Sintesi dello Studio Roland Berger “Uno sforzo congiunto verso la
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Sintesi dello Studio Roland Berger “Uno sforzo congiunto verso la
Sintesi dello Studio Roland Berger “Uno sforzo congiunto verso la Reindustrializzazione” (Business Forum Confindustria-BDI – 9 - 10 ottobre 2014, Bolzano) In occasione del Business Forum Confindustria – BDI del 9 e 10 ottobre 2014 a Bolzano, la società di consulenza Roland Berger ha presenteto uno studio, dal titolo "Uno sforzo congiunto verso la Reindustrializzazione" (di seguito Studio RB). Lo studio esamina il tema della reindustrializzazione dell’economia europea, sulla base del modello Industria 4.0 e delle opportunità che ne deriverebbero per Italia e Germania, evidenziando il ruolo chiave dell’innovazione e dell’istruzione. I dati mostrano come i vari Paesi europei stiano vivendo, più degli altri competitor mondiali, una fase di de-industrializzazione. Nel decennio che va dal 1991 al 2011, se da un lato, a livello globale, la quota di valore aggiunto prodotta dal settore manifatturiero è andata costantemente crescendo, dall’altro lato, il contributo fornito dall’Europa alla realizzazione del valore aggiunto derivante dal settore manifatturiero a livello globale è andato gradualmente riducendosi, passando dal 36% nel 1991 al 25% nel 2011. Di contro, l’Europa, si conferma comunque come al secondo posto tra i paesi manifatturieri anche se è stata superata dal blocco dei Paesi emergenti, che sono passati dal 21% al 40%. Questa tendenza è confermata dai dati riguardanti i posti di lavoro garantiti dal settore manifatturiero: tra il 2000 e il 2013 la percentuale degli occupati è passata dal 20% al 17% in Germania e dal 21% al 18% in Italia, a fronte di un aumento dal 23% al 31% in Cina e dal 13% al 14% in Brasile. Lo studio RB rivela un profondo deficit di competitività dell'Europa nei confronti dei Paesi emergenti ed evidenzia l’esigenza di invertire il trend negativo europeo, avviando una fase di reindustrializzazione che coinvolga, in primo luogo, Italia e Germania, quali paesi leader manifatturieri europei. Italia e Germania rappresentano insieme il secondo cluster di esportazione al mondo, tenuto conto che il 14,4% sul totale del contributo al PIL del manifatturiero è dato dalle esportazioni e sono preceduti soltanto dalla Cina, con il 16,7%. I dati sull'export rivelano come oltre il 90% delle esportazioni dei due Paesi sia composto da beni manufatti e come i due paesi si collochino in posizioni di leadership nelle esportazioni per ciascun settore manifatturiero in termini di contributo al PIL. L'Italia è il secondo esportatore mondiale nel settore tessile e dell’abbigliamento, delle pelli e degli accessori; la Germania è il primo Paese esportatore nei trasporti, nei macchinari e nei dispositivi industriali. Lo Studio RB conferma il forte legame tra le economie dei due Paesi. Il 25% del totale delle esportazioni italiane verso i Paesi del G10 ha come mercato di sbocco la Germania, mentre la quota italiana delle importazioni della Germania dai Paesi del G10 è stabile intorno al 13%. Inoltre, la dipendenza del settore manifatturiero di Italia e Germania dalla domanda internazionale (53% per l’Italia e 72% per la Germania) evidenzia la loro significativa esposizione ad eventuali rischi sistemici. Infine, i dati rivelano come entrambi i Paesi abbiano aumentato la loro quota di partecipazione alle catene del valore globale, con un incremento complessivo del 28% per l’Italia e del 29% per la Germania. Lo studio RB mostra, quindi, l'esigenza di avviare un nuovo ciclo industriale, in particolare sul modello dell’“Industria 4.0”, che si fonda su un rinnovato e riconfigurato legame tra innovazione, competenze e capitale umano, tecnologie digitali e macchinari, nell’ottica di creare sistemi manifatturieri avanzati. Nella valutazione degli autori, Industria 4.0 rappresenta un’opportunità per Italia e Germania, che potranno così condurre l’Europa verso una nuova era di industrializzazione. Le opportunità sono sintetizzate, ad esempio, nella possibilità di riportare le produzioni de-localizzate in Europa, sviluppare nuove tecnologie, e aumentare la qualificazione del capitale umano. Ma sono individuate anche alcune sfide importanti, come la costruzione di solidi interfaccia con l’industria tradizionale e la messa a punto di forti sistemi di data protection & security. In questo quadro, lo studio evidenzia il ruolo chiave di innovazione ed istruzione per la reindustrializzazione di Italia e Germania sul modello di Industria 4.0. Si dovrà ripensare la tradizionale allocazione della spesa in R&I, con l’obiettivo di sostenere il processo evolutivo delle economie industriali, la cui competitività dipenderà sempre più dalla capacità di rendere più innovativa l’interconnessione e di posizionarsi correttamente lungo gli snodi strategici delle catene del valore. Per quanto riguarda l’istruzione, lo studio RB ne sottolinea il contributo ad Industria 4.0, per creare nuove competenze, dal forte profilo tecnologico (robotica, cloud computing ecc..), più internazionali, collaborative e caratterizzate da un’attitudine product-oriented. L’Italia e la Germania dispongono, in tal senso, di un’ampia rete di istituti e poli scientifici di eccellenza di cui avvalersi (es. Max Planck Society, Technische Universität München, Politecnico di Milano, Consiglio Nazionale delle Ricerche). I sistemi di istruzione, tanto in Italia che in Germania, dovranno quindi trasformarsi, diventando più dinamici e flessibili, per riuscire a soddisfare le mutevoli esigenze del mercato del lavoro. Il modello tedesco, che prevede, tra l’altro, un ciclo di scuola professionale dai 15 ai 18 anni fortemente orientato al mercato del lavoro (oltre il 70% dell’occupazione giovanile viene dalle scuole professionali) rappresenta un punto di riferimento in tal senso. Lo studio suggerisce, infine, alcune proposte per avviare con successo una fase di reindustrializzazione sul modello Industria 4.0: 1) La politica industriale dell’UE e dei Paesi membri deve abbracciare Industria 4.0, per recuperare competitività; 2) Italia e Germania devono cogliere le opportunità di Industria 4.0 per rilanciare la propria competitività, rafforzando la complementarietà tra le rispettive economie, eventualmente avviando un progetto pilota ispirato ai principi dell’Industria 4.0; 3) L’Italia può sfruttare la struttura granulare del proprio tessuto industriale per creare un sistema industriale interconnesso sia lungo la catena del valore che a livello microeconomico; 4) Il modello di R&S tedesco può essere esportato in Italia per ridurre il gap innovativo (allocazione della spesa, collaborazione con le università e sistema di brevetti); 5) Il sistema di incentivi statali di entrambi i Paesi dovrebbero essere orientati a stimolare il riposizionamento delle imprese lungo la catena del valore. 6) L’Italia può approfittare di un vantaggio competitivo riformando da zero il sistema di istruzione e riconfigurandolo tenendo conto del modello Industria 4.0.