secondo la quale il leader
reggiano, e soprattutto i socialisti reggiani, non abbiano assolutamente gra dito
l’incarico. Que sti ultimi ritenevano di esse re stati oggetto di un vero e proprio
«sequestro», e il direttore de «La Giustizia» aveva dovuto soccombere controvoglia alle
insistenze
dell’amic o
Filippo
Turati.
Prampolini
non
se
la
sentiva
di
lascia re
definitivamente Regg io per Milano e nel mese di ago sto il gio rnale diede notizia c he
egli «già sofferente , e ra caduto ammalato (…) annunciando un l ungo riposo». 3 4 D opo il
Congresso di Genova Prampolini, confermato nell’incarico, non si mosse più da Reggio.
Secondo Antonio La briola la motivazione è che Pram polini « non va a Milano per ché
non c’è assicurato al meno 150 lire al mese. E il Prampolini è un povero impiegato de lla
Camera di Commercio di Reggio a 93 lire i l mese». 3 5
La ricerca continu a di Prampolini dimostrava che Reggio av eva già cominciato a
divenire il punto di riferimento dei socialisti italiani per il livello di espressione
organizzata
degli
ideali
socialisti.
Intanto,
per
no n
smentire
questa
opinione,
Pag. 75
L’Apostolo e il Ferroviere
Vergnanini aveva co minciato a progettare un quotidiano na zionale. Iniziò una viv ace
polemica. «La Giustizia» annunciò, il 22 ottobre del 1893, l’uscita del nuovo quotidiano
socialista, non app ena si fossero raggiu nti i mille abbonamenti, poi dovette rimbrottare
«L’eco del popolo» di Cremona e anche il settimanale nazionale del partito «La lotta di
classe», non più diretta da Prampolini, perché i r eggiani volevano far da sol i.
«Dovremo
noi
asp ettare
un
quotidiano
di
partito
a
Milano?», 3 6
si
chie sero
polemicamente i fautori dell’esperimento giornalistico reggiano e in qualche misura
anche diffidenti s ull a capacità del partito, al di fuori di Reggio, di realizzare cose
concrete. Quando il quotidiano socialista prese piede, nel suo primo numero, venne
fornita la spiegazione del titolo, «Il punto nero», che risaliva a una definizione della
Valpadana data da Costanzo Chauvet , 3 7 “pedagogo” del primo ministro Giolitti, che
dopo pochi mesi verrà arrestato per truffa. Non certo per aver sbagliato, almeno per
qualche anno ancora , il colore politico della nostra zona. E nel seguito si proponeva il
quotidiano con una chiara identità so cialista. «Il no stro progr amma politico è quel lo
del Partito socialista dei lavoratori di cu i noi svolgeremo la tattica indefessament e,
contro tutti gli agguati e i camuffamenti più o meno rivoluzionari della borghesia
decrepita e mal ata». 3 8
Se «L’Italia Ce ntrale » aveva pensato a Reggio come al centro della Penisola, ade sso
non defi nirlo il punt o rosso , ma il punto nero (in quanto elem ento distintivo negati vo)
pareva, più che una bizzarria cromatica, l’accettazione di una sfida. Un’al tra singol are
anomalia. I titoli dei giornali d’epoca rappresentavano spesso o l’esaltazione di una
condizione negativa o il lancio di un messaggio di lotta, spesso conditi entrambi con
l’ironia dialettale (da «Stà pur a cà Chichin» a «La Mosca », a «Sandru nzein» a
«L’Esen» ). Che l ’ambizione del giornale fosse di superare i confini della provincia e di
assumere u n ruolo nazionale è te stimoniato dalle firme alle quali la redazione ave va
chiesto una collabora zione: da Enrico Ferri a Edmondo De Amicis, da Cesar e Lombroso
a Filippo Turati, da Antonio Labriola a Leonida Bissolati. Firme che, però, no n si
riscontrano nelle edi zioni del giornale. Il quotidiano ebbe subito da fronteggiare la
drammatica situazione democratica dovu ta agli atteggiamenti repressivi del g over no
Crispi nei confro nti dei moti, certo non pacifici, dei fasci siciliani. Il 21 gennaio il
giornale venne seque strato dopo la pubblicazione di una corrispondenza da Palerm o,
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L’Apostolo e il Ferroviere
dove la questura aveva appena respinto Camillo Prampolini, recatosi colà assi eme a
Gregorio Agnini, in segno di solidarietà co i socialisti arrestati. Poi altri tre sequestri , il
28 gennaio , a c ausa di tre articoli e di num erosi conseguenti rea ti, il 4 febbraio per due
articoli incriminati, il 19 febbraio, mentre Cavallotti provocav a la discussione alla
Camera sullo stato d’assedio decr etato dal governo e il gruppo socialista ne chiedeva la
messa sul banco degli imputati. Poi lo scoppio della bomba anarchica nei pressi di
Montecitorio, a Roma, con l’uccisione del soldato Francesco An geli e molti feriti certo
non co ntribuì a ra sserenare gli a nimi. Il 16 marzo nu ovo sequestro del giornale da
parte del procuratore del re. Poi la crisi finanziaria che avrebbe portato alla
sospensione della pu bblicazione del giornale il 16 aprile. Nell’ult imo articolo di fondo
del quotidiano social ista intitolato Per rimetterci… ag li amic i del Pun to nero , si scr ive:
«Sospendiamo per d ieci giorni, per un mese? Non lo sappi amo. Dopo le rilevanti
perdite causate dai t roppi seque stri, dop o le truffe di qualche rivenditore, dopo le
cospicue spese d’impianto, noi ci troviamo con un credito di qualche migliaio di lire
verso abbonati (…) e di qualche migliaio verso parecchi rivenditori. Proseg uire
appoggiati solo alla speranza c he questa a patia si muti sar ebbe prova di un ottimismo
compromettente e per icoloso». 3 9
Così, i problemi finanziari irrisolvibili vennero risolti dalla legislazione crispina del
luglio 1894 che sciolse il partito e le orga nizzazioni collegate. «Il Punto nero» dove tte
cessar e definitivamente le sue pubblicazioni (Antonio Vergnani ni, che l’avev a ideato e
sostenuto , dovette sc egliere la via dell’esi lio in Svizzera, l ’alternativa era il carcere ) e
per aspettare un quot idiano socialista si d ovrà attendere, almeno a Reggio, il 1904, con
l’edizione quotidiana de «La Giustizia», di retta da Giovanni Zi b ordi, come «organo d ei
socialisti di Reggio Emilia» e che non pr ovocò la fine de «La Giustizia» settimana le,
che continu ava a uscire la domenica, diretta da Prampolini. «La Giustizia» ave va
provocato, dal suo comparire, un coro di consensi da parte di per sonalità del mondo
socialista nazionale. Antonio Labriola, che pure non era tenero nei confro nti dei
socialisti, lui filosofo che aveva già studia to e tradotto Marx ed Engels, ne descrive rà
la
funzione
po sitiva
nel
territorio
lo cale,
abbonando si
al
giornal e
nel
18 89,
aggiungendo però c he una «Giustizia» a Milano «avrebbe fatto ridere». 4 0 Filip po
Turati, già dai tempi de «Lo Scamiciato», aveva promosso una corrispondenza
Pag. 77
L’Apostolo e il Ferroviere
periodica con Pramp olini e si era detto assai lieto di po ssedere la collezione dei pri mi
sette
numeri
del
nuovo
giornale 4 1
co ntinuando
poi
la
collaborazione
con
«La
Giustizia». Dal c ant o suo, Edmondo De Amicis, che non nascose mai la sua forte
simpatia e stima per Prampolini e al quale il leader so cialista reggiano aveva inviato il
suo ritrat to, con tanto di ringraziamenti commossi dello scr ittore, ammirò sia «La
Giustizia» sia «Il punto nero», il giornale socialista che nacque e morì nel 1894 a tal
punto da osservare: «Il giorno in cui si a nnunziasse ai gior nali borghesi che «Il pu nto
nero» ha cessato le p ubblicazioni pare a me che sarebbe u n triste giorno per la no stra
causa». 4 2
Nel gennaio del 1901 «La Giustizia», come accadde a «Lo Scamiciato» nel 1883, venne
ufficialmente scomunicata dal vescovo di Reggio Vincenzo Ma nicardi. Peccato mort al e
era il leggerla e il diffonderla. Con u na differenza . Se la scomunica de «Lo Scamiciato »
«aveva gravemente colpito la diffu sione di quel piccolo settimanale, la nuo va
scomunica non solo non rec ò alcun danno a «La Giustizia»», ma ne accrebbe, co n
impressi onante rapi dità, la tiratura sino a triplicarla». 4 3 T utta la storia de «La
Giustizia» è la stori a del socialismo riformista reggiano e italiano fino alle le ggi
eccezionali e alla fi ne dei giornali democra tici decretata dal fa scismo, trasformatosi da
partit o a regime con le leggi del 1926. Nel suo articolo di fond o del primo gennaio del
1904, intitolato Inco minc iando , il direttore dell’edizione quoti diana Giovanni Zibordi
scrisse: «La provinci a di Reggio è oggi in Italia il principale laboratorio di vita
socialista. La Giustizi a quotidiana deve essere il bollettino di questo laboratorio». 4 4 L o
sarà e non e siste nel mondo giornalistico italiano, una testata d iretta da due persone ,
l’una nei giorni feriali e l’altra nei giorni festivi, che abbia per di più sapu to mantenere
piena consonanz a e concordia. «La Giu st izia» quotidiana, nel luglio del 1922, pri ma
dell’espulsione dei riformismi da parte dei massimalisti, nell’ott obre dello stesso anno,
e la formazione , da parte dei primi, del nuovo P S U , diverrà organo na zional e del la
corrente e poi di quel partito. La redazione sarà portata a Milano a cominciare dal
primo luglio del 1922, diretta da Filippo Turati, Claudio Treves e Camillo Prampolini.
Larga parte del peso redazionale fu su lla spalle di Amicare Storchi, ch e ave va
sostituito a Reggio Giovanni Zibordi, dopo la scelta di quest’u ltimo di abbandonare la
città, dopo l’aggressione subita nel 1921 . Il giornale cesserà le pubblicazioni il 3
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L’Apostolo e il Ferroviere
novembre del 1925, in seguito all’acuirsi delle violenze fascist e, mentre «L a Giustizia»
domenicale sarà costretta a sospendere le pubblicazioni pochi giorni prima, il 30
ottobre 1925.
Particolarmente rilevante fu, a proposi to della politica riformista del giornale
reggiano «La Giu stizia», il dialogo intessuto, nei primi anni del secolo, coi redatt ori
del settimanale cattolico a sfondo sociale «La Plebe». I loro redattori vennero definiti
«i preti buoni» e diedero indicazione di votare, nel 1907, alle elezioni comunali, per i
candidati socialisti, che spazz arono via quel che restav a della «Grande Armata»
conservatrice. Uno di loro, Rodrigo Levoni, sarà al centro di un clamoroso passaggi o
dalla Chiesa cattolica a quella prampoliniana. Rodrigo Levoni, nell’agosto del 1906, era
stato sosp eso «a divinis» dal vescovo di Reggio a causa di ar ticoli pubblicati su «La
Plebe», giornale d’orientamento cristiano -sociale assimilabile all’orientamento assunto
da
don
Romolo
Murri,
che
finirà
per
accettare
una
vi sione
anticlericale
del
cristianesimo. Levoni iniziò poi una collab orazione al giornale socialista «La Giustizia»
firmandosi «un prete socialista» e il 10 ot tobre del 1909 compì la sua clamorosa sce lta
che co sì giustificò: «Invano ho cercato fra i preti di Cristo la verità, la giu stizia,
l’amore. E perciò io mi separo da loro, da tutta questa burocra zia ecclesiastica che non
ha avuto, né poteva avere per me, che amarezze e delusioni. La chiesa non ha sap uto
che farne della mia povera attività. Né io so darle torto. Non al servizio del papa, della
superstizione o del partito della forza ero des tinato, ma al vero Cristo vivente:
l’umanità, l’ideale socialista». 4 5 In una lettera a Camillo Prampolini egli scrisse:
«Intendo ora rinasce re a nuova vita, lavorerò fuori della chi esa, anzi per u n chi esa
migliore: l’umanità, l’ideale socialista. So no stan co della vita oziosa del prete, sono
stanco dei rosari, de lle novene, delle benedizioni, degli esorci smi, dei moccoli, del le
fattucchiere, delle superstizioni che rip ugnano alla buona coscienza e alle qu ali mi
costringe l ’ufficio di prete sagr estano . Rinun cio alle comodità e agli ozi che avreb be
potuto offrirmi la ger archia eccle siastica. Mi guadagnerò il pane col lavoro. La dignità
dell’operaio che guad agna e produce è sup eriore d’assai a quell a di colui che vive su lle
anime del purgatorio e specula coll’a sper sorio sull’ignoranza del volgo». 4 6 Levoni si
diede a far conferenze e comizi roventi e continuò la sua collaborazione col giornale
socialista con uno spirito anticlericale così forte che al confronto le invettive di
Pag. 79
L’Apostolo e il Ferroviere
Podrecca col suo «Asi no» impallidiva no.
Un altro prete, don Rodolfo Magnani, co mpì analoga scelta due anni dopo. Su «L a
Giustizia» del 20 giugno del 1911 egli scrisse: «Non mi era più possibile tollerare a
lungo un ambiente che è la perfetta antitesi del mio carattere, d elle mie aspirazioni , dei
miei ideali. Ero troppo stanco di vivere co n la febbre del dubbio e di cercar e invano un
fondamento di ragio ne a quella fede che, in passato, ebbe ta nta parte nel mio cuo re.
Così, persuaso che tutto il cumulo delle assurdità dogmatiche, tanto utili a gli interessi
della «papicrazia» non ebbe mai, né può avere, quel sugg ello divino che ostenta, ho
deliberato con sicura coscienza, di abband onare la chiesa e ripr endere la mia naturale
libertà». 4 7 Naturalmente questi clamorosi passaggi dalla Chiesa Cattoli ca alla nuova
chiesa socialista pra mpoliniana erano a ssai favoriti dall’impostazione cristiana del
messaggio del lead e r socialista reggia no. La predica di Natale è u n docume nto
inoppugnabile di tale sensibilità e, nel contempo, un esplicito invito ai crist iani veri a
divenire socialisti. Prampolini in quest o racconto immaginifico pubblicato su « La
Giustizia» nel Natale del 1897 sostiene: «Ebbene noi dobbiamo dunque far guerra a
questo doloroso e br utto regno dell’ingiustizia (…) noi dobbiamo volere, forteme nte
volere il regno di Dio». 4 8 E infine l ’ipotet ico oratore, che p arlava dinnanzi alla c hie sa,
esortava i fedeli: «E ora ditemi. Siete voi cristiani? Lo sentite voi questo benefico o dio
per il male? Lo sentite voi questo divino desiderio del bene? Voi che cosa fat e per
realizzare il bene? So rgete e lottate perché la giustizia sia (…) Prendete a guida qu e ste
parole (…) e saret e so cialisti». 4 9
Si trattava di una forte semplificazione e in parte anche di u n travisamento della
dottrina cristiana che promette i l bene in un altro mondo e non i n questo , come osser va
don Ercole Bedeschi in una pungente contestazione della predica prampoliniana
pubblicata nel 1920, 5 0 ma Prampolini riuscì a scalfire molte co scienze e ad entrare in
forte concorrenz a con la Chiesa prop rio sul terreno della conquista del consenso de lle
classi più pov ere e delle coscie nze più alte che non erano t anto preoccupat e del la
conoscenza dei precetti evangelici del leader socialista reggiano, ma delle ingiustizie
della società del tempo. La sempli ficazione del linguaggio di Prampolini è studiata e
utile per farsi compre ndere soprattutto dag li strati meno acculturati della popolazione.
Il suo discor so è diretto e l ’uso dell’aggettivazione assolutam ente elementar e (bru tto,
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L’Apostolo e il Ferroviere
cattivo, malvagio, ser eno, felice ). Prampoli ni si rivela u n ottimo semplificatore e il suo
linguaggio è quello della civiltà contadina, in questo mol to simile a quello dei
predicatori cristiani. «La Giustizia» divenne, in questo caso , a nche ca sa editrice e nel
1899 pubblicò l’opusco lo La predica di Natale , così come nel 1894 aveva pubblicato Come
avverrà il soc ialismo e nel 1900 Soc ialisti e reazionari , tutti e tre op ere di Prampolini.
La lotta tra giornali fu aspra anche all’interno dello schiera mento antisocialista
reggiano.
Ad
animarla,
ancora,
la
figura
di
Giuseppe
Menada.
All’inter no
dell’Associazione o Partito del bene eco nomico, cioè la famo sa «Grande Armata» che
aveva vinto le elezioni del 1904 e del 1 905, portando i soci alisti in minoranza nel
Comune di Reggio e nella prov incia e l’on. Giuseppe Spallanza ni 5 1 deputato al posto di
Camillo Prampolini, si aprì una grande vertenza politica e di potere. I due gruppi che
si front eggiarono fur ono qu elli di Giusep pe Menada e Giusep pe Spallanzani, da u na
parte, e di Isidoro Reggio, d irettore de «L’Italia Centrale», e dell’avvocato Me doro
Ligabue, dall’altra. L ’origine politica del dissenso pareva di m erito. Mentre Menad a e
Spallanzani,
e
c on
loro
un
gruppo
di
giovani
che
si
affermeranno
attraverso
l’esperienza del «Corriere di Reggio» , 5 2 si spostarono su po sizioni liberali più aperte a
sinistra, Reggio e Ligabue restarono fer mi su posizioni visceralmente antisociali ste e
antiprogressiste . Il conflitto determinò l’apertura, da parte di Menada e Spallanzani, di
un nuovo quotidiano , appun to il «Corriere di Reggio», che durerà dal 1909 al 1912. Il
dissidio nacque sull a questione della proprietà del quotidiano liberale «L’Italia
Centrale». 5 3 L’o n. Giuseppe Spallanzani, nell’ottobre del 1906, favorisce la vendita del
quotidiano reggiano ad Au relio Boiardi, Isidoro Reggio si oppone sost enendo c he si
tratta di un prestanome (Boiardi era allora un operaio della tipografia) e che dietro
l’operazione si c elava lo stesso Spallanza ni. L’operazione viene bloccata e alla fine lo
stesso Reggio ottiene, assieme alla sua r edazione, la proprietà del giornale. A quel
punto per Spallanzani e Menada altro non resta che aprire u n nuovo quotidiano, tra le
ire dei gestori e dei supporter del vecchio.
Il dissenso venne por tato a galla pubblicamente solo dal diver so atteggiamento sulla
candidatura di Ang elo Menozzi, un pr ofessore, reggiano d’origine, ma milanese
d’adozione, consiglie re e a sse ssore del ca poluogo lombardo e che nel 1929 verrà anche
nominato senatore. Menozzi avrebbe dov uto sostituire, alle el ezioni d el 1909 , prop rio
Pag. 81
L’Apostolo e il Ferroviere
l’on. Spallanza ni nel collegio di Reggio. Diciamo la verità. Spallanzani aveva z ero
virgola zero probabilità di ripetere l’impresa del gennaio del 19 05, quella che gli ave va
permesso di battere Prampolini. Le elezioni comunali parziali del luglio 1907 avevano
sentenziato la clamorosa vittoria dei socialisti che erano tornati, con le elezioni
generali del dicembre dello stesso anno, alla guida del Comune di Reggio dopo soli
due anni di opposizione, rieleggendo L uigi Roversi sindaco. In quell ’occasione il
contributo di Spallanzani, che era ancora deputato, dicono sia stato minino, a nche se lo
stesso Menada fu c andidato assieme a Medoro Ligabue. 5 4 La sconfitta risultava
bruciante anche perc hé seguiva un perco rso accidentato, cara tterizzato anch e dalle
dimissioni del primo sindaco dell’“Associa zione del bene econo mico” Giusto Fulloni, 5 5
eletto nel luglio del 1905 e dimesso si nel settembre del 1906, e dalla successione di
Camillo Rossi. 5 6 Br utta aria, dunque, per «gli armigeri», come li definiva « La
Giustizia». E co sì, Spallanzani, con l’au silio di Menada, aveva preferito lasciare il
collegio reggiano per un collegio meno impossibile, quello di Gonzaga di Mantova,
preferendo naturalme nte non essere sostit uito da nessun altro. Di questo se ne dolse il
direttore de «L’Italia Centrale», che accu sò in particolare Menada di avere stravolto le
decisioni del comitato dell’associazio ne e di essersi recato personalmente a Milano a
convincere Menozzi a rinunciare alla candi datura.
«L’Italia Centrale» de l 25 febbraio del 1 909 scrive: «Ieri ebbe fine la triste commedia
che qualcuno ha voluto rappresentare int orno alla candidatura Menozzi. La tela d ella
commedia
era
que sta:
rendere
impossi bile
la
battaglia
per
dare
una
po stuma
soddisfa zione a Spall anzani, dimostrando che se non c’era lui non si poteva trovare un
altro candidato. (Me nada) è diventato il padre, il tutore, il re, l’autocrat e del part ito
(…) La conseguenz a della mossa del commendator Menada fu una lettera del profe ssor
Menozzi, che declina va la candidatura (…) Noi non ripeteremo quel che dichiararono
nella seduta del Com itato il dottor Reggio e l’avv. Ligabue e ci oè che essi era no pro nti
a
dare
pieno
appoggio
alla
candidatura
di
Angelo
Menozzi». 5 7
E
co sì
rivela:
«Spallanzani attribuisce il mancato accordo alle frazioni del partito. Egli fa pubblicare
dalla «Gazzetta di Mantova» che «gli fu confermata la ca ndidatura unanimemente d al
blocco antisocialista di Reggio, ma egli v olle rifiutarla». 5 8 So stiene il team di Isido ro
Reggi o, invece: «Alle elezioni parziali comunali gli chiedemmo se volesse prendere u na
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L’Apostolo e il Ferroviere
qualche iniziativa e noi lo avremmo seguito, ma egli disse che non voleva far nulla» . 5 9
E poi, dicono sempre quelli de «L’Italia Centrale», «Spallanzani si era rifiutato di
partecipare al banchetto della minoranza e anche di intervenire alla festa del Club
degli amici di cui egli era presidente e, infine, aveva anche declinato l’invito a
prendere parte alle el ezioni provinciali». Un completo disimpegno, dunqu e.
L’on. Spallanz ani e Giuseppe Menada avevano probabilmente compreso che la
vittoria del 1904 -1905 non era raggiungi bile con gli stessi metodi, che bisogna va
cambiare uomini, linguaggio, programmi e anche p olitica. Menada è l’al fiere del la
svolta. Aveva inventa to lui l’As sociazione per il bene eco nomico, adesso l’a ffo ssa . N on
per egoismo o per stravaganza, ma perché è convinto che la si tuazione sia cambiata e
che rifugiarsi nelle scelte del passato port i solo alla dèbacle. Così si mette alla ricerca
dei fondi per pubblicar e il nuovo quotidiano reggiano, «Il Corriere di Reggio», che esce
il 4 aprile del 1909, con polemica furiosa della direzione de «L’Italia Centrale». « La
Giustizia» saluta l’e vento con un semplice augurio. «Il «Corriere» si colloca, per la
parte politica, s otto gli auspici di Camillo Cavour e per la p arte morale di Giosuè
Carducci. Ciò costituisce (…) un impegno ». 6 0 «L’Italia Central e», dopo aver messo le
mani avanti qualche giorno prima, sostenendo che «il partito moderato [è] scisso t anto
che proprio in qu e sti giorni si parla di un «Corriere di Reggio» moderato, che uscirà il
4 aprile per combattere la consorella «It alia Centrale» della stessa città», 6 1 ironiz za:
«Chi è questa redaz ione? Si reclama, se non molto esperta, molto giovane. Allora,
invece di un «Corrie re della Sera», avremo un «Corriere dei piccoli». 6 2 Nel mese di
marzo
i
rapporti
tra
i
due
gruppi
del
liberalismo
reggiano
erano
divenuti
particolarmente aspri.
«L’Italia Centrale» a veva colpito duro. Innanzitutto aveva ipotizzato che fo sse lo
stesso Menada a volersi candidare nel collegio di Reggio. Dopo aver letto le
candidature emiliane su «Il giornale d’Italia» e avendo registrato che nel collegio di
Reggio i nomi dei papabili erano due, Menozzi e Menada, azz ardò: «Si capisce subito
perché il co mm. Menada si sbracciò tanto a far rinunciare il Menozzi». 6 3 L’illazione era
particolarmente azzardata, perché, non so lo Menada aveva rifiutato la candidatura nel
1904, e aveva egli ste sso scelto Sp allanzani, ma perché, oltre a t utto, la candidatura nel
collegio di Reggio nel 1909 era davvero improba, per non dire impossibile ne lla
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L’Apostolo e il Ferroviere
riuscita, alla luce dei risultati amministrativi del 1907. E se così no n fosse stato lo
stesso Spallanzani no n avrebbe scelto un collegio mantovano. La polemica non si pla cò.
Poche settimane dop o sempre il direttore de «L’Italia Centrale» affondò un altro co lpo
che, in epoca di crisi , produce sempre un certo effetto. Sono i capi, disse più o meno,
che vogliono sce nder e dalla nave quando questa a ffonda . Scrisse infatti: «Il gruppe t to
cocciuto continuò a t enere l ’Associazione del partito in quelle condizioni schel etriche
fino a che la si ridusse a crepar di ridicolo sotto il colpo dell’archivio venduto in
piazza». 6 4 Quella dell’archivio venduto in piazza fu una delle scelte più imbar azzanti e
autolesioniste che mai siano state compiute da un’organizzaz ione politica. Infatti fu
proprio Giovanni Zibordi, direttore de «La Giustizia» quotidiana, che comprò a poche
lire tutta una serie d i documenti, comprese lettere di raccomandazione, tut t ’altro c he
trascurabili, e che vennero poi pubblicate a puntate dal giornale socialista con tanto di
commento salace.
La seconda aspra bat taglia, questa ancora più dura, combattuta tra i due giornali, fu
quella relativa alle elezioni suppletive nel colleg io della montagna reggiana, te sa ad
individuare il sostituto del parmigiano Giuseppe Micheli, 6 5 che aveva optato pe r il
collegio di Langhirano. Le elezio ni politiche erano anda te come si prevede va.
Prampolini era stato rieletto a Reggio contro nessuno (Ang elo Menozzi alla fine aveva
rinunciato alla ca ndidatura) e assieme a l ui erano stati rieletti alla Camera il socialista
Adelmo Sichel a Gu astalla, il liberale V ittorio Cottafavi a Correggio, il socialista
Massimo Samoggia 6 6 a Montecc hio, in sost ituzione di Alberto B orciani, entrato in rot ta
di collisione col suo partito. Giuseppe Spallanzani aveva perso a Gonzaga contro il
socialista Enrico Fer ri. Restava questo collegio della montagna, vinto dal liberale
Giuseppe Micheli, al quale si doveva dare un sostitu to. «L’Italia Centrale» soste nne la
candidatura di Fazio Monzani, il «Corriere di Reggio» quella di Gustavo Cipriani. Er a
la prima volta che due esponenti liber ali si fronteggiavano in un collegio della
provincia.
I socialisti presentar ono, se nza sp eranze , la candidatura di Arturo Bellelli. La vera
sfida fu tra i due gio rnali reggiani. Isidoro Reggio condusse u na campagna elettora le
con
un
linguaggio
particolarmente
violento
contro
il
candidato
concorrente,
sponsorizzato dal g iornale di Menada e Spallanzan i. Il 9 maggio la sua «It alia
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L’Apostolo e il Ferroviere
Centrale» ricorda che «Il Corriere dei piccoli» (questo l ’appellativo sarcasticamente
attribuito al concorrente «Corriere» ), avendo assunto l’u fficio di organo personal e del
comm. Cipriani, ha a ssunto nella lotta elettorale un ’into nazione acre e aggr essiva», 6 7
invitando a non fidar si di un candidato che si era recato ai co mizi socialisti in favore
della ferrovia Reggio -Ciano. Poi il giornale di Isidoro Reggio lancia una pesa nte ac cu sa
all’avversario, rivelando che Cipriani è un massone. A Vetto d’Enza la folla sarebbe
insorta al grido «massone, massone, non vogliamo candidati massoni». 6 8 E poi
l’illazione
più
insi diosa:
«Dopo
il
settantenne
Cipriani
arriverebbe
anco ra
Spallanzani», 6 9 seco ndo un lettore che si firma «un vero mona rchico». Insomma, se
dietro l’azione tesa a far saltare la candidatura di Angelo Menozzi nel collegio di
Reggio c’era quella di Giuseppe Menada , dietro la candidatura di Gustavo Cipriani
c’era la rivincita pe rsonale di Giu seppe Spallanzani che, b attuto nel collegio di
Gonzaga, sarebbe risorto sostituendo Cip riani in quel di Castelnovo ne’ Monti. La
dietrologia non è mal e recente , come si vede.
Ancora insulti: «La ditta Spallanzani -Menada con relative appendici del Corriere dei
piccoli» 7 0 porta ad a vvelenare il clima delle elezioni. «La Gi ustizia» bersaglia Fa zio
Monzani che si cara tterizza per «gradassate, promesse, manne celesti, e col picco lo
pitoccamento di voti, mercé la piaggeria ruffianesca agli eletto ri, autorizzati a pensare
che qu ello sia un c ollegi o da vendere, che si pu ò conquist are a suo n di bottiglie
stappate e a fette di salame». 7 1 Il giornale socialista definirà Monzani «Fazio Salami». E
lui diverrà anche «Fa zio il fazioso».
Anche il settimanale «L’Azio ne Cattoli ca» scende in camp o in appoggio della
candidatura di Gusta vo Cipriani e conda nna l ’assalto de «L ’I talia Centrale» alla sua
candidatura. Scrive il giornale cattolico, diretto da monsig nor Emilio Cottafavi:
«Mentre «La Giustiz ia» e «Il montanaro» combattono a visiera alzata per il loro
candidato socialista Bellelli, mentre il «Corriere di Reggio» e il nostro giornale
sostengo no la candi datura costituzionale del
comm. Gustavo Cipriani, «L’Italia
Centrale» batte la gr ancassa al candidato di tutti i colori, portato sugli scudi (…) di
carta e d ’argento di tutti quelli che si fecero bestiame elettorale, dopo aver mangiato
salami fiorentini, bevuto vino napoletano (…) e inta scato qualche biglietto fazioso». 7 2 E
ancora: «(Mo nzani) nel caso di riuscita (e non sarà mai) cosa farebbe al Parlamento?
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L’Apostolo e il Ferroviere
Quale figura coi c o lleghi, quale autorità sulle amministrazioni pubbliche?». 7 3 Il
«Corriere» si lamenta della corte che appoggia Monzani e fa i nomi di Capanni e
Spargetti di Castelnovo ne’ Monti, di Scavizzi, Piccini, Bedini e naturalmente Isidoro
Reggio.
L’avvocato Umberto Lari è quello più impegnato nella campagna a favore di
Cipriani. È un giovane su cui pesa no le maggiori responsabilità del nuovo giornale
reggiano. Sorretto da l duo Menada -Spalla nzani, Lari rappresenta come giornalista un
caso anomalo. È gio vane, distinto, colto, non volgare, non è neppure antisocialista
viscerale. Rapprese nta il meglio del liberalismo reggiano. Sarà, nel 1922, protagonista,
dal suo posto di se gretario della locale Camera di Commercio, della «Esposizio ne
nazionale agricol a, industriale e del lavoro» alla quale parteciperà anche il re Vittorio
Emanuele I I I .
Tra accese ripicche, insulti, accuse di comprare voti, di offrire soldi per finta per
l’ospedale di Ca stelnovo ne’ Mo nti, di appartenere a logge seg rete, di esser e inde g no,
incolto, corrotto, la tenzone liberale arriva all’apice nella giornata di domenica 30
maggio, quando la parola viene data alle urne. I risultati sono i seguenti: Cipriani
1.726, Bellelli 772, Monzani 900. È necessario un ballottaggio tra Cipriani e Mo nz a ni
che si svolge la do menica seguent e, non avendo raggiunt o, alcun candidato, la
maggioranza assolut a. Anc ora risse, a Vetto con Monzani che non riesce neppur e a
profferir parola aggr edito dai sostenitori della parte opposta e a Villaminozzo con
Scavizzi, filo Monza ni, che vie ne definito dal «Corriere» « sputacchiatore, disgraziat o,
miserevole corvo». 7 4 Monzani pubblica la notizia che sborserà 25.000 lire per la
costruzione dell’ospe dale di Castelnovo ne’ Monti non appena sarà eletto, cioè lu ne dì,
il gior no della sua eventuale proclamazione. 7 5 Se no, buona notte. Poi il responso
definitivo con la vittoria di Cipriani (con 1.959 voti su Monza ni che si ferma a 1.22 8 ).
La battaglia finisce con Cipriani accolto da feste e bande musicali in mezza montagna.
Giuseppe Me nada e il suo «Corriere di R eggio» avevano ottenuto una bella vittoria,
dopo l’umiliante sconfitta della loro «Grande Armata», due anni prima.
Nel 1910, quando Isi doro Reggio lasciò la direzione de «L’Italia Centrale», e anc he la
sua proprietà, alla ditta Bocedi, ma in realtà alla società controllata dal commendator
Prampolini, imprenditore reggiano che s’era messo in urto co n Menada e che ave va
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L’Apostolo e il Ferroviere
acquisito anche una posizione importante in «Il Resto del Ca rlino», la lotta ripre se
fiato. Si chie se iron i camente «La Giustizi a»: «Perché tutt’ora a Reggio vive l’Italia e
vive il Corriere? Perché non si son fu si e non si fondono? Rappresentano essi due
frazioni d’un partito? Rappresentano due frazioni personali? Esprimono la scissione
inconciliabile dell’ant ico binomio Menada -Prampolini, binomio spezzatosi per rivali
ambizioni e per gare d’interessi? È, L’Itali a, un’appendice del Carlino, oggi governato
dal cav. Prampolini, direttore delle Offi cine meccaniche reg giane, for nitrici delle
ferrovie di stato e ger ente della nuova società proprietaria del grande giornale
bolognese? È perciò che, occorre dirlo, un direttore, il signor Prampolini 7 6 sce lse
appunto dal corpo di redazione del Carl ino, per mandarlo qui in distaccamento, il
dottor Valori? È dunque L’Italia un giornale politico o un gio rnale di industriali? È
l’uno e l’altro? E il Corriere, o quelli che fanno capo al Corriere, lo considerano nemico
per la politica o per gli interessi?». 7 7 A queste domande «L’It alia Centrale» non v olle
rispondere se non i n te rmini evasivi. D’altronde che all’i nterno del Consigli o di
amministrazione delle Officine Reggiane fosse in atto u n vero e proprio braccio di fe rro
tra Giuseppe Menad a e il direttore Giovanni Prampolini è provato dall’improvviso
abbandono dell’industria da parte di Menada che, a partire dal 1912, non partecipa p iù
alle riunioni del consigli di amministrazione. Forse si trattava di un diverso rapporto
dei due con le istituzioni creditizie, essendo Menada stretta mente legato alla Banca
Commerciale mentre il s econdo era fo ndatore e presidente dell a Banca di Reggio, c he
ebbe un’espa nsione notevole a cavallo degli anni dieci nel territorio reggiano. Resta il
fatto che il dissidio tra Giuseppe Menada e Giovanni Prampolini fu di notevole portata
e lo stesso Menada tornerà alle Reggiane solo dopo la partenza di quell’altro, e senza
pentirsi. In fondo a ncora una volta, e a nche in questo caso, industriale e giornalist ico
insieme, Menada ave va ottenuto quello che voleva.
NOTE
1
V e d i R e g g i o e i s u o i g i o r n a l i , i n « L a p r o v i n c i a d i R e g g i o » , r i v i s ta m e n s i l e , 1 9 2 2 - 1 9 2 9 , l u g l i o
1923, prima puntata, pp. 218 -219.
Pag. 87
L’Apostolo e il Ferroviere
2
Ibidem.
3
Ibidem.
4
I l « G i o r n a l e d i R e g g i o » u s c ì p e r l a p r i m a v o l t a i l 2 7 m a r z o d e l 1 8 4 8 . S i p u b bl i c a v a n e i g i o r n i
n o n f e s t i v i d a p a r t e d e l l a t i p o g r a f i a T o r r e g g i a n i . D i r e t t o r e d e l g i o r n a l e e r a G h e r a r d o S tr u c c h i
(Reggio
Emilia
1813,
ivi
1874),
l a u r e a to
in
medicina
a l l ’ U n i v e r s i tà
di
Parma,
p r e m i a to
d a l l ’ A c c a d e m i a d i G a n d c h e g l i p u b bl i c ò l a s u a o p e r a S u l l a r a c h i t i d e . N e l 1 8 5 9 f e c e p a r te d e l
C o n s i g l i o d i P u b bl i c a I s t r u z i o n e i n M o d e n a , f u p o i d e p u ta to r e g g i a n o a l l ’ a s s e m bl e a n a z i o n a l e
c o n v o c a t a a M o d e n a . N e l 1 8 6 0 f u n o m i n a to p r o v v e d i to r e a g l i s tu d i d e l l e p r o v i n c e d e l l ’ E m i l i a . N e l
1867 fu consigliere comunale a Reggio e preside del Liceo Spallanzani (vedi E. Manzini, Memorie
s t o r i c h e d e i r e g g i a n i p i ù i l l u s t r i , c i t . , p p . 5 6 7 - 5 7 2 ) . L ’ i n d i r i z z o d e l g i o r n a l e e r a l i be r a l e m o n a r c h i c o e
i p r o v e n t i , e s c l u s e l e s p e s e , e r a n o d e v o l u te a l l a G u a r d i a c i v i c a . T r a g l i a r t i c o l i s i s e g n a l a u n
a p p e l l o d i V i n c e n z o G i o b e r t i a i r e g g i a n i , d a t a to 2 0 m a g g i o 1 9 4 8 . T r a i c o l l a b o r a to r i f i g u r a
F r a n c e s c o S e l m i ( V i g n o l a 1 8 1 7 , i v i 1 8 8 1 ) , l e tte r a t o s to r i c o , c h i m i c o , p o i c o s tr e t to a l l ’ e s i l i o p e r « l e s a
m a e s t à » , r e t t o r e d e l l ’ U n i v e r s i t à d i M o d e n a , p o i d o c e n te a l l ’ U n i v e r s i t à d i B o l o g n a , o l tr e a L u i g i
S a n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 2 1 , i v i 1 8 7 8 ) , s c r i t to r e , c o n s i g l i e r e c o m u n a l e d i R e g g i o , p o i c o n s i g l i e r e
provinciale scolastico.
V e d i p e r e n t r a m bi L . T r e n t i n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , R e g g i o E m i l i a 1 9 7 1 , p p . 9 - 1 0 .
5
« I l C r o s t o l o » , c h e u s c i v a t r e v o l t e l a s e t ti m a n a , s i p u b bl i c ò a p a r ti r e d a l 2 9 s e tte m br e d e l 1 8 5 9
p r e s s o l a t i p o g r a f i a d i S t e f a n o C a l d e r i n i , d i f e d e m a z z i n i a n a . D i r e tt o r e r e s p o n s a bi l e e r a l o s te s s o
G h e r a r d o S t r u c c h i . L ’ 8 m a g g i o d e l 1 8 6 0 i l C r o s to l o s a l u ta v a l ’ a r r i v o d i r e V i t to r i o E m a n u e l e
II
a
R e g g i o . U s c ì f i n o a l 2 9 s e t t e m br e d e l 1 8 6 0 , p o i s i tr a s f o r m ò n e l l a « G a z z e t ta d i R e g g i o » .
V e d i L . T r e n t i n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 4 8 a l 1 9 1 5 , c i t. , p p . 1 2 - 1 3 .
6
L a « G a z z e t t a d i R e g g i o » u s c i v a , p r i m a , tr e v o l t e l a s e t ti m a n a e p o i q u a t tr o v o l t e . E r a d i r e t ta d a
L e o p o l d o B a g n o l i e p u b bl i c a t a s e m p r e d a l l a t i p o g r a f i a C a l d e r i n i . D a l 1 8 6 4 i l g i o r n a l e d i v e n n e
quotidiano e il 31 agosto dello stesso anno concluse la sua esp erienza. Ibidem, pp. 13-16.
7
« I l C i t t a d i n o » f u p u b bl i c a t o d a l 3 m a r z o d e l 1 8 6 3 a l 2 8 n o v e m br e d e l l o s te s s o a n n o . U s c i v a d u e
v o l t e l a s e t t i m a n a . I l g e r e n t e r e s p o n s a bi l e e r a A l e s s a n d r o G u e r r i e r i , m e n tr e n o n s i h a n n o n o ti z i e
certe sull’identità del direttore . Ibidem, pp. 16-17.
8
« L ’ o p e r a i o » s o s t i t u ì l a « G a z z e t t a d i R e g g i o » , q u a n d o q u e s t’ u l ti m a c e s s ò d i e s s e r e p o r ta v o c e
d e l g o v e r n o . I l g i o r n a l e f u p u bb l i c a t o d a l 3 s e t te m br e d e l 1 8 6 3 a l 2 9 s e t te m br e d e l 1 8 6 4 , p e r u n
to t a l e d i s o l i d o d i c i n u m e r i . G e r e n t e r e s p o n s a bi l e e r a G i u s e p p e F o n ta n a . I b i d e m , p p . 1 7 - 1 8 .
9
« L ’ I t a l i a C e n t r a l e » , c o n t r a r i a m e n t e a i g i o r n a l i p r e c e d e n ti , è i l p r i m o q u o ti d i a n o c h e p e r m a n e a
l u n g o . I l p r i m o n u m e r o d e l q u o t i d i a n o è d e l n o v e m br e d e l 1 8 6 4 , l ’ u l ti m o r i s a l e a l 3 1 d i c e m br e d e l
1 9 1 2 . L a p r i m a t i p o g r a f i a d e l g i o r n a l e è q u e l l a d i S te f a n o C a l d e r i n i . I l q u o ti d i a n o r e g g i a n o v e n n e
p o i s t a m p a t o d a l l a t i p o g r a f i a D a v o l i o , a n c o r a d a l C a l d e r i n i , p o i , d a l 1 8 8 6 , d a l l a ti p o g r a f i a d e
« L ’ I t a l i a C e n tr a l e » . D a l 6 a p r i l e d e l 1 9 0 7 i l g i o r n a l e f u s ta m p a to d a l l a t i p o g r a f i a B o c e d i e d a l 1 0
Pag. 88
L’Apostolo e il Ferroviere
a g o s t o d e l 1 9 1 0 d a l l a t i p o g r a f i a « A r t i g r a f i c h e » , i n f i n e , d a l 1 7 a p r i l e d e l 1 9 1 2 d a l l o « S ta bi l i m e n to
g i o r n a l i e m i l i a n i r i u n i t i » . F o n d a t o r e e d i r e t to r e d e l q u o ti d i a n o f u D e m e tr i o L i v a d i ti , a l q u a l e
s u c c e d e t t e F i l i p p o G a t t i . D a l 1 8 6 5 d i r e t to r e f u d o n A n g e l o V o l p e ( p r e t e be l l u n e s e l i be r a l e e
c o m ba t t e n t e r i s o r g i m e n t a l e , s o s p e s o d a l v e s c o v o d i F a e n z a , o v e i n s e g n a v a , e s c o m u n i c a to d a l
p a p a ) . V o l p e f u a n c h e o g g e t t o d i u n ’ a g g r e s s i o n e a R e g g i o d o p o u n ’ a s p r a c r i ti c a a l g i o r n a l e
« R i v o l u z i o n e » . G l i s u be n t r a r o n o g l i e br e i E m i l i a n o L e v i , L e o p o l d o B a g n o l i , A l e s s a n d r o L i u z z i . F u
p o i l a v o l t a d i E n r i c o P e r i , c h e i n i z i ò u n a f o c o s a p o l e m i c a c o n tr o i r i v o l u z i o n a r i e i c l e r i c a l i , m a
p o c h e s e t t i m a n e d o p o f u i n d o t t o a l l e d i m i s s i o n i . P e r v e n t’ a n n i i l g i o r n a l e f u d i r e tt o d a l ti p o g r a f o
S t e f a n o C a l d e r i n i c h e l o m a n t e n n e p i u t to s t o l o n ta n o d a l l e p o l e m i c h e . P o i , i l 2 7 a p r i l e d e l 1 8 8 6 , f u
d i r e t t o r e A n t o n i o M o s c a t e l l i , s p e c i a l i z z a to i n f o r t e p o l e m i c a c o n P r a m p o l i n i . N e l 1 9 0 5 v e n n e
n o m i n a t o d i r e t t o r e I s i d o r o R e g g i o . D a l 1 9 1 0 s u b e n tr ò A l d o V a l o r i e i n f i n e , p e r u l ti m o , G i u l i o
Paiotti. Ibidem, pp. 18-25.
10
« L ’ A z i o n e C a t t o l i c a » , p e r i o d i c o d o m e n i c a l e , v e n i v a s ta m p a to d a l l a ti p o g r a f i a A r t i g i a n e l l i ( i n
s e g u i t o d a l l a t i p o g r a f i a d i « P r o p a g a n d a c a tt o l i c a d e l S a c r o C u o r e d i G e s ù » e i n f i n e d a l l a « S o c i e tà
p e r l a c u l t u r a p o p o l a r e » ) . S o r s e i l 3 o t t o br e d e l 1 8 9 7 s u i n i z i a ti v a d i m o n s i g n o r E m i l i o C o t ta f a v i .
G e r e n t e r e s p o n s a bi l e e r a N a t a l e V i l l a n i , a m m i n i s tr a to r e V i r g i l i o B a r b i e r i . D i v e n n e l o s tr u m e n to
d e i c a t t o l i c i , e i n p a r t i c o l a r e d e l l a c h i e s a , n e l l a p o l e m i c a c o n tr o i s o c i a l i s ti . C o n l a d i r e z i o n e d i
G u i d o M e r o n i , d a l 1 9 0 3 , s i f e c e p i ù i n t e n s o i l c o n f r o n t o c o n l e i d e e s o c i a l i s te , c h e s f o c i ò a n c h e n e l
c l a m o r o s o c o n t r a d d i t t o r i o d i C a v r i a g o d e l f e b br a i o d e l 1 9 0 3 , tr a G u i d o M e r o n i e d o n E r c o l e
B e d e s c h i d a u n l a t o e i s o c i a l i s t i A r t u r o B e l l e l l i e A n to n i o V e r g n a n i n i d a l l . M e r o n i f u a n c h e e l e t to
c o n s i g l i e r e c o m u n a l e d i R e g g i o c o n l e e l e z i o n i , v i n te d a i s o c i a l i s ti , d e l l u g l i o e d i c e m br e d e l 1 9 0 7 .
L’ultimo numero del periodico risale al 1919.
I b i d e m , p p . 1 4 4 - 1 4 6 . P e r i l c o n t r a d d i t to r i o v e d i M . D e l B u e , N o v e c e n t o , c i t. , p . 1 9 .
11
V e d i L . T r e n t i n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 4 8 a l 1 9 1 5 , c i t. , p . 2 3 . A p r o p o s i t o d i q u e s t a
a f f e r m a z i o n e G i u s e p p e T u r r i , r e d a t t o r e d e « L ’ i n d i c a to r e » , g i o r n a l e c a t to l i c o , c o m m e n tò : « L u te r o
medesimo forse non disse di più». Ibidem.
12
« L ’ i n d i c a t o r e » , p e r i o d i c o r e g g i a n o , s ta m p a to d a l l a ti p o g r a f i a d i C a r l o V i n c e n z i , v e n n e
p u b bl i c a t o d a l 3 s e t t e m b r e d e l 1 8 6 4 a l l ’ 1 1 f e b br a i o d e l 1 8 6 5 .
13
L e o p o l d o B a s s i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 4 3 , i v i 1 9 1 7 ) f u l i br a i o e d e d i to r e . S u a e r a l a p r o p r i e tà d e l l o
s t a bi l i m e n t o t i p o g r a f i c o d e g l i A r t i g i a n e l l i . F u c o n s i g l i e r e d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o e d e l l a
Banca Popolare.
Vedi La morte di Leopoldo Bassi , in «Giornale di Reggio», 3 marzo 1917.
14
I s i d o r o R e g g i o è d i r e t t o r e d e « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » d a l m a r z o d e l 1 9 0 5 a l d i c e m br e d e l 1 9 0 9 .
A p p e n a a s s u m e l a d i r e z i o n e d e l g i o r n a l e c h i e d e s u bi to l e d i m i s s i o n i d i C a m i l l o P r a m p o l i n i d a
p r e s i d e n t e d e l l a l o c a l e C a s s a d i R i s p a r m i o . È u n o d e i p r i n c i p a l i e s p o n e n ti d e l l ’ A s s o c i a z i o n e d e l
be n e e c o n o m i c o ( G r a n d e A r m a t a ) c h e s c o n f i s s e i s o c i a l i s ti r e g g i a n i n e l 1 9 0 4 e n e l 1 9 0 5 . I n f o r te
Pag. 89
L’Apostolo e il Ferroviere
polemica col gruppo capeggiato da Giuseppe Menada e dall’on. Giuseppe Spallanzani, che
s c o n f i s s e P r a m p o l i n i n e l ba l l o t t a g g i o d e l g e n n a i o d e l 1 9 0 5 , v o l l e p r e s e n ta r e u n a l i s ta a l l e e l e z i o n i
c o m u n a l i d e l d i c e m br e 1 9 0 7 e v e n n e e l e t t o c o n s i g l i e r e c o m u n a l e , d o p o c h e n e l l ’ o t to br e d e l 1 9 0 6 , e
f i n o a l d i c e m br e d e l l o s t e s s o a n n o , e r a s ta to e s a u to r a to d e l l e s u e f u n z i o n i a l g i o r n a l e , c h e p a r e v a
n e l l e m a n i d e i s u o i a v v e r s a r i i n t e r n i e c h e i n v e c e p o i s i a c c a p a r r e r à e g l i s te s s o .
15
N e l l a f a s e f i n a l e , c o n l a d i r e z i o n e d i G i u l i o P a l i o t ti , « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » a s s u n s e u n a p o s i z i o n e
d i v e r s a , c a r a t t e r i z z a n d o s i c o m e « g i o r n a l e d e l l a d e m o c r a z i a » . V e d i L . T r e n ti n i , c i t. , p . 2 2 .
16
I c a n d i d a t i d e l p a r t i t o d e m o c r a t i c o - s o c i a l i s t a , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , a n n o
XXIV,
6 maggio 1886.
17
G i à n e l p r i m o n u m e r o d e « L a G i u s ti z i a » c o m p a r e , o l tr e a l s o t to ti to l o « o r g a n o d e g l i s f r u t ta ti » ,
la didascalia richiamata, che verrà ripresa anche nella edizione del secondo dopoguerra, prima ad
opera del
PSIUP
poi del
PSLI-PSDI
( l a p r o p r i e tà d e l g i o r n a l e e r a p a s s a ta a l l ’ o n . A l be r to S i m o n i n i ,
a n c h e g r a z i e a l l ’ a d e s i o n e d e l l a f i g l i a d i P r a m p o l i n i , P i e r i n a , a l l a s c i s s i o n e d i P a l a z z o B a r be r i n i e ,
da parte sua, il nuovo partito lasciò in cambio al
PSI
l a s e d e d e l l a f e d e r a z i o n e ) . « L a G i u s ti z i a » ,
s e m p r e c o n l a s t e s s a d i d a s c a l i a , d o p o u n a p a r e n t e s i d i s i l e n z i o n e g l i a n n i S e t ta n ta e O t ta n ta , v e r r à
r i p u b bl i c a t a d a l 1 9 8 9 a l 1 9 9 3 a d o p e r a d e l
PSI,
dopo l’adesione dell’on. Giuseppe Amadei, erede di
Simonini, a quel partito, e sarà diretta da M auro Del Bue).
18
Sulla questione vedi L. Mascilli Migliorini, Camillo Prampolini e la cultura positiva in
P r a m p o l i n i e i l s o c i a l i s m o r i f o r m i s t a , a t t i d e l c o n v e g n o d i R e g g i o E m i l i a , o t to br e 1 9 7 9 , R o m a 1 9 7 9 ,
vol. I, pp. 49-67. Vedi anche S. Caretti, Prampolini tra pacifismo e riformismo , ibidem, pp. 137-164.
19
Camillo Prampolini. Rievocazione fatta dall’avv. Giuseppe Giaroli nel Teatro Municipale di Reggio
Emilia il 29 settembre del 1968 , cit., p. 13.
20
« L a R i s c o s s a » , s e t t i m a n a l e , a p p a r e p e r l a p r i m a v o l ta i l 2 9 d i c e m br e 1 8 8 9 . D a l 2 f e b br a i o d e l
1 9 0 0 i l s o t t o t i t o l o è « g i o r n a l e m o n a r c h i c o l i be r a l e » . L a d i r e z i o n e e l ’ a m m i n i s tr a z i o n e e r a n o p r e s s o
l a d i t t a G i o v a n n i G a e t a n o B a s s i . D i r e t to r e r e s p o n s a bi l e d a l 1 7 a p r i l e d e l 1 8 9 2 f u p r o p r i o
q u e l l ’ A c h i l l e P o l i c h e f u a l c e n t r o d e l l a p o l e m i c a , n o n s o l o v e r ba l e , c o n P r a m p o l i n i . I l g i o r n a l e
te r m i n ò l e s u e p u b bl i c a z i o n i n e l 1 8 9 3 .
V e d i L . T r e n t i n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , c i t. , p p . 4 6 - 4 8 .
21
L . R o s s i , L e t t e r e d i C a m i l l o P r a m p o l i n i a G i u l i o C e s a r e F e r r a r i , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. n . 8 - 9 ,
d i c e m br e 1 9 8 6 , g e n n a i o 1 9 8 7 , p p . 6 9 - 7 2 , c i ta z i o n e a p . 7 0 .
22
L . S e r r a , E P r a m p o l i n i s i a z z u f f ò , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , 8 - 9 , d i c e m br e 1 9 8 6 - g e n n a i o 1 9 8 7 , p .
74.
23
Ibidem.
24
Ibidem.
25
Ibidem.
26
E m i l i o C o t t a f a v i ( G a z z a t a d i S a n M a r ti n o i n R i o 1 8 6 9 , R o m a 19 3 1 ) , s a c e r d o t e , m a e s tr o
e l e m e n t a r e , è u n o d e i p r i n c i p a l i a n i m a to r i d e l l a l o t ta c o n tr o i l s o c i a l i s m o r e g g i a n o e , n e l
Pag. 90
L’Apostolo e il Ferroviere
c o n t e m p o , u n o d e i p i ù a t t i v i p r o m o t o r i d e l l ’ o r g a n i z z a z i o n e e d e l l a p u b bl i c i s ti c a c a t to l i c a . È
a r c i p r e t e d e l l a C a t t e d r a l e e p r o m u o v e i l g i o r n a l e « L ’ A z i o n e C a t to l i c a » , f o n d a to n e l 1 8 9 7 . C o l l a bo r a
a t t i v a m e n t e a l l a r e d a z i o n e d e « I l r e g g i a n e l l o » e d e l « S e c o l o d ’ I ta l i a » . N e l 1 9 2 6 l a s c i a R e g g i o e
v i e n e n o m i n a t o v e s c o v o d i T a r q u i n i a e C i v i ta v e c c h i a .
V e d i C o t t a f a v i E m i l i o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p p . 5 1 5 - 5 1 6 .
27
L . T r e n t i n i , I g i o r n a l i r e g g i a n i d a l 1 8 3 6 a l 1 9 1 5 , c i t. , p . 1 4 4 .
28
A proposito della fame dell’inverno del 1892 vedi L. Serra, 1892: l’inverno della fame a Reggio
E m i l i a , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t . , n . 1 , d i c e m br e 1 9 8 2 , p p . 9 - 1 2 .
29
V i t t o r i o C o t t a f a v i ( C o r r e g g i o 1 8 6 2 , M o d e n a 1 9 2 5 ) d i v i e n e d e p u ta to p e r l a p r i m a v o l ta c o n l e
e l e z i o n i d e l 2 6 m a g g i o d e l 1 8 9 5 n e l c o l l e g i o d i C o r r e g g i o e r i e s c e s e m p r e a m a n te n e r e i l s e g g i o
s c o n f i g g e n d o i c a n d i d a t i s o c i a l i s t i , c a s o u n i c o i n p r o v i n c i a , s e s i e c c e tt u a i l c o l l e g i o d e l l a
m o n t a g n a , d o p o l a m o r t e d i B a s e t t i , d o v e p e r ò s i a l t e r n a r o n o d i v e r s i c a n d i d a ti , f i n o a l l e e l e z i o n i
d e l 1 9 1 9 . L i be r a l e , d i v i e n e a n c h e s o t t o s e g r e ta r i o a l l e F i n a n z e d e l g o v e r n o G i o l i t ti , d a l 1 9 0 6 a l 190 8 ,
e all’Agricoltura, industria e commercio, dal 1914 al 1916, del governo Salandra. Nel 1921 si
p r e s e n t a c a n d i d a t o a l l e e l e z i o n i p e r i l B l o c c o c o m p r e n d e n t e i f a s c i s ti , m a n o n v i e n e e l e t to . V i e n e
p e r ò n o m i n a t o s e n a t o r e d e l R e g n o i l 1 8 s e t te m br e d e l 1 9 2 4 . N e l l ’ u l t i m a f a s e d e l l a s u a v i ta è a n c h e
presidente della Cassa di Risparmio di Reggio.
V e d i C o t t a f a v i V i t t o r i o , i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p . 4 9 ; N o v e c e n t o , c i t . , p . 5 0 1 . V e d i a n c h e M .
Sagrestani, Un collegio elettorale nell’età giolittiana , Bologna 1984; A. Rangone, Cottafavi e la terra
promessa in Correggio 1900-1960. Storia dei movimenti popolari , vol. I, L’età giolittiana, la prima guerra
mondiale, il biennio rosso, Correggio 1993, pp. 311 -318; A. Rangoni, Vittorio Cottafavi sei volte
deputato, in Correggesi in prima pagina, società, politica, cronaca, cultura e sport , a cura di Lucio
Levrini, vol. I, San Martino in Rio 2001; La morte di Vittorio Cottafavi , in «Giornale di Reggio», 20 21 e 22 gennaio 1925; R. Finzi, Correggio nella storia e nei suoi figli , Reggio Emilia 1968, p. 285;
Necrologio di Vittorio Cottafavi in «La Provincia di Reggio», a.
30
IV,
1925, p. 28.
F r a n c e s c o F a r i o l i ( C a r p i n e t i 1 8 8 9 , C a s te l n o v o n e ’ M o n ti 1 9 4 5 ) f u e l e t to d e p u ta to c o n l e
e l e z i o n i d e l n o v e m br e d e l 1 9 1 9 . F u c e r to i l p r i m o p o p o l a r e a r a p p r e s e n ta r e R e g g i o a l l a C a m e r a ,
a n c h e s e n o n f u , f o r s e , i l p r i m o c a t to l i c o . A n c h e G u s ta v o C i p r i a n i , e l e t to n e l c o l l e g i o d e l l a
montagna nel 1909, dichiarava di esserlo, anche se i suoi avversari lo accusavano di essere
massone. Farioli fu il primo segretario l aico del
PPI
a R e g g i o , d o p o l a br e v e p a r e n te s i d i d o n
F o n t a n a . F a r i o l i v e n n e r i e l e t t o c o n l e e l e z i o n i d e l 1 9 2 1 , i n q u e s ta o c c a s i o n e a s s i e m e a l c o l l e g a d i
partito Giovanni Manenti.
Vedi Novecento, cit., p. 504, G. Bonini Ricordando l’avvocato prof. Francesc o Farioli, in «Reggio
Democratica», 1 luglio 1945, G. Fornaciari, Francesco Farioli l’avvocato dantista… ma anche musico e
l e t t e r a t o e c a r i s s i m o a m i c o , i n « R e g g i o D e m o c r a ti c a » , 1 4 l u g l i o 1 9 5 0 .
31
O l i n d o M a l a g o l i ( C e n t o d i F e r r a r a 1 8 7 0 , P a r i g i 1 9 3 4 ) , g i o r n a l i s ta , u o m o p o l i ti c o , l a u r e a to i n
Pag. 91
L’Apostolo e il Ferroviere
lettere
a
Bologna,
aderì
alla
tendenza
s o c i a l i s ta
al
Congresso
di
Genova,
poi
iniziò
la
c o l l a bo r a z i o n e c o n « C r i t i c a s o c i a l e » , s e p a r a n d o s i p o i d a T u r a ti p e r d i s s e n s i p o l i ti c i s u l p r o g e t to d i
r i f o r m a t r i bu ta r i a p r e s e n t a t o d a l s e n . A l be r to n i , c h e M a l a g o d i a p p o g g i a v a . A l C o n g r e s s o d e l 1 8 9 3 ,
c h e s i s v o l s e a R e g g i o E m i l i a , M a l a g o d i a p p o g g i ò l e te s i i n tr a n s i g e n ti a p r o p o s i to d i a l l e a n z e c o i
p a r t i t i a f f i n i . I l p r i m o g e n n a i o d e l 1 8 9 4 f o n d ò a R e g g i o c o n V e r g n a n i n i « I l p u n to n e r o » , c h e
te r m i n ò l e p u b bl i c a z i o n i n e l l ’ a p r i l e . R i p r e s e n e l 1 8 9 7 l a c o l l a bo r a z i o n e c o n l a « C r i t i c a » d i T u r a ti e
n e l 1 9 0 1 p u b bl i c ò i l v o l u m e L ’ i m p e r i a l i s m o : l a c i v i l t à i n d u s t r i a l e e l e s u e c o n q u i s t e ( M i l a n o 1 9 0 1 ) .
D u r a n t e i l l u n g o s o g g i o r n o i n I n g h i l te r r a c o n te s tò a l c u n i d o g m i d e l m a r x i s m o . P o i a p p o g g i ò
d i r e t t a m e n t e l e a p e r t u r e g i o l i t t i a n e . G r a z i e a G i o l i t ti v e n n e c h i a m a to a R o m a a d i r i g e r e « L a
tr i bu n a » . A p p o g g i ò p o i t u t t e l e r i f o r m e g i o l i tt i a n e e a n c h e l ’ i m p r e s a d i L i bi a d e l 1 9 1 1 . S ta c c a t o s i
ormai dal
PSI
e a b br a c c i a t a l a t e n d e n z a l i be r a l e , a p p o g g i ò , c o n tr a r i a m e n te a G i o l i t ti , l ’ e n tr a ta i n
g u e r r a d e l l ’ I t a l i a n e l p r i m o c o n f l i t t o be l l i c o . S i r i a c c o s tò a G i o l i t ti a g u e r r a f i n i ta . C u r ò l a
r e d a z i o n e e s c r i s s e l a p r e f a z i o n e d e l l e « M e m o r i e d e l l a m i a v i ta » d i G i o v a n n i G i o l i tti . V e n n e
malmenato da un gruppo di fascisti nel 1921, poi si rifugiò nella corrispondenza de «La nacion» di
Buenos Aires e scrisse Il regime liberale e l’avvento del fascismo .
V e d i « O l i n d o M a l a g o d i » , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
III,
pp.
237-239.
32
« I l p u n t o n e r o » , g i o r n a l e q u o t i d i a n o s o c i a l i s ta , v e n n e p u b bl i c a to d a l p r i m o g e n n a i o a l 1 6
a p r i l e d e l 1 8 9 4 . L a r a c c o l t a d e l q u o t i d i a n o s o c i a l i s ta è u bi c a ta a l l a B i bl i o te c a m u n i c i p a l e d i R e g g i o .
Vedi anche M. Savoca, Tre mesi e mezzo di cronaca politica nelle pagine de «Il punto nero », in
«L’Almanacco», giugno 1989, pp.25 -37.
33
« L a l o t t a d i c l a s s e » , c h e u s c ì p e r l a p r i m a v o l ta a M i l a n o i l 3 0 - 3 1 l u g l i o d e l 1 8 9 2 , è i l p r i m o
p e r i o d i c o n a z i o n a l e s o c i a l i s t a . V i e n e d i r e t to d a C a m i l l o P r a m p o l i n i f i n o a p o c o d o p o i l C o n g r e s s o
N a z i o n a l e d i G e n o v a d e l 1 8 9 2 . D u n q u e p e r s o l e p o c h e s e t ti m a n e . V e d i a ta l e p r o p o s i to L . C o r te s i ,
La lotta di classe. Camillo Prampolini e il movimento reggiano , in La costituzione del Partito socialista
i t a l i a n o , M i l a n o 1 9 6 1 , p p . 4 7 - 6 5 . P e r s a l u ta r e u n q u o ti d i a n o s o c i a l i s ta n a z i o n a l e r i c o n o s c i u to d a l
p a r t i t o o c c o r r e r à a t t e n d e r e i l d i c e m br e d e l 1 8 9 6 , c o n l a r e d a z i o n e d e l p r i m o n u m e r o d e l l ’ A v a n t i ,
d i r e t t o r e L e o n i d a B i s s o l a t i , c h e r i p r e s e i l ti to l o d e l g i o r n a l e d i A n d r e a C o s ta , p u bb l i c a to a I m o l a
già negli anni Ottanta.
34
L . C o r t e s i , L a l o t t a d i c l a s s e . C a m i l l o P r a m p o l i n i e i l m o v i m e n t o r e g g i a n o , c i t. , p . 5 2 .
35
Ibidem, p. 53.
36
A p r o p o s i t o d e l P u n t o n e r o , i n « L a G i u s ti z i a » , 2 2 o t to br e 1 8 9 3 .
37
Il punto nero dell’orizzonte politico dell’Italia borghese , in Programma, in «Il punto nero», 1
g e n n a i o 1 8 9 4 . C o s t a n z o C h a u v e t a v e v a a d d i ta to l a v a l l e d e l P o c o m e « i l p u n to n e r o d e l l ’ o r i z z o n t e
p o l i t i c o d e l l ’ I t a l i a bo r g h e s e » . I l g i o r n a l e p a r a f r a s a v a l ’ a c c u s a . Q u e s to C h a u v e t f i n i r à p o i i n q u i s i to
e c o n d a n n a t o . V e d i a n c h e I l p r o c e s s o C h a u v e t , i n « I l p u n t o n e r o » , 1 2 - 1 3 f e b br a i o .
Pag. 92
L’Apostolo e il Ferroviere
38
Programma, ibidem.
39
P e r r i m e t t e r c i … a g l i a m i c i d e l P u n t o n e r o , i n « I l p u n to n e r o » , 1 6 a p r i l e 1 8 9 4 .
40
L e t t e r a d i A n t o n i o L a br i o l a a C a m i l l o P r a m p o l i n i , i n R . M a r m i r o l i , S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e ,
c i t . , p . 1 1 2 . C o m e g i à r i f e r i t o L a br i o l a a t ta c c h e r à p o i p e s a n t e m e n t e P r a m p o l i n i i n u n a l e t te r a a
E n g e l s d e n u n c i a n d o i l f a t t o c h e i n o c c a s i o n e d e l l e e l e z i o n i p o l i ti c h e d e l 1 8 9 2 « i l b u o n P r a m p o l i n i
p e r r i u s c i r e a G u a s t a l l a u s a c o n t r o i l s u o a v v e r s a r i o i l p i ù v o l g a r e a n ti s e m i ti s m o » . L ’ a v v e r s a r i o d i
P r a m p o l i n i n e l c o l l e g i o d i G u a s t a l l a e r a l ’ e br e o E n r i c o G u a s ta l l a . V e d i G . B o c c o l a r i , P r a m p o l i n i e i l
s o c i a l i s m o r e g g i a n o : b i l a n c i o s t o r i o g r a f i c o e c a r e n z e b i b l i o g r a f i c h e , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 3 ,
d i c e m br e 1 9 8 3 , p p . 1 - 9 . V e d i a n c h e G . M a i f r e d a , E n r i c o G u a s t a l l a c a n d i d a t o l i b e r a l e : c o d i c i r e t o r i c i e
idealità in una campagna elettorale di fine ottocento , in «L’Almanacco», cit., n 28, aprile 1997, pp. 55 7 6 . I n p a r t i c o l a r e , n e l s a g g i o d e l l a M a i f r e d a v i e n e e s p l i c i ta m e n te e s p o s ta l a d e n u n c i a d e l c a n d i d a to
E n r i c o G u a s t a l l a c o n t r o i s o c i a l i s t i a c c u s a ti d i f o m e n ta r e « g l i o d i r e l i g i o s i c h e s o n o l ’ o n ta d e i
s e c o l i t r a s c o r s i ( … ) E be n e v i s t a : v o i c h e s u s c i t a te t u tt i g l i o d i p r e d i c a n d o l a f r a te l l a n z a e l a p a c e
perché non dovreste suscitare anche l’odio di religione?» Ibidem, p. 69.
41
L e t t e r a d i F i l i p p o T u r a t i a C a m i l l o P r a m p o l i n i , d e l 2 5 s e t te m br e 1 8 8 3 , i n R . M a r m i r o l i ,
Socialisti, e non, controluce , cit., pp. 53-54.
42
L e t t e r a d i E d m o n d o D e A m i c i s a P r a m p o l i n i i n R . M a r m i r o l i , S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e , c i t. ,
pp. 130-131.
43
Camillo Prampolini, rievocazione fatta dall’avv. Giuseppe Giaroli nel Teatro Municipale di Reggio
Emilia il 29 settembre del 1968 , cit., p. 19. Dopo la scomunica di monsignor Guido Rocca de «Lo
S c a m i c i a t o » , n e l 1 8 8 2 , m o n s i g n o r V i n c e n z o M a n i c a r d i p u b bl i c ò s u « L ’ A z i o n e C a t to l i c a » d e l 2 1
g e n n a i o d e l 1 9 0 1 i l t e s t o d e l l a n u o v a s c o m u n i c a , s o s te n e n d o c h e « c o l o r o i q u a l i a d e r i s s e r o a l l e
d o t t r i n e i r r e l i g i o s e s o s t e n u t e d a « L a G i u s ti z i a » i n c o r r e r e b be r o n e l l a s c o m u n i c a » .
Vedi Gli anni della Giustizia , cit., p. 102.
44
45
G . Z i bo r d i , I n c o m i n c i a n d o , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 g e n n a i o d e l 1 9 0 4 .
D o p o d o n L e v o n i a n c h e d o n M a g n a n i d i v e n t a u n c o m p a g n o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 4 6 . R o d r i g o
L e v o n i ( C a s t e l v e t r o d i M o d e n a 1 8 8 1 , R e g g i o E m i l i a 1 9 3 3 ) è tr a g l i a r t e f i c i d e l l a p u b bl i c a z i o n e d e l
p e r i o d i c o c r i s t i a n o - s o c i a l e « L a P l e b e » ( 1 9 0 4 - 1 9 0 7 ) . N e l 1 9 0 9 d e c i d e d i s p r e ta r s i c o n u n g e s to
c l a m o r o s o e u n a l e t t e r a a P r a m p o l i n i , d i c u i d i v i e n e p o i u n s e g u a c e e u n c o l l a bo r a to r e . È
p r o t a g o n i s t a d i d i v e r s e c o n f e r e n z e e c o n tr a d d i t to r i a n t i c l e r i c a l i , s e g u i to p o i , n e l 1 9 1 1 , d a d o n
R o d o l f o M a g n a n i . F u i l p r i m o d i s t r i bu to r e d e l l a B i bl i o te c a c i v i c a p o p o l a r e . L e v o n i s i a p p a r t ò ,
d u r a n t e i l f a s c i s m o , m a n o n s i r i a v v i c i n ò a l l a c h i e s a n e p p u r e i n p u n t o d i m o r te , s e c o n d o u n a
te s t i m o n i a n z a d e l f i g l i o .
V e d i L e v o n i R o d r i g o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 1 6 ; i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i ,
c i t . , p . 4 1 7 ; I n e d i t i s u l m o v i m e n t o d e i s a c e r d o t i d e « L a P l e b e » , i n « B o l l e t ti n o s t o r i c o r e g g i a n o » , R e g g i o
E m i l i a 1 9 7 0 , n . 7 , p p . 2 2 - 3 6 ; D o n R o d r i g o L e v o n i s o s p e s o a d i v i n i s i n « L a G i u s ti z i a » , 2 7 a g o s to 1 9 0 6 ;
Pag. 93
L’Apostolo e il Ferroviere
L a v i r t ù d e l l a s u a s i n c e r i t à . D o p o i l d i s t a c c o d i d o n R o d r i g o L e v o n i d a l l a c h i e s a , i n « L a G i u s ti z i a » , 11
o t t o br e 1 9 0 9 e i l c a p i t o l o G u e r r a a l l a g u e r r a , i n R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t . p p . 1 4 1 - 1 6 1 .
46
D o p o d o n L e v o n i a n c h e d o n M a g n a n i d i v e n t a u n c o m p a g n o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 4 6 .
47
Ibidem.
48
Ibidem.
49
Ibidem.
50
Vedi E. Bedeschi, La predica dell’on. Prampolini, ossia un documento di ignoranza o di malafede ,
R e g g i o E m i l i a 1 9 2 0 . N e l l a c o n t e s t a z i o n e d i d o n B e d e s c h i s i s o t to l i n e a n o s o p r a t t u t t o e r r o r i s t o r i c i e
a f f e r m a z i o n i c h e n u l l a h a n n o a c h e v e d e r e c o n i l m e s s a g g i o d i C r i s to . T r a q u e s te : l ’ a v e r e
d e r u br i c a t o C r i s t o a u n s e m p l i c e u o m o , m a C r i s to è D i o i n te r r a , l ’ a v e r e c o n tr a p p o s to r i c c h i e
p o v e r i s u l p i a n o m a t e r i a l e e d e s a l t a t o l a l o t ta d i c l a s s e , c h e è l o n ta n a a n n i l u c e d a l l ’ i d e a d i C r i s to
« a m a t e v i l ’ u n l ’ a l t r o c o m e f r a t e l l i » , l ’ a v e r e n e g a t o i l r e g n o d e i c i e l i e c o n c e p i to l a f e l i c i tà c o m e u n
f a t t o p u r a m e n t e m a t e r i a l e , l ’ a v e r e n e g a to v a l o r e a i r i ti c r i s ti a n i q u a l i l a m e s s a e i l r e s to , l ’ a v e r e
s c a m bi a t o l ’ a t t u a z i o n e d e l r e g n o d i D i o c o l s o c i a l i s m o .
51
G i u s e p p e S p a l l a n z a n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 7 2 , i v i 1 9 4 4 ) d i v e n n e d e p u t a to c o n l e e l e z i o n i d e l
n o v e m br e d e l 1 9 0 4 , c h e d e t e r m i n a r o n o u n s u c c e s s i v o ba l l o t ta g g i o n e l g e n n a i o d e l 1 9 0 5 . L o
s c o n f i t t o e r a n i e n t e m e n o c h e C a m i l l o P r a m p o l i n i . I l c o l l e g i o e r a q u e l l o d i R e g g i o c i t tà . E s p o n e n te
d e l l ’ « A s s o c i a z i o n e d e l be n e e c o n o m i c o » ( G r a n d e A r m a ta ) c h e c o n q u i s tò i l C o m u n e d i R e g g i o
s c o n f i g g e n d o i s o c i a l i s t i c o n l e e l e z i o n i p r i m a p a r z i a l i d e l 1 9 0 4 e p o i g e n e r a l i d e l 1 9 0 5 e c h e p o r tò
a n c h e , n e l 1 9 0 6 , a l l a c o n q u i s t a d e l l a a m m i n i s tr a z i o n e p r o v i n c i a l e , i l d e p u ta t o S p a l l a n z a n i e s c e d i
s c e n a c o n l e e l e z i o n i d e l 1 9 0 9 ( è c a n d i d a to a G o n z a g a , m a n o n v i e n e e l e t to , m e n tr e P r a m p o l i n i
tr i o n f a a R e g g i o c o n t r o n e s s u n o ) . N a s c e u n a s s e c o n G i u s e p p e M e n a d a , c o n tr o i l d u o I s i d o r o
Reggio-Medoro Ligabue, che porta alla fondazione del «Cor riere di Reggio» nel maggio del 1909, in
f o r t e p o l e m i c a c o n l a v e c c h i a « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » . I n te r v e n ti s ta d u r a n t e i l p r i m o c o n f l i tt o be l l i c o ,
r i a p p a r e a l l a p r e s i d e n z a d e l B l o c c o c o m p r e n d e n te i f a s c i s t i c h e a p r e l a c a m p a g n a e l e t to r a l e d e l
1 9 2 1 , p o i a l s u c c e s s i v o c o n g r e s s o f a s c i s ta d e l d i c e m br e d e l 1 9 2 1 . P e r u n p e r i o d o d i te m p o è
p r e s i d e n t e d e l l a B a n c a P o p o l a r e d i R e g g i o , p o i s i d e d i c a p r e v a l e n te m e n te a l l a p r o f e s s i o n e d i
avvocato.
V e d i S p a l l a n z a n i G i u s e p p e , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 1 3 . V e d i a n c h e L a G r a n d e A r m a t a i n R .
Marmiroli, Camillo Prampolini cit., pp. 121-140.
52
I l « C o r r i e r e d i R e g g i o » n a s c e n e l m a g g i o d e l 1 9 0 9 , s u i n i z i a ti v a d i G i u s e p p e S p a l l a n z a n i e d i
G i u s e p p e M e n a d a , i n f o r t e c o n t r a p p o s i z i o n e c o n l a v e c c h i a « I ta l i a C e n tr a l e » e v i e n e p u bb l i c a t o
f i n o a l 1 9 1 2 , t e n t a n d o d i i m i t a r e s u s c a l a l o c a l e i l m o d e l l o d e l « C o r r i e r e d e l l a S e r a » . L a r g a p a r te
d e l p e s o r e d a z i o n a l e e r a s u l l e s p a l l e d i u n g r u p p o d i g i o v a n i l i b e r a l i , a p e r ti a l c o n f r o n t o c o n l e
i d e e s o c i a l i s t e , c h e u s a v a n o u n l i n g u a g g i o , n e l l a p o l e m i c a , be n d i v e r s o d a q u e l l o d e « L ’ I ta l ia
C e n t r a l e » . T r a q u e s t i s i e v i d e n z i a v a U m be r to L a r i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 8 4 , i v i 1 9 4 3 ) , a v v o c a t o , c h e
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L’Apostolo e il Ferroviere
p r e f e r i v a a l l a c a r r i e r a f o r e n s e l ’ i n s e g n a m e n to e i l g i o r n a l i s m o . E g l i d i v i e n e p o i s e g r e ta r i o d e l l a
l o c a l e C a m e r a d i C o m m e r c i o e d è l ’ o r g a n i z z a to r e d e l l a g r a n d e « E s p o s i z i o n e a g r i c o l a , i n d u s tr i a l e e
d e l l a v o r o » d e l 1 9 2 2 , v i s i t a t a d a r e V i t to r i o E m a n u e l e
III.
D o p o i l d e l i t t o M a t te o t ti è tr a i p r i m i a
d i s t a c c a r s i d a l f a s c i s m o , a l q u a l e a v e v a i s ti n ti v a m e n te a d e r i to c o m e m o l ti l i be r a l i . P o i i l d r a m m a
d e l l a m o r t e d e l f i g l i o F u l v i o , s c o m p a r s o i n g u e r r a n e l 1 9 4 1 , l o p o r ta a tr a s c o r r e r e g l i u l ti m i d u e
anni di vita appartato.
Vedi Lari Umberto, in Novecento, cit. p. 541. Vedi anche Umberto Lari, di D. Torreggiani, Reggio
Emilia 1946; Umberto Lari presente. Dedicò tutte le sue energie al bene della patria e del prossimo , in «Il
S o l c o F a s c i s t a » , 1 8 m a g g i o 1 9 4 3 ; L . M a g n a n i , I n m e m o r i a d i U m b e r t o L a r i , i n « L a g i o v a n e m o n ta g n a » ,
15 giugno 1943.
53
La storia documentata della questione de «L’Italia Centrale», lettera dell’avv. Spallanzani, in
« C o r r i e r e d i R e g g i o » , 1 0 s e t t e m br e 1 9 0 9 . N e l 1 9 0 5 e r a s ta ta c o s ti t u i ta a R e g g i o l a « S a n te
F e r r a bo s c h i e C . » , l a s o c i e t à p r o p r i e t a r i a d e « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » . P r e s i d e n te f u e l e tt o l ’ a v v . S a r a c c h i
e d i r e t t o r e I s i d o r o R e g g i o . N e l l a p r i m a v e r a d e l 1 9 0 6 l a s o c i e tà d i c h i a r ò l a p r o p r i a d i f f i c o l tà
e c o n o m i c a e l a n e c e s s i t à d i v e n d e r e i l g i o r n a l e . I l d i r e t to r e e r a i m p e g n a to f i n o a l 3 1 d i c e m br e d e l
1 9 0 7 . A l l ’ a s s e m bl e a d e l 2 o t t o br e d e l 1 9 0 6 c i d e c i s e d i c e d e r e i l g i o r n a l e a u n g r u p p o f a c e n te c a p o
a B o i a r d i . S a r a c c h i s t i p u l ò u n c o n t r a t t o p e r l a p u b bl i c a z i o n e d e l g i o r n a l e c o n B o i a r d i . N e l l ’ o t to br e
d e l 1 9 0 7 S a r a c c h i s c r i v e a B o i a r d i d i r i c o n s e g n a r e i l g i o r n a l e . D o p o l ’ o t t o br e d e l 1 9 0 7 S p a l l a n z a n i è
d e l l ’ i d e a d i f a r e u n g i o r n a l e n u o v o . M a q u e s ta è l a v e r s i o n e d i S p a l l a n z a n i . S e c o n d o « L ’ I t a l i a
Centrale»
(«Festival
Spallanzani»,
in
« L ’ I ta l i a
C e n tr a l e » ,
12
s e tt e m br e
1909,
p r o ba bi l m e n te
l ’ a r t i c o l o è d e l d i r e t t o r e I s i d o r o R e g g i o ) l ’ a c q u i s to d a p a r te d e l l ’ o p e r a i o t i p o g r a f o B o i a r d i d e l
g i o r n a l e e r a f i t t i z i o . E r a S p a l l a n z a n i c h e a v e v a p r e s o i l g i o r n a l e . B o i a r d i e r a u n p r e s ta n o m e
( p o t r e b be t r a t t a r s i d e l l o s t e s s o R i c c a r d o B o i a r d i , c h e p o i s a r à p r o p r i e ta r i o , f o n d a to r e , d i r e t to r e d e l
« G i o r n a l e d i R e g g i o » a p a r t i r e d a l 1 9 1 4 e n o n d i A u r e l i o c o m e v i e n e c h i a m a to n e l l ’ a r ti c o l o ? ) . P e r
q u e s t o S a r a c c h i h a a v a l l a t o t u t t o . A l l a f i n e l a p r o p r i e tà d e l l ’ « I ta l i a c e n tr a l e » p a s s e r à d i r e t ta m e n t e
d a l l a « S o c i e t à F e r r a bo s c h i » a l d i r e t t o r e I s i d o r o R e g g i o .
54
M e d o r o L i g a bu e ( B i b bi a n o 1 8 7 5 , B o l o g n a 1 9 4 2 ) è c o n s i d e r a to u n o d e i p r i n c i p i d e l f o r o
r e g g i a n o n e i p r i m i a n n i d e l N o v e c e n t o . È tr a i f o n d a to r i , n e l 1 9 0 4 , d e l l ’ A s s o c i a z i o n e d e l be n e
e c o n o m i c o ( G r a n d e A r m a t a ) . P o i , n e l 1 9 0 7 , è c o n s i g l i e r e c o m u n a l e , e l e t to c o n I s i d o r o R e g g i o e u n
r i s t r e t t o g r u p p o d i a m i c i d a l l ’ A s s o c i a z i o n e c h e d o v e t te s o c c o m be r e a i s o c i a l i s ti .
Vedi Reggiani di ieri: Medoro Ligabue , di G. Fornaciari, Reggio Emilia 1951; Reggiani di ieri:
L i g a b u e a v v o c a t o b a b a u , d i G . F o r n a c i a r i , i n « R e g g i o d e m o c r a t i c a » , 9 o t to b r e 1 9 4 9 ; L i g a b u e M e d o r o , i n
Novecento, cit., p. 559.
55
Giusto Fulloni (Cogneto 1854, Reggio Emilia 1908), fu il primo sindaco dell’Associazione del
be n e e c o n o m i c o c h e v i n s e l e e l e z i o n i n e l 1 9 0 4 e n e l 1 9 0 5 . E r a s ta to g i à a c a p o d i u n a g i u n ta
comunale, tra il 1890 e il 1893, succedendo a Frances co Gorisi, dopo che una maggioranza
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L’Apostolo e il Ferroviere
d e m o c r a t i c o - s o c i a l i s t a a v e v a v i n t o l e e l e z i o n i d e l 1 8 8 9 . R i m a s e s i n d a c o d a l l ’ e s ta te d e l 1 9 0 5 a l
s e t t e m br e d e l 1 9 0 6 , p o i s i d i m i s e a d d u c e n d o g r a v i m o ti v i d i s a l u te , m a a n c h e a c a u s a d e i p r o f o n d i
d i s s i d i c h e s i a g i t a v a n o a l l ’ i n t e r n o d e l s u o p a r ti to . A l l e e l e z i o n i p a r z i a l i d e l 1 9 0 7 n o n v o l l e e s s e r e
ricandidato in Consiglio comunale. Morì l’anno dopo.
V e d i F u l l o n i G i u s t o i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 0 5 ; L a G r a n d e A r m a t a , i n R . M a r m i r o l i , C a m i l l o
Prampolini, cit., pp. 121 -140; L. Serra, 1889. L’alleanza elettorale di sinistra conquista il Comune di
Reggio, in «L’Almanacco», cit., n. 14, giugno 1989, pp. 39 -47.
56
C a m i l l o R o s s i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 7 , i v i 1 9 1 5 ) , a v v o c a to e s i n d a c o d i R e g g i o tr a i l s e tt e m br e d e l
1 9 0 6 e l a p r i m a v e r a d e l 1 9 0 7 . S u c c e d e a G i u s to F u l l o n i , d i m i s s i o n a r i o . A p p a r t i e n e a n c h ’ e g l i a l l a
A s s o c i a z i o n e d e l b e n e e c o n o m i c o ( G r a n d e A r m a ta ) c h e s ’ e r a i n s e d i a ta n e l C o m u n e d i R e g g i o d o p o
le prove vittoriose del 1904 e del 1905.
Vedi M. Del Bue, Novecento, cit., p. 511.
L a c a n d i d a t u r a M e n o z z i . C o m e e p e r c h é s i t e n t ò d i s e p p e l l i r l a , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 2 5 f e b br a i o
57
1 9 0 9 . A n g e l o M e n o z z i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 5 4 , M i l a n o 1 9 4 7 ) e r a u n d o c e n te u n i v e r s i ta r i o n a to n e l l a
f r a z i o n e d i F o g l i a n o , n e l C o m u n e d i R e g g i o , c h e s i e r a p o i a f f e r m a t o a M i l a n o , d o v e e r a s ta to
a n c h e c o n s i g l i e r e e a s s e s s o r e c o m u n a l e d a l 1 9 0 4 a l 1 9 1 3 , i n r a p p r e s e n ta n z a d e l l a s u a « A s s o c i a z i o n e
l i be r a l e
costituzionale».
Laureato
in
Scienze
Agrarie,
fu
anche
socio
c o r r i s p o n d e n te
d e l l ’ A c c a d e m i a d e i L i n c e i d a l 1 9 0 2 e s o c i o n a z i o n a l e d a l 1 9 0 4 , s o c i o e f f e t ti v o d e l l ’ I s ti t u to
L o m ba r d o d i S c i e n z e , L e t t e r e e A r t i d a l 1 9 0 9 , p o i p r e s i d e n t e d e l l o s te s s o , m e m br o d e l l a
c o m m i s s i o n e a g r i c o l a e i n d u s t r i a l e p r e s s o i l M i n i s te r o d e l l ’ I n d u s tr i a , m e m br o d e l C o n s i g l i o
s u p e r i o r e d e l l ’ e c o n o m i a , c o n s i g l i e r e d e l l a B a n c a P o p o l a r e d i M i l a n o . V e n n e n o m i n a to s e n a t o r e d e l
Regno con decreto del 2 marzo 1929.
V e d i C . R a bo t t i , E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p . 1 1 3 e S e n a t o d e l l a R e p u b b l i c a . A r c h i v i o s t o r i c o .
R e p e r t o r i o b i o g r a f i c o d e i s e n a t o r i d e l l ’ I t a l i a f a s c i s t a , a c u r a d i E m i l i o G e n ti l e e d E m i l i a C a m p o c h i a n o ,
(vol. M-R), Roma 2004, pp. 1597 -1598.
58
L a v i t t i m a d e l m a n c a t o a c c o r d o , i n « L ’ I ta l i a C e n t r a l e » , 2 5 f e b br a i o 1 9 0 9 .
59
Ibidem.
60
Un nuovo giornale, in «La Giustizia», 5 aprile 1909.
61
I d i s c o r s i d e l g i o r n o . A p r o p o s i t o d i u n n u o v o g i o r n a l e , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 5 a p r i l e 1 9 0 9 .
62
P e r l ’ o r g a n i z z a z i o n e d e l n o s t r o p a r t i t o , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 2 9 m a r z o 1 9 0 9 .
63
I l d i s s i d i o f o n d a m e n t a l e . L ’ o s t i n a t a i l l u s i o n e d e i c a p i s p o d e s t a t i , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , 1 6 m a r z o
1909.
64
Ibidem.
65
G i u s e p p e M i c h e l i ( C a s t e l n o v o n e ’ M o n ti 1 8 7 4 , R o m a 1 9 4 8 ) v i v e c o n l a f a m i g l i a a P a r m a ( l a
m a d r e M a r i e t t a e r a s o r e l l a d e l s i n d a c o d i P a r m a G i o v a n n i M a r i o t ti ) e p a r te c i p a , s i n d a l l a n a s c i ta ,
a l l a o r g a n i z z a z i o n e d e l m o v i m e n t o c a t t o l i c o n e l l a s u a p r o v i n c i a . L a u r e a to i n G i u r i s p r u d e n z a , s i
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L’Apostolo e il Ferroviere
o r i e n t a a l l a p r a t i c a n o t a r i l e . N e l 1 8 9 9 f o n d a i l g i o r n a l e « L a g i o v a n e m o n ta g n a » , p o i s e g u i to d a
n u m e r o s i o p u s c o l i e v o l u m i s t o r i c i . S p o s a l a f i g l i a d e l d e p u ta to G i a n L o r e n z o B a s e t ti e a l l a s u a
m o r t e n e e r e d i t a l e i n f l u e n z e n e l t e r r i t o r i o d e l l a m o n ta g n a r e g g i a n a , s i a p u r s u p o s i z i o n i d i v e r s e .
A l l e e l e z i o n i s u p p l e t i v e d e l 1 9 0 8 f u d e p u ta t o d i C a s t e l n o v o n e ’ M o n t i . F u e l e t to a n c h e a
L a n g h i r a n o e d o v e t t e d i m e t t e r s i d a l c o l l e g i o r e g g i a n o , n e l q u a l e s a r à s o s ti tu i t o , n e l 1 9 0 9 , d a
G u s t a v o C i p r i a n i . N e l 1 9 2 0 e n t r a c o m e m i n i s t r o d e l l ’ A g r i c o l tu r a n e l s e c o n d o g o v e r n o N i t ti . L a
c a r i c a g l i v i e n e c o n f e r m a t a a n c h e c o l s u c c e s s i v o g o v e r n o G i o l i t ti . A v e n t i n i a n o , è d i c h i a r a to
d e c a d u t o d a l m a n d a t o p a r l a m e n t a r e n e l n o v e m b r e d e l 1 9 2 6 . N e l s u o s tu d i o v i e n e c o s ti t u i to i l
CLN
della provincia di Parma nel 1943. Il capo del governo Bonomi, nel 1944, lo designa all’incarico
s i m bo l i c o d i v i c e p r e s i d e n t e d e l l a C a m e r a , p o i è e l e t to a l l a C o n s u l ta n a z i o n a l e n e l 1 9 4 6 p e r l a D c ,
i n f i n e p r e s i e d e i l c o n g r e s s o d e m o c r i s t i a n o n a z i o n a l e d e l l ’ a p r i l e d e l 1 9 4 6 . F u c e r ta m e n te i l p i ù
illustre tra gli uomini politici parmensi.
Vedi Enciclopedia di Parma. Dalle origini ai giorni nostri , Parma 1998, p. 454.
66
PSI,
M a s s i m o S a m o g g i a ( S a v e n a , B o l o g n a 1 8 7 0 , M i l a n o 1 9 4 2 ) , d e p u ta to , d o c e n te , v e n n e e l e t to d a l
n e l 1 9 0 9 , n e l c o l l e g i o d i M o n t e c c h i o e r i e l e t to n e l 1 9 1 3 , p o i s i d i m i s e n e l 1 9 1 5 p e r p e r m e t te r e
l ’ i n g r e s s o a l l a C a m e r a d i G i o v a n n i Z i bo r d i . L a u r e a t o d o t to r e a g r o n o m o a l l a S c u o l a s u p e r i o r e d i
agricoltura di Milano nel tempestoso 1898, fu prima a Parma, quindi a Fermo, poi ad Ascoli Piceno.
A R e g g i o a r r i v a n e l 1 9 0 0 c o m e d i r e t t o r e d e l l a C a t te d r a a m b u l a n t e d i a g r i c o l tu r a d e l l a p r o v i n c i a ,
i n c a r i c o c h e m a n t i e n e f i n o a l 1 9 0 4 . N e l 1 9 1 5 è a M i l a n o c o m e d i r e tt o r e d e l l ’ u f f i c i o a g r a r i o d e l l a
S o c i e t à U m a n i t a r i a . P o i è a B o l o g n a c o m e d i r e t to r e d e l l ’ I s ti t u to d i c r e d i t o d e l l a c o o p e r a z i o n e ,
q u i n d i , c o n l o s t e s s o i n c a r i c o , è a R o m a e a M i l a n o . P a r te c i p a , n e l 1 9 2 6 , a i f u n e r a l i d i A n n a
K u l i s c i o f f . V i v e p o i g l i u l t i m i a n n i d e l l a s u a v i t a s ba r c a n d o i l l u n a r i o c o n i n c a r i c h i d i f o r tu n a n e l
settore agricolo.
V e d i A . A n c e s c h i , I n o s t r i m o r t i : M a s s i m o S a m o g g i a , i n « L a G i u s ti z i a » , d i c . 1 9 4 9 ; W . C a s o t ti , A .
Magnani, G. Riva, Terra rossa. Cavriago nel Novecento , Cavriago 1999; Samoggia Massimo, in M. Del
Bue, Novecento, cit., p. 512; Massimo Samoggia: una vita per la redenzione dei contadini , in «La
G i u s t i z i a » , 1 1 s e t t e m br e 1 9 7 0 .
67
L ’ i m p r o n t i t u d i n e d ’ u n o r g a n o p e r s o n a l e , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 9 m a g g i o 1 9 0 9 .
68
Cattolicesimo e massoneria a Castelnovo ne’ Mont i, ibidem, 11 maggio 1909.
69
Lettera firmata «Un vero monarchico», ibidem, 12 maggio 1909.
70
La speculazione editoriale seminata sul terreno delle elezioni , ibidem, 13 maggio 1909.
71
L ’ e l e z i o n e d e l 3 0 m a g g i o , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 2 m a g g i o 1 9 0 9 .
72
Giù la maschera, in «Corriere di Reggio», 25 maggio 1909.
73
Da il sig. avv. Monzani , ibidem, 26 maggio 1909.
74
Il comizio di Villaminozzo, ibidem, 4 giugno 1909.
75
Ancora le panzane dell’ospedale , ibidem, 5 giugno 1909.
Pag. 97
L’Apostolo e il Ferroviere
76
G i o v a n n i P r a m p o l i n i n o n è i l f r a t e l l o d i N a t a l e , g r a n d e b o n i f i c a t o r e e s e n a to r e d e l R e g n o e
c h e f u c o n l u i a l l a g u i d a d e l l a f a b br i c a d i c o n c i m i c h i m i c i i n a u g u r a t a n e l 1 9 0 1 . S i tr a t ta d i u n
G i o v a n n i P r a m p o l i n i , t e c n i c o d i o r i g i n e m i l a n e s e , « p r e s e n te c o n c o m p i t i d i r e tt i v i f i n d a i p r i m i
mesi di vita delle Officine meccaniche e Fonderie dell’ing. Romano Righi» (M. Bianchini, Imprese e
i m p r e n d i t o r i a R e g g i o E m i l i a 1 8 6 1 - 1 9 4 0 , c i t. , p . 1 4 6 ) . E g l i d i v i e n e d i r e t to r e d e l l e O f f i c i n e R e g g i a n e
già dal gennaio del 1905, con la delega alla firma sociale, an che perché Righi è confinato nel ruolo
di consigliere. Dal 1906 al 1917 sarà consigliere delegato e, nel 1907, sarà assieme a Righi in una
s o c i e t à « A r t i g r a f i c h e » , i m p e g n a t o a r i l a n c i a r e a l c u n e p i c c o l e d i t te i n d i f f i c o l tà . E g l i s t e s s o ,
p r o ba bi l m e n t e , è q u e l G i o v a n n i P r a m p o l i n i p r e s i d e n t e d e l l a B a n c a d i R e g g i o , a t ti v a tr a i l 1 9 0 8 e
f i n o a l l a c r i s i d e l 1 9 2 9 , d e l l a q u a l e f u p r a ti c a m e n te u n a d e l l e p o c h e v i tt i m e r e g g i a n e e c h e , n e l
p e r i o d o c i t a t o , s i e s p a n s e n o t e v o l m e n te s u l t e r r i to r i o d e l l a p r o v i n c i a , c o n u n a g r a n d e s e d e d i
rappresentanza
u bi c a t a
a
P a l a z z o B u s e tt i ,
12
agenzie e 4
recapiti.
Egli
assume un
ruolo
p a r t i c o l a r m e n t e i m p o r t a n t e n e l l a c a r t a s ta m p a ta . È c o n s i g l i e r e d e l e g a to d e « I l R e s to d e l C a r l i n o »
c o n t r o l l a n d o , c o n l a v e n u t a a R e g g i o d e l n u o v o d i r e t to r e A l d o V a l o r i , a n c h e « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » .
Vedi Banca di Reggio, in Enciclopedia reggiana, cit., p. 13.
77
Parole
grosse
per
cose
piccole ,
in
«La
G i u s ti z i a » ,
25
f e b br a i o
1910.
Pag. 98
L’Apostolo e il Ferroviere
Prampolini e la lotta senz ’odio, il socialismo avverrà anche…gr azie a Menada
Questo signor P armigiani o Parmiggiani o Parmeggiani, 1 che si faceva chiamare
Luigi ma anche Francesco e Giovanni, era davvero personaggio singolare. Quando,
dopo aver portato a Reggio, nel 1924, la sua galleria, frutto di un’eredità di certo
signor Ignaci o Leon Escosura, dovuta alla unione di Parmeggiani con l’ex moglie di lui
e poi al suo matrimonio con la figlia di sua sorella, si doveva pro cedere all’a cquisto del
tutto da parte del Co mune, Giuseppe Menada, che allora era da poco diventato sinda co
e dal 1927 podestà, si oppose. Era una qu estione di pelle. Qu el Parmeggiani proprio
non gli andava giù. Solo dopo un pesant e intervento del partito fascista, si dovet te
procedere. E Menada era morto da un anno e non era più podestà da tre. L’acquisto fu
portato a termine nel 1932 dal su ccessore di Menada Adelmo Borettini, già vice sindac o
socialista di Reggio nel 1914. Ma Parmeggiani chi era e cosa rap presentava e perché ne
parliamo adesso? Perché questo Parmeggi ani (usiamo questo cognome), assieme a un
anarchico
ex
organizzare
tipografo
un
ed
attentato
ex
pompiere,
proprio
alla
Achille
vita
di
Vittorio
Camillo
Pini, 2
pensò
Prampolini,
bene
oltre
di
che
dell’internazionalista mirandolese Cel so Ceretti.
È il febbraio del 1889. I due, che si definisco no anarchici i ndividualisti, e che
provengono dalla Fr ancia, ritengo no che occorra passare all’a zione co ntro i dirige nti
socialisti che avevano abbandonato la politica dell’insurrezione violenta e accettato la
non violenza. Pini è un anarchico sui generis, perché, conda nnato a tre mesi di carcere
per aver votato due volte alle elezioni (m entre gli anarchici so stenevano di non vot are
affatto), aveva prefer ito lasciare l’Italia ed espatriare in Francia. Parmeggiani era un
personaggio e spatriato nel 1879 in Fra ncia per non ottemperare agli obblighi di leva e
che poi si stabilì a Pa rigi a partire dal 188 4, ove era già evidentemente in co ntatto c on
ambienti politici anarchici. Parmeggiani venne poi espulso dalla Francia nel 1888, si
stabilì a Bruxelles e poi a Londra, torna ndo a Parigi agli inizi del 1889. Alla fine di
gennaio
di
qu ell’anno
Parmeggiani
ritrova
Pini
e
insieme
i
due
decidono
di
programmare l’attentato. Si recano prima a Mirandola, il 14 febbraio, ad incontrare
Ceretti, direttore de «Il sol dell’Avvenire», fratell o di Arturo, personalità di rilievo del
nascent e internaziona lismo italiano, in contatto con anarchici e socialisti reggiani. Pini
Pag. 99
L’Apostolo e il Ferroviere
e Parmeggiani lo atte ndono, si fingo no am ici di famiglia, poi lo prendono in dispart e e
lo pugnalano «avendo cura di graduare la rosa d’argento perché la lama non penetrasse
troppo in profondità». 3 Ceretti viene solo ferito, di proposito. Poi i due si trasferisco no
a Reggio.
La decisione presa non è quella di fer ire, ma di uccidere Prampolini, perché
quest ’ultimo, assieme al di rettore de «Il sol dell’avvenire» Celso Ceretti e de « La
rivendicazione» di Forlì Germanico Piselli, si era macchiato del grave reato di
solidarizzare,
nel
novembre
del
1888,
con
le
proteste
dei
due
giornali
ci tati
stigmatizzando gli anonimi autori di un m anifesto anarchico stampato a Parigi, che
attaccava il comunardo Amilcare Cipriani, eletto deputato in due circoscrizioni, que lle
di Forlì e a Ravenna, nonostant e fo sse in carcere, elezio ni poi invalidate dal governo.
Prampolini era giudicato ancora più pe ricoloso di Ceretti, che in fondo era solo un
giornalista. Prampolini era un leader politico e doveva essere eliminato. Parmeggiani e
Pini avevano gradu ato le pene: ferimento per Ceretti, uccisione per Prampolini,
semplice aggressione a suo n di pugni per P iselli. Fu proprio Parmeggiani a cerc are
Prampolini alla tipografia della sua Giusti zia, in via del Cristo. Egli cercò un pretest o
per farlo uscire in strada, dove ad attenderli c’era Pini. Un amico di Prampolini,
Genesio Marzucc hi, arrivò trafelato in cer ca del direttore de «La Giustizia». Sapeva
dell’attentato di Mirandola. Lo incontrò «davanti alla bottega di una fruttivendola, in
strada Maestra, a Po rta Castello». 4 Lo chi amò a sé, lo informò del proposito omicida
dei due. Lo fe ce scap pare.
Poi il giorn o dopo i due criminali furono individuati dalla polizia mentre erano
intenti a parlare con Angelo Canovi, dava nti al suo negozio di liquori, assieme ad al tri
due amici, Prospero Paterlini e Ugo Colli. Vennero inseguiti, fuggirono attraversando
piazza Vitto rio Emanuele (attuale piazza Prampolini) e infila rono il viottolo di San
Giuseppe, dove Parmeggiani, vistosi braccato, estrasse una rivoltella e sparò tre colpi
all’indirizzo dei due poliziotti, Giuseppe Piolanti e Demetrio Belvisi, fortunatamente
senza co lpirli. 5 Parm eggiani e Pi ni riuscirono a riparare in Francia. Stamparono un
manifesto dove rivendi carono e motivarono la loro duplice azione. Vi si legge: « …a lui
(Prampo lini) non su ccedeva come al Ceretti, avendo noi la pura e ferma convinzio ne
di sbarazzare l’Umanità da un mostro simile. Per te, o miserabil e, non vi era la ro sa di
Pag. 100
L’Apostolo e il Ferroviere
arresto sulla lama, e sta certo che il pugnale avrebbe penetrato i suoi venti centimetri,
cosa che non mancheremo di fare al primo mo mento opportuno. La tua sentenz a è
firmata e tu non ent rerai nel tanto agog nato Parlamento. Il partito dei poveri da te
tanto strombazzato, t’assicuriamo, in nome dell’anarchia, non t i vedrà qual capo». 6 Un
linguaggio e un proposito così crudele da parte di anarchici, che pure a Reggio
avevano in larga parte, fino a pochi anni prima, collaborato con Prampolini? Certo è
difficile pensare che i due avessero qualche rapporto con anar chici reggiani che ve rso
Prampolini, anche dopo la comune esperienza de «Lo Scamiciato», adottavano ben altro
comportamento.
D’altronde di Pini e Parmeggiani non v’è traccia nei docu menti e giornali di
tendenza anarchica precedente se no n come firmatari, tra gli altri, di una lettera di
minacce a Prampolini, dopo il succitato art icolo de «La Giustizia», inviata da Parigi. La
lettera è del dicembre 1888. N ei primi giorni di febbraio del 1 889 Pini e Parmeggiani
rientrarono in Italia e il 14 accoltellarono Ceretti (il giorno do po ordirono il manca to
assassinio di Prampolini). È però vero che né Pini, che lasciò Reggio da ragazzo,
emigrando a Milano, dove lavorò come tip ografo e poi come po mpiere, e in seguito fu
in
Francia,
né
Par meggiani,
del
qual e
non
c’era
tracci a
nelle
orga nizzazioni
internazionaliste r eg giane e che era invece piuttosto noto in Francia, ma a nche co m e
personaggio ambiguo, che s’era macchiato di furti, come quello operato proprio nella
casa del pittore spag nolo Leon Escosura, e aveva una co nnotaz ione politica più inc e rta
e moralmente discutibile, avevano vissuto il clima di concordia reggiana, neppure
messo troppo in discussione dall’accettazione da parte di Prampolini, che data 1883,
della svolta di Andrea Costa (dall’anarchi smo al socialismo parlamentare del 1879, poi
suffrag ato dall’elezio ne alla Camera del 1882) e poi dalla decisione di presentare l iste
alle elezioni del 1886 (nel 1 882 e nel 18 84 si erano pr esentati so lo candidati) di stam po
democratico -socialist a.
Questo è tanto più ve ro che, dopo l’arresto di Canovi, Paterlini e Colli, sospettati di
avere avuto qualche parte nel tentativo di atten tato, prese subito posizione « La
Giustizia», protesta ndo vivamente. «Unia mo la nostra alle pr oteste generali co ntro
l’arresto di Ang elo Canovi, Paterlini e Colli», vi si legge. «Supporre nel Canovi una
connivenza qualsia si con due assassini è semplicemente un’assurdità… perché (egli) è
Pag. 101
L’Apostolo e il Ferroviere
incapace di prendere una qualunque parte in un delitto… perché il manifesto contro il
Cipriani fu disapprovato anche dal Cano vi che è amico del Cipriani al quale egli fece,
giorni or sono, una festo sa accoglienza …perché poche ore pr ima del suo arresto il
Canovi si prote stava pronto a dare anche la vita per difender e Camillo Prampolini». 7
Lo stesso Ca novi, u na volta rimesso in libertà e scagionato assieme ai due ami ci,
chiederà a Prampolini di scrivergli una dichiarazione per d isco lparsi. Prampolini, dal
canto suo, avvertirà addirittura il bisogno di scrivere un articolo su «La Giustizia» per
rintuzzare «la voce, che si tentò d’assa ssi narmi perché ho abbandonato le mie idee…
colgo l’occa sione anc he per dichiarare, se pure ce n’è bisogno , che a tutt’oggi io so no
sempre ciò che fui, fin dal giorno in cui cominciai a ragionare di mia testa e per farmi
mutar bandiera, per fare che io non sia so cialista, bisognerà pr ima mutarmi il cervello
e il cuore». 8
I due terroristi dunque rientr arono in Fra ncia. Ma qui nasce il primo dubbio. Mentre
infatti Pini venne rinchiuso nel c arcere du ro della Cayennna e poi deportato in Nuova
Caledonia, e di lui si persero l e tracce (i l giornale umoristico reggiano «La mosca »
pubblicherà un suo ritratto so lo il 15 maggio del 1892), Par meggiani non solo non
passò
dalle
galere
transalpine,
ma
si
diede
improvvisamente
alla
bella
vita,
cominciando, prima a Londra e poi a Parigi, a frequentare donne importanti e pittori di
talento. Il sospetto che pote sse essere al soldo di servizi segreti pare non ce rto
infondato. Anche per ché, molti anni più t ardi, ambienti importanti dello Stato (ma si
era già in piena epoc a fasci sta) sp onsoriz zeranno la venuta a Reggio di Parmeggiani,
con tanto di capitale artistico, e la ven di ta al Comune del su o patrimonio sarà fa tta
apparire come graziosa donazione, implicando però, curiosa da vvero la donazione, una
cifra da devolvere al Parmeggiani e uno stipendio per lui come direttore della Galleria.
Menada diffidava di personaggi come P armeggiani, un avventuriero dai contorni
indecifrabili, lui che era abituato a fare i conti delle su e imprese e che di Prampolini
era stato avversario onesto, ma disposto a riconoscergli, lui che divideva gli altri in
galantuomini e masca lzoni, d’appartene r e pienamente alla prima delle due categorie.
Prampolini odiava la violenza e a nche qu ando aveva ammesso che u na rivoluzione
violenta dei proletari non era da escludere, lo aveva fatto contorcendosi in uno dei
suoi frequ enti mal di stomaco e rinviandola s empre in un tempo talmente lontano da
Pag. 102
L’Apostolo e il Ferroviere
non essere credibile. Curiosa, a tal proposito, anche la sua avversione ai duelli.
Prampolini ne aveva accettato uno, nel giu gno del 1886, «La Gi ustizia» aveva ribattuto
a «L’Italia Centrale» che asseriva vi fossero de i maestri che facevano propaganda
radicale nelle scuole, che un avo del direttore del giornale Alfredo Moscatelli era stato
un codardo e aveva preferito andare a studiare all’estero anziché combattere la
tirannia. Apriti ciel o. Prampolini fu sfidato a duel lo ripara tore del torto, da ben
quattro persone tra c ui il direttore del giornale reggiano. Accettò e vinse la sfida con
Moscatelli, raggiunto da due lacerazioni al braccio. 9 Fu il primo duello accettato da
Prampolini e giurò c he sar ebbe stato il solo. Il 28 maggio del 1889 egli fu aggredito
davanti a casa (abitava nella ca sa Palazzi, all’angolo con via Cavour e co n via Crispi)
da un ufficiale e da due suoi aitanti complici, che intendevano vendicarsi di un articolo
de «La Giustizia», c he aveva condannato i l suo comportamento nei confro nti di un
soldato, picchiato durante una marcia di trasferimento da Reggio a Montecchio.
L’ufficiale schia ffegg iò Prampolini che rispose, aiutato da due amici (Benedetto Gor isi
e Giuseppe Cigarini) con una bastonata . Il giorno dopo Prampolini ricevette la visita
dei padrini dell’uffici ale per il duello. Ma rifiutò. Il 2 giugno scrisse su «La Giustizia»:
«Io sono felice che mi si offra occasio ne di proclamare pubblicamente e in causa mia
propria che io mi infischio della cosidde tta cavalleria. Positi vista anche in fatto di
ingiurie, trovo che lo schiaffo è sempre u na percossa e, fra le percosse, la più grave è
quella che fa più ma le. E se qualcuno mi percuote, io mi difendo e mi difenderò, ma
non sono ta nto imbec ille da creder ch e la violenza usatami dal mio aggressore sia u na
ragione per piegarmi e fare punto quel che vuole lui. Ho commesso una volta, in un
momento di grave irritazione, ldi battermi, ma neanche allora ho mai pensato di
rendere omaggio all’opinione di chi stima ch e il duello non debba rifiutarsi e che le
questioni debbano risolversi con la forza e che un colpo di sciabola (novantanove su
cento ino ffensivo o quasi) debba dar ragio ne a chi ha torto e lavar le colpe». 1 0
Altro che positivista. Prampolini è davvero illuminista e contesta le irrazionalità
pedestri di una c erta cavalleria, coi riti (il duello) e i miti (l ’accertamento della verità)
non dissimili da una prova della verità affidata alla lettura di una mano o allo scruta re
delle carte o delle stelle. Foll ie di stampo arcaico, medioevale, ancien regime. Ma lo fa
anche p erché odia il sangue, intimamente. Ciò lo disting ue ad esempio da quegli er oi
Pag. 103
L’Apostolo e il Ferroviere
di stampo risorgimentale, come Felice Cavallotti, 1 1 che finirà vittima proprio di uno
dei suoi numerosi duelli, m a anche da quelle figure dell’internazionalismo proletario
che fa nno della violenza rivoluzionaria un loro credo. Sia no essi di ispirazio ne
mazziniana, anarchic a, socialista. L’accett azione della svolta di Costa del 1879 , c he
Prampolini fa propria, definit ivamente, d urante l’esperienza d e «Lo Scamiciato», nel
1883, e poi la decisione di partecipare alle elezioni politiche e amministrative stanno a
segnalare che per Prampolini, anche politicamente, la via è un’altra. Dipende in buona
misura da Menada, dalle sue industrie, dalla capacità del proletariato di emanciparsi,
ma innanzitutto di esistere, organizzato e forte, dalla fine della disoccupazione e del la
miseria insopportabile, che a R eggio determinava persino l’impossibilità di trovare i
dieci centesimi p er un piatto di minestra alle cucine di beneficenza. Dall’intreccio t ra
industrializzazione e rivoluzione, quasi automatico, per Prampolini. E naturalmente
anche dalla capacità della sua parte politica di cambiare qui e ora la società attraverso
le coopera tive, che iniziavano a diventare numerose alla fine dell’Ottocento.
Vi era semmai il problema di una struttura che coordina sse questo mondo nu ovo,
nato a latere del sistema capitalistico, e in qualche misura in attesa di esso, per
rinnovarlo, attenuarne l e disuguaglianze, o addirittura sostituirlo, come penseranno
poco più tardi i socialisti. In un processo evolutivo permanente e inarrestabile della
società, che avrebbe consentito anche una maggiore educazione della masse, una lo ro
promozione sociale, un l oro graduale inserimento nel potere p ubblico. E nascerà, c osì,
la Camera del Lavor o, nel 19 01, guidata da Arturo Bellelli, 1 2 in attesa che, pochi m esi
dopo, rientrasse dall’esilio svizzero, dopo la persecuzione di Crispi 1 3 del 1894 e le sue
leggi
ecceziona li
c he
non
avevano
ri sparmiato
nemmeno
Prampolini,
Antonio
Vergnanini, che d ella cooperazione sarà il maggior dirigente nazionale.
Il motivo profondo della divisione con gli anarchici, che Prampolini, eletto deputato
per la prima volta nel 1890 nel colleg io pr ovinciale di Reggio (fino al 1892 si votava in
collegi provinciali con le preferenz e), interpretò con la solita enfasi al Congr esso de lla
Sala Sivori di Genova dell’agosto del 1 892, ha proprio a che vedere coi co siddetti
metodi di lotta. Gli anarchici si presenta rono a Genova, dove poi fondera nno a nc he
loro il Partito dei lavoratori, sulla base di un deliberato del Congresso Operai o
Nazionale di Milano, che però Prampolini riteneva sbagliato. Socialisti e anarchici
Pag. 104
L’Apostolo e il Ferroviere
erano due partiti diversi e anc he opp o sti. I socialisti accett ano di partecipare a lle
elezioni e di conquist are lo Stato dall’inter no, anche se no n escludono una rivoluzio ne
alla
quale
annunci ano
adesione
solo
come
atto
finale
e
della
quale
dunque
dichiareranno sempre la mancanz a delle condiz ioni, gli anarchici vogliono costrui re
una società senza stat o, non e scludendo la violenza. Come potev a esser ci comunanza di
idee e di propositi? Se poi gli anarchici intendevano conti nuare in quell ’assur do
ritornello della violenza anche contro i presunti traditori, a maggior ragione se ne
stessero dall’altra parte, o anche lì alla Sa la Sivori, perché i socialisti si riuniranno in
altra sala il giorno seguente. Prampolini, che veniva considerato l’anticipatore del la
nascita del partito, avendo a Reggio già una sua struttura p olitica, giornalistica ed
economica, si sent ì in dovere di intervenire, mentre la rissa, dovuta al litigio prima per
la composizione della presidenza del congresso, poi per una proposta di statuto, era
all’apice.
Il pasticcio del Congr esso del P artito operaio dell’anno precedente, dove confluivano
sia socialisti, sia ope raisti, sia anarchici, esplose. Prampolini sbottò. Chiese la paro la,
si alzò in piedi e si rivolse con parole da tutti ascoltate dicendo: «Vi tratterrò pochi
minuti, ma vi parlerò col cuore, da amico franco e parlerò per voi anarchici e
nell’interesse vostro. Dopo che mi avrete ascoltato dovrete dire che io ho ragione e
converrete con me sulle proposte che fa ccio. Da anni, da quando cioè cominciò a
sorgere il Partito soc i alista in Italia, noi combattiamo una lotta titanica, nei giorna li,
nelle assemblee, nelle pubbliche piazze e nei congressi: e non di rò che vi è da una par te
e dall’altra malafede. Anzi, non vi è. Voi siete onesti qua nto noi , ma è indiscutibile che
questa lotta esiste ed è di tutti i giorni, di tutte le ore e ciò perché noi siamo due partiti
essenzialmente diversi, percorriamo due vie assolutamente opposte. Fra noi non può
esserci comunanza. Dunque la sciateci in pace. Ma per ché dar e a voi e agli altri, alle
associazioni
che
ra ppresentiamo,
qu est o
doloroso
sp ettaco lo
di
combatterci,
di
avvilirci. Perché, per ché qu esto? Se vi so no elementi dissenzi enti, se la discussio ne
perciò non può procedere calma e serena, è forse meglio (…) che ognuno discuta per
proprio conto». 1 4
Prampolini, secondo il resoconto pubblicato da «La lotta di classe» e ripreso da Luigi
Cortesi nel suo dettagliato studio sul Congresso , «si sente male, ed è prontamente
Pag. 105
L’Apostolo e il Ferroviere
sorretto dagli amici che gli si trovavano al fianco, Mo sconi, Per seguiti, Cabrini, che lo
consigliano di c essare, ma egli vuol cont inuare e finisce dicendo: “se noi dobbiamo
battere due vie diverse, facciamolo da buoni amici. Voi percorrete la vostra, noi
proseguiremo per la nostra. Lasciamoci senza rancori, perché rompere anche le no st re
amicizie personali? Domani voi adunatevi in altro sito e noi faremo altrettanto”». 1 5
Questo del conflitto tra Prampolini e i propri nervi sarà una costante della sua vita
politica. Lo aveva confidato a Turati nelle prime lettere che i due si erano scambiati nel
1883 e anche Turati gli aveva rivelato analoga situazione (come se quel maless er e fosse
un segno distintivo dei socialisti, mentre Enrico Ferri, che go deva «di una salute di
ferro» era visto con sospetto). 1 6 Qua ndo Prampolini sarà incarcerato, nel settembre del
1899, dopo aver rove sciato le urne alla Ca mera a seguito del t entativo d i colpo di stato
di Pelloux, si era co nsolato: « Anche il secondo giorno e la terza notte sono passati
benissimo. Decisame nte ho sbagliato secolo e se fo ssi nato d ue o trecent’anni prima
sarei stato un perfett o certosino. Lo sapev o, del resto (…), cont ribui sce a rendermi più
che sopportabile qu esto ambiente una malattia morale che può bensì tormenta rmi
quando sono libero, ma qui è costretta a dormire. È una malat tia della responsabilità.
Fuori io non sono m ai contento di me, sono continuamente t orturato dal pensiero di
non fare abbastanza , di essere troppo infer iore al mio compito, di essere buono a nul la.
Qui,
invece,
que st e
malinconie…
no n
hanno
ragione
d’essere,
perché
o gni
responsabilità è tolta dalle mie spalle e il dovere (mangiare, bere, dormire) è tal e c he
sono ben certo di saperlo fare inappuntabilmente». 1 7 Quand o, nell’aprile del 1892,
dunque a quattro mesi di distanza dal Congresso di Genova, il giornale «La Riscossa»
pubblicò che Prampolini aveva chiesto una visita psichiatrica a Cesar e Lombroso, e gli
rispose all’amico Giulio Cesare Ferrari: «Della Riscossa io non mi occupo… Del resto
stavolta ha detto la v erità». 1 8
Questo confermava il suo stato di salute tutt’altro che buono, come abbiamo già
riportato, durante la direzione de «La lotta di classe », che a bbandonerà dopo poche
settimane, nell ’agost o dello stesso 1892 . I n un’altra missiva del 23 luglio del 1907 e gli
scrive all’amico Ferrari da Pian de Lagossi (è il giugno del 1906) ove confessa d’e sser
andato «per curare lo stato de miei nervi». 1 9 Al Co ngresso Nazi onale del partito che si
svolge proprio nella sua Reggio nel luglio del 1912 Prampolini non partecipa, per lo
Pag. 106
L’Apostolo e il Ferroviere
stesso problema. Dic e d’e ssere affetto da esaurimento nervoso e il vecchio amic o nemico Costantino L azzari, 2 0 nel momento di assume re la presidenza, propone di
inviargli un telegramma di auguri di pronta guarigione. Al Congresso di Ancona del
1914 Prampolini non c’è e le tesi riformiste sono so stenute dal suo amico Giovani
Zibordi. Ancora il sol ito male?
Ma torniamo al Congresso di Ge nova, dove l’appello alla divisione consensuale di
Prampolini fu accolto. Così il Partito socialista, che si chiamò dei lavoratori, nacque,
caso anomalo, nella sala dei carabinieri, quelli garibaldini, però, e quello anarchico operaista alla Sala Si vori (a d andarsene, d unque, furono i socia listi, evidentemente più
avvezzi, già allora, al le scissioni). In fondo questa idea, allora p raticata dagli anarchi ci
cosiddetti individualisti, della violenza anche contro chi si considerava dello stesso
campo, per evita re che le masse fossero mal guidate o addirittura ingannate, come
asserivano Parmeggiani e Pini, iniziava a fecondare u na strategia che poi sa rà
praticata, nel Novec ento, anc he da altri. Prampolini non prese in esame l’eserciz io
della violenza neppure a fr onte della repressione prima crispina e dei governi di
Rudinì e Pelloux 2 1 e poi nemmeno nella prima fase del fasci smo, questione che poi
approfondiremo.
Dopo la reazione di Crispi (che il primo dicembre del 1893 era succeduto alla
presidenza del Consi glio a Giovanni Giolitti, dopo lo scandalo della Banca Romana), a
seguito dei moti siciliani, che erano cost ati sangue e manette ai dirigenti socialisti,
dopo lo stato d’a sse dio decretato dal governo ed est eso alla Lunigiana e anche alla
nostra Guastalla, do po gli arresti di massa in mezza Italia, Prampolini scrisse parole
semplici
e
chiare
contro
l’ingenua
a ccettazione
della
violenza
da
parte
dei
manifestanti, che finivano per fare il gioco del governo reazionario: «Non cadano in
questo tranello i la voratori», egli sottol ineò, «e rispondano opponendo l’a stuzia e
continuando a raffor zare le loro associazioni, finché suo ni, dovunque, solenne l’o ra
immancabile della vittoria del proletariato». 2 2 E ancora. «Noi tradiremo la bandiera
socialista e saremmo vili se, per amore di popolarità, dovessimo in questi momenti
tacere codesta no stra vecchia convinzione, attinta al socialismo scientifico, per lasci ar
credere ai lavoratori del bel paese che la violenza, da sola, possa oggi emancipa rli,
ossia far e miracolosa mente, di punto in bianco, in Italia, ciò che altrove non fec ero
Pag. 107
L’Apostolo e il Ferroviere
l’istruzione, la moralità, lo spirito di associazione, di sacrifi cio e la disciplina di
lavoratori tanto più progrediti di noi». 2 3 E se la rivolta violenta scoppia in Sicil ia,
proprio in un meridione fortemente deindustrializzato e povero, cosa pensare? « In
Italia la regione che ebbe il maggior numero di sommosse è, appunto, la Sicilia e
precisamente lì troviamo che i proletari so no oggi anal fabeti, sfruttati, affamati più c he
in ogni altra parte d’I ta lia». 2 4
La solidarietà ai soci alisti incarcerati, da Garibaldi Bosco, 2 5 a De Felice 2 6 a Barbato, 2 7
non si sposa con l’a c cettazione della loro strategia. Anzi, sarà una delle caratteristiche
del riformismo delle origini, quella di non aver paura alcuna a s confessare qu elle lot te
che non si condividevano o per i fini o per i mezzi. Lo farà Turati in occasione del
primo sciopero gener ale proclamato in Italia ad inizio Novecento, disattendendo tut te
le aspettative rivoluzionarie della sinistra sindacalista soc ialist a. 2 8 La repressione d el
governo Crispi fu sp ietata e venne a ccent uata con l’assassinio, avvenuto il 24 giug no
del 1894, di Sadi Ca rnot da parte di un anarchico italiano: Sante Caserio. 2 9 Vennero
emanate le leggi ecce zionali del luglio 1894. Si crearo no in abbondanza le commissioni
per il confino di polizia e tribunali rimasero attivi in permanenza. .Venne poi proibito il
Congresso so cialista che avrebbe dovuto tenersi a Parma (in suo luogo si svo lse
un’a ssemblea clandestina, nel gennaio del 1895, di qu alche decina di delegati) e sciolte
le leghe socialiste in provincia. Nell’ottobre del 1894 venne ufficialmente dichiar ato
sciolto il Partito socia lista.
Sorse anche a Reggio la Lega della libertà (tra gli i scritti Camillo Prampolini, Gian
Lorenzo Basetti , Gia como Maffei, Alessa ndro Cocchi, 3 0 il pitt ore Gaetano Chierici, il
mazziniano
Filippo
Manini,
il
conte
Corrado
Palazzi, 3 1
il
democratico
Aronne
Rabbeno). 3 2 Tra i sovversivi assegnati a domicilio coatto anche l’anarchico Ang elo
Canovi. Vennero pr ocessat i, imputati di far parte della Lega socialista reggia na,
Camillo Prampolini, il tipografo Giovanni Cerlini, l’avvocato Alessa ndro Coc chi,
Antonio Vergnanini, Patrizio Giglioli, l’avvocato Benedetto Gorisi. Tutti furo no
condannati (Prampolini a tre mesi di domicilio coatto e Vergnanini, già esule, a due
anni). A du e anni ve nne condannato anche l’avvocato Alessandro Mazzoli, 3 3 anc h’e gli
riparatosi a Ginevra . Nel dicembre dello stesso a nno a ncor a un processo contr o
Prampolini, rinviato perché si rivelava neces saria l’autorizzazi one a procedere e sse ndo
Pag. 108
L’Apostolo e il Ferroviere
la Camera aperta. Autorizzazione che er a evidentemente sup erflua se la Camera era
sciolta, come avverrà nel 1899. Travolto come Giolitti, dallo scandalo della Banca
Romana, a causa di rivelazioni che lo coinvolgev ano in forti dazioni di denaro, il 3
dicembre Crispi fu oggetto di un duro attacco da parte di Prampolini, che rifuggiva
dalla violenza fisica, ma non dalla forte accentuazione d ella polemica politica.
Prampolini definì il presidente del consig lio «perduto come uomo e come politico. È la
parola pudore che m anca dal vo stro voca bolario. Amico di Co rnelio Herz. Trafficat ore
di decorazioni, in u n altro paese voi no n sareste più a quel posto». 3 4 Giolitti non
rimase con le mani i n mano e co nsegnò il famoso plico co ntenente rivelazioni decisive
sul conto di Crispi, il quale ancora non si dimetteva. Intanto sorse il problema, per la
prima volta, da parte di partiti di sinistra e in particolare dei socialisti, di favorire un
governo decisamente liberale consentendo c osì la fine d ella repressione.
Verranno fissate le elezioni per primavera. E Prampolini, fermamente deciso a
spostarsi a Gua stalla, invitando il socialista Italo Salsi, 3 5 condannato al domicilio
coatto, a Reggio, riprese la lotta elettora le contro Enrico Gu astalla, 3 6 attirandosi le
proteste di Anto nio Labriola che scrisse a Engel s parole di fuoco su una sua
impostazione antise mita. Sorpresa delle sorprese Salsi risul tò eletto a scapito del
grande Ulderico L evi nel c ollegio di Regg io. Per Prampolini nessun problema cont ro
l’ebreo Gua stalla nell ’omonima cittadina. I l Comune di Reggio fu invece rico nquistat o
dai moderati dopo la parentesi democratico -socialista e venne eletto sindaco Ig ino
Bacchi Andreoli. La repressione no n si a ttenuò. Cri spi tenne botta anco ra e solo la
disfatta di Makallè, c he seguiva la strage di Amba Alagi, con duemilatrecento militari
trucidati, nel dicembre del 1895, aprì la porta al suo definitivo tramonto e con lui
all’infranger si del mito di un agognato impero. Crispi cadde nel marzo del 1896.
Sembra primavera. E invece, dopo le nuo ve elezioni del 1897 (nelle quali i socialisti
riuscirono ad eleggere quindici deputati e Prampolini rientrò nel suo collegio reggiano,
mentre in quello guastallese fu eletto il sindaco socialista d i quel co mune Adel mo
Sichel) 3 7 nuovi turbini di guerra si affacciavano all’orizzonte, prima con il marchese di
Rudinì e poi con il ge nerale Pellou x .
Dopo i fatti sanguinosi di Milano del 18 98, che erano costati la vita a decine di
manifestanti che ave vano assaltato i forni in cerca di pane, venne incarcerato anc he
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L’Apostolo e il Ferroviere
Filippo Turati e con lui la sua compagna Anna Kuliscio ff. 3 8 Una nuova o ndata di
violenza e di arresti facevano da c omparsa in Italia. Prampolini reagì con u na sorta di
teoria dell’opposto e stremismo (quell a delle masse ignoranti e dei governi repressivi).
Commentò. «Sono d ue soluzioni ugualmente stolte, anti soci ali, criminose, gravide
appunto di quelle rovinose tempeste di cui in questi giorni abbiamo avuto un saggio
così triste. No, no, no, o ignoranti ind olenti e violenti dell’alto e del basso, o frate lli
siamesi dell’insurrez ione. Il rimedio non è così facile, como do e pronto come voi
fatalmente vi ostinate a sognarlo». 3 9
Anche a proposito di regicidio le idee di Prampolini erano chiare. Ancora odio per l a
violenza. Lo scrive d opo l’attentato del 1 897 di Pietro Acciari to 4 0 contro r e Umber to.
«La bestia umana» egli scrive, «che ispira ai ravacholisti la fede nel pugnale e nella
dinamite per liberare la società dalla pest e borghese è la stessa che nell ’altro campo
spinge
i
più
ardenti
tutori
dell’Ordine
ad
invocare
la
forca
contro
la
peste
ravacholista». E a nc ora: «Il grido “abbasso gli a narchici” oggi significa du nque:
abbasso i violenti e noi ci associamo di gran cuore a questo grido, ma perché la
violenza che si condanna nei ravacholisti, non si giustifichi e non si esalti in altri
uomini». 4 1 Il 30 ge nnaio del 1899 Prampolini rivolgendosi al ministero degli Interni
disse: «Siate giu sti. Tenete conto di qu el poco che abbiamo fatto e potevamo fare in
così breve tempo e c on tanta scarsezza di mezzi. E non imputate a nostra colpa se, in
pochi anni, no n abbiamo convertito in altrettanti angioli gli uomini, fra cui abbiamo
portato la nostra par ola. Io ho la certez za che abbiamo fatto d el bene (…) Co n fede e
con passione di apostoli noi siamo andati in mezzo alle popolazioni proletarie dove
trovammo
che
la
miseria
e
l’ignoranza
fermentavano
l ’odio
e
il
desiderio
di
vendetta». 4 2 Il gover no Pelloux si finse sordo e dopo la decisione di emanare nuove
leggi eccezionali e r epressive, che sareb bero state a utomaticamente ratificate anc he
senza essere approva te dal Parlamento, Prampolini insorse sdegnato, da democratico
senza aggettivi. A lui vennero messe le manette, a seguito d elle leggi repressive di
Pelloux, che aveva co ntestato così duramente al punto da rovesciare le urne in
Parlamento, assieme a Bissolati, 4 3 De Felice e Morgari. 4 4 I deputati socialisti, rei di
avere impedito alla Camera di votare, furono inquisiti e incarcerati. Il leader socialista
reggiano sostò a Re g ina Coeli poco più di un mese: tra il settembre e l’ottobre del
Pag. 110
L’Apostolo e il Ferroviere
1899. 4 5
Quando rientrò a Re ggio si avviava a conclusione u n secolo e se ne apriva un altro
con due liete novelle . La prima era la co nquista del Comune di Reggio da parte dei
socialisti (che dieci a nni prima erano già stati in maggioranza a Reggio con u na list a
democratica, alla quale poi, dopo la decisione di non fare allea nze coi partiti affini, era
succeduta
u na
nu o va
coalizione
co nservatrice),
e
che
elessero
sindaco
Alberto
Borciani, 4 6 un avvocato che voleva però fare il deputato. La seconda era la fine dei
governi repressivi e delle leggi ecceziona li e la nascita di un nuovo governo liberale
aperto al dialogo c oi socialisti. Liberali e socialisti no n r ivoluzionari trovarono
nell’inizio del
sec olo l’occa sione di un incontro. Potevano nascere i ndustrie e
cooperative, ferrovie nazionalizzate e lavori meno opprimenti soprattutto per i ragazzi
e le donne.
La lotta per cambiare dall’interno e gradu almente la società no n era un’utopia o una
fuga dalla via dritta della rivoluzione. Forse era davvero po ssib ile una collaborazione e
non solo la co struzione di una società alternativa, l’isola felice di Reggio Emilia, con le
sue
coop erative.
All’inizio
del
secolo,
quando
già
era
iniziata
la
strate gia
dell’attenzione e anche dell’appoggio a l governo liberale da parte del grupp o
parlamentare socialista, nel P S I era nata u na forte componente di opposizione, ispir ata
dal mito soreliano dello sciopero general e. La fine del secolo dopo la vittoria dei
socialisti alle elezioni comunali a Reggio (dicembre 1899) con Alberto Borciani nuo vo
sindaco segna l’el ezione, per la prima volta, alle politiche del luglio, celebrate dopo
che il decreto P elloux era stato dichiar ato nullo, poi era stato ripresentato ed era
inizi ato l’ostruzionismo socialista, di tre deputati socialisti reggiani (Prampolini a
Reggio, Sichel a Gua stalla e lo stesso Bor ciani a Montecchio, o ltre al radicale Basett i a
Castelnovo ne ’ Mont i). Quando si forma il ministero Zanardelli -Giolitti, 4 7 dopo il
governo Saracco , 4 8 i socialisti decidono d i appoggiarlo. Poi ritirano la fiducia per la
decisione del ministr o Giolitti di militarizzare i ferrovieri ma, rispetto al paventa to
incarico a Sonnino , 4 9 appoggiato dalla destra, si ravvedono. Prampolini svolge al lora
uno dei discorsi più c onosciuti e c ommoventi della sua attività parlamentare.
È il 13 marzo del 1902. Rispondendo all’on. Gavazzi, che aveva definito i socialisti
nemici delle istituzioni, Prampolini sottolineò la differenz a tra l’identità del nemico e
Pag. 111
L’Apostolo e il Ferroviere
quella dell’avversario. «Noi, o signori, siamo così equani mi verso di voi, noi
comprendiamo così bene quali se ntimenti debba ispirarvi a nostro riguardo l’ambiente
in cui vivete, che alcuni momenti fa all’on. Gavazzi io avrei voluto dire che,
quand’a nche egli no n ci credesse deg ni fuorché delle manette, non per que sto io
negherei la sua buona fede, l’onestà delle sue intenzioni, ma so ltanto direi che egli è in
errore, non ci conosc e, non comprende qu ali siano oggi veramente i doveri di un uomo
di Stato d i fronte al movimento proletario. Ora, uomini che sentono e ragionano in
questo modo sono v ostri avversari, ma non sono vostri nemici, cioè non so no esse ri
contro i quali voi si ate costretti a difendervi con la violenz a. No. Non sono vo stri
nemici coloro c he hanno pur voluto e saputo affrontare le più fiere pa ssioni delle
masse popolari per dire ai lavoratori: “Voi vi ingannate quand o credete che il vo stro
male provenga dall’alto, e dovete invece cercare in voi stessi la cau sa della vostra
miseria. Essa ris ied e nella vostra igno ranza, nel vo stro servilismo, nella vostra
incoscienza
e
sopra ttutto
nella
mancanza
quasi
assoluta
di
organizzazione,
di
solidarietà, perché voi, pure cattivi cristiani, siete non già dei fratelli, come vi
dichiarate nelle vostre chie se, ma dei lupi che vivete in concorrenza e vi strappate il
pane di bocca”». 5 0 E ancora: « Una sola cosa noi e voi dobbiamo e possiamo far e:
procurare con ogni sforzo che la lotta non degeneri nella violenza né da una parte né
dall’altra e si c ontenga nell’ ambito della civiltà. È questo il pu nto di contatto, il pu nto
di accordo tra noi e voi: perché noi e voi apparteniamo infine alla stessa società, a lla
stessa famiglia umana, e alla distruzione delle ricchezze, i lutti, i rancori e gli odi che
nascono dalle convinzioni sociali, sono da nnosi tanto a noi qua nto a voi (…) Noi e v oi
abbiamo l’alta missione di essere i moderatori degli istinti e degli appetiti di queste
classi (…) È venuto il momento in cui p ossiamo guardarci in faccia, a fro nte alta , e
ricordarv i noi le vo stre colpe sia pur involontarie, appunto perché noi abbiamo la
sicura co scienza di a ver fatto da molti a nni tutto qua nto sta va in no stro potere per
moderare gli impulsi istintivi e le impazienze, spiegabili, ma folli che fremono nel
proletariato . Fate altrettanto anche voi». 5 1
Quando il presidente della Camera Biancheri si rivolse all’orator e con un «Onorevole
Prampolini…» e qu e sti, sent endosi richi amato al tempo aggiunse: « Ancora po che
parole, signor pre sidente, e poi ho finito» , lo stesso Bian cheri, commosso, commentò:
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L’Apostolo e il Ferroviere
«No, no, apo stolo di pace, continui in questi nobili sentim enti che onora no le i,
l’assemblea e il Pae se». 5 2 E tutta la Ca mera applaudì in un’inu sitata situazione di
perfetta unità nazionale che Prampolini aveva saputo suscitar e, dopo gli anni della
lotta frontale, delle violenze e delle repr essioni. Collaborazio ne di classe, si sareb be
forse detto più tardi? La verità è che in Prampolini restava ben ferma l’idea del la
costruzione del socia lismo come legge di natura sociale, più ch e non come il risultato
della lotta di classe. Quest ’ultima, semmai, serviva per l’ema ncipazione della classe
subalterna, per la sua educazione, soprattutto se era abbinata, come a Reggio,
all’organizzazione po litica. Non c’era l’id ea della rivoluzione com e fatto prodotto né
attraverso un’insurre zione, né attraverso l’autonoma organizza zione di classe. In lui la
certezza che le masse non potevano esser e lasciate sole, che dovevano esser e dirette,
educate, che occorre va moderare gli istinti bestiali, è una c ostante. Di qui nasc e la
duplice accusa della sinistra socialista di primo Novecento ai riformisti: quella di non
essere rivoluzionari e quella di non essere fiduciosi nella capacità autonoma della
classe operaia. I ne mici di sinistra si chiamano «sindacal isti rivoluzionari». Arturo
Labriola, 5 3 col mito soreliano dello sciopero generale, era allea to di quell’Enrico Fer ri,
che era stato pro fesso re di Prampolini, e che Turati aveva consi derato solo un arrivista
e mai un socialista e che si propose come centro del partito, prima in coalizione c oi
rivoluzionari e poi coi riformisti, squilibrando così l’a sse d el partito su posizioni
incomprensibili. Al Congresso di Bologna del 1904 Enrico Ferri è in maggioranza coi
voti di Labriola. Ferri capeggiava una corrente di centro, definita integralista, né
riformista né rivoluzionaria, ferrista insomma, mentre leader della sinistra sindacalista
rivoluzionaria era Arturo Labriola, nemmeno parente di Antonio, grande studioso
socialista e marxi sta , che p erò diffidava dei soc ialisti, sopr attutto quando no n gli
davano retta. I rivol uzionari accu sarono i riformisti di «parlamentarismo bottegaio».
Poi, al Congre sso su ccessivo, quello del 1906, i riformisti ripresero la maggioranz a e
governarono il P S I fi no all’avvento di Mussolin i col Congresso di Reggio Emilia del
1912, seg uito alla crisi del giolittismo dopo l’impresa di Libia dell’anno prima.
Al Congre sso d el 190 6 Arturo Labriola, che poi uscirà dal P S I da sinistra per finire
alla sua destra, e sarà ministro del Lavoro durante le occupazioni delle fabbriche del
1920, pronuncia il più acceso attacco mai sferrato contro Pra mpolini e il socialismo
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L’Apostolo e il Ferroviere
reggiano. «Volete m andare in be stia i ri formisti?», egli sostenne. «Parlate loro del
socialismo reggiano. E la ragione è che il sociali smo reggiano è l’anti socialismo p er
definizione (Oooh. Vivi rumori. Interruzioni contrastate da applausi. Il gru ppo
reggiano si alza prot estando). Il socialismo reggiano è l ’antisocialismo per definizio ne
perché gli manca questo concetto: l’aut onomia della classe lavoratrice, che de ve
rendersi indipendent e di ogni specie di tutela e svolge re da se stessa la propria vita.
Voi socialisti reggiani, non avete costruito che una nuova forma di democrazia
cristiana, dove in luogo di Cristo si parla di Prampolini ( Oooh. Rumori vivissimi.
Interruzioni). Essi ha nno costruito u na org anizzazione politica che si impone a tutte l e
organizzazioni eco no miche. Le vostre coo perative non fanno d ella resistenza, o se la
fanno, la fanno solamente per far conoscere la loro potenz a politica o, per dir meglio,
la loro potenza elettorale e se nelle campa gne del reggiano si g ridano e si cantano quei
famosi versetti che non sono davvero … (Interruzioni vivissime. Tumulto generale.
Partono molte invettive contro l’oratore)». 5 4 Il so cialis mo reggiano, dove in luogo di
Cristo si parla di Pra mpolini trovava nelle parole di Labriola conferma del suo grande
fascino .
Secondo
diverse
te stimonianze
rilasciate
all’«Avanti»
nel
1959
da
parte
di
personalità socialiste che avevano vissut o all’epoca di Pram polini, la personalità di
quest ’ultimo era vissuta davvero come qu ella di un santo. Giovanni Catellani, nato nel
1874, militante socialista dalla fine dell’Ottocento, ricorda che Prampolini veniva
definito «il dio dei poveri». 5 5 Al essa ndro Mazzoli, ch e fu p er anni presidente d ella
Deputazione provinciale, dal canto suo, aggiunge: «Mi ricordo quando una volta,
parlando dal balcone del Municipio, concluse dicendo “Io vi benedico”». 5 6 E poi:
«Quando io e altri compagni andammo in Svizzera a Lugano perché condannati al
domicilio
coatto,
Prampolini
venne
a
trovarci
il
giorno
di
Natale.
Ci
po rtò
un’atmosfera cordiale». 5 7 Beniamino Chi nca, militante di Sant’Ilario, rammenta: «La
prima volta che (Prampolini) era venuto qui, a Sant ’Ilario, gli avevano tirato dei sassi.
Lo ricordo io. Prampolini andò a parlare in un cortile, suonavano le campane, i tempi
erano brutti. Anni dopo, invece, la gente gli andava incontro fuori del paese. Quando
era alla Camera a Roma, Prampolini andava a mangiare con gli operai, nelle o sterie…
Io mi ricordo l’effe tto che provocò la predica di Natale». 5 8 Dorindo Aristarc hi,
Pag. 114
L’Apostolo e il Ferroviere
tipografo della coop erativa che stampav a «La Giustizia», ri vela: «Prampolini non
voleva la violenza. Io mi ricordo una volta, quando le squadracce fasciste cominciaro n o
a scorazzare p er Re ggio (…) Una volta io e Prandi (Nino, libraio) andammo da lui
armati e gli dicemmo “A qu ei quattro scalzacani ci pensiamo noi”. Volevamo so lo
sparare qualche colp o, aspettandoli fuori Porta, per fargli paura: eravamo sicuri che se
ne sarebbero scappati ». 5 9
Che l’azione di Prampolini fosse avvolta di un’atmosfera di santità è quel che
ritengono sia pur da opposte posizioni Umberto Terracini e Meuccio Ruini. Il vecchio
rivoluzionario comunista, che nel marzo del 1920 era venuto per la pr ima volta nel la
nostra città p er esp o rre la sua posizione in merito ai co nsigl i di fabbrica, nel 19 76
indirizzò una lettera allo storico reggiano Giorgio Boccolari nella quale Reggio veniva
definita «l’arca santa del riformismo». 6 0 Meuccio Ruini, dal cant o suo, in un articolo su
«Critica Sociale» del luglio 1907, affermava che Reggio era «u n’oasi mistica ai piedi di
un santone, che sare bbe Camillo Prampolini». 6 1 E poi che andare a Reggio significava
andare «nella Pale stina del socialismo ital iano» 6 2 ribadendo che «la frase è di rito p er
qualunque organizza zione piova ad u na maggiolata o ad al tra festa sulle rive del
Giordano, pardon, de l Crostolo, il magro t orrentello che bagna Reggio Emilia». 6 3 Rui ni,
che confessa che non aderì pienamente alle idee socialis te, per una schematicità
eccessiva del marxismo sui temi economici e sulla lotta di classe, rivela d’esser e st ato
grande ammiratore del socialismo reggiano e in particolare di Prampolini che cono bbe
e col quale collaborò. Così ne tratteggi a le caratteristi che nella sua rievocazione
storica: «Gli ha nno attribuito una aspett o stoico, ed altri di nazareno e cristia no.
Biancheri, president e della Camera, lo chiamò apostolo, Giust ino Fortunato profeta,
Lombroso santo. No n bisogna farne una figura mistica e qu asi celeste, ma questo
ometto aveva qualco sa di umano che agi va sul sentimento e t rascendeva gli int ere ssi
materiali». 6 4
L’etica della lotta no n violenta di Prampo lini non poteva certo giustificare, neppure
in nome della realpolitik, uno spargimento di sangu e attraverso una guerra coloniale
come quella di Libia del 1911. E che la «grande proletaria» si fosse mossa, pote va
suscitare al massimo i consensi di un poeta come Pascoli e qualche atteggiamento
disinvolto da parte di quell’Enrico Ferri, che era già sta to m aestro di trasformismo.
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L’Apostolo e il Ferroviere
Quando dovette sce gliere tra Giolitti e il pacifismo Prampo lini scelse qu est ’ultimo
senza tentennamenti e si distinse su qu esto dai vecchi com pagni Bissolati, Bonomi,
Cabrini. D’altronde l’impresa di Libia seppe suscitare anche consensi tutt’altro che
immotivati. L’idea che anc he l’Italia dov esse avere un suo t erritorio in Africa, anche
per
allentare
la
morsa
della
disoccup azione
interna
che
si
faceva
ancora
più
drammatica e che co ntinuava a spingere al di là dell’Ocea no centinai a di migliaia di
italiani, aveva un suo fascino. L’idea di difendere o di affermare ancora, sulla scia del
mito risorgimentale, l’interesse nazionale, suscitò anche in una personalità come Piet ro
Petrazzani, per anni consigliere comunale e provinciale soci alista, medico e amico di
Prampolini, un’ondat a di sentimenti. Petr azzani, dopo due a ssemblee socialiste nelle
quali le sue idee rimasero isolate, scelse la via delle dimissioni dal partito e da
consigliere comunale . In una lettera invia ta alla sua sezio ne e a Camillo Prampolini,
pubblicata su «La Giustizia» con grande r ispetto, Petrazzani so ttolinea «la diversità di
apprezzamenti e di giudizi sull’impresa di Tripoli» 6 5 e i suo i due grandi ideali di
patria e di umanità ai quali intendeva rimanere fedele.
Il governo Giolitti ruppe così coi socialisti, e i riformisti, di lì a un anno, proprio col
Congresso di Reggio Emilia del 1912, andranno definitivament e in minoranza nel P S I .
La guerra determinò la nascita di due opposte tendenze. Qu ella nazionalista e qu ella
rivoluzionaria che si fronteggeranno fino alla nascita del fascismo confina ndo la
soluzione riformista nel dimenticatoio delle cose vecchie e da buttare. Se la guerra di
Libia costò la frattur a della corrente rifor mista e l’agga ncio al nuovo nazionali smo di
vecchi socialisti rivol uzionari come Arturo Labriola ed Enrico F erri, l’interventismo di
fronte al primo conflitto bellico costerà una vera e propria frattura nel partito, al di là
del suo gruppo dirigente, nella maggior parte subalterno alla famosa parola d’ordine
di Costantino Lazzari: «Né aderire né sa botare», esaltazione dell’impotenza politica.
Prampolini, coerente con la sua impostazione etica e la sua contrarietà ad ogni forma
di violenza, fu rigorosamente pacifista. Quando, il 25 febbraio del 1915, scoppiarono
gravissimi incidenti dinnanzi al teatro Politeama Ariosto, all’interno del quale parl ava
Cesare Battisti, social ista interventista di Trento e, dopo scontr i con la polizia che fe ce
uso delle armi, sul selciato lasciarono i l oro corpi sen za vita il venticinquenne Ma rio
Baricchi e il diciasettenne Fermo Angioletti, 6 6 Prampolini rivolse un’interpellanza al
Pag. 116
L’Apostolo e il Ferroviere
presidente
del
Co nsiglio
Salandra,
ma
lo
stesso
Giova nni
Zibordi
mantenne
rigidamente la barra al centro: «L’on. Battisti parla e merita tutto il nostro rispetto…
Non i nazionalisti, non i rivoluzionari. I primi vogliono la guerra per la conquista del
mondo, i secondi la vogliono per quella loro chimerica rivoluzione, che sperano ve der
sorgere dal caos». 6 7 E, dopo gli scontri: «Questa propa ganda di violenza, che esalta la
lotta feroce, che inne ggia alla forza sopra al diritto, questa pr opaganda parlava… nel
cuore di quei giovani lavoratori che dicevano: noi qui siamo i più forti, dobbiamo
impedire agli altri di fare il comizio. Io dicevo: ci ò non è da socialisti. Socialismo è
libertà, è civiltà, non prepotenza». 6 8
Ritorna il rapporto dei riformisti con le masse, che no n è mai subalterno ,
accondiscendente,
t atticamente
rivolto
al
riconoscimento
di
una
leadershi p
e
soprattutto mai si rivela st rumentale per muovere accuse di responsabilità solo a gli
avversari.
Per
fare
un
paragone,
sar à
ben
diverso,
nel
secondo
dopoguer ra,
l’atteggiamento del P C I di fronte ai morti del luglio 1960. Si vorranno vedere solo le
responsabilità della polizia, che vi furono, e si utilizzerà qu ella tragica vicenda in
termini politici. L’errore di Prampolini, più che non di Turati, che sull’argome nto
dimostrerà maggiore flessibilità, fu il suo atteggiamento di fronte alla morte dei
soldati italiani al fronte e nel dopogu erra, di fronte ai reduci che chiedevano il
rispetto, l’ammirazione per le loro imprese patriottiche. Doverosa la premessa sul
numero dei giovani morti in guerra. Fino a oltre seicentomila in Italia e seimila circa a
Reggio,
più
del
doppio
dei
morti
della
seconda
guerr a
mondiale,
e
senza
bombardamenti. Tutti morti al fronte e tutti soldati giovani, alcuni giovanissimi,
studenti, operai, ragazzi di pessima e di buonissima famiglia. Una sofferenza atroc e si
riversava sul territorio italiano e sulla pro vincia di Reggio.
Nel maggio del 1916 quando in Consig lio Comunale si propose, da parte della
minoranza, di onorare gli studenti del Liceo Ginnasio caduti in guerra con una lapide
che ne recasse inciso il
nome, Prampolini
si
oppose perché «è come fare la
glorificazione della guerra, che invece egli vuole sia svergognata». 6 9 Ne nacque un
parapiglia. Prampolini fu accerc hiato in piazza da nugoli di interventisti. Uno dei su oi
più cari amici e compagni della prima ora, il professor Pietro Petrazzani, che non a
caso accetterà poi, ne l 1922, di guidare la prima Giunta fascista di Reggio, e che aveva
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L’Apostolo e il Ferroviere
perso in guerra il fi glio Nino, gli scrisse, dopo che Prampoli ni gli aveva preci sat o il
senso della sua po sizione: «Ti so no grat o della rinnovata prova di amicizia. Tu che
conoscesti Nino, il dolce e caro Nino della mia speranza, il bello e forte Nino, l’one sto
Nino genero so, sai quanto io abbia perdu to e co sa mi costi l ’o rgoglio di aver dato un
figlio alla Patria. Orgoglio straziante ma divino, se esso è l’ultima, pi ù eccelsa
sublimazione dell’altruismo». 7 0 La conver sione di un socialist a della prima ora come
Petrazzani al fascism o non fu l’u nica.
Si può certamente p arlare di un cospicu o passaggio dal soci alismo riformista al
fascismo negli anni tra il 1920 e il 1924 , che porterà, a nche grazie alla tattica
dell’astensionismo elettorale decretata dai riformisti reggiani alle elezioni del 1921 e
del 1922 (a nche nell a tattica dell’astensi onismo c’è una dichiarata impossibilità di
conciliare la politica con la violenz a) a ll’a ffermazione di una nuova egemonia. Que sto
anche grazie alla nuova infatuazione fi lo bolscevica che a nimava la maggioranza
nazionale del P S I (sia quella massimalista di Serrati, 7 1 sia quella comunista di Bordiga)
che spinse molti socialisti legalitari r eggiani a ritenere quella fascista u n’avvent ura
meno
pericolosa
di
quella
comunista
bolscevica.
Anche
nel
PSI
di
Reggio
l’innamoramento per la rivoluzione trovò buona accoglienza se nel gennaio del 1919,
per la prima volta, i riformisti di Prampolini venne ro clamorosamente messi in
minoranza da un documento massimalista firmato dal tipografo Antonio Piccinini 7 2 e
dal giovane Alberto Simonini. 7 3
La nuova maggioranz a durò un anno e nel gennaio successivo i riformisti tornarono
in maggioranza grazi e alla mozi one presentata da Amilcare St orchi, 7 4 eletto deputa to
con le elezioni del 19 19. Il «far e come a R eggio» reggeva, sepp ure a fatica, ancora p iù
del «fare come in Russia» e Storchi lo specificò nel suo app lauditissimo discorso al
Congresso provinciale, afferm ando: «Tutta Italia potrà vantarsi di dire meglio di noi,
nessu no potrà vantarsi di fare meglio di noi». 7 5 Il mito della rivoluzione violenta e
quello del nuovo na zionalismo erano però destinati ad alimentarsi l’u n l’altro e a
strozzare insieme il
riformis mo. L’alternativa rivoluzione -reazione pareva se nza
soluzione. Il riformismo tentò la terza via, ma a fatica. Dopo l’occupazione del le
fabbriche nel biennio rosso, la C G D L firmò l’accordo co n Giolitti, tentando di mettere
una pezza al si stema, approfittand o del la debolezza del ca pitalismo italiano, con
Pag. 118
L’Apostolo e il Ferroviere
alcune riforme importanti anche sul contr ollo operaio mentre il mito dei soviet face va
gridare al tradimento e al cedimento.
Più o meno dello stesso tono di quelle di Arturo Labriola ad inizio secolo furono l e
invettive lanciate da Antonio Gramsci contro i riformisti reggiani. Era nata una
querelle a proposito del metodo bolscevico, che i socialisti reggiani avevano definito
«ripugnante». D ’altronde anche tre so cialisti tutt’altro che riformisti come Maffi, 7 6
Lazzari, e Riboldi, a colloquio con Lenin per chiedere in ginocchio l’adesione di quel
che restava del P S I al l’Internazionale com unista, dichiararono il loro sconcerto all’idea
di usare i metodi violenti in Italia, professandosi «brava gente» .
Dopo la rivo luzione bolscevica, il 14 febbraio del 1919, Prampolini scrisse su «La
Giustizia»: «Di que st a parola “rivoluzione” molti si riempiono la bocca con gra nde
facilità e a nche con altrettanta leggerez za (…) È meraviglioso, è spaventevole la
leggerezza con cui s i grida viva la rivoluzione. Perché? Evidentemente perché il popolo
crede che essa sarebbe la fine dei suoi mal i, e cade nell’illusione medesima per cui una
parte del popolo gridava quattro anni fa “viva la guerra”, sperandone grandi vantaggi.
Questa fiduc ia nell’a tto violento per mutare la storia è superstiziosa, e non tien conto
degli orrori che vi sono tanto nella gu erra come nella rivoluzione. Noi abbiamo
ribrezzo nei diplomatici che, freddamente, seduti intorno a un tavolo, deliberano la
guerra, cioè i l massacro di milioni di uomini. Ma i nostri circoli, ma i dirigenti, non
somigliano un po’ a costoro, qua ndo, o p er leggerezza o per freddezza di sentimento,
deliberano o aderisc ono alle azio ni rivoluzionarie, e poi vanno all’o steria a ber e un
litro? È fr eddezza orrenda, que sta, e mostr a uno spregio della vita propria e dell’altrui
che è profondamente borghese (…) Per questo disprezzo, Liebkincht e Rosa Luxemburg
furono uccisi dai fra telli di ieri, come essi avrebbero ucci so, se fossero stati al po sto
degl i altri (…) Toglie tevi l’illusione della efficacia della violenza e del sangu e (…) La
violenza è iniqua e i nutile». 7 7 E a ncora: « La maggioranza ha un suo diritto naturale e
nessu no può violarlo, neppure il proletariato con la sua dittatura». 7 8 Poi fu ancor a più
chiaro al Congresso Provinciale del P S I del 1920: «Ecco il mio pensiero sulla dittatura
del proletariato. Che cosa signi fica qu esta formula? Quel proletariato che d eve
diventare dittatore non è la cla sse lavoratrice nella sua totalità, non è la maggi oranza
della popolazione, la quale appunto perché maggioranza no n potrebbe mai in nessun
Pag. 119
L’Apostolo e il Ferroviere
modo esercitare la dittatura ed eserciterebbe soltanto il proprio diritto imponendo il
rispetto delle sue le ggi e delle su e istitu zioni, ma è una minoranza: è il prole tariato
delle fabbriche, della grande industria (…) Per il sol fatto che nell’ottobre del 1917 fu
possibile in Ru ssia a lla minoranza bolscevica impadronirsi del governo, non si de ve
concludere che la ste ssa cosa fosse possib ile allora o sia possibile oggi, o in qualsiasi
altro momento, anche ai socialisti di ogni altro paese». 7 9 Ritorna l’idea che la violenza
non serva (il capitali smo crollerà e il socialismo avverrà) oltre che essere inaccettabile
moralmente.
A proposito della rivoluzione violenta Prampol ini osserva: « Quando si parla di
rivoluzione, come quando si parla di g uerra, e si vuol sti molare l’entusia smo e lo
spirito di sacrificio della folla, c ’è l’abitud ine di dire che bisogna essere disposti a da re
il proprio sangue. Ma non si dice mai che biso gna essere disposti a dare ben di peggio:
e cioè a versare il sangue degli altri, a diventare assassini. No n si dice che ciascuno di
noi ha il diritto, almeno in certi limiti, di disporre della propria vita e di ammazzarsi o
di farsi ammazzare a suo talent o , nessu no invece ha lo stesso diritto sulla vita altrui.
Ed io al congresso de ll’anno passato [quel lo di Bologna del 1919] volli ricordare a chi
mi ascoltava questa verità antica, elementare, indiscutibile eppur tanto dimenticata.
Volli ricordare che la v ita dei nostri simili è sacra, che non si può uccidere un uomo,
mai per nessuna ragi one, ecc ettuata quell a della legittima difesa. E che per ciò anche i
partiti non devono ricorrere alle armi omicide della insurrezio ne e della guerra civ ile
fuorché
nel
ca so
e stremo
di
vera
ineluttabile
necessità,
cioè
quando
sia
loro
assolutamente pre clusa ogni altra strada p er la difesa e il propr io sviluppo». 8 0
Un anno più tardi, dopo la scissione di Livorno, continuò: «Io non ho mai potuto
considerare senza orr ore l’omic idio, con qualunque nome e motivo si mascheri o vog lia
giustificarsi. Tutti gli omicidiari, tutti i massacratori d’uomini, da Caino in giù, sia no
briganti o capitani o re o preti o tiranni o rivoluzionari, si chiamino Alessa ndro il
Grande o Napoleone, Torq uemada o Robespierre, a me fanno ugualmente ribrezzo. E
già più volte ho dichiarato alle nostre assemblee che mal grado il mio spirito di
disciplina al partito, non ammazzerei né mai consiglierei di ammazzare (…) Io credo
che la vita dei nostri simili, appu nto perché nostri simili, ci deve essere sacra quanto la
nostra. E sono diventato socialista a circa vent’anni, cioè prima ancora di aver letto
Pag. 120
L’Apostolo e il Ferroviere
una sola parola di Marx e forse senza conoscerne neppure il no me, appunto perché e ro
animato
da
questo
profondo,
irrefrenabile
sentimento
del
rispetto
dovuto
alla
personalità umana». 8 1 Se può e ssere discutibile sul piano politico una posizione del
genere (Garibaldi, Mazzini, Pisacane, Ca dorna, Diaz, Battisti come potevano essere
catalogati?) non può che essere sotto lineata la pervicace co erenza d’impostazio ne
morale della predicazione prampolinana su l tema della violenza.
Sul piano politico appare assolutamente lucida la contestazione prampoliniana di
ogni forma di dittatura. Anche di quella del proletariato, che ap pare subito un non sens, che da socialist a profondamente liberale, Prampolini accentua ora, a front e di un
pericolo nuovo. E il pericolo non è l’anarchismo delle origini, che prospettava una cosa
di là da venire, ma il comunismo bolscevi co di quel momento. Che era lì, a dimostr are
che quella rivoluzione era stata fatta dav vero e poteva divenire punto di riferimento
per tutti. Non era una prospettiva, non era un sogno, era fi nalmente una realtà. La
dittatura della maggioranza è oltretutto inutile, a meno che no n diventi dittatura di chi
guida o si arroga il diritto di guidare il proletariato, cioè dell’oligarchia politica, del
partito leninista. Così Prampolini, come Turati e Treves, continuò nella sua critica alla
rivoluzione d’ottobre per tutto il 1920 come aveva fatto con il capitalismo, con
dedizione e con spirito premonitore. Tutto intorno stava l’infatu azione bolscevica della
maggioranza di sinistra del partito. Nel P S I non solo color o che se n’andaro no a
Livorno, nel gennaio del 1921 per fondare il P C D I , so stenevano quella posizione. Anc he
la
maggioranza
massimalista,
che
aveva
deciso
l’affiliazi one
all’Internaziona le
comunista già al Co ngresso di Bologna d el 1919, era di quella st essa idea .
I riformisti rimasero isolati, sopportati e neanche troppo. Lo stesso Turati, che a l
Congresso di Livorno, assi eme ai suoi, a ccetterà una mozione del vecchio avversa rio
Costantino Lazz ari, si autodefinì, al Co ngresso di Bologna di due anni prima, con
l’ironia sua propria, «la voce dell’oltretomba». 8 2 Antonio Gra msci, dal canto suo, si
diede a una nuova requisitoria contro Prampolini: «Tra Lenin che ha sempre affermato
il metodo dei bolsce vichi, che ha dedicat o venticinque anni p er organizzare il par tito
bolscevico russo, che ha so fferto l’esilio, la f ame, il freddo p er sostenere lealmente e
apertamente le sue idee e il suo metodo, tra Lenin e Prampolini e Zibordi che hanno
dedicato la loro vita a procurare i fav ori dello stato borghese per le cooperat ive
Pag. 121
L’Apostolo e il Ferroviere
emiliane, favori che lo stato borghese concedeva strappando il pane di bocca a gli
ignoranti e sudici contadini di Sardegna, Sicilia e dell’Italia meridionale, tra Lenin e
gli scrittori de «La Giustizia» che rimangono, per angusti fini p ersonali, per mantene re
una posizione politica conquistata salendo s ulla spalle della classe operaia, in un
partito che nella grandissima maggioranza ha dichiarato di fa r proprio il metodo dei
bolscevichi,
tra
Le nin
e
que sti
decor osi
sini stri
idioti
chi
è
più
ripugna nte
moralmente?». 8 3
Il P S I non sapeva che fare. I riformi sti erano una esigua minoranza sia al Congresso
di Bologna del 1919 sia a quello di Livorno del 1921 . A Bo logna tutti, più o meno
convinti, avevano chiesto l’ade sione all a Terza internazionale, quella comunista,
dichiarando superato il programma di Genova del 1892 e pro vocando al partito u no
strappo senza prece denti. Anche i rifor misti avevano accettato «obtorto collo», e
sbagliando perché non ne co ndividevano la natura politica. A Livorno i comunisti
cosiddetti puri, se ne andranno dal partito fondando il P D C I , perché il P S I no n ave va
accettato integralme nte i ventuno punt i di Mosca, co ndizione determinante p er
ottenere l’adesione del P S I da parte dei bo lscevichi. Tra questi punti risaltavano que lli
che concernevano l ’espulsione immediata dei riformisti e l ’accettazione del no me
comunista. I massimalisti di Serrati provocarono, co n la loro indecisione, due fratture:
quella dei comunisti nel 1921, per non aver voluto cacciare i riformisti, e l’anno dop o,
nell’ottobre del 1922, quella dei riformisti, cacciati perché i massimalisti intendevano
riunificarsi coi comu nisti. Giacinto Menotti Serrati alla fine, nel 1924, nel P D C I a ndrà
lui con un gruppo di fedelissimi cosi ddetti terzinternazionalisti e ironicamente
battezzati «terzini» (il calcio aveva già fatto pros eliti) e il p artito resterà u n gu scio
vuoto alla prese con un fa scismo che anda va via via trasformandosi in regime e in u na
sorta di dittatura se mpre più di massa. I riformisti si incunearono nella via della
collaborazione
con
i
popolari
e
coi
liberali
di
Giolitti
per
tentare
di
evitare
l’irreparabile. Soprattutto Filippo Turati sarà, nel 1921 e nel 1922, al centro di u na
ragnatela di rapporti con don Sturzo, in particolare, per dar vita a un governo
democratico che c hiu desse la strada a un’avventura autori tari a. Già al momento d el
dibattito sulla fiducia al governo Bonomi, 8 4 che per la pr ima volta portava un
riformista alla guida del Paese dopo le elezioni del 1921 volute da Giolitti, Turati,
Pag. 122
L’Apostolo e il Ferroviere
sottolineò la opportunità di un voto favorevole, ma il suo partit o glielo impedì. 8 5 N el
1922 la partita era persa. Prampolini si schierò ancora con Turat i e lo seguì anche nella
formazione di un nu ovo partito, il P S U , frutto dell’espul sione dei riformisti dal P S I
decretata, a pochi gio rni dalla marcia su Roma, nell’otto bre del 1922, dai massimalist i.
Anche rispetto alla nascita e allo sviluppo del fasci smo Pra mpolini non cambiò,
almeno fino al 1926, la sua convinzione non violenta . A Reggio il passaggio dalla
egemonia socialista a quella fa scista si co nsumò nel giro di t re anni, dal 1921 al 19 24.
Già s’è detto dell’err ore dell’astensionism o praticato alle elezioni politiche del 1921 (la
lista alla quale par teciparono i fa scisti fu appoggiata anche dal primo sindaco
socialista Alberto Bo rciani in nome del patriottismo) e a mministrative del 1922, c he
elessero come primo sindaco di una giunta fa scista u n alt ro ex socialista, Pi e tro
Petrazzani, 8 6 errori che te stimoniano peraltro la scelta, anch’essa coerent e, di non
accettare alcun lega me tra democrazia e violenza, praticata c on particolare forz a nel
1921 in tutta la provincia. Pullulavano gru ppi nazionalistici che avevano contrappost o
ai «viva Lenin» e ai «viva i soviet», i «viva l’Italia», l’Italia difesa in g uerra e p er la
quale, per restare alle parole di Prampolini, «è sta to versato il nostro sangue». Il
fascismo, nato come elemento di continuità con il patriottismo bellico, si trova a
fronteggiare
lo
sco ntro
armato
coi
co munisti,
che
poi
estende
e
soverchia
in
abbondanza, e come tutte le reazioni diventa azione autono ma. N ascono decine di
soprusi, di omicidi, di attentati. Il primo atto di sangue si consuma a Correg gio,
l’ultimo giorno dell’anno del 1920. Una squadra di fascisti provenienti dal modenese
assalta un locale dov e si teneva una festa di giovani socialisti. Due d i costoro resta no
sul selciato senza vita: Agostino Zaccarelli e Mario Gasp arini. 8 7
Anche Prampolini e Zibordi sono vittime di un tentativo di violenza. Avviene dop o
un intervento alla Camera di Zibordi, che aveva posto il problema della sicurezza a
Reggio, dopo i gravi fatti avvenuti a Cavriago, dove aveva trovato la morte un
pompiere e diversi erano stati i ferit i, nella giornata della inaugurazione del
gagliardetto della locale sezione fa scista. Zibordi aveva parlato di corresponsabilit à di
settori della pubblica sicurezza. Poi anco ra violenze in provincia. A Rubiera, anc ora
feriti, e a Reggio, dove un fascista era sta to costretto al ricovero all’ospedale per ferite
d’arma da fuoco. Il governo aveva deciso di inviare a Reggio un ispettore e delibera to
Pag. 123
L’Apostolo e il Ferroviere
poi il trasferimento del vice comandante della polizia e di un capitano. Apriti cielo. I
fascisti a spettano Zibordi in via Gazzata, dinnanzi alla sede de «La Giustizia». Zibordi
esce con Prampolini, e i due uomini politici sono inseguiti. Sono costretti a rip arare
nella casa di Prampolini, in via Porta Brennone. I due chiudono la porta dietro di loro
mentre vengono spa rati due colpi d’arma da fuoco che si configgono nel so ffitto
dell’androne. Se cond o la testimonianza di Pierina Casoli, che abitava nello stesso
stabile di Prampolini, la vittima designata era Zibordi, che dopo quel tentativo di
attentato, decise di lasciare Reggio. 8 8 Lo sdegno fu unani me. Anche settori non
socialisti insor sero. « Il Secolo» co sì commentò l’a ccaduto: «Qu ando molti dei social isti
che oggi spadronegg iano non erano a nco ra nelle fasce, il Pr ampolini diffuse nel le
campagne, specialme nte della sua Reggio, i principi socialisti con infinito amore per le
plebi e senza ombra di odio per i signori. Ora, come gli altri, egli è stato sup erato, per
non dire travolto, dalle nuove turbe schia mazzanti: ma è sempre circondato dalla stima
universale e dall’a ffetto dei buoni. Un’i ngiuria recata a lui non ha, du nque, scu se.
Oltre un’inciviltà è u na sco nosce nza dei m eriti alti di quest’uo mo d’eccezione». 8 9
L’attentato più dolor oso per Prampolini fu certamente quello co mmesso contro la sua
Giustizia l’8 aprile del 1921. Dopo l’orribile strage anarchica del cinema Diana di
qualche giorno prima, c’erano stati incidenti in Consiglio comunale a Reggio. Alla
stazione della Reggio -Ciano, poc o dopo, er a stato colpito da una pallottola un fascista.
Squadre di fasci sti impazzarono per Reggio e incendiarono i locali della Camera del
Lavoro e la sede de «La Giustizia», con Prampolini che, seco ndo la testimonianza di
Renato Marmiroli, gridò angosciato: «Pr endetevi la mia vita, ma rispettate que sto
giornale, ch’è di tutta la classe lavoratrice». 9 0 Dopo l’attentat o anarchico di trenta tré
anni prima, ancora atti di violenza contro Prampolini, di marca fascista. D ue
estrem ismi combattuti, due estremismi nemici. Anche di fronte al fa scismo al pot ere
Prampolini non mutò idea sul tema della violenza. Anzi, quando si doveva discute re
del nome del nuovo partito nato a causa dell’espulsione dal P S I dell’ottobre del 1922, il
30 di cembre del 1923, alla vigilia del nuovo congresso, scrisse sulla sua Giustizia: «Chi
saprebbe dirci perché al nome del no str o partito debba rimanere appiccicata que sta
parola (e cioè “unitario”). Essa nella nostra bandiera non dice più nulla. Dobbiamo
dunque
levarla.
E
poiché
ciò
che
ci
distingue
dai
socialisti
comunisti
o
Pag. 124
L’Apostolo e il Ferroviere
massimalcomunisti è la nostra fedeltà al metodo democratico e noi siamo appunto in
Italia i socialisti democratici, il vero ed esatto nome d el nostro partito è Par tito
socialista democrat ic o». 9 1
Prampolini, anche ne ll’esilio di Milano dove riparò nel 1926, mentre anche Zibordi,
Storchi, Bellelli e t utto il gruppo dirigente del vecchio p artito sceglieva la via
dell’esilio, come ave va fatto Vergnanini di fronte alle leggi eccezionali di Cri spi nel
1894, non mancò di scrivere e riflettere. Si sentiva for se un vinto, visto che il suo
sistema era stato sma ntellato. Non esi stevano più il suo partito, il suo giornale, la sua
Camera del Lavoro, mentre le sue cooperative erano passate al fascismo i mperante.
Dall’altre parte soffi avano sul fuoco della polemica anti riformista i comunisti, i
massimalisti, che forse avevano ben altra responsabilità sulla nascita del nuovo regime.
E anche alcuni giov ani intellettuali come Piero Gobetti, Car lo e Nello Ro sselli, che
consideravano ormai il riformismo un metodo di lotta perdente e da dimenticare.
Eppure i riformisti non è che non avessero previsto il peggi o. Quando Turati pr ese
l’iniziativa di
spingere sull’acc eleratore
del
collaborazionismo, tentò di
fare i l
possibile per evitare la nascita di quell ’avventura. Anche Pr ampolini aveva sposato
quella via. È dunque ingiusto sostenere che i riformisti non co mpresero il pericolo e la
natura del fasci smo. Ne anticiparono l’av vento, ma non seppero, d’altronde nel lo ro
partito erano un’esi gua minoranza, prevenirlo. Potevano solo dare indicazioni di
comportamento. E le diedero. L’andata al Quirinale di Turati, il 29 luglio del 1922, tra
il
primo
e
il
seco ndo
ministero
Fact a,
era
la
dimostra zione
della
percezi one
dell’emergenza assol uta del Paese, colpito prima dal biennio rosso e poi dal biennio
nero.
La vecchia classe dirigente liberale non eb be invece tale percez ione e ballò sull’orlo
del precipizio, tra litigi e scommesse. Cert o i riformisti sbagliavano se pensava no che il
socialismo sarebbe ar rivato solo da un naturale sbocco dell’evo luzione capitalistica. I
comunisti sbagliavano, a loro volta, p erché pensavano che da una rivoluzione co me
quella russa pote sse nascere un sistema m igliore anziché quella dittatura di p artito che
poi finirà per crollare nel 1989. Diciamo allora che i riformisti sb agliavano nel mezzo, i
comunisti nel fine. Forse, e qui stanno le intuizioni del Prampolini più maturo e
soprattutto del Turati collaborazionista del 1921 -22, del Giuseppe Sarag at 9 2 del
Pag. 125
L’Apostolo e il Ferroviere
dopoguerra, del Nenni 9 3 a utonomista del dopo 1956, e di uomini come Bonomi e
Bissolati che ne avevano anticipato la soluzione, il problema non era affatto quell o di
fare u na rivoluzione, ma di modificare il sistema capitalistico e di renderlo migl iore,
tentando a tutti i costi di difendere la democrazia. In fondo il problema era quello di
socialdemocratizzare il P S I , togliendolo da tutte le utopie ottocentesche, compre sa
quella prampoliniana del «socialismo che avverrà», facend olo vivere ben dentro i
valori di una guerra vinta e nei diritti dei tanti combattenti che potevano diventare u na
risorsa
e
che
la
diventarono
per
un’opposta
ideologia,
non
certo
qu ello
di
bolscevizzarlo. Bissol ati tentò con la sua « Unione socialista», m a si trovò poco più c he
solo. Si andò inve c e all’opposto e si a ndò incontro al fa scismo. I combattenti si
opposero al comunismo, ma anche al riformismo. E i riformisti non compresero che da
quella enorme massa di giovani sarebbe na ta un’altra tendenz a, attrattiva almeno co me
il socialismo delle origini. Non è un caso che il travaso dal movimento socialista a
quello fa scista si ver ificò in forme qu asi automatiche, e l e pi ù elevate, proprio ne lle
grandi oasi del socialismo riformista: a Reggio, a Modena , a Ferrara. E il distac co
aveva origine proprio sui temi del rapport o coi reduci, con le fa miglie dei reduci, co n i
sentimenti nazionali e patriottici che sp esso venivano denigrati e sviati in sentimenti
rivoluzionari di stampo bolscevico o in a st ratte denunce pacifist e.
Pietro Nenn i, allora socialista massimalista e prima repubblicano interventista, disse
che mancò ai socialisti il coraggio di un v ero appello ai reduci combattenti, face ndo si
carico delle loro esigenze ed ambizioni legittime. Resta il fatto che il riformismo non
seppe conquistar e al cuno di quei milioni di italiani che la gu erra o l ’avevano fatt a o
l’avevano subita. La storia particolare dello strillone -tenor e reg giano Barùch (Giusep pe
Panciroli) 9 4 che prim a strilloneggiava per «La Giustizia», e po i, improvvisamente, p er
il «Secolo d’Italia» e che prima cantava per gli operai e poi per i combattenti, che ad erì
al fasci smo con lo st esso entusia smo col quale aderì al socialismo, è la storia di ta nti
socialisti riformisti. Mentre è piutto sto noto il passaggio dall ’anarco -sindacalismo al
fascismo il capitolo d el passaggio dal rifor mismo al fascismo è a ncora tutto da scriver e.
Prampolini si mantenne su una po sizione ispirata al valore della legalità e della non
violenza,
senza
per ò
intuire
il
pericolo
imminente.
Troppo
spesso
i
sociali sti
paragoneranno il fascismo alla Grande Armata di reggiana memoria, che velocemente
Pag. 126
L’Apostolo e il Ferroviere
si affermò ad inizio secolo e altrettanto presto si dileguò. Anche al momento d ella
chiusura de «La Giustizia» settimanale, la Giustizietta, com’era affettuo sam ente
denominata,
quella
diretta
da
Prampolini
a
Reggio,
col
trafiletto
intitolato
«Agonizzante Giusti zia» rimandava al solito fiducioso e i nevitabile avvento del
socialismo: «Qualunque cosa avvenga o possa avvenire, il socialismo è nella fatalità
delle cose». 9 5 Nulla di più errato. Nelle cose c’erano vent ’anni di dittatura fascista e
una nuova guerra mondiale. In una lettera scritta ad Alberto Simonini, nel 1926,
Prampolini
sottolineò
che
«il
metodo
legalitario
ebbe
sempre
per
presupposto
l’esistenza della legalità, vale a dire la possibilità di diffondere e fare trionfare un’idea
mediante
la
propaganda,
l’associazione
e
il
suffragio
universale.
Dove
que sta
possibilità manchi, le vie della legalità (cioè la sovranità po polare) sono chiuse e le
aspirazioni al le quali è negata la libertà di vivere ed espander si verranno fatalmente a
sboccare nelle vie dell’azione rivoltosa (…. ) Siamo a questo punto in Italia? Io vorrei
ancora sperar e di no e credo c he noi d obbiamo fare il possibile per un gradu ale,
pacifico rit orno verso il regime rappresent ativo». 9 6
Tale fiduciosa adesi one al metodo democratico pare sia stat o intaccato negli anni
seguenti, Franc esco Bellentani, amico di Prampolini, già corrispondente de «La
Giustizia», emigrato a Ge nova nel 1926 , riferendo un collo quio avuto col lead er
socialista reggiano nell’agosto del 1928 , rivelò: «Richiamandosi al concetto so pra
espresso, che il met odo legalitario ebbe sempre per pr esup posto l’esistenza del la
legalità
(…)
egli
c onstatò
l ’ineluttabilità
dello
sbocco
della
d ittatura
fascist a
nell’azione clande stina e rivoltosa» . 9 7 Una grande forzatura fu t entata negli anni
Trenta da parte dei comunisti, e venne fedelmente riportata nel rapporto di Tere sa
Noce. 9 8 Si inventò la favola di un Prampolini convertito al comunismo sul letto di
morte. Un vecchio e x militante riformista dichiarò di aver fatto visita a Prampolini
pochi giorni prima della sua morte e di essersi sentito confessare che egli ave va
commesso un g rande errore, pensando si p otesse attuare il socia lismo con lo strumento
delle riforme e senza la rivoluzione. «Solo i comunisti», avrebbe addirittura rivelato,
«hanno visto giusto e solo il partito comunista potrà dirigere la rivoluzione contro il
fascism o». 9 9
Questa conver sione venne richiamata dallo stesso Palmiro Togliatti 1 0 0 sullo «Stato
Pag. 127
L’Apostolo e il Ferroviere
operaio», che ricorda va «quella leggenda che circola nelle campagne emiliane». 1 0 1 Nel
1934 essa ve nne anco ra richiamata sullo « Stato operaio» nella i ntroduzione redaz ionale
dal titolo «La disfatta del socialriformismo nel Reggiano». È evidente che il fa scino d el
vecchio maestro dov eva essere ancora molto forte anche dop o la sua morte, se p er
convincere i militant i ad aderire al nuovo partito comunista er a necessario i n ventar si
una leggenda come quella dell’improvvisa conversione di Prampolini al comunismo,
che in realtà egli aveva osteggiato dalla rivoluzione d’ottobre in avanti (ldella figlia
Pierina al P S L I di Saragat, dopo la scissione di Palazzo Barberini del gennai o del 1947,
sta a testimoniare l ’o rientamento della fa miglia).
Dall’altra parte non mancavano tentativi di interpretazione letterale delle intenzioni
di Prampolini anche a fronte della invasio ne nazista dell’Italia, cioè tredici anni dopo
la sua morte. Ri mane vano molti dubbi sull’uso della forz a e anche un po’ di co nfu sione
al riguardo se per fino al momento di decidere le azioni clandest ine, alla prima riunione
del C L N provinciale, nel settembre del 1 943, i due rappresentanti socialisti Alber to
Simonini e Giacomo Lari, 1 0 2 profe ssaro no la loro fede pacifi sta e non violenta, mentr e il
nazifasci smo era in a rmi, ancora in nome degli ideali prampoliniani, lascia ndo stupi to
e spiazzato per fino il rappresentante del vescovo di Reggio don Prospero Simonelli, 1 0 3
che
più
volte
rappresentanti,
ha
ricordato
anc he
perché
l’accaduto.
il
parti to
I
due
a
poi
livello
verranno
sostituiti
nazio nale
aveva
da
ben
altri
al tra
impostazione. Potev a apparire un para dosso o una forzat ura questa posizione di
Simonini e Lari, e in effe tti lo era, anche perché lo stesso Pra mpolini aveva scritto le
parole sopra riportate e poi aveva sempre ammesso la violenza difensiva, l’unica a
poter esser praticata , per lui. È certo, però, che qu el che restava di Prampolini, e
soprattutto la sua c ontra rietà all’uso della forza, era a ncor a tremendamente vivo
tredici anni dopo la sua morte, se il primo pensiero alla pri ma riunione del C L N da
parte dei socialisti er a proprio destinato a lui, all’interpretazione del suo p ensiero.
Lo stesso Zibordi, che vid e la fine del fascismo il 25 luglio del 1943 e morì cinque
giorni dopo a Bergamo, nello stesso 30 di luglio che tredici anni prima aveva segnato la
scomparsa di Prampolini, alla sorella e alla figlia di quest’ultimo, manifestando la sua
esultanza per quel g iorno, scrisse. «Penso a Lui», 1 0 4 al vecchio maestro di vita e di
socialismo, all’amico scomparso, ma che continuava a vivere nei ricordi. Camillo
Pag. 128
L’Apostolo e il Ferroviere
Prampolini se ne era andato per sempre in quel 30 luglio del 1930 a Milano, dove ave va
scelto di vivere, inv entandosi prima contabile di qualche albergo e poi commesso nel
negozio di mobili antichi creato e gestito dall’on. Nino Mazz oni 1 0 5 in via Manzoni.
L’ultimo anno di vita era stato tormentato da un cancro alla bo cca. Se n’andò in pu nta
di piedi, chiedendo s i lenzio e rispetto p er le sue idee.
NOTE
1
L u i g i P a r m e g g i a n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 0 , i v i 1 9 4 5 ) l a s c i a l ’ I ta l i a p e r n o n s o t to s ta r e a g l i o b bl i g h i
di leva nel 1879. Vive nella Francia meridionale facendo il mestiere di calzolaio. Conosce Maria
C a r r o n i s c o n l a q u a l e s i a c c o m p a g n a . I d u e , n e l 1 8 8 1 , s i tr a s f e r i s c o n o a L i o n e , c e n tr o d e l l ’ a t ti v i tà
a n a r c h i c a , e d a l 1 8 8 5 p r e n d o n o c a s a a P a r i g i . P a r m e g g i a n i c o n o s c e , tr a g l i a l tr i , A c h i l l e V i t to r i o
P i n i e l a s u a c a s a è c e n t r o d i r a c c o l ta d i a n a r c h i c i e s tr e m i s ti e d e x c o m u n a r d i . N e l 1 8 8 6 s i
c o s t i t u i s c e i l g r u p p o v i o l e n t o « I n t r a n s i g e a n t» c o n l ’ a d e s i o n e d i e n tr a m bi . N e l 1 8 8 7 P a r m e g g i a n i e
P i n i s o n o c o i n v o l t i n e l l a p u b bl i c a z i o n e d e l m a n i f e s to « V i g l i a c c h i e tr a d i to r i » c o l q u a l e a tta c c a n o
violentemente anche Camillo Prampolini. Nel 1888 Parmeggiani è espulso dalla Francia e ripara in
B e l g i o , p o i a L o n d r a . R i t o r n a a P a r i g i n e l g e n n a i o d e l 1 8 8 9 , p o c h i g i o r n i p r i m a d i p a r ti r e p e r
l ’ I t a l i a c o n P i n i . D o p o l ’ a t t e n t a t o a P r a m p o l i n i e a C e r e tti ( P a r m e g g i a n i e P i n i c o m p i o n o a n c h e u n a
v e l o c e p u n t a t a i n R o m a g n a d o v e m a l m e n a n o G e r m a n i c o P i s e l l i , d i r e t to r e d e l g i o r n a l e « L a
rivendicazione») i due si trasferiscono a Parigi. Tra il marzo e l’aprile del 1889 in due diversi
o p u s c o l i r i v e n d i c a n o l a p a t e r n i t à d e g l i a tt e n ta ti . S e m p r e n e l 1 8 8 9 v i e n e s e g n a l a ta u n a i n c u r s i o n e
d e l l a ba n d a d i a n a r c h i c i n e l l a c a s a d i L e o n Y E s c o s u r a . N e l l u g l i o d e l 1 8 8 9 P i n i v i e n e a r r e s ta to ,
m e n t r e P a r m e g g i a n i f u g g e a L o n d r a . E g l i r i s i e d e c o n l a C a r r o n i s n e l l a c a p i ta l e i n g l e s e e r i p r e n d e i l
m e s t i e r e d i c a l z o l a i o . N e l 1 8 9 0 f o n d a i l c i r c o l o « L i br e i n i z i a ti v e » e l o s te s s o P a r m e g g i a n i v i e n e
a n c h e i n d i c a t o c o m e r e d a t t o r e d i g i o r n a l i e s tr e m i s ti c i . M a q u e s to c o n tr a s ta c o n l a s u a s c a r sa
c u l t u r a . S i s o s p e t t a d i u n s u o s t r e t t o r a p p o r t o c o n u f f i c i r i s e r v a ti d i p a e s i s tr a n i e r i . I l 2 3 g i u g n o
1 8 9 0 è c e l e br a t o i l p r o c e s s o a R e g g i o p e r l ’ a tt e n ta t o a P r a m p o l i n i e C e r e t ti e P a r m e g g i a n i e P i n i
v e n g o n o c o n d a n n a t i i n c o n t u m a c i a a t r e n ta a n n i . N o n v i e n e p e r ò r i c h i e s ta l ’ e s tr a d i z i o n e e q u e s to
a u m e n t a i s o s p e t t i s u i s u o i r a p p o r t i c o i S e r v i z i . I l s u o l i v e l l o d i v i ta l o n d i n e s e è m o l t o a l t o e v i e n e
s e g n a l a t o o g n i s e r a a t e a t r o . A L o n d r a i n c o n tr a M a r i e A u g u s ti n e T h e r è s e M a r c y F i l l i e u s e E s c o s u r a ,
m o g l i e d i L o u i s E s c o s u r a , c h e a v e v a e r e d i ta to d a l p a d r e u n a g a l l e r i a c o n s e d e a P a r i g i . I n i z i a l a
s u a a t t i v i t à a r t i s t i c a . N e l 1 8 9 2 è a P a r i g i d o v e v i e n e a r r e s ta t o p e r p o r t o a b u s i v o d ’ a r m i e
c o n d a n n a t o a q u i n d i c i m e s i d i c a r c e r e . P e r s f u g g i r e a l l a r i c h i e s t a d i e s tr a d i z i o n e i ta l i a n a
Pag. 129
L’Apostolo e il Ferroviere
P a r m e g g i a n i a c c u s a d e l v e c c h i o a t t e n t a to i l f r a t e l l o L u i g i L a bo r i o M a r i a n e l f r a t te m p o e m i g r a to i n
Sud America. Parmeggiani ritorna poi a Londra col nome di Luis Marcy, cioè col cognome
d e l l ’ a m a n t e . N e l 1 8 9 5 P a r m e g g i a n i a b ba n d o n a l ’ a t ti v i tà p o l i ti c a . N e l 1 9 0 3 r i e n tr a d e f i n i ti v a m e n te a
Parigi. Sposa Anna, la figlia della sorella della sua amante, Marie Therèse, che era la moglie di
L o u i s E s c o s u r a , i l s u o i n v o l o n t a r i o b e n e f a t to r e . A n n a e r a a n c h e l a f i g l i a d e l p i t to r e C e s a r e D e t ti .
Escosura improvvisamente muore nel 1901, così Parmeggiani diviene il padrone della sua preziosa
c a s a m u s e o d i P a r i g i . L a c o l l e z i o n e E s c o s u r a v i e n e tr a s p o r ta ta a R e g g i o c o n d i v e r s i v a g o n i d i u n
tr e n o , n e l 1 9 2 4 , d a l l o s t e s s o P a r m e g g i a n i . L a p a l a z z i n a v i e n e f a tta c o s tr u i r e a p a r t i r e d a l 1 9 2 4 . I l
tu t t o v i e n e c e d u t o a l C o m u n e d i R e g g i o n e l 1 9 3 2 .
Su Parmeggiani vedi: A. Marchesini, Luigi Parmeggiani, in La galleria Parmeggiani di Reggio
Emilia, Reggio Emilia 2000, pp. 33-43; Parmeggiani Luigi in Repertorio bio-bibliografico dei reggiani
illustri, di M. Mazzaperlini, cit., p. 447. Vedi anche Galleria Parmeggiani: la figura romanzesca del suo
fondatore in «La giovane montagna», n. 6, 15 giugno 1942; Il mistero di Luigi Parmeggiani, in M. Del
Bue, Novecento, cit., pp. 104-105; Municipio di Reggio Emilia, Civica galleria Anna e Luigi Parmeggiani ,
Reggio Emilia 1988.
2
A c h i l l e V i t t o r i o P i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 5 9 , N u o v a C a l e d o n i a 1 9 0 3 ) , d i p r o f e s s i o n e ti p o g r a f o , s i
tr a s f e r ì a M i l a n o e v e n n e a s s u n t o n e l c o r p o d e i c i v i c i p o m p i e r i , d a l q u a l e v e n n e l i c e n z i a to n e l
1885. Egli si diede al commercio di vino e più tardi, chiamate a Milano la madre e la sorella, aprì
u n a p i c c o l a t r a t t o r i a i n v i a P i n a m o n t e p r e s s o P o r ta V o l ta . N e l 1 8 8 6 , s c o p e r t o d a l p r e s i d e n t e d i
seggio a votare due volte (prima con la propria scheda poi con quella di un amico) venne
c o n d a n n a t o a t r e m e s i d i r e c l u s i o n e . F u g g i to i n F r a n c i a , d o p o a v e r s o s ta to i n S v i z z e r a , c o l l a bo r a e
f i n a n z i a i l g r u p p o a n a r c h i c o i n t r a n s i g e n te , f o r m a to d a e m i g r a ti . N e l 1 8 8 9 to r n a i n I ta l i a , c o n
P a r m e g g i a n i , p e r a t t e n t a r e a l l a v i t a d i P r a m p o l i n i , p e r f e r i r e C e l s o C e r e t ti , p e r m a l m e n a r e
G e r m a n i c o P i s e l l i . C o n d a n n a t o a t r e n t a a n n i d a i tr i bu n a l i i ta l i a n i i n c o n tu m a c i a e a d i e c i d a q u e l l i
be l g i , v i e n e i n v i a t o i n N u o v a C a l e d o r n a , d o v e m u o r e n e l d i c e m br e d e l 1 9 0 3 .
Su Pini vedi F. Montanari L’utopia in cammino. Anarchici a Reggio Emilia , Montecchio 1993, p. 23.
3
F r a a n a r c h i c i e s o c i a l i s t i , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , 1 8 f e b br a i o 1 8 8 9 .
4
Ibidem.
5
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 2 2 .
6
F r a a n a r c h i c i e s o c i a l i s t i , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , c i t.
7
G l i a r r e s t a t i , i n « L a G i u s t i z i a » , 2 5 f e b br a i o 1 8 8 9 .
8
R i n g r a z i a m e n t i d i C . P r a m p o l i n i , i n « L a G i u s ti z i a » , 2 5 f e b br a i o 1 8 8 9 .
9
I l d u e l l o t r a P r a m p o l i n i e i l d i r e tt o r e d e « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » M o s c a te l l i è d e s c r i t to i n R .
Marmiroli, Camillo Prampolini, cit., p. 18. Vedi anche Un duello accettato, una sfida rifiutata , in G.
Zibordi, Saggio sulla storia del movimento operaio in Italia. Camillo Prampolini e i lavo ratori reggioni,
cit., pp. 41-44.
Pag. 130
L’Apostolo e il Ferroviere
10
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 9 .
11
F e l i c e C a v a l l o t t i ( M i l a n o 1 8 4 2 , R o m a 1 8 9 8 ) , p a tr i o ta , p o e ta , d e p u ta t o , d o p o l a l i b e r a z i o n e d i
M i l a n o d e l 1 8 5 9 , s i g e t t ò a c a p o f i t t o , a n c o r a s tu d e n te d i L i c e o , n e l l a p o l i ti c a . C o l l a bo r a a l g i o r n a l e
« I l M o m e n t o » e n e l g i u g n o d e l 1 8 6 0 p a r te c i p a a l l a s p e d i z i o n e g a r i ba l d i n a d e i M i l l e , r a g g i u n g e n d o
G a r i ba l d i i n S i c i l i a c o n l a s p e d i z i o n e B e r ta n i - M e d i c i . N e l 1 8 6 3 è r e d a t t o r e s ta b i l e d e l l a « G a z z e t ta
d i M i l a n o » . N e l 1 8 6 5 f o n d a e d i r i g e i l g i o r n a l e « L o S c a c c i a p e n s i e r i » e n e l 1 8 6 6 è a n c o r a v o l o n ta r i o
g a r i ba l d i n o n e l l a g u e r r a a l l ’ A u s t r i a . A d e r i s c e a l m o n d o d e l l a s c a p i g l i a t u r a m i l a n e s e . E c o l l a bo r a a l
« G a z z e t t i n o R o s a » . C o n d u c e u n a v i t a d a bo h è m i e n . S c r i v e p o e s i e e l i br i d i s to r i a . È p o i c o s tr e t t o a
u n p e r i o d o d i c l a n d e s t i n i t à . S c a r c e r a t o d o p o l a br e c c i a d i P o r ta P i a , p a r te g g i a a p e r ta m e n te p e r la
F r a n c i a r e p u b bl i c a n a ( i l f r a t e l l o G i u s e p p e m u o r e n e l 1 8 7 1 c o m ba t te n d o a D i g i o n e ) . N e l 1 8 7 1 f o n d a
i l s u o g i o r n a l e « I l l o m ba r d o » . S i d e d i c a p o i a s c r i v e r e p e r i l te a tr o . N e l 1 8 7 3 v i e n e e l e t to a l l a
Camera,
creando
una
rappresentanza
di
e s tr e m a
s i n i s tr a
radicale.
R e s ta
alla
Camera
per
v e n t i c i n q u e a n n i , f i n o a l l a m o r t e , s i a p u r d i m e t te n d o s i e d e s s e n d o s u b i to r i e l e t to , e s e g n a l a n d o
f r e q u e n t i p e r i o d i d i r i f i u t o d e l l a p o l i t i c a e d i t e n ta z i o n e a l r i f u g i o n e l m o n d o d e l l a l e t te r a tu r a e
d e l t e a t r o , m a r e s t a n d o t u t t a v i a u n o d e i m i g l i o r i e p i ù s e g u i ti o r a to r i d e l l ’ A u l a . C o n l a m o r te d i
A g o s t i n o B e r t a n i d i v e n n e i l l e a d e r r i c o n o s c i u t o d e l P a r ti to r a d i c a l e . A d e r ì , p r i m a , a l l a L e g a d e l l a
d e m o c r a z i a , s o t t o l ’ e g i d a d i G a r i ba l d i , e p o i a l F a s c i o d e l l a d e m o c r a z i a c o n G i o v a n n i B o v i o e
A n d r e a C o s t a . P o p o l a r i s s i m o p e r l e i n v e t ti v e c o n tr o i g o v e r n i d e l l a d e s tr a e d i D e p r e ti s , e p e r l a
s u a i m p o s t a z i o n e a n t i c l e r i c a l e , l o f u a n c o r a d i p i ù p e r i s u o i f r e q u e n ti s s i m i d u e l l i . I n u n o d i
q u e s t i , q u e l l o c o n F e r r u c c i o M a c o l a , a v v e n u to n e l p o m e r i g g i o d e l 6 m a r z o 1 8 9 8 , p e r d e tt e l a v i ta .
Vedi Cavallotti Felice, in Dizionario biografico degli italiani , Roma 1979, vol.XXII, pp. 794-803 e
C a v a l l o t t i F e l i c e , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o , d i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l . I , p p . 5 5 1 - 5 5 6 .
12
A r t u r o B e l l e l l i ( S a n M a r t i n o i n R i o 1 8 7 1 , R e g g i o E m i l i a 1 9 4 9 ) , d e p u ta to , s i n d a c a l i s ta e
cooperatore. È amico e discepolo di Camillo Prampolini, collab ora con lui a «La Giustizia», poi si
d e d i c a a l l e v i c e n d e d e l m o v i m e n t o c o o p e r a ti v o e s i n d a c a l e . È i l p r i m o s e g r e ta r i o d e l l a C a m e r a d e l
L a v o r o d i R e g g i o n e l m o m e n t o d e l l a s u a n a s c i ta , n e l l u g l i o d e l 1 9 0 1 . P o i c o l l a bo r a a t ti v a m e n te c o n
A n t o n i o V e r g n a n i n i , c h e l o s o s t i t u i s c e a l r i e n t r o d a l l ’ e s i l i o s v i z z e r o n e l n o v e m br e d e l l o s t e s s o
anno. Riprende poi la segreteria della Camera del Lavoro quando Vergnanini passa alla segreteria
nazionale della Lega delle cooperative a Milano e poi a Roma. È consigliere comunale di Reggio
n e l 1 8 9 9 e f i n o a l 1 9 2 1 , c o n l a s o l a p a r e n te s i n e l p e r i o d o d e l l a G r a n d e A r m a ta ( 1 9 0 5 - 1 9 0 7 ) . N e l 1 9 1 9
v i e n e e l e t t o d e p u t a t o . N e l 1 9 2 0 t e n t a l ’ a s s u n z i o n e i n c o o p e r a ti v a d e l l e O f f i c i n e R e g g i a n e , m a la
s u a p r o p o s t a v i e n e c l a m o r o s a m e n t e b o c c i a ta a m a g g i o r a n z a d a g l i o p e r a i d o p o i l c o m i z i o d i
U m be r t o T e r r a c i n i n e l g e n n a i o d e l 1 9 2 1 . A d e r i s c e c o n l e s u e c o o p e r a ti v e a l l a g r a n d e E s p o s i z i o n e
d e l l ’ i n d u s t r i a e d e l l a v o r o d i R e g g i o d e l 1 9 2 2 a l l a q u a l e p a r te c i p a i l r e . S i r i v o l g e a M u s s o l i n i p e r
s a l v a r e l a c o o p e r a z i o n e i t a l i a n a . E t r a tta i l p a s s a g g i o d e l l e c o o p e r a t i v e s o t to l ’ e g i d a f a s c i s ta . F a
anche parte del comitato del
PSI
p e r t r a t ta r e i l p a t to d i p a c i f i c a z i o n e c o i f a s c i s ti a R e g g i o . D u r a n te
Pag. 131
L’Apostolo e il Ferroviere
i l r e g i m e a p r e a R e g g i o u n n e g o z i o d i m o bi l i c h e d e v e c h i u d e r e p e r m a n c a n z a d i c l i e n ti . V i v e i n
p o v e r t à , s o r r e t t o d a l l a f i g l i a R i n a . D o p o i l 2 5 l u g l i o d e l 1 9 4 3 è p r o p o s to q u a l e c o m m i s s a r i o d e l
s e t t o r e s i n d a c a l e d e l l ’ a g r i c o l t u r a . D o p o i l 2 5 a p r i l e d e l 1 9 4 5 r i to r n a a l s u o l a v o r o , a s s u m e n d o l a
p r e s i d e n z a d e l l a F e d e r a z i o n e p r o v i n c i a l e d e l l e c o o p e r a ti v e . A d e r i s c e a l
PSIUP
p a l a z z o B a r be r i n i s i r i f i u t a d i i s c r i v e r s i a e n tr a m b i i p a r ti ti s o c i a l i s t i ( P S I e
e dopo la scissione di
PSLI).
Vedi La vita di Arturo Bellelli, note storiche e biografiche a cura di Amleto Ragazzi , in «La
Giustizia», 19 maggio 1967; la voce Bellelli Arturo in R. Cavandoli Il movimento operaio italiano.
Dizionario biografico, cit., vol. I, pp. 221-226. Vedi anche Bellelli Arturo in Uniti siamo tutto. Alle
o r i g i n i d e l l a C a m e r a d e l L a v o r o d i R e g g i o , c i t. , p . 5 1 , e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 4 9 7 .
13
F r a n c e s c o C r i s p i ( R i b e r a , A g r i g e n to , 1 8 1 9 , N a p o l i 1 9 0 1 ) , o p p o s i to r e d e l B o r b o n e , p a r t e c i p ò
all’insurrezione di Palermo nel 1948, fu poi esule in Piemonte, dal quale fu espulso per le sue idee
r e p u b bl i c a n e . N e l 1 8 6 0 p a r t e c i p ò a l l a s p e d i z i o n e d e i M i l l e d i G a r i b a l d i , f u p o i m i n i s tr o d e l
g o v e r n o p r o v v i s o r i o s i c i l i a n o . D e p u t a t o n e l 1 8 6 1 , s e d e t te i n i z i a l m e n te a l l ’ e s tr e m a s i n i s tr a , p o i , n e l
1 8 6 4 , a c c e t t ò l a f o r m a m o n a r c h i c a . N e l 1 8 7 6 , al l a c a d u ta d e l l a d e s tr a , f u e l e t t o p r e s i d e n te d e l l a
C a m e r a , m i n i s t r o d e g l i i n t e r n i d a l 1 8 7 7 a l 1 8 7 8 , f u p o i c o s tr e t to a d i m e t te r s i p e r u n ’ a c c u s a d i
bi g a m i a . R i t o r n ò m i n i s t r o s o l o n e l 1 8 8 7 e l o s te s s o a n n o , a l l a m o r te d i D e p r e ti s , a s s u n s e l a
p r e s i d e n z a d e l C o n s i g l i o e i l m i n i s t e r o d e g l i e s te r i . S i d i m i s e n e l 1 8 9 1 a c a u s a d e l f a l l i m e n to d e l l a
s u a g u e r r a d o g a n a l e c o n l a F r a n c i a . R i to r n ò a l l a p r e s i d e n z a d e l C o n s i g l i o d o p o l o s c a n d a l o d e l l a
B a n c a R o m a n a , c h e e l i m i n ò m o m e n t a n e a m e n te G i o l i t ti , n e l 1 8 9 3 , e r e s t ò p r e s i d e n te f i n o a l m a r z o
del 1896 caratterizzando si per le leggi repressive che misero fuori legge le organizzazioni e i
g i o r n a l i s o c i a l i s t i . D o p o l a s c o n f i t t a a l l ’ A m ba A l a g i e p o i a d A d u a d a p a r te d e l l ’ e s e r c i t o a b i s s i n o
n e l l ’ i m p r e s a v o l u t a d a l s u o g o v e r n o , C r i s p i è c o s tr e t to a d i m e t te r s i i l 5 m a r z o d e l 1 8 9 6 . E g l i
tr a s c o r s e i s u o i u l t i m i c i n q u e a n n i d i v i ta a N a p o l i c o n te s ta n d o o g n i p o s s i bi l e a p e r tu r a d e l
governo ai radicali e ai socialisti.
Vedi Crispi Francesco, in Dizionario biografico degli italiani , Roma 1984, pp.779 -799.
14
L . C o r t e s i , L a c o s t i t u z i o n e d e l P a r t i t o s o c i a l i s t a i t a l i a n o , c i t. , p p . 1 3 7 - 1 3 8 .
15
Ibidem.
16
R . M a r m i r o l i , S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e , c i t. , v e d i l e tt e r a d i F i l i p p o T u r a ti , p p . 5 4 - 6 0 .
17
L . R o s s i L e t t e r e d i C a m i l l o P r a m p o l i n i a G i u l i o C e s a r e F e r r a r i , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. n . 8 - 9 ,
d i c e m br e 1 9 8 6 - g e n n a i o 1 9 8 7 , p p . 6 9 - 7 2 , c i ta z i o n e a p . 7 0 .
18
Ibidem.
19
Ibidem.
20
C o s t a n t i n o L a z z a r i ( C r e m o n a 1 8 5 7 , M i l a n o 1 9 2 7 ) , d i r i g e n te e d e p u t a to s o c i a l i s ta , d i o r i g i n e
c o n t a d i n a , s i t r a s f e r ì p r e s t o a M i l a n o . F u a u to d i d a tta . F u p o i tr a i f o n d a t o r i d e l P a r t i t o o p e r a i o , n e l
1 8 8 5 , a s s i e m e a O s v a l d o G n o c c h i V i a n i e f u tr a i f o n d a t o r i a n c h e d e l g i o r n a l e « I l f a s c i o o p e r a i o » .
F a u t o r e d e l l a n a s c i t a d i u n p a r t i t o e s c l u s i v a m e n te o p e r a i o , f u i l p r i n c i p a l e c o n tr a l ta r e m i l a n e s e d i
Pag. 132
L’Apostolo e il Ferroviere
Filippo Turati e della sua Lega. Al Congresso di Genova, però, Lazzari appoggiò, sia pur con
q u a l c h e d i s t i n g u o , l a l i n e a t u r a t i a n a . C o n f i n a t o d u r a n t e i l p e r i o d o d e l g o v e r n o C r i s p i , r i to r n ò a
M i l a n o n e l 1 8 9 6 d o v e t r o v ò l a v o r o c o m e c o m m e s s o v i a g g i a t o r e d e l l a d i t ta B e s a n a , l a v o r o c h e
m a n t e n n e f i n o a l 1 9 1 2 . A r r e s t a t o i n s e g u i t o a i f a tt i d i M i l a n o d e l 1 8 9 8 , v e n n e p o i c a n d i d a to e n o n
eletto deputato nel
I
c o l l e g i o d i V o g h e r a n e l 1 9 0 0 . I n p o l e m i c a c o n T u r a t i l a n c i ò l ’ a n n o d o p o s tr a l i
c o n t r o i l m i n i s t e r i a l i s m o . S i s c h i e r ò c o n F e r r i a l C o n g r e s s o d i I m o l a d e l 1 9 0 2 ( v i n to d a i r i f o r m i s ti )
e a q u e l l o d i B o l o g n a d e l 1 9 0 4 ( v i n t o d a F e r r i e L a br i o l a ) . N e l C o n g r e s s o d i R o m a s i a l l e ò c o i
s i n d a c a l i s t i r i v o l u z i o n a r i e a n d ò i n m i n o r a n z a . C o n ti n u a v a a c a n d i d a r s i a l l a C a m e r a e a n o n e s s e r e
e l e t t o . N e l m a g g i o 1 9 1 1 , i n p o l e m i c a c o n l ’ u s c i t a d i G i o l i t ti , s e c o n d o i l q u a l e « C a r l o M a r x è s ta to
m a n d a t o i n s o f f i t t a » , f o n d ò i l p e r i o d i c o « L a s o f f i t ta » . D o p o i l C o n g r e s s o d i R e g g i o E m i l i a d e l 1 9 1 2 ,
c h e m a n d ò i s u p e r s t i t i r i f o r m i s t i i n m i n o r a n z a , L a z z a r i f u n o m i n a to s e g r e ta r i o d e l p a r ti to . C o n i ò l a
f a m o s a f r a s e « N é a d e r i r e n é s a bo t a r e » i n o c c a s i o n e d e l l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e . A l C o n g r e s s o d i
B o l o g n a d e l 1 9 1 9 ( n e l l o s t e s s o a n n o f u f i n a l m e n te e l e t to d e p u ta to e r i e l e t t o n e l 1 9 2 1 ) s i e s p r e s s e
p e r u n a p o l i t i c a n o n i m m e d i a t a m e n t e r i v o l u z i o n a r i a e s u l l a s u a p o s i z i o n e c o n f l u i r o n o i v o ti d e i
riformisti, così come al successivo Congresso di Livorno del 1921. Rimase nel
PSI
m a s s i m a l i s ta
d o p o l ’ e s p u l s i o n e d e i r i f o r m i s t i n e l l ’ o t to br e d e l 1 9 2 2 , a n c h e p e r c h é c o n v e r ti to a M o s c a , d o p o l a
s p e d i z i o n e d e i c o s i d d e t t i t r e p e l l e g r i n i ( g l i a l tr i e r a n o R i bo l d i e M a f f i ) . M o r ì i n g r a n d e r i s t r e t te z z a
economica.
V e d i L a z z a r i C o s t a n t i n o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
III,
pp. 71-
82.
21
A n t o n i o S t a r a b ba m a r c h e s e d i R u d i n ì ( P a l e r m o 1 8 3 9 , R o m a 1 9 0 8 ) f u s i n d a c o d i P a l e r m o n e l
1 8 6 4 , n e l 1 8 6 9 M i n i s t r o d e l l ’ I n t e r n o , d o p o l ’ a v v e n to d e l l a s i n i s tr a a l g o v e r n o f u a l l ’ o p p o s i z i o n e
d i v e n e n d o u n o d e i c a p i d e l l a d e s t r a . P r e s i d e n t e d e l C o n s i g l i o n e l 1 8 9 1 - 9 2 s o s ti tu ì p o i C r i s p i n e l
marzo del 1896, fino alla repressione sanguinosa dei moti milanesi del 1898. Luigi Girola mo
P e l l o u x ( L a R o c h e , S a v o i a , 1 8 3 9 , B o r d i g h e r a 1 9 2 4 ) e r a m i l i ta r e d i c a r r i e r a , a p r ì l a B r e c c i a d i p o r ta
P i a n e l 1 8 7 9 , f i n o a l g r a d o d i g e n e r a l e , m a a n c h e u o m o p o l i ti c o , d e p u ta to e s e n a to r e . S o s ti t u ì
R u d i n ì d o p o i m o t i d e l 1 8 9 8 , e m a n ò l e g g i l i be r ti c i d e , a l l e q u a l i l a s i n i s tr a s i o p p o s e c o n
l ’ o s t r u z i o n i s m o d e l 1 8 9 9 . D o p o l e e l e z i o n i s i c o l l o c ò a l l ’ o p p o s i z i o n e d e l l a p o l i ti c a g i o l i t ti a n a .
22
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 5 4 .
23
Ibidem, p. 56.
24
Ibidem.
25
R o s a r i o G a r i ba l d i B o s c o ( P a l e r m o s . d , T o r i n o 1 9 3 6 ) , l e g g e n d a r i o d i r i g e n te s o c i a l i s ta s i c i l i a n o ,
c o m i n c i ò l a s u a p r o p a g a n d a g i à n e l 1 8 8 5 c o n i n i z i a ti v e d i p r o te s ta p e r l ’ a t te g g i a m e n to d e l l a
p u b bl i c a a m m i n i s t r a z i o n e c o n t r o i l c o l e r a . I l 3 0 m a r z o 1 8 9 1 r i c e v e t te l ’ a n a r c h i c o A m i l c a r e C i p r i a n i
e n e l l ’ a g o s t o d e l 1 8 9 2 s i r e c ò a G e n o v a a l l a f o n d a z i o n e d e l P a r ti to d e i l a v o r a t o r i . F u i s p i r a to r e
della rivolta del dicembre 1893 (al Congresso Nazionale di Reggio Emilia di quell’anno recitò la
Pag. 133
L’Apostolo e il Ferroviere
p a r t e d e l p r o t a g o n i s t a ) e v e n n e i n c a r c e r a to s u b i to d o p o . C a n d i d a t o p r o te s ta p e r i l
PSI
nel 1895,
d u r a n t e i l p e r i o d o d i d e t e n z i o n e , l a s u a e l e z i o n e n o n v e n n e c o n v a l i d a ta , n é r i u s c ì a l l e e l e z i o n i d i
d u e a n n i d o p o . R i t o r n ò p e r ò a P a l e r m o d o p o l ’ a m n i s ti a . D a l 1 9 0 0 r i c o p r ì n u m e r o s e c a r i c h e
p o l i t i c h e , d a v i c e s i n d a c o a d a s s e s s o r e a l l ’ a n n o n a d e l s u o c o m u n e . E f u d i r i g e n te s i n d a c a l e . F o n d ò
« I l g i o r n a l e d e i l a v o r a t o r i » e i l s e t t i m a n a l e « I l r i s v e g l i o d e l l ’ i s o l a » . S i c o n v e r tì a l m o d e r a ti s m o .
S e g u ì a n c h e , p e r u n p e r i o d o , d o p o i l C o n g r e s s o d i R e g g i o E m i l i a d e l 1 9 1 2 , i r i f o r m i s ti d i B i s s o l a ti
nel
PSRI,
m a d a l 1 9 1 5 s i r i t i r ò a v i t a p r i v a ta .
V e d i I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l . I , p p . 3 8 4 - 3 8 8 .
26
G i u f f r i d a G i u s e p p e D e F e l i c e ( C a t a n i a 1 8 9 5 , i v i 1 9 2 0 ) , d i r i g e n te e d e p u ta t o s o c i a l i s ta , l a s u a
infanzia trascorse n ella massima indigenza. Passò l’adolescenza aderendo a ideali anarchico s o c i a l i s t i . N e l 1 8 9 1 f o n d ò i l F a s c i o d e i l a v o r a t o r i d i C a ta n i a . A d e r ì a l n u o v o p a r ti to f o n d a t o a
G e n o v a n e l 1 8 9 2 e l ’ a n n o d o p o o s t e g g i ò l a c o m p o n e n te d i T u r a ti a R e g g i o E m i l i a . D o p o i
s a n g u i n o s i m o t i d e l 1 8 9 3 - 1 8 9 4 f u i n c a r c e r a to a s s i e m e a g l i a l tr i d i r i g e n ti s i c i l i a n i . L i b e r a to n e l
s e t t e m br e d e l 1 8 9 6 , f u p o i e l e t t o d e p u t a to e p a r te c i p ò , n e l 1 8 9 9 , a l l a p r o te s ta p a r l a m e n ta r e p e r l e
l e g g i d i P e l l o u x . D u r a n t e l a f a s e g i o l i t ti a n a f u a n c h e p r o - s i n d a c o d i C a ta n i a e c o n ti n u ò l a s u a
a t t i v i t à p a r l a m e n t a r e s u p o s i z i o n i r i f o r m i s te . C o m e G a r i ba l d i B o s c o n e l 1 9 1 2 p a s s ò a l P a r ti to
s o c i a l i s t a r i f o r m i s t a d i B i s s o l a t i . P o i n e l 1 9 1 9 - 2 0 s i m p a ti z z ò a p e r ta m e n te p e r i l p r i m o f a s c i s m o .
V e d i D e F e l i c e G i u f f r i d a G i u s e p p e , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
II,
pp. 183-186.
27
N i c c o l ò B a r ba t o ( P a l e r m o 1 8 5 6 , M i l a n o 1 9 2 3 ) , m e d i c o , d i r i g e n te e d e p u ta to s o c i a l i s ta s i c i l i a n o ,
f u u n o d e i p i ù i n f l u e n t i l e a d e r d e l m o v i m e n to d e i F a s c i s i c i l i a n i c h e e bb e r o l a m a s s i m a e s p r e s s i o n e
n e l 1 8 9 3 - 1 8 9 4 . A l l a f i n e d e l 1 8 9 3 q u a n d o e s p l o s e r o v i o l e n te m a n i f e s ta z i o n i c h e p r o v o c a r o n o d e c i n e
d i m o r t i e u n a f e r o c e r e p r e s s i o n e , B a r ba to n o n a v e v a c o n d i v i s o l ’ i n s u r r e z i o n e . F u u g u a l m e n te
a r r e s t a t o e c o n d a n n a t o a 1 2 a n n i d i c a r c e r e . V e n n e e l e t to d e p u ta t o p e r i l
PSI
con le elezioni del
1 9 0 0 , e n t r ò n e l l a d i r e z i o n e d e l p a r t i t o s u l l e p o s i z i o n i d i T u r a t i . E m i g r ò n e g l i S ta t i u n i ti n e l 1 9 0 4 e
f e c e r i t o r n o i n I t a l i a n e l 1 9 0 9 . F u a n c o r a e l e tt o d e p u ta to n e l 1 9 1 9 e a d e r ì a l l e p o s i z i o n i r i f o r m i s te
a l C o n g r e s s o d i L i v o r n o . M o r ì a M i l a n o n e l 1 9 2 3 d o v e s i e r a tr a s f e r i t o .
V e d i B a r b a t o N i c c o l ò , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l . I , p p . 1 6 4 - 1 6 7 .
28
S i t r a t t a d e l l o s c i o p e r o g e n e r a l e p r o c l a m a to d a l l a
CGDL
d i M i l a n o e d e s te s o s i i n tu t ta I ta l i a n e l
s e t t e m br e d e l 1 9 0 4 .
29
S a n t e G e r o n i m o C a s e r i o ( M o r t a V i s c o n ti , M i l a n o , 1 8 7 3 , L i o n e 1 8 9 4 ) f a p a r te d e l m o v i m e n to
a n a r c h i c o m i l a n e s e . V i e n e a r r e s t a t o i l 2 6 a p r i l e d e l 1 8 9 2 p e r a v e r d i s tr i bu i t o u n o p u s c o l o
a n t i m i l i t a r i s t a . S i t r a s f e r i s c e p o i i n S v i z z e r a , a L u g a n o , a G i n e v r a , p o i V i e n n a , e i n f i n e a C e t te i n
F r a n c i a . Q u a n d o v i e n e a c o n o s c e n z a c h e i l p r e s i d e n t e d e l l a R e p u bb l i c a C a r n o t d e v e a r r i v a r e a
L i o n e a c q u i s ta u n p u g n a l e e s i r e c a c o l à p e r v e n d i c a r e V a i l l a n t, u n a n a r c h i c o c h e e r a s ta to
g i u s t i z i a t o p e r a v e r m e s s o u n a bo m ba a l P a r l a m e n to c h e n o n s c o p p i ò . P r o c e s s a t o p e r l ’ o m i c i d i o ,
Pag. 134
L’Apostolo e il Ferroviere
viene giustiziato il 16 di agosto del 1894.
V e d i D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o d e g l i a n a r c h i c i i t a l i a n i , c i t. , p p . 3 3 3 - 3 3 4 .
30
A l e s s a n d r o C o c c h i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 5 6 , i v i 1 9 2 2 ) f u p r e s i d e n te d e l l a D e p u ta z i o n e p r o v i n c i a l e
( a t t u a l e G i u n t a ) d i R e g g i o d a l 1 9 0 2 a l 1 9 0 6 , q u a n d o i s o c i a l i s ti p e r s e r o l e e l e z i o n i a v a n ta g g i o d e l l a
c o s i d d e t t a G r a n d e A r m a t a . G i à a t t i v o p o l i ti c a m e n te n e g l i a n n i O t ta n ta , n e l 1 8 8 9 è p r e s i d e n te d e l l a
f e d e r a z i o n e d e l l e c o o p e r a t i v e d i R e g g i o E m i l i a , n e l 1 8 9 4 , d u r a n te l a r e a z i o n e c r i s p i n a , d à v i t a ,
a s s i e m e a d A l be r t o B o r c i a n i C a m i l l o P r a m p o l i n i , G i a n L o r e n z o B a s e t ti , a l l a L e g a d e l l e l i be r tà . D i
o r i g i n e r e p u b bl i c a n a , è a n c h e a s s e s s o r e p r o v i n c i a l e d u r a n te l a p r e s i d e n z a d i C a r l o M o r a n d i ( 1 8 9 0 1 8 9 4 ) . P r e s i d e n t e d e l l a C o n g r e g a z i o n e d i c a r i tà , è a n c h e c o n s i g l i e r e e p r e s i d e n te d e l l a C a s s a d i
Risparmio di Reggio.
V e d i G i u s e p p e V i l l a n i , I n m e m o r i a d i A l e s s a n d r o C o c c h i , i n « L a P r o v i n c i a d i R e g g i o » , 1 9 2 2 , a n no
primo, n. 8, agosto 1922, pp. 302 -303; Alessandro Cocchi, in A. Zavaroni, Uniti siamo tutto. Il
m o v i m e n t o c o o p e r a t i v o d a l l e o r i g i n i a l l ’ e s p e r i e n z a r e g g i a n a , 1 8 1 5 - 1 9 3 0 , c i t. , p . 5 1 ; C o c c h i A l e s s a n d r o , i n
M. Del Bue, Novecento, cit., p. 501; G. Villani, In memoria di Alessandro Cocchi , in «La Provincia di
Reggio», 1922, anno primo, N. 8.
31
Corrado Palazzi, conte, padre di Giorgio che sarà poi assessore e sindaco di Reggio, dopo la
m o r t e d i L u i g i R o v e r s i , a v v e n u t a n e l 1 9 1 7 , è r e p u b bl i c a n o c o n v i n t o e a d e r i s c e a l l a L e g a d e l l e
l i be r t à d u r a n t e l a r e p r e s s i o n e d e l g o v e r n o d i C r i s p i . A s s u m e r à p o i i n c a r i c h i p u b bl i c i p e r i
s o c i a l i s t i . M o r i r à n e l g e n n a i o d e l 1 9 0 7 e s a r à c o m m e m o r a to d a C e s a r e G u a r d a s o n i , r e p u b bl i c a n o
d e l l e o r i g i n i e p o i s o c i a l i s t a , e d a l s o c i a l i s ta A n t o n i o V e r g n a n i n i .
V e d i « G e n n a i o 1 9 0 7 » , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 3 0 .
32
S u A r o n n e R a b be n o v e d i M . F e s t a n ti , C a m i l l o P r a m p o l i n i e g l i s c a m i c i a t i , i n « L ’ A l m a n a c c o » c i t. ,
n . 3 1 , d i c e m br e 1 9 9 8 , p p . 5 - 2 4 .
33
A l e s s a n d r o M a z z o l i ( G u a l t i e r i 1 8 7 2 , R e g g i o E m i l i a 1 9 6 5 ) è p r e s i d e n te d e l l a D e p u ta z i o n e
p r o v i n c i a l e a p a r t i r e d a l l a r i c o n q u i s ta s o c i a l i s ta d e l l ’ A m m i n i s tr a z i o n e p r o v i n c i a l e , n e l 1 9 1 0 .
A p p a r t i e n e a l l a n o bi l e f a m i g l i a d e i c o n ti M a z z o l i . S o c i a l i s ta f i n d a i te m p i d e l l a U n i v e r s i tà , s u bi s c e
g l i s t r a l i d e l l a r e p r e s s i o n e d i C r i s p i e d è c o s tr e t to , a s o l i v e n t i d u e a n n i , a l l ’ e s i l i o i n S v i z z e r a , c o m e
A n t o n i o V e r g n a n i n i , d a l 1 8 9 4 a l 1 8 9 7 . L a u r e a t o i n l e g g e , c o l l a b o r a a « L a G i u s ti z i a » , f i r m a n d o s i
G h i n o d i T a c c o ( c u r i o s o p r e c e d e n t e ) . N e l 1 9 1 5 a s s u m e , s u l p r i m o c o n f l i t to b e l l i c o , u n a p o s i z i o ne
p i ù a c c o n d i s c e n d e n t e d i q u e l l a d e i s o c i a l i s ti r e g g i a n i e i n p a r t i c o l a r e d i P r a m p o l i n i . D o p o
l ’ a v v e n t o d e l f a s c i s m o s i a p p a r t a e s i d e d i c a a l l ’ a v v o c a t u r a , o t te n e n d o a n c h e i l r i c o n o s c i m e n to
della Toga d’oro.
V e d i : G . F o r n a c i a r i , È m o r t o l ’ a v v o c a t o A . M a z z o l i , « t o g a d ’ o r o » d a o l t r e v e n t ’ a n n i , i n « G a z z e t ta d i
Reggio», 3 agosto 1965 ; L’avvocato Mazzoli alla sbarra, in «Giornale di Reggio» 25 -27 maggio 1923;
Una meravigliosa lettera dell’Amleto del socialismo reggiano , in «Giornale di Reggio», 24 -25 gennaio
1916; Altra lettera dell’avvocato Mazzoli , in «Giornale di Reggio», 13 giugno 1916; Un nuovo
Pag. 135
L’Apostolo e il Ferroviere
documento umano dell’avvocato Mazzoli e cerimonie con svariate vesti , in «Giornale di Reggio», 13 -15
n o v e m br e 1 9 1 6 ; F . P a n i z z i , P e r l ’ a v v o c a t o M a z z o l i , R e g g i o E m i l i a 1 9 3 1 ; M a z z o l i A l e s s a n d r o , i n M . D e l
Bue, Novecento, cit., p. 507.
34
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 6 4 .
35
I t a l o S a l s i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 5 , P a r m a 1 9 6 2 ) è d e p u ta to , e l e t to n e l c o l l e g i o d i R e g g i o , d a l 1 8 9 5
a l 1 8 9 7 . L a s u a c a n d i d a t u r a è v o l u t a d a P r a m p o l i n i c h e s i tr a s f e r i s c e n e l c o l l e g i o d i G u a s ta l l a , in
occasione delle prime elezioni che si svolgono coi collegi uninominali subprovinciali, perché Salsi,
m a e s t r o e l e m e n t a r e , s t a v a s u be n d o u n a c o n d a n n a d o p o l e l e g g i d i C r i s p i . S a l s i , c h e n o n s i
r i p r e s e n t a n e l l e e l e z i o n i d e l 1 8 9 7 , s i tr a s f e r i s c e a P a r m a a l l a f i n e d e l s e c o l o m a n t e n e n d o s i s u
p o s i z i o n i r i f o r m i s t e . È a l u n g o s e g r e ta r i o d e l c i r c o l o s o c i a l i s ta d e l l a c i t tà o v e p r e v a l e v a n o i
rivoluzionari. Nel 1922 aderisce al
PSU
d i T u r a ti e P r a m p o l i n i . M u o r e q u a s i c e n te n a r i o a P a r m a .
Vedi Salsi Italo, in M. Del Bue, Novecento, p. 512; Salsi Italo, in Il movimento operaio italiano.
Dizionario biografico, cit., pp. 463 -465. Vedi anche L. Serra, Novanta anni fa: con Prampolini veniva
e l e t t o I t a l o S a l s i d e p u t a t o p r o t e s t a , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 6 , m a g g i o 1 9 8 5 , p p . 1 0 5 - 1 0 7 .
36
Su Enrico Guastalla (Guastalla 1826, Milano 190 3) vedi Enrico Guastalla candidato liberale , di
Germano Maifreda, in «L’Almanacco», n. 28, aprile 1997, pp.55 -76. Sulla campagna elettorale di
P r a m p o l i n i s i l e v a r o n o g l i s t r a l i d i A n to n i o L a br i o l a c h e , i n u n a l e t te r a a He n g e l s d e l 2 8 o t to br e
1 8 9 2 , d e n u n c i ò i l p i ù v o l g a r e a n t i s e m i ti s m o « c h e i l bu o n P r a m p o l i n i p e r r i u s c i r e a G u a s ta l l a u s a
c o n t r o i l s u o a v v e r s a r i o » . N e l l a s t e s s a l e t te r a v e n g o n o r i f e r i ti a l c u n i br a n i d i u n a l e t te r a i n v i a ta d a
L a br i o l a a P r a m p o l i n i n e l l a q u a l e i l f i l o s o f o n a p o l e ta n o s c r i v e : « S p e r o c h e n o n v o r r e te m e t te r e s u l
bi l a n c i o d e l P a r t i t o s o c i a l i s t a a n c h e l ’ a n ti s e m i t i s m o c h e s ta t e f a c e n d o c o s tà p e r r a g i o n i tr o p p o
l o c a l i … N é m i d i r e t e , c o m e a l t r e v o l t e , c h e d e v o e s s e r e i n d u l g e n te v e r s o i l p a r ti t o ba m b i n o …
p e r c h é l ’ a n t i s e m i t i s m o è l a r e a z i o n e » . V e d i A . L a br i o l a . L e t t e r e a H e n g e l s , R o m a 1 9 4 9 , p p . 8 7 - 8 9 .
Vedi anche G. Boccolari,
Prampolini e il socialismo reggiano. Bilancio storiografico e carenze
b i b l i o g r a f i c h e , i n « L ’ A l m a n a c c o » n . 3 , d i c e m br e 1 9 8 3 , p p . 1 - 9 e A . Z a m b o n e l l i P r a m p o l i n i f u a c c u s a t o
d i e s s e r e a n t i s e m i t a , i n « U l t i m e N o t i z i e » , 2 7 g i u g n o 1 9 9 9 . D a l c a n to s u o « L a G i u s t i z i a » r i g e t ta v a
q u e s t a a c c u s a d a l m o m e n t o c h e « s i p u ò e s s e r e a n ti s e m i ti q u a n d o s i è s o c i a l i s ti ? » P o i p r e c i s a v a :
« N o i c o m ba t t i a m o G u a s t a l l a p e r c h é a n z i c h é e s s e r e o r g o g l i o s o d i a p p a r te n e r e a l l a r a z z a c h e a l l a
c i v i l t à h a d a ti i C r i s t o , i M a r x , i V a s s a l l e , g l i He i n e , i M e y e r be e r , i L o r i a , i L o m br o s o e d u n a
p l e i a d e d i a l t i s s i m i i n g e g n i e a n i m e n o b i l i s s i m e , e i n v e c e d i a f f e r m a r e s o l e n n e m e n te a n c h e p e r
q u e s t a r a z z a i l d i r i t t o a l l ’ e s i s t e n z a , c o m e p e r tu t te l e a l tr e , e g l i ( … ) è g i u n t o a r i n n e g a r l a d i c e n d o
c h e s i n a s c e e br e i c o m e s i n a s c e m a s c h i o o f e m m i n a » . ( P e r c h é l o c o m b a t t i a m o , i n « L a G i u s ti z i a » , 3 0
o t t o br e 1 8 9 2 ) .
37
A d e l m o S i c h e l ( G u a s t a l l a 1 8 5 7 , i v i 1 9 2 2 ) è d e p u ta to , e l e tt o n e l c o l l e g i o d e l l a s u a c i t tà , d a l
1897 (Prampolini, dal 1897, si candida nel collegio di Reggio) fino al 1919. Prima è sindaco del suo
c o m u n e d a l 1 8 9 4 ( è i l p r i m o d e l l a p r o v i n c i a ) . N e l 1 9 0 1 f o n d a l a F e d e r te r r a p r o v i n c i a l e . N e l 1 9 2 0 è
Pag. 136
L’Apostolo e il Ferroviere
eletto presidente del Cons iglio provinciale.
Vedi N. Odescalchi, Adelmo Sichel, sindaco socialista nella Guastalla tra Ottocento e Novecento ,
R e g g i o E m i l i a 1 9 9 4 ; G . Z i b o r d i , A d e l m o S i c h e l , i n « L a P r o v i n c i a d i R e g g i o » , o t to br e 1 9 2 2 , p p . 3 6 6 3 6 8 . V e d i a n c h e A d e l m o S i c h e l , i n U n i t i s i a m o t u t t o , c i t. , p . 5 7 ; G . B o c c o l a r i , A d e l m o S i c h e l , i n I
grandi di Reggio Emilia, Bologna 1990, pp. 95 -96; Sichel Adelmo, in Il movimento operaio italiano.
D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t . p p . 6 3 2 - 6 3 6 e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 1 2 .
38
F i l i p p o T u r a t i e A n n a K u l i s c i o f f s o n o c o n d a n n a ti d a l tr i b u n a l e d i M i l a n o r i s p e t ti v a m e n te a
d o d i c i a n n i e a d u e a n n i d i d e t e n z i o n e p e r i c o s i d d e tt i f a t ti d e l N o v a n to t to . I n tu t ta I ta l i a s i
l e v a r o n o g r i d a d i p r o t e s t a a n c h e d a c o l o r o c h e n o n c o n d i v i d e v a n o i l m e s s a g g i o s o c i a l i s ta . I n u n a
l e t t e r a A n n a K u l i s c i o f f c o n f e s s a a P r a m p o l i n i d i e s s e r e m o l to p r e o c c u p a t a p e r i l s u o F i l i p p o : « C a r o
a m i c o , v o i c h e s o f f r i t e d i f r e q u e n t e d e g l i e s a u r i m e n ti n e r v o s i , p o tr e te i m m a g i n a r e f a c i l m e n te c h e
cosa soffriva, soffre e soffrirà il nostro povero Filip po… Ed è l’unico mio cruccio, unico mio
to r m e n t o i n q u e s t o p e n s i e r o s p a v e n t e v o l e » ( v e d i S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e , c i t. , p p . 1 4 1 - 1 4 2 .
Turati (Socialisti, e non, controluce , cit., p. 143) scriverà a Prampolini che «noi siamo come uomini
g e t t a t i n e l l ’ O c e a n o , s e n z a t a v o l a , s e n z a s c i a l u p p a » . T u r a ti v e r r à p o i s c a r c e r a to n e l 1 8 9 9 , p o c h i
m e s i d o p o l a K u l i s c i o f f e d u e m e s i p r i m a c h e i n c a r c e r e e n tr a s s e l o s te s s o P r a m p o l i n i , a s e g u i to d e l
r o v e s c i a m e n t o d e l l e u r n e i n P a r l a m e n t o , e d e l l a s o s p e n s i o n e d e l l a i m m u n i tà p a r l a m e n ta r e . A n n a
K u l i s c i o f f ( M o s k a j a , C h e r s o n , 1 8 5 7 , M i l a n o 1 9 2 5 ) , i n f l u e n z a ta d a l l e i d e e r i v o l u z i o n a r i e d i B a k u n i n ,
f u c o s t r e t t a a r i f u g i a r s i i n S v i z z e r a n e l 1 8 7 7 , d o v e s i l e g ò s e n ti m e n ta l m e n te a d A n d r e a C o s ta , d a l
q u a l e e b be u n a f i g l i a , A n d r e i n a . P o i g i u n s e i n I ta l i a a p a r t i r e d a l 1 8 7 8 . S i l a u r e ò i n m e d i c i n a p e r
p o t e r c u r a r e i bi s o g n o s i . C o n o bb e n e l 1 8 8 4 F i l i p p o T u r a ti e tr a i d u e i n i z i ò u n r a p p o r to d ’ a m o r e e
d i c o l l a bo r a z i o n e c h e d u r e r à t u t t a l a v i ta . A n n a e F i l i p p o f o n d a r o n o n e l 1 8 9 1 l a r i v i s ta « C r i t i c a
sociale».
Anna fu per
F i l i p p o a n c h e u n ’ u ti l e c o n s i g l i e r a . I l p e n s i e r o d i l e i , c o n v e r ti ta
al
r i f o r m i s m o , s i m a n i f e s t e r à s e m p r e c o n a c c e n ti c r i ti c i n e i c o n f r o n ti d e l l e a l tr e te n d e n z e s o c i a l i s t e ,
m a s p e s s o a n c h e d e i s u o i s t e s s i c o m p a g n i d i c o r r e n te .
Vedi Anna Kuliscioff e l’età del riformismo , Roma 1978.
39
L ’ i n s u r r e z i o n e . P r e d i c a a i v i o l e n t i d e l l ’ a l t o e d e l b a s s o » , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 5 m a g g i o 1 8 9 8 . A n c h e
in R. Barazzoni, N. Ruini, Camillo Prampolini, scritti e discorsi , vol. I, Reggio Emilia 1981, p. 211 .
40
P i e t r o A c c i a r i t o ( A r t e n a 1 8 7 6 , M o n te l u p o f i o r e n ti n o 1 9 4 3 ) è u n f a b br o f e r r a to i m m i g r a to a
R o m a , s e m i a n a l f a b e t a , e p o i c o s t r e t t o a c h i u d e r e l a bo t te g a p e r m a n c a n z a d i l a v o r o . F r e q u e n ta
c i r c o l i a n a r c h i c i s e n z a p e r q u e s t o e s s e r l o a p p i e n o . A tt e n ta a l l a v i t a d i r e U m b e r t o
I
il 22 aprile
1 8 9 7 . I l s u o c o l p o d i p u g n a l e v a p e r ò a v u o t o . C a t t u r a to , è c o n d a n n a t o a i l a v o r i f o r z a ti a v i ta c h e
sconterà fino alla morte, avvenuta nel 1943.
V e d i A c c i a r i t o P i e t r o , i n D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o d e g l i a n a r c h i c i i t a l i a n i , c i t. , p p . 6 - 7 .
41
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 8 8 .
42
Camera dei deputati. Legislatura
XX.
Divieto di un comizio dell’on. Trampolini , in R. Barazzoni e
Pag. 137
L’Apostolo e il Ferroviere
N . R u i n i , C a m i l l o P r a m p o l i n i . S c r i t t i e d i s c o r s i , c i t. , p . 2 2 5 .
43
L e o n i d a B i s s o l a t i ( C r e m o n a 1 8 5 7 , R o m a 1 9 2 0 ) , a v v o c a to , d i r i g e n t e e d e p u ta to s o c i a l i s ta
r i f o r m i s t a , p a r t e c i p ò a l l e v i c e n d e c h e s f o c i a r o n o n e l l a f o n d a z i o n e d e l P a r ti to d e i l a v o r a to r i a
G e n o v a , E l e t t o d e p u t a t o p e r l a p r i m a v o l ta n e l 1 8 9 5 , f u i l p r i m o d i r e t to r e d e l q u o t i d i a n o « A v a n t i »
a p a r t i r e d a l 1 8 9 6 . A r r e s t a t o d o p o i m o ti d i M i l a n o d e l 1 8 9 8 a s s i e m e a T u r a ti , c o n P r a m p o l i n i
partecipò l’anno dopo al rovesciamento delle urne alla Camera dopo la promulgazione delle leggi
e c c e z i o n a l i d e l g o v e r n o P a l l o u x . F u p o i a l l a te s ta d e l l a c o r r e n t e r i f o r m i s ta d e l
P r a m p o l i n i . P e r a v e r a c c e t t a t o d i e s s e r e c o n s u l ta to d a l r e n e l 1 9 1 1 f u e s p u l s o d a l
di Reggio Emilia del 1912, su iniziativa di Mussolini. Fondò allora il
PSRI
con Turati e
PSI
PSI
col Congresso
( P a r t i t o s o c i a l i s ta
r i f o r m i s t a ) c o n B o n o m i e C a br i n i . F u c o n v i n t o i n t e r v e n ti s ta d u r a n te l a p r i m a G u e r r a M o n d i a l e ,
q u a n d o l ’ I t a l i a s c e l s e , a n c h e s u l l o s t i m o l o d e i s u o i a r g o m e n ti e d i s c o r s i , d i c o m ba t te r e g l i i m p e r i
c e n t r a l i a f i a n c o d e l l ’ I n t e s a e s i a r r u o l ò n e g l i a l p i n i c o l g r a d o d i s e r g e n te . N e l 1 9 1 6 e n tr ò c o m e
m i n i s t r o s e n z a p o r t a f o g l i n e l g o v e r n o B o s e l l i . N e l 1 9 1 8 f u tr a i f o n d a to r i d e l l ’ U n i o n e s o c i a l i s ta
i t a l i a n a , i n c u i c o n f l u i r o n o r i f o r m i s t i e s o c i a l i s ti a u to n o m i , s i n d a c a l i s t i r i v o l u z i o n a r i f u o r i u s c i ti
tr e n t i n i e g i u l i a n i d e l l a D e m o c r a z i a s o c i a l e i r r e d e n ta . N e l d i c e m br e d e l 1 9 1 8 u s c ì d a l g o v e r n o i n
p o l e m i c a c o n l e p o s i z i o n i n a z i o n a l i s t e . N e l 1 9 1 9 f u e l e t to a l l a C a m e r a n e l s u o c o l l e g i o d i P e s c a r o l o
per l’ultima volta.
V e d i I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l . I , p p . 3 1 1 - 3 2 0 . V e d i a n c h e U . A .
Grimaldi, G. Bozzetti, Bissolati. Il compagno Mussolini lo fece espellere dal partito , Milano 1983.
44
al
O d d i n o M o r g a r i ( T o r i n o 1 8 6 5 , S a n r e m o 1 9 4 4 ) , d i r i g e n te p o l i ti c o , d e p u ta to , g i o r n a l i s ta , a d e r ì
PSLI
nel 1893. Arrestato quando era redatt ore de «La parola del povero», supplemento a «Il grido
d e l p o p o l o » , v e n n e e l e t t o p e r l a p r i m a v o l ta d e p u ta t o n e l 1 8 9 7 ( s a r à e l e t to i n i n t e r r o t ta m e n te f i n o
a l 1 9 2 4 ) . S i c o l l o c ò n e l l a p o s i z i o n e m e d i a n a d u r a n t e l o s c o n tr o tr a r i f o r m i s t i e s i n d a c a l i s ti
rivoluzionari d’inizio Novecento. Nel 1906 diresse la
CGDL
d i T o r i n o . A m m i n i s tr a t o r e d e l l ’ « A v a n t i »
d a l l a s u a n a s c i t a , l o d i r e s s e q u a n d o E n r i c o F e r r i , d a l f e b br a i o a l s e t te m br e d e l 1 9 0 8 , s i d i m i s e d a
q u e l l a c a r i c a . P e r d u e a n n i s i f e r m ò i n E s tr e m o O r i e n te . T o r n ò a T o r i n o n e l l ’ a g o s t o d e l 1 9 1 3 ,
tr i o n f a l m e n t e
accolto
dalla
folla.
internazionale. Nel 1922 aderì al
Divenne
PSU
una
s o r ta
di
d i p l o m a ti c o
del
PSI
nel
c o n t e s to
d i T u r a ti e P r a m p o l i n i . D o p o l e p u r g h e s ta l i n i a n e , e
s o p r a t t u t t o d o p o i l p a t t o t e d e s c o - s o v i e t i c o d e l 1 9 3 9 , c o n d a n n ò l o s ta l i n i s m o . N e l 1 9 3 9 ( r i f o r m i s t i e
m a s s i m a l i s t i s i e r a n o r i u n i f i c a t i i n F r a n c i a ) f u , a s s i e m e a d A n g e l o T a s c a e a G i u s e p p e S a r a g a t, n e l
comitato di reggenza del partito.
V e d i M o r g a r i O d d i n o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
III,
pp. 582-
586.
45
P r a m p o l i n i e n t r a i n c a r c e r e a R e g i n a C o e l i , c o n s e g n a n d o s i s p o n ta n e a m e n te . R i f i u tò d i f u g g i r e .
I l g i u d i c e i s t r u t t o r e d e l t r i bu n a l e c i v i l e e p e n a l e d i R e g g i o E m i l i a L u i g i F a r r i s p i c c a i l m a n d a to d i
c o m p a r i z i o n e d i P r a m p o l i n i i l 2 4 l u g l i o d e l 1 8 9 9 , i n v i ta n d o i l d e p u ta t o r e g g i a n o a p r e s e n ta r s i i l
Pag. 138
L’Apostolo e il Ferroviere
p r i m o a g o s t o . I l 2 s e t t e m br e v i e n e s p i c c a to m a n d a to d i c a t tu r a n e i c o n f r o n t i d i G i u s e p p e G i u f f r i d a
D e F e l i c e , C a m i l l o P r a m p o l i n i , O d d i n o M o r g a r i , L e o n i d a B i s s o l a ti , t u t ti i m p u t a ti d i a v e r i m p e d i to
i l r e g o l a r e s v o l g i m e n t o d e l l a v o t a z i o n e p a r l a m e n ta r e . P r a m p o l i n i s i c o s ti tu i s c e s p o n ta n e a m e n te i l
1 8 s e t t e m br e , l o s e g u i r à M o r g a r i ( C o s ta l i a v e v a g i à p r e c e d u ti p r i m a a n c o r a c h e l a s e d u t a
p a r l a m e n t a r e v e n i s s e d i c h i a r a t a c h i u s a ) . D e F e l i c e e B i s s o l a ti ( c h e p o i s i c o s ti tu i r à ) f u g g i r o n o
a l l ’ e s t e r o . I l p r o c e s s o n o n v e n n e m a i c e l e br a to . A f i n e o tt o br e g l i i m p u ta t i v e n n e r o r i m e s s i i n
l i be r t à .
46
A l be r t o B o r c i a n i ( C o r r e g g i o 1 8 5 7 , R e g g i o E m i l i a 1 9 3 1 ) d i v e r r à s i n d a c o d i R e g g i o a l l ’ a l ba d e l
n u o v o s e c o l o d o p o l a v i t t o r i a s o c i a l i s t a a l l e e l e z i o n i c o m u n a l i d e l d i c e m br e d e l 1 8 9 9 . E r a g i à s ta to
e l e t t o c o n s i g l i e r e c o m u n a l e c o n l e e l e z i o n i d e l 1 8 8 2 i n u n a l i s ta d e m o c r a ti c a , c o n f e r m a t o n e l 1 8 8 6 e
nel 1889. Si può dunque senz’altro affermare che egli fu an che il primo consigliere comunale
s o c i a l i s t a d i R e g g i o . A v v o c a t o d i s u c c e s s o , l ’ a n n o d o p o l a s u a e l e z i o n e a s i n d a c o è e l e t to d e p u t a to
n e l c o l l e g i o d i M o n t e c c h i o e s i d i m e t t e d a l l a c a r i c a d i s i n d a c o a l l a f i n e d e l 1 9 0 0 ( g l i s u b e n tr a i l
p i t t o r e G a e t a n o C h i e r i c i i l 7 n o v e m br e ) . N e l 1 9 0 1 p r e s e n ta l a p r i m a p r o p o s ta d i l e g g e s u l d i v o r z io
a s s i e m e a l d e p u t a t o s o c i a l i s t a d i P a r m a B e r e n i n i . È r i c o n f e r m a to d e p u ta t o c o n l e e l e z i o n i d e l 1 9 0 4 ,
m a n o n v i e n e r i c o n f e r m a t o i n q u e l l e s u c c e s s i v e . N e l 1 9 0 9 p r e s e n ta u n a m o z i o n e c o n g r e s s u a l e p e r
c o n t r a s t a r e q u a l s i a s i c o n n i v e n z a c o n m a s s i m a l i s ti e r i v o l u z i o n a r i . N e l 1 9 1 4 è r i e l e t to c o n s i g l i e r e
comunale. Poi, nel 1919, esce dal
PSI
c o n u n a l e t te r a i n v i a ta a P r a m p o l i n i e a l l a s u a s e z i o n e ,
p u b bl i c a t a d a « L a G i u s t i z i a » i l 2 4 s e t t e m br e , s i a v v i c i n a a l P a r ti to s o c i a l i s ta r i f o r m i s ta d i B i s s o l a ti
e , n e l 1 9 2 1 , a l l a l i s t a d e l B l o c c o c h e p r o p o n e a n c h e c a n d i d a ti f a s c i s t i . I n te r v i e n e p e r s o n a l m e n t e a l
te a t r o M u n i c i p a l e a l l ’ a s s e m bl e a m a n i f e s ta n d o p i e n o c o n s e n s o e d e s c l a m a n d o : « L ’ I ta l i a s o p r a t tu t t o ,
l ’ I t a l i a i n n a n z i t u t t o » . U n a p a r a l i s i l o r i d u c e i n u n o s ta to c o m p a s s i o n e v o l e . F i n ì l a v i ta , s e c o n d o l a
te s t i m o n i a n z a d e l c e l e br e s t o r i c o r e g g i a n o A n d r e a B a l l e t ti , a l R i c o v e r o d i m e n d i c i tà .
V e d i I s o c i a l i s t i a l l a g u i d a d i R e g g i o , i n M . D e l B u e , N o v e c e n t o , c i t. , p . 9 ; B o r c i a n i A l b e r t o , i b i d e m ,
p. 499; in Enciclopedia reggiana, cit., p. 24; in R. Cavandoli, Il movimento operaio italiano. Dizionario
biografico, cit., vol.
I,
pp. 357-361; M. Del Bue, Il comune socialista , in Storia illustrata di Reggio
Emilia, a cura di M. Festanti e G. Gherpelli, San Marino 1887, n. 30; E. Tedeschi, Alberto Borciani, il
p r i m o s i n d a c o s o c i a l i s t a d i R e g g i o E m i l i a , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , a p r i l e 1 9 9 0 , p . 1 3 - 1 8 ; I l s i n d a c a t o
Borciani (1899-1900), in A. Balletti, Seguito della storia di Reggio Emilia dal 1854 al 1922 , a cura di M.
Festanti, Reggio Emilia 1996, pp. 165 -169; A. Canovi, 20 dicembre 1899. Alberto Borciani, il primo
s i n d a c o s o c i a l i s t a s i p r e s e n t a a l l a c i t t à , i n « R i c e r c h e s to r i c h e » , c i t. , n . 8 7 - 8 8 , d i c e m br e 1 9 9 9 ;
D i m i s s i o n i d e l l ’ a v v . B o r c i a n i d a l l a s e z i o n e s o c i a l i s t a d i R e g g i o , i n « G i o r n a l e d i R e g g i o » , 2 3 - 26
s e t t e m br e 1 9 1 9 ; D i m i s s i o n i d a l p a r t i t o d e l l ’ a v v . B o r c i a n i , i n « L a G i u s t i z i a » , 2 4 s e tte m br e 1 9 1 9 ;
I n t e r v i s t a c o n l ’ a v v . B o r c i a n i s u l l a s i t u a z i o n e p o l i t i c a n e l r e g g i a n o , i n « G i o r n a l e d i R e g g i o » 7 a g o s to
1921.
47
Giuseppe
Zanardelli
(Brescia
1826,
Maderno,
Brescia,
1903),
di
s i m p a ti e
mazziniane,
Pag. 139
L’Apostolo e il Ferroviere
o r g a n i z z ò l ’ i n s u r r e z i o n e c o n t r o g l i a u s tr i a c i a B r e s c i a n e l 1 8 4 8 e n e l 1 85 9 . D e p u ta t o d e l l a s i n i s tr a
d a l 1 8 6 0 , l a i c o e p r o g r e s s i s t a , n e l 1 8 7 6 d i v e n n e m i n i s tr o d e i l a v o r i p u b bl i c i d e l g o v e r n o D e p r e t i s .
S i d i m i s e n e l 1 8 7 7 o p p o n e n d o s i a l t r a s f o r m i s m o . R i t o r n ò a l g o v e r n o c o m e m i n i s tr o d e l l a G i u s ti z i a
n e l 1 8 8 7 - 1 8 9 1 c o n D e p r e t i s e C r i s p i . C o n tr a r i o a l l a p o l i ti c a c o l o n i a l e d i C r i s p i e a l l a T r i p l i c e , f u
p r e s i d e n t e d e l l a C a m e r a n e l 1 8 9 2 - 9 3 . F u a n c o r a m i n i s tr o d e l l a G i u s ti z i a c o n R u d i n ì , m a s i d i m i s e
d o p o i m o t i d e l 1 8 9 8 . P r e s i d e n t e d e l C o n s i g l i o n e l 1 9 0 1 e f i n o a l 1 9 0 3 , i na u g u r ò l a f a s e d e l d i a l o g o
d e m o c r a t i c o c o n i s o c i a l i s t i . G i o v a n n i G i o l i t ti ( M o n d o v ì , C u n e o , 1 8 4 2 , C a v o u r , T o r i n o , 1 9 2 8 ) ,
l a u r e a t o i n G i u r i s p r u d e n z a f u f u n z i o n a r i o m i n i s te r i a l e e p o i s e g r e ta r i o g e n e r a l e d e l l a C o r te d e i
c o n t i . E l e t t o d e p u t a t o n e l 1 8 8 2 , f u p o i s c e l to d a C r i s p i c o m e m i n i s tr o d e l T e s o r o n e l 1 8 8 9 - 1 9 9 0 . S i
dimise perché contrario alla politica coloniale di Crispi e nel 1892 fu incaricato di formare il nuovo
g o v e r n o . S c i o l s e l a C a m e r a e v i n s e l e e l e z i o n i , a n c h e g r a z i e a l l a s p r e g i u d i c a te z z a n e l l ’ u s o d e i
p r e f e t t i . S i d i m i s e n e l n o v e m br e d e l 1 8 9 3 , d o p o l o s c a n d a l o d e l l a B a n c a R o m a n a . G i o l i tt i f u
c o s t r e t t o a n c h e a r i p a r a r e i n G e r m a n i a , p e r c h é a c c u s a t o d i s o t tr a z i o n e d i d o c u m e n ti , d o p o la
d e n u n c i a d i C r i s p i , e r a g g i u n t o d a m a n d a to d i a r r e s to . S i te n n e p o i n e l l ’ o m br a f i n o a l l a f i n e d e l
s e c o l o , o p p o n e n d o s i a l l e l e g g i d i P e l l o u x . D o p o Z a n a r d e l l i f u r i c h i a m a to a l l a p r e s i d e n z a d e l
C o n s i g l i o . T e n t ò d i g o v e r n a r e c h i a m a n d o n e l m i n i s te r o i s o c i a l i s t i e i r a d i c a l i , s e n z a r i u s c i r c i . A
partire dallo sciopero generale del 1904 e con la prevalenza dei rivoluzionari nel
PSI,
te n tò
l ’ a c c o r d o c o i c a t t o l i c i . D i m e s s o s i n e l m a r z o d e l 1 9 0 5 , n e l m e z z o d e l l a ba t ta g l i a p e r l a s ta ti z z a z i o n e
d e l l e f e r r o v i e , t o r n ò a l l a g u i d a d e l g o v e r n o n e l 1 9 0 6 r e s ta n d o v i f i n o a l 1 9 0 9 ( i l c o s i d d e t to « l u n g o
m i n i s t e r o » ) e p r o m o s s e n u m e r o s e r i f o r m e a s f o n d o s o c i a l e a p p o g g i a t e d a i s o c i a l i s ti . D i m e s s o s i
d o p o l e e l e z i o n i d e l 1 9 0 9 p e r l e a s p r e c r i t i c h e r i c e v u te , S a l v e m i n i l o d e f i n ì « m i n i s tr o d e l l a
m a l a v i t a » , f u a n c o r a a c a p o d i u n g o v e r n o n e l 1 9 1 1 . I n tr o d u s s e i l s u f f r a g i o u n i v e r s a l e , a p p o g g i a to
d a i s o c i a l i s t i , p o i d o p o l a g u e r r a d i L i bi a , v e n n e a p p o g g i a t o s o l o d a l
PSRI
d i B i s s o l a ti e B o n o m i .
S i g l ò i l “ p a t t o G e n t i l o n i ” c o i c a t t o l i c i p e r l e e l e z i o n i d e l 1 9 1 3 . P o i l e p o l e m i c h e s u s c i ta t e p e r il
p a t t o l o c o n v i n s e r o a r i t i r a r s i a n c o r a m o m e n ta n e a m e n te d a l v e r t i c e d e l l a v i ta p o l i ti c a . N e u tr a l i s ta
d u r a n t e l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e , e g l i g e t tò l e b a s i d e l s u o g r a n r i to r n o a l g o v e r n o c o l d i s c o r s o d i
D r o n e r o d e l 1 9 1 9 , i n c u i i n v o c a v a p r o f o n d e r i f o r m e s tr u t tu r a l i . F u p o i d i n u o v o p r e s i d e n te d e l
C o n s i g l i o n e l 1 9 2 0 , r i s o l s e i l p r o bl e m a d i F i u m e , f e c e c e s s a r e p a c i f i c a m e n te l ’ o c c u p a z i o n e d e l l e
f a b br i c h e n e l bi e n n i o r o s s o . E i n d i s s e n u o v e e l e z i o n i p e r i l 1 9 2 1 , i n t e n z i o n a to a f r e n a r e l ’ a v a n z a ta
f a s c i s t a g r a z i e a i B l o c c h i c h e c o m p r e n d e v a n o a n c h e g l i s te s s i f a s c i s ti . I l d e l u d e n t e r i s u l t a to
e l e t t o r a l e d e l l a c o m p o n e n t e l i be r a l e l o s p i a z z ò e v e n n e r i m e s s o d a p a r te . A l s u o p o s to v e n n e r o
i n c a r i c a t i , p r i m a B o n o m i , p o i F a c t a . F u r i e l e tt o d e p u ta to n e l 1 9 2 4 , n e l f r o n te a n ti f a s c i s ta , r e s ta n d o
però estraneo all’Aventino.
48
G i u s e p p e S a r a c c o ( B i s t a g n o , A l e s s a n d r i a , 1 8 2 1 , i v i 1 9 0 7 ) , s e n a to r e n e l 1 8 6 5 , p i ù v o l te
ministro, presidente del Senato dal 1899 al 1900, dopo le elezioni del 1900 fu alla presidenza del
Consiglio dopo la parentesi di Pelloux e in attesa di Zanardelli.
Pag. 140
L’Apostolo e il Ferroviere
49
G i o r g i o S i d n e y S o n n i n o ( P i s a 1 8 4 7 , R o m a 1 9 2 2 ) c o n s e r v a to r e , m a a p e r to a l l a q u e s ti o n e s o c i a l e ,
p u b bl i c ò u n s a g g i o s u l l e c o n d i z i o n i d e i c o n ta d i n i s i c i l i a n i n e l 1 8 7 6 , v e n n e e l e t to d e p u ta t o n e l 1 8 8 0 ,
p o i m i n i s t r o d e l l e f i n a n z e e d e l t e s o r o tr a i l 1 8 9 3 e i l 1 8 9 6 c o n C r i s p i . N e l l a c r i s i d i f i n e s e c o l o
p r o p o s e i n u n a r t i c o l o f a m o s o l a f r a s e a l tr e t ta n t o c e l e br e : « T o r n i a m o a l l o s ta t u to » ( 1 8 9 7 )
r i f e r e n d o s i a q u e l l o a l be r t i n o . F u p r e s i d e n te d e l C o n s i g l i o , s u bi to c o n l ’ a p p o g g i o d e i s o c i a l i s ti n e l
1 9 0 6 e p o i n e l 1 9 0 9 - 1 9 1 0 . I m p e r s o n ò p e r ò l ’ a l t e r n a ti v a c o n s e r v a tr i c e a l g i o l i tt i s m o . F u m i n i s t r o
d e g l i e s t e r i n e l l ’ I t a l i a d u r a n t e a l p r i m a g u e r r a m o n d i a l e , i n a c c o r d o c o n l ’ I n te s a e c o n tr o l a
T r i p l i c e . A g u e r r a f i n i t a r i v e n d i c ò a l l a c o n f e r e n z a d i P a r i g i , i n u ti l m e n te , F i u m e .
50
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 1 4 .
51
Ibidem, p. 115.
52
Ibidem, p. 116.
53
A r t u r o L a br i o l a ( N a p o l i 1 8 7 3 , i v i 1 9 5 9 ) , d i r i g e n t e e d e p u ta t o s o c i a l i s ta , s i a v v i c i n ò a l
m o v i m e n t o s o c i a l i s t a i n p a r t i c o l a r e d o p o i m o t i m i l a n e s i d e l 1 8 9 8 e l e c o n s e g u e n ti r e p r e s s i o n i .
R i u s c ì a f u g g i r e i n S v i z z e r a e t r a d u s s e d a l te d e s c o i l s e c o n d o v o l u m e d e I l C a p i t a l e d i M a r x , d e l
q u a l e p u bb l i c ò p o i u n s a g g i o . E s p u l s o d a l l a S v i z z e r a r i p a r ò i n F r a n c i a d o v e e n tr ò i n c o n ta t to c o n
gruppi
di
intellettuali
rivoluzionari
tr a
i
quali
Sorel.
Diresse
socialista» e capeggiò la corrente dei sindacalisti rivoluzionari nel
la
corrente uscì
dal
partito.
N e l l ’ a g o s to d e l
1906,
r i ti r a to s i
PSI
a
il
giornale
«L’A vanguardia
tr a i l 1 9 0 2 e i l 1 9 0 6 . N e l 1 9 0 7
Napoli,
L a br i o l a
si
dedicò
a l l ’ i n s e g n a m e n t o p u b bl i c a n d o u n n u o v o l a v o r o s u M a r x ( « M a r x n e l l ’ e c o n o m i a p o l i t i c a e c o m e
te o r i c o d e l s o c i a l i s m o » ) . P o i , n e l 1 9 1 1 , L a br i o l a s i s c h i e r ò a f a v o r e d e l l ’ i m p r e s a be l l i c a d i L i bi a ,
r i p u d i a n d o l a t e o r i a p a c i f i s t a d e l s o c i a l i s m o , a s s i e m e a E n r i c o F e r r i . F u f a v o r e v o l e a l l ’ i n te r v e n to
d e l l ’ I t a l i a n e l l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e . E l e t to n e l 1 9 1 9 d e p u ta to d a l l ’ U n i o n e s o c i a l i s ta f o n d a ta d a
B i s s o l a t i , d i v e n n e m i n i s t r o d e l l a v o r o n e l l ’ u l ti m o g o v e r n o G i o l i t ti . P o i e n tr ò a f a r p a r te d e l P a r ti to
s o c i a l i s t a u n i t a r i o n e l 1 9 2 2 . C o m e c a n d i d a t o d i q u e s t o p a r ti to v e n n e r i e l e tt o c o n l e e l e z i o n i d e l
1 9 2 4 . P e r s e g u i t a t o d a l f a s c i s m o f u e s o n e r a to d a l l ’ i n s e g n a m e n t o . N e l 1 9 2 7 r i p a r ò i n F r a n c i a .
L’impresa
di
Etiopia
frenò
il
suo
a n ti f a s c i s m o .
E
r i e n tr ò
in
I ta l i a
polemizzando
contro
« l ’ a n t i f a s c i s m o d e g l i a n t i f a s c i s t i » . A n c o r a l a g u e r r a l o a f f a s c i n a v a . D o p o l a l i be r a z i o n e r i u s c ì a
f a r s i e l e g g e r e a l l a C o s t i t u e n t e e c h i u s e l a c a r r i e r a c o m e c o n s i g l i e r e c o m u n a l e d i N a p o l i , e l e tt o d a l
PCI.
V e d i I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o , D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
54
III,
pp. 39-51.
L a p a r t e d e l l ’ i n t e r v e n t o d i A r t u r o L a br i o l a a l C o n g r e s s o d i R o m a d e l l ’ o t to br e d e l 1 9 0 6 è
p u b bl i c a t a d a A . Z a v a r o n i , L a l i n e a , l a s e z i o n e , i l c i r c o l o . L ’ o r g a n i z z a z i o n e s o c i a l i s t a r e g g i a n a d e l l e
origini, cit., p. 61. Vedi anche
IX
C o n g r e s s o N a z i o n a l e ( R o m a , 7 - 8 - 9 - 1 0 o t to br e 1 9 0 6 ) , I l P a r t i t o
socialista italiano nei suoi congressi , vol. 1902-1917, Milano 1961, ed. Avanti, pp. 40 -84.
55
Vedi G. Boccolari, Camillo Prampolini nel centenario del
PSI,
c h e r i p o r ta l e te s ti m o n i a n z e d e i
v e c c h i s o c i a l i s t i p u bb l i c a t e s u l l ’ « A v a n ti » i l 2 8 - 2 9 m a g g i o 1 9 5 9 , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 1 7 - 1 8 ,
Pag. 141
L’Apostolo e il Ferroviere
d i c e m br e - g i u g n o 1 9 9 1 , p p . 4 0 - 4 3 .
56
Ibidem.
57
Ibidem.
58
Ibidem.
59
Ibidem.
60
G . B o c c o l a r i , R i f l e s s i o n i s u l l a s t o r i o g r a f i a , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t . , n . 1 , d i c e m br e 1 9 8 2 , p . 4 .
61
Ibidem, p. 5.
62
Ibidem.
63
Ibidem.
64
M . R u i n i , C a m i l l o P r a m p o l i n i . I l s o c i a l i s m o r e g g i a n o , c i t. , i n P r o f i l i d i s t o r i a . R i e v o c a z i o n i - S t u d i -
Ricordi, cit., p. 139.
65
66
L a v e r i t à s u l l e d i m i s s i o n i d e l c o m p a g n o P e t r a z z a n i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 1 g e n n a i o 1 9 1 2 .
M a r i o B a r i c c h i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 9 7 , i v i 1 9 1 5 ) e F e r m o A n g i o l e tt i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 9 7 , i v i
1 9 1 5 ) v e n n e r o u c c i s i d i n n a n z i a l t e a t r o P o l i te a m a A r i o s to i l 2 5 f e b br a i o d e l 1 9 1 5 d u r a n te g l i s c o n tr i
tr a m a n i f e s t a n t i e p o l i z i a , i n o c c a s i o n e d e l c o m i z i o i n t e r v e n t i s ta d i C e s a r e B a t ti s ti . L ’ i n te n t o e r a
q u e l l o d i i m p e d i r e i l c o m i z i o . I l c o m i z i o d i B a t t i s ti s i te n n e a l l e n o v e d i s e r a c o n bi g l i e t to d ’ i n v i to .
D o p o a v e r s t e s o i c o r d o n i d i t r u p p a e d i c a r a bi n i e r i a tt o r n o a l te a tr o , r e p a r ti d e l s e s s a n ta s e i e s i m o
d i F a n t e r i a v e n n e r o d i s l o c a t i p e r v i a M o n z e r m o n e e v i a C a i r o l i , r e p a r ti d i C a v a l l e r i a s u l l a to d e i
g i a r d i n i p u b bl i c i , p o l i z i a e c a r a bi n i e r i d a v a n ti a l te a tr o A r i o s to , p e r t r a tt e n e r e l a f o l l a . Q u e s ta
g r e m i v a l a p i a z z a e p re m e v a a o n d a t e c o n l ’ i n te n z i o n e d i r o m p e r e l o s c h i e r a m e n t o d e l l a f o r z a
p u b bl i c a e p o r t a r e l a p r o p r i a p r o t e s t a a l l ’ i n te r n o d e l t e a tr o . V e n n e r o l a n c i a t e p i e tr e e l a f o r z a
d e l l ’ o r d i n e s p a r ò . O l t r e a i d u e u c c i s i r i m a s e r o s u l s e l c i a to tr e d i c i f e r i ti . P e r i s o c i a l i s ti e r a n o
p r e s e n t i , c o n l ’ i n t e n t o d i c a l m a r e l a f o l l a , M a n l i o B o n a c c i o l i , B r u to M o n d u c c i , A u g u s to C u r ti n i e
a l t r i . A n c h e i l s i n d a c o L u i g i R o v e r s i i n te r v e n n e i n v a n o . V e d i A . P a t e r l i n i , I l s a c r i f i c i o r e g g i a n o p e r
la pace e la libertà. Dati biografici e storici , Reggio Emilia 1982, pp. 19 -21. Il 21 del mese analoghi
i n c i d e n t i s i e r a n o v e r i f i c a t i a S c a n d i a n o , d u r a n te u n c o n tr a d d i t to r i o , e v e n n e f e r i to g r a v e m e n te
Aristide Incerti Rinaldi (Jano di Scandiano 1882, Scandiano 1915), che morì il 18 aprile. Ibidem, pp.
21-22.
67
D u e m o r t i d a v a n t i a l l ’ A r i o s t o m e n t r e a l l ’ i n t e r n o p a r l a C e s a r e B a t t i s t i , c h e r i p r e n d e l a r a s s e g na
s t a m p a d e « L a G i u s t i z i a » , d e l 2 5 - 2 6 f e b br a i o 1 9 1 5 , i n M . D e l B u e , N o v e c e n t o , p . 5 6 .
68
Ibidem.
69
Maggio 1916, ibidem, p. 58.
70
R . M a r m i r o l i , S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e , c i t. , p . 2 6 7 .
71
G i a c i n t o M e n o t t i S e r r a t i ( S p o t o r n o , S a v o n a , 1 8 7 2 , C o m o 1 9 2 6 ) , d i r i g e n te p o l i ti c o , d e p u ta to ,
c o r r i s p o n d e n te d e « L a l o t t a d i c l a s s e » d a O n e g l i a , n e l 1 8 9 4 s i r i f u g i ò a M a r s i g l i a e c o s ì p u r e n e l
1 8 9 7 . P o i f u i n M a d a g a s c a r e p e r u n a n n o n a v i g ò n e l l ’ O c e a n o i n d i a n o . S i s ta bi l ì p o i i n S v i z z e r a ,
Pag. 142
L’Apostolo e il Ferroviere
d o v e c o l l a bo r ò c o n « L ’ A v v e n i r e d e l l a v o r a t o r e » . R a g g i u n s e g l i S ta ti U n i ti e n e l 1 9 0 2 f u d i r e t to r e d e
« I l p r o l e t a r i o » . A c c u s a t o d a g l i a n a r c h i c i d i e s s e r e u n a s p i a d e l l a p o l i z i a , s i tr o v ò a l c e n tr o d i u n a
ba r a o n d a n e l l a q u a l e r i m a s e u c c i s o u n l i be r ta r i o . P o l e m i z z ò , u n a v o l ta r i e n tr a to i n S v i z z e r a , c o n l a
te n d e n z a r i f o r m i s t a d i T u r a t i e c o n q u e l l a s i n d a c a l i s ta r i v o l u z i o n a r i a d i L a br i o l a . T o r n a t o i n I ta l i a
n e l 1 9 1 1 , p o l e m i z z ò c o n M u s s o l i n i d o p o i l C o n g r e s s o d e l 1 9 1 2 . N e l 1 9 1 4 s i s c h i e r ò c o n tr o « l a
s e t t i m a n a r o s s a » , p e r l a s u a t e n d e n z a a n a r c h i c a e s o v v e r s i v a . N e l n o v e m br e d e l 1 9 1 4 f u c h i a m a to
a l l a d i r e z i o n e d e l l ’ « A v a n t i » . C r e b be c o s ì l a s u a p o p o l a r i tà . N e l p r i m o d o p o g u e r r a f u a c a p o d e l l a
tendenza massimalista, che dal Congresso del 1918 aveva la maggioranza nel
PSI.
C o n tr a r i o
a l l ’ e s p u l s i o n e d e i r i f o r m i s t i n e l 1 9 2 1 , l a d e c r e tò n e l 1 9 2 2 , s u o r d i n e d i L e n i n . F a u t o r e d e l l a f u s i o n e
tr a
PSI
e
PCDI,
f o n d ò u n a t e n d e n z a i n t e r n a z i o n a l i s ta ( d e f i n i ta s p r e g i a ti v a m e n t e « t e r z i n a » ) c h e n e l
1924 aderì direttamente al
PDCI.
N o n tr o v ò s p a z i o c o m e d i r i g e n te c o m u n i s ta . S o s te n i t o r e d e l l a
l i n e a g r a m s c i a n a e n o n bo r d i g h i a n a , e bb e s o l o l ’ i n c a r i c o d i r a p p r e s e n ta r e i l C o m i n te r n a l l a
conferenza del partito comunista po rtoghese nel 1926.
V e d i S e r r a t i M e n o t t i G i a c i n t o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
IV,
pp. 615-628.
72
A n t o n i o P i c c i n i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 8 4 , i v i 1 9 2 4 ) , ti p o g r a f o , d i r i g e n te s o c i a l i s ta m a s s i m a l i s ta ,
f u i l s o l o c h e , a s s i e m e a d A l be r t o S i m o n i n i , r i u s c ì , s i a p u r e p e r u n s o l o a n n o , a m e t t e r e i n
minoranza i riformisti a Reggio, tra il gennaio del 1919 e il gennaio del 1920. Piccinini, che non
aveva aderito intanto alla scissione del
PDCI
n e l g e n n a i o d e l 1 9 2 1 , v i e n e a s s a s s i n a to a l l ’ i n i z i o d e l l a
c a m p a g n a e l e t t o r a l e d e l 1 9 2 4 . V i e n e u g u a l m e n t e e l e t to d e p u ta to p o s t - m o r te m . N é a l p r o c e s s o c h e
s i s v o l s e n e g l i a n n i V e n t i , n é i n q u e l l o c h e s i s v o l s e n e l 1 9 5 1 , f u r o n o i n d i v i d u a ti e c o l p i ti i v e r i
sicari.
Vedi G. Boccolari e G. Degani, Antonio Piccinini: la vita e l’azione politica. Socialismo massimalista
a Reggio Emilia, Reggio Emilia 1980. Vedi anche Piccinini Antonio, in Repertorio bio-bibliografico dei
r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t . , p . 4 5 0 ; P i c c i n i n i A n t o n i o , i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p p . 1 2 3 - 1 2 7 ; P i c c i n i n i
Antonio, in Novecento, cit., p. 510.
73
A l b e r t o S i m o n i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 9 6 , S tr a s bu r g o 1 9 6 0 ) , d e p u ta t o , u o m o p o l i ti c o , m i n i s tr o ,
nel 1919 condusse la componente massimalista reggiana assieme ad Antonio Piccinini. Poi, nel
1920, si spostò su posizioni riformiste e seguì Prampolini nella fondazione del
PSU
nel 1922. Si
a p p a r t a d a l l a v i t a p o l i t i c a d u r a n t e i l f a s c i s m o , è o b bl i g a to a c e r c a r s i u n l a v o r o a B o l o g n a e n e l
1946 è eletto alla Costituente. Nel gennaio del 1947 aderisce alla scis sione di Saragat e diviene,
prima, co-segretario, poi, segretario nazionale del
PSLI.
P o i è m i n i s tr o d e l l a M a r i m a m e r c a n t i l e e
d e l l e P o s t e . È m e m br o d e l C o n s i g l i o d ’ E u r o p a e m u o r e p r o p r i o m e n tr e è a S tr a s bu r g o n e i g i o r n i
caldi del luglio reggiano.
Vedi M. Del Bue, Alberto Simonini, storia socialista di un italiano , Reggio Emilia 1984; Simonini
Alberto in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico , cit., vol.
IV,
pp. 646-650; Simonini
Pag. 143
L’Apostolo e il Ferroviere
Alberto, in Enciclopedia reggiana, cit., p. 133.
74
A m i l c a r e S t o r c h i ( S a n M a r t i n o i n R i o 1 8 7 7 , S a n C o l o m ba n o a l L a m br o 1 9 4 4 ) , g i o r n a l i s ta ,
s i n d a c a l i s t a , d i r i g e n t e p o l i t i c o , d e p u t a t o , c o l l a bo r a a « L a G i u s ti z i a » e a l l ’ « A v a n ti » . D a r a g a z z o
a v e v a f r e q u e n t a t o s o l o f i n o a l l a t e r z a e l e m e n ta r e , p o i a v e v a a i u ta to i l p a d r e n e l l a p i c c o l a bo t te g a
a r t i g i a n a . S t u d i ò d a a u t o d i d a t t a e s i d i p l o m ò m a e s tr o . L a v o r ò c o m e g i o r n a l i s ta a d i v e r s i q u o ti d i a n i
i t a l i a n i t r a i q u a l i i l T e m p o e L ’ A v a n t i . N e l 1 9 1 0 f u e l e t to p e r l a p r i m a v o l ta c o n s i g l i e r e c o m u n a l e
n e l l a s u a S a n M a r t i n o . C a n d i d a t o n e l c o l l e g i o d i C o r r e g g i o , m a s e m p r e b a tt u to d a l l i be r a l e V i t to r i o
C o t t a f a v i , r i e s c e a d e s s e r e e l e t t o s o l o c o n l e e l e z i o n i d e l 1 9 1 9 , c o n c o l l e g i i n te r p r o v i n c i a l i e c o l
m e t o d o p r o p o r z i o n a l e . È p r o t a g o n i s t a d e l C o n g r e s s o d e l 1 9 2 0 , c h e p e r m e t te a i r i f o r m i s ti d i
r i p r e n d e r e l a m a g g i o r a n z a d o p o l ’ i n t e r r e g n o m a s s i m a l i s ta d e l 1 9 1 9 . È a n c h e d i r e t to r e d e « L a
G i u s t i z i a » q u o t i d i a n a d o p o i l 1 9 2 2 , s o s ti t u e n d o Z i b o r d i , c o s tr e tt o a c a m b i a r e c i t tà d o p o u n
a t t e n t a t o f a s c i s t a . R i e m e r g e d o p o i l 2 5 l u g l i o d e l 1 9 4 3 e p a r te c i p a a l l a p r i m a r i u n i o n e d e l c o m i ta to
d ’ i n t e s a p a t r i o t t i c a , s o r t o s u i m p u l s o d e g l i a n ti f a s c i s ti r e g g i a n i . M u o r e l ’ a n n o d o p o a S a n
C o l o m ba n o a l L a m br o , d o v e s i e r a t r a s f e r i to c o m e r a p p r e s e n ta n te d i m e d i c i n a l i .
V e d i S t o r c h i A m i l c a r e , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
IV,
cit., pp.
705-709. Vedi anche L. Tirelli, Amilcare Storchi, riposa tranquillo, noi proseguiamo il tuo cammino , in
«La Giustizia», 24 marzo 1967 e A. Anceschi, Amilcare Storchi costruttore del socialismo all’idea le
dedicò tutta la sua intera esistenza , in «La Giustizia», 18 aprile 1969.
75
Gennaio 1920, in M. Del Bue, Novecento, cit., p. 70.
76
F a br i z i o M a f f i ( S a n Z e n o n e P o , P a v i a , 1 8 6 8 , C a v i d i L a v a g n a 1 9 5 5 ) , f u , c o n A g o s t i n o L a z z a r i
ed Ezio Riboldi (Vimercate, Milano, 1878, Monza 1965), all’indomani della scissione di Livorno, a
perorare le ragioni del
giugno
ed
accolti
PSI
al
II
C o n g r e s s o d e l l ’ I n te r n a z i o n a l e c o m u n i s ta . « G i u n ti a M o s c a i l 2 6
cordialmente
da
Lenin
i
tr e
pellegrini
rimasero
profondamente
colpiti
dall’esperienza della rivoluzione russa (…) e fu questo quadro che li indusse a farsi sostenitori
d e l l a s c i s s i o n e , d e l l ’ a d e s i o n e a l l ’ I C e q u i n d i d e l l a f u s i o n e c o n i c o m u n i s ti » . L a z z a r i , c h e a l
C o n g r e s s o d e l 1 9 2 1 a v e v a s t r e t t o u n ’ a l l e a n z a c o i r i f o r m i s ti , l i a b b a n d o n e r à a l l o r o d e s t i n o
p r o n u n c i a n d o s i a p e r t a m e n t e p e r l a l o r o e s p u l s i o n e a l C o n g r e s s o d e l l ’ o t t o br e d e l 1 9 2 2 .
V e d i I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
77
III,
pp. 210-217.
S. Caretti, Prampolini tra pacifismo e riformismo , in Prampolini e il socialismo riformista , vol.
II,
cit., pp. 156-157.
78
Ibidem.
79
Ibidem, p. 159.
80
Ibidem.
81
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 7 0 .
82
V e d i S o c i a l i s m o e m a s s i m a l i s m o ( d i s c o r s o te n u to a l C o n g r e s s o s o c i a l i s ta d i B o l o g n a , o t to br e
1 9 1 9 ) , i n F i l i p p o T u r a t i . L e v i e m a e s t r e d e l s o c i a l i s m o , a c u r a d i R o d o l f o M o n d o l f o , c i t. , p . 2 7 1 .
Pag. 144
L’Apostolo e il Ferroviere
83
84
S . C a r e t t i , P r a m p o l i n i t r a p a c i f i s m o e r i f o r m i s m o , c i t. , p . 1 6 1 .
I v a n o e B o n o m i ( M a n t o v a 1 8 7 3 , R o m a 1 9 5 1 ) , d i r i g e n te p o l i ti c o , p a r l a m e n ta r e , u o m o d i
g o v e r n o , f u u n o d e i p i ù g e n i a l i e c r e a t i v i s o c i a l i s ti tr a s f o r m a t o s i , tr a i p r i m i , i n s o c i a l d e m o c r a ti c o
e l a b u r i s t a , d o p o a v e r c o m p r e s o g l i e r r o r i d e l m a r x i s m o . L a u r e a to s i a B o l o g n a i n G i u r i s p r u d e n z a,
si iscrisse al
PSI
e n e l 1 8 9 4 f u c o l l a bo r a to r e d e l q u i n d i c i n a l e m a n to v a n o « I l s o c i a l i s ta » . D i te n d e n z a
r i f o r m i s t a e m o d e r a t a , B o n o m i s c r i s s e L e v i e n u o v e d e l s o c i a l i s m o e f u r e d a t to r e d e l l ’ « A v a n t i »,
« C r i t i c a s o c i a l e » , e d e l q u o t i d i a n o « I l t e m p o » e f o n d a to r e c o n L e o n i d a B i s s o l a ti d e l l a r i v i s ta
«L’azione socialista». Fu al centro dell’alleanza che al congresso di Roma del 1906 segnò l’intesa
dei riformisti con gli integralisti di Morgari, mandando Enrico Ferri, mantovano come lui, in
m i n o r a n z a . T e o r i z z ò l a n a s c i t a d e l p a r ti to d e l l a v o r o e d e n u n c i ò i l s o c i a l i s m o s c i e n t i f i c o c o m e
r a m o s e c c o . C o n B i s s o l a t i è p r o t a g o n i s t a d e l l a s v o l ta d e l 1 9 1 2 , c h e s e g n a l a l o r o e s p u l s i o n e d a l
e la fondazione del
PSRI.
PSI
I n t e r v e n t i s t a e v o l o n ta r i o d u r a n te l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e , e n tr a a f ar
p a r t e , n e l 1 9 1 6 , d e l g o v e r n o B o s e l l i c o m e m i n i s tr o d e i L a v o r i p u b bl i c i . F u p o i p r e s i d e n t e d e l
C o n s i g l i o d a l l u g l i o d e l 1 9 2 1 a l f e b br a i o d e l 1 9 2 2 . R i t o r n ò a l l a v i ta p o l i t i c a n e l l ’ a m bi to d e l
CLN
del
quale assunse la presidenza. Di nuovo presidente del Consiglio dal giugno del 1944 al giugno del
1945, fu alla Costituente e fu il primo presidente del Senato della Repubblica.
V e d i B o n o m i I v a n o e , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l . I , p p . 3 4 9 - 3 5 6 .
85
Vedi Il Partito socialista nei suoi congressi , vol.
III,1917-1926,
c i t. , p . 1 7 4 . S u i p a s s i c o m p i u ti d a
Filippo Turati per evitare il peggio tra il 1921 e il 1922 vedi G. Livorsi, Turati. Cinquant’anni di
socialismo in Italia, Milano 1984.
86
P i e t r o P e t r a z z a n i ( C a s t e l n o v o n e ’ M o n ti 1 8 5 8 , R e g g i o E m i l i a 1 9 4 8 ) , m e d i c o d e l l ’ I s ti tu to S a n
L a z z a r o , e s p o n e n t e p o l i t i c o s o c i a l i s t a d i i n i z i o s e c o l o , s i tr a s f e r i s c e a R e g g i o n e l 1 8 8 6 e c o l l a bo r a
a l l a r e d a z i o n e d e « L a G i u s t i z i a » . N e i p r i m i a n n i d e l N o v e c e n to è c o n s i g l i e r e c o m u n a l e d e l
PSI.
1 9 0 7 a s s u m e l a d i r e z i o n e d e l S a n L a z z a r o , i n c a r i c o c h e m a n ti e n e f i n o a l 1 9 2 5 . S i d i m e t te d a l
d a c o n s i g l i e r e c o m u n a l e n e l g e n n a i o d e l 1 9 1 2 p er l a p o s i z i o n e a s s u n ta d a l
PSI
Nel
PSI
e
sulla guerra di Libia.
L a m o r t e s u l c a m p o d i ba t t a g l i a d e l f i g l i o N i n o , d u r a n te i l p r i m o c o n f l i t t o be l l i c o , l o s p i n g e s u
p o s i z i o n i p i ù m a r c a t a m e n t e n a z i o n a l i s te . A l l e a to d e l p a r ti to d i B i s s o l a ti , c a n d i d a to a l l e e l e z i o n i
d e l 1 9 2 1 , s e n z a e s s e r e e l e t t o , d i v i e n e i l p r i m o s i n d a c o d i u n a G i u n ta f a s c i s ta n e l 1 9 2 2 . È p o i
presidente della Cassa di Risparmio.
V e d i F . N i z z i , P e t r a z z a n i n e l l a v i t a e n e l l a s c i e n z a , i n « R e g g i o d e m o c r a ti c a » , 2 3 m a g g i o 1 9 4 8 ; L a
v e r i t à s u l l e d i m i s s i o n i d e l c o m p a g n o P e t r a z z a n i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 1 g e n n a i o 1 9 1 2 . V e d i a n c h e
P e t r a z z a n i P i e t r o c o n r e l a t i v a bi bl i o g r a f i a , i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p
4 4 9 , i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t . , p . 1 0 9 e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 0 9 .
87
A g o s t i n o Z a c c a r e l l i ( C o r r e g g i o 1 8 9 9 , i v i 1 9 2 0 ) e M a r i o G a s p a r i n i ( S a n M a r ti n o i n R i o 1 8 9 1 ,
Correggio 1920), giovani socialisti correggesi, sono uccisi l’ultimo dell’anno del 1920. Il primo era
uno studente, il secondo un muratore. Dalla vicina Carpi arriv arono allora in camion alcune
Pag. 145
L’Apostolo e il Ferroviere
s q u a d r e d i g i o v a n i f a s c i s t i p e r c o n t e s ta r e l a f e s ta d e l c a p o d a n n o r o s s o c h e d o v e v a s v o l g e r s i al
te a t r o d i C o r r e g g i o . I n i z i ò u n o s c o n t r o f u r i b o n d o d o p o c h e i f a s c i s ti a v e v a n o t e n ta to , s e n z a
s u c c e s s o , d i d i s t r i bu i r e l a l o r o p r o p a g a n d a i n c i ttà . S e c o n d o i l p r e f e t t o , a l c u n i c o l p i d ’ a r m a d a
fuoco
s a r e b be r o
stati
sparati
anche
dai
s o c i a l i s ti .
Ma
q u e s t’ u l ti m a
n o ti z i a
non
viene
poi
c o n f e r m a t a . D o p o m e s i d i d e t e n z i o n e i r e s p o n s a bi l i d e l d u p l i c e d e l i tt o s a r a n n o a s s o l ti . S i tr a tta d e l
p r i m o o m i c i d i o c o m m e s s o n e l l a p r o v i n c i a d i R e g g i o , a c u i s e g u i r a n n o i m o l ti d e l 1 9 2 1 - 1 9 2 2 . V e d i
A. Paterlini, Il sacrificio reggiano per la pace e la libertà. Dati biografici e storici , Reggio Emilia 1982,
p p . 2 9 - 3 6 . S i n g o l a r e l a v e r s i o n e d e i f a t ti f o r n i ta d a U g o G u a l a z z i n i , i n L a g e n e s i d e l f a s c i s m o
r e g g i a n o ( S a g g i o d i s t o r i a p o l i t i c a ) , R e g g i o E m i l i a 1 9 3 6 , p p . 4 6 - 4 7 : « U n g r u p p o d i q u i n d i c i f a s c i s ti
m o d e n e s i c h e s i e r a r e c a t o a C o r r e g g i o p e r f a r e o p e r a d i p r o p a g a n d a , v e n n e a s s a l i to d a u n a tu r ba
d i f a c i n o r o s i i q u a l i , d o p o a v e r s o p r a f f a tt o i l m a n i p o l o , te n ta r o n o d i r i n c h i u d e r e i n u na
cooperativa uno degli ardimentosi giovani. I suoi compagni allora fecero uso delle armi per
l i be r a r l o . S u l t e r r e n o r i m a s e r o p a r e c c h i s o v v e r s i v i f e r i ti , d e i q u a l i d u e n o n s o p r a v v i s s e r o » .
88
V e d i C a m i l l o P r a m p o l i n i a l n . 2 7 d i v i a P o r t a B r e n n o n e . T e s ti m o n i a n z a d i P i e r a C a s o l i r a c c o l ta
d a A l f r e d o G i a n o l i o s u l l a v i t a d e l l ’ a p o s to l o s o c i a l i s ta a l s o r g e r e d e l l a d i tta t u r a f a s c i s ta » , i n
« L ’ A l m a n a c c o » , n . 6 , m a g g i o 1 9 8 5 , p r i m a p a r t e , p p . 1 2 1 - 1 2 5 . T r a l ’ a l tr o P i e r a C a s o l i , f i g l i a d i
A r n a l d o e d i L i n a C a s o l i V a l e s t r i , c h e v i v e v a n e l l o s te s s o s ta bi l e d i P r a m p o l i n i , r i c o r d a : « D o p o
q u e l l ’ a t t e n t a t o Z i b o r d i s i t r a s f e r ì c o n l a f a m i g l i a a M i l a n o . S i d i c e v a c h e i f a s c i s ti v o l e v a n o m o r t o
Z i b o r d i e c h e P r a m p o l i n i , p e r o r d i n e i m p a r ti to d a l l e a l t e s f e r e , s a r e b be s ta t o r i s p e tta to .
89
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 7 8 .
90
Ibidem, p. 179.
91
Ibidem, p. 186.
92
G i u s e p p e S a r a g a t ( T o r i n o 1 8 9 8 , R o m a 1 9 8 8 ) , l e a d e r p o l i ti c o d e l s o c i a l i s m o d e m o c r a ti c o
italiano. Fin dalla giovane età si iscrive al
PSU,
i l p a r ti t o d i T u r a t i e P r a m p o l i n i , d e l q u a l e n e l 1 9 25
è v i c e s e g r e t a r i o p r o v i n c i a l e n e l l a s u a T o r i n o . N e l 1 9 2 5 p a r te c i p a a l c o n g r e s s o d e l p a r ti to e a l
te r m i n e d e l s u o i n t e r v e n t o v i e n e a b br a c c i a to d a T u r a ti . N e l 1 9 2 6 s c e g l i e l a v i a d e l l ’ e s i l i o . È p r i m a
a Vienna, dove viene inviato da Toeplizz, della Banca Commerciale, come funzionario della
A r b e i t r ba n k , e d è a c o n t a t t o c o n l ’ a u s tr o m a r x i s m o d i O tt o B a u e r . È p o i a P a r i g i , d o v e e n tr a i n
c o n t a t t o c o n g l i a n t i f a s c i s t i d i e s t r a z i o n e s o c i a l i s ta . C a p e g g i a i l s u o p a r t i to , m e n tr e N e n n i è a c a p o
del
PSI.
I d u e t r o n c o n i s o c i a l i s t i s i r i u n i f i c a n o n e l l a c a p i ta l e f r a n c e s e n e l 1 9 3 0 . S a r a g a t a c c e t t a i l
p a t t o d i u n i t à d ’ a z i o n e c o i c o m u n i s t i e l a p o l i ti c a u n i ta r i a . S o l o n e l 1 9 4 6 , q u a n d o è p r e s i d e n te
della Costituente, contesta il filocomunismo di Nenni, Morandi e Basso. Nel gennaio del 1947 è
p r o t a g o n i s t a d e l l a s c i s s i o n e e d e l l a n a s c i ta d e l
PSLI,
c h e n e l 1 9 5 2 d i v e n ta
PSDI.
È ministro degli
E s t e r i . È a n c h e v i c e p r e s i d e n t e d e l C o n s i g l i o c o n S c e l ba p r e s i d e n te n e l 1 9 5 4 - 1 9 5 5 . N e l 1 9 5 6 i n c o n t r a
N e n n i a P r a l o g n a n , d o p o l a s v o l t a a u to n o m i s ta d e l l e a d e r d e l
PSI,
e a c c e t ta l ’ u n i f i c a z i o n e
s o c i a l i s t a . D o p o i l 1 9 5 7 , q u a n d o a V e n e z i a N e n n i è m e s s o s o t to d a l l ’ a p p a r a to m o r a n d i a n o , f r e n a
Pag. 146
L’Apostolo e il Ferroviere
s u l l a u n i f i c a z i o n e . N e l 1 9 6 4 è p r e s i d e n te d e l l a R e p u b bl i c a , d o p o l e d i m i s s i o n i d i S e g n i p e r m o t i v i
d i s a l u t e . R i p r e n d e l a p o l i t i c a a t t i v a n e l 1 9 7 1 e to r n a a l l a p r e s i d e n z a d e l s u o
dopo che i
PSDI
s o c i a l d e m o c r a t i c i , c h e s ’ e r a n o r i u n i t i a i s o c i a l i s ti n e l 1 9 6 6 , s i e r a n o s ta c c a ti a n c o r a d a l v e c c h i o
p a r t i t o n e l 1 9 6 9 . N e g l i u l t i m i a n n i d e l l a s u a v i ta r i to r n a p e r u n p e r i o d o a l l a s e g r e t e r i a d e l
PSDI,
poi
s i a v v i c i n a , r i m a n e n d o n e l s u o v e c c h i o p a r ti to , a l l a p o l i ti c a d i B e tt i n o C r a x i , c h e d i S a r a g a t f u
grande estimatore.
V e d i G i u s e p p e S a r a g a t , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
IV,
pp. 514-
519; Quarant’anni di lotte per la democrazia. Scritti e discorsi , a cura di L. Preti e I. De Feo, Roma
1966, M. Punzo, I socialisti democratici , Roma 1962.
93
P i e t r o N e n n i ( F a e n z a 1 8 9 1 , R o m a 1 9 8 0 ) , p r i m a r e p u b bl i c a n o , p a r te c i p a a l l o s c i o p e r o g e n e r a l e
d e l 1 9 1 1 , a s s i e m e a M u s s o l i n i , c o n t r o l a g u e r r a l i bi c a , p o i , n e l 1 9 1 4 , è p r o ta g o n i s ta d e l l a s e t ti m a n a
r o s s a d e l l e M a r c h e . È p i ù v o l t e i n c a r c e r a to . N e l 1 9 2 1 r o m p e c o l
l e a d e r d e l l a c o r r e n t e c h e m e t t e s o t t o i f u s i o n i s ti n e l
Parigi e nel 1930 è il leader del
PSI
PSI
PRI
e si iscrive al
PSI.
Nel 1923 è
in nome dell’autonomia. Poi è esule a
c h e p o r ta a l l ’ u n i f i c a z i o n e c o n i l p a r ti to d i T u r a ti e S a r a g a t. N e l
1 9 3 4 è i m p r e s s i o n a t o d e l l a f o r z a d ’ u r t o a n ti f a s c i s ta d e l f r o n te p o p o l a r e d i P a r i g i tr a
PSF
e
PCF.
È
p r o t a g o n i s t a d e l l a f i r m a d e l p r i m o p a t to d ’ u n i tà d ’ a z i o n e tr a i d u e p a r ti ti i ta l i a n i . N e l 1 9 3 9
c o n d a n n a d u r a m e n t e i l p a t t o R i bb e n t r o p - M o l o to v , d o p o c h e l ’ a n n o p r i m a a v e v a c o n d a n n a t o l e
p u r g h e s t a l i n i a n e . A d A u s h w i t z g l i m u o r e l a f i g l i a V i t to r i a . N e l 1 9 4 5 c a p e g g i a i l
PSI
ed è direttore
d e « l ’ A v a n t i » . N e l 1 9 4 6 è p r o t a g o n i s t a d e l l a v i t to r i a r e p u bb l i c a n a i n I ta l i a . N e l 1 9 4 7 p r o p o n e i l
f r o n t e p o p o l a r e , d o p o l a d e c i s i o n e d i D e G a s p e r i d i r o m p e r e c o i c o m u n i s ti e i s o c i a l i s ti . D a l 1 9 4 8 a l
1 9 5 5 s i m a n t i e n e s u u n a p o s i z i o n e f i l o c o m u n i s t a . P o i , d o p o i f a t ti d i U n g h e r i a , d e l n o v e m br e d e l
1956, rompe decisamente con il
PCI
e c o n l ’ U r s s . T e n ta d i u n i f i c a r s i c o n S a r a g a t ( m a l ’ o p e r a z i o n e
r i e s c e s o l o d i e c i a n n i d o p o , e d u r a s o l o tr e a n n i ) , v u o l e i l d i a l o g o c o i c a t to l i c i , c h e g i à a l
C o n g r e s s o d i T o r i n o d e l 1 9 5 5 a v e v a s o l e n n e m e n te r e c l a m a to . N e l d i c e m br e d e l 1 9 6 3 e n tr a c o m e
v i c e p r e s i d e n t e n e l p r i m o g o v e r n o M o r o d i c e n tr o - s i n i s tr a . È p o i m i n i s tr o d e g l i E s te r i . S u bi s c e l a
s c i s s i o n e d e l 1 9 6 9 , s i r i t i r a a v i t a p r i v a ta , p o i r i to r n a i n c a m p o c o m e p r e s i d e n te d e l
PSI,
carica che
mantiene fino alla morte.
V e d i N e n n i P i e t r o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
III,
pp. 664-667; G.
T a m bu r r a n o P i e t r o N e n n i , R o m a 1 9 8 6 ; E . S a n ta r e l l i , N e n n i , T o r i n o 1 9 8 8 ; P i e t r o N e n n i , d a l l e b a r r i c a t e
a P a l a z z o M a d a m a , R o m a 1 9 7 1 ; P i e t r o N e n n i . D i a r i , a c u r a d i G i u s e p p e T a m bu r a n o , R o m a 1 9 8 0 ;
Nenni. Discorsi parlamentari. Camera dei deput ati, Roma 1983; P. Nenni, Il vento del Nord , Torino
1978; P. Nenni, Intervista sul socialismo italiano , a cura di Giuseppe Tamburrano, Bari 1977; P.
Nenni, I nodi della politica estera italiana , Milano 1974; Il Quarto stato di Nenni e Rosselli , a cura di
Domenico Zucaro, Milano 1977; P. Nenni, Il socialismo nella democrazia, realtà del presente , Firenze
1966; P. Nenni, La politica della distensione , Novara 1952.
94
G i u s e p p e P a n c i r o l i , e r a u n o d e i c o s i d d e t ti s o c i a l i s ti d i ba s e . E r a tr a i p i ù a m a ti d a l p o p o l o
Pag. 147
L’Apostolo e il Ferroviere
s o c i a l i s t a , c h e l o d e n o m i n a r o n o « B a r ù c h » . V o c e d a te n o r e , e r a u ti l i z z a to p e r a p r i r e l e r i u n i o n i e i
c o m i z i e d e r a s o l i t o l e g g e r e i n p i a z z a d e l D u o m o , d o v e g e s ti v a u n c h i o s c o d i g i o r n a l i , i n u m e r i
d e l l a t o m bo l a . I n i z i ò n e l 1 9 1 5 a c a n t a r e p e r i f e r i ti i n g u e r r a , c o n tr o l a p o s i z i o n e d e l s u o p a r ti to , i l
PSI.
P o i g r a d u a l m e n t e i n i z i ò a s t r i l l o n e g g i a r e p e r « I l P o p o l o d ’ I ta l i a » . F i n ì f a s c i s ta c o n v i n to e n e l
d o p o g u e r r a i l s u o c h i o s c o v e n n e d i s t r u t to d a u n a bo m ba .
95
P . C o l l i v a , C a m i l l o P r a m p o l i n i e i l a v o r a t o r i r e g g i a n i , c i t. , p . 1 6 5 .
96
M . D e l B u e , R i n a s c i t a s o c i a l i s t a , p r e f a z i o n e a R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p .
X.
S ta
anche in M. Del Bue, Il Partito socialista dalla ricostruzione alla scissione , Venezia 1981, p. 66, e in P.
C o l l i v a , C a m i l l o P r a m p o l i n i e i l a v o r a t o r i r e g g i a n i , c i t. , p p . 1 6 3 - 1 6 4 .
97
Ibidem, p.
98
XI.
T e r e s a N o c e ( T o r i n o 1 9 0 0 , B o l o g n a 1 9 8 0 ) , d i r i g e n t e p o l i ti c a , g i o r n a l i s ta , p r i m a o p e r a i a d e l l a
F i a t , p o i e s p o n e n t e a t e m p o p i e n o d e l n u o v o p a r ti to c o m u n i s ta , f u v i c i n a a G r a m s c i e a T o g l i a t ti
n e l l ’ a m bi e n t e t o r i n e s e c h e n e l 1 9 1 9 d i e d e v i ta a l l ’ O r d i n e N u o v o . F u a n c h e r e s p o n s a bi l e d e l g r u p p o
giovanile comunista di Torino. Nel 1923 fondò il giornale «Voce della gioventù» e nello stesso
a n n o f u a r r e s ta t a p e r l a p r i m a v o l t a . I n i z i a i l s u o r a p p o r t o s e n t i m e n ta l e c o n L u i g i L o n g o e d è tr a le
organizzatrici del
III
Congresso del
PDCI
di Lione del 1926. Poi con Longo è in Urss, dopo le leggi
e c c e z i o n a l i d e l r e g i m e . N e l 1 9 2 8 è a n c o r a a r r e s ta ta i n S v i z z e r a . P o i è i n F r a n c i a c l a n d e s ti n a m e n te
c o m e E s t e l a . V i e n e i n v i a t a i n I t a l i a l a p r i m a v o l ta n e l 1 9 3 1 , l ’ a n n o d o p o , i n o c c a s i o n e d e l l a s u a
s e c o n d a v i s i t a p o l i t i c a , i n d a g a s u l l a s i tu a z i o n e i n E m i l i a e d è i n q u e s ta c i r c o s ta n z a c h e s c r i v e s u l
r i f o r m i s m o e s u P r a m p o l i n i . L a t e r z a s u a v i s i ta r i s a l e a l 1 9 3 3 e d è i n c e n tr a ta s u l l e m o n d i n e . N e l
1 9 3 2 è m e m br o d e l C o m i t a t o c e n t r a l e d e l
PCI,
dopo il Congresso di Colonia. Nel 1934 è a Parigi e vi
f o n d a i l p e r i o d i c o « N o i d o n n e » . P o i d i r i g e « I l G r i d o d e l p o p o l o » . O r g a n i z z a l e br i g a te g a r i ba l d i n e
i n S p a g n a d u r a n t e l a g u e r r a c i v i l e . F o n d a i l g i o r n a l e « I l v o l o n ta r i o d e l l a l i be r tà » , o r g a n o d e i
g a r i ba l d i n i . T o r n a i n F r a n c i a e d è a r r e s ta ta d a i n a z i s ti , d o p o l ’ o c c u p a z i o n e te d e s c a . È d e p o r ta ta i n
d u e c a m p i d i s t e r m i n i o d a i q u a l i è p o i l i b e r a ta n e l 1 9 4 5 d a i p a r ti g i a n i p o l a c c h i . N e l d o p o g u e r r a è
m e m br o d e l l a C o n s u l t a , d e l l ’ A s s e m bl e a C o s ti tu e n te d o p o i l 2 g i u g n o d e l 1 9 4 6 , e d e p u ta t o n e l l a
prima e nella seconda legislatura (1948 -1958). È anche nella direzione nazionale del
V e d i N o c e T e r e s a , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
PCI.
III,
pp. 687-689.
Vedi anche Rivoluzionaria professionale, Milano 1974.
99
100
M. Del Bue, Rinascita riformista, in R. Marmiroli, Camillo Prampolini, cit., p.
VII.
P a l m i r o T o g l i a t t i ( G e n o v a 1 8 9 3 , Y a l ta 1 9 6 4 ) , d i r i g e n te p o l i ti c o , d i f a m i g l i a o r i g i n a r i a d e l
P i e m o n t e , s t u d i a a S a s s a r i p o i è a T o r i n o , o v e f r e q u e n ta l ’ U n i v e r s i tà . V i e n e a c o n ta tt o c o i g i o v a n i
d e l l ’ a m bi e n t e c u l t u r a l e t o r i n e s e t r a i q u a l i A n t o n i o G r a m s c i . N e l 1 9 1 4 s i i s c r i v e a l
PSI.
Poi
p a r t e c i p a a l l a p r i m a g u e r r a c o m e a s s e g n a to a l s e r v i z i o s a n i ta r i o , m a c o n c o n v i n z i o n e . È n e l g r u p p o
che nel 1919 fonda la rivista «Ordine Nuovo». Nel 1921 aderisce al
PDCI.
D a p p r i m a n o n p a r te g g i a
a p e r t a m e n t e p e r G r a s n c i n e l l a s u a l o t t a c o n tr o B o r d i g a , m a a l C o n g r e s s o d i L i o n e d e l 1 9 2 6 è tr a g l i
Pag. 148
L’Apostolo e il Ferroviere
i s p i r a t o r i d e l l a n u o v a l i n e a d e l p a r t i t o e d e l l a s u p r e m a z i a d i G r a m s c i i n a c c o r d o c o n i l C o m i n te r n .
D o p o l ’ a r r e s t o d i G r a m s c i g l i s u b e n t r a . D a a l l o r a r a p p r e s e n ta i l f e d e l e e s e c u to r e d e l l a l i n e a d i
Stalin. È per la politica del socialfascismo e della demonizzazione della socialdemocrazia europea
e a n c h e i t a l i a n a . P o i , d o p o l a v i t t o r i a d i H i t l e r i n G e r m a n i a , è a s s e r t o r e d e l l a ta t ti c a d e l f r o n te
popolare. È contro Tasca e la sua destra ispir ata da Bucharin e lo espelle e così pure espelle dal
p a r t i t o i l t r i o L e o n e t t i , R a v a z z o l i e T r e s s a . I n S p a g n a p a r t e c i p a a l l a g u e r r a c i v i l e c o m e i n v i a to d e l
C o m i n t e r n , e d è r e s p o n s a bi l e d e l l ’ e l i m i n a z i o n e d i d i r i g e n ti a n a r c h i c i . R i to r n a i n F r a n c i a q u i n d i i n
U r s s , d o p o i l p a t t o U r s s - G e r m a n i a d e l 1 9 3 9 , c h e e g l i g i u s ti f i c a . È a n c h e r e s p o n s a bi l e d e l l a
c o n d a n n a a m o r t e d e l g r u p p o d i r i g e n t e d e l p a r ti to c o m u n i s ta p o l a c c o . S o l o d o p o l ’ i n v a s i o n e d a
p a r t e d e l l a G e r m a n i a n a z i s t a a l l ’ U r s s s c e n d e i n c a m p o , c o l n o m e d i M a r i o C o r r e n ti d a R a d i o
M o s c a , p r e s e n t a n d o s i a g l i i t a l i a n i c o n i n to n a z i o n e p a tr i o t ti c a e a n t i f a s c i s ta . S ba r c a a N a p o l i n e l
1 9 4 4 e l a s u a s v o l t a d i S a l e r n o l e g i t t i m a l a m o n a r c h i a e i l g o v e r n o B a d o g l i o d e l q u a l e i l s u o p a r ti to
e n t r a a f a r p a r t e , c o s ì c o m e e n t r a n e i d u e g o v e r n i B o n o m i . N e l d o p o g u e r r a è m i n i s tr o d e l l a
G i u s t i z i a . V o t a a f a v o r e d e l l a c o s t i tu z i o n a l i z z a z i o n e d e i p a t ti l a te r a n e n s i , a l c o n tr a r i o d e i
s o c i a l i s t i . N e l 1 9 4 7 D e G a s p e r i c a c c i a i l s u o p a r ti to d a l g o v e r n o e d è c o n v e r ti to d a N e n n i a l l a
p o l i t i c a d e l f r o n t e p o p o l a r e . C o n l e e l e z i o n i d e l 1 9 4 8 i l s u o p a r ti to r i e s c e p e r l a p r i m a v o l ta a
s u p e r a r e i s o c i a l i s t i . D a a l l o r a , a n c h e g r a z i e a l l a s u a p o l i ti c a , i l
PCI
manterrà una larga supremazia
n e l l a s i n i s t r a i t a l i a n a . G i u s t i f i c a s e m p r e l a p o l i ti c a d e l l ’ U r s s , a n c h e d o p o l ’ i n v a s i o n e d e l l ’ U n g h e r i a
d e l l ’ a u t u n n o d e l 1 9 5 6 . S u q u e s t o p u n t o n a s c e l a r o t tu r a c o n N e n n i e i s o c i a l i s ti . C o n tr a r i o a l l a
p o l i t i c a d i c e n t r o - s i n i s t r a , m u o r e a Y a l t a l a s c i a n d o u n m e m o r i a l e s u l l a v i a i ta l i a n a a l s o c i a l i s m o .
V e d i T o g l i a t t i P a l m i r o i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
V,
pp. 61-78.
Vedi anche G. Bocca, Palmiro Togliatti, Bari 1973; G. Lenher, Palmiro Togliatti, biografia di un vero
stalinista, Milano 1991.
101
M. Del Bue, Rinascita riformista, in R. Marmiroli, Camillo Prampolini, cit., p.
VII.
102
L a p o s i z i o n e a s s u n t a d a i d u e d i r i g e n ti s o c i a l i s ti , A l be r to S i m o n i n i e G i a c o m o L a r i ( R e g g i o
E m i l i a 1 8 8 9 , i v i 1 9 5 6 , g e s t o r e d i u n n e g o z i o d i c o l o r i i n v i a F a r i n i d o v e , n e l l a c l a n d e s ti n i tà , s i
r i t r o v a v a n o i s o c i a l i s t i r e g g i a n i a l p a r i d e l l a f a m o s a l i br e r i a P r a n d i e n tr a m b e n e l l a s t e s s a v i a , s a r à
poi dirigente del
PSIUP
t r a i l 1 9 4 5 e i l 1 9 47 , i n f i n e a d e r ì a l l a c o r r e n te a u t o n o m i s ta d e l
capo a Giuseppe Romita, confluendo nel
PSDI)
PSI
che faceva
è r i c o r d a ta n e l l i br o d i M . D e l B u e , I l P a r t i t o
s o c i a l i s t a d a l l a r i c o s t r u z i o n e a l l a s c i s s i o n e . 1 9 4 4 - 1 9 4 7 , c i t. , p . 6 6 . P e r l a b i o g r a f i a d i G i a c o m o L a r i ,
v e d i A . Z a v a r o n i , U n i t i s i a m o t u t t o . A l l e o r i g i n i d e l l a C a m e r a d e l L a v o r o d i R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 5 3 .
103
L a t e s t i m o n i a n z a o r a l e d i d o n P r o s p e r o S i m o n e l l i è r i c o r d a ta n e l v o l u m e d i M . D e l B u e , I l
P a r t i t o s o c i a l i s t a d a l l a r i c o s t r u z i o n e a l l a s c i s s i o n e , c i t. , p . 6 6 . D o n P r o s p e r o S i m o n e l l i ( N i s m o z za
1 9 1 2 , R e g g i o E m i l i a 1 9 8 8 ) v i e n e o r d i n a t o s a c e r d o t e n e l 1 9 3 6 , c a n o n i c o d e l D u o m o p a r te c i p a
a t t i v a m e n t e a l l a r e s i s t e n z a . È c o m p o n e n te d e l p r i m o
CLN
della provincia. E vi rappresenta la Dc,
a s s i e m e a P a s q u a l e M a r c o n i . L a s u a a t t i v i tà g l i v a l e u n a m e d a g l i a d ’ o r o d e l C o m u n e d i R e g g i o , l a
Pag. 149
L’Apostolo e il Ferroviere
n o m i n a a c o m m e n d a t o r e d e l l a R e p u b bl i c a e l a c r o c e a l m e r i to d i S o m d i M a l ta .
V e d i S i m o n e l l i P r o s p e r o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 1 8 . V e d i a n c h e L . S a l s i , È m o r t o m o n s i g n o r
S i m o n e l l i , i n « G a z z e t t a d i R e g g i o » , 5 o t to br e 1 9 8 8 ; U n a m a l a t t i a h a s p e n t o m o n s i g n o r S i m o n e l l i » i n
« C a r l i n o R e g g i o » , 5 o t t o br e 1 9 8 8 ; G . A R o s s i , M o r t o m o n s i g n o r S i m o n e l l i , i b i d e m ; A . C o c c o n c e l l i ,
R i c o r d o d i m o n s i g n o r S i m o n e l l i , i n S t r e n n a d e l P i o I s ti t u to A r ti g i a n e l l i , 1 9 8 9 , p p . 6 7 - 6 9 ; C . C o r g h i ,
D o n P r o s p e r o , i n R i c e r c h e s t o r i c h e , c i t . , n . 6 1 , d i c e m br e 1 9 8 8 , p p . 4 - 5 ; A . G a m ba r e l l i , S a c e r d o t i
reggiani defunti dal 1866 al 1996 , Reggio Emilia 1996, p. 174.
104
L a l e t t e r a d i G i o v a n n i Z i bo r d i a P i e r a e L i a P r a m p o l i n i : « C a r a s i g . L i a , c a r a P i e r i n a , a L o r o , a
Lui, penso in questa rinascita. Troppo Lei val uta il poco ch’io feci, ma la fede fu ferma e sincera.
A u g u r i e s p e r a n z a d i r i v e d e r c i i n p a c e . G i o v a n n i Z i bo r d i c o n C e s i r a e F r e j a » , è i n R . M a r m i r o l i ,
S o c i a l i s t i , e n o n , c o n t r o l u c e , c i t . , p . 3 4 6 . L a l e t t e r a è s e n z a d a ta . I ti m br i p o s ta l i s o n o , l ’ u n o , d i
B e r g a m o ( 2 1 - 2 2 - 2 8 l u g l i o 1 9 4 3 ) l ’ a l t r o d i G u a l t i e r i ( 3 0 l u g l i o 1 9 4 3 ) . Z i bo r d i m o r ì p r o p r i o i l 3 0
luglio di quel 1943, esattamente lo stesso giorno di quindici anni dopo Prampolini.
105
N i n o M a z z o n i ( P i a c e n z a 1 8 7 4 , B o r d i g h e r a 1 9 5 4 ) , d e p u ta to , d i r i g e n t e p o l i t i c o , a r r e s ta to n e l
1 8 9 6 e n e l 1 8 9 8 , s i i s c r i s s e a l l ’ U n i v e r s i tà d i B o l o g n a o v e s v o l s e l a s u a a tt i v i tà p o l i ti c a . V e n n e p o i
n o m i n a t o s e g r e t a r i o d e l l a f e d e r a z i o n e s o c i a l i s ta d i R a v e n n a . F u p o i i m p i e g a to n e l l a s o c i e tà
U m a n i t a r i a d i M i l a n o e d i r i g e n t e d e l l a F e d e r te r r a . N e l 1 9 1 3 f u e l e t to d e p u ta to p e r l a p r i m a v o l ta
n e l c o l l e g i o d i C a s t e l S a n G i o v a n n i . N e l l e e l e z i o n i a m m i n i s tr a ti v e d e l 1 9 1 4 f u e l e tt o c o n s i g l i e r e
p r o v i n c i a l e d i P i a c e n z a . N e u t r a l i s t a c o n v i n to d u r a n te l a g u e r r a , a d e r ì p o i a l C o n g r e s s o d i B o l o g n a
a l l a m o z i o n e c o n c e n t r a z i o n i s t a d i L a z z a r i , s u l l a q u a l e s i r i v e r s a r o n o i v o ti d e i r i f o r m i s ti . N e l 1 9 1 9
f u r i e l e t t o d e p u t a t o n e l c o l l e g i o d i P a r m a , P i a c e n z a , R e g g i o e M o d e n a . R i e l e tt o d e p u ta to p e r la
te r z a v o l t a n e l 1 9 2 1 , n e l 1 9 2 2 a d e r ì a l
PSU.
R i e l e t t o d e p u ta to n e l 1 9 2 4 , d i v e n n e v i c e d i r e tt o r e d e « L a
G i u s t i z i a » . A l l e s t ì p o i , u n a v o l t a d e c a d u t o d a l l ’ i n c a r i c o p a r l a m e n ta r e , u n n e g o z i o d i o g g e t ti
a n t i c h i a M i l a n o , o v e l a v o r ò C a m i l l o P r a m p o l i n i . N e l l e e l e z i o n i d e l 2 g i u g n o d e l 1 9 4 6 f u e l e t to a l l a
Costituente per il
PSIUP.
Aderì al
PSLI
(poi
PSDI)
d o p o l a s c i s s i o n e d i P a l a z z o B a r be r i n i . N e l 1 9 4 8 f u
nominato senatore di diritto.
V e d i M a z z o n i N i n o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
III,
pp. 412-418.
Le cooperative di Pra mpolini e le in dustrie di Menada
Prampolini fondava le prime cooperative grazie a Contardo Vinsani, uno strano
personaggio, g eniale e originalissimo, che si era messo in testa, senza aver letto i sa cri
volumi del socialismo scientifico, di costruire una nuova società, G iuseppe Mena da
cominciava a costruire le sue ferrovie. La particolare intelligenza dei due stava proprio
Pag. 150
L’Apostolo e il Ferroviere
nella loro capacità di prevedere il futuro: Prampolini a veva individuato nella
cooperazione u n’oc ca sione co ncreta per la costruzione di una nuova socie tà senza la
violenza e col riformismo, Menada sapeva che la ferrovia sarebbe stata fondamenta le
per pervenire ad una società indu striale moderna. E a Reggi o aveva pensato che la
costruzione delle ferr ovie avrebbe avuto bisogno di una fabbrica per realizzar e vagoni
e locomotive. Nascer anno per qu esto le Officine R eggiane. Menada proverà anche a
sostituire Prampolini e ci riuscirà co n la sua Grande Armata che vincerà le elezio ni nel
1904 e nel 1 905, m entre Prampolini proverà a sostituire Menada e ci riu scirà,
inventando, grazie ai cooperatori, un consorzio per costruire u na ferrovia: la Reggi o Ciano. I due invader anno l’u no il campo dell’altro, perché ent rambi volevano sancire
un dominio o perché temevano che il dominio dell’uno potesse portare al tramonto
dell. Senza l’u no e senza l’altro sar ebbe mancato, però, nella realtà provinciale, un
pezzo di mondo.
Sei anni prima che Menada arrivasse a Reggio, nel 1880, Co ntardo Vinsani, uomo
piuttosto pieno di sé, professor e di matematica, individualista, riformista e umanitario,
aveva costituito l’Associazione coop erativa di Reggio, 1 che nel giro di poco tempo
potrà vantare diversi spacci, un panificio, un’azienda vinicola e le Cucine economiche.
Vinsani si era messo in testa di costruirlo lui il socialismo, o meglio, una forma più
giusta ed egualitaria di società. Prampolini dirà che la sua fu la prima vera
cooperativa.
Vinsani
viene
descritto
da
Zibordi
come
un
«uomo
con
l ’ani mo
individualista della Rivoluzione francese più che no n con l ’a nimo socialista». 2 Anche
se non specifica per ché. Sta di fatto che alla sua morte il quotidiano socialista «La
Giustizia»,
diretto
dallo
stesso
Zibordi,
pubblicherà
solo
sette
righe
e
mezzo
nell’edizione del 17 febbraio del 1908, ricordando che Vinsani «ebbe a so stenere fie re
polemiche coi sociali sti». 3 Qu est’uomo, che aveva saputo coniugare l’utopia con una
pratica che gli appari va risolutiva, seppe suscitare tale e tanta a mmirazione, negli anni
Ottanta, suggerendo di costruire dal basso una nuova società e senza prendere di petto
lo stato centrale, che perfino i più accesi internazionalisti reg giani, i quali nel 18 86
avevano
deciso
di
appoggiare
la
ca ndidatura
di
Amilcare
Cipriani
a
Reg gio,
scrivevano: «Il concet to è nuovo, è grandio so, è una rivoluzione pacifica che soppianta
una sfrenata e dannosa rivoluzione violenta (…) Reggio diverrà la Port Royal de lla
Pag. 151
L’Apostolo e il Ferroviere
nuova sociologia». 4
Anche Prampolini rimase affascinato dal professor Vinsani e lo adottò. Per alcuni
anni divenne il suo nume tutelare. Scrivendo ad Andrea Co sta, nel 1885 , nel pieno
dunque della collaborazione con Vinsani e Maffei al giornale «Reggio nova», Camillo
Prampolini sosteneva : «Impadronirsi del Comune, tu dicesti, e sai che sono tra quelli
che ti applaudirono più forte; ma con la cooperativa organizzata nel modo che ti
accennai, si fa qualc osa di più, si può formare l’abbozzo di un Comune collettivista
dentro il Comune bor ghese (…) e anche restando fuori dal palaz zo municipale (…) E la
mia cooperativa (ho detto mia, ma stavolta tu sai che io non sono che un tradutto re)
può mutarlo dalle radici in senso socialista. Bastano a ta nto p ochi individui di buona
volontà, onesti, intelligenti, pratici». 5 La suggestione del ca mbiamento della società
attraverso le idee di Vinsani si rafforzò ancora quando egli decise addirittura di
emettere una propria moneta interna, «distribuita ai soci e alle opere di beneficenza
per gli acquisti delle merci e dei pasti». 6 L ’unico problema che faceva di tanto in tanto
storcere il naso ai gio vani socialisti e anarchici reggiani era quel chiamare, da parte del
Vinsani, «politicanti» coloro che non si occupavano di cose co ncrete e si attardava no
nella lettura e nella discussione di teorie astratte. Un’accusa che no n di rado è
riecheggiata anche di recente, nell’a ffondo al ceto politico da pa rte degli imprenditori.
Matematico, Vinsani si occupava invece solo di economia. Convinto di essere un
novello Amerigo Vespucci, egli aveva un carattere davvero difficile. Era un creativo
logico, ma anche un fantastico esplorator e di mondi nuovi. Er a però co nvinto che la
sua fo sse la ricetta v era per cambiare il mondo e che le altre fo ssero false e pericolo se.
Convinto che le Indi e fo ssero l e Indie e l’America l’America. Dicono fosse un ve ro
dittatore e nella sua cooperativa Zibordi sostiene che non venissero mai c onvocat i i
soci. Un coop eratore convinto che le cose andassero cambiat e dal basso, ma decise
dall’alto insomma, come in fondo sempre è avvenuto. Anche Prampolini accenna ad
alcuni aspetti negati vi di Vinsani: «l’inso fferenza per le vedut e alternative degli altri,
il suo voler troppo accentrare su di sé com petenze e decisioni e la sua idiosincrasia per
la parola socialismo». 7 Eppure questo Vinsani non solo r ealizzò per primo una
moderna cooperativa, ma creò una sorta di Camera del Lavoro ante litteram, che
doveva coordinare tu tte le associazioni di mutuo soccor so, i ci rcoli e le leghe. Se nz a
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L’Apostolo e il Ferroviere
pretese politiche di conquista dello Stato e di avvento del socialismo, ma con
l’esclu sivo proposito di cambiare il sistema dal basso, di trasformarlo in senso
egualitari o. Di trasfo rmare la società, non di impadronirsi dello Stato, dunque, che, nel
mezzo, era la vera differenza tra riformisti e rivoluzionari.
Giacomo Maffei, suo soste nitore, prima a ttraverso il giornale «Reggio nova», tra il
1884 e il 1886, e poi attrave rso l’apporto parlamentare, tra il 1890 e il 1895 , ave va
teorizzato che la cooperazione di consu mo dovesse avere la duplice funzione di
«fornire al consumatore i generi al minimo prezzo possibile e di impedire l a
formazione di ricche zza speculata. Alle dif ficoltà della concorrenza capitalistica si
sarebbe ovviato con la creazione di magaz zini comuni provinci ali, collegati tra loro per
mezzo di uno o più magazzini nazionali». 8 Poi Maffei si mise a contestare Mar x, il
quale aveva previsto il crollo dell’agric oltura a causa dello sfruttamento del lavoro e
della terra. Maffei av eva in mente la conci mazione del terreno attraverso i fertilizzanti
chimici. Macché impo verimento dei lavoratori e della terra. Era possibile pensar e a u na
grande cassa di rispa rmio dell’ Umanità, a un progresso inevita bile e massiccio. Ma ffei
da Reggio Emilia l’aveva vista giusta. Sarà la moderna tecnologia a risolvere il
problema.
Forse
no n
aveva
previsto
le
conseguenze
amb ientali.
Ma
eravam o
nell’Ottocento … L’e sperimento della «Associazi one coop erativa», che seg nerà il co rso
della storia, durò poco e, dopo tre anni, per problemi legati alla mancanza di credito,
l’Associazione fallì. Non fallì, però ldi Vinsani. Anzi essa prese forma negli anni
seguenti co n una inte nsità davvero imprevista .
Vinsani e Ma ffei non erano visio nari, ma vennero trattati com e degli eretici a nche
dal mondo al quale erano agganciati: quello socialista. La società cooperativa di
consumo di Vinsani seguiva la cosiddetta «Società anonima cooperativa di consumo e
di ri sparmio fra i lavoratori di Villa Rivalta», sorta addirittura nel 1873, che ave va
ottenuto ottimi risultati per i suoi soci, circa un’ottantina, la maggior parte dei quali
muratori. Era una sp ecie di banca privata con u no spa ccio. Nel 1874 i soci aveva no
risparmiato circa 500 lire e con tale cifra a vevano aperto un neg ozio di pasta e vino c he
aveva fruttato loro circa 14.000 lire. I soci avevano deciso «di espandere la società, si
aggiudicarono un appalto per costruire una strada per conto dei Comuni di Reg gio e
Quattro Castella e nel 1880 avevano allestit o un impianto per la l avorazione della carne
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L’Apostolo e il Ferroviere
suina». 9 Altri spacci cooperativi erano sorti a Bibbiano, Massenzatico, Fellegar a.
Montecavolo, Villa Masone e Villa Canali eppure, seco ndo Prampolini, per risal ire alla
prima esperienza cooperativa, quella di consumo, si deve risalire a Vinsani. Nel 1884
sorse la prima vera cooperativa di lavoro, la «Società generale cooperativa e di mutuo
soccorso fra murator i e braccianti di terra», grazie soprattut to all’attiv ità di Luigi
Roversi, 1 0 che sarà sindaco di Reggio e che derivò dal Comune, amministrato dai
conservatori, l ’appalto per l’abbattimento di un tratto delle mura cittadine.
Il riconoscimento d el movimento cooperativo, sul mercato del lavoro e della
produzione, era co sa importantissima, anzi decisiva per il suo ulteriore sviluppo. Per
la cooperazione di lavoro la legge più importante fu quella dell ’11 luglio 1889 che dava
finalmente alle società cooperative la possibilità di partecipare agli appalti s ulle opere
pubbliche. Subito dopo si organizzarono nuove società cooper ative aggregate in u na
federazione che prese piede a Reggio proprio nel 1889, presieduta da Alessandr o
Cocchi, prima repu bblicano e poi socialista e dal 1902 al 1906 presidente de lla
Deputazione provinciale. Il 4 aprile del 1886 era stato anche proclamato uno sciopero
generale, protrattosi per tre giorni e che si era co ncluso con l’ottenimento d elle
rivendicazioni di un orario di lavoro di undici ore giornaliere e di salari più elevati. 1 1
Prima di queste coop erative, già negli a nni Settanta, erano nate e si erano di ffu se nel
territorio reggiano le società di mutuo so ccorso e le leghe op eraie. La prima lega in
assoluto fu quella tr a «camerieri, cuochi e sarti» del 1876 presieduta da Igino Bacchi
Andreoli, allora rep ubblicano e poi, nel 1910, fo ndatore d ella Banca Agricola e
Commerciale, sindac o liberale di Reggio e presidente della Dep utazione provinciale.
Prampolini, come già è stato ricordato, fu uno dei maggiori protagonisti del
Congresso di Genova. La sua statura morale era da tutti riconosciuta, oltre al fatto di
essere for se l ’unico r appresentante di un t erritorio già in qualche modo occupato da lla
azione socialista (Pr ampolini era stato eletto deputato per la prima volta nel 1890,
assieme a Giacomo Maffei, nel collegio p rovinciale e proporzi onale di Reggio Emilia).
Ma Prampolini era anche alla testa di un movimento, che aveva fondato già un sistema.
Non è un caso c he nel 1892 fossero rappresentate a Genova (il congresso si svolge va
con delegati di associazioni e non di iscritti e il partito verrà fondato con affiliazi oni
collettive e non individuali) ben cinquantasette organizzazioni socialiste reggiane, t ra
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L’Apostolo e il Ferroviere
cooperative, leghe e circoli e che lo stesso Filippo Turati fo sse delegato dall a «Socie tà
braccianti» di Cadelbosco Sopra e Anna Kuliscioff dalla «Cooperativa marmisti di
Reggio». 1 2
I reggiani presenti a Genova alla fondazio ne del partito furono, secondo la scritto di
Amleto Ragazzi: Ca millo Prampolini (per dodici società e circoli) , Alessandro Co c chi
(per la Cooperativa muratori di Reggio, la Federazione delle cooperative di produzione
e lavoro e l’Avvenir e dei lavoratori di Sabbione), Antonio V ergnanini (p er la Co op
braccianti di Cavriago, la Coop consum o di Massenzatico e la Socie tà operai di
Sabbione), Giovanni Perseguiti, Pietro Bellesia, Pietro Casi lli, Geminiano Annovi,
Oddo Contini, Giuse ppe Garibotti, Renzo Provinciali, Gian Battista Traverso, Portiol i e
Cherubini per altre decine di circoli, leg he e coop erative. Ciò si gnific a che a modo suo
Prampolini aveva così inventato, grazie a ll’azione di Contardo Vinsani e di Giacomo
Maffei, una nuova fo rma di società econo mica cooperativa, che rappresent erà il pe rno
di uno sviluppo particolare come sarà quello reggiano e che neppure il fascismo vor rà
sopprimere, ma che a nzi erediterà e tenter à perfino di valorizza re.
Così, mentre il treno iniziava anche a Reggio la sua attività in tutta la provincia con
l’eccezio ne della montagna, ma già qualcuno cominciava a occuparsi di una ferrovia
fino a Ciano e magari anche a Ca stelnovo ne’ Mo nti, per allacci arla eventualmente c on
la Spezia -Aulla, le c o operative, nonché le leghe socialiste, costi tuivano già un sistem a.
Al Congresso dei lav oratori di Genova ap paiono le seg uenti cooperative reggiane: la
«Cooperativa braccianti», la «Cooperativ a muratori», quella «marmisti, falegna mi,
pittori, birocciai», tutte e tre di Reggio, la «Cooperativa argina» di Massenzatico , la
«Cooperativa di consumo» di Rivalta, la «Cooperativa lavoratori» di Castelnovo sot to,
la «Cooperativa di c onsumo» di Fabbrico , la «Cooperativa braccianti» di Gua stalla,
quella di Gualtieri, la «Cooperativa braccia nti e muratori» e quella dei soli muratori di
Novellara, quella di Rolo, la «Società cooperativa» di Santa Vittoria e la «Coo perativa
braccianti» di Villanova, la «Cooperativa braccianti» di Rio Saliceto. Quando il partito
nasce
a
Genova
il
sistema
riformista
reggiano
è
già
a
un
ottimo
livello
di
organizzazione.
Il partito, il giornale, le cooperative, le leghe, le associazioni di mutuo soccorso,
mancava, per re nderlo perfetto, solo il Co mune, che verrà co nquistato sette anni do po.
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L’Apostolo e il Ferroviere
I reggiani sono pro tagonisti nel congresso di fondazione e lo saranno anche nei
congressi succe ssivi. Il partito parlamentare, dopo il 1890, era per metà eletto a Reggio.
I
socialisti
alla
Camera
erano
infatti
solo
quattro:
Andrea
Costa,
Napole one
Colajanni, 1 3 Camillo Prampolini e Giacomo Maffei, gli ultimi d ue reggiani. Nel 1892 la
percentuale era di poco scesa. I socialisti alla Camera, con i nuovi c ollegi uninominali
che so stituivano i ve cchi collegi provincia li con le preferenz e, erano i qu attro del 1 890
meno Andrea Co sta, caduto a Imola, ai quali si erano aggiunt i il modenese Gregor io
Agnini, 1 4 il parmigia no Ago stino Ber enini 1 5 e il siciliano Giu se ppe Giuffrida De F elice.
La metà era divenuta un terzo.
Non è un caso, dunque, che il secondo Co ngresso del partito si sia tenuto proprio a
Reggio Emilia, nel 1893, nella sala del Politeama. In quel co ngresso , dominato dallo
scontro tra Filippo Turati ed E nrico Ferri, che aderiva finalmente al partito, dopo anni
di esitazioni, il «Partito dei lavoratori» acquisì il nome di socia lista e si chiamò P S L I (a
Parma, nel 1895, si chiamerà definitivamente P S I ). Ci si pose il problema un’adesione al
partito non più di associazione, com ’era a ccaduto a Genova l’a nno prima, ma su base
individuale, e si decise il non apparentamento coi partiti cosiddetti affini. Si stabilì
dunque la volontà del nuovo partito di presentarsi autono mamente alle elezioni
politiche e anc he a quelle amministrative. Ma in quel congr esso si consumò una du ra
polemica proprio contro l’on. Giacomo Maffei che, come Vinsani, era cooperato re,
uomo convinto delle sue idee, po co disp osto ad assuefar si al le direttive di partito.
Maffei aveva ost egg iato l’ idea che il gruppo parlamentare dovesse soggiacere alle
direttive del partito, rivendicandone l’autonomia. Aveva dovuto subire la feroce
rappresaglia del sanguigno siciliano Rosario Garibaldi Bosco e alla fine si era
appartato, indeciso se accettare la dis ciplina di partito o solo quella della sua
coscienza . Aveva scel to una pausa di riflessione di sei mesi.
Come contro Vinsani , anche contro Ma ffei, che aveva scelto di partecipare alla vita
parlamentare esse nz ialmente per
fare le leggi
che poteva no aiutare
il
siste ma
cooperativo, si levarono gli strali dei socia listi reggiani. Quella dell’assoluta disciplina
di partito è una costante che il P S I reg giano rivendica come necessaria. Anche il
linguaggio usato cont ro Maffei e Vinsani ri vela poca propensione laic a alla discussio ne
e una marcata tendenza alla scomunica. D’altronde, quella riformista di Reggio era
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L’Apostolo e il Ferroviere
quasi una chiesa e u na chiesa ha i su oi dogmi da far rispettare. «La Giustizia», nel
marzo del 1894, così si esprime: «Al Congresso di Reggio il deputato Maffei prese,
come tutti ricordano, sei me si di tempo per decidere e rispondere se egli, già
dichiaratosi socialist a, avrebbe accettato il programma del partito (…) La ri sposta l ’ha
data non votando col gruppo socialista l’Ordine del giorno che dichiarava la lotta del
Partito socialista all e perse cuzioni del g overno (…) Se no n siamo assolutisti co me
uomini lo siamo come socialisti, e se non pratichiamo l’assolutismo nella vita lo
pratichiamo nel nostr o partito». 1 6 La rispo sta di Maffei fu decisa: «Mi riservo completa
libertà d’azione perc hé so no co nvinto che pei socialisti oggi ci sia una tattica migliore
di quella adottata da l Partito dei lavoratori». 1 7 E citava il bisogno di finanziare co se
concrete, anc he attrav erso il progetto di legge agraria del ministro Pandolfi e il
progetto affidato all’onorevole Compans, capo degli agrari protezionisti, per il credito
ai lavoratori a mezzo dei concimi chimici.
Si trattava di una via originale, ma che testimoniava la volon tà di Maffei di usare la
via riformista anche contro i voleri del suo partito, appoggiando le leggi che potevano
portare vantaggio ai lavoratori. Maffei, co me Vinsani, era personaggio quasi profetico.
Progettò una colo nia agricola nell’Agro romano e per av ere una base popola re
organizzò gli spazzini di Roma in cooperativa, anche per «fo rnire i fertilizzanti alla
comunità agricola traendoli
dalle spazzature della grande città, che ancora
si
seppellivano». 1 8 Dimostrò di andare avanti cento anni sul tema del r iciclaggio dei
rifiuti. Pensò di fo ndare una banca dell e cooperative, una v era e propria banca del
lavoro, presentò una legge assieme a Pr ampolini con la quale si proponeva che i
contadini pagassero la fornitura di fosfati e concimi chimici in modo dilazio nato a
dopo il raccolto, legge che non pa ssò. Tent ò di far finanziare il suo nuovo giornale, « Il
momento», dalla Banca di Roma e venne per questo deplorato nel 1893 da parte della
commissione dei nove costituita per indagare sullo scandalo della banca che porterà,
nello stesso anno, alla caduta di Giolitti. Tra il gennaio e l’aprile del 1894 fu
nuovamente al ce ntro di attacchi per la parte avuta nella fo ndazione del qu otidiano
socialista reggiano « Il punto nero» e p er i contributi che il giornale ricevette da lla
stessa Banca di Roma. Maffei si distaccherà dal P S I , si manterrà su una po sizio ne
autonoma (al suo posto, nel collegio di Montecchio che lo avev a eletto nel 1892, ver rà
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L’Apostolo e il Ferroviere
presentato nel 1895 l’avvocato Alberto Borciani, che non riu scirà ad essere elett o).
Maffei si presenterà come socialista dissi dente e otterrà solo 225 voti, contro gli 883
ottenuti da Borciani e i 1.300 raccolti dal governativo Francesco Gualerzi, che ver rà
eletto. Nemmeno la somma dei voti ottenuti da Maffei e da Borciani avrebbero
permesso ai socialisti di riconquistare il collegio che Maffei av eva conquistato da solo
nel 1890, confermandolo nel 1892.
Contardo Vinsani c ontinuò invece ad i nsegnare in giro per l’Italia, a Reggio
Calabria, ancora a Re ggio Emilia, a Mantova, Piacenza e C hieti. Anche la rottura tra il
partito e Vinsani si consumò de finitivamente nel 1894. Scrive «La Giustizia»: «Eg li
sostiene
che
la
c o operazione
di
co nsumo,
sost enuta
dai
ricchi,
a ssieme
al la
colonizzazione interna attraverso l’invio di braccianti nelle zon e meridionali, avrebbe
risolto il problema della disoccupazione. Chi potrà votare per lui? Non certo i socialisti
che egli, nella sua boria di socialistoide ignorante, deride e verso i quali tiene il
contegno dello sbirro (…) Il Vinsani, che pure non manca di un certo ingegno, è uno
dei tanti paranoici c he fiorisc ono nei no stri giorni». 1 9 Da nota re che la polemica dei
socialisti verso i du e eretici avveniva in un contesto nazionale caratterizzato da lle
prime mosse del governo Crispi, che poi avrebbero porta to alle leggi repressive e alla
messa fuori legge de llo stesso P S I . Pochi mesi prima, alla luce dello stato d’a ssed io
proclamato dopo i moti dei fasci siciliani, del dicembre del 1893 e delle lotte in
Lunigiana del gennai o dell’anno dopo, i socialisti avev ano proposto di candidare alle
elezioni comunali i dirigenti dei fasci sicil iani Nicolò Barbato, Gaetano Benzi, Rosario
Garibaldi Bosco, Giacomo Montalto, Ni ccolò Petrina, Berna rdino Verro, Giusep pe
Giuffrida De Felice e lo st esso Rosario Garibaldi Bosco i n Consiglio provinciale. La
messa fuori legge del le associazio ni sociali ste fece svanire il pro getto.
Quando, dopo la rea zione crispina del 1 894 -95, dopo la stra ge di Milano di Bava
Beccaris, sostenuto dal presidente del Consiglio Di Rudinì, del 1898, dopo le le ggi
eccezionali di Pellou x del 1899, dopo gli arresti di massa dei dirigenti socialisti, dopo
l’esilio per molti di l oro, quando finalmente iniziò la fase del dialogo e dell’ingr e sso
del riformismo socialista nella vita dello stato liberale italiano, a cominciare dal primo
ministero Zanardelli -Giolitti, che ebbe nascita all’inizio del nuovo secolo, una fase
assolutamente nuova si apriva anche per le cooperative e le organizzazioni sindac ali
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L’Apostolo e il Ferroviere
socialiste. Già si è riferito di un’idea di coordinamento sos tenut a da Contardo Vinsani
negli anni novanta. F inalmente nel 1901 na cque la Camera d el L avoro di Reggio Emilia,
dopo che già negli anni novanta avevano cominciato a nascer e alcune organizzazi oni
analoghe a Milano, B ologna, Parma, Torino, Piacenza. L ’idea di un unico momento che
potesse curare sia l a dimensione della agitazione dei problemi sia quella della
costruzione della lor o soluzione è eminentemente riformista, cioè propria di que lla
forma di pensiero e di azione che prevede la conquista della società e la sua graduale
trasformazione, a nche creando isole felici , come appunto quel la di Reggio Emilia. Il
sistema riformista co n il sindacato e la co operazione, acquisì, attraverso la conquista
del Comune e poi del la Provincia, anche il terzo inevitabile tas sello per essere per fett o:
i poteri locali.
Nel dicembre del 189 9 i socialisti battono i moderati e ottengono, per la prima volta
da soli, la maggioranza. Tra i liberali viene eletto in Consiglio anche Giu seppe Mena da,
assieme ad Alfonso Baldi, Giusto Ful l oni, due noti avvocati reggiani, Giova nni
Ramusani, famoso p oeta dialettale, i dot tori Piero Spallanza ni e Roberto Ferrari, gli
ingegneri Ce sare Manfredini e Anto nio Pra ndi. Nel gennaio del 1900 Alberto Borciani è
eletto sindaco. Nello stesso 1900, a giug no, Borciani è eletto deputato nel collegio di
Montecchio (Camillo Prampolini è rielett o a Reggio, Adelmo Sichel a Guastalla, G ian
Lorenzo Basetti in montagna, mentre resiste il liberale Vittorio Cottafavi a Correggio).
Borciani resta pro sindaco fino al d icembre dello stesso a nno, po i gli subentra il pitto re
Gaetano Chierici. 2 0 I l 24 maggio del 1901 partecipano al congresso costitutivo della
Camera del Lavoro ventidue cooperative di lavoro e ventuno di consumo, dieci leghe
di resistenza e vent itrè società di mutuo soccorso. Al verti ce viene eletto Artu ro
Bellelli, in attesa che rientri dalla Svizzera, ove era emigrato nel 1894, il più espe rto
Antonio Vergnanini, che arriva a Reggio nel novembre dello stesso a nno.
Intanto lo statuto del la Camera del Lavoro viene approvato co n l’assemblea di agosto
e
alla
fine
dell’anno
entrano
anche
le
quarantacinque
leghe
di
miglioramento
coordinate da Nico Gasparini, 2 1 in prevalenza della bassa reg giana. Contabile è Luigi
Roversi,
futuro
sindaco
di
Reggio
a
partire
dal
190 2,
e
già
presidente
della
«Cooperativa muratori». È Vergnanini che tiene ferma la triplice alleanza del lavoro
fondata
sulla
resist enza,
la
cooperazio ne
e
la
previdenza.
La
sua
esperienza
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L’Apostolo e il Ferroviere
assolutamente originale si diversifica proprio su questo da qu ella d elle altre Camere
del lavoro provinciali. Difficile immaginare oggi un si stema di coordinamento uni co
per sindacati e movimento cooperativo. Allora era naturale, so tto l’influsso ri formista,
giacché il sindacato non pensava a far e politica, ma ad agitare i problemi e la
cooperazione p ensav a in qu alche misura a risolverli. Il tutto i n un contesto locale, o
localista, come verrà definito in senso spregiativo più tardi, il che diverrà il leit motiv
della critica, prima massimalista e poi comunista, al riformis mo reggiano. Ma anc he
dalla parte opposta si levarono preoccupaz ioni e ostilità.
Il 28 ottobre del 19 01 la «So cietà gener ale dei neg ozianti e industriali» di Roma
informa la presidenza della Camera di Commercio di Reggio nella persona di Giuseppe
Menada che «inte nde sollevare l’antica qu estione degli abusi delle società cooperati ve
(…) mediante una petizione al Parlamento alla quale si chiede l’adesione d elle
rappresentanz e uffici ali del commercio». 2 2 La cooperazione continua a rafforzarsi e il
dialogo int essuto dai socialisti coi minist eri liberali d’inizio secolo rappresenta una
forte tutela al loro sviluppo. Nel novembre del 1902 le leghe aderenti alla Camera del
Lavoro di Reggio saranno cento settantadu e, per circa duemila soci, e le coop erative di
lavor o e di consumo settantaquattro, con circa settemila soci. Al seco ndo congre sso
camerale dell’ago sto del 1903 le leghe diverranno duecentootto con oltre seimila so ci,
le cooperative centodue con circa undicimilacinquecento soci . Nel 1903 i lavoratori
tesser ati alla Camera del Lavoro di Reggi o saranno 16.2 92, all a fine del 1907 saranno
17.400. L’approccio prampoliniano con la politica era dunque, oltre che di carattere
ideale, di carattere prevalentemente imprenditoriale. Non solo Vinsani e Maffei, che
potevano essere a ccu sati dai socialisti più ortodossi di non esserlo fino in fondo, ma
anche Anto nio Vergnanini, Arturo Bellelli, Luigi Roversi sono assertori
di
un
cambiamento affidato in massima parte al sistema riformista e cioè allo sviluppo della
cooperazio ne e a qu ello delle municipalizzazioni che il Comune di Reggio inaugurò
proprio nel 1901 co n la creazione della prima farmacia co munale, alla quale poi
succederà la munici palizzazione dell’elettricità, del gas, della nettezza urbana, del
macello, delle aff issi oni e perfino della produzione e vendita del pane e della pasta,
dopo apposito refer e ndum del 1904.
Se Prampolini creava aziende cooperative e pubbliche, Menad a pensava al privato.
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L’Apostolo e il Ferroviere
Ed entrambi facevano crescer e Reggio. Nel 1902 aveva preso piede la st raordinaria
esperienza della Catt edra ambulante di ag ricoltura, «che sarà la vera protagonista de lla
rinascita agricola dei primi anni del nuovo secolo». 2 3 La Cattedra era sorta su
iniziativa congiunta del Consorzio agricolo, con contributi della Provincia , della Ca ssa
di Risparmio, della Camera di Commercio e di alcuni comuni. «La Giustizia» la salutò
come «la più utile istituzione fondata negli ultimi cinquant’anni». 2 4 Era stata costituita
a Reggio su iniziativa politica dell’on. Francesco Gualerzi, liber ale eletto dal 1895 al
1900 nel collegio di Montecchio, e che pr oprio in quell ’anno a veva dovuto lasciare il
passo ad Alberto Borciani. Direttore sa rà quel Massimo Sa moggia, che nel 19 09
subentrerà, per il P S I , allo stesso Borciani a lla Camera.
Menada divi ene presidente della Camera di Commercio dopo che, il 14 marzo 1898, il
suo predecessore, R iccardo Cocchi, 2 5 fi glio di Francesco, fondatore della famosa
«Anisetta Cocc hi» e gestore di un importante negozio di liquori, s’era dimesso dalla
presidenza. Ad apr ile gli era subentrato Giuseppe Menada. Quest’ultimo era sta to
cooptato nel consiglio della Camera di Co mmercio già nel 1896 , qua ndo la Camera e ra
ancora presieduta da Riccardo Cocchi, e non era stato seg nal ato come direttore della
SAFRE,
ma
perché
rappres entava
a
Reggio
gli
interessi
dell’importante
Banca
Commerciale. Lo stesso Menada , nel dicembre del 1896, contribuisce ad aprire, con
Armando Vivi, il primo sportello di questa banca. 2 6 Armando Vivi, diverrà cugino di
Menada, spo sando la sorella di Maria, Anna Spallanzani, ed er a a sua volta nipote di
Antonio Vergnanini, l’amico fraterno d i Prampolini, il capo della cooperazione
socialista, de finito «lo zio Tognola».
Che i rapporti tra le famiglie socialiste e quelle liberali d’inizio secolo fo ssero
assolutamente ser ene ciò è testimoniato dall’affettuosa frequentazione di que sta
famiglia e poi dai rapporti tra Vergnanini e Giuseppe Menada sui quali in seguito ci
diffonderemo. N ella stesso dicembre del 1 896, alle elezioni per il rinnovo della Giunta
camerale Giuseppe Menada risulta ultimo degli eletti con soli 522 voti, preceduto da
Nicola Schaffner e Luigi Negri di Guastalla, Davide Steiner e Enrico Manfredi di
Reggio e seg uito dal socialista Patrizio Gi glioli, primo dei non eletti con 39 5 voti. 2 7 In
quell’anno Menada a veva alle sue spalle dieci anni di importanti realizzazioni (dalla
costruzione delle ferr ovie in qualità di direttore della S A F R E al contratto stipulato con
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L’Apostolo e il Ferroviere
la Cirio, fino al salvataggio e al rilancio della «Calce e g esso» di Ventoso ). Dive rse
sono le sue iniziative, già a fine Ottocento, in qualità di presidente della Camera di
Commercio.
Nasce
l’idea
di
un’industr ia
per
la
fabbricazione
di
zucchero
da
barbabietola a Correggio e l’11 maggio d el 1898 è approvata una apposita deliber a di
giunta c amerale. 2 8 La Camera di Commercio chiede subito la collaborazione del
commendator Erasmo Piaggio di Genova, «che s’era fatto prom otore dell’istituzioni di
un
importante
Società
industriale
per
la
fabbricazione
dello
zucchero
da
barbabietola», 2 9 ment re il C omune di Corr eggio si dichiara ent usiasta dell ’idea. Qu e sta
iniziativa industriale trova naturalmente l’appoggio dell’onorevole Vittorio Cottafavi,
fresco di elezione ne l collegio correggese con le politiche dell’anno prima. Purtroppo
l’iniziativa non vien e realizzata a cau sa della necessità di un volume d’acqua
giornaliera che l’ac quedotto Levi non era in grado di fornire. Sarebbero occorsi ben
cento litri d’acqua al minuto e l’acquedott o era in grado di assicurarne solo trentott o,
dei quali dodici impiega ti nel consumo or dinario». 3 0
Poi l’attenzione di Menada si rivolge al tr uciolo, una industria che, sia pur a livello
artigianale, aveva av uto modo di svilupparsi soprattutto nella bassa reggiana. Il 20
giugno del 1898 Menada presenta una r elazione alla Gi unta camerale. 3 1 Si occup a di
Pietro Terzi di Villarotta di Luzzara, un imprenditore che voleva ulteriormente
sviluppare la sua att ività e che forniva u n marchio di present azione di gran classe e
tutto in francese «Pie tro Terzi: tresses e plateaux en paill e de ri z et bombayos». 3 2 Ne lla
sua relazione il presidente Menada sollecita l’appoggio dei colleghi per segnalare al
governo l’industria del truciolo e in particolare quella della creazione dei cappelli di
truciolo che Pietro T erzi tentava di far ri sorgere a Villarotta di Luzzara. Intere ssa nte
questa relazione per ché ci permette di comprendere le diverse fa si in cui que sta
attività ha preso pie de e poi sviluppo. L’arte di costruire cappelli di truciolo, che
differisce da quella dei capelli di paglia, «in qu anto usa listarelle sottili ricavate dal
legno di una spe cie di salice che cr esce lungo le rive padane, sp ecialmente coltivato nei
terreni alluvionali del Po fra Cremona e Borgoforte», 3 3 risale alla seconda metà del
Quattrocento e sor se a Carpi ad opera di Nicolò Biondo. A Luzzara fu portata nel 18 00
dal parmigiano Don Carlo Platestainer. Spentosi costui l ’attività decadde. Ricomparve
poi nel 1878 ad opera di benemeriti industriali, mentre l’arte dei cappelli era già stata
Pag. 162
L’Apostolo e il Ferroviere
impiantata a Villarotta a partire dal 170 0 e poi dal 1800 aveva conosciuto fa si alterne.
Pietro Terzi è l’i ndustriale più rappresenta tivo della zona.
Nel 1879 Terzi fu a New York e i suoi cappelli registrarono pieno successo. Poi « i
dazi
introdotti
dall’America
troncarono
recisamente
ogni
sfogo
a
questo
ramo
importante della nostra industria». 3 4 Adesso Terzi ritenta la prova poiché «ha
perfezionato la fabbricazione al punto da poter presentare cappelli veramente signorili,
bianchi e colorati, pe r uomo e per signora ». 3 5 L ’esperienza di B orsalino, piemontese di
Pecetto,
concittadino
di
Giuseppe
Menada,
sovvenne
certo
alla
memoria
di
quest ’ultimo. Cappel li a Pecetto e capp elli a Reggio? Lo ricorda nella sua relazione:
«Come un egregio industriale seppe conquistare l’Italia e l’est ero co’ suoi cappelli di
feltro, impiantando i n Ale ssandria u na fr a le principali indust rie italiane, co sì il T e rzi
potrebbe fare altrettanto in Villarotta coi cappelli “en paille de riz”. 3 6 Menada fornisce
a Terzi l’appoggio per ottenere la for nit ura di cappelli per la marina, le ferrovie e le
truppe dell’esercito. Poi ipotizza una società cooperativa per la lavorazione del
truciolo a Reggio. Sarebbe potuto nascere il Cappello di paglia di Reggio, per
parafrasare quello di Firenze. Si prevedev ano c entinaia di dipendenti. Alla fine non se
ne fece nulla nemmeno di quest’indu stria, per inconvenienti diversi, non ultimo dei
quali quello relativo alla difficoltà di ottenere le forniture pro messe.
Alla fine del 1898 Menada si fa promotore di un comitato provvisorio per la
costituzione di una « Società ano nima per l a fabbricazione del g hiaccio». 3 7 A Reggio era
da poco entrata in fu nzione la società per la fabbrica del ghiaccio che si trovava però in
notevole difficoltà. Nel gennaio del 1898 un gruppo di imp renditori di Padova aveva
scritto dichiarando alla Camera di Commercio la disponibilità «ad impiantare una
fabbrica per la produzione del ghiaccio artificiale con acqua pot abile per poi esitarlo ai
consumatori al prezz o vantaggiosissimo di lire quattro». 3 8 Si costituisce la «Società in
accomandita Annibal e Cignolini». Po co do po, un salvataggio impossibile.
Nel marzo del 1900 Menada promuove a Reggio la «Società anonima telefonica». 3 9
Anche l ’impianto del telefono a Reggio si deve a lui e il 16 febbraio del 1900 viene
inaugurato il telefono interurbano con collegamenti per Bergamo, Bologna, Bresci a,
Cremona, Ferrara, Firenze, Mantova, Milano, Modena, Parma, Piacenza, Roma, Rovigo,
Venezia, Verona e Vicenza. 4 0 Tra le prime operazioni camerali di Menada vi fu una
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L’Apostolo e il Ferroviere
delibera con la quale ripristinava il posto di segretario aggiunto, che era stato abol ito
nel 1895, p er disfar si definitivamente di Camillo Prampolini, titolare delle funzioni e
che era peraltro parl amentare da cinque anni. 4 1 Dopo avergli fatto pagare il biglietto
del treno Menada no n avrebbe dovuto umiliarlo troppo… Prampolini era pur sempre
un’autorità. E p oi i due dovevano cercare per forza di co se di andare d ’accor do,
altrimenti finivano per fare la rovina dell’uno e dell’altro, come del resto accad rà.
Nel 1900 Giuseppe Menada promuove il «Comitato provinciale per l’Esposizione
internazionale di Parigi». Era composto da nove ditte: quella dei vini di Gustavo
Cipriani, imprenditore molto amico di Menada, che nel 190 9 verrà eletto, a più di
settant’a nn i, deputat o nel collegio di Castelnovo ne’ Monti, quella dell’enologo
Domenico Ferrari, l’azienda di liquori vini e amaro Peptiron di Anselmo Cherubini, la
«Società cooperativa di consumo» di Fabbrico, quella di cappel li di truciolo di Pietro
Terzi, quella di burro e formaggio di Anto nio Negri, quella di prodotti lattiero case ari
di Francesco Scarave lli, l’azienda vinicola del conte Luigi Sor mani Moretti, quella di
derivati dal latte dei fratelli Negri, i pavimenti in legno di Giuseppe Zanfi. Oltre a
queste ditte c’era il Manicomio San Lazza ro. Terzi e Sormani Moretti, alla fine, per ò si
ritirarono. 4 2
La filanda Marchetti, la fabbrica di concimi chimici dei fratelli Prampolini e la
fonderia Righi sono le prime tre industrie reggiane, dopo la fabbrica di spaz zole di
Giuseppe Agazzani, che l ’anno prima aveva inaugurato il su o nuovo stabilimento a
Santa Croce. In que gli anni, sec ondo Marco Bianchini, «in prima linea sul fronte
industriale sono alcu ni uomini, tra cui primeggia Menada, e du e istituti di credito: g li
stessi che avevano attuato il salvataggio del cementificio scandianese: la Ca ssa di
Risparmio di Reggio e la Banca Commerciale Italiana». 4 3
Il 14 novembre del 1900 viene ufficialment e inaugurata la fabbrica di concimi chimici
dei fratelli Giovanni e Nat ale Prampolini, 4 4 col concorso di Pao lo Ferretti, 4 5 titolare di
un’agenzia agricola e rappresentate di importanti ditte di concimi. L’inaugurazione è
anche l’occasione per spiegare con abbondanza di dettagli il funzionamento degli
impianti, davvero innovat ivi, soprattutto per una r ealtà come quella reggiana.
L’azienda è dotata di un mulino, fatto venire da Amburgo, per la macinazione della
fosforite, di cinque forni per l’estrazione dell’acido fosforico dalla pirite, capaci di
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L’Apostolo e il Ferroviere
sviluppare un calore di milled uecento gradi, che viene defi nito «spaventoso» , 4 6 di
un’immensa caldaia. Da registrare, che «l o stabilimento dei signori Prampolini è stato
impiantato cogli ultimi sistemi perfezionati e il prodotto che esso dà è eccellente e p uò
vittoriosamente soste nere la concorrenza coi concimi delle altre fabbriche italiane». 4 7 A
sentir parlare di conc imi chimici all’on. Giacomo Maffei saranno drizzate le orecchie , a
lui che considerava quella moderna sostanza più importante di Carlo Marx… Poi alla
sera grande cena all ’hotel della Posta, con un banchetto preparato dal solito Amedeo
Dall’Ara, e un disco rso del pro -sindaco di Reggio Alberto Borciani, dalla primavera
anche deputato, elett o nel collegio di Mo ntecchio e autoretrocesso all ’incarico di p ro
sindaco, in attesa d i essere so stituito dal pittore Gaetano Chierici: «Plaudo all’opera
dei signori Prampolini, all’iniziativa loro, che con insolito coraggio hanno sap uto
impiantare una importantissima industria nella nostra Reggio» , 4 8 egli disse. Poco prima
aveva emesso un documento di condanna durissima verso l’attentatore anarchico del re
Umberto, ucciso a Monza. Era, Borciani, un so cialista «sui generis», u n avvocato che
odiava l’estremismo e apprezzava gli industriali che potevano dar lavoro a tanti
operai. 4 9
La fabbrica si chiamò «F.lli Giovanni e Natale Prampolini. Fabbrica d’acido solforico
e concimi chimici di Reggio Emilia». 5 0 In pochi anni «l’azienda triplica la produzione,
aderisce all’Unione i taliana tra consumatori e fabbricanti di concimi chimici e, nel
1910, raggiunge il traguardo di trecentomila quintali di concime venduto». 5 1 Un
elemento da sottoline are è il vero e proprio patto sociale che intercorse tra i socialisti
riformisti reggiani e Menada per l’indu strializzazione della città e della provincia di
Reggio, che è l’asp e tto più interessa nte dell’intera vicenda, sul piano politico. Il
discorso
di
Alberto
Borciani,
in
occasione
del
gala
della
azienda
dei
fratelli
Prampolini, era quello di un amministratore che voleva collaborare col mondo
industriale. Non è u n caso i solato, il su o. All’inter no del co nsiglio della Cassa di
Risparmio e nella giunta della Camera di Commercio vi erano rappresenta nti del
mondo socialista loca le tutt’altro che di seconda fila, i quali ap poggiarono le iniziative
di Menada.
Nel 1900, quando la Cassa di Risparmio decise il premio per nuove industrie da
ubicare a Reggio, nel consiglio sedeva l ’a vvocato Alessandro Cocchi, che due a nni più
Pag. 165
L’Apostolo e il Ferroviere
tardi sarà presidente della Deputazione provinciale, assieme a Domenico Roversi,
fratello di Luigi, che dal 1902 sarà sindaco di Reggio. Poi Cocchi sarà nominato
presidente della Cassa di Risparmio dopo la fase della presidenza di Prampolini. Nella
giunta della Camera di Commercio sedevano Patrizio Giglioli, dal gennaio del 1 900
assessore al bilan cio del Comune di R eggio, Cesare Guardasoni e Giovanni Ferrarini ,
anch’egli assessore socialista, sia pur supplente, in Comune. Camillo Prampolini è
presidente della Cassa di Risparmio dal 1905, dopo Cesar e Terrachini, 5 2 ma già del
1903 egli fa parte della commissione p er le elargizioni alle nuove indu strie c he
continuano a nche neg li anni suc cessivi. Pra mpolini, dal 1902, era membro del consiglio
di amministrazione della Cassa. Non era solo l’idea che senza l’industria privata e la
sua evoluzione o crisi, n on si sarebbe potuti passare al socialismo, in quella
trasformazione a met à tra il sogno e gli er rati dettami di un positivismo coniugato col
marxismo, ma c’era a nche la consapevolez za che anche l’impia nto di industrie private,
al pari di quelle cooperativ e, potevano elevare il livello di vita di tanti residenti poveri
e senza lavoro, il che era opera necessaria per un riformista che viveva concretamente
con la testa nel mondo e non in un avvenire costellato di uto pie. Il problema si pone
anche per la natur a del partito che, come ha scritto Mario Missiroli, non era allora
espressione dei lavor atori, ma dei «poveri e delle plebi affamate». 5 3
Dunque era nec essari o aiutare la società ad industrializzarsi, a modernizzarsi, anche
per avere nuova linfa politica e una base più matura per procedere verso una
trasformazione so cialista. La Cassa di Risparmio, istituto molto prudente nell’elarg ire
finanziamenti per l ’e conomia reggiana e r improverato per questo dallo stesso Me na da,
oltre che dal te ssuto economico e poli tico cittadino alla fine del l’Ottocento, decise co sì
finalmente di allargar e la borsa e di corrisp ondere a u n appello l anciato da «LCentrale »
il 7 ottobre del 1900. L’appello sost eneva: «Non potrebbe la Ca ssa di Risparmio offri re
un premio di qualche decin a di mila lire a quel privato, non importa se reggiano o
forestiero, o qu ella società seria e solvibile che impiantasse in Reggio uno stabilimento
industriale di importanza? Non potrebbe anche il Municipio concorrere con l’o ffrir e
l’area occorrente all’i mp ianto di tale industria?». 5 4 Quello di un credito tirchio e tutto
dedito
esclusivamente
al
risparmio
era
davvero
un
problema
che
appariva
insormontabile. L’ind ustria languiva e la Cassa di Risparmio, fo ndata a metà Ottocento
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L’Apostolo e il Ferroviere
da quel benefattore d i Pietro M anodori, si teneva i soldi in cassa. Ci volle una grande
spinta e a nche la se nsibilità e l’apertura d el presidente Cesar e Terrachini per cambiare
strada.
Così la Ca ssa di Risp armio si mosse e deci se di elargire un premio di centomila lire a
quella nuova i ndu stria della seta capa ce di dare lavoro ad almeno trecento operai e
cinquantamila lire per un’indu stria meccanica capace di dare lavoro ad almeno
cinquanta operai. Di verse propost e furono presentate, u na anche dallo stesso Me nada
relativa a una fabbrica meccanica, che av rebbe dovuto sorgere nei pressi di quella dei
concimi
chimici.
muoversi.
A
Menada
Reggi o
non
convinse
si
un
trovarono ,
ingegnere
modenese,
evidentemente,
Romano
interlocutori.
Righi, 5 5
a
D’altronde
l’offici na della sua S A F R E era l ì a dimostr are, anche grazie al contratto con la Cirio del
1893, che una nuova azienda, che avesse avuto nello stesso Menada un protagonista e
si fosse specializzata nella costruzione di carri ferroviari e nella loro manutenzione,
non
poteva
che
ottenere
risultati
eccellenti.
Di fficile,
almeno
formalme nte,
comprendere come la S A F R E abbia potuto concedere al proprio direttore, che ormai
aveva però i pieni poteri all’interno dell’azienda, di diventare egli stesso un
imprenditore. Si doveva pensare a una forte sinergia e a un utile reciproco, come fu.
Presidente della Camera di Commercio, direttore della S A F R E , sindaco della società di
tramvie e ferrovie dell’Emilia, con sede a Bologna, consigliere delle ferrovie marmifere
di Carrara e della so cietà dei tram di Firenze, ma soprattutto fiduciario di quel g ran
colosso che era la Banca Commerciale,
Menada diveniva così anche imprenditore privato, senza che l’a zienda che lo pagava
come direttore avesse nulla da obiettare. Dopo che nel gennaio del 1901 Giacomo
Namias e Silvi o Tede schi avevano rilevato dalla «Società anoni ma per fornaci siste ma
Hofmann» 5 6 l’opifici o in villa San Prospero degli strinati, l’offici na Righi aprì i
battenti. Era la fine di agosto del 1901. La fabbrica era sorretta da quattro soci: Romano
Righi, il fratello P olicarpo, Giuseppe Menada e Antonio Cup pini. Reggio no n ave va
ancora vi sto u n’a uto mobile. La prima sarà quella di lord Cecil Rodhes, che transiter à in
città, ospite del barone Raimondo Franchetti, il 5 novembre del 1901, ma il primo ad
acquistare un macc hina sarà il commerciante Augu sto Ricchetti l’anno dopo. Direttore
della Officina Righi era Giovanni Prampolini, che veniva da Milano . Tra Romano Righi
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L’Apostolo e il Ferroviere
e Giovanni Prampolini si costituì u n asse che, almeno dopo alcuni anni di attività,
tenderà ad escludere Giuseppe Menada, p rima, nel 1907, attra verso la costituzione di
una nuov a società, la «Arti grafiche», poi, poco dopo, con l’uscita di scena di Righi
dalle Reggiane, e infine con la scomparsa di Menada dal consiglio di amministrazione
delle Officine a partire dal 1912.
La nuova fabbrica Righi -Menada poteva contare su cinqua nt a -sessanta operai, dei
quali venticinque reg giani («L’Italia Centr ale» riferisce che gli operai erano sessanta e
così pure Marco Bianchini, Giuseppe Menada parla di cinquanta operai, Sandro
Spreafico e Gia n Luigi Basini ci comunicano che gli operai erano e sattame nte
sessantadue). 5 7 Al momento dell’inaugura zione, che avviene al la presenza del nobile
Ulderico Levi, del presidente della Deputazione provinciale Carlo Morandi, d el
presidente della Cassa di Risparmio Cesare Terrachini e di altre autorità, Menada,
nella sua prolusione, prima del brindisi a base di vermouth, ricorda che «nell’ottob re
scorso
si
era
aug urato
che
un
altr o
fumaiolo
sorgesse
accanto
all’Opi ficio
Prampolini». 5 8 Bene, adesso tutti potevano testimoniare che «la speranza non fu
delusa». 5 9 Poi preci sò che a ncora no n tu tto era pronto e che la vera inaugurazio ne
poteva avvenire solo il mese seguente. Egli accenna anche al fatto che la nuova
fonderia è «circo nda ta dalla simpatia di potenti istituti fina nziari e di importanti
amministrazioni
ferro viarie». 6 0
Cio è
della
Cassa
di
Risparmio,
della
Banca
Commerciale e della S A F R E , ma anche dell a rete Adriatica e del la Mediterranea, che già
avevano inviato i loro ingegneri a visitare la nuova fabbrica, alla quale pensava no
come possibile committente per la costruzi one dei loro nuovi ca rri ferroviari.
Anche la S A F R E potev a dunque intravedere un utile da una fort e sinergia tra le due
aziende, garantita dal la duplice presenza d i Menada. Qu est ’ultimo legò, infatti, sem pre
di più S A F R E e Officina Righi. La co llaborazione cominciò con la riparazione da par te
dell’officina Righi di «una delle otto locomotive» della S A F R E , p oi con la costruzione di
«una caldaia di ricambio». 6 1 Nel gennaio del 1902 si affida alla Righi la costruzione di
venticinque carri fer roviar i nuovi di zecca, con un prestito della Commerciale al 5%.
All’interno della fabbrica gli operai erano organizzati in lega e aderivano alla Camera
del Lavoro e «ad una seduta dell’a ssemblea degli operai partecipa anche il segretario
della Camera del L avoro (Vergnanini ), il quale co nsiglia la massima prudenza e
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L’Apostolo e il Ferroviere
oculatezza nel prendere deliberazioni». 6 2 Come dire che il sindacato è vicino ai
lavoratori, ma basta che non e sagerino. Una dura vertenza sindacale si aprì dopo il
licenziamento di quattro operai. Al la fine i licenziati vennero riassunti e furono
ottenuti il preavviso di quindici giorni per il licenziamento, la liquidazione di ciascun
cottimo a sé (il lavoro era tutto a cottimo, allora, ma veniva pagato c omplessivamente),
l’istituzione dei probiviri, due della Camera del Lavoro e due della Camera di
Commercio, per le ve rtenze interne. 6 3
La fonderia Righi ac quista sempre nuove commesse dalla S A F R E e si co nsolida sempre
di più tra il 1902 e il 1903, coi dipendenti che da cinquanta -sessantadu e aumentano
fino a cento nel 1902 e a due cento tra il 1903 -1904. «I potenti istituti finanziari e le
importanti amministrazioni ferroviarie» costituivano un punt o di riferimento soli do
per lo sviluppo della azienda che, dal dicembre del 1904, si trasformò in «Officine
Meccaniche Reggiane », 6 4 co n un capitale sociale di seicentomila lire, in buona parte
anticipato dalla Commerciale e che Mena da si augurava di po rtare al più presto a un
milione, e con circa quattrocento operai. Il rogito della costituzi one della nuova soc ie tà
viene firmato dal notaio Enrico Vivi e la società è composta da Menada, Righi, Vittore
Cerretti, Piero Spallanzani e Anto nio Cuppini. 6 5 Menada viene subito nominato
presidente, Righi amministratore delegato e Giovanni Prampolini direttore. Il capita le
sociale aumenterà ne gli anni succ essivi, col concorso della Co mmerciale, e arriverà nel
1907 a tre milioni. Il terzo stabilimento inaugurato, e il second o finanziato dalla loc ale
Cassa di Risparmio con un c ontributo di centomila lire, fu qu ello serico del c avalier
Carlo Marchetti, che aprì i battenti l ’ant ivigilia di Natale del 1901. Tra gli invit ati
presenti alla cerimonia anche il vecchio senatore Gian Francesco Gherardini, oltre al
prefetto co nte Burag gi, al presidente della Cassa di Risparmio Cesar e Te rrachi ni e ad
altre autorità (manca va il sindaco di Reggio Gaetano Chierici e i n sua vece era presente
l’assessore Aug usto Curtini).
Anche lo stabilimento di Carlo Marchetti poteva vantare il co ntributo della Cassa di
Risparmio, assieme alla Officina Righ i. Marchetti, dopo aver ringraziato l’istitu to
bancario reggiano, r ivelò che all’interno del nuovo stabilimento potevano, già dal
momento della sua apertura, lavorare centoventi dipendenti donne e che «tra non
molto ne lavoreranno non meno di tr ecento». 6 6 Lo studioso Naborre Campanini,
Pag. 169
L’Apostolo e il Ferroviere
presente alla c erimonia inaugurale, aveva allora ricordato, con la sua opera, le
tradizioni reggiane nella lavorazione della seta e Giusepp e Menada, presidente de lla
Camera di Commercio, se ne ispirò per ricordare che «qu attr o secoli or sono mastro
Antonio da Genova i ntrodusse a Reggio l’arte della seta: vi trovò appoggi e privilegi
tanto che ben prest o la produzione serica reggiana conquistò le piazze di mezza
Europa… A voi Carl o Marchetti da Como possa l’avvenire sorridere c ome a mastro
Antonio da Genova» . 6 7 Il discorso , a nome della Ca ssa di Rispa rmio, fu tenuto propr io
dal socialista Alessa ndro Cocchi, in qualità di consigliere dell’istituto. Egli «brinda al
lavoro che è fonte di ogni ricchezza» 6 8 e così pure il socialist a Augu sto Curtini 6 9 che
«augura che lo stabilimento oggi inaugur ato possa coronar e d i nuova gloria la città
moderna». 7 0 Co sì, a dicembre del 1901, tutti e tre i nuovi stabilimenti reggiani avevano
iniziato la loro attività, uno dei quali direttamente promoss o da Menada e gli altri due
tenuti a battesimo dallo stesso president e d ella Camera di Commercio.
Intanto gli utili della S A F R E , anche grazie alle operazio ni di Menada, aumenta no a
dismisura. Dal 1888, anno della sua costit uzione, al 1894 la S A F R E chiudeva i bilanci in
perdita (86.629 lire nel 1888, 66.94 6 nel 1 889, 65.788 nel 1890, 55.049 nel 1891, 42 . 240
nel 1892, 15.08 7 nel 1 893, 4.274 nel 1894). Poi erano cominciati gli utili e dai 5.047 del
1895 si era arrivati fino alle 40.170 lire di avanzo del 1901. 7 1 Gl i anni seguenti saranno
ancora più felici e nel 1904 Menada potrà vantare, per la sua azi enda, un utile di 51.1 91
lire, da dividere con la Commerciale, che l’anno prima era entra ta in società, mentre si
registrava anche u n aumento di dipend enti. Co nte mporanea mente continuava no le
acquisizioni di altre aziende. Il 13 agosto 1902 Menada rileva la «Padoa Semplicini» di
Firenze che a sua v olta aveva rilevato l ’attività Cirio. Si tra tta di un a ffare molto
importante perché l’azienda fiorentina, assicura Men ada, è in liquidazione «per motivi
estranei alla bontà dell’industria». 7 2 La S A F R E viene preferita perché offre a for fait
1.100.000 lire per i duecentosessa ntasei carri ferroviari con un finanziamento de lla
Commerciale al 5%. L’azienda viene divi sa in due parti: ferr oviario da un lato ed
esportazioni agricole dall’altro. Riferisce Bianchini che «Menada viene nomina to
direttore generale co n uno stipendio annuo di 9.000 lire. Alla direzione della prima
azienda viene chiam ato il conte Giusepp e Borini, a dirige re il secondo riparto so no
invece il cav. Vittorio Padoa ed Eugenio Giacobino». 7 3
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L’Apostolo e il Ferroviere
Il consiglio della S A F R E , che aveva valutato positivamente l’ingresso di Menada in
altre industre, valutò negativamente l’ingresso di Menada in politica. Negò dunque a
Menada la possibilità di presentarsi candidato alla Camera contro Prampolini alle
elezioni del novemb re del 1904 , come espressio ne dell’a sso ciazione che egli ste sso
presiedeva e che si ac cingeva a conquistare Comune e Provincia di Reggio (ma Menada
era stato consigliere comunale di Reggio dal 1899 al 1901 e in Consiglio era ritornato
con le el ezioni parz iali del giu gno del 1904). Questo appartarsi di Menada dal la
politica, dopo il suo trionfo, lo preservò in effetti come imp renditore (sia pure per
conto della Banca Commerciale) quando la politica cambiò il suo corso. La S A F R E
celebrò il suo rientro in azienda a tempo quasi pieno , per mo do di dire, dopo le sue
dimissioni dalla presidenza della Cam era di Commercio, che vengono date nel
dicembre
del
1904
(di
conseguenza
Menada
si
dimette
anche
da
me mbro
dell’Esposizione per manente, dal consiglio direttivo della Cattedra ambulante di
agricoltura, da presi dente del Comitato provinciale per l’esp osizione di Milano del
1906).
Alla presidenza della Camera di Commercio, dopo che l’a nno prima Vincenzo
Camparini 7 4 aveva trasferito a Reggio, da Novellara, la sua taglieria di piet re dure già
rinomata a livello europeo, viene eletto l’i ndustriale reggiano delle spazzol e Giusep pe
Agazzani, che rifiutò però la carica in favore di Achille Caselli. Alle elezioni camerali,
che si svolgevano a llora attraverso vot azioni dirette dei commerc ianti, Giusep pe
Agazzani risultò il primo degli eletti con 769 voti, seguito da Giuseppe Ferretti con 763
voti. Alle loro spalle Achille Ca selli con 751 voti, Giovanni F ossa co n gli stessi v oti,
Giovanni Maramotti con 749 voti, Odoardo Garlinzoni con 606 v oti. 7 5 Questo a
dicembre. Nel gennai o del 1905 Agazza ni decise di non a ccetta re la presidenza e ve nne
dunque eletto Achille Caselli. Le elezioni camerali avvenivano nel bel mezzo della lotta
tra socialisti e Grande Armata, che pendevano decisamente a favor e di quest’ultima,
anche approfittando degli estremismi socialisti sul tema del commercio borghese. Non
è un caso che «L ’Italia Centrale» abbia rimproverato i socialisti di non aver preso parte
alla contesa elettoral e dei commercianti. Altro che atteggiame nti dei socialisti delle
origini «che avevano conquistato per prima l’associazione dei commercianti nel 1888,
poi la Camera di Commercio» 7 6 e solo do po il Comune. Adesso «il P S I non ha port ato
Pag. 171
L’Apostolo e il Ferroviere
alcun candidato proprio, non ha dimostrato nessu n interessament o per tali elezioni (…)
i socialisti non intendono tutelare gli interessi delle industrie e del commercio, ma (…)
intendono combatterli». 7 7 Qualco sa si er a rotto e quel qualcosa era la base de lla
sconfitta socialista e dell’avanzata della Grande Armata.
Se fino al 1904 sociali sti e Me nada avevano collaborato insieme, da quell’anno e ssi si
trovano su due fronti opposti della barricata. Le municipalizzazioni e la cooperazione
cosiddetta integrale che Antonio Vergna nini aveva teorizzat o, proprio nel 1904, al
Congresso di Bologna, come sostitutiva del commercio borghese, avevano irritato,
spaventato
e
dete rminato
la
reazio ne
proprio
dei
commercianti
reggiani.
Contemporaneamente ai suc cessi politici e industriali si rafforzava la presenza di
Menada nel campo fer roviario nazionale. L’elenco di iniziative a cui egli partecip ò è
assai lungo: dalle fer rovie complementari della Sardegna alle ferrovie vicinali di Roma,
dalla ferrovia Mantova -Modena fino all a ferrovia Alessa ndria -Acqui, dalla stra da
ferrata da Torreber e tti al Gravellone (Pav ia), alle ferrovie dell ’Alta Valtellina, dall a
ferrovia della Valsug ana alla ferrovia tramviaria Venezia -Bassano-Primolan. Poi c’è la
Compagnia di Antivari per la linea Antivari -Vir Bazar in Montenegro. Dal trasporto su
ferro a quello su ac qua: e c ’è la Naviga zione sul lago di Scutari, nonché la So cietà
italiana di servizi marittimi. Si passa poi al trasporto su gomma: i Trasporti
automobilistici sardi. Infine ci sono iniz iative industriali varie: il Continentale, le
Bonifiche sarde (T irso), la Società «Il sughero» di Tempio Pau sa nia, la So cietà ano ni ma
ing. Garboli di Roma per la costruzio ne in cemento armato, la Società italiana indust ria
Paglia e Santini e C, la Società anonima formaggio Grana Reggiano (Forgrana ), le
Vetrerie venezia ne, la Cristalleria e vetrerie riunite di Milano, la Ciga (Alberghi), la
Società commerciale d’Oriente, e dal 1910 il Calzificio reggiano. 7 8
Un numero impressio nante di incarichi, di impegni, di energie d a esprimere. Menada
pareva un novello F igaro. Tutti lo volevano. Tutti puntavano sulle sue capacità di
imprenditore baciato dal succe sso. Incred ibile, tutto questo, da conciliare col tem po
concesso agli umani, soprattutto perché Menada non era tipo da scaldare sedie o da
delegare responsabilità. Ma Menada, ment re è impegnato allo sviluppo delle Offici ne
Righi e poi delle Reg giane, ha altri conigl i nel cilindro. Nel no vembre del 1905 fo nda
una scuola del tru ciolo, in omaggio a una delle produzioni tip iche della provincia di
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L’Apostolo e il Ferroviere
Reggio. Menada chia merà «madre e n utrice» la Banca Commerciale. Lui è una specie di
novello messia. E, d i più, pare a nche una sorta di r e Mida. Dove tocca lui tutto si
trasforma e si risolve, anche le crisi più nere. Come era avvenuto con la «Calce e
gesso» di Ventoso, anche le altre azien de che Menada acquisisce sono generalmente in
crisi, quelle c he cr ea vanno subito a merav iglia, quelle che è chiamato ad amministrare
risolvono i loro problemi, mentre le ferrovie hanno bisogno di uno che se n’intend a e
continuano naturalmente a puntar e su di lui.
Dalla sua fertile crea tività di imprenditore capace anche di pensarle di notte, a ncor a
Menada partorirà nel 1910 il Calzificio reg giano, proprio mentre Giovanni Landini, 7 9 a
Fabbrico, creava nella sua officina il primo motore «a testa cal da», che poi consenti rà
la costruzione del tr attore Landini. L’idea di Menada, relativa al calzificio (quatt ro
anni prima i socialisti della Camera del Lavoro avevano fondato la «Casa per le
industrie femminili», ubicandola in via Farini, nello stabile del sindacat o), era sta ta
prodotta già nel 1905, poiché si ha notizia che il 13 giugno di quell’anno Menada ab bia
chiesto finanziament i alla Cassa di Risparmio per un’attività industriale, come un
calzificio, capace di occupare oltre cinquecento dipendenti donne, che nel 1910 saranno
però meno della met à. Preside nte della Cassa di Risparmio era proprio l’on. Camillo
Prampolini (nel 190 8 gli succ ederà l’ex presidente della Deputazione provinci ale
Alessa ndro Cocchi ) che si disse subito favorevole, anche se proprio nel ge nnaio di
quell’anno Prampolini aveva perso il suo collegio di Reggio, dopo un ballottaggio con
l’avvocato Giusepp e Spallanzani che lo a veva sconfitto per po chi voti. Lo smacco e ra
stato enorme.
Dopo la sconfitta alle elezioni parziali comunali dell’anno p rima, la sconfitta di
Prampolini
segnalava
formidabile di
la
crisi
profonda
quell’Associazione
del
del
socialismo
reggiano
e
lo
sviluppo
bene eco nomico fondata e presieduta
da
Giuseppe Menada, che aveva messo in crisi un sistema che appariva inossidabile. Non
a caso, dopo la sconfitta di Prampolini, la Giunta socialista fu costretta a dimettersi, e
così il Consiglio, e alle elezioni della primavera del 1905 gli uomini di Mena da
conquistera nno a nche il Comune, eleggendo sindaco Giu sto F ulloni. Menada era c os ì
più che mai padrone della situazione, non solo eco nomica, ma anche politica e
amministrativa di Reggio. Forse mai nella storia locale un uomo solo seppe u nire tanto
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L’Apostolo e il Ferroviere
potere come Menada tra il 1904 e il 1907. Così, nell ’aprile del 1910, in u na situazio ne
politica locale che s’era poi capovolta a v antaggio dei so cialisti, il nuovo stabilimento
del calzificio venne finalmente inaugurato grazie a sessantamila lire a fondo perduto
stanziati dalla Ca ssa di Risparmio, presieduta dal socialista Alessandro Cocchi a cui si
aggiungeranno i fina nziamenti della Banca Commerciale. La società, costituita il 1 7
ottobre del 1909, era formata da Giuseppe Menada e dai signori Giacomo Marconi e
Antonio Dubois. Il ca pitale sociale era di duecentocinquantamila lire (aumentabile fino
a cinquecentomila lire con semplice deliberazione del consiglio). President e venne
nominato proprio Giuseppe Me nada.
Il 12 novembre del 1909 la società aveva provveduto ad acquistare un’area in località
Gardenia. Il progett o del fabbricato era stato a ffidato all ’ingegnere Italo Sirotti. I
rapporti tra Camillo Prampolini e Giusepp e Menada, pessimi in politica, si mantenne ro
in questa fase ottimi dal punto di vista finanziario e il co ntributo della Cassa di
Risparmio presieduta da uno degli uomini più s ignificativi di Prampolini, l’avvocato
Cocchi, lo te stimonia. Prima ancora, il 12 febbraio del 1907 , le Officine Reggia ne
avevano anche ottenu to un mutuo di mezzo milione al tasso del 4,5%, dopo pochi mesi
era stato conce sso al la S A F R E un prestito di cento mila lire per la edificazione di case
per i ferrovieri, infi ne, il 21 aprile del 1 908, si era d eciso di acquistare obbligazioni
delle Reggiane per un importo di trecentomila lire.
La collaborazione tra socialisti e liberali, tra cooperatori e imprenditori privati, avrà
nella Esposizione ag ricola -industriale del 1922 8 0 il suo acme. All’interno degli a mpi
padiglioni, visitati dal Re Vittorio Emanuele I I I , e ubicati parte nei giardini pubblici,
parte in largo Cairoli, vennero situate sia le attività delle imp rese private, sia quel le
cooperative. Vi erano i mulini prodotti dalle Officine Reggiane, come la grande mostra
della Camera del L avoro di Reggio e delle organizzazioni operaie. Una grande
esposizione della ca pacità reggiana di realizzare. Il sistema rifor mista e il nuo vo
sistema industriale a braccetto. L’ultima vera collaborazione pri ma dello scontro fina le.
L’abbraccio Menada -Prampolini prima dell’eclissi.
Nel 1908 Menada era stato a nche insignit o della croce di cava liere del lavoro e p er
lui s’era alle stito un gran banchetto alla p resenza di dirigenti e lavoratori di gran parte
delle imprese che egli aveva creato, contribuito a creare, diretto o salvato. Egli
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L’Apostolo e il Ferroviere
ringraziò
tutti
i
suoi
collaboratori:
«Come
mi
sarebbe
stato
difatti
possibile
l’organizzare co sì gra n numero di aziende se al fianco mio non avessi avuto tecnici ed
amministratori audaci nelle iniziative, prudenti nell’esecuz ione, competenti ne lla
ferma volontà di riescire trionfanti a rendere fiorenti ed ammirati le industrie e i
commerci nostri?» . 8 1 Poi passò in rassegna le su e attività, i suoi gioielli e c itò
nell’Ordine le «Ferro vie reggiane», la «So cietà calce e gesso», le ferrovie Alessandr ia Acqui, T orreberretti -Pavia, le «Officine Reggiane», la «Celeste Longoni», industr ia
legata alle Reggia ne , la «Metallurgica Ossolana» , la ferrov ia della Valtellina che
avrebbe di lì a poco conse ntito un nuov o valico ferroviario tra Italia e Svizzera, la
«Società Cristallerie e Vetrerie», la «So cietà del formaggio Grana», i lavoratori e
dirigenti della «Soci età della lavorazione del truciolo», i rappresentanti delle societ à
automobilistiche, la «Società italo -svizzera», che diffonde da Bologna le nuove
macchine agricole e , soprattutto, i rappresentanti della Banca Commerciale Italiana.
Le «Officine Reggiane» , dal canto loro, di ventarono, nei primi anni di vita, un vero e
proprio colosso indu striale per Reggio, l a sua industria di g ran lunga più grand e e
dalle dimensioni sempre cresce nti. Nel marzo del 1905 Menad a aveva introdotto una
Cassa mutua all’inter no d ell’azienda e la sua era stata la prima azienda a farlo, ment re
nell’ottobre del 1906 le Officine Reggiane avevano denunciato la presenza di ben 900
operai e attorno al complesso aveva iniziato a prendere piede la costruzione del
quartiere di Santa Croce e sterna p er i dipendenti, 8 2 ment re Romano Righi e ra
scomparso dalla soci età, impegnandosi a promuovere una nuo va e già citata soci età , la
«Arti grafiche», supp ortato dall’annuale premio della Cassa di Risparmio, proprio con
il direttore delle Reggiane Giova nni Prampolini, il quale ultimo sarà, dal 1906 al 1916,
consigliere delegato alle Reggiane. Nel novembre del 1907 si svolse il primo sciopero
all’interno della fabbrica, appoggiato dai socialisti, che però « non approvano l’abu so
dell’arma dello sciopero» 8 3 e per due anni le vertenze operaie procedettero anc he in
contrasto con la Ca mera del Lavoro, ma l’azienda chiuse l’esercizio con un utile di
502.789, 93 lire, dopo aver costruito ben m illeseicento veicoli.
Si lavorava per co struire la ferrovia R eggio -Ciano, si aprivano le prime sale
cinematografiche a R eggio, i socialisti ritornarono alla guida del Comune nel 1907 e
della Provincia nel 1910, la Gra nde Ar mata svanì come neve al sole, Menada però
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L’Apostolo e il Ferroviere
insisteva. E nell’apr ile del 1911 concede miglioramenti salar iali agli operai delle
Officine Reggiane 8 4 poi, nel dicembre del 1912, le Reggiane incorporano l’indu st ria
ferroviaria Sofia (So cietà officine ferrov iarie italiane anoni ma) e diventano «Spa
Reggiane Officine Me ccaniche Italiane» . 8 5 L’azienda aveva diviso i n due sezioni la sua
produzione: i veicoli (costruzione e riparazione di carri e carrozze), le locomotive (per
costruzione e ripara zione). Dura nte la g uerra si cominciò a nche la produzione di
materiale bellico e nel 1916 le «Omi Reggiane» verranno denomina te «Stabilimento
militare ausiliario». 8 6 Si cominciarono a nche a co struire pr oiettili, vario materiale
bellico e anche aero plani modello. Nell’ultimo anno di guerra vennero ordinati dal
governo ben tre cento aerei Capro ni. Intanto l’aumento della produzione aveva porta to
a un massiccio aume nto di manodopera e gli operai salirono alle cinquemila unità nel
1917, con u n capitale sociale di dodici milioni. Ma dal 1912, co me è già stato ricordato,
Menada non partecip a più al consiglio di a mministrazione dell’azie nda.
La sua Banca Commerciale, ormai proprietaria della parte più cospicua di azioni,
può evidentemente fare a meno di lui e impiegarlo in altri complessi itinerari. Lui
stesso ha conflitti sulla gestione dell’az ienda, com’è stato più volte ricordato, in
particolare con Giovanni Prampolini. Nell’aprile del 1926, in occasione della fe sta
promossa per il cinquantenario del suo i ngresso alla ferrovie dell’Alta Italia, il suo
grande amico Alfre do Benassi ricordò che Menada «tenne la presidenza (d elle
Reggiane) per parec c hi anni», 8 7 cioè fino al 1912, «poi, non co nsentendo con gli alt ri
colleghi del Consiglio d’amministrazione nei concetti amministrativi che si volevano
adottare, egli se ne ritrasse ed ebbe ragi one, giacché, poco t empo dopo, il capitale
sociale delle Officine fu sval utato del 5 0% e successivamente fu dovuto ridurre al so lo
5%». 8 8 Menada si rit rasse dunque dalla sua creatura più geni ale, dietro la quale si
celava la Banca Commerciale. Ma Benassi specificò che Menad a, una volta passate le
Reggiane in altre mani, «è rien trato a far p arte del Consiglio».
L’allontanamento di Menada dal Co nsi glio delle Reggiane fu cau sato dal su o
rapporto con il direttore e poi amministratore delegato Giovanni Prampolini e dall’asse
stabilita tra quest’u ltimo e Romano Righi? Probabilmente n on solo, giacché quel
dissidio risale a tre anni prima della uscita di scena di Mena da dal Consiglio delle
Reggiane. D’altronde Menada non era azionista in proprio di questa azienda, come non
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L’Apostolo e il Ferroviere
lo era della S A F R E (se non per una manciat a di quote, poi subito assorbite da altri), c osì
come non era azionist a di alcuna delle aziende che egli fo ndò e che amministrò o salvò.
Menada era un esploratore. Dietro di lui che entrava in un Consiglio, magari lo
presiedeva come soc io, transitoriamente, si celava sempre la presenza solida del la
Banca Commerciale. Come il fratello Emilio ricercava per mare mondi nuovi su navi
prima a vela e poi a motore, co sì Giuseppe esplorava su fer rovia il nuovo mondo
industriale, creando una nuova eco nomia in una civiltà ancora agricola. L’esplorazio ne
di Menada continuav a a generar e nuove i mprese.
Anche la sua se conda industria reggiana, il Calzificio, 8 9 dopo u n periodo d’oro tra il
1910 e il 1918 (le occupate erano passate dalle duecento iniziali alle milletrecento),
dovette essere asso rb ita da una nuova società, «Calzifici italiani riuniti», proprio come
le Reggiane, che erano divenute O M I . Graz ie a questa nuova proprietà lo stabilimento
fu ulteriormente amp liato nel 1923 e nel 19 25 venne unificato co n l’indu stria consorel la
«Setificio nazionale» , per formare un unica società che do veva gestire anche gli
stabilimenti di Ferrara e Padova. Menada osservava contento . Una volta scoperto un
mondo nuovo, si sentiva chiamato ad abbandonarlo perché dest inato a scoprirne altri.
Senza l ’assillo de l guadagno, ma con una certa propensio ne all’avventura e la
soddisfazione di aver scavato il pozzo ove poi gli altri si recano ad attingere acqua .
Note
1
L ’ « A s s o c i a z i o n e c o o p e r a t i v a » v e n n e f o n d a ta d a C o n ta r d o V i n s a n i , e a p p o g g i a ta d a G i a c o m o
M a f f e i . V e d i A m b i e n t e e c o n o m i c o e p r i m i a l b o r i c o o p e r a t i v i , i n G . Z i bo r d i , S a g g i o s u l l a s t o r i a d e l
m o v i m e n t o o p e r a i o . C a m i l l o P r a m p o l i n i e i l a v o r a t o r i r e g g i a n i , c i t. , p p . 4 4 - 4 7 , c h e f i s s a l a d a ta a l 1 8 8 0 .
Secondo Moses Anafu ( Vinsani e la società cooperativa di Reggio, in M. Anafu, Tutti gli uomini di
Camillo, questione sociale e movimento cooperativo nel reggiano dal 1880 al 1914 , a cura di Afolfo
Z a v a r o n i , c i t . , p p . 5 4 - 5 9 ) , l a d a t a d i f o n d a z i o n e d e l l a A s s o c i a z i o n e c o o p e r a ti v a d i V i n s a n i è i l 1 8 81 ,
s e c o n d o A d o l f o Z a v a r o n i ( U n i t i s i a m o t u t t o . A l l e o r i g i n i d e l l a C a m e r a d e l L a v o r o d i R e g g i o E m i l i a , c i t. ,
p . 4 3 ) l a f o n d a z i o n e r i s a l e a l 1 8 8 2 . S e c o n d o R e n a to M a r m i r o l i , i n v e c e , ( C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p .
1 6 ) l a c o o p e r a t i v a d e l V i n s a n i r i s a l e a l 1 8 8 3 . P r o ba bi l m e n te o g n u n o f i s s a d a te c h e s i r i f e r i s c o n o a
q u a l c o s a d i d i v e r s o : l a f o n d a z i o n e d e l l ’ a s s o c i a z i o n e , l ’ a p e r tu r a d e i p r i m i s p a c c i , l ’ a p e r tu r a d i u n a
Pag. 177
L’Apostolo e il Ferroviere
v e r a c o o p e r a t i v a . D a r i c o r d a r e c h e l o s p a c c i o c o o p e r a ti v o d i R i v a l ta r i s a l e a d d i r i t tu r a a l 1 8 7 3 .
2
G . Z i bo r d i , S a g g i o s u l m o v i m e n t o o p e r a i o i n I t a l i a . C a m i l l o P r a m p o l i n i e i l a v o r a t o r i r e g g i a n i , c i t. ,
p. 45.
3
L a m o r t e d e l p r o f . C o n t a r d o V i n s a n i , i n « L a G i u s t i z i a » , 1 7 f e b br a i o 1 9 0 8 .
4
Ibidem, p. 46.
5
M . A n a f u , T u t t i g l i u o m i n i d i C a m i l l o , c i t. , p .
6
Ibidem, p. 22.
7
Ibidem, p. 23.
8
G i a c o m o M a f f e i , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , v o l . I I I , c i t. , p . 2 8 2 .
9
M . A n a f u , T u t t i g l i u o m i n i d i C a m i l l o , c i t. , p . 7 8 .
10
XXI.
L u i g i R o v e r s i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 5 8 , i v i 1 9 1 7 ) , s i n d a c o d i R e g g i o , d i r i g e n te c o o p e r a ti v o ,
r a g i o n i e r e , v e n i v a a f f e t t u o s a m e n t e d e f i n i to « a l s g n ò u r G i g i » d a i r e g g i a n i . F o n d a , a s s i e m e a l
f r a t e l l o D o m e n i c o , l a « C o o p e r a t i v a m u r a to r i » n e l 1 8 8 4 . È e l e t to c o n s i g l i e r e c o m u n a l e d i R e g g i o c o n
l e e l e z i o n i d e l d i c e m br e d e l 1 8 9 9 , c o n l e q u a l i u n a l i s ta s o c i a l i s ta c o n q u i s ta i l C o m u n e , e l e g g e n d o
s i n d a c o A l be r t o B o r c i a n i . N e l n o v e m br e d e l 1 9 0 2 R o v e r s i v i e n e e l e t to s i n d a c o , d o p o l e d i m i s s i o n i
d i B o r c i a n i , d i v e n u t o n e l f r a t t e m p o d e p u ta to , e d o p o i l br e v e i n te r r e g n o d e l p i t t o r e G a e ta n o
C h i e r i c i . N e l 1 9 0 5 R o v e r s i d e v e c e d e r e i l p o s to , d o p o l a s c o n f i t ta s u b i ta d a i s o c i a l i s t i a d o p e ra
d e l l a G r a n d e A r m a t a , a G i u s t o F u l l o n i , s o s t i t u i t o p o i d a C a m i l l o R o s s i . D o p o l a v i t to r i a d e l 1 9 0 7
e g l i r i t o r n a n e l l a s u a c a r i c a , c h e m a n ti e n e f i n o a l l a m o r te , a v v e n u ta n e l 1 9 1 7 , a c a u s a d i u n a
p o l m o n i t e c o n t r a t t a i n m o n t a g n a , d o v e s i e r a p e r s o n a l m e n te r e c a to , c o n u n a m a c c h i n a s c o p e r ta ,
p e r c e r c a r e l e g n a p e r a l l e v i a r e d a l l e p e n e d e l f r e d d o i b i m bi d e l l e s u e s c u o l e . S i d e v o n o a l l a s u a
g u i d a a m m i n i s t r a t i v a l e p i ù g r a n d i r e a l i z z a z i o n i r i f o r m i s te : d a l l e m u n i c i p a l i z z a z i o n i a l l ’ a p e r t u r a
d e l l e s c u o l e c o m u n a l i s u l t e r r i t o r i o , d a l l a c o s tr u z i o n e d e l l e c a s e p o p o l a r i a l l ’ a s s i s te n z a s a n i ta r i a .
Vedi M. Del Bue, Il Comune socialista , in Storia illustrata di Reggio Emilia , a cura di G. Gherpelli e
M. Festanti, cit., n. 30; K. Iori, Roversi, il sindaco in ombra del primo Novecento , in «L’Almanacco»,
c i t . , d i c e m br e 1 9 8 4 ; L . B e r n a z z a l i , L u i g i R o v e r s i , s i n d a c o d i R e g g i o E m i l i a d a l 1 9 0 2 a l 1 9 1 7 , R e g g i o
Emilia 1995; G. Zibordi, Luigi Roversi, Commemorazione di Luigi Roversi , Reggio Emilia 1919; A.
R a g a z z i , L u i g i R o v e r s i , i l s i n d a c o d e i p o v e r i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 9 6 7 ; N e l t r i g e s i m o d e l l a m o r t e d e l
sindaco rag. Luigi Rov ersi, Reggio Emilia 1917. Vedi anche Roversi Luigi, in Repertorio biob i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t . , p . 4 6 1 ; i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p p . 1 2 5 - 1 2 6 e i n N o v e c e n t o ,
cit., p. 511.
11
U n i t i s i a m o t u t t o . A l l e o r i g i n i d e l l a C a m e r a d e l L a v o r o d i R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 4 3 .
12
Vedi Le società socialiste reggiane ai congressi di Genova e Reggio (1892 -93), in Uniti siamo tutto.
A l l e o r i g i n i d e l l a C a m e r a d e l L a v o r o d i R e g g i o E m i l i a , c i t. , p p . 2 5 - 2 9 . V e d i a n c h e A . R a g a z z i , I r e g g i a n i
a G e n o v a n e l 1 8 9 2 a f o n d a r e i l P a r t i t o s o c i a l i s t a , i n « L a G i u s ti z i a » , 2 6 g e n n a i o 1 9 6 8 .
13
N a p o l e o n e C o l a j a n n i ( C a s t r o g i o v a n n i , o g g i E n n a , 1 8 4 7 , i v i 1 9 2 1 ) , d i r i ge n te p o l i ti c o , d e p u ta t o ,
Pag. 178
L’Apostolo e il Ferroviere
d a r a g a z z o t e n t ò i n v a n o d i a c c o d a r s i a l l a s p e d i z i o n e d e i M i l l e , p o i p r e s e p a r te a l l a ba t ta g l i a d i
A s p r o m o n t e e a q u e l l a d i B e z z e c c a . N e l 1 8 6 9 , tr a s f e r i t o s i a N a p o l i , p a r te c i p ò a u n te n ta ti v o
i n s u r r e z i o n a l e e f u i n c a r c e r a t o p e r d i v e r s i m e s i . R i to r n ò a C a s tr o g i o v a n n i d o v e p r e s e l e r e d i n i
d e l l ’ i n d u s t r i a p a t e r n a e s i d e d i c ò a g l i s t u d i ( i n s e g n e r à s ta ti s ti c a a C a ta n i a , P a l e r m o e N a p o l i ) ,
c o l l a bo r ò a l l a « L e g a d e l l a d e m o c r a z i a » p r o m o s s a d a G a r i ba l d i , o r g a n i z z ò l a c a m p a g n a p e r i l
s u f f r a g i o u n i v e r s a l e e i l « c o m i z i o d e i c o m i z i » s o t to l a p r e s i d e n z a d i G a r i ba l d i , n e l 1 8 8 1 , a R o m a .
C o l l a bo r ò a d i v e r s e r i v i s t e e n e l 1 8 9 1 f o n d ò i l g i o r n a l e « L ’ I s o l a » . Q u a n d o i f a s c i s i c i l i a n i a d e r i r o n o
a l P a r t i t o d e i l a v o r a t o r i , n e l 1 8 9 3 , C o l a j a n n i s e n e s ta c c ò e f o n d ò i l g i o r n a l e « I l s i c i l i a n o » .
A bbr a c c i ò l a q u e s t i o n e m e r i d i o n a l e a l p a r i d i G a e ta n o S a l v e m i n i e i n p o l e m i c a c o n T u r a ti e i l
s o c i a l i s m o m i l a n e s e . N e l 1 8 9 0 v e n n e e l e t to d e p u ta to n e l c o l l e g i o d i C a l ta n i s s e t ta p e r i s o c i a l i s ti ,
m a n e l 1 8 9 5 a d e r ì a l P ar t i t o r e p u b bl i c a n o . A v v e r s ò C r i s p i e P e l l o u x . S i s c h i e r ò c o n tr o G i o l i tt i n e i
p r i m i a n n i d e l N o v e c e n t o e p o i a d e r ì a l l a g u e r r a d i L i bi a e a l l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e .
V e d i C o l a j a n n i N a p o l e o n e , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
II,
pp. 63-
66.
14
G r e g o r i o A g n i n i ( F i n a l e E m i l i a , M o d e n a , 1 8 5 6 , R o m a 1 9 4 5 ) , d i r i g e n t e p o l i ti c o , s i n d a c a l i s ta ,
d e p u t a t o , v i s s e l a f a n c i u l l e z z a i n u n a f a m i g l i a be n e s ta n te , p o i p a r te c i p ò a l l a s p e d i z i o n e d i F e l i c e
C a v a l l o t t i a P a l e r m o a s o s t e g n o d i G a r i ba l d i . N e l 1 8 8 6 f o n d ò l ’ « A s s o c i a z i o n e o p e r a i e br a c c i a n t i »
d i F i n a l e . N e l f e b br a i o d e l 1 8 9 2 f u e l e t to d e p u ta t o c o l s o s t e g n o d i u n c i r c o l o o p e r a i o s o c i a l i s ta .
P a r t e c i p ò a l l a f o n d a z i o n e d e l n u o v o p a r t i t o a G e n o v a n e l l ’ a g o s to d e l 1 8 9 2 . F u p o i r i e l e tt o d e p u ta to
n e l l e c o n s u l t a z i o n i s u c c e s s i v e . N e i p r i m i a n n i d e l N o v e c e n to c o n tr i bu ì a l l a f o n d a z i o n e d e l l a
C a m e r a d e l L a v o r o d i M o d e n a . D o p o u n d u r o s c o n tr o c o n g l i e s p o n e n ti d e l m o n d o br a c c i a n ti l e c h e ,
e s s e n d o s u p o s i z i o n i s i n d a c a l i s t e r i v o l u z i o n a r i e , n o n i n te n d e v a n o a d e r i r e a l l a C a m e r a d e l L a v o r o e
a v e v a n o f o r m a t o u n ’ o r g a n i z z a z i o n e a u t o n o m a , A g n i n i s i d i m i s e d a d e p u ta to n e l g e n n a i o d e l 1 9 0 3 .
P o c o d o p o v e n n e p e r ò r i e l e t t o . P e r s e g u i ta t o d a i f a s c i s ti s i r i ti r ò a R o m a n e l 1 9 2 5 . N e l 1 9 4 5 , p o c h i
g i o r n i p r i m a d i m o r i r e , f u e l e t t o m e m br o d e l l a C o n s u l ta n a z i o n a l e .
V e d i A g n i n i G r e g o r i o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l , I , p p . 1 0 - 1 1 .
15
A g o s t i n o B e r e n i n i ( P a r m a 1 8 5 8 , R o m a 1 9 3 9 ) , s tu d i o s o , d i r i g e n t e p o l i ti c o , d e p u ta t o , s i l a u r e ò
i n G i u r i s p r u d e n z a e f u p r o f e s s o r e d i d i r i tt o e p r o c e d u r a p e n a l e a l l ’ U n i v e r s i tà d i S a s s a r i , p o i d i
P a r m a , d o v e f u a n c h e r e t t o r e d a l 1 9 1 9 a l 1 9 2 5 . M a s s o n e , f e c e i l s u o i n g r e s s o n e l l a v i ta p o l i t i c a
come radicale. Eletto deputato nel 1892 nel collegio di Borgo San Donnino, rimase alla Camera
i n i n t e r r o t t a m e n t e f i n o a l 1 9 2 1 . S i s c h i e r ò a l l a d e s tr a d e l P a r ti to s o c i a l i s ta e a l C o n g r e s s o d e l 1 8 93
s i d i c h i a r ò f a v o r e v o l e a l l e i n t e s e c o i p a r ti ti a f f i n i . P a r te g g i ò p e r i r i f o r m i s ti d i T u r a ti f i n o a l 1 9 1 1 .
A v a n z ò l a p r o p o s t a d i l e g g e p e r l ’ i n t r o d u z i o n e d e l d i v o r z i o i n I ta l i a a s s i e m e a l d e p u ta to d i R e g g i o
A l be r t o B o r c i a n i . N e l C o n g r e s s o d e l 1 9 1 2 s e g u ì B i s s o l a t i e B o n o m i e a d e r ì a l
PSRI.
Clamorosa la sua
v i t t o r i a e l e t t o r a l e n e l s u o c o l l e g i o d i B o r g o S a n D o n n i n o , d o v e r a c c o l s e , n e l 1 9 1 3 , n o n o s ta n te
l ’ o p p o s i z i o n e d e i s i n d a c a l i s t i r i v o l u z i o n a r i , be n 7 . 1 4 3 v o ti s u 7 . 1 6 4 v o t a n ti , s u s c i ta n d o i c o n s e n s i
Pag. 179
L’Apostolo e il Ferroviere
a n c h e d e i c o n s e r v a t o r i . I n t e r v e n t i s t a i n o c c a s i o n e d e l p r i m o c o n f l i tt o be l l i c o , a d e r ì a l l ’ « U n i o n e
s o c i a l i s t a i t a l i a n a » , p r o m o s s a d a B i s s o l a ti e c o m p o s ta d a i s o c i a l i s ti i n t e r v e n ti s ti , a l d i l à d e l l a l o r o
c o l l o c a z i o n e . N e l l ’ o t t o b r e d e l 1 9 1 7 f u m i n i s tr o d e l l a P u b bl i c a i s tr u z i o n e d e l g o v e r n o O r l a n d o , c h e
r e s t ò i n c a r i c a f i n o a l g i u g n o d e l 1 9 1 9 . R i e l e t to d e p u ta to n e l 1 9 1 9 , i n u n a l i s ta d e n o m i n a ta « F a s c i o
d ’ a v a n g u a r d i a » e c o m p o s t a d a r i f o r m i s t i , r a d i c a l i , r e p u b bl i c a n i e c o m b a tt e n t i d i s i n i s tr a , d o v e t te
s o c c o m b e r e a q u e l l e d e l 1 9 2 1 . N e l l o s t e s s o a n n o f u p e r ò n o m i n a to s e n a to r e d e l R e g n o N e l 1 9 2 3
o s t e g g i ò i n S e n a t o l a n u o v a l e g g e e l e t t o r a l e f a s c i s ta . N e l 1 9 2 4 a v e v a a d e r i to , i n ta n to , a l l a « U n i o n e
n a z i o n a l e » d i G i o v a n n i A m e n d o l a . P o i s i d i s ta c c ò p r o g r e s s i v a m e n te d a l l a p o l i ti c a a t ti v a .
V e d i B e r e n i n i A g o s t i n o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l . I , p p . 2 4 2 245.
16
Una cambiale scaduta, in «La Giustizia», 21-22 marzo 1894.
17
Una lettera di Maffei, in «La Giustizia», 25 -26 marzo 1894.
18
V e d i R . C a v a n d o l i , M a f f e i G i a c o m o , c i t. , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o ,
cit., vol.
19
20
III,
p. 203.
N o n è p i ù s o c i a l i s t a , i n « L a G i u s t i z i a , 4 f e bbr a i o 1 8 9 4 .
G a e t a n o C h i e r i c i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 3 8 , i v i 1 9 2 0 ) , p i t to r e , s i n d a c o d i R e g g i o , n i p o te d i d o n
Gaetano, archeologo, e insegnante di filosofia di Camillo Prampolini al Liceo di Reggio ( don
G a e t a n o e r a f r a t e l l o d i A l f o n s o , p i t t o r e , c h e d i p i n s e i l s i p a r i o d e l te a t r o M u n i c i p a l e ) . N e l 1 8 8 2
G a e t a n o C h i e r i c i è c h i a m a t o a d i r i g e r e a R e g g i o l a s c u o l a d i d i s e g n o . N e l 1 8 8 9 è p r o ta g o n i s t a ,
a s s i e m e a q u a t t r o a m i c i , d i u n ’ i n c r e d i bi l e a v v e n tu r a . V u o l e i m p i a n ta r e i n A f r i c a , n e l l a z o n a d i
C h e r e n , u n p o d e r e s p e r i m e n t a l e . N e e s c e c o n d e l u s i o n i e d e bi ti . R i e n tr a a R e g g i o e v i e n e e l e tt o
c o n s i g l i e r e c o m u n a l e c o n l e e l e z i o n i d e l d i c e m b r e d e l 1 8 9 9 , p o i d i v i e n e s i n d a c o n e l d i c e m br e d e l
1 9 0 0 , i n s o s t i t u z i o n e d i A l be r t o B o r c i a n i , e l e t to d e p u ta to . A b ba n d o n a l o s c r a n n o d i s i n d a c o
d i m e t t e n d o s i n e l n o v e m br e d e l 1 9 0 2 . S i d i s ta c c h e r à p o i d a l l e p o s i z i o n i s o c i a l i s te i n o c c a s i o n e d e l l a
g u e r r a d i L i bi a d e l 1 9 1 1 e d e l l ’ i n t e r v e n to i n g u e r r a d e l l ’ I ta l i a n e l 1 9 1 5 . S u o f i g l i o R e n z o ( R e g g i o
E m i l i a 1 8 9 5 , T r e v i s o 1 9 4 3 ) s a r à u n o d e i m a s s i m i d i r i g e n ti d e l f a s c i s m o , r i c o p r e n d o l a c a r i c a d i
capo della polizia (parteciperà al Gran consiglio del 25 luglio del 1943 e verrà ucciso in carcere a
T r e v i s o ) . L a p i t t u r a d i G a e t a n o C h i e r i c i è p o p o l a r e e r i tr a e a s p e t ti d e l l a v i ta c o n ta d i n a . T r a i s u o i
d i s c e p o l i : C i r i l l o M a n i c a r d i , O t t o r i n o D a v o l i , L a z z a r o P a s i n i e A u g u s to M u s s i n i .
V e d i C h i e r i c i G a e t a n o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p p . 5 4 7 - 5 4 8 ; G a e t a n o C h i e r i c i , v o l u m e p u bb l i c a to i n
o c c a s i o n e d e l l a m o s t r a p r o m o s s a d a l l ’ E p t, a c u r a d i E l i o M o n d u c c i , R e g g i o E m i l i a 1 9 8 6 ; G .
M o r s e l l i , L a p i t t u r a d i G a e t a n o C h i e r i c i , R e g g i o E m i l i a 1 9 6 4 ; E . S o m a r è , C h i e r i c i p i t t o r e , c a t. m o s tr a
R e g g i o E m i l i a 1 9 3 8 ; M o s t r a d e l p i t t o r e G a e t a n o C h i e r i c i , d i a u t o r i v a r i , c a t. m o s tr a , R e g g i o E m i l i a
1 9 7 0 ; L . S e r r a , G a e t a n o C h i e r i c i , p i t t o r e d e i d i r i t t i d e i f a n c i u l l i , i n « S tr e n n a d e l P i o I s t i t u t o
Artigianelli» 1979, pp. 79 -81; G. Grasselli, Gaetano Chierici a Roma, in «Reggio democratica», 24
n o v e m br e 1 9 5 0 ; C . R a b o t t i , I l r o m a n t i c i s m o d i G a e t a n o C h i e r i c i , i n « R e g g i o s to r i a » , g e n n a i o - m a r z o
Pag. 180
L’Apostolo e il Ferroviere
1988, pp. 17-19.
21
N i c o d e m o G a s p a r i n i ( G u a l t i e r i 1 8 7 4 , i v i 1 9 4 6 ) , s i n d a c a l i s ta , f i g l i o d i a r t i g i a n i , a p p e n a
v e n t e n n e n o n v o l l e c o n t i n u a r e i l m e s t i e r e d e i g e n i to r i e s i d i e d e a l l ’ a g i ta z i o n e p o l i ti c a e s o c i a l e .
D i v e n n e u n q u a l i f i c a t o o r g a n i z z a t o r e d e i br a c c i a n ti e d e l l e m o n d i n e d e l P o . V e n n e p a r t i c o l a r m e n te
a p p r e z z a t o p e r l a s u a r i d o n d a n t e o r a t o r i a , c h e s a p e v a c a t tu r a r e i c o n s e n s i d e l l e m a s s e p o p o l a r i .
S c r i v e v a s u l l a « G a z z e t t a g u a s t a l l e s e » e s u « L a p i a z z a » . S e g r e ta r i o d e l l a C a m e r a d e l L a v o r o d i
G u a s t a l l a , G a s p a r i n i f u i l p r i m o s i n d a c a l i s ta d ’ I ta l i a a d o r g a n i z z a r e i l m o v i m e n to f e m m i n i l e ,
m e r i t a n d o i l p l a u s o e l ’ a p p r o v a z i o n e d i F i l i p p o T u r a ti e d i A n n a Ku l i s c i o f f . F u a c a p o d e g l i
s c i o p e r i d e g l i e d i l i d e l 1 9 1 1 e d e l 1 9 1 2 e , s o p r a t t u t to , d i q u e l l i d e l 1 9 1 9 d e l m o n d o a g r i c o l o c h e d i
f a t t o a p r i r o n o i l c o s i d d e t t o bi e n n i o r o s s o . D u r a n te i l r e g i m e r i f i u tò d i c o l l a bo r a r e c o l s i n d a c a to
f a s c i s t a e s i a p p a r t ò n e l l a s u a G u a l t i e r i , d o v e m o r ì u n a n n o d o p o l a L i be r a z i o n e , i n p o v e r tà .
Vedi S. Prati, Un sindacalista socialista che fece st oria: Nicodemo Gasparini , in «L’Almanacco », cit.,
n. 4, giugno 1984, pp. 161 -163.
22
V e d i A r c h i v i o d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o , i n « A r c h i v i o d i S ta to » , 1 9 0 1 , d i v . I , s e z . I , c a r ta , 8 5 .
23
G. Basini, L’industrializzazione di una provincia contadina. Reggio Em ilia 1861-1940, Bari-Roma
1995, p. 151.
24
Ibidem.
25
Riccardo Cocchi (Reggio Emilia 1849, ivi 1920), commerciante, figlio di Francesco (Corlo di
Modena 1814, Reggio Emilia 1878), fondatore dell’azienda di liquori di famiglia e della famosa
A n i s e t t a C o c c h i . R i c c a r d o s p o s ò l a f i g l i a d i P i e tr o M a n o d o r i , M a d d a l e n a , F r a i l 1 8 9 6 e i l 1 8 9 9 f e c e
p a r t e d e l l a A s s o c i a z i o n e c o m m e r c i a n t i e i n d u s tr i a l i , p o i f u p r e s i d e n te d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o ,
p r i m a d i G i u s e p p e M e n a d a , f i n o a l 1 8 9 8 . N e l 1 8 9 2 f u n o m i n a to m e m br o d e l c o m i ta to d i s c o n to
d e l l a B a n c a n a z i o n a l e . F u c o n s i g l i e r e c o m u n a l e a C a r p i n e ti , p r e s i d e n te d i u n ’ U n i o n e m o n a r c h i c a
c o s t i t u z i o n a l e r e g g i a n a . L a m o g l i e M a d d a l e n a s a r à s o c i a f o n d a tr i c e , a s s i e m e a i B a c c h i A n d r e o l i ,
della nuova Banca Agricola Commerciale nel 1910 .
Vedi M. Bianchini, Liquori, spazzole e seta: dal laboratorio alla fabbrica , in Imprese e imprenditori a
Reggio Emilia, cit., pp. 55-107.
26
C a m e r a d i C o m m e r c i o e d a r t i d e l l a p r o v i n c i a d i R e g g i o E m i l i a , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 7 d i c e m br e
1 8 9 6 . A r m a n d o V i v i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 8 2 , i v i 1 9 7 0 ) u l ti m o d i s e t te f i g l i , f r e q u e n ta l ’ i s t i tu t o d i
r a g i o n e r i a e , s u b i t o d o p o i l c o n g e d o d a l s e r v i z i o m i l i ta r e , v i e n e a s s u n t o d a l l a B a n c a C o m m e r c i a l e ,
d e l l a q u a l e d i v i e n e d i r e t t o r e d e l l a f i l i a l e r e g g i a n a , i n c a r i c o c h e m a n ti e n e p e r tr e n t’ a n n i . N e l 1 9 0 9
s p o s a A n n a S p a l l a n z a n i , s o r e l l a d i M a r i a , c h e a v e v a g i à s p o s a to G i u s e p p e M e n a d a . P a r te c i p a a l l a
p r i m a g u e r r a m o n d i a l e e c o m ba t t e c o m e u f f i c i a l e a V i t to r i o V e n e to . A p p a s s i o n a to d i m u s i c a l i r i c a ,
e r a i m p a r e n t a t o c o n P i o e B a t t i s t a V i v i , c h e g e s ti r o n o a l u n g o i l t e a tr o M u n i c i p a l e d i R e g g i o . F u
c o r r i s p o n d e n te d e l « C o r r i e r e d e l l a S e r a » e d i g i o r n a l i l o c a l i . G l i f u s e m p r e m o l to v i c i n o l o z i o
T o g n o l a , c i o è A n t o n i o V e r g n a n i n i , c h e a v e v a s p o s a to L e o c a d i a B e z z i , s o r e l l a d e l l a s u a m a m m a . S i
Pag. 181
L’Apostolo e il Ferroviere
d i l e t t ò a n c h e d i p i t t u r a . A n t i f a s c i s t a , o s p i tò n e l l a v i l l a d i S a n P e l l e g r i n o d e i M e n a d a , d o v e e r a
s f o l l a t o d u r a n t e l a g u e r r a c o n l a f a m i g l i a , d i v e r s i e s p o n e n ti r i c e r c a ti t r a i q u a l i V i t to r i o P e l l i z z i ,
C a m i l l o F e r r a r i e A d r i a n o O l i v a . ( T e s t i m o n i a n z a s c r i tta d e l l a f i g l i a d i A r m a n d o V i v i ) .
27
M. Bianchini, Presidente della Camera di Commercio , in Imprese e imprenditori a Reggio Emilia ,
cit., p. 138.
28
A r c h i v i o d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o , i n « A r c h i v i o d i S ta to » , d i v .
III,
sez. I, n.70.
29
Ibidem.
30
M. Bianchini, Presidente della Camera di Commercio , in Imprese e imprenditori a Reggio Emilia ,
cit., p. 139.
31
A r c h i v i o d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o , i n « A r c h i v i o d i S ta to » , d i v .
32
III,
sec. I, n.70.
Camera di Commercio ed arti in Reggio Emilia. Sull’indus tria del truciolo e sulla fabbricazione dei
cappelli di truciolo in Villarotta (Reggio Emilia). Relazione del presidente al Consiglio camerale , Reggio
Emilia 1898, p. 4.
33
Ibidem, p. 7.
34
Ibidem.
35
Ibidem, pp. 8-9.
36
Ibidem.
37
A r c h i v i o d e l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o , i n « A r c h i v i o d i S ta to » , d i v .
38
Ibidem.
39
Vedi Aprile 1900, in Novecento, cit., p. 8.
40
V e d i F e b b r a i o 1 9 0 6 , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 2 8 .
41
Giuseppe Menada: le ferrovie, la Banca Commerciale, la grande impresa , in M. Bianchini, Imprese e
III,
sez. I, n.70.
imprenditori a Reggio Emilia , cit., p. 140.
42
Ibidem, pp. 140-141.
43
Ibidem, p. 144.
44
N a t a l e P r a m p o l i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 7 6 , R o m a 1 9 5 9 ) , d e i d u e f r a t e l l i , G i o v a n n i e N a ta l e
a p p u n t o , e g l i s a r à q u e l l o c h e c o n s e g u i r à m a g g i o r e n o to r i e tà . L a u r e a to i n i n g e g n e r i a n e l 1 9 0 0 a l
Politecnico
di
Torino,
bonificatore,
o l tr e
che
imprenditore
in
un’azienda
c e r ta m e n te
a l l ’ a v a n g u a r d i a q u a l e q u e l l a d e i c o n c i m i c h i m i c i , d e l l a q u a l e r e s ta n o p i u t to s to m i s te r i o s e l e
o r i g i n i e l a r e g i a ( l a B a n c a C o m m e r c i a l e e r a d i r e t ta m e n t e c o i n v o l ta n e l l ’ i n i z i a t i v a c o m e i p o ti z za
M a r c o B i a n c h i n i n e l s u o v o l u m e p i ù v o l te c i ta to ? ) , a p a r ti r e d a l 1 9 0 4 s p a r i s c e d a l l ’ a z i e n d a e f i n o a l
1 9 1 9 è d i r e t t o r e t e c n i c o d e l l ’ U n i o n e i ta l i a n a c o n c i m i . N e l 1 9 1 5 v i e n e e l e t to p r e s i d e n t e d e l l a
bo n i f i c a P a r m i g i a n a - M o g l i a , p r e s i d e n z a c h e m a n ti e n e f i n o a l 1 9 4 5 . D a l 1 9 2 3 a l 1 9 24 è a nc h e
m e m br o d e l C o n s i g l i o s u p e r i o r e d e i l a v o r i p u b bl i c i . C o m e b o n i f i c a t o r e c o m p i e l ’ i m p r e s a d e l la
s i s t e m a z i o n e i d r a u l i c a d e l l a B a s s a r e g g i a n a . V i e n e c h i a m a to a d i r i g e r e l ’ o p e r a d i bo n i f i c a
d e l l ’ A g r o - p o n t i n o , s u l l a q u a l e i l r e g i m e d i M u s s o l i n i i n v e s te l a s u a c r e d i bi l i tà . C i ò g l i v a l e i l t i t o l o
Pag. 182
L’Apostolo e il Ferroviere
d i s e n a t o r e c o n d e c r e t o d e l 2 7 f e bbr a i o d e l 1 9 2 9 , s u d e s i g n a z i o n e d i G e l a s i o C a e ta n i e d e l p r e f e t to
d i R e g g i o E m i l i a D i n o P e r r o n e C o m p a g n i . È p r e s i d e n te d e l l a S o c i e tà p e r l a b o n i f i c a d e i te r r e n i
ferraresi
e
procede all’azione di
bo n i f i c a
della
laguna
di
Comacchio.
È
anche
p r e s i d e n te
d e l l ’ I s t i t u t o i t a l o - bu l g a r o e c o m m i s s a r i o d e l l ’ E n te p e r l e bo n i f i c h e a l ba n e s i , p r e s i d e n te d e l l a
S c u o l a a g r a r i a A . Z a n e l l i d i R e g g i o e d e l l ’ I s ti t u t o z o o te n i c o p r o v i n c i a l e . È r i te n u to i l p i ù g r a n d e
bo n i f i c a t o r e i t a l i a n o . N e l 1 9 4 7 , s u i n v i t o d e l g o v e r n o a r g e n ti n o , s i r e c a i n S u d a m e r i c a e c o m p i e
l’ultima impresa della sua vita.
V e d i l a bi bl i o g r a f i a d i N a t a l e P r a m p o l i n i i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p .
453. Vedi anche G. Fornaciari, La morte di Natale Prampolini, uno fra i più insigni bonificatori italiani ,
i n « G a z z e t t a d i R e g g i o » , 2 1 a p r i l e 1 9 5 9 e l a v o c e P r a m p o l i n i N a t a l e , i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p .
113 e in Novecento, cit., p. 561. Vedi anche Senato della Repubblica. Archivio storico. Repertorio
b i o g r a f i c o d e i s e n a t o r i d e l l ’ I t a l i a f a s c i s t a , a c u r a d i E m i l i o G e n ti l e e d E m i l i a C a m p o c h i a r o , ( v o l .
M-R),
pp. 1939-1940.
45
V e d i G . B a s i n i , L ’ i n d u s t r i a l i z z a z i o n e d i u n a p r o v i n c i a c o n t a d i n a , c i t. , p . 1 9 9 .
46
L ’ i n a u g u r a z i o n e d e l l o s t a b i l i m e n t o p e r l a f a b b r i c a d i c o n c i m i c h i m i c i , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 6
n o v e m br e 1 9 0 0 .
47
Ibidem.
48
Ibidem.
49
Ibidem.
50
Ibidem.
51
G . B a s i n i , L ’ i n d u s t r i a l i z z a z i o n e d i u n a p r o v i n c i a c o n t a d i n a , c i t. , p . 1 9 9 .
52
C e s a r e T e r r a c h i n i , p r e s i d e n t e d e l l a C a s s a d i R i s p a r m i o , n o n è i m p a r e n ta t o c o n l a f a m o s a
f a m i g l i a d e i T e r r a c h i n i d i R e g g i o , i l c u i p r i n c i p a l e e s p o n e n te è , i n q u e s t a f a s e , E u g e n i o , a l q u a l e s i
d e v e u n a c o s p i c u a s e r i e d i r e a l i z z a z i o n i i n c a m p o e d i l i z i o n e l c e n tr o s to r i c o d i R e g g i o .
53
La frase di Missiroli è riportata da Giuseppe Tamburrano in Giacomo Matteotti. Storia di un
doppio assassinio, Torino 2004, p. 9.
54
R o m a n o R i g h i , m o d e n e s e , c h i a m a to a R e g g i o d a G i u s e p p e M e n a d a a d i m p i a n ta r e l ’ o f f i c i n a
i n a u g u r a t a n e l 1 9 0 1 è , a s s i e m e a l f r a t e l l o P o l i c a r p o , a d A n t o n i o C u p p i n i e a l l o s te s s o G i u s e p p e
M e n a d a , i l p r o t a g o n i s t a d e l l a i n a u g u r a z i o n e d e l l a n u o v a f a b br i c a m e c c a n i c a . I l s u o d i r e t to r e è q u e l
G i o v a n n i P r a m p o l i n i , o r i g i n a r i o d i M i l a n o , c h e p o i e n tr e r à i n u r t o c o n l o s te s s o M e n a d a ,
p r o v o c a n d o l ’ u s c i t a d i s c e n a d i q u e s t’ u l t i m o d a l c o n s i g l i o d i a m m i n i s tr a z i o n e d e l l e O f f i c i n e
R e g g i a n e . P r a m p o l i n i a v e v a f o n d a t o , n e l 1 9 0 8 , l a B a n c a d i R e g g i o d e l l a q u a l e e r a p r e s i d e n te ( la
ba n c a f a l l i r à n e l 1 9 2 9 ) e d e r a p o i d i v e n u to , i n c o n tr a s to c o n M e n a d a c h e , a p a r ti r e d a l 1 9 0 9,
f i n a n z i a v a i l « C o r r i e r e d i R e g g i o » , a m m i n i s tr a to r e d e l e g a t o d e « I l R e s to d e l C a r l i n o » . I l 14
f e b br a i o d e l 1 9 0 7 l a C a s s a d i R i s p a r m i o f i n a n z i ò l ’ i n i z i a ti v a c o n g i u n ta d i R o m a n o R i g h i e G i o v a n n i
P r a m p o l i n i e c i o è l a c o s t i t u z i o n e d i u n a s o c i e tà a n o n i m a « A r ti g r a f i c h e » c h e o c c u p ò , n e l 1 9 0 9 , 1 5 0
Pag. 183
L’Apostolo e il Ferroviere
te c n i c i . C o s ì R i g h i s i d e f i l ò d a l l e O f f i c i n e R e g g i a n e e q u a n d o , n e l 1 9 2 1 , s i p r e s e n tò c a n d i d a to a l l e
e l e z i o n i p o l i t i c h e d e l n o v e m br e n e l l e l i s te d i R i n n o v a m e n to ( l i be r a l i e p o p o l a r i ) e g l i g e s t i v a
un’attività nel settore conserviero a Parma.
V e d i M . B i a n c h i n i , I m p r e s e e i m p r e n d i t o r i a R e g g i o E m i l i a , c i t. p p . 1 9 2 - 9 3 .
55
56
C a m e r a d i C o m m e r c i o e d a r t i , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 6 g e n n a i o 1 9 0 1 .
V e d i O f f i c i n a m e c c a n i c a e f o n d e r i a , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 3 0 a g o s t o 1 9 0 1 , c o n i l r e s o c o n t o
d e l l ’ i n t e r v e n t o d i M e n a d a , c h e p a r l a d i 5 0 o p e r a i , e i l c o m m e n to , a f i a n c o , c h e i n v e c e p a r l a d i 6 0
operai. Di 60 operai parla anche Mar co Bianchini, in Giuseppe Menada: le ferrovie, la Banca
C o m m e r c i a l e , l a g r a n d e i m p r e s a , c i t . , p . 1 4 8 , m e n tr e S a n d r o S p r e a f i c o ( i n U n ’ i n d u s t r i a , u n a c i t t à ,
Bologna 1968, p. 11) e Gian Luigi Basini (in L’industrializzazione di una provincia contadina. Reggio
Emilia: 1861-1940, cit. p. 221), danno il numero di 62.
57
O f f i c i n a m e c c a n i c a e f o n d e r i a , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 3 0 a g o s to 1 9 0 1 .
58
Ibidem.
59
Ibidem.
60
Ibidem.
61
M . B i a n c h i n i , G i u s e p p e M e n a d a : l e f e r r o v i e , l a B a n c a C o m m e r c i a l e , l a g r a n d e i m p r e s a , c i t. , p . 1 2 5 .
62
«Le origini
dell’industria
a
Reggio.
A t ti
del
convegno di
s tu d i o p r o m o s s o d a l l ’ A p i ,
associazione piccole e medie industrie», Reggio Emilia 1980, p. 54.
63
Ibidem, p. 55.
64
V e d i S . S p r e a f i c o , U n ’ i n d u s t r i a , u n a c i t t à , c i t. , p p . 2 1 - 2 3 .
65
O f f i c i n e m e c c a n i c h e r e g g i a n e , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 2 d i c e m br e 1 9 0 4 .
66
L ’ i n a u g u r a z i o n e d e l l o s t a b i l i m e n t o s e r i c o d e l c a v . C a r l o M a r c h e t t i , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 2 4
d i c e m br e 1 9 0 1 .
67
Ibidem.
68
Ibidem.
69
A u g u s t o C u r t i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 8 , i v i 1 9 1 6 ) , p u b bl i c o a m m i n i s tr a to r e , a v v o c a to , a d e r i s c e
g i o v a n i s s i m o a g l i i d e a l i s o c i a l i s t i . D o p o l a v i t t o r i a s o c i a l i s ta n e l C o m u n e d i R e g g i o d e l d i c e m br e
d e l 1 8 9 9 , d i v i e n e a s s e s s o r e c o m u n a l e e p r e s i d e n te d e l l ’ O s p e d a l e d i R e g g i o ( d u r a n te l a s u a g e s ti o n e
v e n g o n o c a c c i a t e l e s e i s u o r e e s i d e t e r m i n a l a d u r a p o l e m i c a c o n l a C h i e s a r e g g i a n a ) . N o n r i e l e t to
c o n l e c o n s u l t a z i o n i p a r z i a l i d e l 1 9 0 4 , è c o n s i g l i e r e p r o v i n c i a l e n e l 1 9 0 6 e r i to r n a i n C o m u n e n e l
1907. Anche al suo impegno si deve la realizzazione della ferrovia Re ggio-Ciano. Svolge nel
c o n t e m p o u n ’ e f f i c a c e a z i o n e d i a v v o c a t o n e l l o s t u d i o c h e m a n t i e n e f i n o a l l a m o r te .
V e d i C u r t i n i A u g u s t o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 0 2 ; R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p p . 1 2 1 140.
70
L ’ i n a u g u r a z i o n e d e l l o s t a b i l i m e n t o s e r i c o d e l c a v . C a r l o M a r c h e t t i , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 2 4
d i c e m br e 1 9 0 1 .
Pag. 184
L’Apostolo e il Ferroviere
71
Ibidem.
72
I dati di bilancio della
SAFRE
s o n o s ta ti tr a t ti d a L a s o c i e t à d e l l e f e r r o v i e d i R e g g i o , i n « L ’ I ta l i a
Centrale», 26 marzo 1905.
73
M . B i a n c h i n i , G i u s e p p e M e n a d a : l e f e r r o v i e , l a B a n c a C o m m e r c i a l e , l a g r a n d e i n d u s t r i a , c i t. , p . 1 2 6 .
74
V i n c e n z o C a m p a r i n i a v e v a f o n d a t o l a s u a « P r i m a e p r e m i a ta ta g l i e r i a m e c c a n i c a i ta l i a n a d i
p i e t r e a r t i f i c i a l i p e r o r e f i c e r i a » n e l 1 8 9 4 n e l l a s u a N o v e l l a r a . A d i n i z i o s e c o l o s i tr a s f e r ì a l l ’ I s ti t u t o
A r t i g i a n e l l i a R e g g i o , d o v e p r e p a r ò e i n ta g l i ò p e r s o n a l m e n te l e p i e tr e d e l l a c o r o n a d e l l a M a d o n n a
d e l l a G h i a r a . D u r a n t e l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e , e s s e n d o v e n u te a m a n c a r e l e c o m m e s s e , p r o s e g u ì
l a s u a a t t i v i t à d i o r e f i c e l a s c i a n d o l a i n e r e d i tà a i f i g l i . L ’ a t t u a l e ti to l a r e d e l l ’ o r e f i c e r i a C a m p a r i n i ,
s i t a i n v i a E m i l i a S a n P i e t r o , n e r a p p r e s e n ta l a q u a r ta g e n e r a z i o n e .
V e d i L a s t o r i a d e l l a P r e m i a t a T a g l i e r i a C a m p a r i n i , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 1 2 .
75
M . B i a n c h i n i , G i u s e p p e M e n a d a : l e f e r r o v i e , l a B a n c a C o m m e r c i a l e , l a g r a n d e i n d u s t r i a , c i t. , p . 1 2 6 .
76
L e e l e z i o n i c a m e r a l i , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , 7 d i c e m br e 1 9 0 5 .
77
Ibidem.
78
G l i e l e n c h i d e g l i i n c a r i c h i d i G i u s e p p e M e n a d a s o n o s ta ti tr a tti d a M . B i a n c h i n i , G i u s e p p e
M e n a d a : l e f e r r o v i e , l a B a n c a C o m m e r c i a l e , l a g r a n d e i n d u s t r i a , c i t. , p p . 1 3 1 - 1 3 2 .
79
G i o v a n n i L a n d i n i ( S c a n d i a n o 1 8 5 9 , F a bbr i c o 1 9 2 4 ) , i n d u s tr i a l e , è i l c a p o s t i p i te , i l f o n d a to r e
d e l l a L a n d i n i . S i t r a s f e r i s c e a F a b br i c o n e l 1 8 7 8 e l a v o r a c o m e g a r z o n e d i u n f a b br o . I l p a d r e l o
a v r e bb e v o l u t o p r e t e . E i n v e c e G i o v a n n i h a l a m e c c a n i c a n e l c u o r e . N e l 1 8 8 4 i n i z i a l a s u a a tti v i t à .
S i m e t t e i n p r o p r i o e f o n d a u n a m o d e s ta o f f i c i n a m e c c a n i c a p e r l e m a c c h i n e e n o l o g i c h e . N a s c e l a
L a n d i n i m o t o r i e c o n l e i i p r i m i br e v e t ti . N e l 1 9 1 0 c r e a i l p r i m o m o to r e m o n o c i l i n d r i c o a d u e
te m p i , i d e a l e p e r a f f r o n t a r e i p r o b l e m i d e l l a c a m p a g n a . N e l 1 9 1 7 n a s c e i l p r i m o m o to r e a s c o p p i o ,
utilizzato per scopi industriali. Quando muore, nel 1924, manca poco alla realizzazione di un
s o g n o : s o l o u n a n n o d o p o i f i g l i J a m e s , A r c h i m e d e e A i m o n e s a l u t e r a n n o l a n a s c i ta d e l p r i m o
tr a t t o r e L a n d i n i .
V e d i G . M a g n a n i n i , S t o r i a d e l l a t r a t t r i c e i t a l i a n a ( d a l 1 9 0 0 a l 1 9 6 0 ) , R e g g i o E m i l i a 1 9 8 7 ; A.
F o n t a n e s i , D a l 1 8 8 4 L a n d i n i , F a b br i c o 1 9 8 4 ; A . B e d o s ti , L a n d i n i , c e n t o a n n i ( 1 8 8 4 - 1 9 8 4 ) , F a bbr i c o
1984; In memoria di Giovanni Landini , ried. 1925, Bologna 1981; Landini Giovanni, in Repertorio biob i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t . , p . 4 1 6 , e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 3 5 .
80
Alla vigilia della inaugurazione dell’Esposizione agricola -industriale, in «La provincia di Reggio»,
aprile-maggio 1922, di autori diversi, pp. 125-147.
81
Nell’occasione di un banchetto offerto al comm. Giuseppe Menada quando veniva insignito della
Croce di Cavaliere del lavoro, Reggio Emilia 1908, pp. 3 -4.
82
Ottobre 1906, in Novecento, cit., p. 28.
83
Novembre 1907, in Novecento, cit., p. 30.
84
Aprile 1911, in Novecento, cit., p. 44.
Pag. 185
L’Apostolo e il Ferroviere
85
S . S p r e a f i c o , U n ’ i n d u s t r i a , u n a c i t t à , c i t. , p . 2 2 .
86
Vedi Le Reggiane negli anni della prima guerra mondiale , in S. Spreafico, Un’industria, una città,
cit., pp. 23-32.
87
La festa del Cinquantenario di lavoro ferroviario del grand. uff. Giuseppe Menada , Reggio Emilia, 6
aprile 1926, p. 37.
88
Ibidem.
89
Sulla storia del Calzificio reggiano vedi G. Bedeschi, Le industrie reggiane illustrate. Il setificio
nazionale, in «La provincia di Reggio» marzo -aprile 1927, pp.71 -82.
La G ra n de A rma ta
L ’uno contro l’altro. La sfida. Quando il socialismo di Prampolini si scontra con gli
interessi del mondo di Menada è gu erra. Il compromesso no n tiene più. La soci età
industriale doveva s vilupparsi e va bene. Anche i social isti ne avevano tut to
l’interesse, perc hé il socialismo poteva nascere, secondo i cal coli dei loro dirigenti,
solo dallo sviluppo di un sistema cap italistico moderno. E poi anche perc hé i
disoccupati non pote vano vivere solo dei sogni di un socialismo promesso, come un sol
dell’avvenire di difficile comprensione, ma dovevano pur lavorare e vivere e i
riformisti non pote vano certo essere i nsensibili al soddisfacimento dei bisog ni
materiali anche nel contesto della vecchia società. Ma con la presa del potere locale,
con la politica delle municipalizzazioni e la teoria, e anche il t entativo di pratica, d ella
cooperazione integral e, l’urto appar e inevi tabile. Vediamone le cause.
La politica amministrativa della nuova giunta s ocialista u scita d al voto del dicembre
del 1899, e insediatasi, con Alberto Borciani alla sua guida, nel gennaio del 1900, era
sostanzialmente rivol ta in due direzioni: quella della completa laicizzazione dei servizi
pubblici e quella delle municipalizzazi oni della massima parte di quelli privati. La
prima azione amministrativa era affidata ad Augusto Curtini, avvocato anticlericale,
assessore e pre sident e dell’ospedale, la seconda all’assessore Patrizio Giglioli, che era,
e qui non mancava a nche un po ’ di sadismo, proprio commerciante privato. Il primo
orientamento, che si concretò nel divieto dell’obbligatorietà dell’ora di religione nel le
scuole elementari, che allora erano comunali, nella istituzione obbligatoria della festa
Pag. 186
L’Apostolo e il Ferroviere
del primo maggio, nella cacci ata del cappellano dal cimitero e delle suore dall’osped ale
Santa Maria, determinò un conflitto di fu oco con la Chiesa, fa cilmente immaginabile.
D’altronde i so cialisti, alcuni dei quali m assoni, o amici dei massoni, come Alberto
Borciani, che poi sar à il primo a deposit are, assieme a un altro massone, Agosti no
Berenini, la proposta di legge sul divorzio in Italia, erano assolutamente anticlericali,
con un g usto inte nso per la battuta, la vi gnetta e la provocazi one contro i preti. G li
esami di impostazione anticlericale dei giornali di fine Ottocento, da «Lo Scamiciato»
fino a «La Giustizia», sono lì a testimoniarlo. Anche per questo «La Giustizia» era stata
ufficialmente
scomu nicata
proprio
nel
gennaio
del
1901
dal
vescovo
Vincenzo
Manicardi, che morirà nel l’ottobre dello stesso anno , ed era considerato peccato
mortale «il leggerla, stamparla, compilarla, ritenerla presso di sé o di altri, aiutarl a e
favorirla in qualsiasi modo». 1
La cacciata delle su ore dall’ospedale, a vvenuta con delibera della primavera del
1903, era però, tra tutte le decisioni amministrative, certo la più provocatoria.
Insorsero no n solo i cattolici, ma anche molti liberali. Venne proposta anche la
richiesta di un refer endum, avanzata da gruppi di cittadini nel giugno dello ste sso
anno che, come tutti i refere ndum richiest i, rappresenta un fatt o democratico, ma so lo
per chi lo propone e non per c hi lo deve subire. Il referendum non si fece, i socialist i lo
dichiararono inutile (più tardi, però, lo effettu eranno sulla municipalizzazione d el
pane), continuando così la loro opera laicissima, ma anche un tantino integral ista
contro la Chie sa, do po che le suore dell ’ospedale reggiano fu rono costrette a lasci are
Reggio, come se quest’ultima fosse stata Parigi, dopo la presa della Bastiglia. Una foto
le ritrae mentre pre ndono il treno alla sta zione di Reggio e salutano la folla dei fed eli
che le circo ndano co mmossi. Quella delle suore, assieme al tormentone del pittore
Augusto Mussini, 2 cr eduto morto e invece riapparso in un convento come Fra Pao lo
d’Ascoli, tengono ba nco in città. Sul Mussini si intona l’aria del Trovatore: «Sei tu dal
ciel disceso o in ciel son io co n te?» . Le suo re ritorneranno dopo la sconfitta socialista e
ripartiranno dopo la sconfitta clerico -liberale. Un via vai mai visto. Nel 1912 i
consiglieri di minoranza Tesauri e Meroni pregheranno i soci alisti di non licenziarle
ancora con u na inte rrogazione del 9 aprile. 3 La giunta sarà inflessibile. E le suo re
saranno ancora cost rette a prender e il treno. Si aggiunse anche la delibe ra per
Pag. 187
L’Apostolo e il Ferroviere
estendere la tassa sulle professioni a nche a quella del pr ete, poiché «se pagano le
imposte perfino gli a ffamati (…) non si ca pisce per quale ragio ne non debbano paga rla
i signori preti, profe ssionisti anc h’essi e senza impegni di fa miglia». 4 Anche graz ie a
gustosissime precisa zioni come quest’ul tima, Augusto Curt ini venne accusato di
estremismo laicista e decise di
dimettersi
da assessore
e da consigliere
e
di
riconsegnar si al corp o elettorale che nell a primavera del 1904 doveva rinnovare u na
parte dei consiglier i. Come dire: non ho paura di sfidar vi, tanto la gente mi
apprezzerà. Non sarà proprio così.
Delle municipalizzazioni si cominciò a p arlare subito, appena la Giunta socialist a
venne formata e la questione dovette ulteriormente svilupparsi gr azie a una legge del
governo che rendeva possibile la municipa lizzazione dei pubblici servizi, legge che, al
pari di quella per la cooperazione di fine secolo, rendeva i l sostegno socialista al
ministero
Zanardelli -Giolitti
davvero
utile
e
produttivo.
Il
g ran
maestro
delle
municipalizzazioni fu l’assessore Patrizi o Giglioli che, essendo un commerciante
privato, commissario di generi coloniali, e come tale anche membro della giunta della
Camera di Commercio, aveva perfetta mente cono scenza della materia, anch e se
rischiava di trovarsi in una sorta di conflitto di interessi all’i ncontrario. Cioè pote va
danneggiare se ste sso. E, più avanti ne p arleremo, decise « socialisticamente» di far lo.
Si cominciò con la farmacia. Ma solo p er vendere i farmaci ai poveri, cio è alla
maggioranza dei re ggiani, visto che migliaia di residenti in città erano iscrit ti
all’elenco di povertà del Comune. La del ibera è del 26 aprile del 1900 e istituisce la
prima farmacia comunale per la vendita dei farmaci limitatamente alla popolazio n e
indigente. La spesa fu stimata in 10.960 lire. Come sede della farmacia vennero scel ti i
locali a pianterreno del Palazzo comunal e, con l ’accesso nel cortile di piazza della
Frumentaria. L’inizio dell’attività venne fissato per il primo di luglio dello s tesso
anno, proprio alla scadenza delle convenzioni stipulate con i farmacisti privati. La
delibera venne approvata in Consiglio comunale con 26 vo ti a favore e 9 contro
(votarono contro anc he alcuni co nsiglieri di maggioranza).
Iniziò allora una lotta se nza e sclusio ni di colpi tra Comune e farmacisti privati.
Iniziò il conflitto, anche perché era evidente che il Comune non voleva limitarsi alla
vendita dei farmaci ai poveri, ma intendeva estenderla a tutti i cittadini, ponendosi
Pag. 188
L’Apostolo e il Ferroviere
così in ap erta conco rrenza con i farmaci sti privati. Il conflitto non si arrestò . N el
giugno del 1901 la Giunta provinciale amministrativa, che poteva allora entrare nel
merito delle delibere opponendo vizi, appunto, di merito a proposito di un contributo
che il Comune aveva stanzi ato per la neo costituita Camera del Lavoro, rigettò gli atti
di bilancio e i farmacisti privati poterono tirare il fiato. Ma i socialisti no n volle ro
mollare. Si dimisero in blocco dal Consiglio comunale provocando nuove elezioni, c he
stravinsero nell’ott ob re del 1900. E sicco me, per protesta, la minoranza non pre se ntò
una lista, i socialisti si presero sia la maggioranza che la minoranza dei seggi. La
delibera venne riapprovata e così la p rima farmacia poteva essere inaugurata e
nell’ottobre del 1901 essa iniziò a vendere i farmaci ai poveri, con un diretto re,
Umberto Morini, che la dirigerà fino al 1924. Poi, dal 1903, iniziò la vendita al
pubblico. Nel 1906 verrà poi decisa la costituzione di u n’apposita azienda de lle
farmacie e dal 1908 di farmacie ne v erranno aperte altre tre. Ma torniamo ad inizio
secolo.
Dunque la prima municipalizzazione fu quella della farmacia e il primo conflitto
quello
con
i
farma cisti
privati.
Non
ci
si
fermò
qui.
Nel
maggio
del
1902
l’amministrazione so cialista decise la munic ipalizzazione del g as e della lu ce elettri ca,
attraverso
l’ac quist o
dell’apposita
o ffi cina
dalla
società
svizzera
che
ne
era
proprietaria a partire dal 1864 (Menada aveva anche fo ndato , a tale proposito, u na
società reggiana , co n un capitale di 400.0 00 lir e e aveva sotto posto un’inutile o ffe rta
d’appalto per assumere l’industria della illuminazione pubblica e privata), poi si
procedette alla istit uzione di un macell o comunale e, a nco ra, si municipalizzò la
polizia dei mercati (traguanato), venne a perta una fabbrica municipale del ghiaccio
artificiale, che Mena da aveva proposto di aprire come privata, infine, nel gennaio del
1904, si approvò u na delibera relativa a un progetto per la municipalizzazione
addirittura del pane. Si trattava della proposta più cost osa , a mbiziosa e dirompente,
che avrebbe messo in crisi gran parte, se no n tutti, i fornai reggi ani.
Tra i socialisti si levarono anche alcune v oci non favorevoli, come quella di Cesare
Guardasoni, 5 comme rciante, co nsigliere comunale e consigli ere della Camera di
Commercio e dell’a vvocato Alessa ndro Cocchi, all’epoca consigliere comunal e e
presidente della Deputazione provinciale. 6 Poiché la spesa per la municipalizzazione
Pag. 189
L’Apostolo e il Ferroviere
del pane, ingente per l’epo ca, era di ben 130.000 lire, si sottopose la delibera a
referendum. Alla fine il referendum sul pane municipalizzato , con apertura di for no,
mulino e pastificio c omunali presso lo sta bile del Conservatori o della S.S Concezio ne,
passò co n 2.212 sì e 1 .655 n o. L ’astensione era di quasi il 50%. Normale anche in ep oca
recente. Ma tale da preoccupare i sociali sti, perché alla fine i favorevoli alla lo ro
posizione era no risul tati assai meno della metà dei residenti. Da quel referendum si
cominciò a pensare alla c risi di consenso i n città, soprattutto tra i ceti medi produttivi.
Intanto, dopo la morte di Zanardelli, tutto il potere centrale er a passato nella mani di
Giolitti. E la questione posta ai so cialisti di entrare nel governo era stata ufficialmente
scartata da Turati. I rapporti con l’esecut ivo si fecero più co mplicati. Giolitti temeva
una crescita ulteriore dei socialisti e non intendeva permetterlo. Si comportava come
Andreotti nei confro nti del P C I durante le maggioranze di unità nazionale. Meglio
logorar li. E questa di fficoltà si avvertiva anche in p eriferia.
Il 9 marzo del 1904 nasce a casa di certo F rancesco Bagnoli, det to Chicòun, l’idea di
costituire una «Asso ciazione reggiana per il bene comune». 7 È però certo che quella
riunione sia stata preceduta da altre. Certo l’idea della associazione non venne a
Chicòun, delle cui capacità strategiche è lecito dubitare. Diciamo che se a casa di
quest ’ultimo, seco ndo tutte le te stimonianze giornalistiche e storiche, la associazione
venne u fficialmente creata, g li incontri preparatori e le idee conseguenti venne ro
certamente maturati altrove. Il 17 marzo del 1904 una a ssocia zione, che ancora no n si
definiva per il Bene economico, lanciò un manifesto, pubblicato su «L’Italia Centrale»
il 19 del mese. Il manifesto annu nciav a che i sottoscriventi (tra i quali il nobile
Arnoldo Levi, il commerciante Francesco Bagnoli, il conte Alessandro Calvi, il
presidente dell’assoc iazione dei fornai Giovanni Maramotti e altri) «si uniscono in
comitato provvisorio rappresentante tu tte l e classi di cittadini per formare una potente
associazione per la sa nta e doverosa tutela del nostro interesse e decoro». 8
Il risultato che si det erminerà di lì a qualche settimana è talmente rivoluzionario e
sconvolgente c he le sue cause non poteva n o essere ricercate so lo nel malessere di u na
ridotta schiera di residenti reggiani, in particolare i farmacisti e i fornai. Diciamo che
l’intervento di Anto nio Vergnanini al Congresso di Bologna del P S I , che venne poi
riportato, commentato, amplificato sul la st ampa reggiana, diede un notevole co ntributo
Pag. 190
L’Apostolo e il Ferroviere
all’allarmismo che si determinò nel ceto mercantile reggiano nel suo complesso.
Vergnanini, proprio nel giorno della costituzione della «Associ azione reggiana», il 10
aprile del 1904, affer mò che «in provinc ia di Reggio Emilia, in fatto di tendenza sia mo
degli ignoranti, perc hé noi siamo stati transigenti e intransigenti a seconda dei biso gni
e delle situazioni. Malgrado ciò noi abbiano fatto moltissima strada, costringendo
preti, moderati, ruderi radicali e repubblicani a fondersi insieme per la difesa non già
degli ideali, ma dei loro interessi (…) Noi abbiamo creato speci almente quella forma di
cooperazione che par ve pericolosa per il partito: sono cinquantacinque cooperative di
produzione e di consumo che noi abbiamo istituite federandole tra loro, muovendo alla
distruzione del picco lo commercio della città e della campagna che fra pochi a nni sa rà
tutto nelle nostre mani». 9 Questo il resoconto de «L’Italia Centrale». Seco ndo «La
Giustizia» egli disse invece : «Noi abbiamo aiutato la forma cooperativa. Contia mo
cinquanta cooperativ e di lavoro (…) e cinquantaqu attro cooperative di consumo (…)
Fra poco avremo paralizzato il commercio borghese». 1 0 Ca mbia il numero delle
cooperative e cambia anche il tono , ma non il senso del discorso .
Vergnanini sosterrà di aver pronunciato una frase da congresso, certo no n dovette
essere stato un gran tempista, nello scegliere il modo col quale dialogare coi ceti
commerciali della sua città che già erano in forte ebollizione. D’ altronde anc he la
cooperazione aveva preso piede ancor a di più sotto l’influsso del potere lo cale
socialista. Si annunciavano «la costruzione di numerosi fabbricati scolastici e questi
lavori, certamente, sa rebbero toccati alle cooperative dei muratori, de i falegnami, de gli
imbiancatori». 1 1 E po i si parlava della costruzione di una ferrovia che avrebbe dovu to
unire Reggio a Ciano d’Enza, e anche questa, si sosteneva , sarebbe stata costruita dai
cooperatori. I liberali soste nevano: «A Reg gio siamo in rivoluz ione». 1 2 Come a dire c he
Reggio era colpita da profonde trasformaz ioni a causa dell’amministrazione socialista
che ormai aveva in mente la sostituzione del privato e la costruzione di un socialismo
reggiano
per
via
amministrativa,
proprio
mentre
erano
in
c antiere
anche
le
municipalizzazioni dell’acquedotto, delle pompe funebri, delle affissioni e della poli zia
urbana. Apriti cielo.
Verso i ceti medi urbani i socialisti non seppero che parlare il linguaggio della
ironica battuta che si esprimeva in una famo sa poesiola dello stesso Vergnanini c he
Pag. 191
L’Apostolo e il Ferroviere
così recitava: «Su pa droni ed affaristi/ esercenti e commercianti/ su la testa e pancia
avanti/ giunto è il dì di guerreggiar». 1 3 Il testo della poesi a così t erminava: «P el
riscatto dei fia sconi / pugnerem
novelli ero i/ Patria, trono, istituzioni/ giù
il
cappello… siamo noi». 1 4 Ma anc he questa seconda motivazione che spo sta la cau sa d el
successo della « Asso ciazione del bene eco nomico» sulla paura d’estinzione dell’inte ro
ceto commerciale e imprenditoriale reggiano non convince a ppieno, anche perché,
sommando commercianti e imprenditori, parenti e affini, non si raggiung e que lla
schiacciante maggioranza conseguita dal l’asso ciazione con l e elezioni parziali del
giugno 1904. Vi era, e questa terza motivazione va certo somm ata alle prime due, anche
un certo malessere nei ceti meno abbienti, ai quali le promesse di un miglioramento
delle loro condizioni di vita non risulta vano realizzate. La capacità di presa de lla
nuova ricetta eco no mica reggiana tra i ceti meno abbienti app ariva come una nu ova
scommessa miracolist ica, alla luce della pr ofonda insoddisfazio ne presente.
In tre anni di amministrazione socialista non è che il livello di vita dei poveri fosse
cambiato granchè. Questo poteva anche travalicare specifiche responsab ilità degli
amministratori socialisti, ma è certamente in questa insoddisfazione (in molti non
possedevano neppur e i dieci centesimi per un piatto di minestra da consumare a lle
cucine di benefic enz a, mentre i più aspettavano la neve tra dicembre e gennaio per
potere ottenere u n la voro e dare sost egno alla famiglia) che s’incuneò la co nvincente
attività dei nuovi avversari. Così l’idea di promettere una nuova ricetta, «il bene
comune», «il lavoro», «il progresso», «il benessere», che era no le parole d’Ordine della
nuova associazio ne, e non tanto «il sol dell’avvenire», «il socialismo», «la lotta di
classe», poté far breccia anche in una realtà che appariva ormai inevitabilmente
consolidata nelle mani dei socialisti, qual era Reggio, dopo le trionfali vittorie
amministrative e politiche del 1899, del 19 00, del 1901.
La de-ideologizzazione della lotta del 19 04 -1905 fu certo il ri sultato di una crisi d i
consenso del mondo socialista dopo quattro anni di amministrazione, che aveva sap uto
mettere in atto molte e im portanti decisioni, ma aveva anche determinato una reazione
forte e un’alleanza imprevedibile tra ceti economici colp iti, mondo cattolico e
popolazione subalter na insoddisfatta. E in questa triplice alleanza sta la ragione de lla
grande vittoria della «Asso ciazione del bene eco nomico», che v a inserita, e qu esta p uò
Pag. 192
L’Apostolo e il Ferroviere
essere
u na
giustific azione
di
carattere
generale,
in
un
contesto
elettorale
non
favorevole ai socialisti praticamente in nessuna parte d ’Italia (dalle elezioni politiche
anticipate del novembre de l 1904, col P S I che passò da trenta tré a ventotto deputati,
alle elezioni comunal i in diverse città coi clamorosi casi di Bologna e di Milano).
L’asso ciazione reggi ana venne preparat a certamente da uomini come Giuseppe
Menada, che poi la presiedette, dal barone Raimondo Franchetti, che aveva creato a
Reggio, già negli ultimi anni dell’Ottocent o, una «Lega degli onesti», che poteva esse re
considerata u na sorta di asso ciazione a nte litteram, da uomini di cultura come Nabor re
Campanini, 1 5 che fre quentava lo c halet d el Cavazzone di Fra nchetti, dalla famiglia
Levi, in particolare Ulderico, già deputato e allora senatore del Regno. Tra i Levi e
Franchetti, le due fa miglie più ricche di Reggio, entrambe d’origine ebrea, s’era no
appianate
molte
co ntroversie
dovute
a lla
bramosia
di
apparire
i
più
potenti,
soprattutto grazie al matrimonio del figlio di Raimondo Franchetti, il musicista
Alberto, 1 6 co n Margherita Levi, matrimonio che si rivelerà più d’interesse che d’amore.
I Levi e i Franchetti si erano fronteggi ati ne gli ultimi anni dell’Ottocento anc he
attraverso alcune ope re di valore sociale. Se Levi, dopo aver donato ben duemila lire al
Comune di Reggio per opere di abbellimento cittadino, aveva costruito l’acquedot to
che poi donerà gratui tamente alla città, ina ugu rato nel 1885 , Fra nchetti aveva pagato di
tasca propria l’allesti mento dell’opera del figlio Alberto, al teatro Municipale nel 188 8,
nonché quell’intera stagione teatrale, e la stessa co sa aveva fatto con l’opera d el
giovane Vincenzo Gianferrari 1 7 nel 1892-9 3, oltre ad aver finanziato asili e costruito a
sua spese quello di Villa Canali. Ed entrambi erano divenuti pubblici amministratori
(Levi divenne poi de putato per seg uire d a vicino lo sviluppo della realtà locale in cui
viveva). Nobiltà generosa, attent a alla vita della loro città, dunque. Difficile cred ere
che questa associazio ne pote sse essere stat a creata senza che l’i dea fo sse stata partor ita
anche da loro, anche con loro.
Giuseppe Menada, nel 1904, era già sulla base di lancio. Aveva già presieduto la
Camera di Commercio, aveva contribuito con la sua direzione a lanciare la S A F R E ,
aveva fondato già le Officine Righi e contribuito a lanciare la grande industria a
Reggio, mentre le Officine Reggiane era no a u n palmo, e v erranno cr eate solo a
dicembre di quell’anno. Menada era l ’uo mo che rappresentav a la borghesia indust riale
Pag. 193
L’Apostolo e il Ferroviere
moderna, mentre Le vi e Franchetti rapp resentavano la vecchia nobiltà proprietaria
terriera. A questi ulti mi il potere era stato tolto dai socialisti, mentre alla borghesia di
Menad a si apprestav a ad e ssere improvvisamente riconsegnato . Se proprio vogliamo
individuare una divisione sociale nel fro nte antisocialista di Reggio dobbiamo tenere
presente proprio que sta divaricazione. Ma vi era anche una divisione di orientamento.
I liberali come Menad a, ma anc he come i di rettori de «L’Italia Centrale» o come i Levi e
gli stessi Franchetti o Giusto Fulloni che diverrà sindaco nel 1 905, no n apparteneva no
certo alla comunità cattolica. I cattolici erano soprattutto or ganizzati da don Emilio
Cottafavi, che già ne l 1897 aveva fondato il bellicoso giornale «L’Azio ne Cattolica».
Arciprete della Cattedrale egli è il punto di riferimento dell’organizzazione cattol ica
reggiana. Nel gennai o del 1902 grazie a lui si era svolta una grande mobilitazione
contro la legge sul divorzio, avanzata proprio dall’on. Alberto Borciani, sotto la vigile
e attenta regia del vescovo Arturo Mar chi, e nello stesso anno era stata fond ata
l’Unione elettorale ca ttolica al fine di partecipare alle elezioni a mministrative.
Il nuovo direttore de «L’Azione Cattolica» Guido Meroni diede al giornale una
visione ancora più politica e la mobilitazione cattolica del maggio del 1903, con
quattromila partecipanti che invasero Reggio, dimostrò, per la prima volta, che la
piazza non er a solo u n luogo socialista, co sa che no n poteva riuscire ai liberali. Così la
Chiesa si dimostrò un veicolo più interessant e nella lott a ai socialisti, perc hé,
contrariamente al mondo liberale, riusciva a coinvolgere anche i ceti sociali subalterni.
La politica della municipalizzazione e della cooperazione più o meno integrale, unita
al laicismo più spint o, formava una prima fascia di coalizzati, fino ad allora piutto sto
conflittuali. Lo ste sso vescovo Mar chi, nel marzo del 1904, i ndirizzò una lettera ai
fedeli che indicava l’opportunità di dar vita ad una combinazione fra i cosidde tti
partiti dell’Ordine per la difesa della Chiesa dagli attacchi dei sovversivi, alla luce
della quale i dirige nti clericali don Mamoli, conte Tagliaferri, don Benevelli e
soprattutto don Emilio Cottafavi e Guido Meroni furono incaricati di prendere contatto
coi liberali per tentare un acc ordo. 1 8
Può essere individuata anche una terz a fa scia di potenti antisocialisti c he si
ritrovarono nella associazione. Si tratta dei laici che , nel 1910 , fonderanno la Banca
Agricola Commerciale. In primis quell’Igino Bacchi Andreoli, già sindaco di Reggio dal
Pag. 194
L’Apostolo e il Ferroviere
1896 al 1898, e poi presidente della Deputazione provinciale proprio dopo la sconfitta
dei socialisti, dal giugno del 1906 fi no al dicemb re del 1910, massone ed ex
repubblicano. Una borghesia finanziaria che aveva ben compreso il peso di un istituto
di credito locale fortemente caratterizzato, assai più della Cassa di Risparmio, sul
finanziamento ai ceti produttivi reggiani in continuo svil uppo. La lotta non era stata
improvvisa. Eppure solo nel gennaio del 1903 Giuseppe Menada, presidente del la
Camera di Commercio, aveva inviato al sindaco di Reggio e alla giunta «una lettera di
plauso per i provvedimenti adottati a vantaggio della città». 1 9 E citava proprio, tra gli
altri, la fabbrica del ghiaccio (ma non aveva proposto, lo stesso Menada, un’iniziati va
privata
a
tale
proposito?)
e
le
celle
frigorifere
annesse
al
macello.
Viva
le
municipalizzate, dunque? La realtà è che nel 1903 Menada no n a veva certo previsto la
dura lotta elettorale dell’anno dopo, determinata soprattutto dalla decisione della
produzione e della vendita del pane muni cipalizzato e che, poi , si era accentuata dopo
il referendum vinto, ma non stravinto, dai socialisti. Un anno dopo, nel gennaio del
1904, il clima era deci samente cambiato.
Se fino ad allora essere socialisti e collaboratori di Menada era conciliabile e perfino
utile poiché si per seg uiva un fine comune, l’industrializzazione di Reggio, nel genna io
del 1904 non l o era più. E uomini come Giglioli, Guardasoni e Ferrarini, tutti e tre
membri della giunta della Camera di Commercio, avvertirono la contraddizione.
Difficile far parte di un’a ssociazione di commercianti privati e aderire alla politica
delle municipalizzaz ioni. Patrizio Giglioli
era commerciante e nel
contempo
il
principale artefice della nuova politica municipale. Per di più era componente
autorevole della giu nta camerale. Egli a vvertì il bisogno di prendere le dista nze da
quest ’ultimo incarico, perché ave va scelto l’ideologia socialista. Insistette su que sto
tasto: «Io non po sso continuare a rap presentare in seno a codesta Camera di
Commercio gli interessi degli elettori commerciali che, se combinano con gli interessi
miei privati, sono invece in contra sto i nconciliabile col mio principio politico ed
economico delle mu nicipalizzazioni dei pubblici servizi come della produzione dei
consumi. Se nto quindi il dovere di rassegnare le dimissioni ». 2 0 Un mese dopo si
dimisero
comunale
anche
Cesare
so cialista,
il
Guardasoni
seco ndo
e
Giovanni
a ssessore
Ferr arini, 2 1
comunale
il
socia lista
primo
consigliere
supplente.
Era no
Pag. 195
L’Apostolo e il Ferroviere
commercianti che tra il bene loro e quello, almeno ipotizzato, della collettività,
sceglievano que st’ult imo. Un esempio di trasparenza e coerenza p olitica. Menada
riconobbe queste virtù e pregò i dimissionari di recedere, ma alla fine dovette prendere
atto che la deci sione era davvero irrevocabile.
A Reggio, in qu el 19 04, arrivarono due g randi figure socialist e: Giovanni Zibordi,
dal primo di gennaio , a dirigere l ’edizione quotidiana de «La Giustizia», e Giusep pe
Soglia, 2 2 poco dopo, a dirigere le scuole comunali. Il modello riformista reggiano
veniva esaltato in mezza Italia. Il riformismo reggiano si arricchiva di nuove e
qualificate energie, proprio alla vigilia della sua sconfitta. Dopo l’appello del 17
marzo, di un a fanto matica associazione, l’8 aprile l’a ssociazio ne viene già definita da
«L’Italia Centrale» «per il bene economico», 2 3 mentre il 10 aprile si raduna alla sala
Verdi gremitissi ma di pubblico la prima assemblea. 2 4 Il presidente della Camera di
Commercio e ne o p residente della Asso ciazione Giuseppe Menada annuncia che i
concetti chiave della lista che si presenter à alle elezioni comunali del 27 giugno per il
rinnovo di quattordici consiglieri (per legge il Consiglio comunale doveva rinnovare
per sorteggio un ter zo dei suoi componenti dopo due anni ) è rivolta all’«amore e
collaborazione di classe», 2 5 e ad «aumenta re la potenza produttiva e di conseguenza la
ricchezza a vantagg io di tutte le classi sociali». 2 6 Altro che lotta di classe e
ideologizzazione della lotta politica. Quel che serve, per Menad a, è la concordia sociale
e la capacità di incr ementare il reddito. E che il Comune faccia la sua parte e non
quella dei ceti produttivi che debbono fare la loro. La sede viene situata in via di Porta
Castello n. 2, pre sso gli uffici de «L’Italia Centrale» che funz ionerà come bollettino
della associazione pe r tutta la durata della campagna elettorale. Il giornale reggiano
alzerà di parecch io anche i toni a ssu mendosi la leadership della asso ciazione,
annunciando
che
« si
opporrà
co n
m ezzi
onesti
al
pro gredire
della
barbarie
socialista». 2 7
Così, mentre s’annuncia prossima l’inaugu razione dell’industria di cemento Portland
a Scandiano, grazie all’azione di Giu sep pe Menada, mentre Sichel vota co n Ferr i a
Bologna e contro Pr ampolini in un congresso diviso in tre (riformisti, sindacalisti
rivoluzionari e integralisti), mentre il primo maggio sfilano migliaia di socialisti con
tanto di bande nelle vie cittadine e mentre l’ Aida diretta da Vincenzo Gianferrari al
Pag. 196
L’Apostolo e il Ferroviere
Municipale
mette
in
mostra
le
doti
vocali
immense
della
reggiana
Cele stina
Boninsegna, 2 8 so cialisti e a ssociazio nisti, definiti subito da «L a Giustizia» «armige ri»
(arruolati della Grande Arm ata, quella di Napoleone, che tornò sconfitta e sbandata
dalla campagna di Russia, con tanto di gradi militari) si rinfacciano torti reciproci. Le
accuse della Grande Armata erano dettagliate: «Il primo atto di vera idrofobia
irreligiosa consumato dai soci alisti, ap pena raggiunsero il potere, fu quello di
sopprimere il Cappellano dal cimitero», 2 9 sostennero nel loro programma. E pensare
che quel servizio «era affidato a un pio sa cerdote». 3 0 Si è preferito affidare le mansi oni
a un facchino . E poi la questio ne dell’ora d i religione abolita nelle scuole e quella delle
suore ca cciate dall’o spedale, dove dopo regnavano, a giudi zio del fronte cleric o moderato, la disorganizzazione e la sporci zia.
Il 12 giugno viene esposto ufficialmente il programma dell’Associa zione e Menada
precisò: «Fino a quando il Comune di Reggio municipalizzò il dazio, l’illuminazione, il
traguanato, le farmacie nell’inter esse pro prio e delle opere p ie, il macello, noi, p ur
guardando con anim o trepidante l’accum ularsi di tante aziende che richiedevano forti
capitali per l’impianto e per l ’esercizio, non cr edemmo di sollevare proteste , ma
quando il Comune v olle invadere il cam po d’azione riservat o all’iniziative private
credemmo giusto il momento di prendere il nostro posto di combattimento» . 3 1 Menada
ricorda anche che, quando cessò il contratto con la società svizzera presentò al
Municipio la proposta di costituire una società reggiana con quattrcentomila lire di
capitale per assumere l’industria della pubblica e privata illuminazione a gas. « La
nuova società avrebbe fornito il gas a 18 centesimi, mentre dopo la municipalizzazione
lo si è pagato 20 ce ntesimi». 3 2 E poi: vanno bene le farmaci e comunali, ma devono
servire solo prodotti ai poveri. Perché chi ha i soldi deve comprarli a meno? E an cora:
il pane da noi non costa come a Palermo, 48 centesimi, ma solo 34. Si dice che non è
sufficientemente di qualità e non esisto no garanzie igieniche. E allora partoriamo
queste attività di sor veglianza e di certificazione del prodotto. Non municipalizz iamo i
forni.
I socialisti rispo sero con battute e vignette di spassosissima ironia, dettate dall a
ispida penna di Ver gnanini, c he era anche uomo di teatro . Si difesero accu sand o i
commercianti, i preti, gli imprenditori, di essere animati solo d all’inter esse più egoi sta
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L’Apostolo e il Ferroviere
e dalla fede più ciec a, mentre loro, i so cialisti, pensavano all’ideale. Fatto sta che la
lista «del bene eco nomico», il 26 giugno, tra la sorpresa di tutta Italia, vinse
clamorosamente le el ezioni con Giusto Fu lloni, primo degli eletti, c he arrivò a 3.2 04
voti, mentre il primo dei socialisti, l’on. Camillo Prampolini (schierato per ché
evidentemente il P S I aveva capito la difficoltà della lotta) restò fermo a 2.733. Dei
quattordici
consiglieri, dodici
seggi
spettarono all’Associa zione (Gius to Fullo ni,
Giuseppe Menada, D omenico Spallanzani, Eugenio Ferrari, Fra ncesco Gorisi, Miche le
Curti, Gemello Ferret ti, Riccardo Modena, Emilio Del Rio, Benedetto Vecchia, Giova nni
Catellani,
Luigi
Alberini),
mentre
per
i
socialisti
vennero
eletti
solo
Cami llo
Prampolini e Carlo Guatteri. Una delle pietre dello scandalo , l’avvocato anticleri cale
Augusto Curtini, fu clamorosamente bocciato. «La Giustizia» pronosticò per Mena da
un futuro da sinda co e poi da deput ato, 3 3 mettendo gli elettori in guardia e
sollet icando le sue su pposte ambizioni per suscitare divisioni nel fronte oppo sto. E po i,
dopo le elezioni, se l a prese con i votanti: «Un nucleo ristretto di interessi danneggi ati
da noi ha saputo scu otere e aggregare int orno a sé tutta la zav orra di gente che non è
mai andata a votare, di vecchi, di infermi, di moribondi, di indifferenti e di apati ci,
tutta gente che non s’è mai occupata di pol itica e che di politica non sa nulla». 3 4
In effetti l’aumento dei vota nti era stato cospicuo: su 7.161 i scritti si ebb ero 5.74 0
votanti. Non v’è du bbio che la propaganda della chiesa e la mobilitazione delle
parrocchie abbiano fa vorito un così alto numero di partecipanti al voto. Ma i so cialisti
non sepp ero coglier e nel voto la manca nza assoluta di un rapporto coi ceti me di
urbani, col mondo cattolico e con qu elle classi che si erano lasciate convincere d alla
propaganda avversa. E continuaro no u na lotta che li vedrà sconfitti ancora per d ue
anni. La giunta Roversi decise di non dimettersi poiché in Consiglio comunale
conti nuava a reggere la maggioranza soci alista uscita dal voto del 1901, nonostante
quel dodici a due infitto dagli uomini di Menada alle elezioni parziali, e le polemiche
furono rove nti. Giusto Fulloni chiese, nella prima seduta, le immediate dimissioni
della giunta, poi intervenne il prefetto Buraggi che «comunicava al sindaco che le
sedute consiliari sino ad allora tenute dovevano ritenersi nu lle per non essere st ati
eletti sindaco e giunta dopo le elezioni parziali, come previsto dalla legge». 3 5 Si
provvide allora a rieleggere la giunta, ma non si riuscì a rilegg ere Roversi sindaco p er
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L’Apostolo e il Ferroviere
l’assenza dei co nsig lieri della minoranza, mentre già si affilavano le armi per la
battaglia successiva: quella delle elezioni politiche del novembre dello stesso anno.
Che Gi useppe Me nad a potesse essere il ca ndidato naturale alternativo a Prampolini
appariva abbastanza scontato. Intervennero però almeno due ostacoli. Il primo fu il
diniego del Consiglio della S A F R E , che aveva però accettato che il suo direttore
diventasse impr endit ore privato, consigliere comunale, consi gliere e co nsule nte in
diverse iniziative industriali, pubbliche e private. Menada non era solo il dirett ore
della S A F R E , era la S A F R E , e dal 1896 aveva acquisito i pieni poteri all’interno della sua
azienda. Po teva deci dere tutto quello che voleva dopo i successi ottenuti. Oltretut to,
dopo
i
successi
industriali
aveva
conseguito,
in
qualità
di
presidente
della
«Asso ciazione del be ne eco nomico» anche il successo più imprevedibile: quello contr o i
socialisti nel C omune di Reggio. Difficile pensare che la sua mancata candidatura alla
Camera derivasse da un impedimento oppostogli dalla sua azienda. Tanto più che, se a
Menada fosse intere ssata veramente l’elezione alla Camera dei deputati, della sua
azienda avrebbe tr a nquillamente potuto fare a meno . Non ci avrebbe certamente
rimesso, con il corollario di iniziative economiche che aveva messo insieme o ne lle
quali era personalme nte coinvolto. Più co nvincente è il second o impedimento, dovuto
alla campagna messa in atto dai socialisti contro di lui dopo la sconfitta del giugno
1904.
Galvanizzati dallo sciopero generale proclamato il 19 settembre del 1904 dopo i fatti
tragici di Buggerru e che durò tre gior ni, con i partiti dell’o rdine che prot estava no
contro il presidente Giolitti per il suo agnosticismo, i socialisti passarono decisame nte
all’offensiva. Menad a è il vincitore delle elezioni comuna li e contro di lui si
concentrano gli strali più polemici e insidiosi. Egli viene descritto come «parve nu
borghese, ar ciborghe se, sensale in grande, uomo d’affari for esti ero che è qui per conto
di banchieri per far fruttare i loro capitali, per cavare dalla nostra modesta vita i
dividendi per le loro azioni». 3 6 Si concent rava contro Menada l’offensiva che aveva in
mente d i colpire i su oi rapporti con la Banca Commerciale. E qui il nervo era davvero
scoperto. Perc hé la B anca Commerciale, più che non la S A F R E , era il colosso fina nziario
a cui Menada era indissolubilmente legato e che non avev a solo a cuore i propri
dividendi , com’è naturale e perfino ovvio, ma, come conseguenza, aveva a cuore anche
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L’Apostolo e il Ferroviere
lo sviluppo dell’eco nomia reggiana. «L ’I talia Centrale» reagì col calore del giornale
amico: «Non i nsinua te stoltamente sulla immacolata figura del cav. Menada, tempra
integra di l avoratore». 3 7 Un Menada oper aio, per parafrasare slogan più recenti? In
qualche misura sì. D ’altronde tutto si poteva dire della sua atti vità, ma non certamente
che non avesse profu so tutto il suo impegno per far decollare le ferrovie e l’industria
reggiana, con creatività, con determinazione.
A Menada venne imputato anche un evidente conflitto di interessi, argomento anc he
allora piuttosto delicato. Poteva Menada continuare a proporre iniziative al Comune di
Reggio in qualità di imprenditore, come ad esem pio nel caso della fabbrica del ghiaccio
e nel ca so dell’indu st ria elettrica e contem poraneamente rappresentare la contropart e,
in qualità di consigliere comunale e di presidente della Camera di Commercio? Poteva
essere politico e imprenditore? Allora, ma si era nel 1904, si convenne di no. Menad a,
nel novembre, non si presentò candidato alla Camera, decise di dimettersi anche dalla
presidenza della Ca mera di Commercio nel dicembre del 1904, pregando i suoi
sostenitori di non votarlo nemmeno come rappresent ante della nuova giunta e l’anno
dopo, in occasione delle nuove elezioni comunali, non si ripresentò neppure candidato
in Consiglio. E per di più lasciò anche la presidenza della «Asso ciazione del bene
economico» a Giusto Fulloni. Dunque si ritirò completa mente a vita professionale e
privata.
Anche
se
dietro
le
quinte
continuerà
ad
agire
e
a
suggerire
idee
e
comportamenti. La scelta del candidato alla Camera da opporre a Prampolini, e qui
certamente il parere di Menada fu piuttosto vincolante, cadde su una figura locale
nemmeno tanto e sposta politicamente: l’av vocato Giuseppe Spallanzani. 3 8
Questa scelta dovette suscitare qualche i nvidia e qualche inimicizia perché, come
sempre accade, lo st uolo degli aspiranti doveva esser e davvero folto. Tra gli altri si
segnalavano Antonio Gualerzi, già depu tato nel collegio di Montecchio, lo stesso
Giusto Fulloni, già sindaco di Reggio dal 1890 al 1893 e primo degli eletti in Consiglio
comunale con le el ezioni del giugno del 1904, il quale pare abbia rifiutato la
candidatura, ammesso che gli sia stata p roposta, anch’egli av vocato, poi ancora u n
avvocato nella perso na di Giulio Nasi, il marchese Alessandro Rocca Sap oriti, mentre
non è che Igino Bacchi Andreoli, Carlo Mor andi, il conte Alessa ndro Calvi avessero gi à
soddisfa tto i loro ap petiti. La scelta cad de su un u omo defi nito nuovo, certame nte
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L’Apostolo e il Ferroviere
giovane e di bella presenza. L’avvocato Giuseppe Spallanza ni aveva solo trentad ue
anni ed era un uomo non legato a nessuna vecchia corrente d’opinione o di potere
rendendo così poss ib ile la concentrazione su di lui dei consensi di tutti. Non sapendo
cosa rimproverargli i socialisti lo battezza rono ironicamente su bito «la bella Otero», a
causa di una fotogr afia elettorale messa in giro durante le settimane precedenti le
elezioni, che lo raffigurava con sguardo altero e sicuro di sé. In verità Giusep pe
Spallanzani aveva sposato la figlia del pittore socialista Gaetano Chierici e proprio un
antisocialista viscera le non doveva esser e, anche perché, allora, era assai diffici le
separare la politica dalle questioni affettive. Ma lo stesso Chierici, che pur e si
presenterà c ontro il partito di Spallanzani alle elezioni comunali del luglio del 1905,
risultando eletto, era in verità un socialista particolare, che da sindaco si era
clamorosamente dimesso dopo me no di due anni, perché caratter ialmente incompatibile
con l’amministrazione e più votato all’arte che non alla politica. Cambierà egli stesso
posizione qualc he a nno più tardi, forse non per influenz a del genero Giuse ppe
Spallanzani, ma per l e infatuazioni int erventiste e poi fasci ste d el figlio Renzo.
In campagna elettora le fu la questione del la costruzione della ferrovia Reggio -Ciano
a farla da padrona. Nell’ottobre si costit uì il Consorzio delle cooperative al quale la
Deputazione provinci ale, presieduta da Al essandro Cocchi, intendeva affidare i lavori.
Menada, naturalment e, oppose l’iniziativa della sua S A F R E . Poi, alla fine della conte sa
elettorale, i socialisti annunciarono che ormai l’inizio dei lavori era cosa fatta,
suscitando l’iron ica reazione dei conservatori, che si manifestò con una famosa
vignetta raffigurante Vergnanini, Cocchi, Roversi, Curtini, lo st ato maggiore socialista,
su un treno che scendeva dalle nuvole e sotto una poesia che parafrasava l’inno « A
Satana» di Carducci: «Un bello, orribile/ mostro si sferra/ va sulle nuvole, non sul la
terra/ risplende sfol gora/ come visione/ nei tempi creduli/ delle elezioni». La poe sia
si concludeva con «sa lute, o popolo/ se ancor ci credi/ va a Cocchi… inchinati/ e a …
Ciano a piedi». 3 9
Per Prampolini si mobilitò lo stato maggiore nazionale del partito e della cultura
socialista, co nsapevo le della difficoltà d ella lotta. Tra gli al tri inviarono messag gi
Cesare Lombroso e E dmondo De Amicis. Per Lombroso «l’ostr acismo di Reggio per lui
[Prampolini] superer ebbe per ingratitudine quelli ateniesi per Aristide». 4 0 E De Amicis:
Pag. 201
L’Apostolo e il Ferroviere
«Se un giorno vacillasse la mia fede saprei a chi ricorrere, andrei da Prampolini,
confesser ei i miei dubbi e i miei timori e gli direi: “Parla, tornerò a credere”, ed eg li
parlerebbe ed io vedrei un’altra volta splendere il sole». 4 1
Il 6 novembre, giorno delle votazioni (scontate le rielezioni di Alberto Borciani a
Montecchio, di Gian Lorenzo Basetti a Castelnovo ne’ Mo nti, di Adelmo Sichel a
Guastalla e del liber ale Vi ttorio Cottafavi a Correggio ) gli elet tori accorsero compatti
alle urne. A fine spo glio suonò il campanone della torre del B ordello che a giugno era
rimasto muto. Prampolini aveva ottenuto 2.806 voti e Spallanz ani 2.768. Solo 38 vo ti
separavano i contenden ti. La Grande Armata, però, ricorse alla giunta delle elezioni
della Camera perché sosteneva che la gra n parte dei voti a nnull ati, che erano 133, fo sse
da attribuire a Spallanzani. Dopo aver consultato decine di votanti, e le due parti in
causa, la giu nta decise di ricorrere a un ballottaggio, fissato p er il 15 gennaio del 190 5 .
La sfida Prampolini -Spallanzani ricominciò daccapo e infiam mò la città. Sembrava
non dovesse finire mai. Il vento del Nord, però, non tirava a favore dei socialisti. Le
elezioni po litiche no n erano certament e a ndate bene e, come già è stato ricordato, a
Milano la giunta soc ialista era stata battuta dai costituzional isti con il voto del 27
novembre, dopo che anche a Bologna i socialisti erano stati sconfitti alle elezio ni
comunali. T utta Italia si conce ntrò su Reggio come aveva fatt o dopo la vittoria della
Grande Armata a gi ugno dell’anno prima. Filippo Turati, il 15 gennaio , tenne un
comizio al Politeama Ariosto in difesa di Prampolini, paragonandolo addirittura a
Mazzini e Garibaldi . 4 2 Il 15 del mese si recò alle urne l’8 7% della popolazione reggia na
e
Giuseppe
Spallanzani
ottiene
3.011
voti
contro
i
2.927
dati
a
Prampolini. 4 3
L’elettorato, caso u ni co in un ballottaggio, aveva risposto anco ra più massicciamente
che non nelle elezioni del primo turno. Certo potevano votare solo coloro che sapevano
leggere e scrivere, secondo la legge elettorale del 1882, e questo venne individuato
come il punto debole dell’elettorato socialista. Giuseppe Soglia , direttore delle Scuole
Comunali, ideò su bit o una scuola serale p er l’alfabetizzazio ne degli elettori socialisti.
Va da sé che anche nelle precedenti elezioni, quelle stravinte da Prampolini a Reggio e
perfino dallo sco nosc iuto Italo Salsi contro il grande Ulderico L evi, la legge era quest a.
Dunque grande stup ore e meraviglia si levò in tutta Italia per questa seconda
sconfitta socialista r eggiana. Proprio nella terra di Prampolini e con Prampolini
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L’Apostolo e il Ferroviere
candidato.
Sembrava
un
irreversibile
segno
di
decadenza
del
socialismo
e
un
altrettanto forte seg na le di un nuovo predominio della classe borghese alleata col
mondo cattolico e co n vecchi ceti popolar i alla ricerca di benessere certo e non solo
promesso. Acido, ma profetico, fu il commento post -eletto rale de «La Giustizi a»,
probabilmente frutto della pe nna di Gio vanni Zibordi: «Avvocato Spallanzani, p are
dunque che andrete a Roma davvero questa volta. Sarete contento. Qua ndo sar ete a
Roma salutateci Pio X . E cercate di godervela in fretta perché un’altra volta non la
vincerete più. E ringraziate Prampoli ni perché quando dimand eranno di voi e diranno
“Ma chi è?” voi diventerete noto e interessante per questo solo : che siete colui che la
bestialità umana di molti al servizio di pochi mandò alla Camera in luogo di Camillo
Prampolini». 4 4 Intant o, il 16 aprile , alle elezioni del vertice della «Grande Armata»
Giusto Fulloni fu eletto presidente, con Domenico Spallanzani e Domenico Salvarani
suoi vice. 4 5
L’attesa del nuovo potere locale che aveva promesso lavoro e benesser e, doveva
uscire
dai
meandr i
dell’amministrazione
delle
sole
quotidiana.
asp ettative
Alla
sconfitta
e
misurarsi
di
con
Prampolini,
la
dopo
dura
le gge
quella
dei
socialisti alle elezioni comunali parziali, sindaco, giunta e co nsiglio rassegnaro no le
dimissioni. Era nata forte una convinzio ne tutt ’altro che sba gliata. E cioè che p er
battere la Grande Ar mata occorresse farla misurare col pot ere locale. Oltretutto no n è
che i socialisti nelle istituzioni continuassero a dar prova della massima efficienza.
Una polemica forte fu promossa da «L ’It alia C entrale» contro l’on. Alberto Borcia ni,
per le sue numerose assenze alla Camera. E Prampolini convenne, per una volta, c ol
giornale avversario, aumentando la dose e parlando di «spettacolo di sca ndalosa
negligenza», 4 6 che fu «aspramente e giustamente comme ntato». 4 7 La polemica elettorale
si fece a ncora più v elenosa in u n crescendo di denunce penali e di illazioni, le più
taglienti dell’uno e dell’altro fronte. Alle elezioni del 9 luglio del 1905 l’Associazio ne
del bene eco nomico superando, ma di so li 49 vot i, la lista socialista (nelle elezi oni
dell’anno prima il distacco era stato di 500 voti) si trovò alla guida del Comune. Giust o
Fulloni fu eletto sindaco, carica che aveva ricoperto quindici anni prima. In consiglio
entrarono tra gli altri Francesco Gori s i, Domenico Spallanzani, Prospero Balletti, ma
non Giu seppe Mena da che aveva preferito evitare polemiche sul suo paventa to
Pag. 203
L’Apostolo e il Ferroviere
conflitto di interessi. Per i socialisti Luigi Roversi, Corrado Pal azzi, Pietro Petrazza ni,
Alessa ndro Mazzoli, Alberto Borciani e Pi etro Del Rio. E, invece, a sorpresa, non
risultò eletto Patrizi o Giglioli. Non dovette apparire ca suale che l ’anno prima fo sse
stato bocciato dall’elettorato Augusto Cur tini, protagonista delle delibere anticlericali
e poi, in occasione d elle elezioni del luglio 1905, l’esclu so sia stato Patrizio Giglioli,
protagonista della politica delle municipalizzazioni. Forse era stato bocciato un eccesso
di estremismo.
La Grande Armata, sia pur con un risult ato diverso e meno favorevole, rispetto a
quello delle elez ioni parziali dell’anno precedente, si insediò alla guida del Comune di
Reggio. Assessore a nziano fu eletto qu el Francesco Gorisi che fu sindaco de lla
maggioranza aperta ai socialisti che amministrò Reggio dopo le elezioni del 1889 e che
fu poi sostituito prop rio da Giusto F ulloni. Strano destino dei due, i primi alla guida di
Reggio
coi
socialisti
e
poi
i
primi
alla
guida
di
Reggio
contro
i
socialisti.
Contestualmente alle elezioni comunali si erano tenute quelle p rovinciali e il risultato,
anche questo a sorpresa, fu sfavorevole ai socialisti, che persero i due collegi di
Reggio, e questo era preventivato, ma per sero anche i collegi d i Cavriago, Rubiera, San
Martino, e naturalmente quelli di Correggio, Scandiano, 4 8 San Polo, dove Gusta vo
Cipriani sconfisse il giovane Meuccio Ruini, alleato coi socialisti. 4 9 Il Consig lio
provinciale apparve ingovernabile. Una m aggioranza socialista, dopo che i ricorsi su lla
ineleggibilità di Prampolini, Roversi e Cocconi, tutti e tre co nsiglieri della Cassa di
Risparmio, fur ono ac colti dalla Corte d’ap pello di Modena, 5 0 no n esisteva più.
Era necessario tornare al voto. E alle elezioni che si svolsero alla fine di maggio del
1906 le liste antisoci aliste trionfarono ag giudicandosi ben 32 seggi su 40. Nei due
collegi provincial i di Reggio il distacco aumentò rispetto alle consultazioni dell’anno
procedente: 34 4 voti i n più per la Gra nde Armata. Quest ’ultima si aggiudicò il colleg io
della città con 366 voti di differenza, ment re i socialisti si aggiudicarono, e que sto e ra
l’unico elemento di consolazione per loro, quello di campagna con 110 voti in più. Ma
la dèbacle socialista fu perfino sconcertante in provincia con vittorie secche de gli
avversari un po’ ovunque. I socialisti ebbero la meglio solo in una parte dei collegi
della Bassa, oltre c he in quello della campagna reggiana. 5 1 Sembrava una cri si
irreversibile per i soc ialisti reggiani, privati, nel giro di un a nno e mezzo, d el seggio di
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L’Apostolo e il Ferroviere
Prampolini, della maggioranza nel Comune di Reggio, in Provincia e nella stragrande
parte dei comuni. Sei anni gettati al vento ? Una fine co sì r epentina e imprevedibile per
un partito che avreb be dovuto impadronirsi delle redini del potere per trasformare
radicalmente la societ à?
Teniamo anche prese nte che la situazione nazionale era critica p er il P S I . Dura nte
l’esperienza del gove rno di Sidney So nnino, che aveva potuto contare sull ’appoggio dei
parlamentari socialisti, in netto contrasto con le decisio ni della direzione del partito,
ove dominava una maggioranza fondata sull’accordo tra i sind acalisti rivoluzionari e
gli integralisti di Fer ri, che aveva vinto il Congresso di Bolog na del 190 4, tra gruppo
parlamentare e direzione si a cuirono le t ensioni. Dopo aver chi esto e non ottenuto « la
discussione di un progetto di legge diretto a prevenire gli eccidi proletari» 5 2 il gruppo
parlamentare sociali sta prese ntò in blocco le dimissioni, a nche per non rimane re
spiazzato. Tra i dimissionari figurava a nche Adelmo Sichel, mentre Alberto Borcia ni
non si fece trovare e si mise di traverso (il P S I lo scar icherà co n le el ezioni del 1 90 9).
Fatto sta che nel collegio di Guastalla si dovette tornare subito al voto. Si trattava della
prima possibile rivincita del P S I reggiano, peraltro in un collegio non sfavorevole
elettoralmente. Co ntro Sichel si presentò il moderato Beltramelli e la campagna di
quest ’ultimo fu particolarmente pungent e. Alla fine, sia pure solo al ballottaggio,
Sichel riuscì a spunt arla e i socialisti poterono tirare il fiato. L’avanzata dei moderati
in provincia di Reggio non era irreversibil e.
Bisognava crederci. E soprattutto approfittare degli errori degli avversari tenuti a
dare risposte co ncret e alla popolazione r eggiana. Non doveva no più solo prote sta re
usando l’amplificazi one del giornale -par tito «L’Italia Centrale» di Isidoro Reggio, il
formidabile polemista dalle viscere sempre in movimento e dalla penna sempre
velenosa. E in questo la nuova maggioranza, in Comune, lasciò a desiderare. Destò una
certa ironica polemica una delle prime sue delibere relativa alla volontà di ripristinare
nella testa delle gua rdie comunali l’antico elmo, sostituito dai vecchi amministratori
con un berretto, no n frigio, ma semirigido. Con conseguenti, prevedibili, imbarazzanti
colpi di caldo nei m esi e stivi e fiumi di sudore. Poi nel mese di febbraio del 1 90 6
esplose una furente polemica per la decisione di non utilizzare tutti gli spalatori c he
facevano ressa dinna nzi al Comune dopo un’abbondante nevicata. Dicono fossero p iù
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L’Apostolo e il Ferroviere
di duemilacinquecento i disperati in cerca di lavoro. Il Municipio ne assunse solo
ottocento. Anche que sti, poco dopo, chiesero un aumento. Finì con uno sciopero e la
città allagata, perché uno scirocc o aveva intanto fatto sciogliere la neve caduta. 5 3
Intanto erano tornate le suore ed erano state licenziate le infer miere dell’ospedale,
mentre il cappellano del cimitero, don Rossi, che era stato sfratt ato dai socialisti, aveva
vinto il suo ricorso ed era stato reintegrato. 5 4 Si salvavano le a ziende munic ipalizzate,
soprattutto quella de ll’elettricità, ma se ne esaltarono non già le virtù, bensì i debit i e
la farmacia aveva dovuto aumentare i prezzi dei farmaci «per il grave disordine
amministrativo e contabile in cui versa va l’azienda». 5 5 Dell a «Grande Ar mata» in
Comune non si ricor da altro. Il sindaco Giusto Fulloni non si sentiva adeguatame nte
protetto dal gruppo che fac eva capo all’on. Spallanzani e, di etro di lui, allo stesso
Giuseppe Me nada. Diciamo anzi che questi ultimi si lasci avano andare a critic he
piuttosto preoccupat e per l’andamento d ella nuova giunta. Nel settembre del 1 906
Giusto Fulloni si dimise da sindaco, per gravi motivi di salute, che non dovevano
essere letteralmente i nventati, visto che so lo un anno e mezzo dopo egli si spegnerà . 5 5
Al suo posto ve nne e letto, il 3 ottobre del 1906, Camillo Rossi, un avvocato piuttosto
sconosciuto, definito affettuo samente Ca millino. E certo la giunta non ne trasse
guadagno. La provincia invece si dotò di uomini forti, eleggendo l’on. Vittorio
Cottafavi alla presidenza del Consiglio e Igino Bacchi Andreoli alla presidenza della
Deputazione provinciale. Ma fu l’ultima soddisfazione per la popolazione cosiddetta
«armigera».
Il
movimento
socialista
si
rafforzav a
ovunque,
dopo
la
crisi
politica
e
amministrat iva, non solo reggiana, del 190 4. Tanto che nel lugli o del 1907, in occasio ne
del rinnovo parziale del Consiglio comunale, la lista socialista tornò in maggioranza
con ben 788 voti di sc arto, recuperando, rispetto a tre anni prim a, ben 1.300 voti e cir ca
850 rispetto a due a nni prima. Anche Giu seppe Menada, che fi gurava nella lista del la
sua Associazione , no n venne eletto. No n figuravano invece in lista l’ex sindaco Giusto
Fulloni e Pietro Montessori, entrambi per motivi di salute. Una sconfitta decisame nte
imprevista, soprattutto per le sue dimensioni. Tutti i dodici seggi in palio ve nne ro
vinti dai socialisti per i quali entrarono in Consiglio: Arturo Bellelli, Ettore Bisi,
Bartolomeo Bottazzi, Eugenio Casali, Giacomo Chilloni, Aug usto Curtini, Leopol do
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L’Apostolo e il Ferroviere
Ferretti, Stanislao Gambetti, Salvatore Landucci, Giovanni Marzi, Pietro Petrazzani,
Giovanni Zibordi. 5 6
Era il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia. Nell’elencare i motivi della
sconfitta della Grand e Armata alle elezioni parziali del 1907, Isidoro Reggio, che nel
frattempo era stato costretto a dimettersi dalla direzione del giornale, sul qu ale
avevano messo le m ani Spallanzani e Menada, per poi tornarvi come proprietario
qualche mese dopo, scrisse : «Il cav. Fulloni (…) era certamente l’uomo indicato per
ingegno e popolarità (…), ma le sue ideali aspirazioni (…) lo rendevano meno atto a
diventare l’espo nente di un’a spra situazio ne di battaglia», 5 7 mentre «il sindaco Rossi
(…) non aveva quell’ascende nte personale richiesto». 5 8 Poi, a giudizio di Reggio, vi era
un deficit dell’a ssoc iazione, mal diretta e con divisioni inaccettabili e infine un
problema al giornale, naturalmente da quando non c’era pi ù lui, che non sap e va
impostare le polemiche politiche. Così, in meno di un anno , la Grande Armat a andò in
completo
disfacimento.
Giunta
e
sindaco,
dopo
un’imposizione
ministeriale,
rassegnaro no le dimissioni e a dicembre del 1907 la vittoria socialista fu completa.
Alle elezioni di dice mbre la Grande Ar mata non c’era più. I cattolici se n’erano
andati e avevano dat o indicazione di astenersi dalla lotta elettorale su scitando reaz ioni
comprensibili da parte di quel che rimanev a dell’Associazione d el bene economico: « La
deliberazione dei cattolici di astenersi è a nostro avviso deplorevole. Essi avranno le
loro buone ragioni, ma queste ragioni non valgono per noi», 5 9 scrive Isidoro Reggio nel
suo giornale propone ndo lucidamente l’alt ernativa tra astensione e minoranza. Mena da
e Spallanzani non parteciparono alla campagna elettorale. E solo il duo Medo ro
Ligabue e Isidoro Reggio provvide, all’ultimo momento, a presentare una lista senza
alcuna ambizione, ta nto è vero che i nomi in lista erano solo ott o, quelli che spettava no
di diritto alla minoranza: i due citati pi ù Pietro Capretti, To mmaso Erasmi, Eugen io
Ferrari, Guido Guidetti, Leopoldo Nobili e Tommaso Ricchetti. Il problema era solo di
evitare che i socialisti conquista ssero tutti i quaranta seggi in pal io.
Per i socialisti entra rono un po’ tutti, d a Roversi fino agli ex assessori Augu sto
Curtini (che aveva già riconquistato il seggio con le elezio ni parziali di luglio) e
Patrizio Giglioli, che potevano così prendersi la loro rivincita. La differenza tra le d ue
liste fu enorme, com’era prevedibile. A quella socialista andarono 5.274 voti e alla
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L’Apostolo e il Ferroviere
Grande Armata solo 1.743. Gli eletti del P S I furono 32 e l’oppo sizione si aggiudicò gl i 8
posti della minoranza. 6 0 Luigi Roversi venne rieletto sindaco e Camillo Prampo lini, di
lì a poco, verrà rielet to deputato contro nessuno . La Grande Ar mata sparisce così, d opo
pochi anni di successi. Nel marzo del 1909 Prampolini vince infatti nel collegio di
Reggio ottenendo 4.760 voti su 5.055 votanti (gli iscritti erano 10.602), m entre a
Guastalla
Adelmo
Sichel
ribatte
il
moderato
Beltramelli
per
3.791
a
2.518.
A
Montecchio Ma ssimo Samoggia, il presidente della Cattedra ambulante di agricoltura,
proveniente dal bolognese, vince contro il moderato Capretti (3.250 voti contro 2.267).
Solo a Correggio il liberale Vittorio Cottafavi mantiene il suo seggio battend o il
socialista Amicare St orchi (2.703 voti contro 1.966), mentre in montagna il liberale e
cattolico Giuseppe Micheli batte il candidato, appoggiato anche dai socialisti, Corne lio
Guerci per 1.925 voti contro 1.160. 6 1 Poi Micheli opterà per il suo collegio di
Langhirano, ove aveva battuto lo stesso Guerci, e si aprirà la battaglia tra il gruppo di
Menada-Spallanza ni e di Medoro Ligabue -Isidoro Reggio del quale abbiamo parlato in
altro capitolo con le due candidature opp oste di Cipriani e di Monzani e la vittoria del
primo, appoggiato dal nuovo quotidiano il «Corriere di Reggio».
Anche l’o n. Giusepp e Spallanzani viene battuto nel collegio di Gonzaga, ove si era
rifugiato il deput ato reggiano, convinto di poter conquistare u n collegio meno improbo
del suo vecchio colle gio di Reggio, dal socialista Enrico Ferri, che lo supera con cir ca
mille voti di differenza. Nelle forte ripresa socialista sta, naturalmente, come nella sua
precedente crisi, un forte condizionament o di carattere nazionale. La nuova Camer a
accoglieva una e stre ma sinistra più forte e un P S I a maggior anza riformista, che col
Congresso di Roma a veva fatto piazza pul ita del sindacalismo rivoluzionario. Giolitti
poteva ri prendere il suo cammino e co n lui i socialisti. I loro destini parevano
intrecciarsi: da Giolitti a Sonnino a Luzzat ti, ancora a Giolitti, nonostant e il turn over
della presidenza del Consiglio il P S I manterrà il suo sostegno, prima che la guerra di
Libia sancisse la duplice crisi del giolittismo e del riformismo.
Mai dire mai, dunque , sulle vittorie e le sconfitte politiche. Questa idea della Grande
Armata che si dilegua come neve al sol e e dei socialisti che, usa ndo la tattica del
«lasciamoli fare», ripre ndono se nza fatica le redini del potere, condizionerà le scel te
del P S I reggiano nei confronti dell’avanzat a fascista, oltre dieci anni dopo. La teoria del
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L’Apostolo e il Ferroviere
«fuoco di paglia» verrà ripresa proprio da quell’esperienza. Ma il fascismo non era la
Grande Armata e Mussolini non era l’avvo cato Spallanzani. Ap plicare le stesse ricett e a
fenomeni così diversi appare un errore imperdonabile. Intanto, tra il 1907 e il 1909, era
cresciuta ancora l’org anizzazione della struttura cooperativa e l’inizio dei lavori della
ferrovia Reggio -Ciano aveva rappresenta to un grande momento di propaganda. A
Reggio, il 29 settembre del 1907, erano convenuti studiosi di mezza Europa, per
celebrare un avvenimento che appariva incredibile, e cioè che i socialisti riuniti in
«Consorzio d el le coo perative» stessero per costruire un a ferrov ia, mentre i socialisti di
altre realtà italiane e d europee p arlavano di rivoluzione. Menada, che fino ad allo ra
aveva sempre vinto, segnò così la sua prima sconfitta. Non solo aveva tentato di fare il
mesti ere dei socialist i al potere degli enti locali e aveva dovu to rinunciarvi, ma al la
fine era no stati quest i ultimi che s’erano messi a fare il su o. I l creatore delle ferro vie
reggiane doveva am aramente prendere a tto che i socialisti, che avevano tentato di
sostituire il commercio borghese ed erano stati puniti per questo, adesso, che stava no
tornando a vincere , st avano sostituendo anche lui.
NOTE
1
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 0 7 .
2
A u g u s t o M u s s i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 7 0 , R o m a 1 9 1 8 ) p i t to r e , l a s u a v i ta è s ta ta p a r ti c o l a r m e n te
a v v e n t u r o s a . S t u d i a a R o m a e a F i r e n z e . D i v i e n e a n c h e c o n s i g l i e r e c o m u n a l e s o c i a l i s ta a R e g g i o
c o n l e e l e z i o n i d e l d i c e m br e d e l 1 8 9 9 , m a s i d i m e tt e p o c o d o p o p e r c h é n o n a c c e tta l a d i s c i p l i n a di
p a r t i t o . A F i r e n z e è i n c o n f l i t t o a m o r o s o c o n u n a l tr o p i t t o r e r e g g i a n o , G i o v a n n i C o s te t ti . F u g g e e
q u a l c u n o l o c r e d e m o r t o . L a s c i a a n c h e u n a l e t te r a d i « A d d i o a l m o n d o » . I n v e c e r i a p p a r e
i m p r o v v i s a m e n t e p r o p r i o n e l 1 9 0 4 , c o m e « F r à P a o l o D ’ A s c o l i » , i n u n c o n v e n to m a r c h i g i a n o . S i
i m p e g n a n e l l a p i t t u r a r e l i g i o s a . P o i s i s p r e ta e i n i z i a u n a l u n g a p e r e g r i n a z i o n e tr a P a r i g i , T r i e s t e e
G e n o v a . P a r t e p e r l ’ A r g e n t i n a , d o p o u n a n u o v a d e l u s i o n e d ’ a m o r e , e v i r e s ta d a l 1 9 1 3 a l 1 9 1 4 .
R i t o r n a , p o l e m i z z a c o i s o c i a l i s t i , p r e n d e p o s i z i o n e a f a v o r e d e l l ’ e n tr a ta i n g u e r r a d e l l ’ I ta l i a , m a s i
r i f i u t a , c o n t r a r i a m e n t e a O t t o r i n o D a v o l i , d i s e g u i r e l ’ i n v i to d e l s u o m a e s tr o G a e ta n o C h i e r i c i , c i o è
d i p a r t i r e v o l o n t a r i o . M u o r e a R o m a c o l p i to d a f e b br e g i a l l a .
Vedi O. Emidio d’Ascoli, La vita e l’arte di Frà Paolo Augusto Mussini , Reggio Emilia 1926; E.
Farioli, Augusto Mussini. Frà Paolo 1870 -1918, Reggio Emilia 1987; Mussini Augusto, in Novecento,
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L’Apostolo e il Ferroviere
cit., p. 553.
3
Interpellanza dei consiglieri Tesauri e Meroni, in Archivio comunale di Reggio Emilia, anche in L.
Bernazzali, Luigi Roversi, sindaco di Reggio Emilia dal 1902 al 1917 , Reggio Emilia 1995, p. 327.
4
5
M . A n a f u , T u t t i g l i u o m i n i d i C a m i l l o , c i t. , p . 1 5 1 .
C e s a r e G u a r d a s o n i , d i o r i g i n e r e p u b bl i c a n a , f e c e p a r te d e l l a L e g a d e l l a l i be r tà , c h e v e n n e
f o n d a t a n e l 1 8 9 4 , d o p o l a r e p r e s s i o n e a n ti s o c i a l i s ta e a n t i o p e r a i a d i F r a n c e s c o C r i s p i . L o tr o v i a m o
p o i c o n s i g l i e r e e v i c e p r e s i d e n t e d e l l a l o c a l e C a m e r a d i C o m m e r c i o , a s s i e m e a P a tr i z i o G i g l i o l i .
N e l 1 9 0 1 è c o n s i g l i e r e c o m u n a l e s o c i a l i s ta .
6
Municipalizzazione della panificazione, le obiezioni del consigliere Guardasoni, i punti interrogativi
del consigliere Cocchi , in «L’Italia Centrale», 20 gennaio 1904.
8
7
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 2 8 , a n c h e i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 1 a p r i l e 1 9 0 4 .
F r a n c e s c o B a g n o l i , d e t t o C h i c ò u n , p e r l a n o t e v o l e s ta z z a f i s i c a , « c o n v o c ò n e l s u o s tu d i o , a l n u m e r o
2 d e l l a s t r a d a m a e s t r a d i P o r t a C a s t e l l o ( o r a L u d o v i c o A r i o s to ) a l c u n i a m i c i » . S e c o n d o R e n a to
M a r m i r o l i ( C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t . , p . 1 2 4 ) n a c q u e c o s ì l a G r a n d e A r m a ta . L a f o to a c u i f a
riferimento Marco Bianchini ( Imprese e imprenditori a Reggio Emilia ) raffigura un gruppo di
i n f l u e n t i bo r g h e s i e n o bi l i r e g g i a n i o s p i ti d e l l o c h a l e t d e l C a v a z z o n e d i p r o p r i e tà d i R a i m o n d o
F r a n c h e t t i e r i s a l e p i ù o m e n o a q u e l p e r i o d o . È f u o r i d i s c u s s i o n e c h e i n q u e l l ’ i n tr e c c i o tr a v e c c h i a
n o bi l t à t e r r i e r a e n u o v a bo r g h e s i a p r o d u t ti v a , p o i a l l a r g a ta a l m o n d o c a t to l i c o , s i a d a i n d i v i d u a r e
i l n u c l e o p o r t a n t e d e l l a n u o v a a s s o c i a z i o n e . L a n u o v a a s s o c i a z i o n e , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 9 m a r z o
1904.
9
Ibidem, anche in «La Giustizia», 11 aprile 1904.
10
Ibidem, p. 125.
11
A R e g g i o s i a m o i n r i v o l u z i o n e , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 8 a p r i l e 1 9 0 4 .
12
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t . , p . 1 2 6 . D i e tr o q u e s ta s a r c a s t i c a p o e s i a è f a c i l e
i n d i v i d u a r e l a p e n n a d i A n t o n i o V e r g n a n i n i c h e s i d i l e t ta v a i n i r o n i c h e i n i z i a ti v e g i o r n a l i s ti c h e c o l
g u s t o s a l a c e d e l l a p r e s a i n g i r o . S u e a n c h e m o l te v i g n e t te p u b bl i c a t e d a « L a G i u s ti z i a » .
13
14
Ibidem.
N a b o r r e C a m p a n i n i ( N o v e l l a r a 1 8 5 0 , i v i 1 9 2 5 ) p o e ta , s c r i tt o r e , i n s e g n a n te , a r c h e o l o g o ,
p u b bl i c o a m m i n i s t r a t o r e , è i l l e a d e r d e g l i i n te l l e t tu a l i r e g g i a n i a c a v a l l o d e i d u e s e c o l i . È a l l i e v o
d i C a r d u c c i , s c r i v e n u m e r o s i l i br i d i p o e s i a , s a g g i s u l l ’ A r i o s t o , i l B o i a r d o , L a z z a r o S p a l l a n z a n i ,
G a e t a n o C h i e r i c i . È p r e s i d e n t e d e l l ’ U n i v e r s i tà p o p o l a r e f o n d a ta d a i s o c i a l i s ti a R e g g i o a d i n i z i o
N o v e c e n t o , p u bb l i c a u n a f a m o s a g u i d a s u C a n o s s a , o v e i s ti t u i s c e i l m u s e o , d à u n g r a n d e
c o n t r i bu t o a n c h e a l l o s v i l u p p o d e l m u s e o c i v i c o d i R e g g i o . È a n c h e a s s e s s o r e d e l C o m u n e d i
R e g g i o , i s p e t t o r e o n o r a r i o d e g l i s c a v i e a i m o n u m e n ti , p r e s i d e n te d e l l a D e p u ta z i o n e d i s to r i a
patria.
Vedi
I. Beccaluva,
Naborre Campanini, Reggio Emilia 1976; F. Malaguzzi Valeri,
Naborre
Pag. 210
L’Apostolo e il Ferroviere
C a m p a n i n i , i n « R e g g i o s t o r i a » , o t t o br e - d i c e m br e 1 9 9 2 , p p . 9 - 1 0 ; C a m p a n i n i N a b o r r e , i n R e p e r t o r i o b i o b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t . , p . 3 7 2 , i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p p . 2 9 - 3 0 e i n N o v e c e n t o ,
cit., p. 521.
15
A l b e r t o F r a n c h e t t i ( T o r i n o 1 8 6 0 , V i a r e g g i o 1 9 4 2 ) , m u s i c i s ta , è f i g l i o d e l ba r o n e R a i m o n d o
F r a n c h e t t i e p a d r e d i R a i m o n d o j u n i o r , e s p l o r a t o r e m o r to n e l 1 9 3 5 n e i c i e l i d ’ E ti o p i a . S i tr a s f e r i s c e
a R e g g i o , c o l p a d r e , v e r s o i l 1 8 8 0 . N e l l a te n u ta d e l C a v a z z o n e o s p i ta P u c c i n i e M a s c a g n i . S c r i v e
o p e r e i m p o r t a n t i t r a l e q u a l i C r i s t o f o r o C o l o m b o , c o m m i s s i o n a ta d a l C o m u n e d i G e n o v a n e l 1 8 9 2 ,
n e l l ’ a n n i v e r s a r i o d e l l a s c o p e r t a d e l l ’ A m e r i c a , G e r m a n i a , A s r a e l , c h e v e n n e d a ta p e r l a p r i m a v o l ta
a Reggio nel 1888.
Vedi
Franchetti
Alberto
in
Repertorio bio-bibliografico dei
reggiani
illustri,
c i t. ,
p.
402;
in
E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t . , p p . 6 4 - 6 5 , e l a b i b l i o g r a f i a c o n te n u ta i n F r a n c h e t t i A l b e r t o , i n N o v e c e n t o ,
p. 563.
16
V i n c e n z o G i a n f e r r a r i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 5 9 , M i l a n o 1 9 3 9 ) , m u s i c i s ta , d i r i g e i l C o n s e r v a to r i o d i
R o v e r e t o , l a s u a s o c i e t à m u s i c a l e , l a ba n d a c i t ta d i n a , e l ’ o r c h e s tr a d e l t e a tr o S o c i a l e . I n q u e g l i a n n i
è m a e s t r o d i R i c c a r d o Z a n d o n a i . L a s u a o p e r a T r e c c e n e r e c o n tr a s s e g n a l a s ta g i o n e d e l te a tr o
M u n i c i p a l e d e l 1 8 9 2 - 9 3 , d e l l a q u a l e s i f a i n t e r a m e n t e c a r i c o R a i m o n d o F r a n c h e tt i . N e l 1 9 3 2 s i
tr a s f e r i s c e a M i l a n o .
V e d i L . P i g a r e l l i , I l m u s i c i s t a r e g g i a n o V i n c e n z o G i a n f e r r a r i , i n N u o v a r i v i s t a d e l l ’ E m i l i a , e d i to r i a l e
-politico, luglio 1960; L. Pigarelli, La vita e l’opera di Vincenzo Gianferrari ispirato a nobile cultore
d e l l ’ a r t e m u s i c a l e , i n « G a z z e t t a d i R e g g i o » , 2 9 n o v e m br e 1 9 5 5 ; R . M a r m i r o l i , I l l u s t r i c o n c i t t a d i n i .
R i c o r d o d i V i n c e n z o G i a n f e r r a r i , i n « G a z z e tta d i R e g g i o » , 2 3 g e n n a i o 1 9 5 7 ; F . G . S a s s i , I l m u s i c i s t a
V i n c e n z o G i a n f e r r a r i , i n « S t r e n n a d e l P i o I s t i t u t o A r ti g i a n e l l i » , 1 9 8 7 , p p . 1 8 1 - 1 8 6 ; F . M a l a g o d i ,
Dizionario dei musicisti di Modena e Reggio , Modena 2000, pp. 140 -141; Gianferrari Vincenzo in
Novecento, cit., p. 568.
17
V . P e l l i z z i , P r o f i l i d i v i t a r e g g i a n a , c i t. , p . 6 9 .
18
M. Bianchini, Giuseppe Menada: le ferrovie, la Banca Commerciale, la grande impresa , in Imprese e
imprenditori a Reggio Emilia , cit., p. 156.
19
Ibidem, p. 157.
20
G i o v a n n i F e r r a r i n i , c o m e P i e t r o A r ti o l i , S te f a n o C a n o v i e P a tr i z i o G i g l i o l i , f u u n o d e i p r i m i
i n t e r n a z i o n a l i s t i r e g g i a n i . S i s e g n a l a c o m e i l r a p p r e s e n ta n t e d e l C i r c o l o d i s t u d i s o c i a l i ( q u e s to e r a
i l n o m e u f f i c i a l e d e l n e o n a t o C i r c o l o s o c i a l i s ta ) a l C o n g r e s s o d i F i r e n z e d e l l ’ o t to br e d e l 1 8 7 6 « d a l
q u a l e , s e c o n d o u n ’ i p o t e s i s q u i s i t a m e n t e ba k u n i n i a n a , s c a t u r ì l a d i r e t ti v a d i f a r p a r ti r e l a s c i n t i l la
d e l l a r i v o l u z i o n e s o c i a l e d a l l a m o l t i t u d i n i o p p r e s s e d e l l e c a m p a g n e . F e r r a r i n i , o l tr e a d e s s e r e c a p o
d e l C i r c o l o d i s t u d i s o c i a l i , e r a p r e s i d e n te d e l l a S o c i e tà d i m u t u o s o c c o r s o d e i c o n c i a p e l l i » . V e d i , a
ta l e p r o p o s i t o , G . B o c c o l a r i e T . F o n t a n e s i , L e o r i g i n i d e l m o v i m e n t o o p e r a i o e c o n t a d i n o , i n S t o r i a
illustrata di Reggio Emilia, vol.
II,
c i t . , p . 4 2 3 . O l tr e t u tt o l a s e d e d e l c i r c o l o e r a p r o p r i o i n c a s a d i
Pag. 211
L’Apostolo e il Ferroviere
F e r r a r i n i . E g l i d i v e n n e p o i s o c i a l i s t a g r a d u a l i s ta e c o n s i g l i e r e c o m u n a l e e a s s e s s o r e s u p p l e n te
d o p o l e e l e z i o n i , v i n t e d a i s o c i a l i s t i , n e l d i c e m br e d e l 1 8 9 9 e c o m p o n e n te l a g i u n ta d e l l a C a m e r a d i
Commercio.
21
G i u s e p p e S o g l i a ( I m o l a 1 8 7 1 , B o l o g n a 1 92 6 ) , e d u c a to r e e d e p u ta to , v e n n e c h i a m a to a R e g g i o a
d i r i g e r e l e s c u o l e c o m u n a l i n e l 1 9 0 4 . C r e a l a m u tu a l i tà s c o l a s t i c a , f o n d a i l r e f e t t o r i o c o m u n a l e ,
c r e a l e s c u o l e s e r a l i e l a B i bl i o t e c a p o p o l a r e . È p r e s i d e n te d e l l a C o n g r e g a z i o n e d i c a r i tà ,
d e l l ’ U n i o n e m a g i s t r a l e i t a l i a n a , p o i d e p u ta to n e l 1 9 1 3 d e l c o l l e g i o d i L e n d i n a r a ( R o v i g o ) , d o v e n e l
1919 verrà eletto Giacomo Matteotti.
V e d i S o g l i a G i u s e p p e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 1 3 e i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i ,
cit., p. 470; B. Monducci, Soglia potenziò in tutta Reggio scuole, cultura e assistenza , in «Il Socialista
r e g g i a n o » , l u g l i o - a g o s t o 1 9 6 6 ; G . S o g l i a i n « L a G i u s ti z i a » , 3 g i u g n o 1 9 4 5 e 2 9 g i u g n o 1 9 4 7 . V e d i
anche L. Rossi, Giuseppe Soglia e il progetto politico socialista a Reggio Emilia fra scuola e società , in
«L’Almanacco», cit., n. 16, aprile 1990 e L. Rossi, Il Comune educatore. Reggio Emilia: un esperimento
di politica scolastica nell’Italia giolittiana , Verona 1988.
22
L a n u o v a a s s o c i a z i o n e , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , 8 a p r i l e 1 9 0 4 .
23
Un augurio, in «L’Italia Centrale», 10 aprile 1904.
24
Imponente assemblea di ieri per la costituzione dell’Associazione reggiana per il bene economico , in
«L’Italia Centrale», 11 aprile 1904.
25
Ibidem.
26
Ibidem.
27
C e l e s t i n a B o n i n s e g n a ( R e g g i o E m i l i a 1 8 7 5 , F o r m i g i n e 1 9 4 7 ) c a n ta n te l i r i c a , s o p r a n o , f o r s e l a
p i ù g r a n d e d e l N o v e c e n t o r e g g i a n o . C a n ta a s o l i d i c i a s e tt e a n n i n e l D o n P a s q u a l e a l P o l i te a m a
A r i o s t o e d è u n t r i o n f o . P o i s i p e r f e z i o n a a P e s a r o e c a n ta a B a r i n e l F a u s t d i G o u n o d . M a s c a g n i l a
v u o l e n e l l a p r i m a d e L e m a s c h e r e . G r a n d i s o n o l e s u e i n te r p r e ta z i o n i v e r d i a n e , s o p r a t t u t to n e I l
t r o v a t o r e , L a f o r z a d e l d e s t i n o e l ’ A i d a , c o n l a q u a l e s i c i m e n ta a R e g g i o p r o p r i o n e l 1 9 0 4 .
V e d i B o n i n s e g n a C e l e s t i n a , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 6 4 ; i n S t o r i a d i R e g g i o E m i l i a i l l u s t r a t a d a a r t i s t i
r e g g i a n i , c i t . , p p . 2 2 3 - 2 2 4 ; E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p . 2 4 ; F . M a l a g o d i , D i z i o n a r i o d e i m u s i c i s t i d i
Modena e Reggio Emilia, cit., p. 40.
28
P r o g r a m m a a m m i n i s t r a t i v o , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , 2 0 g i u g n o 1 9 0 4 .
29
Ibidem.
30
Ibidem.
31
Ibidem.
32
I l c a v a l i e r M e n a d a f u t u r o d e p u t a t o d i R e g g i o , i n « L a G i u s ti z i a » , 2 4 g i u g n o 1 9 0 4 .
33
L a v i t t o r i a d e l l ’ i g n o r a n z a , i n « L a G i u s ti z i a » , 2 7 g i u g n o 1 9 0 4 .
34
V . P e l l i z z i , P r o f i l i d i v i t a r e g g i a n a , c i t. , p . 8 1 .
35
M . B i a n c h i n i , G i u s e p p e M e n a d a , l e f e r r o v i e , l a B a n c a C o m m e r c i a l e , l a g r a n d e i n d u s t r i a , c i t. , p . 1 6 3 .
Pag. 212
L’Apostolo e il Ferroviere
36
V . P e l l i z z i , P r o f i l i d i v i t a r e g g i a n a , c i t. ,
37
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 3 1 .
38
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 3 2 .
39
Ibidem.
40
Ibidem.
41
L’on. Turati, in «L’Italia Centrale», 10 gennaio 1905.
42
I v o t i d a t i a S p a l l a n z a n i n e l ba l l o t ta g g i o d e l 1 3 g e n n a i o d e l 1 9 0 5 f u r o n o 3 . 0 1 1 , c o n tr o i 2 . 9 2 7
d i P r a m p o l i n i . L e s c h e d e c o n t e s t a t e f u r o n o 3 1 , q u e l l e n u l l e 4 4 , l e bi a n c h e 2 5 . N e p p u r e l a s o m m a d i
tu t t e l e n u l l e e d e l l e c o n t e s t a t e a v r e b be a s s i c u r a t o l a v i t to r i a a P r a m p o l i n i . D a n o ta r e c h e i v o ta n ti
f u r o n o 6 . 0 3 7 s u 7 . 1 7 8 , m e n t r e n e l p r i m o t u r n o d i n o v e m br e i v o ta n ti e r a n o s ta ti 5 . 7 4 0 , s u 7 . 1 6 1 . I
v o t i c o n t e g g i a t i a P r a m p o l i n i e r a s t a t i 2 . 8 0 6 e q u e l l i a S p a l l a n z a n i 2 . 7 6 8 , m a v i e r a n o 1 7 v o ti
d i s p e r s i , 1 8 s c h e d e bi a n c h e , 8 2 n u l l e , 6 3 c o n t e s ta te a s s e g n a te e 5 1 n o n a s s e g n a te . S u l l a ba s e d i
q u e s t o n u m e r o i n g e n t e d i v o t i n o n a s s e g n a ti l a g i u n ta d e l l a C a m e r a a v e v a d e c i s o u n a n u o v a
votazione.
V e d i : L ’ e s i t o d e l l a v o t a z i o n e d i b a l l o t t a g g i o , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 7 g e n n a i o 1 9 0 5 .
43
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 3 4 .
44
L e e l e z i o n i d e l l ’ A s s o c i a z i o n e r e g g i a n a p e r i l b e n e e c o n o m i c o , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 7 a p r i l e 1 9 0 5 .
45
P r a m p o l i n i c o n t r o B o r c i a n i , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , 1 9 g i u g n o 1 9 0 5 .
46
Ibidem.
47
Le vittorie in tutta la provincia dei nostri candidati nelle elezioni comunali e provinciali di ieri , in
«L’Italia Centrale», 17 luglio 1905.
48
V e d i , a p r o p o s i t o d e l l e e l e z i o n i n e l c o l l e g i o p r o v i n c i a l e d i S a n P o l o , l ’ a r ti c o l o C h i è q u e s t o
Ruini, in «L’Italia Centrale», 17 luglio 1905.
49
L a n o s t r a v i t t o r i a a l l a C o r t e d ’ A p p e l l o , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 8 n o v e m br e 1 9 0 5 .
50
N e l c o l l e g i o d e l l a c a m p a g n a r e g g i a n a f u r o n o e l e t ti i s o c i a l i s t i A l be r to B o r c i a n i , A l e s s a n d r o
C o c c h i , A u g u s t o C u r t i n i e P i e t r o D e l R i o . C o m p l e s s i v a m e n te l a v i tt o r i a d e l l a G r a n d e A r m a ta e ra
s t a t a , i n p r o v i n c i a , p a r i a u n a d i f f e r e n z a d i 3 . 5 4 9 v o ti .
51
Il Partito socialista italiano nei suoi congressi , vol.
II,
1902-1917, Milano 1961, p. 53.
52
I l b o i c o t t a g g i o d e l l a n e v e . I l d o v e r e d e l l a r e s i s t e n z a , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 4 f e bbr a i o 1 9 0 6 . V e d i
a n c h e R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 3 7 .
53
S u l r e i n t e g r o d e l c a p p e l l a n o a l c i m i te r o v e d i L a c a u s a d e l c a p p e l l a n o d e l c i m i t e r o s u b u r b a n o , i n
«L’Italia Centrale», 24 giugno 1907, sul ritorno delle suore all’ospedale, vedi Il licenziamento delle
i n f e r m i e r e e i l r i t o r n o d e l l e s u o r e a l l ’ o s p e d a l e , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 g i u g n o 1 9 0 7 .
54
S u l l e d i m i s s i o n i d i G i u s t o F u l l o n i e s u l l a s u a m a n c a ta r i c a n d i d a tu r a , a s s i e m e a P i e tr o
M o n t e s s o r i , a l l e e l e z i o n i p a r z i a l i , e s s e n d o i d u e n o m i s ta t i s o r te g g i a ti tr a q u e l l i d a r i n n o v a r e ,
s c r i v e « L ’ I t a l i a C e n t r a l e » d e l l ’ 1 1 l u g l i o d e l 1 9 0 7 , i n u n a r ti c o l o i n ti to l a to « P a g l i a c c i » e i s p i r a to
Pag. 213
L’Apostolo e il Ferroviere
d a l l a a c c u s e d e « L a G i u s t i z i a » : F u l l o n i e M o n te s s o r i « s i s o n o a d d i m o s t r a ti d o l e n ti p e r r a g i o n e d i
s a l u t e d i d o v e r e d e c l i n a r e l ’ o f f e r t a ( … ) v e r s o i l p a r t i t o c h e l i a v e v a p r o p o s ti a c a n d i d a ti p e r l e
elezioni amministrative di domenica». Fulloni morirà a Reggio nel 1908.
55
56
Finitela buffoni, in «L’Italia Centrale», 13 luglio 1907.
Risultato
definitivo
delle
elezioni
parziali
amministrative di
domenica scorsa ,
in
« L ’ I ta l i a
Centrale», 16 luglio 1907.
57
L ’ a n a l i s i d e l l a s c o n f i t t a . C o m e e p e r c h é s i è p e r d u t o , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 5 n o v e m br e 1 9 0 7 .
58
Ibidem.
59
A s t e n s i o n e o m i n o r a n z a . L a p r o p a g a n d a d e l l ’ i g n a v i a , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 7 d i c e m br e 1 9 0 7 .
60
R i s u l t a t o d e f i n i t i v o d e l l e e l e z i o n i a m m i n i s t r a t i v e d i d o m e n i c a s c o r s a , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 2 5
d i c e m br e 1 9 0 7 .
61
Sui risultati elettorali del marzo 1909 vedi Cronaca cittadina. La giornata elettorale di ieri , in
«L’Italia Centrale», 8 marzo 1909.
La lotta per la ferrovia Reggio -Ciano
M ena d a s’ era m es s o a f a re il mestiere di Prampolini e s’era buttato in politica coi
successi del 1 904 e d el 1905? E allora ecco che Prampolini si mette a fare il mestier e di
Menada e a costruire ferrovie. Co ntrariamente alla farmacia, al g as e alla luce elettrica,
al dazio, al macello, al pane e al traguana to, i socialisti, all’inizio del Novecento, non
pensarono alla costit uzione di un’azienda pubb lica per i trasporti, mentre in altre citt à,
come ad esempio Ge nova, veniva costitu ita una società a pa rtecipazione comuna le.
Evidentemente i trasporti non venivano considerati un servizio necessario per le cla ssi
subalterne, col risult ato, però, di accett a re di «relegare Reggio a piccolo centro di
provincia». 1
C’era la S A F R E , d’a ltronde, con Menada, che avrebbe dovuto sovraintendere a tutto
questo, e questo, si d iceva, era solo utile al capitalismo nostra no e dunque era giusto
che fossero i capitalisti a provvedere. La sensibilità cambierà con la sfida sulla Reggio Ciano, mentre un’azi enda pubblica per i trasporti verrà allestita solo nel 1919 e dur erà
lo spazio d’u n mattino. Ma partiamo dall’inizio. Dall’inizio del Novecento.
Secolo nuovo aria nuov a. Basta con le repressioni e le leg gi eccezionali contro i
socialisti. Basta coi m etodi di Crispi, di Ru dinì e di Pelloux, con le stragi popolari all a
Bava Beccaris. Il nuo vo secolo inaugura l a via del dialogo e della collaborazione. Di
Pag. 214
L’Apostolo e il Ferroviere
questa nu ova polit ica ha bisogno il P S I che non può progredi re senza u n reale sp azio
democratico per far avanzare le sue orga nizzazioni. E ne ha bisogno anche la cla sse
dirigente liberale, consapevole che non è con la persecuzione che può essere vinta la
sfida lanciata dai so cialisti. La repressio ne e la violenz a dello Stato unitario port ano
infatti, inevitabilmente, all’emergere di tendenze sempre più estreme e rivoluzionarie
nel fro nte oppo sto. E poi, por mano alla questione sociale non è più appuntame nto
rinviabile. Anche p er la credibilità della nuova democrazia liberale italiana. Un tratto
di strada, almeno, p uò dunque compiersi insieme tra il rifo rmismo turatiano e il
liberalismo giolittiano.
Si comincia con Zanardelli, che viene nominato presidente d el Consiglio ne l febbraio
del
1901,
mentre
a
Reggio
Giuseppe
Menada,
da
presidente
della
Camera
di
Commercio, era impegnato ad inaugurar e, dopo lo stabilimento chimico dei frat elli
Prampolini, anche l a Filanda Marchetti e le Officine Righi. Vengono approva te
numerose leg gi a sfo ndo sociale quali l’abbassamento dell’orari o di lavoro giornaliero
a undici ore, l ’innalz amento dell’età di la voro a dodici anni e il divieto di utilizzare i
bambini e le donne nelle miniere, l’abolizione della tassa sui farinacei. I socialist i
votano il bilancio presentato dal gover no . Ma qua ndo affront ano la questione del la
statizzazione delle ferrovie, la maggioranza si volta dall’alt ra parte. A Roma si
discuteva di nazionalizzazione delle ferrovie mentre a Reggio si affrontava la
questione della ferro via Reggio -Ciano. E mentre a Roma il governo, il 22 aprile del
1905, decise finalmente che i tre ni, le rotai e e le stazioni doveva no passare allo Stato, a
Reggio, il 25 di marzo, il Consiglio provinciale deciderà che a costruire una ferrov ia
sarebbe stata una cooperativa. Due decisioni che portano l’imprimatur dei socialisti.
Due decisioni c he pre miano uomini come Prampolini, un socialista riformista che avev a
appoggiato i nuovi governi liberali d’inizio secolo e aveva irrobustito a dismisura le
sue co operative, e penalizzano uomini come Menada, liberale convinto della via
privata al benessere e gran dirigente di una so cietà ferrovia ria che avrebbe dovuto
assumersi il compito di creare la nuova fer rovia reggiana.
La vicenda della nazionalizzazione del sistema ferroviario è tortuosa. Zanardelli,
dopo ampie assicurazioni, si rimangia la parola. La questione non era nuova. Già nel
1876 il governo Mi nghetti, 2 lonta no anni luce dai socialisti che ancora non si
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L’Apostolo e il Ferroviere
distinguevano dagli anarchici, aveva present ato un progetto p er la nazionalizzazio ne
del neonato sistema ferroviario. Due a nni dopo Depretis, 3 al potere con la sinistr a,
aveva affidato allo stato l’esercizio delle ferrovie, p oi ci aveva ripensato e, da b uon
trasformista, aveva d eciso di affidarlo al l’industria privata. Da allora gli scioperi e le
mobilitazioni tra i ferrovieri non erano certamente mancati . E anche nel 1902, in
risposta a u na grande agitazione, il gov erno aveva, per la seconda volta, deciso la
militarizzazione del personale delle ferr o vie. Così il P S I insist e e nel marzo del 1903 i
socialisti decidono di passare all’opposizione dopo aver presentato una mozio ne
parlamentare sull’ar gomento. Zanardelli non sa a quale santo affidarsi e vie ne
contemporaneamente attaccato da destra e da sini stra, si dimette nel novembre e nel
dicembre muore. Gli subentra il suo vero leader: Giovanni Giolitti. Quest’ultimo si
augura che i socialist i possano partecipare direttamente al governo.
Turati
ministro del
lavoro? No, grazie, rispondono i
r iformisti
attaccati
dai
sindacalisti rivoluzionari che, di lì a tre mesi, col Co ngresso di Bologna del 1904,
saranno in maggioranza, alleati coi seguaci di Enrico Ferri. Turati e Prampolini sono
all’angolo. E Giolitti anche. Le p osizioni d iventano più intransi genti . E sulla que stio ne
ferroviaria anche i socialisti si trovano divisi in due. I riformisti continuavano a
sostenere la nazionalizzazione, mentre la sinistra interna riteneva che la gestione
privata meglio avrebbe garantito il diritto di sciopero, l ’unico di ritto che interessava
davvero a chi faceva della pratica dello sciopero generale insur rezionale il suo cred o,
alla luce delle teorie del filosofo francese Georges Sor el. 4 No n è un caso che, tra il 1 904
e il 1905, siano stati proclamati tre scioperi general i, tra le perplessità dei riformisti e
mentre il P S I , co n le elezioni del novembre del 1904, dopo la decisione di Giolitti di
dare anticipatamente la parola alle urne, veniva sensibilmente indebolito, per la prima
volta, dopo la netta avanzata in voti e in seggi dal 1890 in avanti. I governi Fortis 5 e
Giolitti mettono la questione d ella statiz zazione nei loro pro grammi, ma il fatto che
non si preveda il diritto di sciopero per i ferrovieri, fa scattare la molla di nuove
agitazioni. La legge viene approvata il 22 aprile del 1905, ma solo dopo un anno si
perviene alla definizi one delle liquidazioni delle passate g estio ni.
Naturalmente anc he a Reggio si registr ano ripercussio ni. Non solo perché il tratto
Rubiera-Sant’Ilario p assava ovviamente allo Stato, ma a nche per i rapporti tra la no stra
Pag. 216
L’Apostolo e il Ferroviere
SAFRE,
che continuav a a ge stire le ferrovi e provinciali, e le ferrovie che era no pri ma
alle dipendenze dell e reti private, in par ticolare della Mediterranea e dell ’Adriatica.
Con la statizzazione si inizia «una politica per la produzione in Italia delle locomotrici,
dei veicoli, dei carri ferroviari che contribuirà decisamente allo sviluppo delle Officine
Righi, destinate a divenire le Reggiane». 6 In questo contest o di collaborazione tra
liberali e socialisti anche Menada aveva intuito uno spazio ampio di manovra che
sfrutterà per lanciare la grande industria meccanica. È in quest a fase che viene a gal la
la questione della Reggio -Ciano, la penultima ferrovia che mancava, essendo l’ultim a
quella che avrebbe d ovuto congiunge re R eggio a Boretto e di lì alla Parma -Go nzag aMantova. Mancavano dunque le direttrici Sud -Ovest e Nord -Ovest per ritenere qua si
perfetto il sistema ferroviario provinciale. La prima era quella più sentita, perc hé
doveva
rendere
possibili
i
trasferimenti
c on
la
montagna
reggiana,
allora
assolutamente a ssent i anche a livello automobilistico. Teniamo present e che l’idea di
collegare poi Ciano c on Cast elnovo ne’ Mo nti era tutt’altro che t ramontata.
Per arrivare da Re ggio a Ca stelnovo ne’ Monti si usavano i cavalli e le vecc hie
diligenze. I trasferimenti duravano ore e a volte un’intera giornata. Solo il 9 settemb re
del 1906 partirà da Reggio il primo autobus con dodici passeggeri a bordo alla vo lta
del capoluogo montano. Il tragitto sarà coperto in tre ore e mezza, con quarantacinque
minuti di sosta. La vettura usata sarà un Orion e da allora e per molti anni ancora si
parlerà in montagna di «Oriòn» per defini re un autobu s. 7 Della ferrovia Reggio -Cia no
si cominciò invece a parlare già nel 1878 «quando un opu scolo si pose il problema di
un sistema per le line e di interesse locale con un binario a lato delle strade comuni c on
l’applicazione
del
vapore». 8
In
seg uito,
nel
1886,
Antonio
Viappiani
propone
ufficialmente la tra mvia Reggio -Ciano, sfidando le ferrovie dei due vicini ducati.
Quello di Parma in particolare, che già aveva sottratto a Reggio la ferrovia Reg gio Lucca-La Spezia, fac endosi preferire la sua Parma -La Spezia, attraverso appunto la
Reggio-Ciano, per pe rmettere il trasporto di gente e merci in una zona che, tra la Val
d’Enza reggiana e quella parmigiana, po teva contare su un b acino d’ut enza di circa
settantamila persone .
Il tema di non sottrarre all’influenza parmense i comuni della Val d’Enza, zona
tradizionale del formaggio reggiano, oltre all ’idea di collegare la città e la montag na,
Pag. 217
L’Apostolo e il Ferroviere
attraverso l’eventual e collegamento con Castelnovo ne’ Mo nti, era una motivazione
forte per la costruzione della ferrovia. Il tema della ferrovia fu posto per la prima volta
ufficialmente nel 18 9 9, grazie a un pro get to presentato il 26 d icembre dall’ingegne re
Alfredo Bena ssi, stretto collaboratore di Giuseppe Menada. Questo Benassi, perso na di
indubbia
intelligenza,
doveva
anche
essere
dotato
di
u na
notevole
dose
di
intraprendenza. Egli, il 12 gennaio del 1900, riu scì infatti a farsi approvare dalla
Deputazione provinciale, ancora nelle mani dei liberali, il progetto che escludeva la
deviazione delle ferrovia verso Montecchio, dopo che la stessa Deputazione ave va
approvato, dieci mesi prima, una delibera con la qual e si riteneva necessaria la
deviazione Barco -Mo ntecchio.
Una certa confusio ne dovette emergere, anche perché lo st esso progettista propone va
una sorta di circonvallazione della ferrovia attorno a Reggio per allacciarla alla
Reggio-Sassuolo, co n oneri n on tra scurabili e nella consap evolezza che in questo modo
la gestione della nuo va ferrovia sarebbe stata appannaggio della società per la qua le
lavorava e cioè la S AF R E di Menada. Intanto, mentre a Reggio litigavano Comune di
Montecchio, Deputaz ione provin ciale e S A F R E , a Parma si ultimava la linea tramviaria
che collegava la città a Traversetolo e da qui a Montecchio. Volevamo inserirci noi nel
loro territorio ed ecco che invece avveniva il contrario. Da qui il migliore e più facile
collegamento della zona di Montecchio co n Parma, raggiungibile da un mezzo con t re
carrozze a partire dal 6 ottobre del 1901. Montecchio no n stett e con le mani in mano.
Inutile pretendere, d ’altronde, che questo Comune, che il 10 marzo del 1899 si era visto
inserire nel tracciat o della nuova ferrovia dal Consiglio provinciale e il 12 gennaio del
1900 si era visto escludere dal progetto di Benassi, se ne st esse con le mani in mano.
Così il Comune dell a Val d’Enza preparò una sua proposta, diversa da quella del
progettista Benassi, meno costosa e più r azionale, che preved eva di partire, non dalla
Reggio-Sassuolo, ma dalla stazione di Reggio, eliminando il costoso attraver samento
della città. Il braccio di ferro tra i due pro getti animò discussio ni e protest e. La S A F R E ,
per sobbarcar si anche la variante per Mo ntecchio, e sost enendo che la sua g estio ne
sarebbe stata passiva , chiese rimborsi e garanzie. La questione si trascinò a lungo e la
Deputazione provinciale decise, il 14 dicembre del 1900, di rimettere il tutto agli
organi centra li di governo, che approvar ono la variante di Montecchio. Occorreva no
Pag. 218
L’Apostolo e il Ferroviere
maggiori risorse, per ò.
I comuni intere ssat i furono allora co nvocati, ma nel 1902 a nche l ’Amministrazione
provinciale cambiò colore, dopo il Comune di Reggio, con la vittoria dei soc ialisti.
Menada, che fino ad allora aveva dovuto litigare anche coi suoi , doveva fare i conti con
Prampolini e compagni. Alla presidenza della Deputazione provinciale si insediò il
socialista Ale ssandro Cocchi, un avvocat o che si occupava anche di credito e di
economia e che, nel 1 908, arriverà anche al vertice della locale Cassa di Risparmio. La
questione
della
Reggio -Ciano
divenne
così
eminentement e
politica.
I
socialisti
abbracciarono la causa del Comune di Mo ntecchio che, nella primavera del 1900, ave va
inviato alla Camera dei deputati, per la prima volta, un socialista, nella persona di
Alberto Borciani, e già si fecero promotori, attraverso la Camera del Lavoro, di una
grande manifestazione sull’argomento il 20 aprile del 1902, alla quale presenziarono i
comuni interessati e l a Deputazione provinciale. Il convegno fu salutato positivamente
da tutti. Perfino l’a vvocato Medoro Ligabue, uno dei futur i leader della Grande
Armata, «innalzò il suo evviva alla Camera del Lavoro». 9 Secondo la ricostruzione de
«La Giustizia» uno degli effetti di quel comizio fu di mettere d’accordo i comuni sul
tracciato. Cosicché la Deputazione provinciale socialista, il 16 di novembre 1902, iniziò
le trattative con la S A F R E , trattative che pr ocedettero assai lenta mente. 1 0 Dal canto su o
la S A F R E si fec e caric o anche del nuovo tracciato, predisponendo un nuovo progetto,
approvato poi dalla Provincia il 4 luglio del 1902.
Iniziò una lunga tr attativa, soprattutto su due pu nti: il costo dell’operazio ne e
l’attribuzione dei la vori, o di una parte di essi, alle cooper ative. In particolare su
quest ’ultima questio ne la trattativa si ar enò. No n che Menada non volesse affidare
parte dei lavori alle cooperative di Prampolini. Il problema era dare la garanzia,
attraverso un atto ufficiale, c he questo sar ebbe avvenuto. Menada diede la sua parola.
Ma i socialisti volev ano una delibera uffi ciale della S A F R E . «Malgrado ogni mio buon
volere, io non ero a utorizzato ad accett are alcuna delle for mule proposte (…) per
questo
mi
trovo
nella
dolorosa
si tuazione
di
dover
rispondere
francamente
e
categoricamente che ritengo inutile proseguire le trattative», 1 1 confessò nella sua
lettera il direttore della S A F R E . Così il 30 settembre del 1904 la S A F R E si voltò dall’alt ra
parte. D’altronde, la situazione pol itica er a cambiata.
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L’Apostolo e il Ferroviere
Le elezioni del 190 4 avevano sancito la supremazia della Grande Armata presiedu ta
da Menada sul P S I di Prampolini nel Comune di Reggio e Menada veniva giudicato dai
socialisti il nemico numero uno. Contro di lui s’erano scatenate po lemiche e accuse sul
suo conflitto d’inte ressi tra le funzioni di imprenditore privato e di pubblico
amministratore, che porteranno poi Menada ad uscire di scena sia come presidente
dell’associazio ne, sia come co nsigliere co munale, sia come p ossibile candi dato al le
elezioni
politiche
di
novembre
contro
Prampolini.
Come
era
po ssibile,
all ora,
pretendere che i socialisti si fidasser o di una parola d i Menada, di una sua
assicurazione che, u na volta ottenuti i lavori da una Provincia ancora, ma solo per
pochi m esi ancora, amministrata dai socialisti, la loro realizzazione sarebbe sta ta
affidata alle cooper ative? La questione politica viene candidamente ammessa dai
socialisti che su «L a Giustizia» rilevano: «Il cav. Menada, direttore di un soc ietà
ferroviaria, ra pprese ntante di una Banca, presidente della Camera di Commercio,
assumeva di punto in bianco uno spiccato colore politico, che non poteva fare a meno
di impensierire le organizzazioni proletarie nostre e la Deputazione provinciale. Non si
aveva più a c he f are con l ’uomo d ’affari e di commercio, ma con il capo dichiara to
della concentrazione antisocialista (…) E fu per questo che la Deputazione provincia le,
continuando le trattative, sentiva il bisogno di garantirsi presso il cav. Menada con una
clausola che assicura sse alle organizzazio ni buona parte delle opere da far si». 1 2
Co sì, forte anche del risultato eletto rale appena conseg uito, l’avvocato Giu sto
Fulloni, il 30 settembre del 1904, scrive una lettera, a nome della S A F R E , al presidente
Alessa ndro Co cchi, sostenendo che le proposte della Provincia «non si posso no
accettare perché urta no con le delibere del Consiglio». 1 3 Dal canto suo Menada, il 14
ottobre, informava che si era di nuovo riunito il consiglio a Milano e pose la par ola
fine al co nflitto: «Rit engo inutile prosegui re le trattative», 1 4 eg li scrisse. Era un gio co
contro il tempo. Di lì a pochi mesi si sarebbero svolte le elezioni provinciali e la
Grande Armata spera va di aggiudicarsi anche la maggioranza i n Consiglio provincia le.
Con le elezio ni dell’estate del 1905 il Consiglio comunale avrà una maggioranza
antisocialista e sindaco sarà eletto lo st esso Giu sto Fulloni, mentre in Provincia le
elezioni
di
diversi
collegi
renderanno
necessario,
dopo
diversi
ricorsi
sulla
ineleggibilità di alcuni consiglieri socialisti, nuove elezioni, che verranno svolte pe rò
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L’Apostolo e il Ferroviere
solo nel 1906 e stra vinte dai moderati. Per tutto il tragitto 1904 -1906 la preside nza
della Provincia sarà dunque affidata alla stessa p ersona : quell a di Alessandro Cocc hi,
socialista. E in q uegli anni accadde tutto.
Già il 24 luglio del 1904 «La Giustizia» scriveva: «Perché do bbiamo lasciare che dei
banchieri di Torino su quattro milioni che si spenderanno per la Reggio -Cia no,
guadagnino a spese dei lavoratori almeno trecentomila lire, me ntre anche que sta
somma potrebbe passare nelle tasche dei proletari reggiani e circolare beneficame nte
nel nostro Pae se?». 1 5 Si riferiva alla proprietà della S A F R E , già pienamente nelle tasc he
della Commerciale. Così, dopo una mobilitazione sorretta dalla Camera del Lavoro, nel
settembre del 1904, nel pieno della polemica contro Menada , «La Giustizia» conclude
un articolo: «Le coop erative riunendosi in consorzio sta nno formando un fascio pote nte
di forze finanziarie che le porrà in grado di stare al passo con le più forti ditte degli
appaltatori
privati». 1 6
La
sfida
era
st ata
lanciata.
Il
Co nsorzio
coop erativo
di
produzione e lavoro «si costituì u ffici almente il 16 ottobre 1904, sulla base di
un’adesione di venti sette presidenti di coo perative, dieci braccianti, nove muratori, un
fornaciaio, u n carroz zaio, due birocciai ed un cementore e altri nove lavoratori». 1 7
Il Consorzio, alla c ui presidenza fu chia mato Giovanni Bolognesi, viene co stituito per
assumere l ’appalto d ella costruzione e dell’esercizio della ferr ovia Reggio -Ciano, c on
diramazione Barco -Montecchio. Il capitale sociale in iziale ammontava a 406 .619 lire e
«venne aumentato da facilitazioni di credito da parte della Banca delle cooperative,
dell’Istituto di credito della Società Umanitaria di Milano, della Banca d ’Italia e del la
Cassa di Risparmio locale». 1 8 Giovanni Bolognes i 1 9 era u no dei cooperatori più
popolari. In occasione della sua morte, avvenuta nel novembre del 1919 (gli succederà
alla presidenza Dome nico Roversi), Giovanni Zibordi così lo commemorerà: «Parlando
di quest ’uomo che fu preside nte della Società muratori da venticinque anni, del
Consorzio da tredici (…) il pensiero no n può non correre a Luigi Roversi». 2 0 Erano
uomini autentici, con un rapporto stretto e radicato con la gente. Intanto la domanda
alla amministrazione provinciale era già st ata presentata. Ale ssandro Cocchi comuni cò
con tanto di manifesti che la Provincia stava trattando la subconcessione dei lavori con
il Consorzio cooperat ivo, al quale chiese come cauzione ben trecentocinqua ntamila lire
(duecentomila trattenute dal premio della Provincia per
la diramazione Barco -
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L’Apostolo e il Ferroviere
Montecchio e cento cinquantamila da versa re all’apertura dell’esercizio). Da notare c he
per
ottanta
chilometri
della
Reggio -Sassuolo
erano
stati
versati
solo
centocinqua ntamila lire in cauzione. Come dire: non facciamo pr eferenz e, a nzi.
La questione della Reggio -Ciano animò lo scontro tra P S I e Grande Armata nelle
quadruplice consulta zione elettorale del 1904 -1905 (elezioni parziali comunali, elezioni
generali comunali, elezioni politiche e ballottaggio). La ferrovia era solo una prome ssa
elettorale e i cooperatori stavano tirando la volata ai socialisti con promesse da
marinaio? Della gust osa vignetta della Grande Armata su Co cchi, Curtini, Rover si e
compagnia dentro u n pallone gonfiato a bbiamo già parlato . Nessu no poteva cred ere
che i cooperatori fo ssero in grado di fare il mestiere della S A F R E , so stituendosi ad essa
non solo nella costru zione, ma anche nell a gestione di una fer rovia. Anzi. Il 14 marzo
del 1905 viene approvata una deliberazione del Consigl io provinciale, proposta dal
liberale Gustavo Cipriani e accolta dal presidente socialista Alessandro Co cc hi,
secondo la quale il 15 % degli operai doveva essere a ssu nto no n attraverso il consorzio.
Si trattava di assumere ben seimila operai e Gustavo Cipri ani, uomo assai vicino a
Giuseppe Menada e all’on. Giuseppe Spal lanzani e che quattro anni dopo verrà eletto
deputato nel collegio della montagna, aveva proposto una percentuale diversa (la
metà) da sottrarre all’influe nza delle coop erative. Alla fine s’er a raggiunto un accor do
sul 15%. Prampolini, nel suo intervento , disse di votare a fa vore della delibera per
disciplina di gruppo, ma di e ssere co ntrario, perché a nessun privato era stato
riservato un obbligo simile. 2 1
D’altronde la que st ione s’era fat ta tutta politica. Se si voleva il voto dei moderati in
un Consiglio che era ormai sulla via dello scioglimento, bisognava fare un accordo. E il
presidente Cocchi , uomo di mondo, aveva trattato il voto favorevole della minoranza al
prezzo di qualche co nces sione. Certo quel che oggi si sarebbe definito “lottizzazione
politica” degli operai da assumere, allora passò come una norm ale trattativa tra partiti
per il bene della Re ggio -Ciano (tanti a t e e ta nti a me e tut ti felici). D’altronde la
questione degli op erai era stata posta per prima alla S A F R E dal P S I , chiedendo che
affidassero i lavori, o gran parte di essi, agli operai riuniti in cooperativa, su scitando
la reazione negativa di Menada, il quale aveva considerato l a questione della ma no
d’opera «la vera e sola ragione della ro ttura finale dei neg oziati». 2 2 Ora, a buona
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ragione, gli ste ssi socialisti sottolineava no la contraddizione degli avversari c he
usavano gli argomenti prima contestati: «La Grande Armata chiedeva per bocca dei
suoi uomini in Consiglio provinciale che il Consorzio, subco ncessionario dei lavori,
s’impegnasse a darne una parte agli operai disorganizzati», 2 3 proprio dopo che g li
avversari dei socialisti avevano definito «porcheria l’opposizio ne fatta al Menada sul
modo di scelta degli oper ai, senza d ella quale la ferrovia a quest’ora sarebbe a b uon
punto». 2 4 Come dire: è lecito scandalizzarsi della lottizzazione solo quando è opera
degli altri. Contraddizione politica non di rado attuale, d’altronde.
Anche dopo la deli bera approvata, pr ati camente all’u nanimità in Provincia, alla l uce
dell’accordo Cocchi -Cipriani, le cose non marciavano. Anche il prefetto aveva dovuto
approvare la delibera del Consiglio. Ma d a Roma arrivavano st rane notizie. I deput ati
liberali Cottafavi e Spallanzani e i l sen. Levi si diceva fossero impegnati a convincere il
ministero a non conc edere la concessione alla Provincia e quest a tardava. Si trattava di
una decisione nu ova. In ne ssu na parte d’Italia era stata chiesta una concessione p er
girarla a una cooperativa. Reggio avrebbe dunque potuto fare scuola. D’altronde era
tutto in regola. Le leggi permettevano alle cooperative di partecipare agli appalti
pubblici
ed
l’esercizio
di
erano equiparate alle aziende private. Ma p otevano anche ge stire
una
rete
ferroviaria?
Questo
era
l’interrog ativo.
Non
esisteva no
precedenti, ma nea nc he impedimenti.
I socialisti accusarono dei ritardi gli oppositori ancora alla ricerca di una possibile
soluzione alternativa scrivendo: «La Grand e Armata vuole dare (la Reggio -Ciano ) a u na
compagnia di capitalisti speculatori, ed insiste in questo senso p er tre ordini di motivi:
la prima ragione privata affaristica del cav. Menada e degli altri che stanno attorno a
lui e dietro a lui, a Reggio e fuori Reg gio. Il cav. Menada (…) vuole che la sua
compagnia di banche guadagni sull’a ffar e le tre o quattrocentomila lire che sono il
minimo (com’egli disse a suo t empo) di cui un’o nesta società di negozianti di denaro
può contentarsi in ca mbio dell’immenso fa vore di regalare una ferrovia a una provincia
che ne abbisog na. Il cav. Menada, a nche, vuol guadagnare per sonalmente qu elle tre nta
o quarantamila lire di percentuale o di senseria che su di u n’affaruccio simile gli
spettano per regolam ento (... ) Attorno al cav. Menada qui a Reg gio, e fuori di Reggio e
fuor della Banca di c ui egli è rappresenta nte fra noi, ci sono u na dozzina o poco pi ù di
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L’Apostolo e il Ferroviere
uomini d’affare (…) i quali nel lavoro della Reggio -Ciano avrebbero la loro legittima,
dal loro punto di vista, lauta e gradita (…) D’intor no a ncora, ed infine, sta il part ito
antisocialista tutt’int ero, che desidera e vuole per uno scopo puramente partigiano e
politico aver in mano sua la Reggio -Ciano, per farne reclame di favori, di vendette, di
battaglie nelle sue lotte elettorali e qu otidiane». 2 5 Naturalmente gira vano le voci di u na
possibile riedizione dell’affar e Anaclerio , messe in giro ad arte dai moderati. Si
trattava di quella impresa che lasciò la ferrovia Guastalla -Reggio-Sassuolo a metà, e la
ferrovia poi venne completata dagli uomini di Menada. Ma c’era u na delibera del
Consiglio, perché il governo adesso avrebbe dovuto mettere i bastoni tra le ruote? In
fondo era stata la S A F R E a i nterrompere le trattative con la lettera di Menada, dopo il
no ai lavori alle cooperative. Ma c’erano a nche ricorsi presenta ti , tra i quali uno fat to
sottoscrivere a Villa Cadè, firmato da centinaia di cittadini della parte avversa, co n il
quale si contestava anche formalmente la delibera del Consiglio del 24 marzo 1905 per
la subconcessione al Consorzio per la costruzione e l’es erci zio della ferrovia e si
lanciava la sfida «co ntro il prelevamento della somma di L. 3.850.000 (che era il co sto
preventivato per tutta l’opera) fatto all a Cassa depositi e prestiti in favore d el
Consorzio stesso». 2 6
Insomma l’accordo rappresentava solo un momento di attesa. Poi erano ripartite le
polemiche. Sospetta «La Giustizia»: «Asp ettavano, Menada e i suoi amici, che da un
momento all’altro le trattative tra la Provincia e il Consorzio si rompessero e che la
Deputazione provinc iale fosse co stretta a ricadere sotto le l oro mani». 2 7 I nvece le
trattative furono rapide «anche pel fatto che il Consorzio accettò tutte le condizioni
ch’era no state stabilite tra la Provincia e il cav. Menada sia per il prezzo di forfait per
la costruzione in tremilioni e se icentomila, sia per il forfait di premio per l’esercizio in
lire duecentocinqu antamila». 2 8 A propo si to della polemica su lla riedizione del caso
Anaclerio adesso er ano i socialisti a ribattere: «Se si arrestasse a metà strada,
accadrebbe quel che accadde ai tempi dei vostri carissimi Anaclerio (…) che non era no
lavoratori consorziati, ma appaltatori coi fiocchi, proprio di quelli che piacciono a voi.
Allora fu la Banc a Commerciale che aveva loro prestata la ca uzione che subentrò nel
lavoro. Forse c he anche i l Co nsorzio non offre la cauzione di 200.000 lire? La Banca
dell’umanitaria che g liela fornisce o perderà la cauzione o conti nuerà per proprio co nto
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l’impresa. Nell’un ca so e nell’altro la Provincia non ci rimetterà nulla». 2 9 Ebbe modo di
sottolineare il p residente della Deputazione Alessandro Cocchi, a proposito di una
querelle che pareva senza fine: « Abbiamo visto un ministro morire di morte violenta,
un altro morire di morte naturale, un terzo cadere di morte politica, finalmente
abbiamo trovato un minis tro che promise di studiare la qu esti one, ma è sopravvenuto
il
terremoto
delle
Calabrie». 3 0
Sembrava
una
maledizione.
Rispondeva
a
un’interpellanza co nsigliare del 20 settembre del 1905. La concessione venne accorda ta
solo il 24 novembre d el 1905.
Alla fine tutto si risolse. Il 17 febbraio del 1906 venne approvata all’unanimità una
delibera per chiedere l’approvazione di tut ti gli incartamenti da parte del ministero e il
3 marzo il ministero approvava. Il 15 ma rzo venne sciolto il Consiglio provinciale e
furono indette nuove elezioni, dovute al fatto che il vecchio Consiglio, u scito dalle
elezioni dell’anno prima, non riusciva più ad esprimere una ma ggioranza.
Il 13 agosto del 1906 il nuovo presidente d ella Deputazione provinciale Igino Bacchi
Andreoli, e la nuova Giunta, eletta dopo la vittoriosa tornata elettorale antisocialista,
accettarono le condiz ioni del ministero e deliberarono il mutuo di 3.900.000 lire co n la
Cassa depositi e prestiti e tutta l ’oper azione finanziaria p er la costruzio ne de lla
Reggio-Ciano. Doveva essere pre sentato il progetto definitivo entro otto mesi, cioè il
13 aprile del 1907, e da quel momento c’erano sei mesi di tempo per iniziare i lavori. Il
Consorzio chie se ed ottenne, nell ’agosto del 1907, di iniziare ugualmente i lavori a
proprio rischio se nza che i limiti di tempo fossero scaduti. E così pot eva comincia re
l’operazione.
Il
gio rno
della
posa
del la
prima
pietra
venne
orga nizzata
un a
manifestazione che re sterà nelle pagine dei libri di storia. Era il 29 settembre del 1907 .
E si partì con la stazione della Reggio -Ciano, da costruir e a Santo Stefano. Vi
parteciparono l’on. Luigi Luzzatti, ex ministro che sarà poi presidente del Consigli o,
Meuccio Ruini che poi diverrà deputato della montagna, l’on. Fabrizio Maffi, Nullo
Baldini, ma anche personalità di paesi europei. Tra questi Carlo Gide, il professor
Montpellier, il conte Requigny, il prussiano Elm «accolti da Prampolini e Vergnanini
che fecero gli onori di casa». 3 1 Scrive “La Giustizia” : «La festa di ieri resterà
memorabile. Non mai l’opera tena ce e fervida del proletariato reggiano ebbe p iù
autorevole e caldo ric onoscimento di intell etti robusti e di spiriti moderni, né mai ebbe
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L’Apostolo e il Ferroviere
tanto tributo di riconoscimento popolare». 3 2
Fin dalle nove e trenta era giunto a Reggio l’on. Luigi Luzzatti, 3 3 che il giornale
socialista defini sce a ddirittura «l’anima alacre e l ’intelletto altissimo che onora la v ita
del lavoro e la dignità della scienza ». 3 4 Luzzatti, Vergnanini, con il pr esidente del
Consorzio Domenico Roversi, 3 5 fratello d i Luigi, sindaco di Reggio, e il cav. Carlo
Tavernari accompagnano il ministro che chiede se il boicotta ggio a Reggio sia u na
costante,
a
propo sito
dell’asse nza
delle
au torità
centrali.
Alla
risposta
c he
quell’atteggiamento era ricorrente Luzza tti se ne u scì con un clamoroso «Me ne
infischio, a me ba sta no i miei buoni amici cooperatori». Alla Banca Popolare sono ad
attenderlo il presidente Gustavo Cipriani, 3 6 che era anch e consigliere provinciale, e il
direttore Otto Wild e la loro presenza è l’unica che testimonia l’esistenza di una
minoranza a Reggio. Poi, verso mezzogiorno, la banchina della stazione è già piena di
notabilità del mondo economico e politico reggiano. Il giornale socialista registra la
presenza, tra gli altri, dei deputati Basetti, Borciani, Sichel, del senatore cont e Sormani
Moretti, dell’on. Camillo Prampolini, dell’avvocato Alessand ro Cocchi, dell’avvocato
Panizzi, del professor Naborre Campanini. Fuori migliaia e migliaia di lavoratori
allietati da due orchestre, quella della Camera del Lavoro e quella di Villarotta, che
vanno alternando all egre marcette popola ri. Poi tutti al Consorzio delle cooperative
per un vermouth. Il banchetto viene offerto in un salone d ell’Università popola re.
Luzzatti esterna tutt a la sua meravigliata ammirazione per la cooperazione reggia na:
«Io appartengo alla categoria di coloro che non si domandano dove condurrà la
cooperazione, perché sa che la cooperazione condurrà ad abo lire ogni forma di
sfruttamento (…) Noi siamo vecchi. Lasciate che io beva alla vostra salute, al dispregio
della paurosa indole nza, al vo stro sla ncio, alla vostra magnifica energia, che farà di voi
e dei vostri figli degli uomini indipendenti». 3 7 Poi tutt i al cort eo e a Gardenia a nco ra
discorsi. Luzzatti rincara ancora la dose: «Quando i vostri Cocchi e Basetti mi
narrarono qu esta gr ande iniziativa a b ase di coop erazione, fui quasi sorpreso e
stordito. A poco a poco mi educai all’idea e diventai più temera rio di voi. E poiché
vinceremo, l’Italia ammirerà tra poco la grande op era». 3 8 Ovazioni al ministro
convertito a Reggio, mirabile prodigio della terra di Prampolini. In effetti la cerimonia
dovette esser e almeno pari all’evento.
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L’Apostolo e il Ferroviere
Si trattava della prima vo lta al mondo per le cooperative. I socialisti, che nelle altre
parti d’Europa volevano la rivoluzione, a Reggio costruivano la ferrovia. Gli occhi
degli studiosi di mezza Europa si puntaro no sulla provincia di Reggio. Gli avversari
dei socialisti, naturalm ente, minimizzarono l’avvenimento e «L’Italia Centrale» parlò
di «un pubblico piuttosto scar so» 3 9 dovut o al maltempo e si l amentò del fatto di non
aver ricevuto l’invito a partecipare alla cerimonia. I lavori presero un notevole impulso
nel 1908 e proseg ui rono nel 1909 e nel 191 0. Il 15 agosto del 19 09 venne aperto il primo
tratto Reggio -Barco con deviazione per Montecchio. Partì dalla stazione di Gardenia un
treno con la banda giunta appositament e da Gua stalla. Il convoglio, imbandierato,
raggiunse Cavriag o, accolto da un corteo e da una nuova band a. In piazza, dal balcone
del Municipio, parlò il sindaco Arduini. Poi ancora in treno fino a Barco e poi a
Montecchio, nella pi azza della Rocca, dove si consumò il ba nchetto coi discorsi di
Antonio Vergnanini e d i Giuseppe Soglia. Interessante notare che, p er l’occasione , a
Montecchio si svol se una gara ciclistica, una delle prime, per la distanza di cento
chilometri, vinta da Fantuzzi, seco ndo Ferr ari, terzo Alai, poi tutti gli altri, si nota, «in
ottime condizio ni di salute e di sudore». 4 0 Insomma ancora vivi e pronti a prendere il
treno.
Il 6 luglio del 1910 venne aperto il tronco fino a San Polo con l e solite feste e gare e
l’8 ottobre del 1910 il trenino della co operazione poteva r aggiungere Ciano , ma
l’inaug urazione , prevista per domenica 9 ottobre, venne rinviata per i luttuosi fatti di
Scafati e per l ’indisponibilità dei ministri Luzzatti e Sacchi. Il Congresso Nazio nale
socialista di Milano d ella fine di ottobre e l’inverno incipiente co nsigliarono di rinv iare
ancora tutto. Ma la ferrovia intanto prese a funzionar e. Il 15 gennaio del 1911 la
ferrovia Reggio -Ciano venne allacciata a lla ferrovia statale. Carlo Gide, che av e va
partecipato all’inaugurazione della posa della prima pietra, all’esposizione coop era tiva
di Gand del 1925 ric ordò: «La linea non è molto lunga (3 0 K m) ed essa non appo rta
grandi dividendi, ma soltanto copre le sue spese, ma io non so se vi sia al mondo un
altro esempio di una cooperativa operaia concessionaria di una ferrovia. Si vede in ciò
un esempio rimarchevole di questa evoluzione che tende a far e della cooperazione un
servizio pubblico e c he si trova nelle Gilde tedesche e in Inghil terra». 4 1
Così a Reggio s’era c ompiuto il miracolo. Le cooperative avevano completato l’opera
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L’Apostolo e il Ferroviere
e, altro che fratelli Anaclerio, avevano pienamente rispettato i tempi e i costi. Così a
Reggio si crearono due diverse centrali ferroviarie: la S A F R E , che continuava a gesti re
la Guastalla -Reggio-Sassuolo, con diramaz ione per Carpi, e il Consorzio di produzio ne
e lavoro che ge stiva la Reggio -Ciano, co n diramazione per Montecchio e che po i si
trasformerà in Conso rzio delle ferrovie reggiane. La conflittualità politica non poteva
che generare un’altr ettanto forte conflitt ualità economica. La sfida dei socialisti alla
SAFRE
con la co struzione e l’e sercizio della ferrovia Reggio -Ciano no n fu solo u na
dimostrazione di efficienza, ma anche una dimostrazione di forza. Quando l’opera
venne decisa, la Gr ande Armata dominava Comune e Provincia e l’on. Giusep pe
Spallanzani era a Montecitorio in luogo di Camillo Prampolini. Quando l’opera venne
completata, Comune, Provincia e Prampolini avevano già ampiamente consumato la
loro rivincita. La Re ggio -Ciano fu l ’occa sione per risalire la china. Menada e suoi
sottovalutarono l’e ffett o che il mancato aggiudicarsi dell’opera avrebbe portato nel
confronto politico. E certo vennero sottovalutate anche le reali possibilità del
Consorzio di costru ire la ferrovia. Si pensava a un mano vra dilatoria e anc he
propagandistica. Inve ce il Co nsorzio venne creato e fu nzionò a meraviglia. A tal punto
che, prima, gli stessi consiglieri provinciali liberali furono indotti a votare a favore
accontentando si di una modesta percentu ale di operai da inserire nei lavori, poi, la
stessa Deputa zione moderata pre sieduta da Igino Bacchi Andreoli dovette assoggettarsi
alle decisioni prese e anche il governo centrale, alla fine, dovette cedere e riconosce re,
con le parole di Luzzatti, che i socialisti cooperatori reggiani avevano fatto centro. La
ferrovia iniziò a fu nz ionare.
La Camera del Lavoro, nell’agosto del 1911, in occasione del cinquantenario
dell’Unità d’Italia, «organizzò una gita all’Esposizione perma nente di Torino, allora
capitale del Regno. Per conc essio ne speciale del ministro si ottenne che il tre no
principale fosse composto esclusivamente dalle macchine e carrozze di proprietà della
Reggio-Ciano». 4 2 Le due macchine che trainavano i convogli erano battezzate «Andrea
Costa» e «Rochade», firme socialiste, costruite, assieme ad altre due, dalle Officine
Reggiane. E qui ritor na la collaborazione. Perché Menada era p ur sempre uomo simbolo
delle Officine Reggi ane, oltre che loro fondatore. Il co nflitto sulla ferrovia divenne
collaborazione sulla costruzione dei treni. A chi se non alle Reggiane potevano esse r e
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L’Apostolo e il Ferroviere
affidati i lavori per i carri ferroviari e le l ocomotive? Se lo svantaggio per la S A F R E fu
enorme, per le Reggiane il vantaggio vi fu. L’organico del Co nsorzio nel 1913 fu di
settantaquattro dipe ndenti, trentaquattro dei quali assunti nel 1909. Il 30 mar zo del
1912 il governo, per bocca del ministro Sacchi, aveva dichiarato alla Camera la rinuncia
a riscattare la Reggio -Ciano, come avrebbe consentito il contratto di concessione. Il c he
avrebbe permesso di ritornare sulla decisione solo settanta a nni dopo. Il reddito annuo
per chilometro, che nel 1911 (nel 1909 e nel 1910 si potevano solo fare bilanci di tratte
parziali) era stato di 5.700 lire, nei primi tre mesi del 1912 era aumentato con un
introito in più di 9.00 0 lire.
Negli anni segue nti venne ripre s o il prog etto del prolungament o della Reggio -Ciano
fino a Ca stelnovo ne ’ Monti ed eventualmente fino ad Aulla, p er collegarsi alla Spe zia Aulla-Parma, soste nuto soprattutto da Meuccio Ruini, poi ebbe il sopravvento un
progetto per unire R eggio a Vezzano e a Casina, con prolunga mento per Ca stelnov o.
Né l’una né l ’altra fe rrovia vedranno però la luce, per problemi di finanziamento e di
difficoltà territoriale. Nascerà invece la Reggio -Po, fino a B rescello, collegata alla
Parma-Suzzara, ina u gurata dal presiden te del Consiglio Benit o Mussolini nell’otto bre
del 1926. In quell’occ asione Menada sarà sindaco di Reggio e a ccoglierà l’eccelso osp ite
con gli onori del caso. Quest’ultimo non perse occasio ne per fare una capatina nella
sua Pieve Saliceto, d ove ventiquatt ro anni prima era stato maestro elementare, face ndo
innamorare una donna sposata del luog o. Assai prima, nel 1912, al Congresso di
Reggio, quando Mussolini era ancora so cialista, si organizzò una gita dei delegati
proprio a Ciano, col treno delle coopera ti ve. Chissà che impressione avrà fatto al
futuro duce del fasc ismo, che allora era convinto che i soci alisti dovessero fare la
rivoluzione e no n cer to attardarsi in simili opere, quel bel p ano rama che porta fino al
castello di Matilde. Forse lo avrà ricorda to, da presidente d el consiglio, mentre nel
1926 intravedeva le b asse la nde nella nebbia dai finestrini del tr eno verso Brescello …
NOTE
1
M. Neviani, Il movimento cooperativo e gli enti locali per la nascita di un sistema di trasporto
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L’Apostolo e il Ferroviere
pubblico a Reggio Emilia (1880-1922), cit., in L’Almanacco, cit., n. 7, dicembre 1985, p. 53.
2
M a r c o M i n g h e t t i ( B o l o g n a 1 8 1 8 , R o m a 1 8 8 6 ) , s tu d i o s o d i s c i e n z a e l e t te r a tu r a , n e l 1 8 4 7 f u
n o m i n a t o m i n i s t r o d e i L a v o r i P u b bl i c i d e l l o S ta t o P o n ti f i c i o . C h i a m a t o a T o r i n o d a C a v o u r , f u
e l e t t o d e p u t a t o n e l 1 8 6 0 . E g l i f u t r a i m a g g i o r i e s p o n e n ti d e l l a d e s t r a s to r i c a . P r e s i d e n te d e l
C o n s i g l i o d a l 1 8 6 3 a l 1 8 6 4 , f u c o s t r e t t o a d i m e t te r s i d o p o i m o ti to r i n e s i s e g u i ti a l l ’ a n n u n c i o d e l
tr a s f e r i m e n t o d e l l a c a p i t a l e d a T o r i n o a F i r e n z e . R i u s c ì a r a g g i u n g e r e l ’ a g o g n a t o p a r e g g i o d e l
bi l a n c i o d o p o e s s e r e t o r n a t o a l l a p r e s i d e n z a d e l C o n s i g l i o n e l 1 8 7 3 m a , ba t t u t o s u l v o t o a t to r n o
a l l ’ i m p o s t a d e l m a c i n a t o , l a s c i ò i l p o t e r e a l l a s i n i s tr a n e l 1 8 7 6 .
3
A g o s t i n o D e p r e t i s ( M e z z a n a C o r ti , P a v i a , 1 8 1 3 , S tr a d e l l a 1 8 8 7 ) , d e p u ta t o a l P a r l a m e n to
s u ba l p i n o n e l 1 8 4 8 , f u m a z z i n i a n o f i n o a l 1 8 5 3 . N e l 1 8 5 9 s i a v v i c i n ò a C a v o u r , f u g o v e r n a to r e a
B r e s c i a e i n v i a t o i n m i s s i o n e d a G a r i ba l d i i n S i c i l i a , d o v e f u p r o d i ta t t o r e n e l 1 8 6 0 . M i n i s tr o d e i
L a v o r i P u b bl i c i d e l g o v e r n o R a t t a z z i n e l 1 8 6 2 , d e l l a M a r i n a e d e l l e F i n a n z e n e l g o v e r n o R i c a s o l i
n e l 1 8 6 6 - 6 7 , r e s t ò p o i a l l ’ o p p o s i z i o n e e a s s u n s e l a g u i d a d e l g o v e r n o d o p o M i n g h e t ti , n e l 1 8 7 6 ,
g r a z i e a l l a « r i v o l u z i o n e p a r l a m e n t a r e » c h e p o r tò a l p o te r e l a s i n i s tr a . I n s e g u i t o f u q u a s i
i n i n t e r r o t t a m e n t e p r e s i d e n t e d e l C o n s i g l i o f i n o a l l a m o r te , a v v e n u ta n e l 1 8 8 7 . V e n n e d e t ta
tr a s f o r m i s t a l a s u a p o l i t i c a p e r i d i v e r s i o r i e n t a m e n t i d i s i n i s tr a e d i d e s tr a e i l s u o a n n u n c i a to
p r o p o s i t o , p e r a l t r o t i p i c o n o n s o l o d e l l ’ e p o c a , d i tr a s f o r m a r e i p a r ti ti .
4
Georges Sorel (Cherbourg 1847, Boulogne sur Sein 1922), filo sofo francese, figlio di un
commerciante, studiò all’Ecole Polytechnique di Parigi e svolse la professione di ingegnere civile
alle dipendenze dello Stato in Algeria e in Francia. Si dimise nel 1892 per dedicarsi agli studi di
f i l o s o f i a . F o r m a t o s i a l l e l e t t u r e d i P r o u d h o n , M a r x , B e r g s o n , e l a b o r ò u n a s u a o r i g i n a l e te o r i a d e l l a
r i v o l u z i o n e , f o n d a t a s u l l o s l a n c i o v i t a l e be r g s o n i a n o c h e e g l i a t tr i bu ì a l l o s c i o p e r o g e n e r a l e , n o n
d i s t a m p o r i v e n d i c a z i o n i s t i c o , m a i n s u r r e z i o n a l e . S c r i s s e d i v e r s i v o l u m i , tr a i q u a l i , i l p i ù f a m o s o ,
è R i f l e s s i o n i s u l l a v i o l e n z a d e l 1 9 0 8 . C o n te s t ò M a r x e l a s o c i e tà d e m o c r a ti c a d e l s u o te m p o . S i
a v v i c i n ò p o i a l l a d e s t r a , p o i a n c o r a a L e n i n d o p o i l 1 9 1 9 , m a a p p r e z z ò a n c h e i l f a s c i s m o . I n I ta l i a i l
p i ù f a m o s o s u o s e g u a c e f u A r t u r o L a br i o l a , l e a d e r d e l s i n d a c a l i s m o r i v o l u z i o n a r i o .
5
A l e s s a n d r o F o r t i s ( F o r l ì 1 8 4 2 , R o m a 1 9 0 9 ) , a c c e s o r e p u b bl i c a n o e m a z z i n i a n o , v e n n e a r r e s ta to a
R i m i n i c o n l ’ a c c u s a d i c o s p i r a z i o n e n e l 1 8 7 4 . P e r v e n n e a p o s i z i o n i l e g a l i ta r i e c o n l a p r e s a d e l
p o t e r e d a p a r t e d e l l a s i n i s t r a c o s t i t u z i o n a l e . E l e t to d e p u ta to n e l 1 8 9 0 , f u m i n i s tr o d e l l ’ A g r i c o l t u r a
c o n P e l l o u x t r a i l 1 8 9 8 e i l 1 9 8 9 . S e g u a c e d i G i o l i t ti , g u i d ò i l g o v e r n o c h e a p p r o v ò l a s ta ti z z a z i o n e
delle ferrovie (1905 -1906).
6
G. Magnanini, La prima e unica ferrovia c ostruita dai proletari cooperatori (1900 -1910), in I
trasporti pubblici a Reggio Emilia , cit., p. 6.
7
8
V e d i S e t t e m b r e 1 9 0 6 , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 2 8 .
G. Magnanini, La prima e unica ferrovia costruita dai proletari cooperatori (1900 -1910), in I
trasporti pubblici a Reggio Emilia, cit., p. 36.
Pag. 230
L’Apostolo e il Ferroviere
9
La Reggio-Ciano tra affaristi e lavoratori. Un po’ di storia delle trattative tra la Deputazione
p r o v i n c i a l e e l a S o c i e t à d i R e , i n « L a G i u s t i z i a » , 1 4 o t to br e 1 9 0 5 .
10
Ibidem.
11
L a R e g g i o - C i a n o t r a a f f a r i s t i e l a v o r a t o r i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 6 o t to br e 1 9 0 5 .
12
L a R e g g i o - C i a n o t r a a f f a r i s t i e l a v o r a t o r i , i n « L a G i u s ti z i a , 1 3 o t to br e 1 9 0 5 .
13
G. Magnanini, La prima e unica ferrovia costruita dai proletari cooperatori (1900 -1910), in I
trasporti pubblici a Reggio Emil ia, cit., p. 48.
14
Ibidem.
15
«La Giustizia», 24 luglio 1904; anche in G. Magnanini, La prima e unica ferrovia costruita dai
proletari cooperatori, in I trasporti pubblici a Reggio Emilia , cit., p. 50.
16
Ibidem, p. 51.
17
Ibidem.
18
M . A n a f u , « T u t t i g l i u o m i n i d i C a m i l l o » c i t. , p p . 1 5 6 - 1 5 7 .
19
G i o v a n n i B o l o g n e s i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 5 9 , i v i 1 9 1 9 ) , c o o p e r a t o r e , f u i l p r i m o p r e s i d e n te d e l
C o n s o r z i o d i p r o d u z i o n e e l a v o r o c h e r i u n i v a v e n ti s e t te c o o p e r a t i v e e c h e e r a s ta to c o s ti tu i to p e r
l a c o s t r u z i o n e e l a g e s t i o n e d e l l a f e r r o v i a R e g g i o - C i a n o . E r a a n c h e p r e s i d e n te d e l l a S o c i e tà
m u r a t o r i e c o n s i g l i e r e d e l l a C a s s a m u r a to r i . M o l to a m a to d a i s o c i e d a tu t ti i c o o p e r a to r i , d o p o i l
s u o f u n e r a l e « L a G i u s t i z i a » c o m m e n t ò : « E r a n o a n n i c h e s i p o r ta v a c o n s é l a m a l a t ti a e g l i a m i c i l o
s a p e v a n o , e r a n o a n n i c h e o g n i s e r a a n d a v a a R i v a l ta i n bi c i c l e t ta , i m m a n c a bi l m e n te , f a ti c o s a m e n t e ,
c o l s o l e e c o n l ’ a c q u a , o a p i e d i s e l a bi c i c l e t ta n o n m a r c i a v a . E r a n o a n n i c h e g l i a m i c i e i c o m p a g n i
d i l a v o r o g l i d i c e v a n o “ V e n i t e a s t a r e i n c i ttà , p r e s s o l a c i t tà . V i f a r e m o u n a c a s u c c i a , l a p a g h e r e te
a v o s t r o c o m o d o ” . N o n a v e v a m a i v o l u t o s a p e r n e ( … ) N o n v o g l i o d i f f e r e n z e e p o i d i r e b be r o c h e m i
s o n c o m p r a t o l a v i l l a . » ( V e d i i l n e c r o l o g i o s u B o l o g n e s i , i n « L a G i u s t i z i a » , 2 1 n o v e m br e 1 9 1 9 ) .
20
I c o m m o v e n t i f u n e r a l i d i G i o v a n n i B o l o g n e s i , i n « L a G i u s ti z i a » , 2 2 n o v e m br e 1 9 1 9 . V e d i a n c h e A .
Fontanesi, Ccpl, 1910-1994. Le vocazioni industriali di una cooperativa di cooperative , Reggio Emilia
1994, p. 5.
21
Vedi l’intervento di Camillo Prampolini in C onsiglio provinciale, 24 marzo 1905, ripreso in G.
Magnanini, La prima e unica ferrovia costruita dai proletari cooperatori (1900 -1910), in I trasporti
p u b b l i c i a R e g g i o E m i l i a , c i t . , n o t a 4 6 , p . 6 0 : « C a m i l l o P r a m p o l i n i , tr a l ’ a l tr o , d i c h i a r ò a n c h e c h e “ s e
s i f o s s e t r a t t a t o , a n z i c h é d e l C o n s o r z i o , d i u n a p p a l ta to r e è c e r to c h e , n é v o i , c o n s i g l i e r e C i p r i a n i ,
n é i v o s t r i c o l l e g h i , a v r e b be r o i m p o s t o s i m i l i c o n d i z i o n i : f i n o r a m a i a v e te i m p o s t o l i m i ta z i o n i d i
ta l g e n e r e e a v e t e p e r m e s s o c h e g l i a p p a l ta to r i f a c e s s e r o i l o r o i n te r e s s i , s o s ti t u e n d o s i a n c h e , s e l o
a v e s s e r o p o t u t o , a l l a v o r o d e g l i o p e r a i , c o n q u e l l o d e l l e m a c c h i n e . O g g i , i n v e c e , p e r c h é v i tr o v a te
d i f r o n t e a u n C o n s o r z i o d i l a v o r a t o r i c h e a p o c o a p o c o s o n o r i u s c i ti c o n l ’ o p e r o s i tà e c o n
s a c r i f i c i o a m e t t e r e i n s i e m e u n c a p i t a l e , a f o r m a r s i u n c r e d i to , p r e te n d e te d i f a r v i p a l a d i n i d e g l i
o p e r a i d i s o r g a n i z z a t i . P r e t e n d e t e c i o è c h e i l a v o r a t o r i p i ù c o s c i e n ti , q u e l l i c h e h a n n o s a p u t o
Pag. 231
L’Apostolo e il Ferroviere
e l e v a r s i d a l l ’ a b ba t t i m e n t o , e c h e c o l l a a bn e g a z i o n e d i c e n ti n a i a h a n n o p o t u to c r e a r e q u e s to
m e r a v i g l i o s o c o n g e g n o d i o r g a n i z z a z i o n i , r i n u n c i n o a i l o r o d i r i tt i . M a v o i i n n o m e d i c h i p a r l a te ?
N o n è l ’ i n t e r e s s e d e g l i o p e r a i c h e o g g i v o i d i f e n d e te , v o i d i f e n d e te q u i g l i i n t e r e s s i v o s tr i p e r c h é
c o m p r e n d e t e c h e n e l l a d i s o r g a n i z z a z i o n e d e g l i o p e r a i s ta a p p u n to l a v o s tr a f o r z a ” » .
22
M . A n a f u , T u t t i g l i u o m i n i d i C a m i l l o , c i t. , p . 1 5 4 .
23
L a R e g g i o - C i a n o t r a a f f a r i s t i e l a v o r a t o r i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 3 o t to br e 1 9 0 5 .
24
C h i n o n h a v o l u t o l a R e g g i o - C i a n o , i n « L ’ I ta l i a C e n tr a l e » , 1 3 o t to br e 1 9 0 5 .
25
L a R e g g i o - C i a n o t r a a f f a r i s t i e l a v o r a t o r i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 3 o t to br e 1 9 0 5 .
26
Ibidem.
27
L a R e g g i o - C i a n o t r a a f f a r i s t i e l a v o r a t o r i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 8 o t to br e 1 9 0 5 .
28
Ibidem.
29
L a R e g g i o - C i a n o t r a a f f a r i s t i e l a v o r a t o r i , i n « L a G i u s ti z i a » , 2 1 o t to br e 1 9 0 5 .
30
G. Magnanini, La prima e unica ferrovia costruita dai proletari cooperatori (1900 -1910), in I
trasporti pubblici a Reggio Emilia , cit., p. 53.
31
R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i , c i t. , p . 1 3 9 .
32
L a g r a n d i o s a f e s t a d e l l a c o o p e r a z i o n e , i n « L a G i u s ti z i a » , 3 0 s e t te m br e 1 9 0 7 .
33
L u i g i L u z z a t t i ( V e n e z i a 1 8 4 1 , R o m a 1 9 2 7 ) , e s p o n e n te d e l l a d e s tr a s to r i c a , s tu d i o s o d i d i r i t t o
c o s t i t u z i o n a l e e d i e c o n o m i a , f u t r a g l i i s p i r a to r i d e l l a s v o l ta p r o t e z i o n i s ti c a d e l 1 8 7 8 - 1 8 8 7 ,
n e g o z i a n d o n u m e r o s i t r a t t a t i d i c o m m e r c i o . S o s te n n e p e r ò u n c o n s e r v a t o r i s m o d a i f o r ti tr a t ti
s o c i a l i . F u p r o m o t o r e d i c o o p e r a t i v e d i c r e d i to e d i c o n s u m o e d e l l e ba n c h e p o p o l a r i . N e l 1 9 1 0 - 1 1
f u p r e s i d e n t e d e l C o n s i g l i o p e r p o c h i m e s i . N e l 1 9 2 1 f u s e n a to r e .
34
L a g r a n d i o s a f e s t a d e l l a c o o p e r a z i o n e , c i t . , i n « L a G i u s ti z i a » , 3 0 s e t te m br e 1 9 0 7 .
35
Domenico Roversi, fratello di Luigi, sindaco di Reggio dal 1902 al 1905 e dal 1907 al 1917, è
c o l f r a t e l l o a l v e r t i c e d e l l a p r i m a C o o p e r a ti v a m u r a to r i e br a c c i a n ti d i R e g g i o E m i l i a a p a r ti r e d a l
1884, anno della sua fondazione. Domenico, che sarà anche consigliere comunale a Reggio, è poi
presidente del Consorzio di produzione e lavoro.
36
G u s t a v o C i p r i a n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 3 4 , m . ? ) i n d u s tr i a l e d i v i n i , c o n s i g l i e r e p r o v i n c i a l e p e r l a
p a r t e m o d e r a t a , p r e s i d e n t e d e l l a B a n c a P o p o l a r e , v e n n e p o i d e s i g n a to c a n d i d a to d a p a r t e d e l
gruppo Menada-Spallanzani contro Fazio Monzani, appoggiato da Isidoro Reggio e Medoro
L i g a b u e a l l e e l e z i o n i s u p l e t t i v e d e l c o l l e g i o d e l l a m o n ta g n a r e g g i a n a d e l l ’ e s ta t e d e l 1 9 0 9 . I l p r i m o
gruppo fece campagna elettorale con il nuovo giornale il «Corriere di Reggio», il secondo fu
a p e r t a m e n t e a p p o g g i a t o d a « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » . V e d i i l c a p i to l o L a g u e r r a t r a i g i o r n a l i .
37
L a g r a n d i o s a f e s t a d e l l a c o o p e r a z i o n e , i n « L a G i u s ti z i a » , 3 0 s e t te m br e 1 9 0 7 .
38
Ibidem.
39
I c o o p e r a t o r i a R e g g i o , i n « L ’ I t a l i a C e n tr a l e » , 3 0 s e t te m br e 1 9 0 7 .
40
L ’ a p e r t u r a d e l p r i m o t r o n c o d e l l a R e g g i o - C i a n o . L e f e s t e p o p o l a r i , i n « L a G i u s ti z i a » , 1 7 a g o s to
Pag. 232
L’Apostolo e il Ferroviere
1909.
41
M. Neviani, Il movimento cooperativo e gli enti locali per la nascita di un sistema di trasporto
pubblico a Reggio Emilia (1880 -1922), cit., p. 59.
42
G. Magnanini, La prima e unica ferrovia costruita dai proletari cooperatori , in I trasporti pubblici a
Reggio
Emilia,
c i t. ,
p.
65.
Pag. 233
L’Apostolo e il Ferroviere
L’assi stenza di Pram polini e quella di Menada
Du e p o li t ic he s oc ia l i op p os te tra Pra m p ol i ni e M e na da ? F i n o a un ce rt o per i od o c o sì
a ppa re , s o pra t t ut to n e lla f a se de lla l or o sfi d a po l it ica e id e ol o gi ca , tra il 1 9 0 0 e il 1 9 0 7 , ma
pi ù c he t ra Pra m po l i ni e M e na da la d iv e rsa i m p os ta z i o ne e ra qu el la t ra s oc ia l i st i e
co n ser va t or i f in o a l l’a vve nt o di M e na da . L ’a tte g gia me n t o de lla n o bi ltà e de lla b or gh es ia di
or ie nta me n t o li bera le e mo na rc h ic o p o st r is or g i me nta le era i sp ira ta i nfa tt i a d a s tra t to
se nt i me nt o di pi eta s e a d a t te g gia me n to c a rita te vo le fi ne a s e ste s s o. Le d o na z i o ni a lle
op ere pie , a l le c h ie se , a l c o m un e, da pa rt e del la lo ca l e no bi lt à , era no l ’u n ic o c o ncr et o
ele me n to di s ol ida r ie tà n ei c o nf r o n ti d el la po po la z io n e i nd ig en t e, ch e ra p pre se n ta va , a
ca va l l o d el nu o vo sec o lo , la la r ga ma g gi ora n z a della c it ta d ina nz a r eg gia na . Da ric or da re, a
ta le pr op o s it o, il le ga t o Le vi , d op o la m or te di R ob ert o Lev i, fra te l lo di U l der ic o, ne l 1 8 9 8 .
R ob ert o Le vi la sc i ò do na z i o n i a lla c it tà e a va ri en t i be nef ici , a n che a lla C o ng re ga z i o n e
di ca ri tà , p er u n i m p or to di qu i ndi ci m ila l ire, pi ù 3 .0 0 0 l ire da ut il iz z a re per i l ma re a i
ba m bi n i scr of ol o s i. F u i l p ri m o a tt o c he p erm i se a i ba mb i n i p o ver i re gg ia n i di ved er e i l
ma re e d i n ota re co m e f os se di ver s o da l le n o str e pia n ure . A nc ora p ri ma le a mm i ni s tra z io ni
m odera te
del
C o mu ne
di
Re g gi o
a veva n o
i s ti tu it o
le
cuc i ne
e c on o m ic he,
a pe rte
ne ll ’i n ver n o 1 8 8 8 - 8 9 , per t en ta re d i a l le via r e il d ra m ma d el la fa m e in ci ttà , ma su sc ita n do
a spr e p ol em ic he da p a rte de i s eg ua c i di Pr a mp o li n i. I n u na ma n ife sta z i on e s oc ia l i sta del
1 8 febbra i o de l 1 8 8 9 che s i s vo l se da va n t i a l M u n ic ip io « s i ud i va n o le gri da : a b ba s s o i
bo rg he s i, gl i sf ru tta to ri, le pa nc e pie ne e l e c uc in e e c on o m ic he» . 1 C o me d ire: ba s ta c o n
q ue sta s ol ida r ie tà p el o sa , c he era per ò se mp r e m eg li o c he un p ia t t o vu o to .
Qua n do , per la p ri ma vo lta , i s ocia l is ti , s ia pur i n c oa b ita z i o ne c o n g ru pp i de m oc ra t ic i e
li bera li pr o gre ss i st i, c o n qu i sta r o n o i l Co m u ne d i Re g gi o, c on le el ez i on i d el 1 8 8 9 ( die ci
a n ni
d op o
lo
c o n q ui st era n no
da
s ol i),
pu n ta r o no
di ri tt o
a lla
pr es ide nz a
d ella
Co n gre ga z io ne di ca ri tà e a l c o n tr ol l o de lle Op ere p ie. A ve va n o i n me nt e la q ues t io ne dei
dir it ti de i p iù p ov er i, ma a nc he de gl i a nz ia n i e de i ba m bi n i , m o l t i a n ni pr i ma c he
dive n i sse d i mo da pa r la r ne. Ne f ece ro u n ca va l lo di ba tta gl ia po l it ica e que s to ra p pre se n ta
una n ov ità a s so l uta , e ss en do la qu es ti o ne, i n qu el t e mp o, e sc lu s i va m en te d i c o mpe te n z a
del la C hi esa e del la b enef ic enz a a d es sa c o l le ga ta . A fa ci l i ta re l’a ppr oc ci o so cia li s ta c o n i l
te ma i n que s ti o ne v i era la le g ge di Cri s pi del 1 8 9 0 , c he a s se g na va i mp or ta n t i co m pi ti a i
co m un i s u lle Op ere p ie a t tra v ers o la C on g rega z i on e di ca ri tà , c he a ve va i l c o mp it o « di
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L’Apostolo e il Ferroviere
co ord i na re e d iri ge re le a ltr e f or me d i b en e fice nz a , di ra pp re se nt a re la cla ss e p ov era , di
a ss i ste re i mi n or i a b ba nd o na t i, d i co n cer ta re le Op ere pie» . 2
A pre s iede re la Co n g rega z i on e d i ca ri tà , c he ra p pre se nta va e a m mi n is tra va i b en i di
diec i Ope re p ie, tra le qua l i a nc h e il R ic ov e ro d i m en di ci tà , ve n n e ch ia ma t o qu el Pa tr i z io
G ig li o li c he p o i sa rà , da l 1 9 0 0 a l 1 9 0 5 , a s se ss or e i n C o m u ne e il pri nc ipa le fa ut o re de l le
mu n ic ipa liz z a z i o ni ( vi rit o rn erà ne l 1 9 0 7 e lo sa rà fi n o a l ma g gi o de l 1 9 0 9 , s os t it ui t o da
Ca rl o Vi lla n i) . Ve n ne ro c o n te st ua l me n te i st i t ui t i i c o m ita ti q u a rti era l i, ch e d ove va n o
so s ti tu ire le vec ch ie c o m mi s si o ni pa rr oc c hi a li e ver if ica re u n c o nt ro l lo s ul la r ipa r tiz i o ne
dei su s sid i a i p iù bi s o gn o si . « La Gi u st iz ia » s ot to l in eò : « È u na res po n sa b i li tà g ra ve ( …)
L’ on es tà , la ca pa c ità , l’ i ndi pe n de nz a del la c la s se la v ora tr ice sa ra n n o g i udi ca t e da lle l o ro
op ere. G ua i a l or o s e f a ll ira n n o ( …) G ua i s e a l c o nfr o nt o i m o der a ti, o gg i ta n t o de te sta ti,
dov es se ro
un
gi or n o
a ppa ri re
pref er ib il i
a
lor o.
Es s i
a vre b ber o
ro vi na ta
di n na nz i
a ll ’o p in i o ne p ubb l ica la lo r o cla ss e ed o c cor rere bb er o m o lt i a n ni p er ria lz a r la e f a rla
rit en ere st or ica me n te deg na o ca pa c e di u n mi g li or e de st i no» . 3 P o i es ul t ò d op o la d eci s i o ne
di
s os t it ui re
le
ve c ch ie
c o mm i ss i o ni
p a rro cc hia l i:
« Lu ned ì
se ra
ne i
l oca li
d ella
Co n gre ga z io ne d i ca r ità , s i r i un ir o n o, s ot t o la pre si de nz a d i P a triz i o G ig li o l i, tu tt i i
co mp o ne n ti i co m ita t i q ua r tie ra l i ( …) L ’a du na nz a ri us cì s ol e n ne e se g na u n g ra n de
a vve n im e nt o nel la st or ia de lla cla ss e oper a ia di R eg g io . Il pr o l eta r ia t o re g gia n o dà un
ese mp i o
f or se
n u o vo
ai
pr o leta ri
d ’ Ita lia .
L ’e se mp i o
di
u na
a mm i ni s tra z i o ne
im p or ta n ti s si ma , c o m’ è qu el la d el la Co n gre ga z i o ne di ca r i tà , c he ce ssa c o mp le ta m e nte d i
es sere
m on o po l iz z a ta
e
s go ver na ta
da
pret i,
a v vo ca t i,
n o bi li
et
si m il ia
e
pa s sa
esc lu s iva me n te nel le ma ni d el la c la s se c h e è dire tta m en te i nte res sa ta a lla c o n ser va z i o n e di
q uel l ’i n ge nte pa tr i m o ni o l e cu i re ndi te s o n o dest i na te a m it i ga re l e sue d ol o ro se mi ser ie , a
so pp eri re a i su o i p iù u rge n ti bi s o gn i: la c la ss e de i p ov eri» . 4
È evi de nte ch e i l pr i m o pr o ble ma ch e s i p o s e a i s oc ia li st i, già a pa rti re da l 1 8 8 9 q ua nd o,
a ss ie me a i de m oc ra t ic o - p ro gr es s is ti, v i ns er o le elez io n i co m u na l i a Reg g i o, era q ue ll o di
co st it u ire u n’a l ter na t i va a l la C hie sa n el la s ua or ga niz z a z i on e s oc ia le . È s i gn if ica t iv o c h e i
so cia l is ti
c h i ede s ser o
e
ot te ne s ser o
da l l a
n u ova
ma g gi o ra nz a
pr op ri o
il
c o n tr ol lo
del l’a ss i ste nz a e de lla benef ic enz a . La po le mi ca na tu ra l me n te s i fece a l q ua n t o i nt en sa . I
ca tt o li ci a cc usa va n o i so cia l is ti di i ntr o me t ter si ne l la sf era de ll e Op ere p ie per is t it ui rvi
una s or ta di « i n qu i si z io n e» . 5 D ’a l tr o nde u n po ’ d i m o ti vi per es sere def i ni ti dia v ol i i
so cia l is ti c o n ti n ua va n o a da rl i c o n le lo ro ma rca te c o n no ta z i o n i a n ti cle ri ca l i. Ve n ne ro
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L’Apostolo e il Ferroviere
a bo li t i i su ss id i a i p ove ri c o sid det ti « v er g og n o si» e tra sfo r ma t i in s u ss id i st ra o rd i n a ri
so t tra t ti a lla ge st io n e dei pa rr o ci, me n tre l a deci si o ne d i c on c or rere c o n 3 0 0 li re per tre
a n ni a l la is ti tuz i o ne di u n r icr ea t or i o fe st iv o la i co fec e inf ur ia re qu el l’ En ri co P eri , un
te mp o a nt ic ler ica le p o i di ve nu t o a nt ira d ica l e, ch e l o de n u nc iò c o me « c o n tra r i o a l la v ol o ntà
dei f o nda t or i e a l lo sp ir it o de lle p ie i st it uz i o n i» , e c he ve n ne a cc usa t o da Ca mi ll o
Pra mp o li n i
d’ es se re
« coc c odr il l o,
l a i o les c o,
fa r i se o,
i p ocr ita ,
ge su ita ,
sfa ccia t o» . 6
E
ni e nt ’a l tr o. P er di p iù qu el su s sid i o ve n ne c o nt es tua l me nt e s ot tra tt o a l Pi o I st it u to
A rt ig ia nel l i.
I so cia li s ti la nc ia r o n o c on tr o i l Pi o I st it ut o A rt i gia ne ll i, f on da t o da d o n Zef ir i no J od i, 7
l’a c cu sa di sf r u tta r e i ra ga z z i c o n ora r i di la vo ro ec ces s iv i ne lla t i po gra f ia a n ne ssa , c he tra
l’a ltr o sta m pa va « L ’I t a li a Ce ntra le» . La ve rità è c he la p ole m ic a si fe ce so l o p o li ti c a e
l’ o gg et to de gl i st ra l i so cia l is ti a ppa re pr op ri o qu el l o de l ra pp or to tra l ’i st it u to di d o n
Zef ir i no J o di e i l qu ot i dia n o a vv er sa ri o. I t ip o gra fi a d ole sc en t i era n o i m pe gna ti per do di ci,
tred ic i o re a l g i or n o? E a ll ora ec c o ch e Pa tri z io G ig li o li ne lla sua Co n gre ga z io ne d i ca r i tà ,
che c o ord i na va le Ope re p ie, s ta b i lì d i s o spe nde re il t ra diz i o na l e s us si di o se l ’I s ti tu t o n o n
a ves se m od if i ca t o i l s uo ora ri o d i la v or o. Q ue st o g en er ò u n c o nfl i tt o pr of o nd o e ce n ti na ia
di re g gia n i si f ecer o c a ric o d i una s o tt o scr iz io n e i n fa vo re d el l’ is t i tuz i on e d i d o n J odi c he
f rut t ò be n d i p iù del su ss id i o n ega t o. A n che per ch é le o pere di d o n Jo di e ra no st a te
da vve ro e nc o mia b il i, n o n u l ti ma q ue lla , qu a nd ’era pa rr oc o di S a nta Te re sa , ne l 1 8 5 0 , di
« da re vi ta a l l’ op era p a rro cc hia le S S . S a lva t ore a l fi ne di p r ovv ed ere a l me n o a i b is o g ni pi ù
ur ge nt i de i su o i nu m e ro si pa rr o cc hia n i p o ve ri» . 8
I s oc ia li st i ri vo l ser o l e l or o a tt enz i o ni a n c h e s ul Ri co ver o di m en dic ità . N el R ic o ver o i
so cia l is ti v ol ler o i nna nz i t ut to i nt ro du rre « u na ma g g i ore f id uc ia v ers o i r ic ove ra t i, q ua l che
ma gg i ore li ber tà , u sc i te p iù f re q ue n ti e me n o re str iz io n i, p ur s e nz a terre m o ti i s ti tuz i o na li
che de ter m ina ro n o l’a tte n ua z i o ne di cer te d urez z e ca rc era r ie» . 9 E or ga niz z a ro n o a nc he le
f es te d i Ca r neva le s ol o c o i p o ver i, me n tre i m ode ra t i pr o mu ov ev a n o fe st e a l S a n La z z a ro
a lla pr es enz a d el l’a lt a soc ie tà re gg ia na de l te mp o c o n i nc hi n i e a bit i sfa rz o s i me s si in
m os tra da l l’a l ta n ob il t à e c o n n o bi ld o nn e be nef ic he a te mp o pi en o . P o i l’a m m in i stra z i o n e
G ig li o li e n tr ò i n cri si . U n co n si g lie re m od er a to n ot ò c he da g li uffi ci era n o spa r i ti i r itra tt i
rea l i, c he n o n s’ era a ppe sa la ba nd iera tr ic ol o re i l gi o rn o del la f esta de lla s ta t ut o e p er
l’a n ni ver sa r i o di Ga ri ba ld i. A pr i ti c ie lo . G i gl i ol i s i dife se r is p o n den do c he la po l it ica n o n
dov eva e n tra re ne l la Co n gre ga z io ne e c he era me g li o n o n di sp ie ga re a lcu na ba n di er a .
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L’Apostolo e il Ferroviere
D ove tt e in ter ve n ire i l pref et t o, d o po u na l un ga p ol e mica de « L ’ Ita lia Ce n tra l e» , il qu a le
sc io l se g li o rga n i d el l a C o n gre ga z io ne c o m mi s sa r ia n do la n el l ug li o de l 1 8 9 3 , d ue me si
pri ma c he i l s i nda c o F ra nc es co G or i si si d i m ett es se e la s cia s se ca m po a l s uc ces s ore G iu s t o
Fu ll o n i e u n a n n o pr ima del la v it t or ia de i m odera ti e de l l or o rit or n o a l la gu ida d el
Co m u ne d i Re gg i o c o i s oc ia li st i a gi ura r e che ma i p iù a vre bb er o c o nt ra t to a l lea nz e c oi
pa rt it i c o si dde tt i a f f i n i.
Nel l ’u lt i m o per i od o a pre sie dere la C o n g rega z i on e di ca r ità f u c hia ma t o i l p it to re
so cia l is ta , e f ut ur o s i nda c o d i Re gg i o, Ga e t a n o C hi er ici . S i tra t ta di u na p re sid enz a a s sa i
brev e. Ch ie ri ci f u “ br eve” i n tu tt o c iò c he n o n era “ p it t ura ” . Il 1 6 a pr il e d el 1 8 9 1 e g l i è
n o mi na to pr es ide n te, il 2 ma g g io è già d im is si o na r i o u n s u o c o n si g lie re, ne l n ov em bre s i
di me tte il co n s ig li o. Tu tta v ia C h ier ic i s i f a pro m o t ore d i d ue pr oge tt i in ter es sa nt i: la
crea z i o ne di una c ol o n ia a gr ic o la pr es s o u n pod ere d el Q ui nz io di Re g gi o e d i u n a si l o per
l’ i nfa nz ia a b ba nd ona t a pres s o i l Ri co ver o. Nie n te da fa re . Le op po si z i o ni si sca te na r o n o. I
co m ita ti qua rt iera li n o n es is te va n o p iù e s i era rit o rna t i a lle v e cch ie or ga n iz z a z io n i di
sta m po pa rr o cc hia le. La s ta mpa c i m is e de l s u o. D op o dur i ss i m e p ol em ic he , c he re se ro
im p os s ib il e la rea liz z a z io n e de i due pr o g ett i, ne l n o ve mbr e d el 1 8 9 1 a n c he il nu o vo
co n si g li o de lla C o ng r ega z io ne sa l uta t u tt i. Gl i ob ie tt iv i per se g ui ti da i s oc ia l is t i per la
pri ma v ol ta a l v ert ic i di is ti t uz i o ni p ub bl ic h e a Re gg i o E m il ia do p o la v i tt or ia p r ogr es s i sta
del 1 8 9 9 , nel ca m p o dell ’a ss is te nz a , so n o certa me n te c hia ri: l a ic iz z a z i o ne de g li ste ss i
( l’e s tr o mi ss i o ne de i p a rro ci da l le O per e p ie e la l ot ta c o ntr o l’ Is t it ut o A r ti g ia nel l i di d o n
J od i t es ti m o n ia n o c h e q ue sta l i nea è a s sa i ra d ica ta e n o n sa rà u n’ i mpr o vv isa z i on e la
deci s io n e, d o po la v it to ria s o lo s o cia li s ta d el 1 8 9 9 , d i ca c cia re le s uo re da l l’ o spe da le e i l
ca pp e l la n o da l c i mi t ero) , de m ocra tiz z a z i o ne ( l’ is ti t uz i o ne de i co mi ta t i qua rt iera l i è
certa m en te un prec ed en te i n tere s sa nte su l pia n o de l c on tr o ll o de lla p o li t ic he a s s is te nz i a li
da pa rt e de i c it ta di ni e n el co n te mp o un ’a ltra sf ida a l la C hi esa e a i su o i o rga ni ) ,
um a n iz z a z io ne ( le de ci si o ni di re nder e me n o s i mi le a u n ca r cer e il ri co ver o, i l v it to pi ù
a ccet ta b i le e pi ù f re q ue nt i le u sc it e lo tes ti m o nia , c o sì c o me la deci si o ne di lega re il
su s sid i o a ora r i d i la v or o n o n ec ce ss iv i a ll ’I st it ut o A rt i gia ne ll i).
Il te mp o e ra s ta t o po c o: da l ge n na i o de l 1 8 9 0 a l no ve mb re de l 1 8 9 1 (co n la pa r e nte s i de l
co m m is sa r i o ne ll ’e sta te d el 1 8 9 0 f i no a l l’a pri le de l 1 8 9 1 ). M a i s oc ia l i st i, g ià p ri ma di
ge st ire le i st it uz io n i, a veva n o pr o m os s o s oc i età c he te n ta va n o di f or n ire r is p os te a i b i s o g ni
so cia l i. De lle c o ope ra ti ve a b bia n o g ià pa rl a to , ma a nc or pr i ma del 1 8 8 0 era n o na t e una
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L’Apostolo e il Ferroviere
ser ie d i a ss o cia z i on i di mu t uo s oc c ors o c he, pa r to ri te da i r ep ubb l ica ni e da i ra d ic a li,
s’e ra n o u lte ri or me n te a rric c hi te gra z ie a i s o cia li st i ne gl i a n ni O tta nta . I ns o m ma , pr ima c he
a lle i st i tuz i on i l’a tt en z io n e era s ta ta ri ser v a ta a l la s oc ietà a n c he se a d e ss ere a s s oc ia ti
era n o i l a v ora to ri di dive rs e ca te go rie , no n ce rt o i d is oc cu pa t i e i d i spera t i c he a ll ora
a bb o nda va n o. P er l or o c’ era u n’a z i o ne p o li ti ca , e co n te mp o ra n ea me n te d i a ss i ste nz a .
A nc he le pr im e e spe r ie nz e c o op era t iv e, da Vi n sa n i in a va nt i, n el set t ore d el co n su m o,
era n o ri ser va te a c ol or o c he p ote va n o pe rm et ter si di a c qu is ta re qua lc osa , e le ste s se c uc i n e
di b en efi ce nz a o ec o n o mic h e era n o r iv o lt e a c hi po te va s pe n ders i i d iec i ce n te si mi
nec es sa r i.
C’era u n m o nd o d i dis pera t i a cu i ri v ol g ers i e la C h ie sa sa pe va pa rla re a l or o u n
li n gua g gi o d i c on di vi si o ne de l la s offe re nz a , ma a nc he d i ri nv i o a ll ’a ld i là de lla so l uz i o ne
del l’ u ma na i n g iu st iz ia . È a c os t or o c he i s o ci a li st i s i r iv o lg o n o per la p ri ma v ol ta a pa r ti r e
da g li a nn i O tta n ta , pa rla nd o u n li n g ua g g io dive rs o da que l lo C h i esa . N o n era d op o la vi ta
che i p o vera c ci po te v a n o a s pet ta r si g iu st iz ia , ma g ià i n q ue sta vi ta . È s u q ues t o c he si
sca te na la f u r i osa po le mi ca c o n la C hie sa r eg gia na , per ch é le m oda l ità d el li n gua g gi o usa t e
da i s oc ia l is t i era n o le m ede si me , c o n g li s t es si rif er im e nt i ( q ue ll o a G es ù è un c la s s ic o
del la pre di ca z i o ne p r a mp o li n ia na ) , c o n le ste s se pa r o le ( gi us t iz ia , bo n tà , fra tel la n z a ,
a m ore) e
perf i no co n le
st es se f or me r et ori c he (l ’u s o c o nt i nu o d el le pa ra b ol e,
la
pr om oz i o ne de l c o n se ns o a f f ida ta a i nu o vi sa cer d ot i, c i oè a i d iri ge nt i - a p o st o li , i l pa rt i to
co me c hie sa e le a s se mb lee c o me me ss e ov e a l p o st o del la pre g hi era c ’era l’a sc o lt o e la
rip et iz i o ne de l va n ge l o d i Pra m po l i ni). La r ede nz i o ne a ffida ta a l l a l ot ta e n on a l la b on tà
in fi n ita di D i o e a lla cer tez z a di u n pa ra dis o pe r gl i i nfe li ci, era u na r iv ol uz io ne del
me ssa g gi o, tra uma t ica per la C h ie sa Ca t t ol i ca . Il d is se n s o pr of o n do r ig ua rda va n o n già la
ris p os ta a t tra v er so l’a ss i ste nz a e la be nef ic e nz a , ma la r i sp os ta a t tra ve rs o la l ot ta p o li ti ca
per ca mb ia re le c os e. A lla mi ne st ra d eve u n irs i u na co o pera ti va , u n si n da ca t o, u n g i or na le,
sec o nd o i s oc ia l is t i. D’a lt r on de a nc he M e na da te n ta d i da r e una r is po s ta a t tra ver so
l’a ss i ste nz a e la be n ef ice nz a , ma a nc he a ttr a ver so la co st ruz i o ne di u na m od er na s oc ie tà
in du st ria le.
Né Pra mp o li n i, né M e na da s i a cc o n te nta n o ed e nt ra mb i sa n n o ch e la po ver tà p u ò e de ve
es sere a ffr o nta ta n o n s o lo da nd o da ma n g ia re a c h i ne ha bi s o g no , ma c os tr ue nd o una
so ci età i n c ui pi ù ne s s un o a b bia f a me. Ch e q ue sta a nt in o m ia , tra u na ri sp o sta po l it ica la i ca
e u na s o lo r el i gi o sa e a ss is te nz ia le , ge n era ss e c on fl it t o a s pr o e dur o era na tura le. C o me
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L’Apostolo e il Ferroviere
una re l ig i o ne n u ova , co me u n o s ci s ma . Era da vver o dra m ma t ic o lo sta to d i i nd ig enz a in
cu i ve rsa va la ma gg io ra nz a de lla p op o la z io n e re g gia na i n q uel te m p o. U n pl ur i m o
pa ra d os s o è d en u nc ia t o ne « La G iu st iz ia » a l la fi ne del 1 8 9 1 : « g li op era i c he fa b br ica va n o
ca rr oz z e e n o n p ot ev a n o a nda rc i (1 n ove mb re), la mi se ria c he ucci deva un ’i nf i ni tà di
ba m bi n i, s opra t tu tt o q uel l i de l le d o n ne c os tr et te a la v o ra re n eg li o pif ic i e r isa ie (1 5
n ove m bre), le 1 8 0 - 1 9 0 gi or na te la v ora ti ve e st ive p er p ote r ma n gi a re a cola z i o ne due fe tte
di p o le nta ma l co tta e u na te s ta d i sa ra cca gua sta , a mez z o gi or n o po le n ta a b bru s to l ita e a
cena p o le nta c o n ri co tta se cca ( 2 0 n ov em br e), la li ber tà dei pa dr o ni d i da re o no n da re
la v or o s e nz a ma i pr o v veder e a ma n te ner e ve cch i e ina b il i» . 1 0 I r icc hi fa ceva n o b en efi ce n z a
n o n p iù di q ua lc he ra r o gi or n o a ll ’a n no , pe r se nt ir si i n pa ce co n la co sc ie nz a .
Ve nerd ì 2 5 d ic e mbr e, il g i or n o d i Na ta le d e ll o st es s o 1 8 9 1 , « La G iu st iz ia » , a pr op o si t o
del la fe s ta p er i ba m bi ni p ov er i p ro m o ssa a l l’A r i os t o da l q u ot i dia n o re g gia n o « L’I ta lia
Ce ntra le» , pu bb li c ò u na p oe s i ola d i U li s se Ba rb ier i i n ti t ola ta P e r i d ig i u nato r i d i N ata le ,
so t to l in ea n d o co me i po ver i s of f ra n o qu o ti dia na me nte « il v u ot o del lo st o ma c o, da i p o ch i
o gg i sa z ia t o, de lla f a me p iù orr ib il e, il l u gu bre u lu la to» . 1 1 La ne ve e ra u n m o me nt o di
so l li ev o e di f e sta , per ché il C o m u ne p ote va co n se nt ire d i a s su m er e cen ti na ia di la v ora to ri
per spa la r la . Gl i a bi ta nt i d i S a n ta Cr o ce p ro cla ma va n o: « il p op o l o gi u st o v u ol e la n eve» . 1 2
In q ue gl i a n ni, co m ’è sta t o g ià s cr it to , Re gg io n o n a v eva in du st ri e, l’a t ti vi tà a g ric o la s i
sv ol ge va ne l la ca m pa g na , i n ci ttà era n o s ol o pre se n ti qua lc he ce n ti na io d i co m me rc ia n t i e
di a rt ig ia ni . L’e ser ci to dei po ver i se nz a a l cu n la v or o era a b bo n da n te me nt e in ma gg i ora n z a
e i ri cc h i a ppa r te ne va n o a f a mi g li e n o b il i e d i pr op rie ta r i t erri eri . I pr of es s io n is ti,
a vv oca ti, i n seg na n ti, f unz i o na r i, a p pa r te nev a n o a l la sc h iera di cet i med i, c h e pe ra l tr o n o n
se
la
spa s sa va n o
gra nc h é
b en e.
Pa re va
in es ora bi le
la
pr ofez ia
ma r xia na
del l’ i mp ov eri m en t o p ro gre s si vo de ll e c la ss i su b a l ter ne , a f ro n te di cr is i i nev i ta b il i d ella
so ci età ca p ita li st ica . In rea l tà i l ca pi ta li s m o a Re gg i o a nc ora n o n c’ era e la p ov ertà
dila ga nt e n o n era d o v uta , se no n in pa rt e, a gl i o pera i, a i bra c cia n ti, a i m ez z a dr i, c he p ure
viv eva n o i n u n o sta t o di re la t i va i ndi ge n z a , ma a i di s occ upa t i , a i po ver i di spe ra t i, a i
nu l la fa ce n ti c he a spe tta va n o u n la v or o c h e or ma i d o veva n o a n da rs i a c erca r e i n Pa esi
stra n ier i.
Se
i
ri v ol uz i o na r i,
c he
a ppa rt ene va no
g en era l m en t e
al
c et o
i nte l let tua le,
a ppr of it ta va n o de l la si tua z i o ne p er a r ri va re a l la c o n sa pe v ole z z a del la nec es s ità di un
ca m bia me n t o p er via v io le n ta de l la so ci età , i rif or m is ti, c he pr ov e ni va n o da i ce ti m ed i o d a
q uel l i pi ù u mi li , r it ene va no c he pr o pr io la di sp era ta si tua z i o ne n o n c on se n ti s se di
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L’Apostolo e il Ferroviere
a spe tta re ore X , c hi u den do g li o cc hi di fr o nte a qu el la p re se nt e, ma i m po ne s se l or o di
in ter ve n ire su bi t o pe r te nta r e di ca mb ia re l e co se. I r if or mi st i v o leva n o sfa ma re su bi t o , i
riv o luz i o na ri so l o a t tra ve rs o i l s ol de l l’ a vve n ire. M a q ue st ’ ul ti m o d ove va se mb ra re
a ppe ti t os o s ol o a c hi p ot eva a l me n o g u sta r se lo a s t o ma c o p ie n o.
U na v o lta c o n qu i sta to , nel d ice m bre de l 1 8 9 9 , il C o mu n e di Re gg i o e, ne l l ug li o de l 1 9 0 2 ,
a nc he la P r ov in cia , i s oc ia l i st i i niz ia r o no a g est ir e d ire tta m en te le is ti tuz i o ni p ub bl ic he p iù
im p or ta n ti
del la
re a ltà
re g gia na ,
do p o
la
pa re n te si,
e sc l us iva me n te
ne l
ca m po
del l’a ss i ste nz a , del bi en n io 1 8 8 9 - 1 9 9 1 . La l or o p o siz i on e fu r iv o l ta es se nz ia l me n te a d ue
te mi: la la ic iz z a z i o ne est re ma de ll e i st it uz i o ni d i a s s is te nz a , in pa rti c ola r e del l ’o sp eda le , e
la m u nic ipa l iz z a z i o ne di a lc un i se rv iz i. L e pers o na li tà pi ù es po st e i n q ue sta d up l ice
op era z i o ne, c o me è gi à sta t o r ic orda t o, fur o no A u gu st o C ur ti n i, a sse s so re c o mu na le a lla
pub bl ica i str uz i o ne , di pr of es si o ne a vv oc a to , e Pa tr iz i o Gi g li ol i, a nc h ’eg l i a s se ss o re
co m una l e c o n de le ga a lle f i na nz e, d i p rof es s i o ne co m me rc ia n te. La fa se del la la i ciz z a z i o n e
e de lla mu n ic ipa liz z a z io n e c o prì i l pri m o qu in q ue n n io de ll ’a m mi n is tra z io n e so cia l is ta : d a l
1 9 0 0 a l 1 9 0 5 , a n n o de l la sc o nf it ta de i s oc ia li st i a l le e lez io n i c o mu na l i e de l l’ i nse dia me n to
del la Gra nd e A rma ta ne l M u ni ci pi o re gg ia n o. I n q ue sta fa s e gl i ele me n ti d i r o tt ura e di
co nf li tt o c ol mo n do l ibe ra le ( p er le m u n ic ipa liz z a z i on i) e co l m o nd o ca tt o li c o ( per la
la i ciz z a z i on e e str e ma ) f ur o n o a s s o lu ti e i c o n no ta t i d el la lo t ta di o rd in e i de ol o g ic o
su pera r o n o i p o ss ib i li pu nt i di c o nta tt o. Da pa rte l ib era le la p o si z io n e ch e em er geva e ra
so l o di fe ns iva e l’ ob ie tt iv o di u na p os si bi le riv in ci ta s upe ra va la po ss ib il i tà di u n la v or o
co m un e
s ui
t em i
dr a m ma t ic i
de lla
v ita
qu o tid ia na
di
u na
cit tà
e
una
p r ov i nc ia
po ver is s i me.
La sf ida era t o ta le e le ra g i o ni, no n s o l o l oca li , d i u na cri s i s o cia li sta s ta va n o fo rs e
pr opr i o in qu es ta a pp a ren te o rea le i nt ra n s i ge nz a po l it ica , a n c ora pi ù a cce n tua ta da l fa tt o
che i si nda ca l is t i ri v ol uz i o na r i s ’era n o in se d ia t i nel la ma gg i ora nz a del pa rt it o a pa rt ire d a l
Co n gre s so d i Bo l o gna del 1 9 0 4 , dop o la fa s e del dia l og o e de ll e co n q ui st e rif or m is te c oi
g over n i l ibera l i di i n iz i o N ov ece n to . A nc h e a l Ri c ove ro d i me n dic ità ve n ne ca ccia t o il
ca ppe l la n o, ma d op o una v ic en da pi ut t os t o a lla r ma nt e che lo a v e va vi st o pr o ta g o n is ta . S i
tra t ta d i d on A n gel o Ferra b os c hi, s or pre s o a c h iede re a i deg e nt i c o n tri bu t i p er u n s uo
ord i ne rel i gi o s o. Ne l 1 9 0 4 i l co n s ig li o d ella C o n gre ga z i o ne d i ca ri tà , pre si edu t o da
A le ssa nd ro M a z z ol i, che era s uc ced ut o l’ a n n o p ri ma a d A le ss a ndr o C occ h i, di ve nu to
pre sid e nte d el la Dep uta z i on e pr ov i nc ia l e, deci se d i a b o li re q ue st o r uo l o, n on se n z a
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L’Apostolo e il Ferroviere
po le m ic he i nf uo ca t e da pa rte de lla C h ie sa , so l o a tte n ua t e da l la succ es s iva dec i si o ne di
a ffida r e i l ser viz i o re li gi o s o a l pa rr o co di O s piz io .
La n uo va a m mi n is tra z io n e s oc ia l i sta a v eva i n me nt e u n va st o pr o gra m ma i n ma t er ia di
be nefi ce nz a e a ss is te n z a e se nel 1 8 8 9 pre te s e per un o d ei su o i u o mi n i (p ri ma Gi g li o li e po i
Ch ier ic i) la pre si de nz a del la Co n gr ega z i on e di ca r ità , nel 1 9 0 0 , una v o lta c on q u is ta t o il
Co m u ne, m i se a lla t es ta de l la ste s sa d ue d ir ig en ti c he p o i si s uc ce dera nn o a l la pre si de n z a
del la Dep uta z i o ne pr o vi nc ia l e: C o cc hi e M a z z ol i.
Il C o mu ne s oc ia li sta dec is e u n f or te a u me n to de lla
spe sa p er la b en efi ce nz a e
l’a ss i ste nz a . N el 1 9 0 2 si s ta b il i sce c he i l p er so na le sa n ita r i o d el la Co n gre ga z io ne d i ca ri tà
a ss i sta a nc he i p ov eri che ha n n o di ri tt o a l l’ a ss i ste nz a med ica d el Co m un e, s i i s ti tu i sce la
S cu ola i nfer m ier i pr es so l’ o sp eda l e e s e n e ser ve a nc he i l R ic ove r o, da l 1 9 0 2 i de ge n ti del
R ic ove ro p os s o n o u s cire c on a bi ti pr op ri e n o n p iù c o n le in iz ia l i R M p er e ss e re
ric o n os ci ut i, co m e f os ser o u n ra z z a per se gu ita ta . E s i i s ti tu is ce, n a tura l me nt e, c o me n el le
sc uo le e le me n ta r i, la f esta de l pr i m o ma g gi o. Ne l 1 9 0 4 s i r ia p re l ’a m bu la to ri o med ic o
pre ss o l’ O speda le i nf erm i. S a le d i m o lt o la s pesa me di ca . C iò im pl ica u na ma g gi o re
sel ez i o ne. E ssa d iv ie n e g ra t ui ta s ol o pe r le f a mi g li e c o n m e no d i o tta nta l ir e me n si li e c o n
q ua t tr o p er so ne a ca r i co o c on c in q ue se n o n su pera n o le c e nt o li re. V e ng o n o c o m un q u e
esc lu se le fa mi g lie d ei mez z a dri , ca sc i na i, ca p i b o tte ga e c o m mer cia n ti. La sp esa dei
med ic i na l i di ve n ta i ns os te n ib il e. C hi pa ga q uel l i c he ve n g on o d is t rib ui t i gra tu ita m en te a i
po ver i? La Co n gr ega z i o ne è c h ia ma ta a da re il s u o c o n tr ib ut o, ma i s o ldi s pe ss o ma n ca no e
la fa r ma c ia c o mu na le, is ti tu i ta n el 1 9 0 1 e c he a veva tr ova t o n el l a le gge di Za na r del l i del
ma rz o d el 1 9 0 3 la pr o pria pi e na l eg it ti m ità , si i nde bi ta .
La pa re n te si del la r iv in ci ta li bera le c o n le gi u nte c o mu n a li de l 1 9 0 5 - 1 9 0 7 e pr o vi nc ia li
del 1 9 0 6 - 1 9 1 0 , n o n d iede per ò, s opra t tu tt o i n C om u ne, l’ i mp r es si o ne d i so s ti tu ire a lle
po si z i o ni so cia li s te i n ma ter ia di p o li ti ca s oc ia l e, ch ia r e te nde nz e a lter na ti ve. S i fe rm ò i l
pr oce ss o d i la i ciz z a z i o ne, r ie ntra ro n o s u or e e ca ppel la n o, s i bl o cc ò la mu n ici pa l iz z a z i o ne
del pa ne , s i c o nte st ò, se nz a o tt en ere a ltr o ris u lta t o c he que l l o d i i nde b ol ir la , la ge st i o ne
a m mi n is tra ti va de l l’a z ie nda e le ttr ica . N el 1 9 0 7 si i st it u is ce a nc he i l Ri s to ra n te p op ola re, a
cura del l o ste s s o c o m ita to c he ge st iva le C uc in e d i be n efi ce nz a , co n pra nz i a pr ez z o di
co st o. Per il re st o s i ci nc is ch i ò, si ba l bet t ò , si r i nv i ò. A lla C o n g rega z i on e di ca r ità re st ò
a lla pre s ide nz a A le ss a ndr o M a z z o l i fi n o a l 1 9 0 7 (la De pu ta z i o ne pr ov i ncia le da l 1 9 0 6 a l
1 9 1 0 fu nel le a n n i de i m ode ra t i c o n I gi n o B a cch i A nd re ol i a lla pr esi de nz a ) e da l 1 9 0 7 a l
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L’Apostolo e il Ferroviere
1 9 1 0 fu il v ecc h io si nda co d i Re gg i o Ca rl o M ora nd i a d a ss u mer e la g ui da d ella
Co n gre ga z io ne ,
me n t re
ma gg i ora nz a
s oc ia li st i
i
in
Co m u ne
pr o p ri o
ri ele g ge nd o
ne l
s i n da co
di ce mb re
L ui g i
de l
R ov er si.
1907
rit or na va n o
Na tura l me n te
in
q ue s to
a tte g gia me n t o era d ov ut o a nc he a l la m a nca nz a d i u o m i ni a deg ua t i. M ora nd i c ert o
ra ppr es en ta va i l pa s sa to , a nc he se a u t ore vo l e, ma gl i u om i ni de l p rese n te, que l li c he e ra n o
us ci ti da lla f uc i na d ell e l ot ta e let t ora l e, esc lu s o G i use pp e M ena d a , era n o pi u tt os t o
in es per ti . S e il pr es i den te de lla Dep u ta z i o ne pr ov i nc ia l e Ig i n o Ba cch i A n dre o li p o t eva
va n ta re e s per ie nz a d a ven dere , per c hé e ra sta t o a n c he s i nda co d i Re gg i o a l la f i ne
del l’ O tt oce n t o, o lt re c he pe rs o na li tà i mpe g na ta ne l m o nd o rep u bbl ica n o e ma s s on ic o già
da g li a n ni S et ta nta , po i f o nda t or e de lla B a nca A gr ic o la e C o m mer cia le, i l s o lo G i u st o
Fu ll o n i, c he p o i s ’a m ma l ò a d ov et te ce dere i l pa ss o a ll ’i ne spe rt o Ca m il l o R o s si nel
set te m bre d el 1 9 0 6 , a v eva a v ut o es per ie nz e a m mi n is tra ti ve i n C o m un e.
G iu sep pe M e na da d ove t te r i nu nc ia r e a sv ol ge re q ua l s ia s i r u ol o a m m i ni st ra t iv o e
po li t ic o, d op o gl i a t ta cch i su i s u oi c o nf li tt i d’i n tere s se mo s si g li da « La G iu st iz ia » . Ol t re
tu tt o la c oa l iz i o ne a nt i so cia l is ta re g g ia na era a s sa i ete ro ge ne a , me s sa i n sie m e da lle
offe n si ve s ocia l is te pi ù c he n o n da un pr o gra m ma c o mu n e. E la si tua z i o ne na z i o na le di
cri si del P S I a v eva f a v or it o una vi tt or ia c he a ltr i me nt i sa re bbe sta ta a s sa i pi ù c o mp li ca t a .
No n a ca s o g l i a nt is o cia li st i v i n ser o i n qu e i me si a n ch e a B o l og na , a M o de na , a M i la n o,
tu tte rea ltà a mm i ni s tr a te da i s oc ia l is t i e i l P S I , c o n l e e lez i on i a n ti cipa te del no ve mb re d el
1 9 0 4 , su bì una sc o nf it ta el et to ra le i n t ut ta I ta l ia . La fa se c he si a prì c o n la r ic o n q ui sta del
po ter e da pa r te de i s o cia li st i, da l 1 9 0 7 fi n o a ll o s c opp i o de lla gu e rra li b ica , c o i rif or m i s ti
a nc ora i n ma g gi ora nz a a pa rt ire da l c o ngr es so d i R o ma de l 1 9 0 6 e fin o a l C o ng re ss o di
Re g gi o E m il ia de l 1 9 1 2 , f u i nv ece c o n tra dd i st i nta da una a tt enz i o ne a i te m i s oc ia l i me n o
ca ra t ter iz z a ta da sf i d e id eo l o gi ch e e p iù or ie nta ta da u na ma tura c o nsa pev o lez z a di
ris p os te
c o ncre te,
in
pa rt ic o la re
sul
t ema
de ll ’ed uca z i on e.
Q ue st o
pe r
la
v e rità
co n tra dd is t in se a n c he il f r on te o pp o st o. La diva rica z i o ne tra i qu ot id ia ni l ibe ra l i « L ’I ta lia
Ce ntra le» d i Is id or o R eg gi o e i l « C orr iere d i Re g gi o» de l du o S pa lla nz a ni - M e na da fa ce v a
eme rg ere c o me
pi ù m oder na e a tt ua le
q ue sta
sec o nda p o si z io n e ri sp et to a
q u ella
tra d iz i o na l e, d el vec ch io g i or na l e re g gia n o.
I s ocia l is ti d i Pra m p o li n i, a pr op os i to d el la gra ve q ues t io ne s oci a le, pr o po n eva n o u na
li nea f on da ta s ul la c o op era z i o ne c o me m o me n to pe r c rea re la v o ro e per fo r nir e p r od ot ti
se nz a spe cu la z i o ne, s ul la mu n ic ipa liz z a z i o ne d ei p ubb l ici s erv i z i c o me oc ca s i o ne p er
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L’Apostolo e il Ferroviere
ren der li me no c o st o si e p iù a l l a po rta ta d el l e c la s si p o po la r i, ne l l’ a mb it o d i u na s tra te gi a
vo lta a l la c o st ruz i on e di u na so ci età se nz a sfr ut ta t i, du n q ue se n z a la p r opr ie tà p ri va t a ,
l’ or ig i ne d i tu tt i i ma l i s oc ia l i. I l ib era l i di M ena d a pr op o neva n o di c os tr uir e u na s oc ie tà
in du st ria le mo der na , co me o cca si o ne per ris ol ver e la pia ga del la di s occ upa z i on e e,
co n tes t ua l me n te, d i c os tr ui re or ga n i s mi p r ot es i a ri s ol ver e i p r ob le m i de lla ca sa , de lla
a ss i ste nz a sa n ita ria , d ei se rv iz i so cia l i. La d iv is i o ne tra le du e po siz i o ni no n è p i ù q ue l la
d el la f i ne del sec o lo prec ede nt e. A l lo ra i m odera t i si l i mi ta va n o a u n a s s is te nz ia l is m o a
m o’ di pa cc o d o n o o di er edi tà , per la va rs i la c o sci e nz a . E i l or o a dep ti fa ceva n o a p pe ll i
a lla ge n er os ità de i r i cch i per a l lev ia r e i l dra m ma de lla p ove rt à . S o l o c o n M e na da si
a ffer ma u na v i si o ne d ella l ot ta c o nt ro la po vertà di sta m p o l ibe ra le ne lla c i ttà d i Re g gi o, il
cu i u ni co p rec ede nt e pu ò es sere tr ova t o in Pi etr o M a n od or i e ne l ba r o ne Ra i m o n do
Fra nc he tt i. Qu es ti ul t im i d ue, per ò, f o nda r o no a s il i pe r i ba m bi ni p ove ri, ma se mp re in
a mb it o pr iva to .
S ol o c on M e na da la s o lida ri età pri va ta s i s p osa c o n l ’a s s is te nz a p ubb l ica e la i ca . M e na d a
è i l pr i m o c he s i pr eo c cupa di crea r e u na c o op era t iva per le ca s e po p ola r i, ch e d iv ie ne po i
is ti tu t o, d i f o nda re la Cr oce Ver de, d i pr om u ov ere u n Di s p en sa r io la t ta nt i, c o n la
co lla b ora z i o ne a tt iva del la m o gl ie M a r ia S p a lla nz a ni . E s opra tt ut t o s i pre oc cu pa di cr ea re
le c o ndiz i o ni e c on o m ic he p er a bba tt ere la pov er tà , c os tr ue nd o una s oci età in du st ri a le
m oder na , ol tre t ut to i nd is pe n sa b ile p er la f o nda z io ne d i u na cla s se o pera ia ma tu ra e per
eve nt ua l i per co rs i s oc ia l is t i. T ra le d ue ri c ett e, q uel la s oc ia l i sta di Pra m p ol i ni e q uel la
li bera le d i M e na da , s i a pur ne lle d iv er se o p z io n i di f o nd o, n on pa re es ser ci in c on ci l ia b il ità
se n o n ne i f i n i. E n tr a mb i s o n o se ns ib i li a l te ma e p ro p on g o n o c on te n ut i co n cre ti p er
a ffro n ta rl o. L’ un o i n q ua dra va q ue st i i n ter v en ti ne ll ’a mb it o d i u na s tra te gia p o li ti ca per
ca m bia re da l ba s so , m a pr of on da me nte , la s oc ie tà , l ’a l tr o r it e neva ch e la s oc ietà pre se n te
f o sse c o mpa ti bi le c o n i s uo i i nte rve n ti a s s is te nz ia l i ed ec o n o mi ci. Il t ema era s oc ie t à
so cia l is ta o ca p i ta l is m o da l v o lt o u ma n o. La ri va l ità r ig ua r da va il f ut ur o. S e po i
Pra mp o li n i r i nv ia va a un d o ma ni i nde cif ra b i le l’a vve n t o de l s oc ia l i s mo e la s oc ia l iz z a z i o ne
d ei mez z i d i pr od uz io ne, a ll o ra n el bre ve e ne l med io per i od o (de l l u ng o è se m pre me g l io
occ upa rs i po c o) l e d ue li ne e n on a ppa ri va no co sì d i sta n ti.
Ch e Pra mp o li n i p e ns i a c o str u ire le c o ope r a ti ve, ma n o n n e f or mi u na s u lla ca sa e l o
ste s s o M ena da co l m i il vu o t o, la di ce l u n ga su l la co m pe ne tra bi li tà del le d ue ri ce t te.
M en tre s ul te ma de lla Cr oce Ve rde la co l la bo ra z i o ne è a s s o lu ta t ra s oc ia li st i e l ib era l i e
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L’Apostolo e il Ferroviere
l’e s ig enz a di u na pre s enz a d i M e na da è a vv ert ita da tu tt i e r ec la ma ta a n ch e da i s oc ia l i st i,
dop o i pr i mi a n ni d i t en ta t iv i e di bi la nc i n o n esa lta n ti . C os ì, m e nt re Gi us ep pe S og lia che
po i c ol la b or erà a t ti va me n te c on M e na da a l vert ic e del la Cr oc e Ve rde, era i m pe gna t o n e lla
ge st i on e de lle s ue s cu ol e el e me nta r i, M ena d a pen sa va a crea r e la sua c o o pera ti va , c he p oi
dive n terà i st it u to per l e ca s e p o po la r i.
Qua n do Gi us epp e S o g lia a rr iva a R eg g io , ne l 1 9 0 4 , do p o a v er d ire tt o le sc u ole d i Pa r ma
ed a v er f o nda t o ne l l a s te ssa c it tà il gi or na l e s oc ia l is ta « L’ ide a » , da l 1 8 9 9 i s oc ia li st i
a veva n o
co n
f orz a
po st o
la
q ues t i o ne
del l’e du ca z i o ne
al
c en tr o
dei
l o ro
sfo r z i
a m mi n is tra ti vi . Il g io v a ne sta to u ni ta r i o n o n a veva c he i n m i sura mi n i ma s up era t o il gr a ve
diffe re nz ia le
tra
il
n u mer o
cre sc en te
di
ba mb i ni
e
il
ba s s o
li vel l o
d el la
l or o
sc ola riz z a z i o ne.
Nel 1 8 6 1 , se c on d o u n’ i n c h ies ta , n el la pr ov i nc ia d i R eg g io s u 1 9 .2 5 1 fa nc iu ll i 7 9 5
sa pe va no le gg ere 2 .2 7 1 sa peva n o l eg ge re e scr iver e, me ntr e 1 5 .4 8 6 era n o de l t ut to
il le tte ra t i. 1 3 A Re gg i o es i ste va no s cu o le ele me n ta ri c o mu na li nel ter ri t ori o, i n c it tà c ’ era
l’a si l o i nfa nt i le M a n o dor i, 1 4 a pe rt o ne l 1 8 6 0 , do po a n ni di c o nt ra r ietà d el D uca d i M o de na ,
a Ca na l i v i e ra l ’a si l o Fra nc he tt i, f i na nz ia to da l ba r on e Ra i m o nd o. Ne l 1 8 9 9 e ra s o rt o, p er
op era d i u n c o m ita t o di c it ta d in i u n Ric re a to ri o la i co f es ti v o, 1 5 po i t ra d ot t o i n S c u o la
su s si d ia r ia a pa r ti re da l 1 9 1 1 . La cu lt ura po si t iv is ta e ra c ert o a lla ba se d el la pri o ri tà
a cco rda t a a l te ma d el la edu ca z i o ne e la pr ese nz a de ll ’I s ti tu t o S a n La z z a r o, c o n med ic i e
f u nz i o na r i d ’a va n gua rdia i n I ta lia , p or ta va u n ve nt o di i n n ova z i o ne c u lt ura l e c he
in n es ta va u n in tre cc i o f e c on do tra p si ch ia tria e p s ic ol o g ia i nfa nt i le. S cri ve Li n o R o ss i:
« No n s i p uò ne ga re c he i med ic i p os it iv i st i a bbia n o co n tr ib ui t o a Re gg i o ne l crea re u na
me n ta l ità dir et ta a lla pr o moz i o ne d el ba mb i n o e a s ug ge rir e mez z i e s co pi pe r una
peda go g ia p ub bl ica a l ser viz i o de lla ci tta di na nz a . U na me nta l ità po i re cep it a da l le g iu nt e
so cia l is te e a ss i mi la t a ne i pr op ri pr o ge tt i p ol it ic i, s op ra t tu tt o per ci ò c he ri gua rda le
f i na l ità d ire tt e i n ma t eria d i se rv iz i e d i a ss is te nz a » . 1 6 A nc he p er se gna re qu es ta me nta l ità
ve nn e i nv ita t o a Reg gi o Gi u sep pe S o gl ia , ne ll ’a mb it o d i u na ch ia ma ta a lle a r mi n el
terr it or i o re gg ia n o di un ver o e pr op ri o s t u ol o d i ma es tr i ch e pr o ve ni va n o da lla R o ma g na ,
tra i q ua li è be ne r ic o rda re B ru to M o n duc ci , 1 7 Ni co la B o mba c c i, 1 8 M a n li o B o na c ci o li 1 9 e lo
ste s s o Be n it o M u ss o li n i. 2 0
Le a m m i ni st ra z i o n i c o mu na l i s oc ia l i ste , u n po ’ pe r a s se g na re a lle scu o le e le me n ta ri u n a
su pre ma z ia p ol it ica , un po ’ per sp ir it o di a ss i ste nz a ne i co nf ro n ti de i pr op ri d ir ig en t i e
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L’Apostolo e il Ferroviere
mi l ita n ti (cl ie n te l i s mo , s i sa re bbe def i ni t o po i), c hia m ò a Reg g i o m o lt i ma e st ri s oc ia li st i
a ffida nd o gl i i n ca ri c hi ge nera l me nt e a nn ua li. O gn u n o di l or o ra pp rese n terà u na s t or ia p iù
o me n o i mp o rta nt e. A pa rte le vic e nde d i B en it o M us s ol i ni , di cia n n ove n ne tra p ia nta t o per
a lc u n i me s i, ne l 1 9 0 2 , in que l d i P ieve di S a l ice t o d i Gua lt ier i, ri co rdia m o Ni co la B o m ba c ci,
ma e st ro a Ca de lb o sc o S op ra , e ne l 1 9 0 2 co m pa g n o di a v ve nt ura re gg ia na del l ’a m ic o Be n i to ,
po i sc o nfe s sa t o, qua n do n el 1 9 2 1 B om ba c ci ca peg g iò la sc is s io ne del P S I a Liv or n o e la
f o nda z io n e del P C D I col mi t o di Le n in , i nfi n e co nve rt it o a nc ora a l mu ss o li n is m o e m or t o a
D o ng o, po i i m pi cca to a tes ta i n gi ù a p ia z z a le L ore t o. M o ndu cc i s a rà reg g ia n o d ’a d oz io ne
e di ri ge n te d el P S I l oc a le, Bo na cci o li , st or ic o e s cri t to re a ppr ez z a to , s o cia li s ta , si s ui ci d erà
ne ll ’i m me dia t o sec o n do do p og uer ra a ca usa de lle a cc u se ch e g li era n o sta te r iv o lte
d’e ss ere s ta t o a m ic o di M u ss o li n i. Per S o g lia la sc u ola d ive n ta un ’ or ga niz z a z i on e de l la
vi ta del ba m bi n o, spe cie d i q ue ll o p o ver o. S i tra tta d i crea re n o n s o lo sc u ole , ma a nc he
sc ola ri, d u n qu e. E il la bo ra t or i o re gg ia no , dop o l e sfi de id eo l o gic h e d’i n iz i o sec o lo , a
pa rt ire da l di ce mbr e d el 1 9 0 7 , q ua nd o i s oc i a li st i ri t or na n o a lla gu ida de l Co m u ne, d iv ie ne
un ve ro la bo ra t or i o ed uca t iv o.
Tra il 1 9 1 1 e il 1 9 1 2 il C o mu ne d i Re g gi o la nc ia il p ia n o p er la c o str uz io n e de l le sc u ol e
ne ll e vi ll e c o mu na li. Co n de l iber a del 9 a p ril e de l 1 9 1 1 si dà il v ia a l la edi fica z i o ne de lle
sc uo le d i S e ss o ( spe s a di 6 8 .2 9 0 li re), R iv a lta (6 8 .2 9 0 ), Ba g n o ( 5 4 .6 3 6 ), Ga ida ( 5 4 .6 3 6 ),
M a rm ir o lo (4 4 .1 3 7 ) , Cel la ( 4 4 .1 3 7 ) , C o vi o lo (4 4 .1 3 7 ). 2 1 Il 3 a p ril e de l 1 9 1 2 i l si n d a co
R ov ers i c h ie se ch e « i l Co n si g li o co m u na l e a ppr ova s se la c o str uz io n e de l sec o nd o gru pp o
di fa bbr ica ti s co la st ic i f a ce nt i pa rt e de l pr og ra m ma sc o la s t ic o ge ne ra le per i q ua li la g iu n ta
mu n ic ipa le ha pr ev is t o u na spe sa co m pl es s iva di l ire du ece n to se ssa n ta c in q ue m ila » . 2 2 Lo
ste s s o R ove rs i pre ci s ò c he il f i na nz ia m e nt o a l C o m u ne e ra sta to e ro ga t o da l la l oca le Ca ssa
di Ri spa r m i o. I qua t tr o n u ov i ed if i ci sc ola s tic i pr ev is ti si r ife ri v a n o a l le l oca li tà d i: S a n
M a ur iz i o (c o n s pe sa prev is ta d i 5 5 .0 0 0 lir e), S a n Pr o sp er o ( 7 0 .0 0 0 ), S a n Ba r t ol o me o
( se tta nta m ila ) , Pra t o F o nta na ( se tta n ta mi la ).
S o gl ia a ff ia nca a lla sc uo la e le me n ta re le co s idde tt e i s ti tuz i o ni s u ss id ia ri e ( l’a si l o
in fa n ti le, i r icrea t or i educa t iv i, le c o l o nie a lp in e) e dà i niz i o a una g ra nde ba t ta gl ia per
l’a per tura i n c it tà d i u na s cu o la pr of es si o na l e p ub bl ica . Eg li a ffer ma l ’i n tere s se p er
l’ is ti t uz i o ne
pr of e ss i o na l e,
c he
se g na
il
pa s sa g g i o
da l l ’a pp r end i sta to
de lla
bo t t ega
a ll ’i n se g na m e nt o d i me t odi s co la st ic i ca p a ci d i pre pa ra re i l f u tur o o pera i o, d es ti na t o a
la v ora r e n el l’ i nd us tr i a . E pr op o ne di is ti t uir e a Re gg i o u na sc uo la p r ofe ss i ona le m i sta
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L’Apostolo e il Ferroviere
a pp og g ia ta
i n iz ia l me nt e
su l
Co rs o
p op o la re
e
po i
a l la r ga ta
gra dua l me nt e
f in o
a
co mp re nde re u n c ic lo di st ud i o d i sei a nn i s udd iv is o i n tre m o me n ti sc o la s t ici , c he c opr o n o
l’e tà da i d iec i a i s edi c i a n ni . M a il ba m bi n o a nda va se gu it o a nc he in e tà pre - sc o la re e p e r
q ue st o, o ltr e c he per a iu ta re le ma d ri c he a nda va n o a l la v or o, n el 1 9 1 2 ve nn e f o nda t o il
pri m o a s il o c o mu na le, s it ua t o a vi lla Ga i da , a l c o nf i ne co n v il la Ce lla , ove era n o c o mpa r si
a lc un i la b ora t or i te s s il i c on n ot ev o le pre s enz a d i la v or o fe m m i ni le. La d el ib era ve n ne
a do tta ta il 6 d ice m bre del 1 9 1 2 e il s i nda c o di R eg g i o prec i sò c h e si t ra t ta va de ll ’a v vi o di
un pr o gra m ma per la co st ruz i on e di a s il i i n tu tte le v i lle del co m un e « c os ì c o me è sta t o
f a tt o c ora g gi o sa me nt e da i c o mu n i p iù m o der ni d ’I ta l ia » . 2 3 E a gg i un se ch e la sce lta di
Ga ida era de tta ta da l f a tt o ch e la vi l la « è a bi ta ta i n g ra n pa r te da fa m i gl ie le c u i d o n ne
dev o no pa ssa re la gi or na ta ne gl i op if ici , per cu i p i ù v iv o è il bi s og n o de lla t ute la dei
ba m bi n i» . 2 4
L’i n te nt o no n era so l o q ue ll o de l la cu st od i a dei ba mb i ni, ma q u ell o d i u n s is te ma di
educa z i o ne i n e tà pr e sc ola re, c o n ta n to di in se g na nt i di pl o ma te e « co n f or n it ura d i u na
sa na ref ez i o ne s co la st ica » . 2 5 Ne ll o s ta t ut o si s o tt o li nea c he la f re que nz a de i ba m bi n i è
« gra t u ita » , c he l’a s il o è « la ic o» , c he è a p ert o a i ba m bi n i « d ’a mb o i se ss i» . P oi , d ura nt e la
gu e rra , c on de li bera a ppr ova ta il 2 5 gi ug n o de l 1 9 1 5 , s i pr og etta ro n o a s il i ne ll e v il le
co m una l i, u bi ca t i nei lo ca l i de ll e s cu o le ele me n ta ri , c o n l ’es c lu si o ne d i Ca na li , o ve
f u nz i o na va l’a s il o Fra nc he tt i. 2 6
Il R icr ea t or i o ed uca ti vo, u na s orta di se rv iz i o c h e fu nz i on a va dop o la sc u ola , ve n n e
crea t o a Reg g i o nel 1 9 0 2 . Q ue st o ser viz i o n o n e ra s o l o r is erva t o a i po ver i, ma a l l’ in s ie m e
del la p o po la z io n e. A veva g ià f unz i o na t o un Ri crea to ri o la ic o f est iv o da l 1 8 8 9 a d o p era
del la C on gr ega z i o ne di ca r ità , p re sie du ta da Pa tr iz io G ig li o li , p oi f u S o g lia a la nc ia r e il
R icrea t or io la i co o D o po sc u ola c o mu na le. I n pr i ma is ta nz a ve n n e is ti tu it o i n c it tà , i n via
G ua s co , ri ser va t o a i s ol i f a nc iu ll i c he fr e qu en ta va n o le sc u ole co mu na l i. Ta le ri crea t ori o, o
dop o sc u ola , s i i ns eri va c o me u n c u ne o ne lla c on tra pp o siz i on e tra d ir it t o a l l o st ud i o e
po ver tà . S cr iv e Et t ore Bor g hi : « I l f a t to c he a lm e no s in o a l 1 9 0 4 ( le gge O rla nd o is ti tu t i va
del le c la s s i q u in ta e s esta , f o r ma n ti il co s id det to co rs o p o po la r e) a i n o n a b bie n ti ve ni s s e
co nc reta m e n te of f er t o no n p i ù u n ci cl o e l eme n ta re d i du e o tr e a n ni i mp lica la ta c ita
a ccet ta z io ne de i n o ve a n ni d’ età c o me l i mi te o lt re i l q ua l e ( …) i fi gl i del le fa mi g lie p o ve re
dov es se ro a vv ia rs i a l la v or o» . 2 7 A n ch e se il Ric rea t o ri o no n è prer oga t iva de lla so la
Re g gi o, la s ua is ti t uz i o ne p rec oc e, g ià ne l 1 9 0 2 , sta a di m o stra re che la gi u nta s oc ia l is t a
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a veva a c uo re la d if e s a del d iri tt o a l l o st ud io pe r le fa m ig l ie n o n a bb ie nt i. Il Ri crea t or io
f em m i ni le v en n e a tt iv a to s ol o a pa rt ire da l 1 9 1 1 a ll ’i n ter n o de l ri o ne s c ola st ic o Ed m o n do
De A mi ci s, se m pre i n via Gua sc o. A nc he il P S I fo n dò , ne l 1 9 1 6 , il Ci rc ol o ed uca ti v o
Edm o nd o De A m ici s, una s or ta di r icr ea t or i o la ic o pe r ra ga z z i da gl i ot to a i qu i ndi ci a n ni .
Qua n do l’ o bb li g o sc o l a st ic o f u po rta t o a do dic i a n n i o a l c o mp le t a me n to d el l’ i nt er o ci c lo
ele me n ta re, d op o la le gg e del l’8 lu gl i o de l 1 9 0 4 , la q ues t io ne d iv e n ne a n c ora pi ù de li ca t a . I
ba m bi n i r ip ete n ti era n o spe s s o la ma g g io r a nz a , e ta l vo lta r ipe t eva no a nc he ci n q ue o se i
vo lt e l e c la ss i. A u me nta va se mp re pi ù la po p ol a z i on e sc ola st ic a . Le r i s ors e d ive n ne ro
m ot iv o d i sc o nt ro e d i a ttr it o tra C om u ne e S ta t o. S o pra t tu tt o i n u na rea l tà c o me q ue lla di
Re g gi o, c he p o ne va il pr ob le ma de l l’e duca z i o ne a l p ri m o p o st o. E ra ra m e nte i co m u ni, c ol
cli ma de ll ’ep o ca , la s p un ta va n o.
A nc ora u n’ i nt uiz i o ne di S og l ia : l e c ol o n ie s c ola s ti ch e. I l 2 3 l u gl i o 1 9 0 7 G io va nn i M ode n a
pub bl ica su « La G iu s ti z ia » un a r ti co l o s ul le q ue st io n e de l la sa l ut e dei ba mb i ni e s ot t ol i n ea
la nece s si tà d i da r vi t a a u na c o lo n ia sc ola st ica c o m u na le . 2 8 Il 2 6 g iu g n o de l 1 9 1 0 a l Tea t ro
M u nic i pa le ve n ne da ta u na f e s ta di be ne fice nz a c o n l o s co p o di ra c c og l iere i f o n di
nec es sa r i pe r or ga n iz z a re u n pr i m o gr up p o di ba mb i ni e ma nda r li in u na l oca li tà id o n ea
del la m o nta g na per u n per i od o d i cu re e d i ri crea z i on e. Il 1 8 lu g l i o u n g ru pp o di ba mb in i
ve nn e ma nda to a S e st o la , ne lla m o nta g n a m od e nes e, co sa c h e c o nt i nue rà ne g li a n ni
se gue n ti . Nel 1 9 1 1 u n a l tr o gr upp o di ba m b in i ve n ne i nv ia t o a C i a n o. Ne l 1 9 1 2 i l si nda co
di Re g gi o Lu i gi Ro ver si cer c ò l o ca l i i n gra d o d i o sp ita re i ba m b in i e l i tr ov ò i n lo ca l ità La
Tor re di Ca s i na . C os ì, nel t ri en n i o 1 9 1 2 - 1 9 1 4 , la sede d el le c ol o n i e a lpi n e div e nn e Ca s i na .
Nel l ’i m med ia to do p o gu erra , i n u n ’a t m os f era di co n tra p p os iz io ne p o l it ica e na z io na le,
Re g gi o os pi t ò i ba m b in i de l le f a mi g lie ne mi c he d i V ie n na . Ve n ner o i nfa tt i si st em a t e a
Re g gi o, a spe se de l C o mu n e, a f e ste g gia re i l nu o v o a n no 1 9 2 0 , a l cu ne ce nt i na ia d i ba mb i ni
a us tr ia c i. Era u na sf i da c he si c om pl et ò co n l’ i nv it o a Re g gi o de l v ice s i nda c o d i Vie n na
M a x Wi n ter, c he ri n gr a z iò i l C o mu ne re g gia n o per l ’o s pi ta l ità f or ni ta a i ba mb i ni a u st ri a ci,
in n eg gia n do a l la r iv o luz i on e so cia li s ta e a l l’ i nte rna z i o na l is m o e dete rm i na nd o p ro fo n do
sca lp ore e ir ri ta z i o ne ne gl i a mb ie nt i na z i o n a li st ic i re g gia n i. I n ta nt o, ne l 1 9 1 6 , il s in da co
R ov ers i,
or ma i
sp ec ia l iz z a t o
in
q ue sta
fu nz i o ne,
a l la
q ua le
si
era
a ppa s si o n a to
si nc era me nt e, a veva a f f it ta t o la ca sa Ber ret ti , vi ci n o a Ca r pi ne ti , e q ui eb be sede la c ol o n ia
sc ola s tica fi n o a l 1 9 1 8 , ci oè u n a n n o d op o l a dipa rt ita di Ro ver s i , c he m orì di p ol m o ni te
co n tra t ta p e r u n via g g io i n m o nta g na ove, c o n u n ’a u t o s co per ta , s ’era r eca t o a l la ri cer ca di
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le gna per le su e sc u o le. I l p ro s in da c o Gi o rg io Pa la z z i 2 9 c o mp r ò ne l 1 9 1 8 i l ca ste l lo di
G ui gl ia , c he e ra s ta t o me s so i m pr ovv i sa m en te i n ve n di ta ne l m ode ne se, e vi ub ic ò la
co l on ia i n tes ta nd ola a Ro ver s i. 3 0 Ne l 1 9 1 9 il Co ns i gl i o co m u na l e s i oc cu p ò a nc he d el s u o
sta tu t o. P oc h i me si d op o la c ol o n ia R ov er si p ot é o sp ita r e d ue tur n i di ce n to ci n q ua n ta
ba m bi n i.
Nel n ove m bre de l 1 9 0 9 sor se, p er i niz ia ti va della Dir ez i o ne de ll e sc uo le e di un gr upp o
di i n se gna n ti, la M u tu a li tà sc o la s t ica re gg ia na , 3 1 u na s pec ie d i m ut u o s occ or s o di ret t o ne i
co nfr o n ti de l l’ i nf a nz ia , a pp og g ia t o da ll o ste ss o M u ni ci pi o. È a nc o ra G io va n ni S o gl ia c h e
pre se nta il pr o get t o. D a l 1 9 0 9 a l 1 9 1 0 s i se g n a la n o 3 .4 5 0 s oc i, po i i so ci di m i nu ir o n o fi n o a l
1 9 1 2 ca la nd o a l la cif r a di 2 .4 0 0 i scr it t i, m e nt re nel 1 9 1 4 gl i i sc ri tt i a u me n ta r on o f i no a
2 .6 1 1 .
Ver o i s ti tu t o r iv ol t o a l m o nd o i nf a n ti le è i l P a tr ona t o s c ola st ic o, i st it ui t o da l la le gg e i l 4
gi u gn o de l 1 9 1 1 , i l c ui sta tu t o ve n ne a p p ro va t o da l Co m u ne i l 2 7 sett e mbr e del 1 9 1 2 ,
is ti tu t o c he g ià a Re g gi o e ra f u nz i o na n te d a l 1 9 0 4 . S i tra tta va d i fa vo ri re la c on ce ss i o ne
gra t u ita dei l ibr i d i te st o e la ca n cel le r ia , l e i s ti tuz i o ni pre e pa ra sc o la s t ic he, le
bib l io te ch e p op o la ri e di cla s se, la refez i on e sc ola s ti ca . D ura n te il p er io do d el la Gra n de
A rma ta
l’ i st it uz i o ne
ve n ne
c hi usa
e
v en ne
ria per ta
da i
s oc ia l i st i
s ol o
do p o
la
pr om u lga z i o ne d el la nu o va leg ge . 3 2 N el 1 9 1 1 la le gg e Da i n o - C re da ro a t tua i l pa s sa g g io
del le
scu o le
e le me n ta ri
da i
C o m u ni
a ll o
S ta t o,
a nc he
se
res ta va
al
C o mu n e
l’a m mi n i stra z i o ne sc ol a st ica e i l d o vere di tr ova re l’a ll o gg i o gra t u i to per l ’i n se g na n te.
Nel 1 9 1 5 si f o r ma la Co o pera ti va pr o S c h o la , 3 3 p er in iz ia t iva di ge n it or i e di ma e str i
del la ci ttà , c o n l o s c op o d i a iu ta re le fa mi g li e e gl i a l u nn i d ell e sc u ol e ele me n ta r i e
diff o nder e la m ut ua li t à . Il pr og et t o di S o g lia di co st ru ire no n s o l o sc uo le ma a nc h e sc ola ri,
n o n a ve va s e mi na to i nva n o. In m o l t i si a cc or ser o d el l’ o pera d i q ue st o so cia l is ta ma e st ro,
ro ma g no l o d ’ ori g i ne c he per a n n i f u a ca p o del la U ni o ne ma g i stra le ita lia na . Ne l f eb bra io
del 1 9 1 1 S o gl ia è pre mia t o da l mi n is tr o de lla P ub bl ica I st ruz i o n e qua le be n em er it o. Nel
1 9 1 3 è chia ma to da i s o cia l is ti d i Le ndi na r a , in pr o vi nc ia di R o vi g o, a ra ppre se n ta r li in
Pa r la m e nt o, o ve pr ece derà G ia c o m o M a t te ot ti 3 4 el et t o ne l c ol le gi o che c o m pre nde va a n c he
il te rr it or i o d i Le ndi na ra n el 1 9 1 9 . S o g lia , ma es tr o, d iri ge n te, ed uca t or e, g io r na l is ta ,
dep uta to , f u a n ch e pe r a n ni a l f ia n co d i G i us epp e M ena da ne l la lo ca l e e ne o na ta Cr o c e
Verd e.
Qu es ta a ss o cia z i on e v ol o n ta ria d i a s s is te nz a , c he pr o mu ov eva i l p ro nt o i nt erv e nt o per i
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L’Apostolo e il Ferroviere
cit ta d i ni b is o g no s i d i r ic ov eri u rg en ti , e ra s ta ta f on da ta g ià ne l 1 9 1 1 . U n c o m it a to
pr om o t ore era sta t o c r ea t o i n u na ri u ni o ne s vo lta s i ne lla sa la de l la g iu n ta c o mu na le la se ra
del 2 8 g iu g n o. Era n o i nt erv en ut i, t ra g li a l tr i, i l s in da c o Lu i gi R ov ers i, i l ma es tr o G i us ep pe
S o gl ia , di ret t ore de l l e scu o le c o mu na li d i Re g gi o e fu t ur o depu ta t o de l c ol le gi o di
Len di na ra , i n p r ov in c ia di Ro vi g o, il dir et to re de « La Gi u st iz ia » q u ot idia na pr ofe s so r
G io va nn i Zi b ord i, f u tur o d ep uta to d el c ol le g io d i M o nte cc hi o, i l pr of es s or V it t o ri o
M a tte i, 3 5 p ri ma r i o de l l ’o sp eda l e d i Re gg i o, i l pr ofe ss or G iu se ppe G ui ccia rd i, 3 6 p si ch ia t ra e
dire tt or e de l S a n La z z a ro, i l d ot t or U m ber t o M or i ni, 3 7 di ret t ore del le Fa r ma c ie co m u n a li,
l’ i nge g ner e G ui do T ir ell i, 3 8 gra n de a r tef ic e del l ibe rt y re gg ia no , A rma nd o V iv i, di ri ge nt e
del la Ba n ca Co m m erc i a le, l ’a v vo ca t o Gi ova n ni M ode na , esp o ne n te di una r icca fa m ig l ia di
or ig i ne eb ra i ca , le ga to a lla ma s s o ner ia , i l d o tt or U mb ert o La r i, gi o rna li sta d el « C o rri ere di
Re g gi o» e a l tr i a nc ora . I ns o m ma vi era , n el nu cl eo de i p r om o t ori , u na b e n d ive rsa e a n z i
op p os ta ma tri ce p ol it i ca . C i ò si g n if i ca c he su l te ma del l ’a s si s te n z a s i po te va t r ova r e un
mi n i m o c o mu n e de n o mi na t ore, se a l la nece s si tà d i i nd iv id ua re s o l uz i o ni ur ge n ti e c o ncr ete
n o n si fra p p on eva l ’ os ta c o l o de l l’ ide o lo g i a . Era n o f or se ca d ut e a l cu ne pr eg iu diz ia li
del l’ or i gi ne, q ue ll e c h e i m pe di va n o a i s oc ia li st i d i c ol la b ora re c o n e nt i re li g i os i e d i d a re
l’ o stra ci s m o a l le s u or e e a i ca pp el la ni. D’ a ltr o nd e, g ià a pa rt ir e da l 1 8 8 9 , era s or ta a
Re g gi o u na Le ga p er l a lo tta a lla t ub erc o l os i , na ta su in iz ia t iva d i med ic i qua li il pr ofe ss or
A ug u st o Ta m bur i ni ,
med ic o de l S a n L a z z a ro e
de l pr ofe s so r
V it to ri o M a tte i,
su o
su cce ss o re. E ne l 1 9 1 1 f ig ura n o tra i s u oi co mp o ne n ti p er so na l ità p o li ti c he d i o pp o sta
te nde nz a :
Ca m il l o
P ra m po l in i,
A nt o n io
Ver g na n i ni ,
Lu ig i
R ove rs i,
A de l m o
S ic h el,
M a ss i m o S a m o gg i a , d a u n la t o, e Gi us ep p e S pa lla nz a n i, Vi tt o ri o C ot ta fa v i da l l’a ltr o. E
tu tt i i n sie m e i d ire tt or i de « La Gi u st iz ia » , de « L’I ta l ia C en tr a le» , e de l « C orr ie re di
Re g gi o» e ra no a cc or s i in s up p ort o a ll ’ in iz ia t i va .
No n si sa se sia e sa t ta m e nte f e del e a l la r ea l tà l’ i m ma g i ne c he dà del la vi ta p o li ti ca
reg gia na , ne i pr im i di eci a nn i de l n uo v o se co l o, Vi tt o ri o Pe l liz z i, nel s u o v ol u me ci ta t o,
q ua n d o la des cri ve c o n t o ni i di ll ia c i: « Era pia c ev ol e co sa ved ere a vver sa ri p o li ti ci , ch e si
co m ba t teva n o s ul le c ol o n ne de i ri sp et ti vi gi or na li , sed ere a cca nt o a l l o s te ss o ta vo l o a
so rb ire il ca f f è o a c o nv ersa re br i o sa m e nte di p ol i tic a , di a r te, d i g io c o, di do n ne» . 3 9 Il
co nf li tt o tra s oc ia l i st i e l ib era l i, d ove va e ss ere ma nt en ut o, a l di l à del l i ng ua gg i o spe s so
m ol t o du r o, s u u n ver sa nte d i r eci pr oc o r i s pet t o. C o sa be n d iv ers a da i c o mp or ta me nt i po i
a do pera ti i n ep oca f a sc is ta e c o m un i sta , s i a pur i n re gi m e de m ocra t ic o i n q ue st ’u lt i m o
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L’Apostolo e il Ferroviere
ca s o, ne l la c it tà di Re g gi o. C os ì sa re bbe s ta t o i ni m ma gi na bi l e n el le du e fa si c ita te,
l’e s is te nz a di c o m ita ti di co sì e n or me r il iev o s oc ia l e, c o mp os t i a ll ’u n is o n o da esp o ne n ti di
si n is tra e d i de st ra . La Cro ce V erde r eg g ia na a veva pe r ò bi s o gn o, per de co l la re, pr opr i o di
un u o m o c o me M e na da . D op o tre a n n i di vi ta , nel 1 9 1 4 , i l c o mi ta to p ote va va n ta r e un
nu m er o s o ddi sf a c e nte di a d es i o ni, ma « le e la r giz i on i d i d ena ro e ra n o sta te i nfer i ori a l le
a tte se» . 4 0 F ur on o i n m ol t i a s u gge ri re d i a ffi da rs i a u n per s o na g gi o c o me lu i e i so cia li s ti
n o n a va nz a r o n o a l cu n a ob iez i o ne, a nz i.
Nel 1 9 1 4 M e na da e ra certa m en te f u or i da l gi ro de lla po l it ica a t ti va , ma c o nt i nua va a
sv ol ge re u n r uo l o d i pri m o pia n o ne l set t o re i nd u str ia le ed ec o n o mic o ci tta di n o. E p ur
tu tta via i n que l l’a n n o m ol te c ert ez z e e ra n o da vver o sva n it e. I l te ma d i s co n tr o era la
q ue st io n e de ll ’i n ter ve nt i s mo di f r on te a l la gu erra co m e, t re a n ni pri ma , i l c o nf li tt o er a
tu tt o su l l’ in ter ve nt o, gi u st if i ca t o o me n o, i n A fri ca . U n p oe ta c o m e G i ova n ni Pa sc o li a ve va
defi n it o l’ i nt erve n t o i ta l ia no i n Li bia c o me q uel l o d el la « gra nde pr ole ta r ia c he s i m u o ve,
f i na l me n te» . 4 1 A Re gg io s o cia li st i di pr i m o pel o c om e A lb ert o B o rcia n i, pri m o s i nda c o di
Re g gi o, e Pie tr o Pe tr a z z a ni , c o ns i gl ier e c o mu na le, m ed ic o de l S a n La z z a ro , a mi co del
cu ore d i Pra m po l in i, s i era no sc hi era t i pe r l ’i nt erv en t o. E le l o ro idee si era n o o lt re m o d o
ra ffo rz a te ne l c li ma p a tri o tt ic o c he sp o sa va , ne l 1 9 1 4 , l’ in ter ve n t o i ta l ia n o a fia n co de lle
po te nz e de ll ’I n tes a co nt ro l’ i mper o a u s tr o - u n ga ri c o e fia n c heg g ia nd o le r ive nd ica z i o ni di
Cesa re Ba tt i st i e d eg l i irre de nt is t i tr e nt i ni.
A nc he Ga eta n o C h ier i ci, sec o nd o si nda co s oc ia l i sta d i Re gg i o, a veva sp o sa t o la l i nea
del l’ i nte rve n to , c he a veva tr ova t o i n L e o nid a Bi s s ola ti u n a ut ore v ol e, f or se il p iù
a ut ore v ol e, i sp ira t ore. Ch ier ic i, il s i nda c o - p it to re s ocia l is ta , si era co sì sta cca to da l P S I di
Pra mp o li n i e a v eva i nv ita t o i s uo i a ll iev i a pa rt ire v ol o nta ri per la g uer ra (tra q u est i
Ot t or in o Da v o li) , m en tre A de l m o B ore tt i ni, vic e s in da c o s o cia li sta di R eg g i o ne l 1 9 1 4 , sa rà
pod es tà d o p o M e na d a ch e, a s ua v o lta , e ra s ucc ed ut o, co m e s in da c o, a Pe tra z z a n i. Il
co nf li tt o tra Pra mp o li ni e M e na da , qu el l o t ra so cia li s ti e G ra n de A rma ta , a ppa r te neva a
un ’e po ca su pera ta . C o sì M e na da , a l q ua l e n o n e ra c erta m en te ri c hi esta u na di c hia ra z i o ne a
f a vo re o c o ntr o la gu erra , vi s to c he a nc he il fr o nte op p os t o s’e r a divi s o s u q ue st o, n o n
dov eva a ve re a lc u na dif f ic ol tà a d a c cet ta re la ri c hie s ta d i i mpe g na r si pe rs o na l me nte n ella
Cr oce Verd e, e pr op ri o a f ia nc o d i Gi u sep pe S o gl ia . Il pr im o la p r esi ede rà , i l sec o nd o sa rà
vic e
p re sid e nte .
A
coa d i uva r li
vi
sa rà
la
m o g lie
di
M en a da ,
M a r ia
S pa l la nz a ni ,
a ppa r te ne nt e a l la f a m ig lia d i La z z a r o, s ci e nz ia t o sca nd ia nes e. M a ria era f ig l ia d i Pi ero
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L’Apostolo e il Ferroviere
S pa l la nz a n i, pe r a n n i pres ide n te de lla l o c a le Cr oc e R o ssa , ch e co nt i nua va a d a gi re in
so cc or s o a i s o lda t i i m peg na ti n ei ca mp i d i b a tta gl ia .
Nel 1 9 1 5 M a ri a v ie ne n om i na ta i spe ttr ic e pr ov in cia le de l le i nf e rm ier e v ol o nta rie e l a
f ig l ia
di
M a r ia
e
di
Gi u sep pe,
Pa o la
M ena d a , 4 2
c o nt i nu erà
l’ i mp re sa
di
fa m ig lia ,
in se re nd os i a i ver t ic i na z i o na li de lla C ro ce R os sa , fi n o a d a s su me re il r uo l o d i i spe t tri c e i n
lu o g o d i M a r ia J o sè di S a v oia e mer i ta n d o, do p o e s ser si pr od i ga ta i n ta nt i ca m pi di
ba tta g lia , u na gra n cr oce a l me ri to , la Vi ct or ia cr o ss , ma s si ma o n or ifi ce nz a i n gl es e, e fu
l’ u nica d o n na a d es se rne gi ud ica ta deg na . Co sì, ne ll ’a pr i le de l 1 9 1 4 , Gi u sep pe M e na da
a ss u ns e l’ i nca r ic o d i pre sid e nte de l la « C o mi ta to d i a s si s te nz a c iv ile» c h e po i a c q ui s ir à la
den o m in a z i o ne d i « P ubb l ica A s si st e nz a C roc e V erde» , c o n G i us epp e S og l ia , su o v ice,
ele tt o dep uta t o s oc ia l i sta l ’a nn o pr i ma . A s si eme a i d ue a m ic i - ne m ici , c o lla b ora va n o P ie t ro
Pet ra z z a ni, pr i ma i n c o nf l it t o co n l ’u n o e p oi c o n l’a lt r o, U m ber t o M or i n i, d ire tt o re d e lle
Fa r ma c ie c o mu na li d a ll ’o ri g in e, la m o g lie di Gi u sep pe G u icc i a rdi, V ir gi n ia F ia s tr i , 4 3
let tera ta e a utr ic e di co m med ie dia let ta li, il pre si de nte del la Ca m era d i C o m mer ci o
G ia c o mo Na m ia s , 4 4 m e nt re il pr of e s so r M a t te i era i nta n t o de ced ut o.
Il mes e do p o, pe r cel ebra re il p ri m o ma g g i o, i l di ret t ore de l l’A v a nt i Be n it o M u s so l in i
ve nn e a Re gg i o e t en n e d ue co m iz i: u no in p ia z z a e u n o da l ba lc o n e de ll o S c ud o d i Fra n c ia .
Il b is era sta t o ric h ie s to da i s u oi c he l o a v e va n o osa n na t o e s eg u i to f in s ot to l’a lbe rg o. Il
f ut ur o d uc e e ra a nc o ra s u po s iz i o n i r ig id a me n te ne ut ra l is te. R a im o nd i n o Fra nc he tt i, 4 5
f ig l io de l m us ic i sta A lbe rt o e ni p ote de l ba ro ne Ra i m o nd o, dece d ut o ne l 1 9 0 5 , stra ppa va
ova z i o ni a l c i ne ma t o gra f o c o i su o i d oc u m en ta ri di v ia g g i i n p a es i e so ti ci , me ntr e a lle
elez i on i a m m i ni st ra t i ve i s oc ia l i st i si c o nf erma va n o vi nce n ti r i ele gg e nd o Lu ig i R o ve rsi
si nda co e A le ssa nd r o M a z z o li pre s ide nt e de lla De pu ta z io ne pr o vi nc ia l e.
Era va m o nel 1 9 1 4 e l’I ta lia pa l pi ta va a n c ora co n « Tr ip ol i, be l su o l d ’a mo re» . Co n
M ena d a a l ver t ice d ella Cr oc e V erde s i m o ss er o a nc he le i st it uz i o n i e co n o mi c he e
cred it iz i e. U na pr i ma so t to sc riz i on e eb be su cce ss o e, co m e ri co rda Lui sa B o si, « r i sp o s er o,
offr en do c o ntr ib ut i, il Co m u ne d i Re g gi o e la P ro vi n cia , la Ba n ca A gr ic o la C o m mer cia l e e
la P op o la re , m o lt e co op era t iv e di la v or o, la
C on gr ega z i o ne
di ca r ità ,
l’ O pera
pia
isr a el it ica , la S o cie tà f erro via ria d i R eg gi o E mi lia ( pre si edu ta da M ena da ) e pr iv a ti
cit ta d i ni» . 4 6 O gn u n o n el s u o ca mp o a v eva fa tt o l e ne ce ssa rie pre s s io n i. E M e na da le a v e va
f a tte i n m od o a ssa i p i ù c on vi n ce nte deg l i a l tri . Ve n ne p o i i na ug ur a ta la pr i ma a u t ol et ti ga
co n a n ne s sa c eri m o n ia , p oi i n iz i ò i l ser viz i o co l pri m o tra sp or t o da Cer ret o Ga rfa gn o l o, a l
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L’Apostolo e il Ferroviere
di là di Ca s te ln o v o n e’ M o nt i, a v ve nu t o i n un te m po rec ord di un ’ ora e mez z a , e a nc ora
q ua l ch e t ra s po rt o d i u bria ch i, c he v en iva n o res pi n ti da l l’ o spe da le , perc h é, c o me la pa z z i a
n o n era a nc ora c o n si dera ta u na ma la tt ia , ma s o lo u n fe n o me n o di ord i ne pu bb li c o, co sì
l’ ubr ia c hez z a era c o n s idera ta so l o un v iz i o del q ua l e era vi eta t o f a rs i ca r ic o. Il pr i mo a n n o
di vi ta s i co n cl us e po s it iva me n te c on 1 .1 6 6 t ra sp or t i effet tua t i e 1 2 .1 7 9 chi l o me tri p erc or si
da ll ’a ut ol et ti ga . P o i l a g uerra dec i m ò il n um er o d i v ol o nta ri c hia ma ti a l le a r mi, c h e
pa s sa r o n o da trec e nt o ci n qua n ta a s ol o se tta nta .
S ol o ne l do p og uer ra l a Croc e Ver de s i ria n i m ò, d op o c he n el 1 9 1 8 era inf ur ia ta , a Re gg i o
co me a ltr o ve, una e pi dem ia d i spa g n ola , c h e a ll ora po te va a ver e un e s it o fera le e la Cr oce
Verd e a ve va f a t to il p os s ib il e per te nta re i l tra s p ort o d i q ua n ti pi ù a m ma la t i b i so g n os i di
ric ov er o a l l’ o speda le. Nel la le tte ra ch e M ena d a i nv ia a Vir gi n ia G ui cc ia rd i F ia s tri ,
pre sid e nte de l C o m ita to f e m mi n il e d i Re g gi o e s cri t tri ce, n o nc hé co lla b ora t ri ce d i M ena da
ne lla C r oce V erde , s i seg na la c he merc o le dì 1 3 ma gg i o 1 9 2 8 , a l tea tr o B o ia rd o, sa reb be
a nda ta i n sce na la q u a rta se ra ta d i be nef ice nz a per la ra cc o lta di fon di, c o n c o nfere nz e e
spe tta c ol i, e c he po c o do p o sa reb be sta ta i st it ui ta u na L ot ter ia t elef o ni ca . 4 7 Qu es te s o n o
so l o a lcu n e de lle i niz i a ti ve pr o m o ss e n el l’ i m med ia to do p og uer ra d a M ena da per fi na nz ia re
la Cr o ce Verd e.
Nel p ri m o d o p og uer r a sp ira va a r ia di ri v ol ta . A l tr ov e la gue r ra a ve va d ete r mi na to
co nd iz i o n i r iv o luz i o n a rie. I n Ita l ia il P S I , c ol C o ng re ss o di B ol o g na d el 1 9 1 9 , c hi ese
l’a d es i on e a l l’ I nte r na z io na le c o m u ni sta di Len i n e sa l ta nd o la riv o luz i o ne b o ls cev ic a e
me tte n do u n p o’ i ng e nua m en te a ll ’ ord in e d el g i or n o que l la i ta l ia na . Pra mp o li n i e i su oi
dis se n ti va no , ma t i mi da me n te. C om pre nd ev a n o c he la si tua z i o ne di e sa l ta z io ne c ol le tt i va ,
che d iv ide va l ’Ita l ia t ra q ua n ti a d ora va n o i l m it o d i Le ni n e qua nt i a d ora va n o qu el l o di
Fi u me, sf ug g iva lo ro di ma no . E p o i, era n o esi g ua mi n ora nz a d i u n pa rt it o c he di lì a p oc o
f i nirà a n ch e pe r c o n sid era r li s upe rfl ui , a nz i da nn o si , e pe r esp el ler li . A Re gg i o si
cele bra va n o gl i o ltr e s ei mi la ra ga z z i m or t i a l fr o nte , ma i l P S I l i c ele brerà s ol o ne ll ’a p ri le
del 1 9 2 0 , d op o ta nt i « n o n po s su m us» , s opra tt ut to d el l’ i ntra n s ige n te Pra m po l in i, c o n u n a
a ss em b lea e un di sc o rs o d i G e nuz i o Be nt i ni . 4 8 A n c he i l p res id en te de lla D ep uta z i o ne
pr ov in cia le
A les sa n dro
M a z z o li,
c he
a veva
m o st ra t o
una
d iv er sa
se n si b il ità
su ll ’a r g o me nt o, f u ri c hia ma t o a ll ’o rd in e. P ur tu tta via a n c he a R eg gi o, n el n o ve mbr e del
1 9 1 9 , l’a va nz a ta del P S I f u co n si st e nte , ma i ma s si ma l is ti d i P icc i ni n i e S i m o ni n i a veva n o
in ta nt o sc o nf i tt o, a l c o ng re ss o p ro vi n cia le, i rif o rm i st i, me tte nd o li per la pr i ma v ol ta in
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L’Apostolo e il Ferroviere
mi n ora nz a (t or nera n n o in ma g gi o ra nz a l ’a n n o d op o).
I s oc ia l i st i i n via ro n o a R o ma qua tt r o pa r la me n ta ri re gg ia ni ne l co ll eg i o pe r la pr i ma
vo lta i nte rpr ov i nc ia l e e pro p orz io na le d i P ia cenz a - Pa r ma - R eg g io e M ode na , ove si vo ta v a
a ttra ver s o il si st e ma del le pre f ere nz e . Fu a nc he c o nfer ma t o dep u ta t o i l ra di ca le M e uc c io
R ui n i e per la p ri ma vo lta s i e le ss e u n ca t t ol ic o co l po p ola re Fra nce sc o Fa r i ol i. I fa s ci st i
era n o a nc ora i n nu ce, me n tre la l is ta in ter ve nt is ta de l r if or mi s t a bi ss o la t ia n o A g o st i n o
Bere ni n i, c he ca nd ida va a nc he i l re gg ia n o Pi etr o P etra z z a n i, n o n o tt ie ne s uc ce ss o e c os ì
pur e q ue l la di A lc es t e De A m br is be nede t ta , ma i n si le nz i o, da D’A n n u nz i o. La pr i ma
a ss em b lea d ei s oc i de lla Cr oc e V erde de l d op o gu erra s i te n ne c o sì s ol o i l p ri m o f eb br a io
del 1 9 2 0 , ne l p ie n o d el b ie n ni o r o s so e de l l’ oc cu pa z i o ne d el le fa bbr ic he, « pre s so i lo c a li
del la Ca tt edra a m bu la nt e d i a g ri co l tura i n vi a De A m ic i s» . 4 9
M ena d a a n n u nc iò c he si sta va pr o ge tta nd o la n u ova sed e di via Bo ia rd i d ove la C r oce
Verd e ri si ederà f i n o a gl i a nn i S e ssa n ta . I n t a nt o il c o n si g li o a ve v a deli bera t o « l ’a pe rt u ra
deg li
a mb u la t or i
spe cia li s ti ci
nei
q ua l i
vi s ita va n o
l’ oc ul i sta ,
il
pe dia t ra ,
l’ ot o ri n ola ri n g oia tra e il de nt is ta » . 5 0 P o i s’ e ra n o ge tta te l e ba s i p er crea re il Di spe n sa r io
la t ta n t i e u n a mb ula t or i o c o nt r o le ma la t ti e ve ne ree. I n o ltr e, pr es so la sede de lla C r oce
Verd e , s ’era a nc he i ni z ia t o u n ser viz i o pe r ga ra nt ire vi s ite gra tu i te pe r i p o ver i e s ’er a
deci s o d i ve nd ere la vecc h ia a u t ol et ti ga , s os t it ue nd ola c on u n nu o v o a u to m ez z o F ia t a l
q ua le se ne a g gi u ng era n n o a ltr i q ua t tr o. Nel 1 9 2 0 s i ce leb r ò a nc he l’a vve n i me n to
de l l’ i na u gu ra z i o ne de lla ba ndi era . In que l l ’o cca si o ne il di sc or s o uffi cia le ve n ne te nu to
da lla s cr it tri ce Cl el ia Fa n o, 5 1 c he e sa l tò i l v o l on ta r ia t o. La Fa n o era ori g i na ria m en te
so cia l is ta , p oi su bì i l f a sci n o de l pa tr i ot ti s m o. I n q ue lla fa se i l na z i o na li s m o, c he da l la
gu erra a ve va a v ut o n ot ev ol e i mp ul s o, si c o nfi g ura va c o me l’a l t ra fa cc ia del la m eda g lia
ris pe tt o a l b o ls cev i s m o.
Il c on fl it t o tra d iz i o na l e t ra so cia l is ti r if or mi st i e li bera li c o ns erva to ri a ve va co sì or ma i
cedu t o il pa ss o a d una n u ova dic o t o mia . Ne l l’a pri le de l 1 9 2 1 ve n n e fo n da t o il Di spe n sa r io
la t ta n t i, s op ra t tu tt o p er i niz ia t iva d el la m o gl ie d i G iu se ppe M en a da , M a ria S pa l la nz a n i, e
del me dic o ped ia t ra A li pra nd o C ic ca re ll i, che p oc o d op o r ic or d ò: « U n nu cl eo di ge n ti li
si g n ore c o n a ca p o la be nef i ca s ig n ora M a r i a M e na da S pa lla nz a ni a cc o lse c o n en t us ia s m o
la mia pr o p os ta e f i n da ll ’a p ri le del 1 9 1 9 si for m ò u n c o m ita t o a t a le sc op o. F ur o n o te n ute
nu m er os e sed ut e, si ebbe a l ot ta re c o ntr o n u mer o se dif fic o ltà , s op ra t tu tt o di na t ur a
eco n o m ica , pa re va a nz i c he tu tt o na ufra ga ss e, ma la sa nt i tà e la n ob il tà d el la ca u sa eb b ero
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L’Apostolo e il Ferroviere
il s o pra v ve nt o, si r ip rese r o i la v or i di or g a niz z a z i o ne n el l’a pr il e del 1 9 2 0 e dop o a v er
su pera t o a nc ora n u m ero s i os ta c o li, la n os tra is t it uz i o ne fu a p erta a l pu bb li c o e p ot é
f u nz i o na re i l 4 a pr i l e 1 9 2 1 , i na ug ura ta c o n u na br il la nte c onf ere nz a de l mi o ma e s tr o
pr ofe ss or Ca t ta ne o» . 5 2
Il D is pe n sa ri o s i pr op o ne di « f o rn ir e a i ba mb i ni p ov eri c he n e ha n no b is o g n o la c ur a
med ica dir et ta , c o ns i g li ig ie n ic i, a i ut i a lle m a dri. Dà il la t te ste ri li z z a to sa n o, de bi ta me n te
prepa ra t o e d o sa t o, per l’a l i me nta z i on e, a gg i un ge i nf i ne u n’a z io n e d i s orv e g lia nz a a
mez z o di a pp o si te i s pet tr ici v o lo n ta r ie pr es so l e fa m ig li e e, oc cor re nd o, f o rn i sce i l cib o
co pi o so e nu tr ie nt e a lle ma dr i de bo l i pe r ren der le me gl i o id on ee a l l’a lla tta m en t o» . 5 3 Il
Di s pe nsa ri o ve n ne f i na nz ia t o c o n se i mi la lir e l’a n n o da l Co m u ne e c o n se i mi la l ire da
pa rte de lla Cr oce Ve r de ed e ra so s te nu t o a nc he da l la l o ca le Ca s sa d i Ri spa r mi o e da l la
be nefi ce nz a
pr iva ta .
Inta n t o,
ne l l’ ot t ob re
del
1920,
la
C roc e
Ver de
i nt erv e n ne
po si t iva me n te n el le z o ne m o n ta n e c ol pi te da l ter re m ot o f or ne n do a i ut i c o ncre t i e g li
a ut is ti de l le a ut oa mb ula nz e mer ita r o n o u n pre mi o di gra t if ica . P er t or na re a l D is pe nsa ri o
la t ta n t i, si t ra t ta va i n na nz i tu tt o d i f or n ire il la tt e a i ba m b in i de l le ma m me c he ne era n o
pri ve. I l la t te ve n ne f or n it o da lle Fa r ma cie co m una l i a t tra v ers o l’ in ter ve nt o d el d ir et to re
U m ber to M or i ni . L’e s per ie nz a del D is pe ns a ri o fu m ol to po s it iv a . Fu su bi t o a ffo lla t o di
ma dr i e ba mb i ni me nt re M a r ia S pa l la nz a ni fu n ge va da c r ocer os s i na a s s ie me a lla s ola
in fer m iera st ip en dia ta : M a ria Bura n i. S ic co me il pr o bl e ma n o n e ra s ol o del l ’a s si s te nz a a i
bi mb i, n el 1 9 2 3 f u in t rod o tta u n’ u lte ri or e f or ma di a s si s te nz a r iv ol ta a nc h e a lle ma dr i. A
f ro n te de lla de nu tr iz i o ne d i m ol te d i e ss e, che crea va a nc he un pr ob le ma d i ma n ca nz a di
la t te ma t er n o, v e nn e c rea t o un ref e t to ri o d o ve l e ma dr i p o teva n o co n su ma r e i l pa s t o.
Il 1 9 2 1 f u a n n o d i ve r a e pr op ria g uerra ci v ile a n c he a Re g gi o. L’ a n n o s i e ra a pe rt o c o n
la n o tiz ia de l l’ o mi ci di o d i d ue g i ova n i s o ci a li st i a C or re gg i o a v v en ut o l’ ul ti m o d el l’a n n o
del 1 9 2 0 a d o pera d i f a sci s ti g i u nt i da C a rpi. P oi e ra sta t o u n cre sc e nd o di v i ol e nz e
co n su ma te da u na pa rte e da l l’a lt ra . Ne l febbra i o del 1 9 2 0 era sta ta fo nda ta la sez i o ne
reg gia na de l Fa sc i o co n M i lt o n La r i a lla se gr eter ia . I fa s ci st i a ve va n o p oc o pr ima p r om es so
di r is p on der e « o cc hi o per oc ch i o, d en te per den te» 5 4 a ll e v io le nz e di sta m p o b ol sc ev ic o e
a lle de ri s io n i ver s o c ol o ro c he a v eva n o sa lva to l ’I ta lia pe r la q ua le er a n o s ta t i pr of us i
« to rre nt i d i sa n gu e» . 5 5 Nel ge n na i o de l 1 9 2 1 era i nta n to na ta a n c he a Re gg i o la fe dera z i o ne
co m un i sta c o n U l is se Pic ci n in i 5 6 e A n ge l o Cu rt i 5 7 tra i d iri g en ti, me nt re U m berto
Terra c i n i, 5 8 d i r it or n o da l C o ng res s o d i Li vo rn o, a ve va me s so s ot t o il rif o rm i sta A rt ur o
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L’Apostolo e il Ferroviere
Bel le ll i a l P ol i tea ma A ri os t o, a ll ’a s se m blea deg li o pera i de l le O ffic i ne Re gg ia ne, i q u a li
bo cc ia r on o c la m or o sa me n te la pr op o sta d i f a re del la fa b br ica una co op era t iva . Pr i m o g r a ve
s ma cc o, d op o la pa re n tes i ma s si ma li sta de l l a fede ra z i o ne re gg ia n a tra i l 1 9 1 9 e il 1 9 2 0 , per
Pra mp o li n i e i su o i.
A S a n t’ Ila r i o gra v i in cide n ti era n o s c opp ia ti a f eb bra i o tra s oc i a lc o mu n is ti e fa sc is ti,
po i, a ma rz o, e n or me im pre s si o ne a ve va su s cita t o l’a tte n ta t o a na r ch ic o a l c i ne ma D ia na di
M ila n o, c o n d ic ia s se tt e m or ti e se ssa n ta fer i ti. Ne ll ’a pr il e de l 1 9 2 1 Cesa r e G ua rda s o ni , già
a m mi n is tra t ore c o m un a le s oc ia li s ta e c o n si g lie re de lla Ca m era d i Co m me rci o, po se c o sì il
pr ob le ma , c o me s oc io del c o n si g li o e « ric h i a ma nd os i a gl i sc op i e a lle o ri gi n i de lla Cr o ce
Verd e, ne lla qua le ci tt a di ni di t ut te le fed i e di t ut ti i pa rt i ti s i a ff ra te lla r o n o i n a m ore v ol e
op era di s o cc or s o, e sp ri me i l v o to per ch é ce ss i n o le a spr e c on te se che d ila n ia n o i l Pa e s e e
gl i u o m in i e i pa r ti ti ric ord i n o, p ur nel le in ev ita bi li l ot te d i id ee e di i nte re ss i, l e a lte
um a n e ra g i on i de lla c i vi ltà e de lla li ber tà . A ug ura c he il v o to d el l a Cro ce Ver de a b bia e co
pr on ta i n t ut t i g li a ni mi e co n ti n ui n o c o sì, se nz a l ot te sa n g ui n o s e, il pr og res s o e la pa ce
ra g gi u nt i» . 5 9 E tu tta l ’ a ss em b lea a p pr ov ò ca l or o sa m e nte .
A l di là de ll e i ne vi ta b il i l o tte d i i dee c he or ma i era n o s o st it ui te d a lle l ot te v i ol en te tra
gl i uo m i ni di o pp o st a te nde nz a , la Cr oce Verd e a p pr ov ò d u n qu e u n ord i ne del g i or n o
po li t ic o c he u n iva so cia li st i ri f o r mi st i e l i bera li d i s ta mp o p iù o me no g io l it tia n o. P oc o
dop o, n el gi u gn o d el 1 9 2 1 , me n tre i fa s ci st i a veva n o i n va s o p er la s eco nda v ol ta la sa la d el
Co n si g li o c om u na l e, e i l me se d op o c he i s oc ia l i st i s’ era no r ifi uta ti di p res e nta r s i a lle
elez i on i po l it ic he i n s eg n o d i p ro te sta c o ntr o la v i ol enz a ( Re gg i o a veva ele tt o per la pr i ma
vo lta tre d ep uta ti f a sc is ti , o lt re a du e p op o l a ri) a l cu n i fa s ci s t i re g gia n i s i pr es en ta r o n o a lla
sede de lla C ro ce Ver de c h iede nd o d i e sp o rre la ba n di era tr ic ol ore . La que s ti o ne ve n ne
po sta da M e na da a l c o ns i gl i o e Gi u sep pe S o gl ia g l i ri sp o se: « Pe r ra g i on i d i c oe re nz a le
sa r ò ob bl i ga t o se el la vo rrà r ic orda re a l c o n si g l i o c h e, q ua n do a d o tta m m o c o me s i mb ol o la
ba n die ra bia nca c o n la croc e verd e, i o pr o po si (e b en d iv er si era n o i te mp i) di so vra p p or vi
il na str o tr ic ol o re. I l ric ord o m i de ve e s ser e per me s s o per di m o s tra re a i c o ll eg h i di c ui
a mb i sc o la st i ma , c h e i n que s ta m a ter ia n on s o n o n é u n p e nt it o, né u n c o nve rt it o
del l’ ul ti ma o ra » . 6 0 C o me dir e: ne pp ure il pa tri o tt is m o ci pu ò di vi d ere.
Ch e i ra pp or ti tra S o g lia e M e na da f os se ro ot ti m i è ul ter i or me n te pro va t o da l l’ o ma gg i o
che V i tt or i o M o li na r i, da l 1 9 2 0 diret t ore d ella C ro ce Ve rde re g gia na , v o lle tri bu ta re a
M ena d a d op o l’a s se m blea de l 1 4 ma g gi o d e l 1 9 2 2 . G li d o nò u n i n gra nd i me nt o f o t ogra fi co
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L’Apostolo e il Ferroviere
del su o r itra tt o c o n l a dedica d el l o sc ri tt o re Na b or re Ca mpa n i n i, s o tt o scr it ta da t ut ti i
mi l it i. M ol i na r i def i nì M ena da « n o n s o l o i l pres id en te a tt iv o, in tel l ige n te, m un if ic o, ma
a nc he l ’a mi co e i l pa dre» . 6 1 S o gl ia i nt erve n ne s ub it o per a p pr o va re q ue l ge st o « ge n t ile ,
a ffett u o so , n o n co rt ig ia n o» gia c c hé « a l la C roc e Ver de due c o se so n o i nd is pe nsa bi l i: il
pre sid e nte c o m me nda t or M e na da , c he o lt re a d a t ti va in te ll i ge nz a dà a l la Cr oce Ve rde u na
gra nde f orz a m ora le e credi t o n o n c o mu ne (. ..), e i l co rp o de i m i li t i v ol o nta ri» . 6 2 Da te ne re
pre se nte c he G iu sep pe M ena da d ove va c o nc i lia r e i s uo i i nn u mer ev ol i i mpe g ni (pre s ide n t e
del la S A F R E , ol tr e a l l e pres ide nz e e a lle c o ns u le nz e pi ù v ol te cita te e c he ne l 1 9 2 0 si
so vra pp o neva n o in m ez z a Ita lia ) a nc h e c on q ues ta p res id enz a a s co po be nef ic o. A f or n i re
ul ter i ori
da t i
s u lla
co lla b ora z i o ne
a
pre sc in dere
da l la
i de ol o gie ,
va
r ic orda t o
c he
l’A s so cia z i o n e tra i mi l it i v o l o nta r i d el la Cr oce Ve rde, fo nd a ta nel 1 9 1 7 , a veva a lla
pre sid e nz a A mle t o R a ga z z i, 6 3 d ir i ge nte s o cia li sta f i n o a l sec o n do d o po g uerra e fu t ur o
pre sid e nte de lla st es sa Cr oce Ver de.
Qua n do M e na da è g ià si nda c o di Re g gi o, n el di ce mbr e del 1 9 2 5 , eg li, a nc ora a l ve rt ice
del la
Cr oce
Verd e,
scri ve
u na
a p pa s s i o na ta
l et tera
in
q u a li tà
di
p res id en te
del
« Di s pe nsa ri o la t ta nt i» , c on la qua le c hi ede co n tri bu ti pe r i nna lz a re u n a l ber o di Na ta l e a
va n ta g g i o de l D i spe n s a ri o st es s o: « O g ni ma m ma , o g ni pa pà , o g ni n o nn o pe n si» , e g li ri le va ,
« che u na pi cc ola q u ot a to lta a qu el la de st i n a ta a l re ga l o d i Na ta l e del le s ue cr ea t ure, p uò
po rta r e i nc o m me ns ur a bi le be nef ic i o a d u n a ltr o b i mb o m e no f o rtu na t o» . 6 4 Le off er te « si
rice v o no f i n o a l 2 0 di cem bre da l s ig. ca v. A l be rt o C up p in i p re ss o la se de p ro vv is o ria del
Co m ita t o e sec u ti vo i n via E m il ia S a n P iet r o» . 6 5 E qu es t o Cu pp in i era p ro pr io qu el l o c he
a veva c ol la b ora t o c o n M e na da ne ll a f o nda z io n e de l le Off ic i ne R eg gia ne, de l le q ua l i e ra
a nc he d iv e nu to a m m i ni s tra t or e, c o n M e na d a pre sid en te, ne l d ice mb re de l 1 9 0 4 . U na d ella
ca ra t ter is ti c he d i M e n a da , co m ’è il ca s o di A lfred o B ena s si , s uo co l la b ora to re d i u na v ita , è
q uel la d i ce me n ta re i ra pp or ti ne l te m po e di t ra sf eri rl i n el le su e n u mer o se i n iz ia ti ve
eco n o m ic he e be nef i che . Co n V ir gi n ia G ui ccia rd i Fia st ri i l r a pp ort o s i m a n ter rà di
reci pr oca st i ma e a f f ett o. Q ua nd o la scr i t tri ce re g gia na i nv ier à a l p ode s tà G i us ep pe
M ena d a la rela z i on e d ell ’ ul ti ma a s se m blea d el s uo Fa s ci o fe m mi n i le pr o Ita l ia , ne l ma rz o
del 1 9 2 8 , M ena da le ri sp o nde rà c o n u na le tt era m ol t o c o rte se e ri c o no sc e nte : « Po rg o a le i i
se ns i di v iv o ra lle gr a me n to p er l’ o pera s vo lta da l fa sc i o, c he è vera me n te de g na di
a m mi ra z i o ne pe r tu tta la f ede, tu tt o l’a m ore , cui e ssa è s ta ta is pi r a ta » . 6 6 M a i te mp i era n o
a nc ora ca mb ia ti e a n c he l ’a s s is te nz a s i era fa tta t ut ta po l it ica , r ig ida me nt e co n tr ol la ta da l
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L’Apostolo e il Ferroviere
pa rt it o - sta t o.
Da l la C ro ce Verd e a l l e ca se p op o la ri , a l tr o set t ore d i in c on tr o e di c o lla bo ra z i o ne tra
M ena d a e i s oc ia li st i. Le pr im e ca s e o pera ie sor g o n o s ol o ne l 1 9 0 5 , « due ca set te c o st ru ite
da lla S oc ie tà o pera ia Vi tt or i o E ma n ue le s u l la S tra da A lta ver s o S ca nd ia n o» . 6 7 M es i d op o
sa ra n no c o mp leta te l e pr im e ca se c o st ru it e da l la S oc ietà c oo pe ra ti va pa tr oc i na ta da lla
Ca m era de l La vo ro . S i tra t ta de ll ’ in se dia me nt o ne lla pia z z a di S a n Ze n o ne, a S a n M a uri z io
e a S a n Ba r t ol o me o, v ers o il G h ia rd o. 6 8 P o i, ne l C o n si g li o co m u na le d el 2 9 e 3 0 a pri le d el
1 9 0 8 , l’ a s se ss or e a i la vo ri pu bb li ci A u g us t o Cu rt in i ri leva : « P er q ua n t o l’ i niz ia t iva pr iv a ta
a bbia sa p u to f a re ve ri sf orz i e c o mp ier e sa cr ifi ci mer i to ri per r iu sc ire a get ta re s ui mer ca ti
ca me re a m it e ca n o ne d’a f f it t o, b i so g na per ò c o nc l uder e c he la s ol uz io n e è se mp re sta ta
pa rz ia le, i n su f f i cie n te ( …) È perc i ò ch e il C o mu n e, sp ec ia l me n te se soc co rs o da le g is la z i o ni
di fa vo re, pu ò e f f i ca ce me n te occ upa rs i d el l’a rdu o pr ob le ma » . 6 9
Cur ti n i f or n is ce da ti in ter es sa nt i su l ra pp o rt o t ra p op o la z i o ne e a bi ta z i o n i a Re g gi o.
Nel 1 8 8 1 i l Co m u ne di Re g gi o co n ta va 5 0 .0 0 0 a bi ta nt i c o n 9 .7 5 1 a bi ta z i o n i, ne l 1 9 0 1
co n ta va 5 8 .9 9 3 a bi ta nt i co n 1 1 .0 1 2 a b ita z io n i, ne l 1 9 0 7 co n ta va 6 5 .1 8 3 a bita n ti c o n 1 1 .2 7 8
a bi ta z i o ni . Da l 1 9 0 1 a l 1 9 0 7 si era r eg i stra t o un a u me n to de lla p op ola z i o ne pa ri a l 1 9 , 6 % e
le a bi ta z i o n i e ra n o s o l o a u me nta te de l 4 ,8 %. La spr o po rz i o ne era e vide n te. Que s to no n è i l
so l o p r ob le ma p e rc hé « ne lla n o st ra c it tà » , pr ose g ue C ur ti n i, « s o n o mi g lia ia e m ig l ia ia le
per so n e ch e s i ri n ta na n o a nc o ra i n a m b ie nt i b ui e a nt i gie n i ci ( …)
Ne l 1 8 8 8 u na
co m m is si o ne n o m ina t a da l n os tr o M un ic ip i o r il eva va c he ne lla s ola ci ttà 4 6 2 ca se era n o
in sa lu br i e per i c o lo s e ( …) L’ u lt i ma i nc h i esta co nd o tta ne l 1 9 0 4 da ll ’A m mi n is tra z i o ne
co m una le s oc ia l is ta , e d in ter r ot ta i n se g ui t o a lla s uc ce ss i on e a l p ot ere de l pa r t it o c ler i co m odera t o, p or t ò i l su o esa m e s u u na pa r te dell e ca s e di c it tà e per q ua nt o da l 1 8 8 8 si
f o sse r o ese g ui ti i la v or i di a b ba t ti me n t o dell e m ura c he s co pr ir o no a l s ol e ta nte p ic c ol e
ca s up ol e, de si g n ò c o me i na b ita b i li 1 7 7 ca s e su 1 .2 4 7 vi s ita te, e q ui va le n ti a l 1 4 %» . 7 0 Nel
lu gl i o d el 1 9 0 8 v ie ne f ina l me n te a ppr ova t o i l p ro ge tt o pe r la c o str uz i o ne de lla n u o ve ca se
po p ola r i ne ll ’a rea d el l’e x c o nve n to di S a n t’ Ila r i o a P or ta Ca st el l o. Qua nd o il C om u ne di
Re g gi o d ec is e d i f o nd a re, i l 1 4 g iu g n o de l 1 9 2 0 , l’ I st it ut o a ut o n o m o de l le ca se p op o la r i s u
pr op os ta d el l’a s se ss or e s oc ia li sta F ra n ce sc o Lo l li, a pp r ova nd o c o nt es tua l me nt e l’a pp os it o
sta tu t o, e ra no già s ta ti c os tr ui ti , su i n iz ia t iva de l C o m u ne d i R eg gi o, du e fa bbr ica ti di
ve nt i qua tt ro a l l og g i ca da u n o p os ti pr es s o i l q ua rt ie re Ga r de ni a , le ca se di V i lla S a n
Pr os per o, q ue l le de l l a S tra da ma es tra d i P orta Ca s te ll o c oi q ua t tr o fa b br ica t i d el l ’ex
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L’Apostolo e il Ferroviere
co nv e nt o d i S a n t’ Ila ri o, e il t ut t o, per u n va l ore d i sei ce nt o m il a l ire, ve n ne a ffi da t o a l
nu o v o i s ti tu t o. A qu est o s i a g gi u ng eva u n’a rea fa bbr ica bi le i n l oca li tà S a n Pr o sp er o
S tri na ti de l va l ore di 6 5 .6 2 5 l ire. 7 1 L ’ ite r pe r i l dec o ll o d el l’ i st it ut o n o n fu bre ve.
La le gg e L uz z a t ti del 1 9 0 3 ren deva p os si b il e la f or ma z io ne di q u est i e n ti da pa r te d ei
Co m u ni, c h e do ve va n o p oi es ser e ri co n o sc i ut i da l l’a u to ri tà di g ove r no . Il 2 8 a p ri le d el
1 9 2 1 a rr iv ò il p la ce t mi n i ste ria le e il 1 8 a g os t o d el l o st es s o a n n o ve n ne te n uta la ri u ni o ne
d’i n sed ia me nt o. Pre s i den te, e q ui sta la se c o nda g ra n de a no ma l ia reg gia na , v e nn e pr op ri o
vo ta t o, e a l l’ u na ni m it à , Gi us ep pe M e na da , che ne gl i a n n i prec ed en ti a ve va g ià co st i tu it o
una c o ope ra t iva per l e ca s e p o po la r i, vi ce pre sid e nte fu Na t a le Pra mp o li n i, i ndu s tria l e
reg gia n o
e
p oi
b o ni f ica to re,
se gr eta r i o
G in o
M on te s so ri,
gi à
c on s ig l iere
c o mu n a le.
Co n si g lie ri era n o Pi et ro Pe tra z z a ni , p ri ma co n si g lie re c o m u na le so cia l is ta e l ’a n n o do po
pri m o s i nda c o f a sci s t a di Re g gi o, A lfre do Pi n ot tt i, p res id en te d ella S oc ie tà a n o ni ma ca se
op era i e d i Re g gi o, A m os Ri o, pre s ide n te d el l a Co o pera ti va ca se i m pie ga t i del l o S ta t o. Tr a i
si nda ci v en ne n o mi na to q uel l’ E nri c o Be ned i cti , ch e sa rà p o i pre si den te de ll ’i s ti tu t o do po
la m ort e d i M e na da , tra il 1 9 3 1 e i l 1 9 3 2 , e c he, n el s ec o nd o d op o gu erra , a cc u sa t o da i
co ll eg h i, c he i n se gna va n o c o me l ui a ll ’i st it ut o S ec ch i, d i a ver a vut o s i mpa ti e per il
f a sc is m o e pe r qu es t o ra dia to , s i su ic ide rà .
Da n o ta re c he il 1 9 2 1 è certa me n te l ’a nn o p i ù i n te n so d i c o n fli tt i e di i ns urr ez i o n i
vi ol e nte. A Re g gi o n o n si c o nta n o i mo rt i c h e a s i ni s tra s on o s ol o q uel l i p er ma n o fa sci s ta e
a dest ra s ol o qu el li p e r ma no s oci a lc o m u ni st a , a nc he s e i pr i mi su p era r on o su bi t o e di gr a n
lu n ga i sec o nd i. Ch e i n u n c o n tes t o c o me q ue st o si po te s s e pe nsa re a f or me di
co lla b ora z i o ne a nc he tra f ro n ti op po s ti a p pa re da vv er o u n fa tt o st ra ord ina ri o. A v ve n ne
ne lla Cr oc e V erde e già l o si è s ot t ol i nea t o, ma a vv en ne a nc he a ll ’ in ter n o del l’ I st it u to
a ut o n o mo d el le ca se p op o la r i. E i n e ntra m be le cir c os ta nz e è Gi us e ppe M e na da a c o st it ui re
una si n te si e u n p u nt o di r if er i me n to . M en a da a gg iu n se u n a ltra pres ide nz a , l’e n ne s i ma ,
q uel la de ll ’Ia c p, a l s u o g ià r ic co pa tr i mo n i o di ca r ic he . E a nc he i n q ue sta nu o va f u nz i o ne
la s ua ca pa c ità s i a f f e r m ò su bi t o.
Il 3 0 gi ug n o de l 1 9 2 2 , c io è ne pp ure u n a n n o d op o a ve r pre s o le c o ns eg ne , M e na d a
ina u gu ra i p ri m i tr e edif ic i a l la Ga rde n ia e a ffer ma : « S o no l ie to di p o ter o gg i ste s so
sere na me n te a f f e r ma r e ch e i l n os tr o c o n si gl io di a m m i ni st ra z i o ne co ll ’e nt ra nte pr i ma ve ra
a vrà c om p leta t o i c in q ue ed if i ci d i que s to gru pp o Ga rde n ia » . 7 2 Nel gi ug n o de l 1 9 2 3 i
ci n qu e ed ifi ci ve n ner o i na u gu ra t i. P ote va no a ll o gg ia re be n ce nt o u n o fa mi g lie i n a ltr et ta nt i
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L’Apostolo e il Ferroviere
a ppa r ta me nt i, tu tt i d o ta t i d i la va b o, wa te r e va sca da ba g n o. Il qua rti ere p op ola re è t ut t o ra
si tua t o s ul la de st ra d ella via c he co nd uc e a lla sta z i on e de lla Re gg i o - C ia n o e c he p oi si
ch ia merà v ia le Tr en t o e T rie s te. La spe sa c o mp le ss iva fu d i qua t tr o mi l io n i d i l ire, de lla
q ua le u na pa r te a ca ri co de l C o mu n e di Re g g i o e i l re sta n te a ca r i co d i tre ba n c he: la Ca ssa
di R i spa r m i o, il Ba nc o S a n Ge mi n ia no e S a n Pr o spe ro e, nea nc he a pa rla rn e, la Ba n ca
Co m me rcia le, ch e c o sì i n iz ia va u n’a tt iv i t à a nc he ne l se tt or e del l’e di liz ia p ub bl ica e
po p ola r e.
Il f i na nz ia me n to del la Ba nca C o m merc ia le, dov u to a M e na da , era for se la m ot iva z i on e
pi ù f ort e, a ss ie me a l la ca pa c ità ma na ger ia le del l’ u om o, c he a veva sp i nt o tu tt i a c h ied ere a l
ca va l ier e d i i mpe g na r si i n pr ima pe rs o na a nc he i n q ue sta nu ov a a vve n tu ra . D’a l tr on de
a nc he Ca m i ll o Pra mp o li n i, c he era sta t o a l la pres id enz a d el la Ca s s a di Ri spa r m i o da l 1 9 0 4
a l 1 9 0 8 (n el l’ ep oca d ell e s ua e st ro m i ss i on e da l la Ca mera de i dep uta ti da pa r te de ll a
Gra nd e A r ma ta ) r it or n ò a l la pre si de nz a d ella Ca s sa pr o pri o n el b ie n ni o 1 9 2 1 - 1 9 2 2 . 7 3
Du n q ue n el la f a s e i n cu i v en n er o f i na nz ia t i g li i n ter ve nt i d el le c a se p op ola ri a t tra v er s o
l’ is ti t ut o v o lu t o da l C o mu ne s oc ia l i sta di R eg gi o e pre s ied ut o da G iu sep pe M ena da . C o me
tra i l 1 9 0 4 e il 1 9 0 8 co n ti n ua r on o i fi na nz ia m e nt i a l le i mp res e che na sce va n o a R eg g io ,
vo lu t i
da l
p red ece ss ore
di
Pra mp o li n i
a lla
pre s ide nz a
del la
Ca s sa ,
e
ci oè
Ce s a re
Terra c h i ni , c os ì tra i l 1 9 2 1 e il 1 9 2 2 , me ntr e il fa s ci s mo s i a ffer ma va a n ch e a Re gg i o, la
co lla b ora z i o ne t ra Pra mp o li n i e M e na da c o n ti n ua va , n o n s o lo c o n la g ui da c o n gi u nta d el
pra mp ol i nia n o G iu se ppe S o g lia e de ll o s tes s o M ena da de l la Cr oce Ver de, ma a n che
a ttra ver s o un ra p p ort o d i co - f i na nz ia m en t o di Ba n ca Co m me rc ia l e e Ca s sa d i R is pa r m io
su ll e op ere p ub bl ic he . Due ba n ch e ch e ra p pre se nta va n o a nc he u na s to ria l ega ta a i d ue
per so na g g i.
NOTE
1
P. Barazzoni, L’assistenza sociale a Reggio Emilia , vol.
II,
Assistenza e beneficenza nella riforma del
1890. La gestione delle amministrazioni socialiste , Reggio Emilia 1998, p. 374.
2
M . F e s t a n t i , O . R o m ba l d i , L e F a r m a c i e c o m u n a l i a R e g g i o E m i l i a . S t o r i a d i u n ’ i d e a . R e g g i o E m i l i a
1986, p. 53.
3
P . B a r a z z o n i , L ’ a s s i s t e n z a s o c i a l e a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 3 2 8 , a n c h e i n « L a G i u s ti z i a » , 2 2
d i c e m br e 1 8 8 9 .
Pag. 259
L’Apostolo e il Ferroviere
4
M . F e s t a n t i , O . R o m ba l d i , L e F a r m a c i e c o m u n a l i a R e g g i o E m i l i a . S t o r i a d i u n ’ i d e a , c i t. , p . 6 2 .
P . B a r a z z o n i , L ’ a s s i s t e n z a s o c i a l e a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 3 2 8 , a n c h e i n « L a G i u s ti z i a » , 2 6
5
gennaio 1890.
6
Ibidem, p. 337.
7
Z e f i r i n o J o d i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 0 3 , i v i 1 8 9 6 ) , s a c e r d o te , e d u c a to r e , v e n n e o r d i n a to p r e t e i l 2 8
m a g g i o d e l 1 8 3 6 e n e l 1 8 4 5 f u p a r r o c o d i S a n ta T e r e s a . E g l i f o n d ò , p r e s s o l a s u a p a r r o c c h i a , u n p i o
i s t i t u t o c h e i n i z i ò l a p r o p r i a v i t a a p a r t i r e d a l 6 f e b br a i o d e l 1 8 5 6 . I l P i o I s ti t u to A r ti g i a n e l l i s v o l s e
u n ’ o p e r a a f a v o r e d e i r a g a z z i p o v e r i , bi s o g n o s i d i a s s i s te n z a . P e r l ’ a m o r e d i m o s tr a t o v e r s o i
ragazzi don Jodi fu chiamato il Don Bosco di Reggio.
V e d i J o d i Z e f i r i n o , i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 4 1 3 e b i b l i o g r a f i a
connessa.
L. Rossi, Il Comune educatore. Reggio Emilia: un esperimento di poli tica scolastica nell’Italia
8
giolittiana, Verona 1988, p. 39.
9
P . B a r a z z o n i , L ’ a s s i s t e n z a s o c i a l e a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 3 3 3 .
10
L . S e r r a , 1 8 9 2 : L ’ i n v e r n o d e l l a f a m e a R e g g i o E m i l i a , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , n . 1 , d i c e m br e 1 9 8 2 ,
p. 9.
11
Ibidem.
12
D a r i c o r d a r e a t a l e p r o p o s i t o l a d u r a v e r te n z a tr a l a v o r a to r i e C o m u n e d i R e g g i o d e l g e n n a i o
d a l 1 9 0 6 , c h e m i s e i n s e r i a c r i s i l a n u o v a g i u n ta d e l l a G r a n d e A r m a ta .
13
L. Rossi, Il Comune educatore. Reggio Emilia: un esperimento di politica scolastica nell ’Italia
giolittiana, cit., p. 43.
14
L ’ a s i l o M a n o d o r i v i e n e a p e r t o n e l 1 8 6 0 , m a i l s u o p r o g e tt o e r a s t a to a v a n z a to d a P i e tr o
M a n o d o r i , p r e s i d e n t e d e l M o n t e , g i à n e l 1 8 5 3 . I l d u c a ta r d a v a i n s p i e g a bi l m e n te a d a c c o r d a r e i l
p e r m e s s o , p o i c h é l a s p e s a e r a i n t e r a m e n te a c a r i c o d e l M o n te . L a te r r i bi l e c a r e s ti a d e l 1 8 5 3 e
l ’ e p i d e m i a d i c o l e r a d e l 1 9 5 5 bl o c c a r o n o u l t e r i o r m e n te l ’ o p e r a c h e d o v e t te a t te n d e r e f i n o a l 1
gennaio del 1860.
15
L. Rossi, Giuseppe Soglia e il progetto politico socialista a Reggio Emilia fra s cuola e società , in
«L’Almanacco», cit., n. 16, aprile 1990, p. 31.
16
Ibidem.
17
B r u t o M o n d u c c i ( I m o l a 1 8 8 7 , R e g g i o E m i l i a 1 9 7 5 ) , m a e s tr o e l e m e n ta r e , s o c i a l i s ta , d i p l o m a to s i
a l l ’ I s t i t u t o M a g i s t r a l e d i F o r l i m p o p o l i , d o v e c o n o b be B e n i t o M u s s o l i n i . A r r i v a a R e g g i o n e l 1 9 0 5 ,
u n a n n o d o p o c h e G i u s e p p e S o g l i a , a l tr o r o m a g n o l o , a v e v a a s s u n t o l a d i r e z i o n e d e l l e s c u o l e d i
R e g g i o , c o m e m a e s t r o , p o i d i v e n t a s e g r e ta r i o c o m u n a l e . È a n c h e i s p e t to r e s c o l a s ti c o . I n q u e s ta
v e s t e i n c o n t r a l a s u a f u t u r a m o g l i e , L i v i a M o n te s s o r i , n i p o te d e l l ’ a r c h i te t to M o n te s s o r i , c h e a v e v a
l a v o r a t o n e l l o s t u d i o d i M a r c h e l l i , p r o g e t ti s ta d e l F o r o B o a r i o , p o i c a s e r m a Z u c c h i . P a r te c i p a c o m e
s o l d a t o s e m p l i c e a l l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e . A l s u o r i t o r n o s c e g l i e l a c a r r i e r a d i d i r i g e n te
Pag. 260
L’Apostolo e il Ferroviere
c o m u n a l e . È a l l o s t a t o c i v i l e , p o i a l l a c o o p e r a ti v a d e l d a z i o , c h e g e s ti v a l e i m p o s te d i c o n s u m o f i n o
a l 1 9 3 8 . N e l s e c o n d o d o p o g u e r r a è d i r e t to r e d e l d a z i o f i n o a l 1 9 5 1 . P u b bl i c a u n i m p o r ta n te v o l u m e
s u l l e i m p o s t e c o m u n a l i , s t u d i a t o e a p p r e z z a to i n t u t ta I ta l i a . È a n c h e g i o r n a l i s ta e c o l l a b o r a a « L a
Giustizia» e a «Il Socialista reggiano».
V e d i M . M a z z a p e r l i n i , L a c a r i c a u m a n a d i u n s o c i a l i s t a d i a l t r i t e m p i . B r u t o M o n d u c c i , i n « S tr e n n a
d e l P i o I s t i t u t o A r t i g i a n e l l i » , 1 9 7 6 , p p . 5 0 - 5 1 e t e s ti m o n i a n z a o r a l e d e l f i g l i o E l i o M o n d u c c i .
18
N i c o l a B o m ba c c i ( C i v i t e l l a d i R o m a g n a , F o r l ì , 1 8 7 9 , D o n g o 1 9 4 5 ) , i n s e g n a te e l e m e n ta r e ,
r i s u l t a m a e s t r o a C a d e l b o s c o S o p r a n e l 1 9 0 2 , m e n tr e M u s s o l i n i è a P i e v e S a l i c e t o d i G u a l t i e r i . P o i è
sindacalista della
CGIL
e s e g r e t a r i o c o n f e d e r a l e a P i a c e n z a , C e s e n a , M o d e n a . A l l i n e a to c o n l e
correnti intransigenti del
PSI,
è a r r e s ta to n e l 1 9 1 8 p e r a v e r d i f f u s o u n c o m u n i c a t o d e f i n i t o
« d i s f a t t i s t a » , p o i , n e l 1 9 1 9 , è v i c e s e g r e ta r i o d e l
cosiddetta «pura». Nel 1920, al
II
PSI,
r a p p r e s e n ta n d o v i l a c o r r e n te c o m u n i s ta
C o n g r e s s o d e l C o m i n t e r n , s o s t i e n e l a n e c e s s i tà d e l l a s c i s s i o n e . A l
C o n g r e s s o d i L i v o r n o d e l 1 9 2 1 è , a s s i e m e a B o r d i g a , i l m a g g i o r e e s p o n e n te d e l l a c o r r e n t e c h e s i
distacca dal partito fondando il
PCDI.
V i e n e p o i e s p u l s o d a l P a r ti to c o m u n i s ta n e l 1 9 2 4 e r i a m m e s s o
nel 1927. Negli anni Trenta si riavvicina al vecchio amico Mussolini, diviene direttore dell’Ufficio
c i n e m a t o g r a f i c o i n t e r n a z i o n a l e , n e l 1 9 3 6 f o n d a l a r i v i s ta « L a V e r i tà » , c h e u s c ì f i n o a l 2 5 l u g l i o d e l
1 9 4 3 . P o i r e s t a v i c i n o a M u s s o l i n i e d è i l p r i n c i p a l e e s te n s o r e d e l l a C a r ta d i V e r o n a d e l l a
R e p u bbl i c a s o c i a l e , c h e p r o c l a m a l a s o c i a l i z z a z i o n e d e l l e i n d u s tr i e . M o r ì a D o n g o , f u c i l a t o d a i
partigiani assieme agli altri gerarchi, il 28 aprile del 1945 e il suo corp o fu appeso a piazzale
Loreto.
V e d i B o m b a c c i N i c o l a , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l . I , p p . 3 3 6 - 3 3 9 .
19
Manlio
Bonaccioli
(Mercato
Saraceno
di
Forlì
1887,
Reggio
Emilia
1946),
giornalista
p u b bl i c i s t a , i n s e g n a n t e , g i u n g e a R e g g i o n e l 1 9 1 1 c o m e m a e s tr o d i s c u o l a e l e m e n ta r e . D o p o d u e
a n n i s i d i m e t t e d a l l ’ i n s e g n a m e n t o e s i d e d i c a a l l ’ a t ti v i tà g i o r n a l i s ti c a . D a p p r i m a l a v o r a a « L a
Giustizia» poi, assieme ad Amleto Ragazzi e Riccardo Rinaldi, fonda il mensile «La Provincia di
R e g g i o » , o r i g i n a l e e s p e r i e n z a d i p e r i o d i c o r e g g i a n o a s f o n d o c u l tu r a l e c h e d u r a d a l 1 9 2 2 a l 1 9 28.
D o p o l a s e c o n d a g u e r r a t e n t a d i r i p r e n d e r e l a v e c c h i a te s ta ta a c u r a d e l l a L i br e r i a N e r o n i e P r a n d i ,
s e n z a p e r ò u n r i s u l t a t o c o n c r e t o . C o m p i l a , n e l f r a t te m p o , u n o s c h e d a r i o c o n o l tr e tr e n ta m i l a
s c h e d e , p e r l a m a g g i o r p a r t e r e l a t i v o a p e r s o n a g g i r e g g i a n i . R a c c o g l i e a n c h e tr e m i l a a r t i c o l i d i
giornali
e
riviste
su
Reggio
in
quindici
volumi
che
i n ti t o l a
Regiensia.
Muore
suicida,
p r o f o n d a m e n te s c o s s o p e r l e a c c u s e d ’ e s s e r e s ta t o a m i c o d i M u s s o l i n i e d e l l a s u a f a m i g l i a .
Vedi Girello (Dino Prandi), Il monumentale lavoro di Ursus. Lo schedario reggiano di Bonaccioli , in
«Reggio Democratica», 11 maggio 1946. Vedi anche la voce Bonaccioli Manlio, in Repertorio biob i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t . , p p . 3 6 6 - 3 6 7 e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 2 1 .
20
B e n i t o M u s s o l i n i ( P r e d a p p i o 1 8 8 3 , R o m a 1 9 4 5 ) f u a P i e v e S a l i c e to d i G u a l ti e r i c o m e m a e s tr o
e l e m e n t a r e d a l f e b br a i o d e l 1 9 0 2 a l g i u g n o d e l l o s te s s o a n n o . I n s e g n ò n e l l a s e c o n d a e te r z a
Pag. 261
L’Apostolo e il Ferroviere
e l e m e n t a r e . A v e v a d i c i a n n o v e a n n i . I n tr e c c i ò u n a r e l a z i o n e c o n u n a d o n n a s p o s a ta e q u a l c u n o
d i s s e c h e d a t a l e r e l a z i o n e s a r e b be n a t o u n f i g l i o . L a c o s a n o n p a r e v e r i ti e r a , c o n s i d e r a n d o i t e m p i
della sua permanenza a Gualtieri.
V e d i M . D e l B u e , A G u a l t i e r i u n d u c e p e r m a e s t r o , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 1 8 ; E . R i n a l d i n i , M u s s o l i n i
m a e s t r o a G u a l t i e r i , i n « R e g g i o s t o r i a » , g e n n a i o - a p r i l e 1 9 8 0 , p p . 3 0 - 3 3 , e i n « R e g g i o s to r i a » , m a g g i o a g o s t o 1 9 8 0 , p p . 4 - 9 ; G . B o c c o l a r i , U n d u c e p e r m a e s t r o , i n « L ’ A l m a n a c c o » , c i t. , g i u g n o 1 9 8 9 , p p .
149-161.
21
Vedi Archivio comunale, delibera del 9 aprile 1911, anche in L. Bernazzali, « Luigi Roversi,
s i n d a c o d i R e g g i o E m i l i a d e l 1 9 0 2 a l 1 9 1 7 , c i t. , p p . 2 9 9 - 3 0 0 . « L ’ a m m i n i s tr a z i o n e c o m u n a l e a v e v a f a t to
redigere, nell’anno 1909, al reggiano
ingegnere Guido Altobelli
un piano generale per
la
c o s t r u z i o n e d i f a b br i c a t i n e l l e v i l l e » ( I b i d e m ) . T a l e p i a n o f u p r e s e n ta to i n C o n s i g l i o c o m u n a l e p e r
l ’ a p p r o v a z i o n e d i m a s s i m a i l 2 o t t o br e d e l 1 9 0 9 e d a p p r o v a to , i n v i a d e f i n i t i v a , d a l r e g i o p r e f e t to
c o n d e c r e t o d e l 2 3 f e b br a i o 1 9 1 0 . E s s o f u f i n a n z i a to d a l C o m u n e a t tr a v e r s o i f o n d i c o n c e s s i d a l l a
C a s s a d e p o s i t i e p r e s t i t i . I l p i a n o f u r e g o l a r m e n te a p p r o v a to c o n d e c r e t o m i n i s t e r i a l e l ’ 1 1 m a g g i o
del 1911.
22
Ibidem, pp. 325-326.
23
Ibidem, p. 334.
24
Ibidem.
25
Ibidem.
26
L . R o s s i , G i u s e p p e S o g l i a e i l p r o g e t t o p o l i t i c o s o c i a l i s t a a R e g g i o E m i l i a f r a s c u o l a e s o c i e t à , c i t. , i n
« L’Almanacco», cit., pp. 31 -35.
27
E. Borghi, Gli anni di Roversi e di Soglia , in Una storia presente. L’esperienza delle scuole comun ali
dell’infanzia a Reggio Emilia, Reggio Emilia 2001, p. 19.
28
29
I b i d e m , p . 8 8 , a n c h e i n G . M o d e n a , « L a G i u s ti z i a » , 2 3 l u g l i o 1 9 0 7 .
G i o r g i o P a l a z z i ( B i b bi a n o 1 8 6 9 , R e g g i o E m i l i a 1 9 4 1 ) e r a f i g l i o d i C o r r a d o , r e p u b bl i c a n o e
socialista, morto nel 1907, del la nobile famiglia dei Palazzi Trivelli. Corrado Palazzi fu consigliere
e a s s e s s o r e c o m u n a l e s o c i a l i s t a d a l 1 8 9 9 a l 1 9 0 5 . G i o r g i o P a l a z z i f u c o n s i g l i e r e c o m u n a l e s o c i a l i s ta
d a l 1 9 0 7 e a s s e s s o r e d a l 1 9 1 5 e d e b be , tr a l e a l t r e , l e d e l e g h e a l l ’ u r ba n i s ti c a e a i l a v o r i p u b bl i c i .
P r o s i n d a c o d i R e g g i o d o p o l a m o r t e d i R o v e r s i n e l 1 9 1 7 , è e l e tt o s i n d a c o d o p o l e e l e z i o n i d e l
n o v e m br e d e l 1 9 2 0 e v i r e s t a f i n o a l l o s c i o g l i m e n to d e l C o n s i g l i o d e l m a g g i o d e l 1 9 2 1 . V e d i l a v o c e
Palazzi Giorgio in Novecento, cit., p. 509 .
30
L u i g i R o v e r s i m o r ì i l 2 m a r z o d e l 1 9 1 7 e Z i bo r d i c o s ì v o l l e c o m m e m o r a r l o : « C o i b i m bi , tr a i
bi m b i e g l i , c o s ì s e r i o d i s o l i t o , s i t r a s f i g u r a v a , a l l e l o r o v o c i i n f a n ti l i p a r e v a r i d i v e n ta r e f a n c i u l l o .
M a q u a n d o , i n q u e l l u n g o , r i g i d o i n v e r n o d e l 1 9 1 7 , i l g e l o s tr i n g e v a p i ù c r u d o l e c a s e d e i p o v e r i e
s c a r s e g g i a v a l a l e g n a e d e g l i s i f a c e v a p i ù p e n s o s o e i n s o n n e , q u a s i s e n ti s s e n e l l a n o t t e i l p i a n to
d e i ba m bi n i c h e n o n p o t e v a n o d o r m i r e p e l f r e d d o , a f f r o n t ò g i à m a l a to g l i s tr a p a z z i d i u n d i s a g i a to
Pag. 262
L’Apostolo e il Ferroviere
v i a g g i o i n m o n t a g n a e i n t o r n ò a f f r a n t o e s i m i s e f i n a l m e n t e a l e t to e p o c h i g i o r n i d o p o m o r ì » .
V e d i M u o r e d i p o l m o n i t e a l s g ò u r G i g i , i l s i n d a c o d e i b a m b i n i , i n M . D e l B u e , N o v e c e n t o , c i t. p . 6 1 .
31
Novembre 1909, in Novecento, cit. p. 37.
32
L . B e r n a z z a l i . L u i g i R o v e r s i , s i n d a c o d i R e g g i o E m i l i a d e l 1 9 0 2 a l 1 9 1 7 , c i t. , p . 3 3 3 . V e d i a n c h e L a
mutualità scolastica , in L. Rossi, Il Comune educatore. Reggio Emilia: un esperimento di politica
scolastica nell’Italia giolittiana , cit., pp. 131-135.
33
Vedi La cooperativa Pro-Schola, in L. Rossi, Il Comune educatore. Reggio Emilia: un esperimento di
politica scolastica nell’Italia giolittiana , pp. 140-144.
34
G i a c o m o M a t t e o t t i ( F r a t t a P o l e s i n e 1 8 8 5 , R o m a 1 9 2 4 ) , a v v o c a t o e d i r i g e n te p o l i ti c o s o c i a l i s ta ,
s i a v v i c i n a a g l i i d e a l i s o c i a l i s t i d o p o i l f r a te l l o M a t te o , c o l p i to d a l l ’ i n d i g e n z a d e i c o n ta d i n i d e l
s u o P o l e s i n e . P a r t e c i p a p e r l a p r i m a v o l ta a u n C o n g r e s s o N a z i o n a l e s o c i a l i s ta , a d A n c o n a , n e l
1914, e contrappone all’ordine del giorno Mussolini, che sanciva l’espulsione dei massoni dal
p a r t i t o , u n p i ù c o n c i l i a n t e d o c u m e n t o . F u i n tr a n s i g e n t e m e n t e n e u tr a l i s ta d u r a n t e i l p r i m o c o n f l i t to
be l l i c o . N e l 1 9 1 6 s i s p o s a c o n V e l i a , s o r e l l a d e l c e l e br e ba r i to n o T i t ta R u f f o , d a l l a q u a l e a v r à tr e
figli: Gian Carlo, Matteo e Isabella. I pr imi due saranno parlamentari del
PSDI
nel secondo
d o p o g u e r r a . M a t t e o a n c h e s e g r e t a r i o d e l p a r t i to e m i n i s tr o . G i a c o m o d i v i e n e d e p u ta t o c o n l e
e l e z i o n i d e l 1 9 1 9 , s o s t i t u e n d o t r a g l i a l tr i , n e l c o l l e g i o d i R o v i g o - F e r r a r a , p r o p r i o G i o v a n n i S o g l i a ,
c h e n e l c o l l e g i o d i L e n d i n a r a , n e l r o v i g i n o , e r a s ta to e l e t to n e l 1 9 1 4 . È a n c h e c o n s i g l i e r e
p r o v i n c i a l e d i R o v i g o . M a t t e o t t i , r i f o r m i s ta p a d a n o , è a n c h e m o l to a t ti v o n e l l a l o tta a l p r i m o
f a s c i s m o . È r i e l e t t o d e p u t a t o c o n l e e l e z i o n i d e l 1 9 2 1 e d e l 1 9 2 4 . N e l 1 9 2 1 è d u r a m e n te p e r c o s s o d a i
f a s c i s t i n e l l a s u a p r o v i n c i a . N e l 1 9 2 2 s e g u e T u r a ti e P r a m p o l i n i n e l l a s e p a r a z i o n e d a l
segretario del nuovo
PSU.
PSI
e diviene
N e g l i u l t i m i m e s i d e l 1 9 2 3 s c r i v e i l l i br o U n a n n o d i d o m i n a z i o n e f a s c i s t a ,
c o n t r a s t a n d o i c a p i s a l d i d e l l ’ a z i o n e d e l n u o v o g o v e r n o : q u e l l a p e r i l r e s ta u r o e c o n o m i c o e
f i n a n z i a r i o e q u e l l o p e r i l r i p r i s t i n o d e l l ’ o r d i n e . D o p o i l s u o i n t e r v e n to a l l a C a m e r a , c h e
d e n u n c i a v a l e v i o l e n z e e l e s o p r a f f a z i o n i f a s c i s te d u r a n t e l a c a m p a g n a e l e t to r a l e d e l 1 9 2 4 , a l l e
e l e z i o n i c h e c h i e s e d i i n v a l i d a r e , f u r a p i to e u c c i s o , i l 1 0 g i u g n o d e l 1 9 2 4 , s u l l u n g o t e v e r e A r n a l d o
d a B r e s c i a , d a c i n q u e s i c a r i f a s c i s t i a l l ’ i n t e r n o d e l l a a u to m o bi l e n e l l a q u a l e e r a s ta to c o n d o tt o a
f o r z a . D a l l ’ o m i c i d i o d i M a t t e o t t i , i l c o r p o v e r r à tr o v a to s o l o a d a g o s t o , n a c q u e u n a v e r a c r i s i d i
r e g i m e . L e o p p o s i z i o n i s i r i t r o v a r o n o s e p a r a ta m e n te e n a c q u e l ’ A v e n t i n o . M u s s o l i n i p o r r à f i n e a
quella fase con il discorso del gennaio del 1925.
V e d i I l m o v i m e n t o o p e r a i o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
35
III,
pp. 370-383.
V i t t o r i o M a t t e i ( M i r a n d o l a 1 8 5 2 , B o l o g n a 1 9 1 3 ) , m e d i c o , s i l a u r e a a B o l o g n a e d e n tr a s u bi to
d o p o n e l l ’ o s p e d a l e S a n t a M a r i a N u o v a d i R e g g i o , p r i m a c o m e a s ta n te , p o i c o m e c h i r u r g o e c o m e
p r i m a r i o , i n f i n e , d a l 1 8 9 2 a l l a m o r t e , c o m e d i r e t to r e . L a s c i a d i v e r s e p u b bl i c a z i o n i a n c h e a n o n i m e .
M o l t o i n t e n s a è l a s u a a t t i v i t à s u l v e r s a n te a s s i s te n z i a l e . È c o l o n n e l l o d e l l a C r o c e R o s s a e
presidente della lega antitubercolotica.
Pag. 263
L’Apostolo e il Ferroviere
V e d i M a t t e i V i t t o r i o , i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p . 4 2 8 ; L a m o r t e d e l
p r o f . M a t t e i , i n « L a G i u s t i z i a » , 2 2 f e b br a i o 1 9 1 3 ; G l i i m p o n e n t i f u n e r a l i d e l p r o f . M a t t e i , i b i d e m , 2 4
f e b br a i o 1 9 1 3 ; L a p r o b a e g e n i a l e f i g u r a d i u n m e d i c o r e g g i a n o , i n « R e g g i o d e m o c r a ti c a » , 2 7 g e n n a i o
1950.
36
G i u s e p p e G u i c c i a r d i ( R a v e n n a 1 8 5 9 , R e g g i o E m i l i a 1 9 4 6 ) , m e d i c o , s i tr a s f e r i s c e a R e g g i o
a n c o r a ba m bi n o . S i l a u r e a i n m e d i c i n a n e l 1 8 8 3 e i n i z i a l a s u a a t ti v i tà a l l o c a l e S a n L a z z a r o , o v e
o c c u p a l e f u n z i o n i d i a s s i s t e n t e p r i m a r i o , d i v i c e d i r e t to r e e p o i d i d i r e t to r e . N e l c o n te m p o è a n c h e
d o c e n t e a l l ’ U n i v e r s i t à d i M o d e n a . D u r a n te l a s u a d i r e z i o n e v i e n e n o te v o l m e n te a m p l i a to l ’ I s ti t u t o .
S o n o c o s t r u i t i i n u o v i p a d i g l i o n i « T a m bu r i n i » , « L i v i » e « V a l s a l v a » . È a u to r e d i c i n q u a n ta s e t te
p u b bl i c a z i o n i d i c a r a t t e r e s c i e n t i f i c o . D i r i g e , d o p o l a m o r t e d e l s u o m a e s tr o A u g u s to T a m bu r i n i , l a
« R i v i s t a s p e r i m e n t a l e d i F r e n i a t r i a » . M u o r e s e i g i o r n i d o p o l a m o g l i e , l a c e l e br e s c r i t tr i c e V i r g i n i a
Guicciardi Fiastri.
V e d i l a bi o g r a f i a e l e o p e r e c o n t e n u t e i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t. , p .
411.
37
U m be r t o M o r i n i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 9 , ? ) , s i l a u r e a a p i e n i v o ti i n c h i m i c a e f a r m a c i a p r e s s o
l ’ U n i v e r s i t à d i B o l o g n a n e l 1 8 9 9 e d o t t i e n e n e l l o s te s s o a n n o i l d i p l o m a d i m a e s tr o i n c h i m i c a . N e l
1900 frequenta, presso l’Università di Modena, il corso teorico -pratico di igiene per gli ufficiali
sanitari, ottenendo il relativo diploma. Al concorso per la direzione della Farmacia comunale, nel
q u a l e r i s u l t a v i n c i t o r e s u a l t r i q u a t t r o c o n c o r r e n ti , p r e s e n ta d u e s a g g i s c i e n ti f i c i : M o d i f i c a z i o n i a l
metodo di Duclaux per la determinazione della materia secca e del grasso nel latte e nel burro e I burri del
Bolognese. È ininterrottamente direttore delle Farmacie comunali dalla fondazione al 1924.
V e d i M . F e s t a n t i , O . R o m ba l d i , L e f a r m a c i e c o m u n a l i d i R e g g i o E m i l i a . S t o r i a d i u n ’ i d e a , c i t . , p . 7 2 ;
G . B e r t a n i , E . B o r g h i , A . F e r r a bo s c h i , M . M o r i n i , R . S e l i g a r d i , M . S t o r c h i , M u n i c i p a l i t à e w e l f a r e . I
cent’anni delle Farmacie comunali riunite di Reggio Emilia , Reggio Emilia 2003.
38
G u i d o T i r e l l i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 8 3 , B a r c e l l o n a 1 9 4 0 ) , i n g e g n e r e , v i v a c e p r o ta g o n i s ta d e l l a v i ta
a r t i s t i c a e c u l t u r a l e d e l p r i m o N o v e c e n to , è « l ’ a r c h i te t to d e l l i b e r t y » . S o n o s u o i i p r o g e t ti d i
P a l a z z o A u g u s t o e d E m i l i o R i c c h e t t i ( 1 9 0 9 ) , d i P a l a z z o F r a n z i n i ( 1 9 1 0 ) , d e l l ’ A l b e r g o P o s ta ( 1 9 1 0 1 9 2 6 ) , l ’ a m m o d e r n a m e n t o d e l t e a t r o A r i o s t o , q u e l l o d i n u m e r o s e v i l l e r e g g i a n e , tr a l e q u a l i v i l l a
Z i r o n i ( 1 9 2 5 ) . L a s u a a t t i v i t à s i e s t e n d e a M i l a n o , G e n o v a , L a ti n a , S a n r e m o , P i a c e n z a , B o l o g n a . N e l
s e t t e m br e d e l 2 0 0 1 P a l a z z o M a g n a n i g l i d e d i c a u n a e s p o s i z i o n e G u i d o T i r e l l i a r c h i t e t t o . U n a s c o p e r t a
d e l l i b e r t y e m i l i a n o , c u r a t o d a M a s s i m o M a g n a n i . M u o r e i n u n i n c i d e n te a e r e o n e i c i e l i d i
Barcellona.
V e d i M . M a g n a n i , G u i d o T i r e l l i a r c h i t e t t o . U n a s c o p e r t a n e l l i b e r t y e m i l i a n o , c a t. m o s tr a , R e g g i o
Emilia 2001.
39
40
V. Pellizzi, Profili di vita reggiana agli albori del
XX
s e c o l o , c i t. , p . 1 5 .
L. Bosi, La pubblica assistenza Croce Verde a Reggio Emilia , in Evviva la Croce Verde. Reggio
Pag. 264
L’Apostolo e il Ferroviere
E m i l i a , C h i o s t r i d i S a n D o m e n i c o , n o v e m br e - d i c e m br e 2 0 0 4 , R e g g i o E m i l i a 2 0 0 4 , p . 7 6 .
41
L a f r a s e d i G i u s e p p e P a s c o l i è c i t a ta i n p i ù v o l u m i , a n c h e i n R . M a r m i r o l i , C a m i l l o P r a m p o l i n i ,
cit., p. 145.
42
Paola Menada (Reggio Emilia 1903, ivi 2002), crocerossina, figlia di Giuseppe Menada, operò
f i n d a r a g a z z a n e l l ’ a m bi t o d e l l a C r o c e R o s s a , c o m e l a m a d r e e i l n o n n o P i e r o S p a l l a n z a n i . S i
p r o d i g ò n e g l i o s p e d a l i d i c a m p o a f r i c a n i , d u r a n te l a g u e r r a d ’ E ti o p i a d e l 1 9 3 6 e i n q u e l l i e u r o p e i
durante la seconda guerra mondiale. Nel 1945 la principessa Maria Josè lasciò a lei l’incarico di
ispettrice nazionale della
CRI.
L e v e n n e r o c o n f e r i t e d u e m e d a g l i e e u n a g r a n C r o c e a l m e r i to
(Victoria cross), massima onorificenza inglese, mai concessa ad una donna, nonché diversi
r i c o n o s c i m e n ti d a l l o S t a t o i t a l i a n o .
V e d i P a o l a M e n a d a , i n G r a n d i d i R e g g i o , a c u r a d e « I l R e s to d e l C a r l i n o » , B o l o g n a 1 9 9 2 , p . 6 1 ;
M e n a d a P a o l a , i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p . 9 2 e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 8 3 . V e d i a n c h e N e l 1 9 4 5 l a
r e g g i a n a P a o l a M e n a d a s u b e n t r ò a l l a p r i n c i p e s s a M a r i a J o s è , i n « R e g g i o s t o r i a » , g e n n a i o - f e b br a i o 2 0 0 1 ,
pp. 52-58.
43
V i r g i n i a F i a s t r i G u i c c i a r d i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 4 , i v i 1 9 4 6 ) , s c r i t tr i c e , l e t te r a ta , a n i m a tr i c e d e l l a
v i t a c u l t u r a l e d e l l a c i t t à , è m o g l i e d e l m e d i c o G i u s e p p e G u i c c i a r d i , d i r e t to r e d e l l ’ I s ti t u t o
P s i c h i a t r i c o S a n L a z z a r o . I n i z i a l a s u a a t ti v i t à p u b bl i c a n d o u n a n o v e l l a s u l l a « D o m e n i c a d e l
C o r r i e r e » : S u l l ’ e r t a d e l l a v i t a . P o i l a s u a a t ti v i tà s i c o n c e n tr a s u i r o m a n z i ( tr a i q u a l i S i g a r e t t e
b r a s i l i a n e ) . N o t e v o l e è a n c h e l a s u a p r o d u z i o n e p e r i ba m bi n i : P a r o l e d ’ o r o , O m b r e , I l t e a t r o d e i
f a n c i u l l i . S c r i v e a n c h e o p e r e i n d i a l e t t o . D u r a n t e l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e p a r te c i p a a c o m i t a ti
be n e f i c i e s i a d o p e r a n e g l i o s p e d a l i d e l l a C r o c e R o s s a . F o n d a a R e g g i o i l p r i m o F a s c i o f e m m i n i l e ,
p o i c o n d a n n a l e l e g g i a n t i s e m i t e d e l 1 9 3 8 . M u o r e i l 1 2 a p r i l e d e l 1 9 4 6 s e g u i ta a s o l i s e i g i o r n i di
distanza dal marito.
V e d i : G . F o r n a c i a r i , V i r g i n i a G u i c c i a r d i F i a s t r i e l ’ a r t e d e l s u o t e m p o , i n « R e g g i o D e m o c r a ti c a » , 1 1
m a r z o 1 9 5 0 ; G . F o r n a c i a r i , V i r g i n i a G u i c c i a r d i F i a s t r i d e g n a m e n t e r i e v o c a t a , i n « G a z z e tta d i R e g g i o » ,
1 9 n o v e m br e 1 9 6 1 ; G . F o r n a c i a r i , V i r g i n i a G u i c c i a r d i F i a s t r i e i l d i a l e t t o r e g g i a n o , i n « G a z z e tta d i
R e g g i o » , 1 7 n o v e m br e 1 9 6 1 . V e d i a n c h e l a v o c e G u i c c i a r d i F i a s t r i V i r g i n i a , i n R e p e r t o r i o b i o b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t . p p . 4 1 1 - 4 1 2 e i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 2 6 .
44
G i a c o m o N a m i a s ( R e g g i o E m i l i a 1 8 6 7 , ? ) , i d e a to r e d e l l ’ E s p o s i z i o n e a g r i c o l a - i n d u s tr i a l e d e l
1922, visitata da re Vittorio Emanuele
III.
F u , a s s i e m e a C e l e s te L o n g o n i e a N a ta l e P r a m p o l i n i , c h e
erano i suoi due vice presidenti, alla presidenza dell’Esposizione. Namias era, in quel periodo,
anche presidente della locale Camera di Commercio.
Vedi La presidenza del Comitato dell’Esposizione , in «La provincia di Reggio», marzo -aprile 1922,
p. 148.
45
R a i m o n d o F r a n c h e t t i j u n i o r ( R e g g i o E m i l i a 1 8 8 9 , E ti o p i a 1 9 3 5 ) , e s p l o r a to r e , è f i g l i o d e l
m u s i c i s t a A l be r t o e n i p o t e d e l ba r o n e R a i m o n d o . P e r s o n a g g i o c o l c u l to d e l l ’ a v v e n t u r a , e b be l a
Pag. 265
L’Apostolo e il Ferroviere
propensione a spingersi in zone del mondo semisconosciute e impervie. I suoi giri del mondo
f u r o n o p a r e c c h i o u t i l i a l l a c i t t à d i R e g g i o . E g l i d o n ò i n f a t ti a l M u s e o r e g g i a n o l e r a c c o l t e d e l l e
s p e d i z i o n i i n O c e a n i a , A m e r i c a e A f r i c a . S p i r i to i n q u i e to c o l c u l t o d e l l ’ a z i o n e , f i n ì a n c h e
prigioniero di una tribù di pigmei, dai quali si fece amare e dei quali riuscì a div enire il capo
r i c o n o s c i u t o . M o r ì d u r a n t e u n v i a g g i o a e r e o tr a E g i t to e E ti o p i a , p o c o p r i m a c h e g l i i ta l i a n i
i n i z i a s s e r o a c o m ba t t e r e p e r l ’ A f r i c a o r i e n ta l e .
V e d i . I s a c c h i n i , I l 1 0 ° p a r a l l e l o . V i t a d i R a i m o n d o F r a n c h e t t i d a S a l g a r i a l l a l e t t e r a d ’ A f r i c a , c i t. , R .
Franchetti, Della Dancalia etiopica, Milano 1930, G. Zibordi, Un esploratore di razza, in «Il lavoro»,
26 agosto 1935; O. Laguzzi, Pionieri dell’Impero fascista, Raimondo Franchetti, il Lawrence italiano ,
L a v a g n a 1 9 3 8 ; R . F r a n c h e t t i i n « I l s e g n o » , 1 9 3 0 , p . 4 3 2 ; L . A r ti o l i , P r e s e n z a e c o n tr i bu to d e l l a
f a m i g l i a F r a n c h e t t i a R e g g i o E m i l i a , s ta i n G l i e b r e i a R e g g i o n e l l ’ e t à c o n t e m p o r a n e a t r a c u l t u r a e
impegno civile, Reggio Emilia 1994, pp. 114 -123; P. A. Maccarini, La dinastia dei Franchetti , in
«Reggio storia», aprile -giugno 1990, pp. 18 -23. Vedi anche Raimondo Franchetti, in B. Marsiglia, I
Grandi di Reggio Emilia, cit., p. 34; Franchetti Raimondo, in Repertorio bio-bibliografico dei reggiani
illustri, cit., p.402 e in Novecento, cit., pp. 578-579.
46
L . B o s i , L a p u b b l i c a a s s i s t e n z a C r o c e V e r d e a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 7 8 . A l l a s o t to s c r i z i o n e
r i s p o s e r o a n c h e i s o c i a l i s t i . C a m i l l o P r a m p o l i n i i n p e r s o n a s i r i v o l s e a i g i o v a n i s o c i a l i s ti a f f i n c h é
s i c i m e n t a s s e r o i n u n ’ o p e r a c o m e l a C r o c e V e r d e c h e s ta v a a d i m o s t r a r e c h e « g l i u o m i n i s o n o
c a t t i v i s ì , m a h a n n o a n c h e d e l bu o n o » ( i b i d e m ) .
47
Menada, Giuseppe, Lettere e circolari in numero di tredici a Virginia Guicciardi Fiastri , in
B i bl i o t e c a m u n i c i p a l e d i R e g g i o E m i l i a , c o l l o c a z i o n e D 3 7 7 - 4 3 .
48
G e n u z i o B e n t i n i ( F o r l ì 1 8 7 4 , L o d i 1 9 4 3 ) , d a s tu d e n te f u p r o p a g a n d i s ta a n a r c h i c o n e l l e s c u o l e e
n e l l e c a m p a g n e r o m a g n o l e . N e l 1 8 9 2 s i s ta bi l ì a B o l o g n a c o n l a f a m i g l i a . È u n o d e i p r o m o t o r i d e l
f a s c i o d e i l a v o r a t o r i d i B o l o g n a , s c i o l t o n e l 1 8 9 4 . P e r q u a t tr o m e s i v i e n e a n c h e i n c a r c e r a to . D o p o i l
s e r v i z i o m i l i t a r e s i d e d i c a a l l a p r o f e s s i o n e d i a v v o c a to p e n a l i s ta . N e l 1 9 0 1 p a s s a n e l c a m p o
s o c i a l i s t a . N e l l e e l e z i o n i d e l 1 9 0 4 è e l e t to d e p u ta to n e l c o l l e g i o d i C a s t e l M a g g i o r e . T r e n te n n e , è i l
p i ù g i o v a n e d e p u t a t o d ’ I t a l i a . È m e m br o d e l l a d i r e z i o n e d e l
PSI
dal 1906 al 1908. Con le elezioni
d e l 1 9 0 9 è r i e l e t t o d e p u t a t o e c o s ì p u r e n e l 1 9 1 3 . N e l 1 9 1 4 è c o n s i g l i e r e c o m u n a l e e p r e s i d e n te d e l
C o n s i g l i o p r o v i n c i a l e d i B o l o g n a . R i e l e t to d e p u ta to n e l 1 9 1 9 , è a n c h e a g g r e d i to e p e r c o s s o d a i
f a s c i s t i d o p o i f a t t i d i P a l a z z o D ’ A c c u r s i o d e l n o v e m br e d e l 1 9 2 0 . È r i e l e t to d e p u ta to n e l 1 9 2 1 . S i
r i f i u t a d i a b ba n d o n a r e l ’ I t a l i a d u r a n t e i l f a s c i s m o , c o n t i n u a l a s u a a t ti v i t à l e g a l e , s o r v e g l i a to d a l l e
autorità e nel 1934 viene radiato dall’Ordine dei sovversivi.
V e d i B e n t i n i G e n u z i o , i n I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
I,
pp. 236-
239.
49
L. Bosi, La pubblica assistenza Croce Verde a Reggio Emilia , cit., p. 86.
50
Ibidem, p. 89.
Pag. 266
L’Apostolo e il Ferroviere
51
C l e l i a F a n o ( P a r m a 1 8 6 5 , R e g g i o E m i l i a 1 9 4 0 ) , s to r i c a , s c r i t tr i c e , l e t te r a ta , a r r i v a a R e g g i o
d a l l a v i c i n a P a r m a n e l 1 9 0 0 , c o m e i n s e g n a n te d i l e t te r e e d i s c i p l i n e s to r i c h e n e l l ’ I s t i t u to
M a g i s t r a l e d a l q u a l e s i d i s t a c c a p e r l a p e n s i o n e n e l 1 9 3 5 . S v o l g e s u bi t o l ’ a t ti v i tà d i g i o r n a l i s t a ,
studia la condizione della donna operaia e si raccorda su questo tema con il
PSI.
S i i p o ti z z ò d i u n a
s u a a m bi z i o n e a d i v e n i r e l a d o n n a d i P r a m p o l i n i ( v e d i N o v e c e n t o , c i t. , p . 5 2 4 ) . A R e g g i o f r e q u e n ta
N a b o r r e C a m p a n i n i ( e s i s t e u n a m p i o c a r te g g i o t r a i d u e p r e s s o l a B i bl i o t e c a M u n i c i p a l e d i R e g g i o ) .
Scrive nel 1908 La peste bubbonica a Reggio Emilia negli anni 1630 -1631 (Bologna 1908). Seguono, tra
gli altri, Scorci e figure di storia reggiana (Reggio Emilia 1911), Francesco
IV.
Documenti e aspetti di
vita reggiana (Reggio Emilia 1932), Documenti e aspetti di vita reggiana. 1796 -1802 (Reggio Emilia
1935), Francesco
V.
Il Risorgimento nel Ducato di Modena e Reggio dal 1846 al 1848 , (Reggio Emilia
1 8 4 0 ) , p u bb l i c a t o d o p o l a m o r t e d e l l ’ a u tr i c e .
Vedi G. Piccinini, Clelia Fano, Reggio Emilia 1941; A. Appari, Tra pedagogia e difesa dei diritti
della donna. L’esperienza di Clelia Fano , in Gli ebrei a Reggio nell’età contemporanea tra cultura e
i m p e g n o c i v i l e , c i t . , l a bi bl i o g r a f i a c o n t e n u ta i n R e p e r t o r i o b i o - b i b l i o g r a f i c o d e i r e g g i a n i i l l u s t r i , c i t . , p .
3 9 1 ; F a n o C l e l i a , i n E n c i c l o p e d i a r e g g i a n a , c i t. , p p . 5 7 - 5 8 e i n N o v e c e n t o , c i t . , p . 5 2 4 ; C l e l i a F a n o , i n N .
Fantuzzi Guardasi, Poetesse e scrittrici nella letteratura reggiana , Reggio Emilia 1971, pp. 240 -248.
V e d i a n c h e U n a p a r m i g i a n a a R e g g i o . C l e l i a F a n o , i n « G a z z e tta d i P a r m a » , 2 2 a p r i l e 1 9 5 7 ; G .
Fornaciari, Il terrore in gonnella, in Le chizze di Salamèin ed altri bozzetti reggiani , Reggio Emilia
1 9 6 7 ; R . G a l l o n i , C l e l i a F a n o , i n « S t r e n n a d e l P i o I s ti t u to A r ti g i a n e l l i » , 1 9 9 1 , p p . 2 0 7 - 2 1 1 .
52
L. Bosi, La pubblica assistenza Croce Verde a Reggio Emilia , cit., p. 97.
53
G . V i l l a n i , A l l a p r i m a a l b a d e l l a v i t a i l D i s p e n s a r i o l a t t a n t i , i n « L a P r o v i n c i a d i R e g g i o » , r i v i s ta
mensile, 1922-1929, nov-dic. 1923, pp. 284 -288.
54
V e d i N o v e m b r e 1 9 2 0 , i n N o v e c e n t o , c i t. , p . 7 1 . S i tr a tta d i u n p r o c l a m a , i l p r i m o d e l F a s c i o d i
c o m ba t t i m e n t o d i R e g g i o .
55
Ibidem.
56
U l i s s e P i c c i n i n i è f r a t e l l o d i A n t o n i o , i l m a r t i r e m a s s i m a l i s ta u c c i s o a R e g g i o a l l ’ i n i z i o d e l l a
c a m p a g n a e l e t t o r a l e d e l 1 9 2 4 e d e l e t t o d e p u ta t o p o s t - m o r te m .
57
A n g e l o C u r t i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 9 6 , ? ) , p r i m o s e g r e ta r i o d e l
PCDI
di Reggio, si iscrive alla
FGS
a
s o l i q u i n d i c i a n n i d i e t à . P a r t e c i p a a l l a m a n i f e s ta z i o n e i n o c c a s i o n e d e l c o m i z i o d i C e s a r e B a t ti s ti a
R e g g i o n e l 1 9 1 5 . R a g g i u n g e i l g r a d o d i s o t to te n e n te e s i f e r m a a T o r i n o , d o v e n e l 1 9 1 8 p a r te c i p a a
r i u n i o n i c l a n d e s t i n e d i m i l i t a r i c o n U m b e r t o T e r r a c i n i . V i e n e p e r q u e s t o d e g r a d a to e i n v i a t o n e l l e
r e t r o v i e d e l f r o n t e i n g u e r r a . N e l 1 9 1 9 s i s c h i e r a c o n l a c o r r e n te m a s s i m a l i s ta d e l
PSI,
viene assunto
c o m e c o n t a bi l e n e l l o s p a c c i o d e i l a v o r a to r i d e l l e R e g g i a n e , p o i v i e n e l i c e n z i a to p e r l e s u e i d e e . È
c o l g r u p p o c h e f o r m a a R e g g i o l a f r a z i o n e c o m u n i s ta i n v i ta n d o i n c i t tà B o m ba c c i e F o r ti c h i a r i .
M e n t r e A d e l m o P i n i s i a l l i n e a a l l e p o s i z i o n i d i B o r d i g a , C u r ti è p i ù v i c i n o a T e r r a c i n i c o l q u a l e s i
i n c o n t r a n e l g e n n a i o d e l 1 9 2 1 , i n o c c a s i o n e d e l s u o c o m i z i o d u r a n te l ’ o c c u p a z i o n e d e l l e R e g g i a n e .
Pag. 267
L’Apostolo e il Ferroviere
S e g r e t a r i o d e l l a f e d e r a z i o n e c o m u n i s t a a l m o m e n to d e l l a c o s ti tu z i o n e d e l
PCDI,
è c a n d i d a to a l l e
e l e z i o n i p o l i t i c h e d e l 1 9 2 1 ( s e n z a e s s e r e e l e t to ) , n e l 1 9 2 3 e m i g r a p r i m a a G e n o v a p o i a M i l a n o ,
i n f i n e i n F r a n c i a . P a r t e p e r l a S p a g n a e m i l i ta n e l l e br i g a te G a r i ba l d i p o i , a l l a c a d u ta d i M a d r i d ,
r i t o r n a a P a r i g i . P r e n d e i n s e g u i t o l a n a z i o n a l i t à f r a n c e s e e s i m a n ti e n e i n F r a n c i a a n c h e d o p o l a
caduta del fascismo.
Vedi Angelo Curti a capo della frazione comunista , in A. Gianolio, Testimonianze di comunisti
reggiani, quaderni della federazione del
PCI
di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1981, p. 5. Vedi anche
C . C a m p i o l i , C r o n a c h e d i l o t t a , B o l o g n a 1 9 6 5 ; A . F e r r e t ti , C o m u n i s t i a R e g g i o E m i l i a ( 1 9 2 1 - 1 9 4 3 ) ,
Reggio Emilia 1978.
58
U m be r t o T e r r a c i n i ( G e n o v a 1 8 9 5 , R o m a 1 9 8 3 ) d i r i g e n te p o l i ti c o , d i f a m i g l i a e br a i c a m o l to
a g i a t a , s i t r a s f e r ì a s s i e m e a i g e n i t o r i a T o r i n o n e l 1 8 9 9 , c o m p ì g l i s tu d i c l a s s i c i e n e l 1 9 1 1 a d e r ì a l
PSI.
C o n t r a r i o a l l a g u e r r a , v e n n e a r r e s t a to e c h i a m a to a l l e a r m i . N e l d o p o g u e r r a r i a l l a c c i a i c o n t a tt i
c o i g i o v a n i c o m p a g n i t r a i q u a l i G r a m s c i , T o g l i a tt i e T a s c a e d è tr a i f o n d a to r i d e l l ’ O r d i n e N u o v o .
D i r i g e n t e d e l l a f r a z i o n e c o m u n i s t a d a l 1 9 1 9 , r e c l a m a c o n u n a m o z i o n e l ’ e s p u l s i o n e d e i r i f o r m i s ti .
D o p o l a s c i s s i o n e d i L i v o r n o è n e l l ’ e s e c u ti v o d e l
PCDI.
N e l m a g g i o d e l 1 9 2 1 è p e r l a p r i m a v o l ta i n
R u s s i a e s i f a p o r t a v o c e d e l l e p e r p l e s s i tà d e l p a r ti to s u l l a n u o v a ta t ti c a d e l f r o n te u n i c o c o i
socialisti. Nel 1922, assieme a Bordiga, si oppone alla riunificazione col
PSI.
È a r r e s ta to a d
A g r i g e n t o i l 2 7 d i c e m br e d e l 1 9 2 4 , m a r i l a s c i a to p o c h i g i o r n i d o p o . N e l l ’ a g o s t o d e l 1 9 2 5 è a r r e s t a to
a n c o r a , a M i l a n o , e r i m a n e i n c a r c e r e c i r c a s e i m e s i . D o p o a v e r p a r t e c i p a to a l C o n g r e s s o d i L i l l a ,
n e l l o s t e s s o a n n o , è d i n u o v o a r r e s t a t o e l a c o n d a n n a è m o l t o p e s a n t e : v e n ti d u e a n n i d i r e c l u s i o n e .
N e l 1 9 3 0 , d a l c a r c e r e , c o n t e s t a l a l i n e a d i T o g l i a t ti d e l l e e p u r a z i o n i ( T r e s s o , L e o n e t ti , R a v a z z o l i ) . I l
1 9 f e b br a i o d e l 1 9 3 7 , b e n e f i c i a n d o d e l l ’ a m n i s t i a , T e r r a c i n i l a s c i a i l c a r c e r e d i C i v i ta v e c c h i a m a ,
come elemento pericoloso è subito associato a Regina Coeli. Dal giugno del 1937 è a Ponza. Allo
s c o p p i o d e l l a g u e r r a s i m a n i f e s t a i l d i s s i d i o tr a T e r r a c i n i , a p p o g g i a to d a C a m i l l a R a v e r a , e i l
Comintern e il
PCI
PCI.
Il
g i u d i c a v a n o i n d i f f e r e n te l a v i tt o r i a d e g l i u n i o d e g l i a l tr i . P e r T e r r a c i n i e l a
R a v e r a i l n a z i s m o e r a i n v e c e i l n e m i c o p r i n c i p a l e e p e r q u e s to T e r r a c i n i a v e v a c o n d a n n a to i l p a t to
te d e s c o - g e r m a n i c o d e l 1 9 3 9 . N e l g e n n a i o d e l 1 9 4 3 i l d i r e t ti v o d e l
PCI
d e l i be r a l ’ e s p u l s i o n e d i
T e r r a c i n i . N e l l ’ a g o s t o d e l 1 9 4 3 e g l i t o r n a f i n a l m e n te l i b e r o e r i p a r a i n S v i z z e r a . N e l d i c e m br e d e l
1 9 4 4 T o g l i a t t i l o r i a m m e t t e n e l p a r t i to e n e l l ’ a p r i l e d e l 1 9 4 5 è i n v i ta to a r a g g i u n g e r e R o m a .
C o n s u l t o r e n a z i o n a l e , d a l 1 9 4 7 p r e s i d e n t e d e l l a C o s ti t u e n te f i n o a l l e e l e z i o n i d e l 1 8 a p r i l e d e l
1 9 4 8 , v i e n e e l e t t o s e n a t o r e n e l 1 9 4 8 e i n tu t te l e s u c c e s s i v e l e g i s l a t u r e f i n o a l l a m o r te .
V e d i I l m o v i m e n t o o p e r a i o i t a l i a n o . D i z i o n a r i o b i o g r a f i c o , c i t. , v o l .
V,
pp. 37-45.
59
L. Bosi, La pubblica assistenza Croce Verde a Reggio Emilia , cit., p. 102.
60
Ibidem, p. 103.
61
Ibidem.
62
Ibidem, pp. 109-110.
Pag. 268
L’Apostolo e il Ferroviere
63
A m l e t o R a g a z z i ( R e g g i o E m i l i a 1 8 8 6 , i v i 1 9 7 0 ) , m e m br o d e l l a C r o c e V e r d e e p r e s i d e n t e d e l l a
s t e s s a n e l s e c o n d o d o p o g u e r r a , d i v e n n e p r e s i d e n t e d e l C o n s o r z i o c o o p e r a ti v o d e l l e f e r r o v i e
reggiane a partire dal 1953. Era stato amico di Prampolini. Nel 1946 è co nsigliere comunale di
Reggio. È uno dei dirigenti del
PSIUP
s u p o s i z i o n i a u to n o m i s te . C o n M a r i o B o n a c c i o l i a v e v a s c r i t t o ,
n e l 1 9 2 5 , R e s i s t e n z a , c o o p e r a z i o n e , p r e v i d e n z a n e l l a p r o v i n c i a d i R e g g i o , s u l l a s to r i a d e l l ’ e s p e r i e n z a
r e g g i a n a t r a i l 1 8 8 6 e i l 1 9 2 5 . N u m e r o s i s o n o g l i s c r i t ti s u « L a G i u s ti z i a » , tr a i l 1 9 6 7 e i l 1 9 6 8 , s u l
socialismo reggiano e su Prampolini.
64
M e n a d a , G i u s e p p e , L e t t e r e e c i r c o l a r i i n n u m e r o d i t r e d i c i a V i r g i n i a G u i c c i a r d i F i a s t r i , c i t. , i n
B i bl i o t e c a m u n i c i p a l e d i R e g g i o E m i l i a , c o l l o c a z i o n e D 3 7 7 - 4 3 .
65
Ibidem.
66
Ibidem.
67
P . B a r a z z o n i , L ’ a s s i s t e n z a s o c i a l e a R e g g i o E m i l i a , c i t. , p . 4 2 5 .
68
Ibidem.
69
Archivio comunale, anche L. Bernazzali, Luigi Roversi, sindaco di Reggio Emilia dal 1902 al 1917 ,
cit., p. 227.
70
Ibidem, p. 229.
71
Case e quartieri in città. Gli interventi Iacp in provincia di Reggio (1971 -1996), Reggio Emilia
1996, p. 2. Vedi anche L’ente per le case popolari , in «Giornale di Reggio», 17 giugno 1920.
72
C. Reina, L’istituto autonomo per le case popolari. L’opera svolta. Seconda puntata, in «La
Provincia di Reggio», cit., nov -dic. 1923, pp. 275 -278.
73
Vedi a tale proposito il saggio di Gino Badini La fondazione della Cassa di Risparmio e la sua
vita nei secoli
XIX
e
XX,
in Il Santo Monte di Pietà e la Cassa di Ris parmio di Reggio Emilia. Cinque secoli
di vita e di promozione economica e civile , Reggio Emilia 1994, pp. 145 -169.
M ena d a s i nda c o e p od està , P ra mp ol i ni i n e s i li o
D o p o gli anni della sfida (1900 -1 909) e qu elli dell’incontro (19 09 -1920), segu ono gli
anni della discordia. L’eclissi d el socialismo riformista di Prampolini era già in atto
dall’immediato dopoguerra. Il P S I , che nel 1919 ottiene u no strepitoso risultato
elettorale, divenendo il primo partito italiano, con un crescita da cinquantuno a
centocinqua ntasei de putati e una percentuale di oltre il 32%, era già allora u n
organismo a maggioranza rivoluzionaria nella b ase degli iscritti, anche se non a livello
elettorale. Que sto a ppare l’elemento
pi ù rilevante, e
insieme il
connotato
più
Pag. 269
L’Apostolo e il Ferroviere
contraddittorio, della politica socialista del tempo.
Il Congresso di Bolog na dell’ottobre del 19 19 aveva certificato u n mutamento che poi
si sarebbe definito «genetico» del partito. Il vecchio programma di Genova era stato
messo in soffitta e il nuovo “credo” era quello bolscevico del la rivoluzione possib ile
già realizzata. I riformisti si presentavano a Bologna, e anche a Livorno, n el succe ssi vo
Congresso del gennai o del 1921 che segner à la scissione dei cosi ddetti comunisti «puri»
(quelli impuri, perc hé unitari, erano i massimalisti di Serrati), come u n’esig ua
minoranza. Erano per di più uniti al vecchio rivoluzionario Cost antino La zzari con una
mozione detta «co nce ntrazionista», che ottiene solo l’8 ,5%. dei voti congressuali contro
il 56,8% dei massimalisti di Serrati e il 34,07% dei comunisti scissioni sti. 1 A Reggio,
invece, i riformisti furono in maggioranza sia nel Congresso del 1920 (dove scalzarono
la maggiorana massimalista che si era insediata al Congresso d ell’anno precedente), sia
in quello del 1921 (la mozione alla quale av evano aderito i riformisti conquistò il 54, 4%
dei voti, quella massimalista il 38,4% e quella comunist a solo il 7,1%) e quando,
nell’ottobre del 1922, verrà fondato il P S U di Turati, Matteotti, Buozzi 2 e Prampolini,
quest ’ultimo partito sarà prevalente a nche come numero di a desioni. Per la verità,
anche a livello nazio nale (nel 192 1 il P S I ottiene centoven tidu e deputati e i comunisti
solo sedici, mentre i popolari conseguirono un grande successo eleggendo cento se tte
parlamentari), la pre valenza elettorale sar à del P S U con le elezi oni del 1924, le ultime
effettuat e in Italia c on sist ema democratico, anche se attrav erso la legg e Acerb o,
approvata il 23 luglio del 1923, che asseg nava i due terzi dei seggi alla coalizione c he
avesse ottenuto alme no il 25% dei voti, suddividendo il rimanente terzo con il metodo
proporzionale tra gli altri partiti. Ma il PS I , nel 192 4, aveva su bito ancora l’emorragia
dei cosiddetti «terzini» di Serrati che era no confluiti nel P C D I .
Resta tuttavia il fatto che alle elezioni del 1924 il P S U si configu rasse, anche a livello
nazionale, come part ito più consistente r ispetto sia al P S I sia al P C D I , a nche se l e
percentuali dei tre partiti erano ridotte al lumicino (il 5,9% il P SU , il 5% il P S I , il 3,7% il
PCDI,
mentre il Listo ne fa scista ottiene il 64,9% dei voti). Co me è evidente, risulta
difficile soste nere che quello del 1924 fosse un test elettorale at tendibile, a causa della
particolare situazione nella quale si sv olse. Pur tuttavia qualche attendibilità le
elezioni possono rap presentare per ciò che riguarda il rapport o di forza tra i tre pa rtiti
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L’Apostolo e il Ferroviere
della
sinistra,
tutti
e
tre
perseguita ti
dal
regime
incipiente.
E
nessu no
ce rto
avvantaggiato. Se il gruppo parlamentare socialista era a maggioranza riformista anc he
per una capacità dei candidati riformisti di ottenere consensi el ettorali fino al 1922, la
superiorità del P S U , c ostituito dopo l’espu lsione dei riformisti dal P S I nell’ottobre d el
1922, alle elezioni de l 1924, rispetto al P S I e al P C D I , testimonia che l e nuove tende nze
comuniste e rivoluzio narie non aveva no certamente fatto brecci a.
Il
sogno del
bolscevismo e il conseguente «far e come in Russia» restavano
appannaggio più di una élite di politici e dei militanti di partito che non delle masse,
che pure avevano p artecipato numerose all’occupazio ne del le fabbriche durante il
cosiddetto biennio ro sso. Restava, a nche nella C G D L , una m aggi oranza riformista, co n
Rinaldo Rigola, 3 al timone del sindacato fino al 1918, e poi co n Ludovico D’Arago na, 4
che gli subentrò, e Gi no Baldesi, 5 suo segr etario aggiunto, che operò scelte, tra le quali
quella che nel 1920 determinò la firma di un patto c on Gio litti per il ritorno alla
normalità delle fabbriche occupate ottenendo anche il controllo operaio, oltre a
miglioramenti salariali. Vi era, possiamo a ffermarlo, u na minor anza rivoluzionaria c he
stava facendo la rivoluzione in Italia, poiché non v’è d ubbio alcuno che, a partire dal
1920, la situazione i taliana fosse divenuta esplosiva, quasi al pari di quella della
Germania, dove la l otta assu nse ancora maggiore virulenza e i morti si contaro no a
migliaia.
A Reggio i socialisti si astennero alle elez i oni politiche anticipate del 1921, dopo la
caduta
di
Giolitti, mentre
in
provincia,
come
in
mezza
Italia,
lo
scontro
tra
socialcomunisti e fascisti era divenuto quotidiano, con violenze e morti. Dal 1920 al
1921 il quadro politico anche nella provi ncia di Reggio era mutato sostanzialme nte.
Alle elezioni amministrative del novembre del 1920 i socialist i avevano ottenuto u na
solida maggioranza sia in Comune che in Provincia e nei comuni della provincia,
consegu endo un risul tato eccezionale, il migliore della loro storia. Complessivamente
«i
socialisti
avevano
mantenuto
la
maggioranza
in
sedici
comuni
che
già
amministravano, riconquistato Mo ntecchio , Sant ’Ilario, Cast elnovo Sotto e co nquist ati
per la prima volta a ltri diciannove comu ni (Vetto, Gattatico, Rubier a, Ca salgrande,
Ciano, Sa n Polo, Quattro Castella, Vez zano, Poviglio, Casi na, Collagna , Busa na,
Ramiseto,
Ligonchio ,
Castellarano ,
Albinea,
Sca ndiano,
Co rreggio,
Campagnol a).
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L’Apostolo e il Ferroviere
Sicché il Partito socia lista veniva a controll are trentotto comuni su quara ntacin que ». 6
Nel Comune di Re ggio sui sessanta seggi asseg nati, qua rantotto erano stati
aggiudicati dai socialisti (erano stati eletti, tra gli altri, Camillo Prampolini, Giovanni
Zibordi, Francesco P anizzi, Giorgio Palaz zi, che verrà poi eletto sindaco, Franc e sc o
Bellentani, Alberto Ance schi, Amleto Ragazzi) e dodici dai popolari (tra i quali
Giovanni Manenti, futuro parlamentare, Pasquale Marconi, nel secondo dopoguerra
faro della Dc provinciale, il conte Paolo Scapinelli e il sindacalista Cesare Pervilli). In
Provincia, sui quaranta seggi assegnati , trentacinque erano stati conquistati dai
socialisti (e tra qu esti vi erano Francesco Laghi, presidente della Deputazione
provinciale, Alberto Simonini, futuro parlamentare e ministro nel secondo dopogu e rra,
Ferdinando Laghi, professore, Fortunato Nevicati, poi comunista e vittima della guerra
di Spagna, Adelmo Sichel, presidente del Consiglio provinciale ed ex parlamentare,
Giovanni Zibordi, deputato e già dirett ore de «La Giu stizia» quotidiana, Ma nlio
Bonaccioli, s torico e giornalista, Giovanni Rinaldi, primo vice sindaco di Reggio do po
la Liberazione, Antonio Piccinini, poi candidato massimalista alle elezioni del 1924,
assassinato dai fascisti, e lo ste sso Camillo Prampolini).
È quasi incredibile come nel giro di sei mesi, dal novembre del 1920 al maggio del
1921 i socialisti abbiano perso questa eno rme forza e i fascisti abbiano conquistato il
dominio elettorale della provincia di Reggio. Cerchiamo di comprenderne la cau se.
L’attacco ai socialisti venne da destra e da sinistra. Da destra co n l’avanz ata fascista (il
primo accenno pubblico della presenza a Reggio del Fascio è della fine del novembre
del 1920, succe ssivo alle elezioni amministrative), da sinistra con la costituzione d el
PCDI,
nel gennaio del 1921, co n la politica massimalista della maggioranza del partito a
livello nazionale che si scontrava co n la maggioranza del partito reggiano e ne
indeboliva
l’azione
e
con
la
clamorosa
messa
in
minoranza
dei
riformi sti
nell’assemblea degli operai delle O M I Reggiane, che rappresentò, dopo la sconfitta
congressuale del 191 9 ad opera dei massimalisti, il secondo grave contraccolpo dei
riformisti in terra reg giana.
Gli operai delle Reggiane, sotto l’influsso di Umberto Terracini, rifiutarono infatti ,
improvvisamente, nel gennaio del 1921, do po averla accolta nella riunione precedent e,
la proposta di Arturo Bellelli di fare della fabbrica occupata u na cooperativa. Il siste ma
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L’Apostolo e il Ferroviere
riformista ottiene così un clamoroso disconoscimento proprio dalla sua base, quella
industriale , indottrinata per fini rivoluzionari. La verità è che a scombinare i piani di
Bellelli vi furono anche voci messe in giro ad arte circa un lauto compenso che
nell’operazione sareb be toccato personalmente a lui, voce che mai fu confermata e che
riporta lo scontro ai livelli dei primi anni novanta del secolo scorso, oltre alla capacità
di Terracini di dimostrare che la trasformazione della fabbrica in cooperativa non
avrebbe evitato i problemi drammatici dell’azienda e i licenzia menti.
Gli scontri tra fa sci st i, da un lato, e social isti e comunisti, dall’altro, insanguinaro no
la provincia di Reggio. Complessivamente, dal dicembre del 1920 alle elezioni del 192 4,
si conteranno in pro vincia, secondo i dat i forniti, per gli uni da Avvenire Paterlini e
per gli al tri da Ugo Gualazzini: ventotto uccisioni di antifascisti (più una ad opera
della polizia), compresi quelli deceduti a seguito delle ferite o delle percosse, e cinque
di fascisti (compresa quella del reggiano Amos Maramotti ucciso però a Torino), più un
numero consiste nte di feriti da una parte e dall’altra. La sproporzione della violenza
tra le due parti risulta evidente, almeno enumerando le vittime. 7 Dopo l’assa ssinio, per
mano fascista, dei g iovani socialisti Mar io Gasparini e Ago stino Zaccarelli l’ulti mo
dell’anno del 1920, a Correggio, nel febbra io del 1921 nuovi scontri si erano verificati a
Rubiera, dove era stato minacciato di morte il sindaco socialista, a Reggio, dove si
erano verificate alc une sp aratorie tra opposte tendenze nelle vie del centro, con
svenimenti e feriti, e poco dopo a Sant’Ilario, dove era stata devastata la Casa del
Popolo.
A Reggio il prefetto emanò un’ordinanz a per vietare gli assembramenti con più di
cinque persone. Le violenze si accentuarono e moltiplicarono: a marzo, l’agg ressione a
Prampolini
e
Zibordi
della
quale
abbiamo
parlato
e
sulla
quale
più
oltre
ci
diffonderemo, ad aprile la devastazione, a Novellara, della cooperativa e dell’ufficio di
collocamento,
dopo
un’aggre ssione
a
due
fratelli
fascisti ,
ancora
a
Reggio
la
devastazione della sede de «La Giustizia», dopo il ferimento di un fascista alla stazio ne
della Reggio -Ciano, poi ancora incidenti e violenze, con il Co nsiglio comunale di San
Martino in Rio che si dimette per protesta, è il primo di una serie numero sa, do p o
numerose aggre ssioni. Poi la morte a To rino del giovane fa scista Amos Maramotti, 8
studente diciannove nne, mentre stava a ssaltando, coi suoi camerati, la Camera del
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L’Apostolo e il Ferroviere
Lavoro e il primo maggio dello stesso 192 1 l’uccisione di due a ntifascisti a Cavriago, il
muratore cattolico Stefano Barilli 9 e l’a narchico Primo Francescotti, 1 0 e poco do po
l’assa ssinio dell’anarchico Riccardo Siliprandi a Luzzara, dei comunisti Armando
Morselli e Nino Andr ea Neviani, e ntrambi mugnai di Marzaglia (provincia di Modena ),
a Rubiera, e del com unista Ernesto Loschi a Novellara. Tutto questo dal gennaio a l 4
april e del 1921.
Nello stesso periodo si contano centodu e morti e trecentottantotto feriti in tutta
Italia
(da
quella
data
al
14
maggio
si
registrera nno
centocinque
morti
e
quattrocentotrentuno feriti). 1 1 . I socialisti decidono che u na campagna elettorale, in
queste condizioni, non s’ha da far e. I socialisti riformisti reggiani non poteva no
accettare la violenz a e dovevano trovare u n modo per tenerla l ontana. No n riteneva no
che ci fossero le cond izioni per partecipare a una contesa elettorale. Alla fine di apri le
del 1921 venne convo cato un convegno pro vinciale per decidere sul comportamento da
assumere a proposit o delle elezioni. Ma già dieci giorni prima la scelta era stata
compiuta. Il 14 aprile del 1921, in un articolo intitolato Che fare, «La Giustizi a»
pubblica un fondo ispirato da Prampolini e Zibordi in cui si chiede: «È possib ile
parlare di elezioni in queste co ndizioni? Noi pensiamo di no. E di questa nostr a
opinione si manifestarono le assemblee delle varie organizzazioni appositamente
convocate: vedrà il congresso provinciale se la nostra opini one debba divenire la
regola». 1 2
Il
17
aprile
i
rappresentanti
di
ottantuno
sezioni
socia liste
riconfermarono
all’unanimità l’aste nsione. Alla vigilia del convegno vennero commesse ulteri ori
violenze da parte fa scista nel corregg ese, con minacce di ba stonature ad assesso ri
socialisti e l’aggressi one a uno di loro dinnanzi a una cooperativa. Dopo le elezioni le
violenze continuarono e da agosto a dicembre si verificarono nuovi atti di sangue: a
Muggia è gravemente ferito il fascista reggiano Leo Barchi, a San Martino muore il
giovane comunista Aurelio Campani e poco dopo si suicida, disperato e pentit o, il
fascista Cesare Barni, uno dei colpevoli dell’aggressione, mentr e a Ca nolo di Correg gio
viene ucciso il so cia l ista Aristodemo Co cconi, a Praticello d i Gattatico è ucciso il
fascista Italo Tede schi, 1 3 a San Rocco di Guastalla muore il comunista Paol ino
Mantovani in uno sco ntro in cui restano feriti due fascisti, a Cadelbosco sopra muore il
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L’Apostolo e il Ferroviere
comunista e ardito d el po polo Umberto Degoli in uno scontro a fuoco con la polizia
mentre era intento a d assaltare la casa del fascio, a San Martino viene ucciso dai
fascisti il socialista Agide Barbieri.
L’astensione elettoral e non aveva certo co ntribuito ad attenuare la violenz a, a nche se
questo poter e non e ra nelle mani dei riformisti reggiani. La scelta dei reggiani fu
condannata e deplo rata dalla direzione nazionale del P S I . Indubbiamente que sta
decisione influ ì sulla emorragia dell’elettorato socialista a favor e della lista del Blocco,
appoggiata dai fascisti. Tanto che, nel comune di Guastalla, dove Adelmo Sichel non
tenne
fede
all’impegno
a stensio nistico ,
i
so cialisti
ripresero
la
maggioranza
riconfermando i dati del 1919 -1920. Ma non spiega, di per sé, la potente avanza ta
fascista , la più forte di quelle c he si reg istrarono nelle altre province del collegio . I
socialisti reggiani a vevano ancora in mente la Grande Armata e paragonarono il
fascismo a quella ve cchia tendenza locale che si dileguò do po aver conquistato il
poter e agli inizi del secolo. Gli lasciaro no il campo, co nvinti di riprenderselo p oco
dopo, come avvenne a Reggio nel 1907 . Fu un errore di valutazi one politica.
Il
fascismo
non
e ra
una
trovata
di
ceti
commerciali
puniti
da
qualche
municipalizzazione. Era un f enomeno che aveva radici nel patriottismo dovuto alla
guerra e nel nazional ismo come scudo nei confronti del bolscev ismo. Certamente tro vò
linfa vitale nelle agitazioni agrarie e industriali del biennio 1920 -1921, che avevano
alzato la bandiera della colle ttivizzazione. Era fenomeno assa i motivato e radicato e
venne ampliato e utilizzato dai ceti industriali e soprattutto agrari colpiti dal mito dei
soviet.
Bisogna
p erò
distinguere,
perché
la
storiogra fia
di
casa
nostr a,
prevalentemente, se non e sclusivamen t e, di orientamento ideologico, ha co nfuso
volentieri. Il fascismo fu prodotto del patriottismo che si opponeva al bolscevismo. La
sua utilizzazione da parte dei ceti econo mici prevalenti, come della stessa monar c hia,
fu una delle sue componenti. A giudizi o di Renzo De Felice il fascismo del 1920 -21 fu
fenomeno diverso da quello successivo le elezioni politiche di quell’anno. Scrive lo
storico pugliese : «N el ’20 -21 lo svilupp o del fa scismo era stato un’“aggregazio ne
negativa”… Il comun denominatore del fasc ismo era diventato la somma di infinite
negazioni. In nome di esse si erano incontrati capitalisti, borghesi e prolet ari,
monarchici e repubblicani, democratici e antidemocratici, so cialisti e antisocialisti,
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L’Apostolo e il Ferroviere
liberisti e protezionisti, massoni e antimasson i, clericali e anticlericali». 1 4
Questa caratteristica verrà superata alla fi ne del 1921 e il fa sci smo diverrà il punto
di raccolta di larghi settori della media e della piccola borghesia. Il modo per offrire
soluzione alla crisi, anche psicologica, di so pravvivenza e di sicurezza di strati ormai
divenuti potenti della borghesia italiana, la terza forza, che mentre si opponeva sia al
grande capitalismo sia al proletariato, aveva visto le organiz zazioni di quest ’ultimo
come il pericolo più immediato e la ri voluzione di stampo sovietico come la peggiore e
più probabile delle soluzioni alla crisi dell’Italia post bellica. In questo se nso il
fascismo divenne fe nomeno di classe, anche se lo stesso De Felice mette in guardia da
eccessive semplificaz ioni. Ad esemp io è certo provato che gli agrari sovvenzionaro no
le squadre in re altà periferiche p er salva guardare i loro inter essi, ma è più diffici le
dimostrare che al vertice del fascismo vi fosse un legame di dipendenza di Mussoli ni e
dei fasci al c apitalismo, come pure è stato scritto.
A Reggio, più che altrove, il fascismo attinse dal vecchio serbatoio riformista.
Naturalmente resta sconcertante c he un filo di continuità potesse essere risco ntrato tra
chi faceva della non violenza, come i riformisti reggiani, uno dei principali cardini
ideali e chi invece concepiva la lotta politica anche come lotta violenta, anche se
giustificata come rea zione alla violenza al trui. La Grande Guer ra aveva però portato la
questione della violenza su un altro terreno e così la rivolu zione russa. Se la violenza
post bellica è anche legata alla violenza bellica, il tentativo di «fare come in Russi a»
portava al fascino di una rivoluzione altrettanto cruenta. Il problema era semmai
quello di coniugare il riformismo socialista con gli idea li patriottici di chi aveva
combattuto per la difesa dell’Italia e favor irne un riassorbimento all’interno d ella vita
democratica.
Le dicotomie tradizionali ressero, invece. I rivoluzionari, ma anche i riformisti, che
subirono tra il 1919 e il 1922 il fas cino di questi ultimi senza contrastarli apertamente,
criminalizzarono gli ex combattenti, favor endo il loro afflu sso verso diverse spo nde . Il
patriottismo post bellico aveva innesta to una scomposizio ne dello schierame nto
politico. Tra i socialisti solo Le onida Bissolati l’aveva compreso. Il vecchio socialista in
grigio-verde tentò, co n la sua «Unione dei socialisti», di fare ap pello a tutti i compagni
d’orientamento
inte rventista
(scomponendo
le
tendenze
tradizionali,
riformista,
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L’Apostolo e il Ferroviere
massimalista, centrista e ricomponendo là anche con chi er a stato suo avversa rio
politico, come Gaetano Salvemini 1 5 e Arturo Labriola). Ma Bissolati restò un caso
anomalo e, per di pi ù, scomparve presto , nel 1920. Molti rifor misti videro il nasce nte
fascismo come una possibile alte rnativa al rivoluzionarismo comunista. Un fenome no
difensivo che, utilizz ando il patriottismo, tentava di sottrarre l’Italia alla rivoluzione
bolscevica.
Già abbiamo citato il caso Petrazzani, sindaco della prima giunta fascista eletta nel
novembre del 19 22, di Adelmo Borettini, vice sindaco socialista nel 1914, che sosti tuì
nell’incarico di podestà proprio Giuseppe Menada nel 1931, di Alberto Borciani, primo
sindaco socialista di Reggio nel 1900, il quale pronunciò un appassionato discorso a lla
manifestaz ione elett orale del Blocco nazionale che compr endeva i fascisti nella
primavera del 1921, del sindaco -pittore Gaetano Chierici che sostitu ì Borciani nel
dicembre del 1900 e che s’era innamorato del patriottismo a partire dal 1911 e il figlio
del quale, Ren zo, diverrà una delle più importanti istituzioni del regime, di Giuseppe
Panciroli, lo strillone -tenore de «La Giustizia» che si improvvisò primo strillone de «Il
Popolo d’Italia» di Mussolini.
Nella zona di Corr e ggio si seg nalano i casi di Luigi Diacci e Gioacchino F erretti,
prima dirigenti socialisti e poi fascisti. Rivela Antonio Rangoni che «la diade Diacci Ferretti, dopo il X I I Congresso Nazionale, era stata scalzata dai giovani: il Ferretti
inizierà a collaborare con il giornale di Mussolini, pur rim a nendo (…) a dirigere la
cooperativa di consumo. Il Diacci (…) avvallerà la rapina fascista della Casa del Popolo
ed entrerà a far par te del Direttorio del fascio di Correggio. Gli avvocati Quintilio
Busani e Giuseppe Strozzi, protagonisti nel 1902 del mov imentato I I I Congre sso
Federale Socialista del collegio di Correggio, svoltosi a Scand iano, ora si trovano sul
carrozzone del Blocc o». 1 6 A Correggio si segnala anche il caso della C G D L che decid e di
trasferirsi armi a bagagli nella Confederaz ione fascista . Anche a Scandiano è segnal ato
il passaggio della loc ale Cooperativa di co nsumo nella Confederazione fa scista.
Ma il caso più clamo roso è certamente qu ello di Pietro Artioli, il grande vecchio de l
socialismo reggiano delle origini. Artioli scriverà, l’8 a gosto del 1922, all’indomani
della conquista del comune di Scandiano da parte fascista: «Io non sono mai stato un
ammiratore di Mussolini, anzi mi ha fatto sempre paura il suo orgoglio smisurato, ma
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L’Apostolo e il Ferroviere
dato lo stato di vergogna e di tirannia in cui eravamo ca duti, io lo benedico pel suo
fascismo. Sotto a qu esta bandiera non si vuol negare che vi sia qu alche elemento
impuro, qualche pescecane o imboscato, ma in fondo c’è p er tanti una santa liber tà.
Qualche incendio, qualche bastonata, qu alche prepotenza, un fi ore o una bandiera,
sono miserie c he fanno arrossire, ma non c’è p entola che bolle senza far schiuma» . 1 7
Poi il 13 novembre commenterà: «Co sa vuole e cos’è questo fasci smo? Vuole che la
vittoria della nostra guerra, ottenuta dopo tanto tempo e tanti sacrif ici, non sia
vituperata e misconosciuta come facevano i signori bolscevichi. Vuole che coloro che
questa guerra l ’hanno so fferta e vinta, non siano più sbeffeg giati e perco ssi c ome si
faceva prima per l’ig noranza e la brutalità della folla, vuole che si ce ssi di fare sciop eri
e dimostrazioni per ogni piccola cosa (…), vuole che si lavori e produca e non si
consumi senza regola , criticando tutto e minacciando la pace nel mondo. Ognuno ha il
dovere di entrare nei fasci. Co sì si aiuta a fare il bene e si evita molte volte il male». 1 8
Artioli morirà due anni dopo e non avrà il tempo di ravvedersi, di giudicare il delitto
Matteotti, né di prendere atto della trasfor mazione del sistema i n regime.
È dunque evidente u n filo di continuità che in molti vollero stabil ire tra il fascismo
di Mussolini e il vec chio socialismo. Di ffi cile pensare che tutto questo sia stato fru tto
solo di violenza coercitiva o che sia stato il risultato di una campagna acquisti del ceto
agrario-industriale. Questo rapporto tra r iformismo soc ialista e fascismo, attraverso la
duplice direttrice del patriottismo e dell’antibolscevismo, rap presenta u na chiave di
lettura convincente, a nche se certo finora non sufficientement e u tilizzata. A queste du e
componenti, per un t rasferimento nel nuo vo “cre do” politico ed ideologico, se ne d eve
aggiungere una terza , prettamente locale. E cioè la società totale, che è sistema creat o
dai riformisti e che può vivere e svilupparsi, o quanto meno difendersi, solo attraverso
una dinamica dialettica, un’o smosi co nt inua dei suoi diver si elementi: sindac a to,
cooperazione, comune, partito, giornale, enti economici, municipalizzati, di assistenza
e di benefice nza.
L’inizio del crollo è per i riformisti già il crollo definitivo. Non può essere salvato
qualcosa soltanto del sistema, ma tutto il sistema o niente. È i mpensabile difendere la
società totale, difend endo solo una societ à parziale. Senza il Comune, il partit o, con
alcune cooperative c he già avevano cambiato associazione o l a stavano cambiando e
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L’Apostolo e il Ferroviere
che dovevano alzare bandiera bianca alle prese com ’erano di a ggressioni a tutto ca mpo,
com’era possibile far funzionare la societ à totale riformista locale? Per di più in un
clima di violenza e di aggressioni co ntinue. Il caso del giornale «La Giustizia» è a
questo proposito e se mplare. Il giornale doveva essere diffuso e non era possibile fa rlo
vivere senza una r ete cospicua e garantita di rivenditori. Alla fine, a cau s a del clima di
ricatti e di violenze su questi ultimi, il quotidiano diretto da Prampolini era costretto a
reggersi solo sulle ve ndite e gli abbonamenti della città. Poi scelse di chiudere, oberato
dai debiti. Senza la democrazia, senza il r apporto costant e co n le istituzioni, il siste ma
riformista poteva sol o morire.
Non è un caso che le violenze fasci ste, che spesso si tramutavano in rappresaglie per
vere o presunte violenze di segno opposto , si manifestassero proprio contro i capisaldi
del riformismo re ggiano: la Camera del Lavoro, le cooperative, le case del popolo, le
sezioni socialiste, il giornale «La Giustizia». Questo era spiega bile anche con l’intento,
che appare assoluta mente chiaro, di sott rarre queste organiz zazioni ai so cialisti e di
sposarne l e finalità coniugandole con una nuova egemonia p olitica. Così il fascismo
reggiano, che in fond o finirà solo per privatizzare l’Azienda del gas e dell’elettricità,
vendendola alla Società Emiliana nel 1924, si proporrà come successore dei social isti
rifor misti nel sindacato, nella cooperazione, nelle farmacie comunali, negli enti
economici, culturali, assiste nziali, benefici . Sottrarrà tanto più facilmente elettorato al
PSI
in quanto suo nat urale, anche se originale, erede. Naturale perché fondato sull’a ss e
del vecchio socialismo, e cioè sulla ricerca di un nuovo assetto sociale ed economico,
attraverso una organi zzazione alternativa a quella esi stente e fondata sugli enti che gli
stessi socialisti avevano creato. Original e in quanto fortemente venato da ma rc ato
nazionalismo e da altrettanto deciso anticomunismo e antiliberalismo. Quest’ulti ma
era, d’altronde, anche una componente for te dello schieramento di sinistra, soprattutto
dei comunisti, ma anche dei massimalisti. Non una peculiarità del fascismo, che si
poneva come capac e di affermare il pri mo elemento, quello patriottico, e anche il
secondo, quello anticomunista, senza evitare la violenza, ma anzi esaltandola come
rigeneratrice e suc ce danea a quella praticata in guerra contro lo straniero. Ma anc he
sull’uso della violenz a lo schieramento op posto non aveva idee più miti. Basti pensa re
al linguaggio usato dagli scissionisti al Congresso di Livorno (dove evidentemente
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L’Apostolo e il Ferroviere
alcuni comunisti si er ano presentati armati, se è vero come è v ero che Nicola Bombac ci
alzò una pistola da un palco in risposta a una battuta di Vacirca che lo aveva definito
«rivoluzionario del temperino»), ai documenti sui soviet e la rivoluzione italiana,
all’esaltazione del «fare come in Russia» e alla stessa mancanza di volontà di prefe rire
la società liberale a quella fa scista i n no me della democrazia (Antonio Gramsci de finì
la socialdemocrazia «il primo nemico del proletariato in lotta», sull’«Ordine Nuov o»
del 8 marzo del 1921). Il tutto era stato condito poi dalle lotte rivoluzionari e del
biennio rosso che pac ifiche certo non erano state ovunque.
Se al di là dell’analisi storica intendiamo interpretare anche i sentimenti nel contesto
storico di allora possiamo avanzare l’idea che nell’immaginario di molti italiani il
fascismo propone sse un messaggio capace di conciliare tutto questo, compreso un cer to
disprezzo per
la società democratico -borghese pre -bellica,
con un forte
spirito
patriottico e si config urasse in fondo come l’alternativa al comunismo leninista sul suo
stesso terreno, m a in una dimensione naz ionale e no n di classe. La continuità c he il
fascismo seppe stabilire con gli ideali patr iottici della Grande Guerra e, nel co ntempo,
il suo proporsi come forza nu ova al cosp etto della crisi della vecchia classe dirige nte
liberale, s uscitò ampie simpatie. L’Italia di D’Annu nzio, quella dell’impresa di Fiume,
non era solo una minaccia usata da Mussolini nei confronti di Giolitti.
Il tentativo del vecchio Giolitti e dei liberali era quello di mettere in campo, con
l’operazione del Bloc co elettorale coi fascisti, una tattica di normalizzazione e di
assorbimento. Giolitti aveva calcolato di andare alle elezioni anticipate nella primavera
del 1921, di vincerle con l’appoggio dei fascisti, e di tornare al governo rafforzat o,
nominando event ualmente Mussolini ministro. Dopo di che avrebbe potuto vantarsi di
aver risparmiato all’Italia due rivoluzioni: quella socialista d ’inizio secolo e quel la
fascista di allora. Il calcolo non teneva però presenti due varianti: la situazione
generale del Pae se e la volontà di Mussolini. La situazione post bellica dell’Italia nel
quale il fascismo seppe incunearsi era profondamente diversa da quella d’inizio secolo.
Era
assai
più
complessa
e
potenzialmente
eversiva,
economicamente
difficile,
politicamente espl osi va. Problematico era risolverla solo co n una tattica elettorale e
parlamentare. E Mussolini sapeva bene che no n doveva diventare uno strumento di
Giolitti. Anzi, in ca mpagna elettorale, se ne distaccò a tal p unto da augurarsi che il
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L’Apostolo e il Ferroviere
vecchio statista pie m ontese u scisse definitivamente di scena.
Se i fascisti, nel Blocco, avevano una fu nzione offensiva, i liberali l’avevano solo
difensiva. Qu esto er a il problema della nuova alleanza, che aveva aggregato fo rze
anche più consistenti di quella fascista, ma c he non era omo genea, tanto che al suo
interno i liberali di varie tendenze dovettero cedere la supremazia a chi invece una
omogeneità culturale ce l’aveva, pur non d isponendo, almeno al l’inizio, dei numeri per
rivendicarla. E, parlando del passato, e torna ndo a questo r apporto tra fascismo e
socialismo riformista reggiano, così esso verrà ricordato dall’on. Edmondo Rosso ni,
teorizzatore e presidente del corporativismo fascista: «La vostra provincia è degna
delle più nobili tradizioni». 1 9
Rossoni l o disse p arlando al Congresso delle corporazioni sind acali fascist e reggiane
il 3 maggio del 192 6. Iniziò proprio co sì: «A voi che avete appartenuto ai part iti
socialisti voglio parlare chiaramente (dunque la maggioranza dei presenti al primo
Congresso provincial e delle corporazioni fasci ste era di origi ne socialista ). Noi non
condanniamo le vecc hie organizzazioni per la loro opera quando era svolta con azio ne
legittima e giusta a migliorare le condizioni del lavoro. Noi condanniamo invece la
loro politica anti -italiana, che parlava il linguaggio di altri paesi e ignorava il glorioso
e possente linguaggi o di Roma. Una constatazione. I politicant i socialisti non avevano
per programma tanto l’azione eco nomica, quanto l’azione elettorale». 2 0 Poi il col po
basso: «Fino ad ora abbiamo parlato anche noi, purtroppo, di elezioni. Per conto mio,
non vedo l’ora che sia abolita anche la Camera dei deputa ti». 2 1 Poi ancora: « Ho
desiderato che ve nisse approvato l ’odg sulla cooperazione perché so che qui la
cooperazione è vera mente i n unione col movimento sindacale (grazie alla Camera del
Lavoro)». 2 2 E per tr ovare qualcosa di o riginale nel movimento sindacale fasci sta
Rossoni continuò affe rmando: «Nel sindacalismo fascista è inqua drato anche l’element o
tecnico e intellettual e e, mentr e nelle vecchie organizza zioni non si parlava c he di
materialità,
noi
facciamo
appello
alla
luce
dell’intelletto». 2 3
Come
dire:
sia mo
cooperatori e sindacalisti, ma patriottici, un po’ più mistici. «Non vogliamo far
sindacati ammaestrati per uso e consumo padronale e non vogl iamo far sindacati, co me
volevano i socialisti, per la conquista del le loro aziende». 2 4 Un sorta di terza via, tra
liberalismo borghese e socialismo classista per il bene della Patri a.
Pag. 281
L’Apostolo e il Ferroviere
Commenta lo storico fascista reggiano Ugo Gualazzini: «Il fascismo fu, qui come
altrove, agli inizi soltanto reazione ai mezzi e alla mentalità, non reazione comple ta
alle idee. Anche que sto deve tenersi presente. Infatti non cercò che di scalzare i falsi
pastori, senz a minimamente toccare quanto di buono essi pot evano aver predicato e
concluso nei riguardi della classe lavoratrice». 2 5 E più oltre, riferendosi alla primavera
del 1921, egli osserv a: «Il campo avversario cominciava a sgretolarsi. Sono di qu ei
giorni alcune signifi cative dimissioni da l Partito socialista. Persone che aveva no
abbracciato la fede delle sinistre, qua ndo esse miravano a una nobile forma di
elevazione politica e morale della classe lavoratrice, volevano scindere la loro
responsabilità da chi aveva trascinato il comune ideal e nel fang o (…) Si assisteva anc he
ad un fatto di notevole importanza: cooperative e leghe socialiste passavano qua e là al
fascismo, essendo co nvinti i componenti di esse che solo la nuova corrente avrebbe
effettivamente tutelat i gli interessi dei lavo rat ori». 2 6
Già alla prima riunione del Blocco nazionale, che si svol se il 1 9 aprile del 1921 alla
Sala Verdi, il Fascio non si presenta sol o come una componente dell’alleanza, « ma
pretende e ottiene la direzione della cam pagna elettorale». 2 7 A quella riunio ne ad erì,
con una lettera, per ché ammalato, il senatore Ulderico Levi, e co sì pure l ’avvoc ato
Domenico Salvarani, mentre i fascisti intervennero con Ottavio Corgini e Milton Lari, il
quale, primo segretario del Fascio di Reggio, minacciò di ritirare l’adesio ne dei fa sci sti
al Blocco se gli altri non avessero «accetta to lealmente e integr almente la direzione e il
programma fascista» . 2 8 L ’avvocato Strad a, a nome dei socia listi riformisti, «che si
onorano di avere tra le loro fila nomi come quelli di Petrazzani e Borciani, dichiara di
aderire al Fascio e di accettarne le direttive nelle supreme idealità della Patria». 2 9
Forse il resoconto d el quotidiano reggiano, prono all’iniziativa fascista, co ntiene un
errore. E scambia l’adesione al Blocco con l’adesione al F a scio. Alberto Borciani si
presentò all ’assemblea del Blocco nazionale, che si svolse al teatro Municipale il 5
maggio
1921,
presieduta
dall’ex
deputato,
e
suo
vecchio
avversario,
Giuseppe
Spallanzani, afferma ndo, seco ndo il racco nto del «Giornale di Reggi o»: «Il gruppo dei
riformisti (…) fino a i eri dormiente è sceso ora nella mischia per l’Italia. L’oratore se ntì
il dovere di restituire la tessera allorché vide il bolscevismo minacciare la nost ra
civiltà (…) Ora il suo posto è all’ombra della bandiera na z ionale (…) Lieto d ella
Pag. 282
L’Apostolo e il Ferroviere
baldanza de’ giovani virgulti che gli crescono accanto con nelle vene sangu e di
quell’illustre socialista e artista che fu Gaetano Chierici (si riferisce al fatto che l’on.
Spallanzani aveva sposato la figlia del pittore ed ex sindac o di Reggio) (... ) (Borcia ni)
fa una acuta, impressionante disanima d el contegno dei soci alisti dal Congresso del
1919 lumeggiando la colpa anc he dei pr ampoliniani nelle co ntinue invocazioni a lla
violenza e alla rivoluzione che poi non è venuta e non verrà ». 3 0 Questo filo di
continuità tra sociali smo riformista e pat riottismo di stampo fascista sarebbe sta to
giudicato un’er esia solo qualche anno or sono , qua ndo ancor a parlare del fasci smo,
prima delle opere di Renzo De Felice, era vietato, se non nei termin i del più
accademico linguaggio resiste nziale.
Resta il fatto che al le elezioni del 1921 a Reggio i fa scisti ebbero un su ccesso
insperato e soprattut to molto più marcato che non altrove, por tando alla Camera d ue
deputati: Ottavio Corgini 3 1 e Michele Ter za ghi. 3 2 Se il primo era un ex combattente
nato in provincia, a Fabbrico, e non aveva avuto un ruolo politico prima della Grande
Guerra, Terzaghi era stato uno dei ma ssi mi dirigenti del Partito socialista in To sca na,
collocandosi su po sizioni intransigenti e , dal 1918, dopo aver sost enuto l ’intervento,
aveva
aderito
all’Unione
dei
so cialisti
di
Leonida
Bissol ati.
Del
rapporto
tra
sindacalismo rivoluzionario e fascismo (co n l’autorevole ca so del quadrunviro Miche le
Bianchi) 3 3 s’è trattato, meno si è discusso e scritto del rap porto tra elettorato e
dirigenza riformista e fascismo. Durante la campagna elettorale, nella primavera del
1921, il vice sinda co di Reggio, l’avvocato Francesco Panizzi, si dimette e poco dopo lo
imita
l’intera
consapevolezza
Giunta
dell a
comunale,
duplice
dimo strando
scelta
politica
co sì,
(quella
palesemente,
delle
e
con
dimissioni
e
sc a rsa
quella
astensioni stica) c he i l campo era vuoto e pronto ad accoglier e la nuova avventur a. I
dati elettorali del 1921 sono i seg uenti: Blo cco (comprende nte i fascisti) 2 4.847 (42,1% ),
popolari 19.274 (32 , 6%), socialisti 5 .931 (8%) (avevano vota to solo nel comune di
Guastalla, ove i so cialisti ottennero la maggioranza assoluta, e in pochi altri comuni).
Oltre a una massiccia astensione, pari a qu asi il 40% , si erano segnalati anche 8.889 v oti
nulli, pari al 15% dei votanti.
Vennero segnalati m acroscopici errori nella rilevazione dei d ati e nei conteggi (i n
alcune sezioni non v ennero conteggiati i voti socialisti, in altri «sommando (…) i v oti
Pag. 283
L’Apostolo e il Ferroviere
ottenuti da u na lista in alcuni comuni si ottiene un risultato superiore di quello che si
trova esposto nelle t avole e dati riportati nelle più note opere storiche» . 3 4 Tenia mo
presente che il risult ato nazionale della li sta del Blocco non fu travolgente e, in esso, i
fascisti mandarono al la Camera solo trentacinque deputati (dieci furono nazionalisti e
gli altri di orientamento diverso). Molti di più di quanti Giolitti si era augurato di
eleggerne, ma no n t anti da determinare la nuova politica. Molti di meno di quanti
Bossi ne mandò al Parlamento con l’accordo con Berlusconi nel 1994, dopo una
campagna elettorale, che aveva ricordato quella che Mussolini mise in atto con Giolitti,
fatta d’intesa e di ac c use co ntinue al premier designato. A Modena i socialisti avevano
ottenuto tanti voti come i fascisti (28.598 i primi, 27.060 i secondi), a Parma il Blocco
era arrivato solo a 1 3.222 voti, meno dei popolari, saliti a 15.2 06, e soprattutto molto
meno dei socialisti che contavano 1 9.078 v oti. A Piacenza il Blocco ottiene 18 .6 64 vot i, i
popolari 8.910, i so cialisti 23.784.
Ciò dimostra che, a prescindere dal dato delle astensioni (Modena contava, come
adesso, una popolaz ione superiore a qu ella della provincia di Reggio), a Reg gio
l’avanzata del Blocc o era stata più consi stente che nelle altr e province del colle gio,
molto superiore alla media nazionale e so prattutto che, in essa , i candidati eletti ne lla
provincia erano solo fascisti, fac endo co sì emergere di fatto u na netta predominanza,
anzi un vero e pro prio dominio, solo a R eggio nel territorio della Regione, della
componente fascista sulle altre. Da notare che anche l’ex deputato liberale Vittorio
Cottafavi si era c and idato senza risultare eletto (risultò solo secondo dei non eletti e
superato nelle prefer enze da Corgini e T erzaghi anche nella su a Correggio) e così l’ex
socialista Pietro P etrazzani, che alla fine a rriverà ancora più indietro di Cottafavi ne lle
preferenz e, nonosta nte l’appoggio ricevut o dalla componente radicale e so cialista d el
Blocco.
A Reggio i fa scisti no n acc ettarono il pat to di pacificazione coi socialisti firmato a
livello nazionale dai rappresenta nti dei due partiti nell’estat e del 1921 e la violenza
continuò sovrana. Mussolini aveva dichi arato alla Camera, il 22 luglio del 1921 , in
occasione del voto co ntrario al governo Bo nomi: «Penso che si va presto o tardi ad u na
nuova e grande coalizione e sarà quella delle tre forze effici enti in questo momento
della vita del paese (…) un socialismo, che dovrà correggersi e già comincia (...), la
Pag. 284
L’Apostolo e il Ferroviere
forza dei popola ri c he e siste, che è pot ente (... ) e finalmente non si può nega re
l’esistenza di un terz o movimento complesso, formidabile, eminentemente idealistico,
che raccoglie la parte migliore della gioventù italiana. Credo che a queste tre forz e
coalizzate sopra u n programma che deve costituire il minimo comun denominato re
spetterà domani il compito di condurre la Patria a più prospere fortune». 3 5 E qui ini zia
la
fase
più
delicata
di
Mussolini,
caratterizzata
dai
contrasti
che
prop rio
sull’orientamento pol itico e su l patto di pacificazione coi socia listi, si evidenziarono
soprattutto in Emilia, in Tosc ana e in Veneto. La sua posizione filosocialista si scontr a
con la base a ntisoci alista delle zone forti, che aveva trovato in Dino Grandi e in
Roberto Farinacci i su oi punti di riferimento.
A Reggio vennero designati nella trattativa coi fascisti i socialisti Francesco Laghi,
presidente della De putazione provinciale, Cesare Arduini, Giuseppe Soglia, Ar turo
Bellelli. I socialisti reggiani lo fecero disciplinatamente e in accordo col partito
nazionale. I fa scisti, invece, si voltarono dall’altra parte e, so tto l’egida dell’imolese
Dino Grandi e del ras ferrare se Italo Ba lbo, contestarono apertamente Mussolini. Il
futuro duce insistette e minacciò: «Se il fa scismo non mi se gue, nessuno mi obbligherà
a seguire il fa scismo ». 3 6 L’e fferato delitto contro l ’antifa scista Aristodemo Cocconi , a
Correggio, del 21 ag osto del 1921, è l’inizio di un nuovo fu oco, mentre i fascist i,
nell’estat e,
accu sav ano
Mussolini
di
averli
traditi.
Mus solini
si
dimette
improvvisamente e rivela di restare semplice gregario del fascio milanese, po i si
rimangia la decisione nel settembre e di fronte al gruppo parlamentare fascista lascia
cadere il patto di pacificazione, abbandonandolo alla sua sorte. E co rreggendo
nettamente la sua po litica, che, anziché a prire a sinistra, d’or a in poi aprirà a destra.
Mussolini aveva fiutato che la sua originaria propensione era incompatibile con
l’humus dei suoi. L’i dea di un patto di g o verno coi socialisti e i popolari per rinnov are
l’Italia lasciò spazio alla nuova strategia d ell’accordo a destra.
Intanto, dall’altra parte, vennero orga nizza ti gli «Arditi del popolo», una co stola del
movimento fiumano, che non aveva optato per la soluzione fascista e nei quali
abbondav ano soprattutto repubblicani e anarchici. Il 27 giugno del 1921 alcuni ex
ufficiali fiumani si incontrano a Roma e, a ssieme ad altri elementi, fondano la sudde tta
associazione. L’associ azione si radica al Nord. A Reggio alcuni comunisti impugnano le
Pag. 285
L’Apostolo e il Ferroviere
armi e nell’estate il prefetto segnala che «vanno segretamente costituendosi gruppi di
Arditi del popolo», 3 7 alcuni dei quali com battono, nell ’agosto del 1922, nella battag lia
per la difesa di Parma contro le truppe di Balbo (che lascia sul campo trentanove morti
e cento cinquanta feriti). Nella provincia di Reggio sono i comunisti a orga nizzare g li
«Arditi del p opolo» come gruppo armato, secondo gli storici comunisti locali. Si ha
notizia che a Cavriago gli «Arditi del popolo» si costituisco no i l 24 agosto del 1921 c on
l’intento di dife ndersi dagli attacchi delle squadre fasci ste e p er iniziativa di Giovanni
Ferrari, segretario d ella sezione del P C D I . Anche a Poviglio, gli «Arditi del popolo»
vengono
seg nalati.
Viene
indicato
il
nome
di
Fortunato
Nevicati,
consigl iere
provinciale del P S I nel 1920, passato poi al P C D I , come l’organizzatore principale di
questi grup pi armati.
Quando l’ardito del popolo Umberto Degoli, di Fabbrico, viene ucciso dopo una
sparatoria con la for za dell’ordine, i cara binieri trovano nelle sue tasche u n elenc o di
sessanta nomi di giovani comunisti, tut ti militanti nell’asso ciazione. Qu ell’ impresa,
nella quale erano coinvolti arditi di Fabbrico, Campagnola, Villarotta e Novellara, s’era
prefissata di attaccar e la Casa del fascio di Cadelbosco Sopra e vi restarono feriti due
carabinieri. Dunque gli «Arditi del popolo» non avevano solo in ment e azioni
difensive, ma anc he a zioni offe nsive, con l e armi in pugno. Che i comunisti abbiano nel
Reggiano organizzato tale asso ciazione è scelta che potrebbe risultare in contrasto c o n
le direttive del partito a Roma, che definì l’organizzazione «u n’audace manovra de lla
borghesia», 3 8 vietandone la partecipazione agli iscritti dall’autunno del 1921. È
probabile dunque che anche a Reggio, con le direttive del P D C I dell’autu nno c he
vietavano la parteci pazione comunista al movimento, i comunisti, visto che ne
facevano
parte,
a bbiano
abbandonato
gli
«Arditi
del
popolo»,
tanto
che
l’organizzazione spa rì progressivamente nel corso del 1922 . Naturalmente qu esto
divieto si inquadra nella posizione comunista del tempo, che non intendeva affa tto
preservare la democrazi a liberale dall’u rto del fascismo. I socialisti di Prampolini
contestarono qu este disperate forme di iniziativa violenta, in nome della duplice
convinzione, quella non violenta e qu ella, errata, del fascismo come fu oco di pag lia,
che presto si sarebbe esti nto da solo .
La questione politica del rapporto tra riformisti e massimalisti nel P S I non venne
Pag. 286
L’Apostolo e il Ferroviere
risolta neppure dal Congresso di Mila no che si svolse nel luglio del 1921. I
massimalisti
trovarono
il
modo
di
approvare
una
mozione
che
prendeva
atto
dell’esclusio ne del P S I dall’Internazionale comunista e che pur tuttavia manteneva tale
adesione. Un’e sclusio ne rinviata al mittente con un appello all’unità. Un’umiliazione.
Un imbroglio. Gli iscritti al P S I reggiano, che erano calati (da 9. 591 del 1920 a 8.125 d el
1921 e che nel 1922 erano solo 5.810), continuarono ad affi dare la maggioranza ai
riformisti
(4.854,
contro
i
1.515
massimalisti).
Al
Congresso
successivo,
que llo
dell’ottobre del 1922, i riformisti, che a R eggio avevano conseguito 4.401 voti, cont ro
923 dei massimalist i, grazie alla leggera prevalenza della mozione secessioni sta
Serrati -Lazzari, con quest’ultimo convertito sulla via di Mosca, (32.106 voti) su quel la
Baratono-Cazzamalli (29.119 voti), vennero ufficialmente espulsi. Fu questo de l 3
ottobr e del 1922 l’atto più grave mai compiuto dal P S I nella sua lunga storia. E questo
almeno per tre motivi. Il primo motivo poteva apparire sentim entale, ma era i n real tà
fortemente politico. Espellere dal parti to Filippo Turati, Claudio Treves, Camillo
Prampolini, Giacomo Matteotti, Ludovico D’Aragona, Bruno Bu ozzi, i grandi nomi che
avevano segnato e se gneranno la storia del socialismo italiano, appariva una decisione
troppo violenta per potere essere accetta ta come derivante d a una razio nale scel ta
politica . Il secondo motivo era appunto che il P S I aveva accettato il diktat di Mosca e
dei comunisti e aveva preferito un’altra storia alla sua, un’altra rivoluzione alla
propria, e quella sc elta violenta non determinava neppure una collocazione co me
quella auspi cata, pe rché a qu el punto Mosca avrebbe ordinato l’unificazione coi
comunisti, accettata e praticata da Serrati, ma contrastata da Nenni e dai suoi che si
opporranno e si trove ranno nella terra di nessuno e per di più costretti a fare macchi na
indietro e a progettare la riunificazione socialista con gli espulsi, che si celebrerà
nell’esilio di Parigi nel 1930. Ma vi è un’ultima e non marginale motivazione.
L’espulsio ne dei riformisti si determinava a venti giorni dalla marcia su Roma e dalla
presidenza Mu ss olini. E appare qua si u n segno beffardo qu esta ulteriore divisione
socialista alla vigilia di un avvenimento così decisivo per le sorti della democrazia in
Italia. Un tragicomico non sense politico.
I riformisti, espulsi dal P S I , si inco ntrarono la mattin a seguente, il 4 ottobre, alla Sala
dell’Università prole taria intitolata ad Andrea Costa e qua ndo entrò Filippo Turati
Pag. 287
L’Apostolo e il Ferroviere
tutti i delegati si alzarono in piedi con grida di «Viva il socialismo» e con inviti a g ran
voce affinché Camillo Prampolini assumesse l a presidenza del Congresso. Qualcu no
avanzò l’idea delle dimissioni dei deputati socialisti, ma Prampolini fu inflessibile:
«Tutti i compagni devono rimanere al loro posto a difendere fin dove è possibile g li
interessi del proletar iato». 3 9 Dal ca nto su o Tu rati disse: «Ieri si è fatta la sci ssione . Io
penso che mai come oggi ha trionfato l’unità socialista. Quello che avviene ora ha
importanza storica. Vengono nel so cialismo, non al comunismo italiano, non di Mo sc a,
le gemme più pure de l proletariato italian o». 4 0
Nel novembre del 1922, alle elezioni comunali, Reggio dava la maggioranza ai
fascisti, a poche setti mane dalla marcia su Roma e dall’incarico a Mussolini di formare
il suo primo governo. Intanto a Reggio si erano verificati nuovi gravissimi atti di
sangue: dal gennaio erano stati uccisi, a Brescello, il contadino socialista Giusep pe
Vincenzo Amadei, a Correggio il muratore, e giovane comunista, Umberto Bizzoccoli, a
Puianello il segretario del circolo socialista Armando Taneggi, a Iano di Scandiano il
sarto socialista Adol fo Incerti Rinaldi, a Cadelbosco Sopra il bracciante antifascista
Armando Arduini, a Pieve Modolena il meccanico a ntifasci sta e cooperatore Evarist o
Ferretti, a Boretto il bracciante comunista Livio Fulgenzio Zani. Dall’altra parte ca de va
vittima a Regnano il cascinaio fasci sta Alfeo Giaroli, 4 1 ex combattente, mentre a
Scandiano il sindaco socialista Luigi Ghiacci uccise co n alcuni colpi d’arma da fuoco il
fascista Gino G ermini, 4 2 piccolo proprieta rio ed ex combattente, e ferì u n suo a mic o,
Antonio Ferrari, dopo un tentativo di aggressione a lui e all’assessor e Adelmo
Taddei. 4 3
In questo clima, mentre gli scioperi generali ricorrenti portavano alla richiesta di
ordine da parte della pubblica opinione e dopo che, a un anno di distanza d alle
elezioni politiche, i governi continuavano a cadere e a formarsi (l’ultimo passaggio di
testimone è tra Bonomi, che aveva sostituito Giolitti, e Facta nel febbraio del 1922), i
socialisti prampoliniani del P S U proclamano ancora l ’ast ensio ne elettorale , rendendo
così decisament e più facile il successo della lista fascista. Nei comuni della provincia il
successo fascista è di proporzioni trionfali : a Bagnolo (68% dei votanti) i voti fa scisti
sono 741, quelli popolari 131, a Campagnola (74% dei votanti) i voti fascisti sono 769,
quelli popolari 370, a Poviglio (70% dei votanti) i voti fasci sti sono 1.172 e que lli
Pag. 288
L’Apostolo e il Ferroviere
popolari solo 31. Ma il risultato più incredibile è quello di Novellara dove i fascisti
ottengono 1.1 72 voti e i popolari 31. 4 4
Nel Comune di Re ggio la lista fascista ott iene 10.428 voti (pari al 51,1% calcolando
anche i no n votanti), su circa ventimila elettori, i popolari 3.479, (17 ,04%), mentr e
quasi settemila eletto ri si erano astenuti, compresi i prampoliniani, pari a circa il 32 %.
Dunque la maggioranza assoluta dei reggi ani votò la lista fascista, anche considerando
i non votanti, con una avanzata netta rispetto alle elezioni dell’anno precedente. Tr a i
nuovi
consiglieri
comunali
eletti
nella
lista
fascista
figu rano
anche
l’avvoc ato
Alessa ndr o Cu cchi (indice di nota 44) e il professor Antonio Fu lloni. 4 5 La nuova Giu nta
fascista si compone, oltre che del sind aco ed ex amminist ratore socialista Pie tro
Petrazzani,
di
Alessandro
Cucchi,
Bruno
Curli,
Antoni o
Fulloni,
Alessandro
Gasparotto, Francesc o Gherardi. Ettore Montessori, Ernesto Vercalli, Ponziano Versè.
Quest’ultimo era stat o il primo degli eletti in Consiglio.
Nel 1924 il P S U di P rampolini decide di ridiscendere in camp o, dopo tre anni di
astensioni smo. Giaco mo Matteotti, segretario nazion ale del P S U , così definì le elezio ni:
«Codeste non sono e lezioni. Il Partito so cialista unitario vi partecipa esclusivame nte
perché i suoi dirigenti non possono confondersi nella marea dei fuggiaschi e delle
schiere ricurve davanti al dominatore». 4 6 Gli iscritti alle liste elettorali, nella provincia
di Reggio, erano 102.825, i votanti 78.487 pari al 76%. Ma i voti nulli e contestati
furono ben 5. 622. I voti validi furono 72.320. I socialisti unita ri conseguirono 11 .3 07
voti (pari al 15,6%), i popolari 6.52 1 (il 9,01%), gli indipendenti 306 (lo 0,4%), i
repubblicani 239 (lo 0,33%), i comunisti 1 .395 (l’1 ,9%), i fa scisti 51.450 (il 71,14%), i
socialisti massimalist i 1.647 (il 2,27% ). 4 7 Per i fa scisti, dopo l’estromissione di Ottavio
Corgini, che aveva duramen te contestato le leggi per i pieni poteri al governo e la
sindacalizzazione int egrale, lui che era esponente della associa zione degli agricoltori,
venne rieletto a ncor a Michele Terz aghi, ma grazie al consenso ottenuto nelle alt re
province e non certo nella provincia di Reggio. Per la prima volta risultarono eletti i
fascisti reggiani Ant onio Bigliardi 4 8 (con 5.630 prefer enze ottenute a Reggio e 16. 198
nel collegio), Giovanni Fabbrici 4 9 (con 4.8 86 preferenz e ottenut e a Reggio e 12.346 nel
collegio), Mario Mu zzarini 5 0 (con 3.2 98 preferenz e ottenute a Reggio e 9.035 nel
collegio). Da r egistra re che il P S U di Prampolini, che per l’occa sione aveva presentat o il
Pag. 289
L’Apostolo e il Ferroviere
simbolo di un sole coi raggi e la scritta «Libertà» in primo piano, non solo sa nciva la
sua supremazia sul P S I massimalista in Ita lia e in Emilia, ma a Reggio si confermava la
seconda forza, nono stante la sua assenza d alla contesa elettorale dal 1920.
Il P S U ottiene dunqu e 11.307 voti a Reggio, superando il 15%, mentre a Parma e a
Modena conseg uì, rispettivamente, 4.400 e 8.789 voti, con percentuali che oscillavano
dal 4 all’8%. A Bologna il risultato del Fascio fu tra i più travolgenti d’Italia con
centoundi cimila voti, contro gli undicimila massimalisti del P S I , i seimilacinquece nto
popolari, mentre il P S U ottiene settemilano vecento voti e i comu nisti solo quattromila. 5 1
Prampolini viene rieletto deputato e Piccinini, come è già stat o ricordato, viene ele tto
post -mortem per un invito della direzione del partito a votarlo in segno di omaggio e
risultò primo degli eletti della lista del P S I massimalista, seguito dall’ex segreta rio
nazionale del P S I Gi ovanni Bacci 5 2 che g li subentrò. Il delitto di Antonio Piccin i ni,
avvenuto la sera del 28 febbraio del 1924 , non fece cambiare idea ai molti che era no
intenzionati a votare la lista fasci sta. Il candidato massimalista, tipografo nel la
cooperativa reggiana, venne brutalmente freddato da quattro col pi d’arma da fuoco nei
pressi della massiccia ta della ferrovia Reggio -Ciano, a poche centinaia di metri da casa
sua, in zona Gardeni a, a Reggio. È vero che i fasci sti locali a vevano sdegno samente
rifiutato la paternità del grave atto di sangue, ma è altrettanto vero che il p rocesso c he
seguì ai quattro imputati fu una farsa, co n tanto di assoluzione generalizzata e marcia
di trionfo degli imputati per le vie della città.
La
provincia
di
Reggio
si
era
ulteriormente,
e
in
stra grande
maggioranza,
fascistizzata con le elezioni d ell’aprile del 1924. Naturalmente v anno considerati atti di
violenza
che
non
mancarono
e
condizionamenti
dell’elettorato
che
non
furo no
certamente di poco conto. Nell’ultima parte del 1922 e per l’intero 1923, fino
all’omicidio di Piccinini, che è del febb raio del 1924, gli episodi di violenza,
soprattutto fa scista, erano continuati m oltiplicandosi. Erano infatti caduti sotto il
fuoco fascista: Adolfo Vezzani, fornaio socialista di San Mar tino in Rio, Ferru ccio
Casoli,
bracciant e
a ntifascista,
a
Reggi o,
Ant o nio
Denti,
contadino
cattolico,
a
Gavasseto, Umberto Romoli, amministratore socialista, a Sca ndiano, Carlo Mario tti,
muratore, militante del partito popolare, a Guastalla, Albertino Capetta, bracciante
comunista a Novella ra, Giuseppe Maram otti, fornaciaio socia lista a Reggio, Anto nio
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L’Apostolo e il Ferroviere
Bellelli, falegname socialista a Fosdondo di Correggio, Vito Rinaldi, segretario del
circolo giovanile so c ialista di Poviglio, deceduto poi all’o sp edale di Ancona, Ca rlo
Boetti,
musicista,
a
Mancasale,
Aristide
Evaristo
Cavalc hi ,
cestaio
socialista
a
Cavriago, deceduto a seguito delle percosse subite, Angelo Mariani, operaio comunista
a Correggio. Dall’altra parte era caduto vittima il fascist a Onesto Ferrarini 5 3 a
Castelnovo Sotto e u n attentato, vero o presunto, era stato con sumato ai danni d el
deputato fasci sta Ant onio Bigliardi a Poviglio, ferito da una p allottola a un braccio.
Certo i partiti di opposizione non poteva no godere di alcuna forma di par condicio
sull’unica forma di comunicazione che era allora la carta stampat a. Il «Giornale di
Reggio», che si autodefiniva quotidiano li berale, era in realtà u na sorta di altoparlante
della politica fascista, anche se «La Giustizia» continuava le sue pubblicazio ni
domenicali, mentre «La Giustizia» quotidiana si stampava a Milano come organo del
PSU.
Per di più le piazze erano rigorosamente vietate agli esponenti socialisti e la
propaganda
era
effettuata
clandestina mente.
Difficile
so stenere
che
in
qu este
condizioni si potesse svolgere una campagna elettorale vera. Da l 1921 al 1924 gli uni ci
tentativi reali di opposizione reggiana a l fascismo vengo no ricordati nello scritto testimonianza già citato di Giuseppe Giaroli: quello della massoneria, nelle logge
Giosuè Carducci -Prospero Pirondi, «legate all’obbedienza di Domizio Torriggian i e di
Giuseppe
Leti,
morti
in
esilio»
che
costituì
«un
pri mo
argine
al
generale
disorientamento». 5 4 Questo atteggiament o delle logge costò loro la distruzione d ella
sede, la defezione o l’intiepidimento della maggior parte degli affiliati, la mancata
conferma dell’incaric o all’ospedale del professor Alberto Furno, poi, con la minaccia
delle armi, il suo bando dalla città. 5 5 Poi Giaroli ricorda «la sottoscrizione dello storico
manifesto lanciato ad dì 8 novembre 1924 da Giovanni Amendola, agli italiani, da p arte
di tre reggiani: Meuccio Ruini, Dante Dall’Ara e Giu seppe Giar oli. L’Unione naziona le
ottiene, in u n primo tempo, l’ade sione d i un discreto numero di associati: socialisti,
riformisti, repubblicani, indipendenti, d emocratici in gener e (…) In rappresen ta nza
della
Unione
nazio nale
fece
parte,
d el
comitato
provinciale
clandestino
delle
opposizioni, nel periodo aventiniano, Camillo Prampolini, che (…) ne assunse la
presidenza». 5 6 Dunque, oltre all’errore dei socialisti di considerare il fascismo un
fenomeno di breve durata, transitorio, frutto di un’esaltazione contingent e, no n vi fu
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L’Apostolo e il Ferroviere
da parte di altri una opposizione organizz ata contro l’insorgere di un movimento che
diverrà partito e sta to. Il fa scismo si a ffermò senza avversar i o qua si, con qualc he
scontr o a fuoco e diverse vittime.
Nei due anni che separano l’elezione di Petrazzani da quella di Menada si segnala un
cambiamento di rotta da parte del Comune di Reggio, ma non un ribaltamento di linea
rispetto alle amministrazioni socialiste. L’amministrazion e Petrazzani vantava una
riduzione del debito a ventuno milioni con cinque milioni di economia in due anni, la
costruzione di due ed ifici scolastici a Maso ne e a Villa San Maurizio, la sistemazione di
alcune vie e piazz e d el centro storico, la costruzione di un piccolo villaggio intestato
ad Amos Maramotti , il giovane fasci sta rimasto ucciso in una sparatoria me ntre
assaltava la Camera del Lavoro di Torino. Ma le questioni più rilevanti erano state la
vendita dell’Officina del gas e il riscatto dell’acquedo tto Lev i. Sulla questione de lle
municipalizzate non vi era stato u n muta mento netto di orientamento. Se l’Officina del
gas era stata c eduta a lla società Emiliana, l’acqua era divenuta a pieno titolo comunale,
così come era stato potenziata l’Azienda autono ma dei consu mi, creata nel 1915 , in
piena guerra, quando i comuni avevano avuto il potere del razi onamento dei ge neri di
prima necessità. All ’Azienda dei consu mi, ubicata tra via San Martino e via San
Girolamo, in pieno centro, la Giunta aveva anche pensat o di vendere il suo mulino,
forno e pastificio cre ati dai socialisti, ma l’aumento del prezzo del grano aveva fatto
cambiare idea agli a mministratori. Almeno per ora. Nessu no invece osava to ccar e le
farmacie comunali, la prima, fondata per i poveri dai soc ialisti nel 1901, e che nel 1903
aveva aperto la vendi ta a tutti. 5 7
Nell’aprile del 1925 il sindaco Petrazza ni notificava al Consiglio la decisione d i
andare ancora alle urne, poiché le dimissioni di alcuni fascisti dissidenti (tra i quali
Umberto Lari, c he da l fasci smo si era dist accato dopo l ’omicidio di Giacomo Matteot ti)
unita alle dimissioni degli esponenti della minoranza, portavano il numero dei
consiglieri a non sup erare la quota dei d ue terzi. A quel punto, secondo la legg e, il
Consiglio poteva an dare o a elezioni suppletive (per rieleggere un terzo di consiglieri)
o a elezioni generali. Fu questa seconda l a scelta compiuta e nel maggio del 1925 si
celebrò il rito stantio di elezioni com unali senz a opposiz ione. Le list e che si
fronteggiavano (per m odo di dire) erano entrambe fasci ste. La campagna elettorale fu
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L’Apostolo e il Ferroviere
l’occasio ne per un’entusiasmate ubriacatura di retorica fascista alla quale diede il suo
eccezionale contributo, con un c omizio al Municipale che infia mmò i presenti, lo ste sso
Roberto Farinac ci. 5 8 Dal Consiglio usciro no l’ex sindaco Pietr o Petrazzani e l’avvo cato
Alessa ndro Cucchi, ma tra i candidati figurò il nome di Giuseppe Menada, col numero
quattordici e senza l a qualifica di fasci sta. Nelle liste della minoranza fascista , dove
prevalevano i giovani, figurava anche Gia nnino Degani, 5 9 intell ettuale fasci sta, che p oi
diverrà uno dei più influenti dirigenti comunisti reggiani nel secondo dopoguerra.
Votò
il
77%
degli
aventi
diritto
e
le
schede
bianche
e
nulle
furono
solo
quattrocentoventisett e.
Nel suo discor so di insediamento del 18 maggio del 1925 Giuseppe Menada dichiar ò:
«Giuro fedeltà al leg ale rapprese ntante d el governo, giuro fedeltà al Re, alla Patr ia,
alle leggi che ci governano e giuro ancora di inspirarmi in ogni tempo alle idealit à del
Partito nazionale fa scista che rispondo no agli ideali del vecchio Partito liberale
nazionale, del quale sono un modesto e fedele gregario». 6 0 Non è che qu este ulti me
frasi di Menada, che rivendicava la sua identità liberale, fossero state accolte d ai
presenti co n ovazioni entusiastiche come altri passaggi del suo discorso. L’avvoc ato
Alberto Morandi, libe rale e poi filofasci sta pentito, indirizzò a Menada un lettera ne lla
quale è scritto: «Leg go sul “Giornale di Reggio” il suo discorso di domenica qua le
nuovo sindaco di Reggio. Non discuto il suo passato contegno politico, né qu e llo
presente. Ciascu no si regola seco ndo la p ropria coscienza. Ma non posso, in nome di
quelle idealità liberali che mi consentirono di aderire al fa scism o nel 1921 , qua ndo el l a
ne era ben lo ntano, e per le quali fui espu lso dal fascismo nel 1923, qu ando ella gli si
avvicinava
preparando
la
non
certo
invidiabile
odierna
assunzione
a
capo
dell’amministrazione del fasci smo in Com une, trattenermi dall’elevare la mia protesta
contro l’a ffermazione che “le idealità del Partito nazionale fascista rispo ndono a gli
ideali del vecchio Par tito liberale”». Rispondono tanto bene che se io volessi pubblic are
questa lettera nei modi consentiti dallo Statuto, il fascismo, che essa osa chiama re
liberale, lo impedirebbe. Nulla tuttavia, nemmeno la stima che ho sempre avuto ed ho
tuttora e non nasc ondo (non sono intossicato di veleno fa scista ) per lei come cittadino
privato e come industriale, può impedirmi di comunicare, seguendo la liberale
abitud ine di dire in faccia a tutti il mio pensiero, la mia protesta direttamente a lei, che
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L’Apostolo e il Ferroviere
tutto sarà e di tutto potrà vantarsi, fuorché di avere sempre seguite e di servire oggi le
idee liberali». 6 1
Da registrare anche una lettera di Antonio Vergnanini, il so cialista cooperatore,
ancora presidente na zionale della Lega delle cooperative che, poco prima della nomina
di Menada a sindaco , gli si era rivolto co n toni affettuosi: «Leggo sui giornali che a
Reggio si sta prepar ando una nuova spedizione elettorale per la rinnovazione d el
Consiglio comunale e che Ella sarebbe chiamata a dare il suo nome all’impresa. Sento
che mancherei ad un mio dovere e ad un bisogno della mia coscienza se le tace ssi il
mio pensiero. La vog liono a sindaco della nostra città ed io penso che Reggio potrebbe
essere lieta di averla a così alta carica e che Ella avrebbe, più di tanti altri, i titoli di
benemerenza e di onestà per una così toccante prova di co nsi derazione e di fiduci a.
Soltanto penso a nche che nell’intimo dell a sua diritta cos cienza Ella non potrà fare a
meno di valutare la legittimità di questa designazione e la opportunità di accoglierla.
Essere il sindaco di Reggio, sì, con tutto il trasporto dell’anima, ma il sindaco voluto,
chiamato dalla libera consacra zione dei ci ttadini . Ella non può essere il sindaco della
illegalità. L’abbraccio con a ffetto». 6 2 Qu ello dei rapporti affettuosi tra Menada e
Vergnanini, legati da parentela (Antonio, definito «zio Tognola », era imparentato co n
la famiglia di Armando Vivi, la cui moglie era sorella di Maria Spallanzani, moglie di
Giuseppe Menada ) è una costante che durerà per tutta la vita. Menada cerca di
conciliare
il
suo
v ecchio
spirito
liberale
(« speravo»,
egli
rivela
«salutare
u na
minoranza di partito alla quale avrei dato assicurazione della massima deferenza e
della tutela dei diritti», 6 3 e nessun altro avverte tale esigenza se non lui) con la più
assoluta deferenza al governo di Mu ssoli ni, visto come il sal vatore della Patria: « Da
onesto vecchio liberale, fiancheggiatore del governo na zionale, è doveroso ricorda re
che se Benito Musso lini, nell’ottobre del 1922, non fosse stat o assunto al potere, la
bancarotta politica ed economica della Patria nostra sarebbe stata inevitabile», 6 4 e gli
afferma.
Nel suo discor so pro grammatico Menada, dopo avere ricordato i problemi finanziari
del Comune e la pol emica riguardo alla necessità di contenere le spese, rileva che,
mentre l’incremento della media dei comuni italiani dall’anno 1912 all’anno 1925 e ra
stato pari al 500%, a Reggio l’increment o era st ato del 280 %. Ad ogni buon co nto
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L’Apostolo e il Ferroviere
Menada lanciò con forza la politica delle privatizzazioni, più ancora di quanto non
abbia fatto Petrazzani. «Il patrimonio del Comune», egli precisò, «vale cinque milioni e
rende centomila lire. Abbiamo però vent uno milioni di debiti e paghiamo il 6% di
interessi». 6 5 Un non senso . A giudizio di Menada occorreva vendere al più pre sto il
Frigorifero comunale e il mulino. Occorreva introitare cinque milioni vendendo alcuni
immobili che «non rendono più del 2% per pagare due mil ioni di debiti, utilizzandone
altri tre per opere pubbliche». 6 6 Il mulino e il pastificio portavano a una perdita di
mezzo milione di lire. Menada trovò la fra se ad effetto, quella che strappava applausi:
«Province e Comuni non possono fare gli industriali se non r assegnandosi a perd ere
sempre». 6 7 In un’altra seduta il nuovo si ndaco precisò ulterio rmente alcune su e linee
d’intervento, oltre a quella delle privatizzazioni (escludendo sempre le farmacie, che
pure avevano un avanzo di sole quarantacinquemila l ire su un movimento di quasi
quattro milioni). Annunciò prossima la costruzione del nuo vo ospedale, che invece
verrà avviata solo nel secondo dopoguerr a e la continuazione del lavoro di fognatura
della città.
Intanto Prampolini aveva ormai maturato l’idea di abbandonare Reggio. Il vecchio
parlamentare
socialista
aveva
vissuto
con
angoscia
i
giorni
del
rapimento
e
dell’assa ssinio di Giacomo Matteotti, del maggio -agosto del 1924, e a Reggio quelli
dell’omicidio di Antonio Piccinini, avvenuto nel febbraio dell o stesso anno. La
situazione era divenuta sempre più irrespirabile. Tuttavia Prampolini continuava a
dirigere la sua Giustizietta domenicale. Dopo le elezioni politiche dell’aprile del 1924
Benito Mussolini er a venuto a Reggio, a pochi giorni di distanza d alle elezi oni
politiche e aveva visitato trionfalmente la città, soffermandosi p er qualche ora nelle vie
del centro e poco dopo l’ingegnere Getull io Artoni, che di lì a qualche anno firmerà il
primo piano regolatore della città, venne eletto segretario d el la federazione fa scista
reggiana. Una squ adra con la maglia granata, la Reggiana di football, che giocava nei
prati del Mirabello, con una nu ova tribuna in legno, vince a Padova lo spareggio c on
l’Olimpia di Fiume ed è promossa in prima divisione (l ’attual e serie A). F esteggiano a
Reggio aspettando i giocatori che ritorna no da Padova col treno, di notte. Tra loro c’è
un certo Felice Romano, argentino che dicono poteva ricevere più di mille lire al mese,
come celebrava la fa mosa canzone. Il partito fascista co ntrolla anche la Reggiana e
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L’Apostolo e il Ferroviere
negli anni segue nti, grazie a Regolo Ferretti, le detterà anche le regole del gioco dalla
panchina. Intanto le prime forme di dissenso democratico organizzato si presenta no a
Reggio e assumono le forme di u n gior nale, «La Favi lla», che associava liberali e
democratici di diversa estrazione. Tra lor o Alberto Mora ndi, l iberale storico, Rodo lfo
Franzoni, del gruppo di Meuccio Ruini, Vittorio Pellizzi, 6 8 che sarà tra i fondatori del
Partito d’azione e pr imo prefetto di Reggio dopo la Liberazione. Tra i collaboratori,
cogli pseudonimi di Nibbio e Umberto Gaj, anche l’ex parlamentare fascista, e
sottosegretario all ’ag ricoltura, Ottavio Co rgini e l’ex fasci sta, poi distaccatosi dopo
l’omicidio Matteotti, Umberto Lari.
Nonostante il de litto Matteotti anche Pira ndello, così è se vi p are o no, aderisce al
fascismo, mentre Don Sturzo lascia l’Italia riparando a Londra. L’Aventino non abbat te
il regime, che però barcolla. Se dopo il delitto Matteotti, anche a Reggio i fasci sti
avevano sdegn o samente rifiutato ogni responsabilità, l’Aventi no, costituito nel giu gno
per non parte cipare a i lavori della Camera, viene interrotto per iniziativa dei comunisti
che decidono di rientrare in Aula. Il gennaio del 1925 è cont rassegnato dallo stor ico
discor so di Mussolini che si assume la responsabilità di tutto quanto è avvenuto e a
Reggio il giorno dopo, squ adre di fa scisti bastonano i so lititi bolsceviki (come
venivano definiti) o supposti tali, poi incendiano la locale Ca mera del Lavoro, me ntre
il «Giornale di Reggio» definisce quell’incendio « fuochi d i gioia», come quelli
dell’Otello di Verdi. In maggio è inaugurato il Polisportivo, dotato di pista per l’ippica,
per il ciclismo, il motociclismo, con camp i per il tennis e la pi scina. È ubicato pre sso
l’area che diverrà de l Campovolo. E lì si ritrova la borghesia reggiana che inizia a
giocare ai cavalli e dimentica gli scontri po litici.
Nel novembre del 1925, dopo un tentati vo di attentato al duce, da parte di Tito
Zaniboni, 6 9 deputato socialista mantovano del P S U , questo p artito, nel quale milita
anche Prampolini, viene immediatamente sciolto ed è sosp esa anche la pubblicazione
de «La Giustizia». Ni ente ancora però viet a ai socialisti di dar vita a un partito con un
nome diverso. Il P S U si chiamerà P S L I , mentre Zaniboni sarà condannato, nel 1927 , a
trenta anni di reclu sione dal tribunal e speciale. Intanto a Reggi o, il 13 ottobre del 19 25,
si apre il proce sso c ontro gli imputati del delitto Piccinini. Si presenta no in quatt ro,
Vittorio
Calvi,
Vincenzo
Notari,
Giuseppe
Bonilauri,
Venceslao
Bonilauri.
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L’Apostolo e il Ferroviere
Improvvisamente a difendere Notari comp are proprio l’on. Alberto Borciani, primo
sindaco socialista di Reggio che se ne esce con qu esta fra se: «Ma perché se uno è
fascista è lecito ritenere che egli c oncepisca soltanto l’idea di uccidere e sopprimere il
suo avversario?». 7 0 P er la verità Borcian i difese Notari sostenendo d’essere convinto
dell’innocenz a del su o assistito, c hè in ca so co ntrario avrebbe rifiutato il patrocini o.
Un altro socialista, il giovane avvocato Giotto Bonini, 7 1 sostenne che la ca usa
dell’omicidio di Antonio Piccinini no n era politica. Qualcuno insinuò che aveva origi ne
della infedeltà della moglie di lui. Altri ipotizzarono l’esistenza di conti in sosp eso
nella famiglia del P S I .
Gli imputati ritennero di difendersi co n l’alibi delle frittelle, che stavano gustando si,
proprio all’ora della morte di Piccinini, al Caffè Stella di viale Timavo, anche se l ’oste,
quella sera , pare non abbia fritto nulla. Tu tti i sospetti era no co ntro di loro. E a nche le
prove. Come quella inconfutabile, almeno per Calvi, d’essere stato riconosciuto dalla
moglie e dalla figlia, assieme ad un altro di loro che si era infilato nell’abitazione della
famiglia Piccinini. S’erano infiltrati in casa di Piccinini dicendo che dovevano portarlo
a una riunione di p artito e uno di loro fece veder e la tesser a di Rodolfo Magna ni,
quell’ex prete c he s’i scrisse al P S I nel 191 1, come prova della loro identità. L’avvoc ato
Franco Melloni, nella sua arringa difensiv a a favore di Vittorio Calvi, sost enne che poi
quel Piccinini mica era un sant’uomo, anz i lo definì un «fan atico». 7 2 Ma che c’entra va?
Alla fine gli imputati furono tutti assolti per la gioia del fascisti reggiani, mentre a uno
di questi «le dame d ella buona società (…) offrirono fiori e l o chiamarono al balcone
come un ero e». 7 3 Chiosò «Il lavoro» d i Genova: « A nche i l processo Piccinini è
terminato con un’assoluzione. La schier a di coloro che si sono uccisi da se ste ssi
(perché, a ssolti gli imputati, non si sono mai scoperti i veri colpevoli come non si
scopriranno oggi) si allunga malinconicamente. Ricordate i versi di Olindo Guerrini a
proposito di Isolina Canuti: «Da se stessa prese i suoi quarti e li gettò nel fiume». 7 4 Il
processo verrà ric ele brato nel maggio del 1950 e dell’omicidio di Antonio Piccini ni
verrà ritenuto colpevole il solo Vittorio Calvi, nel f rattempo deceduto, mentre
combatteva coi fa sci sti a Verona. 7 5 Per gli altri un’a ssoluzio ne per insu fficienz a di
prove.
Nel marzo del 1924, si svolse un incontr o, seg nalato dal prefetto di Reggio, nella
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L’Apostolo e il Ferroviere
sede della federazione socialista alla quale partecip arono, oltre a Prampolini, l’ex
deputato fascista e convertito all’antifascismo Ottavio Corgini, il popolare Antonio
Cagnolati e il social ista massimalista Francesco Laghi, fino al giugno del 1923 alla
presidenza della Deputazione provinciale in rappresent anza del P S I massimalista. A
Reggio, nel frattempo, Giuseppe Menada continuava la sua attività di sindaco della
città. Nel clima infuo cato, che si era creato a seguito del primo t entativo di uccisione di
Mussolini (attentato di Tito Zaniboni) del novembre del 1925, il Consiglio comunale di
Reggio, convocato il 17 novembre, si era aperto con i fasci sti che avevano invaso la
balconata della Sala del Tricolore al gri do di «Per la masso neria la ghigliottina » e
«Viva il Fascio», me ntre Menada celebra va il matrim onio di Mafalda di Savoia col
principe di Assia e dopo aver ricordato il compleanno del re, innalzava lodi al la
impresa del marchese De Pinedo, che avev a volato per cinqu ant acinquemila chilometri
attraverso tutta l’Asia e l’Au stralia, svent olando patriotti camente il tricolore. Poi è la
volta dell’attentato a Mussolini e Menad a non si risparmia: «Colleghi, riaffermando
con fede immutata ed immutabile la nostra devozione al Duce, ringraziamo la
provvidenza per averlo salvato». 7 6 Poi l’i nvito crudo da parte de l consigliere Caso li:
«Quali provvedimenti ha preso la Giu nta contro gli impiegati e i salariati notoriamente
affetti da lue bolsce vica, massonica e so cialista?». 7 7 Il problema esiste, ricono sce il
sindaco e con lui Franco Melloni, segretar io del Fascio di Reggio, ma adesso ci vuole
un po’ di calma, poi decideremo.
Menada invita alla calma e pare proco propenso a dar fiato alle sollecitazioni
vendicative dell’agguerrita base fasci sta. I fascisti sulle tribune scalpitano. Vorrebbero
licenziamenti in tronco dei dipendenti per motivi politici che sono solo rinviati. Poi il
programma amministrativo e le prime delibere. Il disavanzo non è lieve, ma è
nettamente in c alo. Circa quattro milioni di deficit, che grazie agli incontri di Mena da
con il ministro delle fi nanze Volpi, sono stati ridotti a due milioni e mezzo. Bisogna
spendere molto per il recupero di Palazzo Busetti, mentre si accenna alle migliorate
condizioni finanziari e delle Farmacie Com unali Riunite. L’acqu a è ancora carente e per
le fognature so no ind ispensabili otto milioni, si decide di vendere il prato del
Mirabello per costruire case e di prendere in permuta un’area a Pieve Modolena
(operazione che poi si renderà impossibile per le ipoteche militari sulla Polveriera).
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L’Apostolo e il Ferroviere
Intanto si abbatteranno le cin ture daziarie e la città apparirà più grande e più bella,
mentre si comincerà a d estendere l ’illuminazione elettrica anche alle ville del forese .
La questione della cinta daziaria non era di semplice soluzione, perché «il dazio di
consumo rapprese nta per il nostro bilancio uno dei principali cespiti di entrata con un
provento lordo di quattro milioni e mezzo». 7 8 Resta ferma u na duplice soluzione . O
allargare la cinta o eliminarla. Si procederà per questa seconda soluzione e il 29
dicembre si «giudicherà im minente la caduta delle barriere daziarie», 7 9 e, sulla scia di
quanto già accaduto a Modena, si opterà per il passaggio a comune aperto, una
innovazione no n di poco conto. Il nuovo sistema daziario fu nzionerà in un patto tra
Comune e commercianti che gesti ranno insieme le pese di Porta San Pietro, Mercato
bestiame, Santa Cro ce, Santo Stefano e Porta Castello. Il 29 dicembre il Consiglio
comunale ratifica la decisione. Il sindaco rivela ironicamente « che avrebbe voluto c he
tutti i consiglieri si fossero reca ti insieme alla mezzanotte del 31 corrente mese a Porta
Santa Croce per dare ognuno un colpo di piccone contro l’arcata: ma tutti i
conservatori di monumenti si sono scagl iati contro qu esto su o proposito». 8 0 Mena da
assicura che si tratta di un esperimento di tre anni, alla fine dei quali si vedrà se
continuare o ritornar e all’antico.
Sull’acqu edotto e la fognatura si pro cede. Il nuovo mercato co perto verrà ultimato
grazie ad un intervento di privati che provvederanno alla sua copertura, mentre il
mulino e il pastificio sono stati venduti all ’Ente autonomo dei consumi con un introito
di seicentocinquanta mila lire per gli immobili e di duecentono vantamila per i mobili.
Le critiche condizioni del palcoscenico e della sala non consent ono di riaprire il teatro
Municipale (che rest e rà chiuso fino al 1938), ma in realtà nessuna impresa privata nelle
condizioni di allora si era assunto l’onere di gestirlo, col grave problema dei palchisti
(i proprietari dei palchi), che rappresenta vano per le imprese dei pesi insopp ortabili
poiché quegli stessi erano tenuti solo a pagare un canone fisso, molto basso, c he
rendeva impossibili incassi adeguati. Nel gennaio del 1926 muore la Regina madre
Margherita. Morta una regina se ne fa u n’a ltra. Anche perché un’altra c’è già, la mo gl ie
di Vittorio Emanuele I I I . A Reggio tutti piangono, per finta?
Chi si lamenta è la “Sarsa” alla quale, dal 1923, era stato affidato il servizio
tramviario tra piazza Battisti e le due stazioni, quella centrale e quella della Reggio -
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L’Apostolo e il Ferroviere
Ciano. La “Sarsa ” no n ne vuol sapere di allungare il servizio fino a San Maurizio, a
Rivalta, a Sesso e a Gaida, se non ottiene più soldi dal Comune. Menada stabilisce un
sussidio annuo di se ssantamila lire «delle quali trentamila spetteranno al Comune,
quindicimila alla Pro vincia e quindicimila alla Camera di Com mercio». 8 1 Intanto «L a
Giustizia», settimana le che continuava ad essere stampato a R eggio, risultava sempre
più un organo a risc hio. Dopo una lunga serie di sequ estri, «ri dotta al lumicino, priva
di rivendite e di spedizioni, vivendo ormai solo degli abbonati della città (nelle
campagne essa non arrivava quasi più) e dell’obolo degli a mici», 8 2 il giornale di
Prampolini, che usciva dal lontano 1886, fu costretto alla chiusura dopo che l’autor ità
tutoria aveva colpito il proprietario della tipografia che la stampava. S ull’ulti mo
numero de «La Giustizia» compariva un articoletto dal titolo L’agon izzan te Giu stiz ia ,
che segnalava che la fine era arrivata. Vi era scritto: «Qualunqu e cosa avvenga o possa
avvenire, il socialismo è nella fatalità delle cose e il tempo lavora p er il suo trionfo. E
se anche fo sse del t utto soffocata la no stra parola, rimarrest e voi (fasci sti) a far e la
propaganda contro voi stessi, con le vostr e gesta e coi vostri metodi». 8 3 È il 5 dicembre
del 1925 e Prampolini confida ai su oi lettori: «Travolto dal turbine fasci sta, ment re
stava per compiersi il suo qu arantesimo anno, il nostro p eriodico, «La Giustizia», si
trova costretta a sospendere le pubblicazioni. È per noi un grande dolore, confortato
soltanto dal pensiero che il fervido lavoro di questo quarantennio non fu inutile né
andrà perduto, e dalla fede incrollabile che, malgrado ogni avversità, rimangono
sempre insopprimibili e continuano ad agire dovunque quelle p rofonde ragioni di vita
che sospingo no inelu ttabilmente i popoli verso il nostro id eale di libertà, di giustizia,
di pace». 8 4
Amleto Ragazzi confiderà di aver pranzato con Prampolini proprio il giorno in cui
egli lasciò Reggio pe r Milano. «Sono stat o a colazione co n Pr ampolini», egli ricorda,
«proprio il giorno in cui egli lasciò Reggio Emilia. I fascisti erano ormai al potere.
Prampolini aveva invitato me, che ero stato membro della segreteria della Camera del
Lavoro, e un altro compagno, Ca soli, che abitava nella st essa ca sa di Prampol ini.
Eravamo un po’ tutti emozionati e cercavamo di far finta di niente. Eravamo in quattro
a tavola. Prampolini disse che sarebbe t ornato presto. In qu ell’occasio ne Prampo lini
tenne a dichiarare perché si assentava da Reggio. Non era tanto per lui, perché al
Pag. 300
L’Apostolo e il Ferroviere
punto in cui era egli non temeva i fasci sti. De l resto gli stessi fascisti mostravano di
avere un certo ri spetto di fronte alla sua fi gura. Invece aveva ti more di quel che pote va
capitare alla gent e che lo salutava per strada, ai compagni che si sforzavano di
mantenere co n lui i c ontatti. Si verificaro no infatti in quelle set timane parecchi casi di
violenza dei fascisti contro dei reggiani che, come sempre, per strada, avevano tolto il
cappello e avevano salutato Prampolini. Prampolini non voleva essere nepp ure
involontariamente la causa di violenz e. Ma ngiammo e poi Pra mpolini si alzò dicendo:
«Adesso è ora» . Dov eva partire alle due del pomeriggio. A Casoli e a me vennero le
lagrime agli occhi. E ra un distac co che ci addolorava. Prampolini cominciò subito a
rimproverarci questa debolezza. Ci disse: « Me n e vado a Milano , non vado mica chissà
dove». 8 5
Secondo Alberto Anc eschi la partenza di Prampolini per Milano avvenne nel maggi o
del 1926. 8 6 Il fatto che il vecc hio maestro pranzasse co n Casoli rinvia all’intenso
rapporto che, nell’ul tima fase della sua vi ta reggiana, legava la famiglia Prampolini
alla famiglia Casoli. Le due famiglie abitavano l’una nel piano di sopra dell’altra in
uno stabile di via Porta Brennone 27, nel cuore di Reggio. Prampolini abitava lì dal
1901, la famiglia Casoli si era trasferit a in quello stabile a parti re dal 1914 -15. I Caso li
contavano sul padre, Arnaldo, sulla madre, Lina Valestri, e su tre figli tra in quali
Pierina, che pre se il nome della figlia di Prampolini, cantante lirica che alla fine de gli
anni Venti si e sibì i n Mignon di Thomas e in Werth er di Ma ssenet in alcu ni teat ri
italiani. Le due famiglie vivevano in simbiosi e Amleto Ragaz zi le ospitava spe sso nel
suo orto che confina va con le abitazioni dei Prampolini e dei Casoli. Da Guastalla, di
tanto in tanto , si fa ceva v iva l’altra sor ella di Camillo, Silvia, che aveva spo sat o
Odoardo Paglia, vedovo, il cui figlio Ca rlo divenne ingegnere. La figlia di Carl o,
Maria, sposò l ’avvoc ato Giuseppe Giaroli , che sarà un’altra figura importante negli
ultimi anni di Prampolini a Mil ano e che nel 1968 lo commemorerà al Municipale di
Reggio, in occasione della traslazione delle spoglie del vecchio leader socialista al
cimitero suburbano.
Ma qual è il vero motivo dell’abbandono di Reggio da parte di Camillo Prampolini?
È davvero la pre occupazione che la gente che lo salutava togliendosi il cappello
corresse risc hi, come rileva Amleto Ragazzi? Era la sensazione di poter danneggiare i
Pag. 301
L’Apostolo e il Ferroviere
suoi concittadini, dunque? Ma allora perché Prampolini non decise di andarsene da
Reggio, come fece Zi bor di, dopo il duplice attentato del 1921 ? Ricorda, a proposito
dell’attentato a «La Giustizia», Francesco Bellentani: «Nell e due stanze di via De
Amicis erano insieme riuniti direzione e amministrazione del giornale e segreter ia
della
federazione
p rovinciale
del
PSU.
Vi
si
riunivano
sotto
la
presidenza
di
Prampolini, i rappresentanti della locale coalizione aventiniana . Vi fu compiuta anche
una perquisizio ne p oliziesca per la ricerca di manifestini a ntifascisti diramati dal
Comitato nazionale d elle opposizion i». 8 7
Le violenze nei confronti di Prampolini, di Zibordi e del loro giornale erano state
due ed entrambe nel 1921, cioè cinque anni prima che Prampolini decidesse di lascia re
Reggio: quella dell’attentato del 14 marzo a Prampolini e, soprattutto, a Zibor di,
colpevole di avere chiesto e ottenuto da Giolitti il trasferimento di un commissario di
Ps e di un comandante dei carabinieri «notoriamente st rumenti della reazione
antisocialista in atto, aggressione cui essi si sottrassero riparando appena in tempo n el
portone della non lo ntana abitazione di Prampolini in via Porta Brennone, porto ne
crivellato di colpi d’arma da fuoco» , 8 8 cui era seguito, l ’8 april e, la deva stazione de lla
tipografia de «La Giustizia» di via Gazzata, come rappresagl ia al ferimento di u n
fascista alla stazione della ferrovia Reg gio -Ciano. Ricorda Bellentani: «Dopo a ver
fracassato vetrate e bottiglie al Club social ista, in via Sa n Rocco , e dati alle fiamme, in
via Farini, tavoli, se die, sca ffali, e giornali sottratti al negoz io della «Coo p stam pa
socialista», gli squad risti si diressero in via Gazzata (…) For zata la porta d’ingresso
sulla via Gazzata, la turba dei fascisti non aveva tardato a porre in esecuzione il
proprio piano distruttivo, nonostante l’am monimento di Prampolini di tenere presenti i
pericoli per il vicino istituto di bambini orfani. Curandosi della vita altrui più che
della propria, egli si era intromesso nel gruppo che aveva circondato il Fornili (un
operaio
tipografo)
con
intenzioni
minacciose.
“Rispet tatelo,
è
un
operai o…
Prendetevela con me – aggiunse – ma risparmiate questo giornale che appartiene alla
classe lavoratrice”. Sfogata la loro ira contro le due macchine tipografiche, rende ndo le
inservibili, distrussero poi ogni cosa nella stanza di lavoro del direttore Zibo rdi (…)
Frenati dalle parole d i Prampolini, probabilmente ormai paghi della vendetta compiuta
contro l’odiato Zibordi, gli eroi della benzina risparmiarono gli altri uffici situati
Pag. 302
L’Apostolo e il Ferroviere
all’interno». 8 9
La scelta di Prampolini di allontanarsi da Reggio non può certo essere messa i n
relazione coi due ep isodi citati, avvenuti, appunto cinque a nni prima. Anche per ché
quel rispetto nei co nfronti di Prampolini che aveva p erfino animato gli squadristi più
violenti,
non
era
c ertamente
venuto
meno
negli
anni
seguenti
da
parte
della
cittadinanza reggiana, sia pur di parte fascista. Davvero correvano seri rischi col oro
che lo salutavano, se poi questo avveni va da parte di tutti, a parte il loro credo
politico, come testimonia Pierina Casol i, a proposito degli abitanti di v ia Porta
Brennone, che si toglievano il cappello appena vedevano Pram polini camminare lungo
la via?
Secondo Giuseppe Giaroli la decisione di Prampolini di lasciare Reggio per Milano,
nella primavera del 1926, fu cau sata dell’a tteggiamento dei suoi concitt adini i quali lo
avrebbero condannat o «all’isolamento, talché egli, che nessuno avrebbe avuto la
sfrontatezz a di colp ire anche solo con ingiurie mentre compiva le sue lunghe
passeggiate nei viali della circonvallazio ne, fu a ssai più indo tto all’abbandono d e lla
sua amata Reggio dal silenzio dei compagni che dalle minacce dei fascisti». 9 0 Si tratta
di un’accusa molto dura nei confronti più degli amici che non dei nemici. Per
Francesco Bellentani, che risponde a Giaroli, «mancò forse al momento giusto in cui
maturò in Prampolini la decisione di un trasferimento (che avrebbe inutilmente
aggravato i suoi di sagi fisici e le sue sofferenze morali) un’op era di affett uosa
dissuasione e sercitat a dai compagni in concordanza coi fami gliari e congiunti, ma
Prampolini sen tiva forse il bisogno di evadere dall’ambiente reggiano nella illusoria
speranza di poter tranquillamente ritrovare, con la tranquillità familiare e la primitiva
salute, la pace dello spirito». 9 1 Bellentani non nega la tesi di Giaroli, dunque, anche se
la giustifica aggiungendovi altre motivazioni. Forse Prampolini sperava davvero in un
trasferimento transit orio. A più amici aveva confidato che non sarebbe stato per
sempre, come del re sto capita a tutti color o che sono costretti a partire, mantenendo, è
d’obbligo, la speranz a di poter ritornare.
Pochi mesi dopo la c hiusura de «La Giu stizia», Prampolini lasci ò Reggio per Milano,
dunque, nel maggio del 1926, e il 16 di quello st esso mese Menada è a Roma p er
preparare la visita di Mussolini a Reggio, che si sv olgerà nell’ott obre dello stesso anno.
Pag. 303
L’Apostolo e il Ferroviere
In una lettera inviata alla moglie Maria, da Roma, il 17 maggio del 1926, Menada
racconta i particolari del suo viaggio e dell’incontro col duce, che si tenne alle und ici
del mattino del 12 maggio a Palazzo Venezia, c ol concorso di Giovanni Fabbrici Mario
Muzzarini
e
del
p refetto
di
Reggio
Dante
Almansi.
Menada
non
si
dichi ara
particolarmente entusiasta dell’uomo Mussolini: «Era in tenuta da cavallerizzo, come
se fosse da poco smontato da cavallo, la barba non ancora f atta, per cui la prima
impressione non è st ata impressionante». 9 2 Poi ancora: «Io che credevo di essere il più
timido fui forse il più saggio. Parlai d i case, di barriere, delle officine e poi di
Parmiggiani e della sua galleria d’arte. A questo proposito invitò il prefetto a fargli un
rapporto». 9 3 Poi anc ora: «Io l’ho sempre fissato in fa ccia e l ui diverse volte mi ha
guardato fermando lo sguardo». 9 4 Inso mma nessun atteggi amento di particolare
ossequio e di riverenza. Come se il vecchio liberale avesse r iscoperto la sua anti ca
anima.
Mentre Menada era nel cuore del nuovo potere italiano, Prampolini era costretto a
lasciare la sua Reggio per Milano. L’appartamento milanese gli era stato trovato dall’ex
sindaco di Reggiolo Paride Alberini 9 5 (tre stanze in aff itto in via Tantardini n. 2 nel
quartiere
popolare
di
Porta
Ticinese).
Alberini
scriverà:
«Al
rilievo
dell’appartamentino di via Tantardini, costituito di tre camerette, ostacolava l’ac quisto
di un lampadario, che a lui piaceva più per lo stile che per i l prezzo. L’o stacolo fu
subito rimosso poiché provvidi al collocamento in altro modo avendo egli rifiutato
l’offerta in regalo come rifiutò che gli amici sostenessero la spesa per il rilievo
dell’appartamento stesso». 9 6 E lì ebbero naturalmente alloggio anche la sorella Lia e la
figlia Pierina, sempre sorvegliate dall’affetto e dall’ausilio di Alberto Anceschi,
«reggiano da molti anni diventato milanese senza nulla perdere del ceppo casalingo» . 9 7
Prampolini aveva sessan ta sette anni co mpiuti. E doveva trovarsi un lavoro per
guadagnarsi
da
vivere.
Evidentemente
allora
non
esi steva
alcuna
pensi one
parlamentare, né egl i poteva usu fruire di altri benefici per la sua attività politica e
lavorativa (come è stato ricordato, oltr e all’attività di giornalista aveva svolto il
mestiere di segr etario aggiunto della l ocale Camera di Co mmercio). Nelle pri me
settimane dovette accontentarsi di curare la contabilità di alcuni alberghi, poi accettò
un lavoro di contabile, che spe sso doveva trasformarsi anche in commesso, del negoz io
Pag. 304
L’Apostolo e il Ferroviere
«Casa bella» che l’a mico ed ex deputato socialista Nino Mazzoni aveva impiantato a
Milano. Si trattava di un negozio di vendita di mobili antichi e oggetti d’arte ed era
ubicato in via Manzo ni. Nino Mazzo ni lo d i rigeva con abilità ed esperienza.
A Milano Prampolini non era solo. Oltre a Mazzoni e ad Anceschi, a nche Zibordi si
era trasferito nella ca pitale lombarda, prima di raggiungere Bergamo, dove morirà nel
luglio del 1943 (l’ex direttore de «La Giustizia» ver rà anche arrestato dopo la fuga in
Francia di Filippo T urati, rimanendo in carcere u na settimana, poi gli fu messo alle
calcagna una guardia che lo sorvegliava), mentre Amilcare Storchi aveva aperto a
Milano una tabacc her ia con la figlia, che a ndava a gonf ie vele, ritornando poi a Reg gio
alla caduta del fasc ismo, prima di morire a poche settimane di distanza. N el le
domeniche di riposo dal lavoro Prampolini si recava spesso nella casa di Paride
Alberini «dotata di un po’ di terreno con piante e fiori». 9 8 Lì Alberini ricorda le
discussioni animate c on la sua vecchia mamma che criticava Prampolini per non aver
saputo opporre alla violenza fascista una «superviolenza» 9 9 socialista. Prampol ini
ricordava che «cinquant’anni di propaganda per la pace fra gli uomini n on potevano,
per circostanz e c he ri teneva transitorie, ca mbiarlo di opinione e di indirizzo». 1 0 0 Anc he
se all’allora giovane Alberto Simonini, in quello stesso perio do, Prampolini confidò:
«Rivedrai un’Italia libera, ma quanto dovrete operare per vincere i l male che
certamente durerà anche qua ndo ne sarà scomparsa la causa : il fascismo». 1 0 1
I primi mesi a Milano furono co ntrassegnati da grande senso d i nostalgia. Nostalgia
per Reggio («quanto più rimango qui, tanto più mi sento reggiano», 1 0 2 egli confe ssa ) ,
nostalgia per la vecc hia politica, che s’er a d’un tratto scontrat a prima col nuovo mito
del bolscevismo, po i del patriottismo e del fasci smo. Pra mpolini si sentiva uno
sconfitto, anche se non un vinto. Pensava che il fascismo fosse fenomeno che dove va
passare. Poi sarebber o tornati i suoi ideali, che avevano saputo coinvolgere le masse,
allora avvinte da altra ideologia, e il suo socialismo «che avverrà». Confessava: «Il
presente è ta nto triste per me, anche indipendentemente dalla politica (…) Mi
considero virtuoso p erché ho la forza di sopportarlo». 1 0 3 Già nel gennaio del 19 27
confessa a Franc esco Bellentani: «Il mio mal di bocca mi tormenta di nuovo, sebbene,
per ora, non così sp asmodicamente come otto o nove anni or sono». 1 0 4 Sono i pri mi
sintomi del c ancro al la bocca che porterà Prampolini a morte tre anni dopo. Difficil e
Pag. 305
L’Apostolo e il Ferroviere
immaginare, invece, che lo st esso male si fosse presentato addi rittura otto o nove a nni
prima.
Nel gennaio del 1926, intanto, Menada, che evidentemente non s’era ra sseg nato a
fare solo il sindaco di Reggio, promuoveva la nascita della Federazione provinciale
degli industriali reggiani. Nel suo studio, il 15 gennaio, si riunirono, alla presenza d el
commissario di governo e del segretario capo della Camera di Commercio, «i maggiori
industriali reggiani per costituirsi in comitato provvisorio per la costituzione della
federazione» . 1 0 5 La federazione era nat uralmente inquadrat a nella Confederazi one
generale fasci sta del la industria italiana. La costituzione uffi ciale della federazio ne
avvenne il 9 febbraio del 1926 nella sug gestiva cornice della Sala del Tricolore, alla
presenza delle maggiori autorità reggiane. Avrebbe dovuto partecipare anche l’on.
Olivetti, presidente della Confederazione nazionale, ma una malattia glielo aveva
impedito. Al suo posto era presente il professor Giovanni Detto ri, vice presidente della
Confed erazione. Si se gnala anche la presenza dell’ex sindaco Pietro Petrazzani, nuo vo
presidente della Federazione delle amministrazioni fasci ste e presidente della locale
Cassa di Risparmio (dal Comune non se n’era andato a mani vu ote).
Interessa nte notare la folta schi era deg li industriali: Pietro Terzi, il già citato
industriale
del
truciolo
di
Luzzara,
Luigi
Guidotti,
a
nome
di
un’indust ria
metalmeccanica di Cavriago, l’ing egner Mossina, dell’omoni ma industria di Guastalla,
l’ingegner Morgag ni, della ditta metalmeccanica «Guidetti e C», Andrea Bizzocchi,
della tipografia reggiana e omonima libreria, la «Società meccanica e fonderia della
Gardenia», l’ing egne r Greco della «Gr eco e figli meccanica» , Achille Marzi, del la
omonima industria reggiana di pavimenti, i successori di Giuseppe Agazza ni e della
sua
fabbrica
di
spazzole,
Umberto
Rossi,
direttore
della
Banca
Popolare
in
rappresentanza dell’o n. Giuseppe Spallanz ani, nel fra ttempo divenuto presidente de lla
stessa , dopo essere st ato deputato anti Prampolini dal 1905 al 1909, Giovanni Ferrarini
in rappresentanza de lla sua fabbrica di acque gazzose, il cavalier Giovanni Prampolini
in nome della «Socie tà Cremeria reggiana » (burri ficio) di Villa Sesso (era for se qu el
Giovanni Prampolini alleato e poi avversario di Menada alle Officine Reggiane, delle
quali era stato dirett ore) e naturalmente l e Officine meccaniche reggiane e il Calzifi cio
reggiano, creature di Menada. Giuseppe Mena da comunicò che «non appena ve nne
Pag. 306
L’Apostolo e il Ferroviere
approvata la legge sulla disciplina giuridica delle industrie, si formò subito nel la
nostra città un comitato provvisorio allo scopo di co stituire anche qui fra noi la
Federazione degli ind ustriali». 1 0 6
Da parte sua Ang el o Delfino Parodi po rtò il saluto della neonata Federazione
dell’agricoltura, mentre Giovanni Dettori illustrò gli scopi della federazione nazionale
fascista . Intervengono e portano la loro adesione anche la federazione provinci ale
fascista del commerc io, r apprese ntata dal vice presidente Gino Sidoli, vengono let ti i
telegrammi di adesione di Natale Prampolini, di Brenno Manfredi, di Alberto Sidoli, di
Bigliardi di Guastalla, della «Società Ar mando Corradini» di Guastalla e dei frat elli
Pineschi di Rolo, del la Federazione provinciale fascista degli industriali laterizi, del
collegio dei capi mastri e imprenditori. Menada viene eletto presidente anche de lla
federazione
degli
industriali
(era
sindaco
di
Reggio,
presidente
della
SAFRE
e
consigliere in una m iriad e di società) e i l consiglio direttivo risulta così compost o:
Massimo Alberici, ingegnere e conte, Alfredo Benassi, ingegnere e grande amico e
collaboratore di Menada fin dalle origini, Benvenuto Berzaccola, ragioniere, Giovanni
Degola ingegnere e direttor e delle O M I Reggiane, Dante Fornaciari, commendatore e
imprenditore vinicolo, Giuseppe Magnani, imprenditore delle Cremerie emiliane di
Cavriago, Ammodio Menozzi, Giuseppe Nicodamo, Giuseppe Tirelli, ingegnere e
futuro deputato fasci sta, Ang elo Vaccari e P aolo Emilio Zunini. 1 0 7
Dopo che il fa scismo aveva acclamato a su o segretario provinci ale il novellarese on.
Giovanni Fabbrici, confermandolo alla sua guida al Congresso provinciale, dopo aver
invece espulso l’on. Antonio Bigliardi, so spettato di aver simp atie massoniche, e do po
aver celebrato la morte del primo industriale reggiano Giusepp e Agazzani, il Consig lio
comunale di Reggio, il 20 marzo, insiste sulla indispensabile costruzione del nuo vo
ospedale e sping e pe r la costruzione del monumento ai caduti che, contrariamente a
molti altri comuni della provincia, a Reggio non era ancora avvenuta. 1 0 8 Ma la
questione più rileva nte affro ntata dal Consiglio fu quella della costruzione di nuo vi
alloggi, da demandare all’Istituto delle ca se popolari, anch’esso cre atura di Menad a,
finanziando, con un milione di lire (si prende atto che non è possibile alienare l’area
del Mirabello) la costruzione di uno stabile per i pompieri e nuove case popolari nella
zona di via Valoria.
Pag. 307
L’Apostolo e il Ferroviere
Poco dopo un nuovo gruppo di case, quelle per gli agenti delle ferrovie di Reggio
Emilia, veniva inaugurato da Giuseppe Menada, in qualità di presidente della S A F R E .
Menada, alla cerimonia inaugurale, disse: «La società per le ferrovie di Reggio Emilia
già molti anni fa a veva pensato a cost ruire alloggi per qu ei suoi agenti che non
avevano diritto alle abitazioni nelle stazioni o lungo la linea, ed il 23 giugno 1902 noi
inaugurammo il primo gruppo delle nostre casette (…) Gli appartamenti furono
affittati a prezzi mod icissimi: lire 180 annuali nel 1907 e lire 9 00 all’anno oggi (…) La
costruzione delle nu ove casette importa un non indifferente onere fina nziario per la
nostra società, ma essa è lieta di averlo assunto per qu ello spirito di provata
collaborazione che ha sempre unito la so cietà al suo personal e». 1 0 9 Il 13 maggio del
1926 Menada inaugur a la nuova sede del Mercato coperto dei suini, che per l’occa si one
apre la prima rassegna nazionale. Menada ricorda: «La nostra solerte Camera di
Commercio e la Cattedra di agricoltura già da molti anni in sistevano nel dimostrare al
Comune la ne cessità di un mercato copert o pei suini». 1 1 0 E poi: «Reggio che aveva vi sto
l’allevamento del maiale salire ad un primato nell’industria zootecnica nazionale per
l’opera illustre del professor Antonio Zanelli e del d ottor Angelo Motti, seguita poi
dalla nostra Scuola di zootecnia e caseificio ed oggi anche dall’Istituto consorziale
zootecnico diretto dal professor Alberto ni e annesso alla Scuola Zanelli (…), av eva
visto richiamare l’attenzione degli agricoltori di tut ta Italia sui pregi di una ra zza
suina, che, a ndando i n altre regioni, avev a persa la sua denominazione originaria p er
assumere senz ’altro quella di reggiana». 1 1 1 Nasceva il primo nucleo di quella che sarà
una rasseg na di carattere internazionale sul maial e e che porterà Reggio all’attenzione
di tutta Europa.
Nelle seduta del Consiglio comunale del 9 giugno 1926 Menada dedica ampio spazio
alla Galleria Parmeggiani. La galleria era stata da pochi giorni a perta al pubblico poc o
dopo aver ammirato al Polispor tivo gli eroi a due ruote Binda e Giradengo e po co
prima che morisse l’amico -avversario Giuseppe Soglia, a cinquantacinqu e anni.
Menada ricorda che la galleria è stata visitata dal nostro concittadino Malagu zzi
Valeri, direttore della Pinacoteca di Bologna «ed è stata considerata dallo stesso
sbalorditiva». 1 1 2 Menada esprime poi «la più viva ammirazione a nome della Giunt a e
del Consiglio, all’eg regio concittadino Parmeggiani per la magnifica decorazio ne
Pag. 308
L’Apostolo e il Ferroviere
artistica di cui ha voluto così ornare la nostra citt à». 1 1 3 Par meggiani era tornato a
Reggio nel 1924, tr asportando su alcuni vagoni ferroviari la preziosa collezio ne
artistica ereditata da Ingacio Luis E scosu ra a Parigi. Se n’era andato dopo un fallito
attentato a Prampolini, ritornava a Regg io alla vigilia dell’a bbandono di Reggio da
parte di Prampolini. Era anarchico i ndividualista, o più probabilmente confidente del la
polizia, adesso è e sal tato dal fasci smo. La sua esposizione, che viene aperta al pubbl ico
nello stabile da lui costruito di fianco al teatr o Ariosto in stile gotico, diverrà oggetto
di una trattativa tra il Comune e il proprietario, con Menada non certo esaltato dal
doverla
acquisire,
anche
a
causa
del la
personalità
contorta
del
personaggio
Parmeggiani. Il tutto si risolverà dopo la morte di Menada e g razie al nuovo podestà
Adelmo Borettini, che acquist erà la Galler ia e darà a Parmeggi ani un lauto compenso,
assumendolo a nche c ome direttore.
Nello stesso Consiglio comunale viene anche data la comunicaz ione che la domenica
successiva si sar ebbero inaugurate la scuo la di San Maurizio e la notizia della prossima
riapertura del Mauriziano. Intanto u n nu ovo attentato, provocato dall’inglese Viole tta
Gibson, «zitella squ ilibrata, da poco dimessa da un manicomio» 1 1 4 alla vita di
Mussolini, che viene ferito da u na pallott ola al na so mentre u sciva dal congr esso dei
chirurghi a Roma, inasprisce ancora più la situazione. A quest ’attentato ne seguirà un
altro, l’11 settembre, opera dell’anarchico Gino Lucetti (una bomba che esplode nei
pressi dell’au to di Mussolini e determina il ferimento di quattro passanti), e un altro
ancora, il 3 1 ottobre dello stesso 192 6, a B ologna, ad op era del giovane Ant eo Zamboni,
che verrà poi trucidat o dai presenti. Na sce il regime.
Prampolini, si spostò dunque a Milano nella primavera del 1926 grazie agli aiuti di
Alberto Anc eschi, re ggiano di na scita e milanese d’adozio ne, poiché si trasferì ne lla
capitale lombarda attorno al 1912 per segu ire un corso alla Umanitaria. Anceschi fu p e r
anni presidente di quella cooperativa di muratori. A lui Prampolini indirizza le prime
lettere prima di partire da Reggio per Milano, nell ’aprile del 1 926, poiché Anceschi era
evidentemente
inca ricato
di
sovraintendere
alle
oper e
per
la
sist emazione
dell ’appartamento di via Tantardini, a Porta Ticinese, nella periferia milanese, trov ato
dal reggiolese P aride Alberini. P ossibile che Menada, sindaco di Reggio, no n ab bia
cercato di parlare con Prampolini, magari per dissuaderlo a partire? Davvero esisteva
Pag. 309
L’Apostolo e il Ferroviere
quella stima reciproca, della quale del resto parla anche Vergnanini, nella sua lettera
citata e non era possi bile intervenire per bloccare un esilio volontario in altra città da
parte del simbolo vivente del socialismo reggiano? L’aspett o ideologico era cos ì
sovrastante risp etto a quello umano? F orse è questa la questi one più impressiona nte,
anche per u n uomo c ome Menada, che no n aveva certo fatto d ell’ideologia un simbolo
della propria vita. Mai, nella storia precedente, la lotta tra i d ue aveva comportato il
sacrificio dell’altro, l a sua discriminazione. Quando Prampolini vinceva Menada era un
imprenditore, stimato anche dai socialisti, fondatore dell ’indu stria reggiana. E qua ndo
vinceva Menada, Prampolini da deputato si spostò alla Cassa d i Risparmio e col laborò
con Menada e con le sue nuove iniziative imprenditoriali. Quando, alla fine, rivinse
Prampolini, Menada non si rintanò certo nella solitudine, ma acquisì ancora più pote re
nel mondo dell’indu stria a Reggio e altro ve e nella Croce Ver de, e nell’Istit uto delle
case popolari, presieduto da Menada, anche i socialisti di Prampolini collaborarono.
Adesso i due avver sari erano diventati nemici? Non c’è uno scritto che atte sti
un’attenzio ne da p arte del
sindaco Menada al
travaglio del
vecchio social ista
riformista, costretto ad abbandonare u na città amministrata dal vecchio avver sario. I
due non si se ntirono proprio, neppure attr averso intermediari?
Proprio nel momento in cui Prampolini prepara la sua partenza da Reggio Menad a
riceve il più entu siastico rico noscimento da parte di Reggio. I l 6 aprile del 1926 al la
Sala Verdi viene prep arato un gra nde banchetto per festeggiare i suoi cinquant ’anni di
attività lavorativa. Proprio nell’aprile del 1876 Menada varcò, infatti, per la prima
volta la porta del palazzo della società ferroviaria Alta Italia di Milano. Per l’occasio ne
il suo grande amico Alfredo Bena ssi, l’ingegnere e collaborato re di tutte le più gra ndi
imprese di Menada, annunciò la creazione di una «Fondazione Giuseppe Menada». La
presenza delle più al te autorità reggiane onorava la festa. C’erano proprio tutti, dai
deputati fasci sti al pr efetto, agli assessori, al presidente d ella Deputazione provincial e.
E c’erano anche i vec chi amici, dall’on. Giovanni Cortassa, che ebbe per primo Menada
alle dipende nze, e che poi sarà sinda co revisore della
SAFRE,
ai suoi colle ghi
dell’azienda ferroviaria e delle Reggiane. C’era anche il prefetto Dante Almansi che ne l
suo discor so volle anche ricordare che Menada non porta va il distintivo fasc ista
all’occhiello, il c he non doveva passare inosservato in qu el momento e in quella
Pag. 310
L’Apostolo e il Ferroviere
cerimonia. Questo fa il paio con la dichiara zione di fede liberale di Menada manife stata
al momento del suo insediamento come si ndaco di Reggio, certo attenuata dalle nuove
dichiarazioni di stim a per Benito Mu ssoli ni, come del resto av eva fatto a nche nel c orso
dell’assemblea dell ’a nno prec edente. La tessera del partito fa sci sta Menada non l’ave va
ancora e no n la chie se mai. Gli fu consegnata solo il 21 aprile dello stesso 1 926 da
Giovanni Fabbric i, come «tessera ad honor em». 1 1 5
Tra
i
numerosi
biglietti
augurali,
spiccava
quello
di
Giuseppe
Toeplitz, 1 1 6
amministratore delegato della Banca Commerciale. Fu una serata di gloria per il
vecchio leone piemo ntese, fondatore di ferrovie e di aziende e ass urto al ruolo di
primo cittadino di Reggio. Alla massima gloria di Menada, a sessantanove anni, facev a
da contrappeso il massimo isolamento di Prampolini, che di anni ne aveva sessa ntotto.
Prampolini, nelle prime settimane milanesi, continuava le quoti dian e passeggiate che a
Reggio era solito intraprendere nella circonvallazione cittadina. Milano era assai più
grande, però, ma dalla casa di Porta Ticinese al centro si poteva impiegare un’ora a
piedi e Prampolini er a convinto c he quel percorso potesse aiut ar lo a irrobustire il suo
fisico.
Nel giugno dello ste sso anno Prampolini comunica all’amica Dimma Fantesini, per
molti anni addetta alla segreteria della Ca mera del Lavoro, prima con Vergnanini, p oi
con Bellelli, e che mo rirà nell’aprile del 1969: «Io sono tuttora d isoccupato e non me ne
dolgo perché il trasloco e il suo prima ed il suo poi mi hanno materialmente e
moralmente affaticato molto, e il riposo mi farà molto bene». 1 1 7 E a luglio ripete: «Sono
ancora disoccupato». 1 1 8 Nell’ottobre dell o stesso anno comunica alla stessa Dimma
Fontanesi che la sor ella Lia «inciampando nella cinghia che ser ve ad alzare la serra nda
della mia finestra, è caduta fratturandosi il braccio sinistro». 1 1 9 Chi ede un aiuto pe r
trovare una donna per le faccende domestiche in quan to la figlia Pierina è impegnata
nella sua carriera di cantante lirica e deve «conseguentement e assentar si per settimane
e mesi». 1 2 0 Solo il 12 ottobre del 1926 Prampolini comunica che il lavoro è trovato: «Io
già da tre settimane sono impiegato a 800 lire mensili presso la «Casa bella», il negoz io
di mobili e oggetti antichi, con co nsulenza per l’arredament o della casa, diretto da
Nino Mazzoni». 1 2 1 I suoi padroni, com’egli ironicamente li definisce, era no: l ’ex
deputato Mazzoni, esponente di primo piano de i lavoratori della terra e giornalista, ma
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L’Apostolo e il Ferroviere
anche musicologo co n grande predilezione e «interesse per il teatro wagneriano» 1 2 2 e
che faceva anch’e sso l’antiquario, e Fer nando Parenti, reggiol ese, pro fugo politico a
Milano.
Il 30 ottobre Benito Mussolini, s alutato come «duce invitto, d a Reggio la fedele», 1 2 3
arriva in città. Il «Giornale di Reggio» titola a tutta pagina, do po le aperture retoric he
e trasudanti infatua z ione di venti numeri precedenti: «Pa ce b elloque fidelis. Regg io
fascista , fr emente di entus ia smo, di fede, di passione al Du ce magnifico che ritor na,
rinnova il giuramento della vigilia». 1 2 4 Mussolini, in u na pi azza d’Armi gremita da
oltre cinquantamila persone, disse subito : «Sono venuto nella vostra città per div ersi
motivi. Prima di tutto vol evo ripassare per quei luog hi dove ho tra scorso qualc he
tempo della mia giovinezza. In secondo lu ogo volevo dare un attestato di simpatia al
fascismo della vostra città e della provincia: fascismo quadrato , solido e fedele. Infi ne
mi piaceva incominciare i l quinto anno del regime fascista con l’inaugurazione di
opere che lo onorano ». 1 2 5
Mussolini era stato presentato dall ’on. Giovanni Fabbrici che aveva pa ssato i n
rassegna il fa scismo r eggiano. Parlando co me una macchina cal colatrice Fabbrici aveva
lettera lmente dato i numeri: «Fasci 93 e n. 22 sotto sezioni, fasci sti 7.300, morti 5,
avanguardisti 2.500, Fasci femminili 5, militi 1.950, ufficiali 92, sindacato, iscritti
33.200, si ndacati provinciali 59, contratti di lavoro collettivo 45, Casse mutue 2 9, soci
5.467, Dopolavoro vari 26, Coop di lavoro 47, soci 4.305, Coop agricole 5, soci 4.255,
Coop di consumo 50, soci 7.844, Totale cooperative 102, con soci 16.404». 1 2 6 Insomma
un grande movimento di popolo, che in qualche misura ricor da proprio, anche ne lle
cifre, quel portentoso movimento che agli inizi del Novecento s’era formato attorno
agli ideali socialisti. In fondo le strutture (Cooperative, si ndacato, casse mutu e,
organizzazione politica) erano le stesse. C’è da giurarci che in quella folla oceanica ci
fosse gran parte di quel mare di gente che aveva applaudito Prampolini solo qualche
anno prima.
In mattinata Mussolini, arrivato alla stazione di Reggio alle otto e trenta, s’era
incamminato per la nuova ferrovia Reggio -Santa Croce -Boretto e, arrivato a Ca stelnov o
Sotto, aveva tenuto un discorso per l ’inaugurazione dell’opera. Poi s’era recato a
Gualtieri, dove avev a incontrato i vecchi amici del 1902, che lo avevano atteso c ol
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L’Apostolo e il Ferroviere
braccio alzato. Ci sarà stata anche quella donna che l’aveva così preso e dall a quale
qualcuno i nsinuò po tesse anche essere nato un figlio? E infi ne aveva inaugurato la
Bonifica Parmigiana -Moglia in località « Riviera Spalletti», nel comune di Novella ra.
Una volta arrivato in città, Menada accompagnò Mussolini a visitare la Sala Verd i e la
Galleria Parmeggiani. Poi il presidente del Consiglio si recò in Municipio e il si ndaco
Menada gli presentò tutti gli assessori nel la Sala del Tricolore. Acclamato dal popolo,
egli è costretto ad a ffacciarsi due volte dal balcone per salutare gli as tanti.
A sera Mussolini si accomoda ancora nel treno che lo conduce a Bologna, dove, il
giorno
dopo,
è
vittima
dell’attentato
di
Anteo
Zambo ni.
Reggio
si
rite nne
particolarmente ferita. Era stata partecipe della vigilia del nuovo grave tentativo di
eliminare il presidente del Consiglio, il «duce invitto». Era il quarto attentato in pochi
mesi. E lo ste sso che Menada diffuse subi to un comunicato -manifesto: «Se ancora u na
volta una mano scell erata si è levata per colpire il Duce e l’It alia, ancora u n volta l a
volontà divina e l’affetto di tutto il popo lo hanno steso la loro bandiera infra ngibile
innanzi a Benito Mussolini e l’hanno protetto. Egli è salvo. Il nostro amore immenso
che ieri gli gridava tutta la nostra pa ssio ne, divampa ancor pi ù alto se è possib ile e le
nostre file si rinsald ano sempre di più. Non vale a fermare il destino d’Italia che
s’impersona nel Duc e, volontà di delitto, tentativo di parricidio. Ma è necessario c he
questo fatto orrendo sia l’ultimo. È necessario che i delinquenti di dentro e di fuori
siano po sti per semp re all’impotenza. Anche in questo tutti i veri italiani sono uniti e
concordi. Il Duce nostro è salvo. Soltanto il tripudio di questa certezza supera l’orro re
verso l’attentato infa me di cui la sacrosa nta indignazione del pop olo ha reso to sto
giustizia». 1 2 7
Il Consiglio dei ministri, riunitosi d’urgenza il 5 novembre del 1926, deliberò la
sospensione dei giornali antifascisti, lo scioglimento di tutti i partiti democratici, i
movimenti, le associazioni contrarie al fascismo e istituì il confino di polizia per i
dissidenti. Intanto a Reggio novantatre fa sci chiedono, dopo la radiazione dal partito,
anche la radiazione dal Parlamento dell’on. Anto nio Bigliardi, che solo pochi anni
prima era stato o no rato come mutilato della Gran de guerra , 1 2 8 accusato di esse re
mutilato per finta, dottore per finta, vittima di un attentato com messo da solo e non si
sa più di cos’altro, m a in realtà so spettato di essere massone.
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L’Apostolo e il Ferroviere
Dopo le nuove leggi istitutive dell’istituto podestarile Menada entra per l’ultima
volta col vecchio incarico nella Sala del tricolore il 21 dicembre del 1926, salutato da
una vera e propria ovazione dei presenti. È l’ultima riunione del Consiglio comunale,
che verrà sostituito dai nuovi organismi centralistici e non eletti vi. Il profe ssor
Antonio Fulloni rive la: «Con la nomina del podestà si chiu de e finisce il vecc hio
sistema elettoralistic o in cui i co ncetti e gli ordini venivano dalle maggioranze, anche
se beote e ignoranti . Oggi gli ordini esecutivi partiranno d all’alto verso il basso,
seguendo la g erarchi a». 1 2 9
Tra le ultime delibere vi è quella dell’acquisto del campo Polisportivo, dopo un sol o
anno di attività. La società Ippica Reggiana che lo aveva edificato e gestito si trovava
infatti in una situa zione di partico lare difficoltà. Doveva ancora alla Cassa di
Risparmio le novecentomila lire accordate a prestito per il decollo dell’opera. Secondo
l’assessore ai lavori pubblici Cavicchioni «il Comune fa un ottimo affare acquistand o il
Polisportivo: oltre l’area vastiss ima, vi sono sopra lavori not evoli e costosi: vi so no
scuderie,
una
pista
sopraelevata
delle
migliori
tra
quante
esisto no,
u na
cinta
grandiosa, una pi sci na, oltre alla casa per il custode e per gli uffici». 1 3 0 L’a cquisto è
ufficialmente deliber ato con la s pesa di novecentomila lire p er subentrare al deb ito
della società Ippica R eggiana con la Cassa di Risparmio e di centomila lire per ulteriori
opere. Il primo caso di una società privata che aveva costruito un’opera pubblica
naufragava dopo un solo anno. Il Polispo rtivo diveniva comunale, ma poco dopo, nel
1930, l’esige nza di un aeroporto, farà smantellare l’opera e spostare un pezzo della
grande tribuna in legno al campo del Mirabello. Intanto l’idea che i privati dovessero
risolvere problemi pubblici aveva spinto Menada ad appoggiare la decisione di
impiantare a Reggio un’industria privata per la spazzatura, mentre a dicembre arrivava
a Reggio il nuovo prefetto Dino Perrone Compagni, 1 3 1 ex squadrista toscano, che in
breve interpreterà il ruolo di unico capo del fascismo reggia no, condiziona ndone, o
assumendole per sona lmente, tutte le decisi oni.
L’insediamento u ffici ale del podestà avviene il 6 g ennaio del 19 27 «alla presenza del
primo prefetto fascista di Reggio». 1 3 2 Presenti tutte le massime autorità, dal vescovo
Eduardo Brettoni, al provveditore agli studi Giovanni Crocioni, al presidente della
Cassa di Risparmio Pietro Petrazzani, al questor e Pozzo . Ci sono anche la presi de
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L’Apostolo e il Ferroviere
dell’Istituto Magistra le Laura Argnani Ma rani, incontrastata leader dei fasci femm inili
reggiani, con la pro fessoressa Clelia Fa no, un tempo socialista e molto amica, di
Camillo Prampolini, l’on. Giu seppe Spalla nzani, prima deputato della Grande Armata e
allora presidente dell a Banca P opolare di Reggio, Natale Pram polini, presidente de l le
Bonificazioni, la scr ittrice Virginia Guicciardi Fiastri, che fondò il primo Fascio
femminile, il professor Umberto Lari, fascista della prima ora, poi eretico dopo il
delitto Matteotti, ma ancora segretario d ella locale Camera di Commercio, e po i i
giudici del Tribunale, tutti i dirigenti degli istituti di credito, il segretario cittadino d el
Partito fasci sta, nonché c elebre avvocato , Franco Melloni, gl i onorevoli Fabbrici e
Muzzarini e altri ancora. Il rito è di quelli solenni. Arriva il prefetto march ese Dino
Perrone Compagni, osse quiato dal neo podestà Giuseppe Menada e dai depu tati
Fabbrici e Muzzarini che fu ngono da testi moni.
Il prefetto, in camicia nera, invita Menada a prestare giuramento, dopo che, nella
sala, erano echeggiat e le note della Mar ci a reale. Poi Menada, Perrone Compagni e i
due deputati scendo no le scale e si inginocchiano davanti alla stele del tricolore ove
s’erge u na scritta: «Qui dove nacque e per sempre», collocata proprio di fianco al luogo
ove Giosuè Carducci aveva celebrato il primo centenario del tri colore nel 1897 . Nasc e
così la nuova amministrazione fasci sta, co mposta dal podestà, di nomina governativa,
che riuniva i poteri del sindaco, della giunta e del consigl io comunale. Egli era
assistito da una consulta, composta di sei cittadini, nominati, un terzo, dal prefetto , e
due terzi dagli enti e conomici cittadini.
Anche la Provincia c ambiava sistema. In luogo del presidente della Deputazione, e
con compiti anche della Deputazione e del Consiglio, veniva designato un presi de ,
assistito da un rettorato. Preside verrà nominato l’on. Mario Muzzarini, di lì a poco.
Menada, che aveva rimpianto, da vecchio liberale, che in Consiglio comunale, nel 1925,
non ci fosse una minoranza democraticamente eletta, aveva accettato di divenire una
figura monocratica della amministrazione comunale. Il percorso di Menada non è c er to
anomalo nell’Italia del tempo. Un dep utato popolare nato a Guastalla, Ste fa no
Cavazzoni, 1 3 3 già ministro del Lavoro del primo governo Mussolini, appoggiato dai
popolari, si ribellerà alla decisione del suo partito di abbandonare la maggioranza, si
dimetterà dal governo nell’ottobre del 192 3, ma voterà la fiducia all’esecutivo e diverrà
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L’Apostolo e il Ferroviere
senatore del Reg no nel 1929.
Agli inizi del 1927 Menada si pose concretamente il problema della «sistemazione
finanziaria del Comu ne». 1 3 4 Menada, presentando il conto consu ntivo del 1926, scrive rà
che il conto s’era chi uso con un avanzo di 514.470, 33 lire e seg na va un ulteriore passo
avanti rispetto all’a nno precede nte che s’era chiuso con un a vanzo di 69.660 lire. Si
trattava però di un miglioramento dovuto «integralmente alla gestione dei residui,
poiché la competenz a ha chiuso …in disa vanzo». 1 3 5 Così sarà anche per il 1927, c he
chiuderà con un disa vanzo di competenza e un avanzo giustificato coi residui. Menada
si concentrò sulla po ssibilità di riaprire il nostro bel teatro Mu nicipale, dopo due a nni
di chiusura. Una co mmissione governativa aveva imposto un minimo di lavori per
mettere il teatro a norma con gli standard di sicurezza. I lavori «che, si dice,
imporrebbero
un
mezzo
milione,
riguardano
più
specialmente
la
completa
rinnovazione degli impianti di luce e di riscaldamento». 1 3 6 Il problema era come
trovare questo mezz o milione, una spesa notevole per l’epoca a carico com’era de lla
sola amministrazione comunale.
Ma problema ancora di più difficile solu zione era quello dell a gestione del teatro .
Già allora ci si lamentava, infatti, della mancanza di «aiuti fi nanziari adeguati
all’enorme co sto degl i spettacoli lirici in specie». 1 3 7 Nell’ultima stagione, nel febbraio
del
1925,
un
finanziariamente
celebre
pe r
tenore,
rendere
Nino
possibile
Piccaluga,
lo
s’era
svolgimento
personalmente
dell’Andrea
impegnato
Chenie r
c he
l’impresa avrebbe vo luto sospe ndere per enormi difficoltà eco nomiche. Menada pe nsò
di cambiare i cosiddetti “canoni fissi” per i proprietari dei palchi trasformandoli in
“canoni mobili” (dalla sua nascita il teatro, alla costruzione del quale avevano
contribuito molte famiglie nobili e borghesi reggiane era , per ciò che riguarda molti
palchi, di proprietà privata). L’idea era quella di applicare ai palchisti il prezzo base di
quello della poltrona, calcolata spettaco lo per spettacolo. Ciò che non risu lta va
ammissibile «era che nel prezzo originario di acquisto fosse incluso il diritto perpetuo
di godere a prezzo di favore degli spettacoli (…) o addirittura gratuitamente per
sempre, nel caso di a lienazione completa dei palchi stessi dei Comuni che costr ui sc ono
i teatri». 1 3 8
Il problema era complesso. Allora i teatr i, compreso il Municipale, si affidavano a
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L’Apostolo e il Ferroviere
gestioni private per la programmazione e la gestione delle stagioni teatrali. Il
Municipale
verrà
a ssunto
direttamente
dal
Comune
solo
in
occasione
d el
suo
centenario, a partire dunque dal 1957. Fino ad allora erano i privati a fare i conti,
sobbarcandosi le sp ese e pu ntando ad un difficile equilibrio finanziario. Co n il
gravame dei palchisti l’equilibrio era impossibile. Menada insist eva con la propos ta del
“canone mobile”, ma si c hiedeva co ntemporaneamente se fo sse compatibile con crit eri
di legittimità. Evidentemente no, visto che il teatro rimarrà chiuso fino al 1938, cioè
ancora per undici anni. Più avanti egli commenterà: «Solo la prima amministra zione
fascista , d’ac cordo colla Delegazione d ei palchisti, poté condurre in porto u na
convenzione che dec uplicava i vecchi canoni. Sennonché quell a convenzione, anch’essa
insufficiente, decadd e perché non tutti i palchisti l’accettaro no». 1 3 9 Già allora ci si
chiedeva: «Ma l’eserc izio serio del nostro bel teatro sarà garantito solo se l’invocata ed
efficace opera governativa sarà integrata da quella degli Enti locali. Il Comune, la
Provincia, le istituzi oni industriali e co mmerciali, gli istituti debbono dar e il lo ro
contributo». 1 4 0 Ottant’anni dopo i vertici del teatro potrebbero ancora sottoscrive re
questo appello. Com e anche qu est ’altra a nnotazione: «Sono centinaia di persone c he
vivono onestamente del lavoro del Teatro e senza cadere in esagerazioni si pu ò
affermare che ben du e terzi del costo com plessivo di una stagi one lirica costituisce un
prezioso movimento di denaro che si svolge in città, che si tra sforma in altra picco la
ricchezza». 1 4 1
Affer mazione
che
è
ri suonata
spesso
nei
decenni
su ccessivi
per
giustificare la co nsist ente spe sa del Comune a favore del teatro.
Menada avanza a nche esatta pro fezia risp ondendo a coloro che ritenevano il teatro
Ariosto ristrutturato, e agibile anche per l’opera lirica, suffici ente per una città come
Reggio: «La no stra c ittà è in via di notevole incremento. No n passerà molto che il
suburbio sarà una vera fioritura di case e ville e formerà un tutto organico col vecchio
nucleo centrale (…) Reggio città avrà allora una numerosa p opolazione agglomerata,
omogenea per tenden ze, gusti e bisogni e i due teatri che possiede non saranno tropp i,
ma appena su fficienti». 1 4 2 E anche su questo aveva ragione, visto che nel se condo
dopoguerra i due teatri daranno entrambi ospitalità, differenziandosi, a stagi oni
teatrali e ne sorgerà un terzo, sia pur di dimensioni ridotte.
Il 2 marzo del 1927 avviene la duplice inaugurazione della Ca sa del pompiere e del
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L’Apostolo e il Ferroviere
Mercato coperto. La prima opera iniziata alla fine del luglio del 1926, viene ultimata
«in dieci mesi di lavoro dalla Cooperativa fas cista muratori». 1 4 3 Il progetto tecnico e l a
direzione dei lavori sono stati affidati all’ingegner Domeni co Pellizzi, fratello di
Vittorio, futuro prefetto di Reggio, allora direttore tecnico dell’Istituto autonomo per
le case popolari. La Casa del pompier e consta di quarantacinque vani abitabili ne lla
scuderia Franchetti, a cui si associano al tri cinquanta ambienti per gli sfrattati che
sorgono in zona G ardenia. Se condo Menada, che interviene personalmente p er
l’inaugurazione , «que sto oggi inaugurato è il ventesimo edificio dell’Istituto autono mo
per le case popolari, la cui attività può riassumersi nelle seguent i cifre: sette edifici per
gli impiegati con quattrocentonovantuno locali in centodieci appartamenti, tre dici
edifici per gli operai con seicentose tte locali in centoottantadue appartamenti. Totale
millenovantotto locali abitabili in duecentonovantadue apparta menti». 1 4 4
Per l’inaugurazione del Mercato copert o di via Emilia, progetto dall’architetto
Sorgato, si sottolinea : «Numerosi nego zi sono stati allestiti, il magnifico salone è tu tto
parato a festa , un co ncerto sc eltissimo rallegrerà l’ambiente». 1 4 5 La facciata principa le
del
nuovo
edificio
è
di
stile
neocla ssico,
la
super ficie
totale
coperta
è
di
tremilacinquecentoci nquanta metri, con u n salone principale d i cinquantasei metri per
dieci. L’idea della Ga lleria è certamente di stampo liberty e rico rda quella di altre città.
Anche Reggio doveva avere la sua galleria. Più discutibile fu attrezzarla a mercato e
non a momento di ricreazione oltre che d i passaggio, come si conviene a tutte le
gallerie. Già allora si snodavano al suo interno negozi vari , ma anche banc hi «in
cemento e marmo levigato» 1 4 6 prevalent emente per frutta e verdura, con annessa
macelleria. L’asse sso re Ernesto Vercalli spiega bene i l senso dell’opera: «Il commercio
cosiddetto di piazza e quello ambulante hanno qui preso in qu esti ultimi anni un ta le
sviluppo che la piazza di San Prospero e le sue immediate adiacenze, dove e ssi
particolarmente si svolgono, si sono dimostrate inadatte e insufficienti alla bisogna». 1 4 7
Interessa nte que sta motivazione di Vercalli nel 1927, perché, in epoca recente, si è
pensato invec e di risolvere il problema allargando a tutte le piazze del centro storico il
mercato ambulante, creando così un mercato cit tadino o una città mercato, con
problemi enormi di viabilità e di igiene. Ma leggiamo la seco nda motivazione, anc ora
più illuminante: «(Il Mercato coperto) a nz itutto eliminerà lo spettacolo indecoroso d ei
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L’Apostolo e il Ferroviere
banchi di piazza Sa n Prospero, non sempre puliti e malamente coperti con te nde e
tendoni spesso in non buone condizioni di conservazione (e) (…) permetterà di
allontanare dalla piazza Vittorio Emanuele (oggi Prampolini) le vetture pubbliche,
soddisfacendo così a d esigenze imprescindibili d’igiene e di viab ilità… Detta piazza è
pavimentata
in
ciottoli,
cosicché
non
si
può
assolutamente
lavare
con
acqu a
abbondante e di più non ha scoli adatti per lo scarico delle urine e per l ’acqua di
lavaggio» 1 4 8 (più o meno come adesso , se è vero che quand o piove nella pia zza si
formano decine di bu che d’a cqua ).
Intanto occorreva p e nsare a una riduzione delle spese comuna li, e Menada pensò d i
affidare «i sussidi straordinari alla locale Congregazione di carità». 1 4 9 Il podestà
riteneva che il Co mune non potesse essere consi derato a lla stregua di un e nte
elemosiniere. Anziché la beneficenza spi cciola, Menada richiama in vita le vecchie
Cucine di benefice nz a, gestite dal Comitato cittadino, sempre costituito da Menada. I
contributi non so no stati lesinati per ciò che riguarda i tuberco lotici, autorizzandone il
ricovero «anche in particolari istituti o stazioni di cura, quali Budrio, Codivilla e
Cortina d’Ampezzo». 1 5 0 E neppure erano mancati gli aiuti per le colonie marine e
montane «co n sp eci ale riguardo a quel la di Guiglia di istituzione comunale» 1 5 1
comprata dai socialisti e intestata a Luigi Roversi. Nel corso del 1927 si cominciò a
costruire l’anello di fognatura che circond ava la città, continua ta con la «tombinatura
dell’emissario del canale di Secchia da Porta Castello a Barriera Vittorio Emanuele e da
questa alla P orta Sant a Croce». 1 5 2
Nel giugno del 1927 Giovanni Fabbrici si dimette improvvisamente da segretario
federale del Partito fasci sta e viene so stituito da Mario Muzzarini. Dietro que ste
dimissioni vi è la mano de l prefetto Dino Perrone Compagni che convince il segretar io
nazionale Aug usto T urati a conferirgli l’incarico. Il «Giornale di Reggio» commenta,
evidentemente all’osc uro della trama, parlando di Fabbrici: «I fascisti di questa no stra
meravigliosa provincia lo hanno amato e lo amano, poiché in lui hanno trovato il
fratello, il camerata e il capo primo nella lotta, pronto ad a ssumersi le responsabilità,
pago soltanto del dovere compiuto, esempio costante di ar dimento, di fede e di
onestà». 1 5 3 Poco dop o Menada entra anche come consultore, a ssieme a Cesare Righi,
Giacomo Baroni ed E zio Bigi, alla Cassa d i Risparmio di Reggio che elegge, in una fase
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L’Apostolo e il Ferroviere
transitoria e in attesa di applicare le nuove norme, quale suo a mministratore reggente
Pietro Petrazzani. 1 5 4
Dopo gli attentati di Parigi (uccisione del vice console Ca rdini) e di Ravenna
(uccisione del consol e Ettore Maray) il «Giornale di Reggio» viene accusato dai fascisti
più estremisti di far e «pompierismo». Scrive il quotidiano reggiano che da qualc he
settimana aveva tolto l’aggettivo fascista dalla intestazione: «al di sopra del nostro
risentimento (…) vi è una voce imperiosa che ci grida: dovere. E il dovere di ogni
italiano è quello di ubbidire. Facendo fo rza a noi stessi ancora una volta diciamo:
disciplina». 1 5 5 Dopo i l caso Fabbrici, adesso questa ultima posizione induceva semp re
di più i fa scisti reggi ani, sotto l’egida di Dino Perrone Compa gni, a dotarsi di un l oro
quotidiano, mentre il «Giornale di Reggio» aveva firmato la sua condanna al silenzi o.
«Il Giornale» continu ava con un articolo nel quale esprimeva la necessità di critica: «Si
può dissentire dall’o pera di qualche gerarca? (…) Ecco quindi la necessità di una
stampa che assolva una funzione di critica con misura, ma decisa, specie dove si
manifesta pale se la d eficienza e la impreparazione di certi uom ini». 1 5 6
Il 9 dicembre del 1927 il «Giornale di Reggio» annuncerà la nascita de «Il Solco
Fascista», assicurand o i lettori che il « Giornale di Reggio» avrebbe continuato le
pubblicazioni. «Già da qualch e tempo», scr iveva il direttore, «esso non aveva più