Il servizio sul Giornale dell`Umbria (pagina 1)
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Il servizio sul Giornale dell`Umbria (pagina 1)
Venerdì 24 gennaio 2014 il Giornale dell’Umbria 56 La nostraSTORIA di GIUSEPPE CASTELLINI ui è stato, dal 1949 al 1960 a Cascais, in Portogallo, l’autista di Umberto II di Savoia, il “re di maggio” (ha regnato dal 9 maggio 1946 al 8 giugno dello stesso anno). Lei ha prestato servizio a Villa Italia, la residenza di Cascais dove Umberto II andò in esilio dal 13 giugno 1946, partendo con un aereo dall’aeroporto romano di Ciampino, dopo che il referendum costituzionale aveva decretato la vittoria della Repubblica. Lui è Carlo Maurini, lei è sua moglie, Elena Falini in Maurini. Entrambi umbri. Carlo è morto da qualche anno, portando nella tomba alcuni “segreti” (come i contenuti del lungo colloquio che ebbe, nel 1981, con Umberto II di Savoia a Cascais). La signora Elena vive a Collelungo, frazione di San Venanzo, nella casa che dal 1960 ha condiviso con il marito e con i figli (Maria Cristina e Maria Luisa, nate a Cascais, e Giovanni e Gabriella, venuti alla luce dopo il ritorno in Italia dei genitori). Per anni, dopo che avevano lasciato il servizio a Casa Reale, lungo 11 anni per Carlo e 8 per Elena, quotidiani, settimanali e televisioni hanno cercato invano di intervistarli. La signora Elena ha deciso di parlare solo ora, in esclusiva con il Giornale dell’Umbria. La incontriamo nella sua bella casa di Collelungo, a pochi metri dal castello e dalle cantine degli eredi del conte Zeffirino Faina, insieme alle figlie Maria Cristina e Gabriella e al nipote Fabiano. Sul tavolo, una valanga di foto, documenti e lettere di Umberto II. In quelle foto e in quei documenti un pezzo importante e lungo della loro vita, quello passato in Portogallo con la Casa Reale. Un legame forte, quello della famiglia Maurini con i Savoia. Anche perché Umberto II e le principesse hanno fatto da padrino e madrine alle due figlie dei coniugi Maurini nate a Cascais, Maria Cristina e Maria Luisa (quest’ultima è poi diventata un’importante calciatrice negli anni Settanta e Ottanta, giocando nella nazionale). Signora Elena, innanzitutto grazie per deciso, dopo lunghi anni di silenzio, di parlare in esclusiva con il Giornale dell’Umbria. «Mio nipote Fabiano mi ha parlato molto bene di voi e così mi sono decisa. Per anni, dopo che siamo tornati dal servizio a Umberto II in Portogallo, quotidiani, settimanali e tv hanno chiesto di intervistarci. Ma abbiamo sempre rifiutato». Tutto è iniziato quando a suo marito Carlo è arrivata la proposta di recarsi in Portogallo per fare l’autista di Umberto II di Savoia. «Sì, subito dopo la guerra mio marito era diventato autista di un gene- L «I nostri 11 anni passati a Cascais con Umberto II» Intervista esclusiva a Elena Falini, di Collelungo di S. Venanzo, che ha vissuto a Corte con il marito, autista del Re rale di stanza al Quirinale, dove risiedeva il re. In quelle occasioni diventò amico dell’autista di Vittorio Emanuele III e, successivamente, di Re Umberto II. Quando quest’ulti- mo partì per il Portogallo l’autista preferì restare in Italia, proponendo a mio marito di prendere il suo posto. Fu così che Carlo prese servizio come autista di Umberto II nel 1949, partendo con lui per Cascais». E lei? «Io arrivai nel 1952. Si era liberato un posto tra il personale di servizio e così mi fu offerta questa possibilità». Suo marito era sempre con Umberto II. «Doveva essere sempre a disposiFoto con dediche delle principesse Maria Beatrice e Maria Gabriella a Maria Cristina Maurini (figlia di Elena e Carlo), loro compagna di giochi zione, per qualsiasi esigenza di spostamento che il Re avesse. Ha accompagnato il Re in moltissimi Paesi d’Europa. Umberto II si fidava molto di lui e, anche dopo che siamo tornati in Italia, i rapporti sono stati mantenuti sia con Umberto II che con il principe Vittorio Emanuele e le principesse Maria Beatrice (chiamata “Titti”, ndr), Maria Gabriella e Maria Pia, attraverso lettere e cartoline». (Ci mostra e ci fa consultare una gran quantità di queste lettere e cartoline). Quando lei arriva a Cascais, nel 1952, cosa trova? «Quando arrivai, il Re non c’era e neppure le principesse, assenti per qualche giorno. Villa Italia, la residenza della famiglia, era una struttura vecchia, sul lungomare di Cascais, adiacente un ampio bosco. Lì vivevano il Re con le figlie femmine, mentre Vittorio Emanuele abita- In esilio Umberto II di Savoia a una finestra di “Villa Italia” a Cascais, in Portogallo, dove ha vissuto l’esilio, iniziato il 13 giugno 1946 va in Svizzera, con la madre. Noi abitavamo in alcune stanze del complesso della villa. Poi, con la nascita delle nostre figlie, trovammo un’altra sistemazione, più comoda, sempre e Cascais. Successivamente, il Re acquistò un’area e vi costruì un’altra abitazione, più moderna, chiamata sempre Villa Italia». Che tipo era Umberto II? «Austero, riservato e gentile. Aveva modi molto cortesi con tutti. Quando passava ci si doveva inchinare e spesso ero imbarazzata, perché magari mi trovavo con una scopa in mano e facevo l’inchino mantenendo in mano la scopa. Trovavo la cosa buffa. Lo divertiva molto quando gli faceva l’inchino mia figlia Maria Cristina. Lo faceva perfettamente, glielo avevo insegnato a puntino, e il Re vedendo una bimba farlo in modo perfetto rideva di gusto». («Mia madre, interviene Ma- IL “RE DI MAGGIO” Sovrano per un mese, poi la sconfitta al Referendum del 2 giugno 1946 Umberto II in auto con il suo autista Carlo Maurini durante uno dei viaggi che il “re di maggio” effettuava in Portogallo e in Europa; Umberto II e la principessa Maria Beatrice fanno da padrino e madrina, a Cascais, al battesimo di Maria Cristina Maurini PERUGIA - Umberto II di Savoia nacque a Racconigi il 15 settembre 1904. È morto a Ginevra, dove era stato ricoverato, il 18 marzo 1983. Figlio di Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro, è stato luogotenente del Regno d’Italia dal 1944 al 1946 e ultimo re d’Italia dal 9 maggio 1946 al giugno dello stesso anno. Lasciò l’Italia, in seguito ai risultati del Referendum costituzionale che aveva assegnato la vittoria alla Repubblica, il 13 giugno 1946, per recarsi a Cascais, in Portogallo. Umberto II non intese quella partenza come un esilio, ma come un allontanamento temporaneo per «rendere tutto più e facile e semplice», dichiarò in un’intervista, visto il clima che si era venuto a creare in attesa che la Corte di cassazione confermasse o meno il risultato del Referendum del 2 giugno (cosa che avverrà il 18 giugno), visto che da parte monarchica c’erano state contestazioni su come erano stati conteggiati i risultati. Invece di esilio si trattò, con in più il divieto per Umberto II e tutti i discendenti maschi, espressamente scritto nella Costituzione varata nel 1948, di poter entrare in Italia. Umberto II si ritirò a Cascais, in Portogallo (come il suo antenato Carlo Alberto, che per l’esilio aveva però scelto la città portoghese di Oporto). Poco dopo l’arrivo a Cascais, Umberto II e la moglie Maria Josè si lasciarono, con la “regina di maggio” che andò a vivere in Svizzera. Il loro rapporto, già fortemente incrinato, non resse al colpo dell’esilio. Il figlio Vittorio Emanuele visse con la madre, mentre le figlie (le principesse Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice) con il padre a Cascais, in una villa che Umberto II chiamò “Villa Italia”. Il “re” di maggio non mise in atto, nonostante le pressioni di alcuni ambiente di Corte, alcun serio tentativo per provare a tornare in Italia e promuovere un’onda per restaurare la monarchia.