Visioni PrivateVII - Fondazione CittàItalia
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Visioni PrivateVII - Fondazione CittàItalia
VISIONI PRIVATE La Fondazione CittàItalia, costituita nel 2003 da alcune Città d’arte, Fondazioni di origine bancaria e dall’Associazione Mecenate 90, promuove e organizza campagne di sensibilizzazione e di raccolta fondi presso i cittadini e le aziende, finalizzate al recupero, alla tutela, alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico, nonché alla sua fruizione da parte dei cittadini. In questo ambito, alcuni tra i più importanti Maestri dell’arte contemporanea e collezionisti, sostengono le attività della Fondazione CittàItalia donando le proprie opere. Con l’iniziativa “Visioni private”, vogliamo mettere il nostro patrimonio di opere d’arte a disposizione di nostri selezionati donatori affinchè possano fruirne per sé o esporle per la propria clientela. Le opere d’arte saranno affidate al donatore per brevi periodi, a fronte di una donazione da concordare. Concluso tale periodo, valutato l’effettivo valore di mercato dell’opera in oggetto, sarà possibile fare un’ulteriore offerta di donazione per la cessione definitiva dell’opera, sottraendo l’importo del contributo già versato in precedenza. Un’occasione unica per entrare in contatto diretto con l’arte contemporanea, goderne quotidianamente e, al tempo stesso, contribuire a salvare opere d’arte a rischio. Giovanni ALBANESE Davide BRAMANTE Mauro CAPPELLETTI Mimmo CENTONZE Ettore CONSOLAZIONE Giulio DE MITRI Diego ESPOSITO Mario FALLANI Francesco GUERRIERI Luigi MAINOLFI Giuliano MENEGON Barbara NAHMAD Martino OBERTO Tullio PERICOLI Turi RAPISARDA Marcello REBOANI Alessandro SANSONI Mario SASSO Luigi STOISA Ernesto TATAFIORE Piero VIGNOZZI GIOVANNI ALBANESE Pollo per te,2009 tecnica mista, cm 25 x 57 Giovanni Albanese è nato a Bari nel 1955, vive ed opera a Roma, insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, è considerato uno tra gli artisti di spicco affermatisi negli anni ’90. L’artista esplora vari territori linguistici, passando con disinvoltura dalla pittura alla scultura alle installazioni ambientali. Come scenografo ha realizzato lavori per la RAI, per il teatro nello spettacolo Giù al Nord di Antonio Albanese e Michele Serra, per il cinema le scenografie e i costumi di Silenzio si nasce di Giovanni Veronesi con Paolo Rossi e Sergio Castellitto; infine è in uscita il suo primo film come regista A.A.Achille scritto con Vincenzo Cerami (musiche di Nicola Piovani) e interpretato da Sergio Rubini.Tra le numerose mostre personali e collettive vanno ricordate le partecipazioni alla mostra Le Tribù dell’arte, curata da Achille Bonito Oliva presso la Galleria Comunale d’arte moderna di Roma, la XII Quadriennale Nazionale di Roma, la rassegna Dal Futurismo al laser a cura di Maurizio Calvesi e Rossella Siligato a Barcellona e Berlino. Un video su Giovanni Albanese è stato realizzato dal regista Daniele Lucchetti. Albanese è certamente un artista poliedrico che ha elaborato una personale cifra stilistica basata sul gioco dei linguaggi, sulla spettacolarità delle forme, sulle emozioni della memoria, al fine di realizzare da adulto un sogno: quello di diventare bambino. DAVIDE BRAMANTE My own rave (Marilyn Manson), 1998/2010 acquerello su foto in b/n, cm 79x62 Davide Bramante nasce a Siracusa nel 1970. Dopo l’Istituto d’Arte si laurea a Torino all’Accademia Albertina di Belle Arti. Quindi si trasferisce negli USA, vincitore di due borse di studio (unico artista italiano dal 1969) presso la prestigiosa Franklin Fournace Foundation e partecipa ad una mostra collettiva al MoMA di New York. Dopo un breve soggiorno a Londra, rientra definitivamente a Siracusa nel 2000. E’ riconosciuto a livello internazionale per aver esposto in Cina, Corea del Sud, Stati Uniti, Spagna. Oggetto di ammirazione sono le sue photos di grosso formato dedicate alle metropoli del mondo e realizzate con un’originalissima e personale tecnica fotografica risultato di esposizioni multiple, non digitali, realizzate in fase di ripresa. Ha sperimentato i linguaggi video - realizzando con il Gruppo ANDA video istallazioni interattive e oltre 20 opere esposte in Italia e all’estero - istallazioni materiche e istallazioni ambientali. MAURO CAPPELLETTI Monocromopluritono – pensiero blu I, 2011 acrilici e pigmenti su tela, cm 70 x 100 Mauro Cappelletti nasce a Trento nel 1948. Inizia l’attività espositiva nel 1966 ed oggi ha al suo attivo numerose mostre personali e di gruppo in Italia e all’estero. Frequenta per un periodo il DAMS di Bologna, ma poi decide di concentrare il suo interesse sulla ricerca pittorica e sulla sperimentazione delle varie tecniche grafiche. Nel 1976 firma il manifesto Astrazione Oggettiva e partecipa all’attività e alle esposizioni del gruppo. Negli anni Ottanta elabora la sua poetica legata agli elementi pittorici essenziali (superficie, segno, colore) come soggetti dell’arte, che illustra egli stesso in un testo pubblicato nel 1981 sul catalogo della mostra "Il lavoro dell’artista". La biografia più recente lo vede esporre nel 1996 alla Galleria Civica, Primo Premio Trevi Flash Art Museum (Perugia), alla Galleria "Mitte" di Berlino con Bruno Colorio e Ines Fedrizzi, e alle rassegne "Poesia del Volo" presso il Museo Caproni di Trento, "L’acqua che unisce" a Castel Mareccio di Bolzano e "Begegnungen" presso il Museo "Kloser Asbach" a Passau. Espone anche a Ferrara, allo Studio d’Arte l’Argentario di Trento, alla Galerie Solitarie di Berlino e Galleria San Gregorio di Venezia . Nel 1998 espone a Palazzo Guerini di Venezia e al Castello Scaligero di Malcesine (VR). MIMMO CENTONZE Capannone, 2010 olio e alchidico su tela, cm 35 x 40 Nato a Matera il 10 giugno 1979, si avvicina alla realtà artistica da autodidatta, riproducendo, già in giovane età, alcune opere dei grandi pittpri del passato. Frequenta il DAMS a Bologna e si dedica all’approfondimento del disegno e della pittura “dal vero”, soprattutto dello studio della figura umana, sviluppando anche l’interesse per il ritratto senza trascurare la conoscenza delle allegorie e dei simboli soprattutto dell’iconografia occidentale. Nel 2007 le sue opere sono selezionate dalla commissione della LVII Edizione del Premio Michetti per la mostra “Nuovi realismi” del MUMI – Museo Michetti. Nello stesso anno, partecipa alla mostra “Nuovi pittori della realtà” del PAC – Padiglione di Arte Contemporanea di Milano, presentata da Vittorio Sgarbi. Il superamento della frontiera della figurazione lo condurrà alla concezione di interni industriali nei quali l’energia del gesto si fonde con la meticolosa attenzione per lo studio del colore e della luce. Nel 2009 la prima personale “Lo spazio e il nulla” ideata e curata da Vittorio Sgarbi con testi di Oliviero Toscani e Marco Vallora negli spazi della Galleria Il Mappamondo di Milano. Nel 2010 espone nella Sezione Arte del 53° Festival Dei Due Mondi di Spoleto, inoltre gli viene assegnato il “Premio Speciale Fondazione Roma. Nel 2011 espone alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nel Museo della Mafia all’interno del Padiglione Italia dell’Arsenale a Venezia e nel 2012 al Palazzo delle Esposizioni a Roma. ETTORE CONSOLAZIONE In hoc signo…n.12, 2013 legno - carta dipinti, cm 30 x 30 x 5 Ettore Consolazione (Roma 1941), vive e lavora a Roma. Frequenta la facoltà di Architettura e l’Accademia di Belle Arti di Roma, e ad Urbino, l’Istituto Superiore di Grafica e Incisione. Approda alla scultura attraverso le esperienze di grafica, fotografia e scenografia. La volontà di creare un prodotto artistico originale lo induce alla sperimentazione dei materiali, quali terracotta e stoffa, interventi sonori e invadenze ambientali. Le attività di scenografo lo portano ad inserire le sue opere in un contesto teatrale , spesso ironico. Sculture leggere, facilmente trasportabili, nate dall’idea del mondo in tasca . Il passaggio da un attenzione del quotidiano a una dimensione lirica dell’arte avviene con le sculture in stoffa. Il Sogno di Costantino (1976), una tenda percorribile dal fruitore, diviene ambiente capace di evocare sensazioni. Alcune opere degli anni Settanta manifestano un impegno politico espresso in modo giocoso, liberatorio, rispetto alla tragicità del periodo. La scultura di Ettore Consolazione nasce dalla meditazione sulla materia e sulla sua capacità di autotrasformarsi.Tra le numerose mostre alle quali partecipa, ricordiamo la sua presenza nel 1976 alla XXXVII Biennale di Venezia, alla X e XI Quadriennale di Roma e alla XII Biennale di Gubbio e a tutte le rassegne sulla scultura curate da Filiberto Menna. Negli anni novanta la ricerca di Consolazione subisce un processo di ulteriore semplificazione, concentrandosi prevalentemente sull’aspetto progettuale e strutturale dell’opera accentuando il carattere ambientale del evento. Nel 2000 la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma acquista i nove bronzi esposti alla mostra Arte Contemporanea Lavori in Corso 9 . GIULIO DE MITRI Anima mundi, 2012 inchiostro su cartoncino, cm 70 x 101 Nato a Taranto, è professore ordinario di prima fascia in Tecniche e tecnologie della Pittura nell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Campo della sua poetica è la Mediterraneità tra spiritualità e identità geo-politica. La sua ricerca si caratterizza con un particolare linguaggio – tra progetto e processo del fare, utilizzo di elementi naturali e di nuove tecnologie (medium la luce artificiale) – che codifica un significativo percorso tra materia e immaterialità, manifestandosi con opere installative, ambientali, light-box e video. È stato invitato a rassegne nazionali ed internazionali, tra le quali, ricordiamo le più recenti: LIV Biennale, Venezia; LII Biennale, Venezia; XV Quadriennale, Roma; 20 artisti per i 150° dell’Unità d’Italia, Palazzo Reale, Torino; Intramoenia Extra Art (a cura di A. Bonito Oliva e G. Caroppo), Castelli di Puglia; XV e XIV Biennale d’Arte Sacra Contemporanea, Museo Stauròs d’Arte Sacra Contemporanea, San Gabriele, Isola del Gran Sasso (Teramo); Videoart Yearbook (a cura di R. Barilli), Bologna. DIEGO ESPOSITO Tavola per naviganti, 2011 MDF e colore, cm 40 x 100 x 3 Diego Esposito è una delle figure più significative nel panorama dell'arte italiana. Nasce a Teramo il 10 dicembre 1940. Vive e lavora a Venezia e Milano. E' titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Brera. L'infanzia vissuta intensamente nello storico quartiere di San Berardo e nei prati adiacenti la stazione ferroviaria. Luoghi della memoria giocosa e riflessiva, ad un tempo, con la smania di sapere, conoscere, guardare la pittura attraverso libri e riviste d'arte ma soprattutto dal vivo. Tanto da restare incantato davanti allo splendido Jacobello del Fiore nel Duomo di Teramo o contemplando gli affreschi di Andrea Delitio nella Cattedrale di Atri. Durante gli studi a Napoli, i luoghi che preferiva frequentare erano le sale degli affreschi pompeiani. "Là ho capito - ama sottolineare l'artista -, che tra l'arte antica e l'arte moderna esiste una contemporaneità". Diego Esposito dal '68 al '72 è vissuto a Philadelfia e a New York, il cuore delle nuove avanguardie internazionali. In seguito, dal '72, ha cominciato a viaggiare nel Mediterraneo indagando nella mescolanza di culture da quella sumera a quella fenicia, da quella greca a quella araba. MARIO FALLANI Il trasloco, 1990 olio su cartone, cm 60 X 60 Mario Fallani è nato il 28 giugno 1934 a Firenze. Compie gli studi con il Prof. Pietro Parigi nell'Istituto d'Arte di Porta Romana, Firenze. Nel 1963 riceve il diploma di "Master of Fine Arts" dall'Art Institue of Chicago. Rimane dal 1961 al 1968 negli Stati Uniti d'America. Insegna prima all'Art Institue of Chicago e poi al Pratt Insitute e alla School of Visual Arts di New York. Dal 1968 è di nuovo in Italia dove vive e lavora. Nel 1975 esegue i dipinti per il film "Il Casanova” di Federico Fellini. Esegue dei bozzetti per il film "E la nave va" di Federico Fellini. Ha tenuto molte mostre personali in Italia e all’estero: Galleria Numero, Venezia, Galleria 32, Milano, Galleria Giulia, Roma, Galleria il Gabbiano, Roma, Galleria Davico, Torino, Galleria Schema, Firenze. Galleria Michaud, Firenze Galleria Forni, Bologna, Galleria la Nuova Figurazione, Ragusa, Galleria Il Sale, Catania, Sala D'Armi a Palazzo Vecchio, Firenze, Pittsburgh Plan for Art, Pittsburgh Pa, USA, Hewlett Gallery Carnegie Institute of Technology, Pittsburgh Pa, USA, Galleria Solomon, Londra, Galleria Forni, Amsterdam Olanda, Galleria Prom, Monaco Germania, Galleria Kunstkeller, Berna Svizzera, Galleria Forni, Tokyo, Galleria Prom, Algarve Portogallo. FRANCESCO GUERRIERI Interno luce 2010, 2010 acrilico su tela e legno, cm 45 x 45 Francesco Guerrieri, nato a Borgia (CZ) nel 1931, vive a Roma dal 1939. Ha frequentato i Corsi dell'Accademia di Francia, a Villa Medici, dal 1958 al 1960. Nel 1962 è stato tra i fondatori del Gruppo 63. Successivamente forma con Lia Drei lo Sperimentale p. (1963-68) e svolge un'íntensa attività teorica, organizzativa e di ricerca, partecipando a Strutture visive, a Strutture significanti e collaborando ad Arte oggi e ad altre riviste. Dal 1968 al 1971 realizza happenings, anche con la partecipazione del pubblico ("Un modo di farsi l'arte insieme all'artista", L'Uscita, etc.). Dal 1972 inizia un nuovo ciclo pittorico che, attraverso progressive riduzioni ed emarginazioni del segno pittorico, culminerà nella grande opera-ambiente Immarginazione (1977), cui seguirà "Interno d'artista" (1979-80). Da qui deriva la partecipazione a "Memoria della Pittura/Pittura della Memoria" 1981) e il ciclo "Sublime e Pittoresco" (1981-82). Dal 1982 partecipa a tutte le mostre di Meta¬pittura, di cui ha sottoscritto il primo e il secondo Manifesto. Più volte premiato in mostre nazionali, Guerrieri è presente in numerosi Musei, raccolte pubbliche e in importanti rassegne. LUIGI MAINOLFI Polvere, senza data tecnica mista su carta, cm 53x53 Irpino di nascita, Luigi Mainolfi si è formato artisticamente a Napoli; vive e lavora a Torino. Noto a livello internazionale, è uno dei principali rappresentanti della cosiddetta scultura post-concettuale, impostasi al principio degli anni ottanta. Realizza sculture utilizzando materiali poveri e naturali e fusioni in bronzo. I primi lavori, realizzati fra il 1972-76, indagano il corpo e il gesto: nelle prime esposizioni e performance, presenta calchi del proprio corpo in gesso che lascia consumare nell’acqua facendo sì che la scultura si trasformi e si degradi. Le sue grandi terrecotte, opere contenenti paesaggi e soggetti di ispirazione fiabesca e di quello che si può definire ‘immaginario mainolfiano’. Partecipa alla Biennale di Sao Paulo (1981); espone Alle forche Caudine alla XL Biennale di Venezia e a Documenta 7 di Kassel, (1982); partecipa alla Biennale de Paris (1982) con Le Basi del cielo (198182) e alla Biennale di Venezia (1986) espone il bronzo Trionfo (Elefantessa, 1982). Ha partecipato alla XI e XII Quadriennale d'Arte Nazionale di Roma. È il disegno ad accompagnare tutta la produzione di Mainolfi. Nel 1987 vince Il Superior Prixe al 5th Henry Moore G.P. in Giappone, con il grande bronzo Città Gigante (1986) e ottiene il Premio Michelangelo per la scultura (2007) conferitogli dalla città di Carrara. Nel 1990 ha una sala personale alla Biennale di Venezia dove installa Sole nero (acqua, cera, legno, 1988-89. Numerose le personali e retrospettive in Italia e all’estero. GIULIANO MENEGON Uomo che guarda il nulla, 2006 olio su tela, cm 96 x 70 Giuliano Menegon è nato a Venezia il 26 febbraio 1945. Vive e lavora a Genova. Espone in mostre personali e collettive dal 1972, sia in Italia che all’estero. I quadri di Giuliano Menegon, ispirati alle poesie di alcune tra le più importanti voci del Novecento, da Eugenio Montale a Rainer Maria Rilke, da Dino Campana a Thomas S. Eliot, da Ezra Pound a Thomas Bernhard, per arrivare ai più recenti lavori suggestionati dalle drammatiche tensioni liriche di Paul Celan, proiettano lo spettatore nel duplice drammatico abisso della solitudine disperata della vittima e dell’abiezione spaventosa del carnefice, entrambi privi della loro umanità. Proprio davanti all’umano non umano rappresentato da Menegon, ci si commuove, si soffre, si partecipa alla tragedia collettiva della shoah, la cui memoria si conserva intatta, tramandandosi alle generazioni future. L’intenso percorso artistico di Menegon, caratterizzato da una totale adesione alla musicalità dei versi poetici e da una estrema sensibilità a cogliere lo spirito narrativo di alcuni tra i più significativi episodi letterari contemporanei, rivela un’efficace sinergia tra differenti campi espressivi, che esalta le potenzialità espressive della sua pittura. BARBARA NAHMAD Fissione, 2006 olio e smalto su tela, cm 60x70 Nasce a Milano nel 1967, città dove vive e lavora, ha conseguito il diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha esposto nelle più grandi gallerie e sedi museali italiane e straniere (Londra, Berlino, Rotterdam). Nel web e nelle riviste specializzate, Nahmad ha trovato un campionario infinito di soggetti che ha passato al vaglio di una pittura rigorosa, capace di mescolare i toni caldi della carne e della pelle dei corpi dipinti ad olio con la piatta e fredda astrazione degli sfondi smaltati. I suoi ritratti della persona pubblica rimangano sempre un ritratto dell'individuo in quanto persona: cioe', una rappresentazione che cerca di svelare l'umanita' e la vacuita' di cio' che appare. In una recente intervista l'artista parlando del suo lavoro dice: " La mia è una pittura che trae spunto dalla fotografia, senza peraltro mai identificarsi o coincidere con essa. Nella rappresentazione michelangiolesca della Creazione della Cappella Sistina, le dita di Dio e di Adamo sono vicinissime, ma non si toccano. In quello spazio passa l'energia della creazione. In quel vuoto si pone una domanda. Quello scarto è il medesimo che esiste tra la fotografia e la mia pittura: sono vicine, ma non si toccano mai. Per questo motivo, non mi sono mai considerata un'artista iperrealista’. MARTINO OBERTO La mia Liguria è Rossa, 2011 acrilico su tela, cm 65 x 90 Martino Oberto si ferma a Pegli, alla periferia culturale, fino al giorno della sua morte, nel giugno 2011. Studia violino, l’economia politica all’Università, poi si iscrive all’Accademia Lingustica. Filosofo d’avanguardia, destabilizzatore del linguaggio, esponente storico, a partire dai primi anni Cinquanta, di una sua "ana-pittura". E’ una figura carismatica del movimento della Scrittura visuale, soggetto spontaneamente anarchico, nella definizione del poeta visivo Ugo Carrega, autore di Aforismi della vita spensierata, intellettuale di aspetto ascetico, costantemente vestito di grigio e poi di nero. Si forma, dagli esordi, sul Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein, di cui adotta, anche pittoricamente, l’invito a gettare via la scala dopo esservi saliti. Sono gli anni dell’underground postbellico, quando Martino, con Anna Oberto e Gabriele Stocchi fondano, nel 1958, la rivista Ana Eccetera, nata per un atteggiamento culturale off kulchur, dalla definizione di Ezra Pound, ma in pochi anni diffusa a livello internazionale. Sono gli anni infatti in cui Oberto collabora con il poeta dei Pisan Cantos, padre in nuce della Poesia visiva, gli anni in cui legge Joyce, Cummings, Isou. TULLIO PERICOLI Senza titolo, 2010 acquerello e china su carta, cm 30x30 Tullio Pericoli nasce a Colli del Tronto (Ascoli Piceno). Dal 1961 vive a Milano dove si afferma come pittore e disegnatore. Espone le sue opere in Italia e all’estero presso gallerie private e musei. Nel 1995 la sua attività di scenografo e costumista lo porta a lavorare per l’Opernhaus di Zurigo, il Teatro Studio e il Teatro alla Scala di Milano. Tra i suoi libri Woody, Freud und andere (1988), Ritratti arbitrari (1990), Die Tafel des Königs (1993), Terre (2000), I ritratti (2002), Otto scrittori (2003), La casa ideale di Robert Louis Stevenson (2004), Viaggio nel paesaggio (2004), L’anima del volto (2005), Parti senza un tutto (2006), Robinson Crusoe di Tullio Pericoli (2007) e Paesaggi (2007). TURI RAPISARDA + candele,1992 stampa ai sali d’argento, cm 30x40 Nato a Catania, Turi Rapisarda si diploma nel 1982 all'Accademia di Belle Arti di Torino, sezione Scenografia. Nel 1983 fonda, insieme ad alcuni critici ed artisti, l’Associazione Culturale VSV, trampolino di lancio per giovani talenti e punto di riferimento nel tessuto culturale torinese. Interessato all’Arteterapia, ha curato diversi progetti, realizzando quattro video per il Servizio di Educazione Sanitaria dell’Asl di Torino. Nel 1996 ha aperto uno studio artistico privato, dove insegna sporadicamente Fotografia Fineart a piccoli gruppi di allievi. Ha preso parte a numerose esposizioni in Italia e all'estero, tra le quali “Turi Rapisarda” (Centro d'Arte Contemporanea L. Pecci, Prato, 1995), “Il tempo di Beuys” (Galleria Nova, Roma, 1995), “Equinozio” (Castello di Rivara, Torino, 1997), “Rave Mutation 001” (Galleria Siberie, Amsterdam, 1999), “I Sovversivi, l’arte a prezzo di Cd” con Davide Bramante (Galleria La Veronica, Modica e Galleria LIBRA, Catania e Ragusa, 2007), “I Sovversivi” con Davide Bramante (Galleria Art Up, Viterbo, 2008) ed “Enturage” (Galleria Dieffe, Torino, 2009). MARCELLO REBOANI Planisfero, 2013 tecnica mista, tessuti (lino) e pellami riciclati, cm 92x74 Marcello Reboani è nato a Roma nel 1957, allievo di Toti Scialoja all’Accademia delle Belle Arti, si diploma in scenografia nel 1979 ed inizia ad esporre grandi tele ad olio i cui soggetti ricorrenti sono nudi fluttuanti in spazi rarefatti. Il rapporto con la materia lo affascina sin da subito. All’inizio degli anni Novanta intraprende un lungo viaggio in barca a vela intorno al mondo dal quale tornerà trasformato, e nel 1995 compaiono per la prima volta i Planisferi: pannelli di legno, alluminio, gesso, decorati con tecniche miste a riprodurre la fisionomia terrestre. Nel 1997 incontra Melissa Proietti, esperta di moda e curatrice di eventi artistici, con la quale si instaura un rapporto di dialettica creativa che li porta collaborare in spazi espositivi non convenzionali. Reboani, presente in importanti collezioni private nazionali ed internazionali, sceglie allora di esporre in gallerie “tradizionali”, ed è annoverato tra gli artisti dell’Electronic Art Cafè seguiti da Achille Bonito Oliva._Nella storica saletta Sprovieri del ristorante “Dal Bolognese” Reboani espone nel 2004 No Ordinary People, ciclo di ritratti materici raffiguranti gli uomini più carismatici dello scorso secolo. Nel 2007 inizia una nuova avventura al fianco di Melissa Proietti: insieme inaugurano il primo Must Have – It’s a consumer jungle out there, in allestimento nel Concept Store Tad di Roma e Milano. A queste seguiranno altre tappe, tra cui nel 2010 quella di Roma alla galleria La Nuvola di Via Margutta e presso il Museo Civico di Cortina D’Ampezzo, patrocinato dal Comune veneto e dal Consorzio del Turismo. Reboani collabora con la Fondazione CittàItalia partecipando per tre edizioni all’asta L’arte di amare l’arte (2008, 2009, 2010), a collettive impegnate e mostre di fund raising, per esporre infine al Macro di Roma nel 2011 all’interno della rassegna C’era una volta, patrocinata dal Comune di Roma. Nel 2009 viene scelto da RDS (Radio Dimensione Suono) come artista-simbolo della green philosophy dell’emittente, poiché Reboani da anni si serve per i suoi assemblage materici esclusivamente di materiali di recupero, manifestando uno spiccato senso di impegno sociale. Per RDS realizza 20 ritratti di celebri rock stars internazionali, allestite in tutta la sede romana. Nel 2012 Reboani sbarca a Miami presso la Galleria Cà D’Oro di Coral Gables con la rassegna collettiva Marilyn Monroe, Tribute to a Female Icon, inaugurata precedentemente nello storico Palazzo Vedekind, Roma. La primavera 2013 lo vede partecipare alla collettiva Omaggio a Verdi, Auditorium Conciliazione di Roma e presentare la sua personale Ladies for Human Rights in collaborazione con il Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights. A giugno sarà presente al MACRO Testaccio – La Pelanda di Roma all’interno della mostra collettiva POPNEWPOP, padiglione arte di Spazio Rosso, prima edizione della manifestazione di beneficenza a sostegno dell’associazione Onlus Anlaids, per la quale avrà l’onore di reinterpretare il logo con il red ribbon, simbolo della lotta all’Aids. ALESSANDRO SANSONI Super carta igienica, 2010 tecnica mista, cm 90 x 60 Nasce a Roma il 6 febbraio 1963. Nei primi anni novanta lavora presso un’agenzia di pubblicità di cui in seguito diventa socio. Nel 1997 fa molte cose: la sua prima mostra, si sposa e apre uno store di arte orientale a Roma in Via Laurina di nome Roots, portando la cultura orientale (tra i primi) nelle case di molti romani e non. Nel 2003 chiude il negozio e si dedica totalmente alla pittura. Sviluppa una sua tecnica mista fatta di fotografia, computer e pennello. Ragione e cuore. Cerca la linea sottile e mai definita tra il figurativo e l’astratto, tra lo scatto fotografico e la pittura classica fatta di colore e pennello, tra il conscio e l’inconscio, tra il definito e l’indefinito. Vuole lasciare interdetto il fruitore delle sue opere, far si che sia stimolato nel domandarsi la vera identità di ciò che osserva. Il progetto in essere è quello suggestivo della “Multirealtà” dove i piani di lettura del reale si sovrappongono, si sfogliano, come se il quadro fosse un libro da sfogliare. MARIO SASSO Le piazze, le strade e la j lunga, 2010 elaborazione digitale, stampa su pvc e pittura acrilica, cm 59 x 41 Nella seconda metà degli anni Novanta l’artista concentra la propria attenzione sulle videoinstallazioni, genere nel quale riassume compiutamente la ricerca nel campo pittorico e la sperimentazione e ibridazione tecnica e linguistica sul versante multimediale. Del 1998 è la Torre delle Trilogie totem di sessanta monitor, con musiche di Nicola Sani, commissionato da I Guzzini, opera nella quale per la prima volta sperimenta uno sviluppo verticale del montaggio e con cui vince il Premio Guggenheim. Del 2008 è la sua grande antologica al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Mosca. MARIO SASSO Verso Via della Croce, 2010 elaborazione digitale, stampa su pvc e pittura acrilica, cm 22 x52 Nella seconda metà degli anni Novanta l’artista concentra la propria attenzione sulle videoinstallazioni, genere nel quale riassume compiutamente la ricerca nel campo pittorico e la sperimentazione e ibridazione tecnica e linguistica sul versante multimediale. Del 1998 è la Torre delle Trilogie totem di sessanta monitor, con musiche di Nicola Sani, commissionato da I Guzzini, opera nella quale per la prima volta sperimenta uno sviluppo verticale del montaggio e con cui vince il Premio Guggenheim. Del 2008 è la sua grande antologica al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Mosca. LUIGI STOISA Le letture, 2010 grafite su carta, cm 30x21 Pittore e scultore, è nato a Selvaggio di Giaveno (Torino) nel 1958 dove attualmente vive, lavora e insegna. Ha iniziato a produrre lavori artistici già a partire dalla fine degli anni ’70 quando ancora era studente all’Accademia di Belle Arti di Torino. Allievo di Jole Desanna all’Accademia di Brera e di Luciano Fabro e Hidetoshi Nagasawa alla Casa degli Artisti di Milano. Ha esordito nel 1984 con la sua prima mostra personale da Tucci Russo. La sua ricerca prende le mosse con l’inizio degli anni Ottanta, l’epoca del postmodernismo. Proprio a questo periodo risalgono le sue prime opere “mature”. E’ stato protagonista di importanti eventi espositivi all’Italia e all’estero. Tra questi, alla Fundación Joan Miró di Barcellona (1985), De Appel Foundation di Amsterdam (1986), Museo d’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (1988), Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Nizza-Francia (1993), Neue Nationalgalerie di Berlino (1996), Complesso Monumentale San Michele a Ripa Grande di Roma (2004), Reggia di Caserta (2005), XVIII Biennale di Scultura di Carrara “2008), Ca’ d’Oro di Venezia (2009), Palazzo Litta di Milano (2010), Accademia di Belle Arti di Torino (2010). E’ stato vincitore di premi per la realizzazione di sculture di arredo urbano e di edifici pubblici: Luci d’Artista di Torino, A.I.S.M. Torino, Biblioteca Italo Calvino Lungo Dora Agrigento Torino. Tutto il suo operato volge verso una poetica legata al mutamento dei colori e della materia che inesorabilmente modificano forme immagini. ERNESTO TATAFIORE Campania Felix, 2005 acrilico su tela, cm 50 x 70 Ernesto Tatafiore è nato a Napoli nel 1943 dove vive e lavora. Nel 1969 presentò la sua prima personale nella galleria di Lucio Amelio; già in quell’occasione Achille Bonito Oliva definì il suo lavoro “neoilluministico”, in quanto teso a indicare un legame etico tra l’arte e la storia. Le sue opere sono spesso abitate da eroi [Robespierre, Mozart, Maradona, Danton, Masaniello, la Virtù, la Libertà] oppure narrano di grandi eventi storici o di permanenti vicende dell’umanità, che l’artista però libera dal racconto logico-consequenziale del romanzo storico per inserirli in un contesto rappresentativo che ricorda le modalità associative del sogno o il flusso continuo e non organizzabile della vita. L’unità perduta sul piano narrativo si recupera a livello strutturale. I dipinti di Tatafore hanno, infatti, sempre esibito un tratto molto leggero e veloce (spesso incorporando una serie di frasi, di scritte, di assurdità e paradossi, di giochi di parole quasi duchampiani) nel tentativo di costruire una rappresentazione che scaturisca simultaneamente, senza mediazioni, dalla realtà percepita. Tatafiore, coltivando contemporaneamente la passione per la ricerca psichiatrica e per la pittura, ha inteso con quest’ultima dare corpo alla “visione distratta” (quella, ad esempio, dei disegni spontanei che si fanno mentre si telefona) che si può caricare di una forza eversiva capace di annullare schemi, valori, gerarchie e frontiere. PIERO VIGNOZZI Rametto di noce reciso, 2009 matita pastello e olio, cm 65 x 80 Nato a Firenze nel 1934, compie gli studi all'Istituto Artistico. In campo pittorico esordisce solo nel 1957, partecipando ad alcune mostre collettive fra le quali ricordiamo una rassegna di Giovane pittura italiana allestita presso diverse capitali dell'Est europeo. La presenza di un amico quale Alfonso Gatto è decisiva per questa sua definitiva scelta. Nel 1958 tiene la sua prima personale alla Galleria L'Incontro di Arezzo esponendo disegni e incisioni su legno. Intanto comincia a dipingere tele legate all'informale una versione che rappresenta una delle poche voci fiorentine di questa poetica. Con un ciclo di dipinti di questo genere inaugura nel 1961 la sua prima personale di soli dipinti. All'esperienza informale fa seguito un periodo di riflessione che conduce l'artista ad un recupero dell’immagine e della figurazione. Tale recupero passa attraverso un non convenzionale filtro "pop" privato di ogni assonanza americaneggiante e volto invece ad una tematica raffinatamente artigiana. Sono gli oggetti e i luoghi della quotidianità, intesi quali fonti di continue esperienze, a diventare protagonisti delle opere di Vignozzi. Ed è per l'appunto tale poetica "intimista", tra Proust e Bonnard, a contrassegnare la sua produzione più matura, percorrendo pur con variazioni ed approfondimenti, anche i ricercati pastelli odierni. Nel 1977 gli è stato assegnato il XXIII Premio del Fiorino e nel 1991 ha tenuto un'importante ed ampia rassegna antologica al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Per ulteriori informazioni contattare la dr.ssa Mariella De Stefano [email protected] tel. 0636006206 fax 063208396 Corso Vittorio Emanuele II, 21 - 00186 Roma www.fondazionecittaitalia.it