Abitare la città ecologica Housing ecocity

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Abitare la città ecologica Housing ecocity
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Abitare il futuro / Inhabiting the future
euro 20,00
Abitare la città ecologica / Housing ecocity
Autori / Authors
Mario Losasso
Francesco Domenico Moccia
Sergio Russo Ermolli
Robin Nicholson
Agostino Bossi
Heinz Tesar
Gilda Berruti
Petter Næss
Renato Capozzi
Fritz Neumeyer
Andrea Maglio
Maria Federica Palestino
Valeria Pezza
Rejana Lucci
Valeria D’Ambrosio
Camillo Orfeo
Paola Scala
a cura di / editor
This book collects the best results of a wide conference on housing and ecocity involving architects, planners,
landscape architects and technology scholars.
Contributions go through many steps starting from the new approaches to planning in the time of global
warming to the most advanced solution to save energy in buildings.
Also explored is how architecture faces the challenge of sustainability and preserve its legacy of principles
and methods.
A review of selected key-words shows how concepts and reaserches paths are changing.
F.D. Moccia
Questo volume raccoglie i migliori risultati di una ampia conferenza sulle abitazioni e la città ecologica che
ha coinvolto architetti, urbanisti paesaggisti e tecnologi.
I contributi si articolano in varie sezioni spaziando dai nuovi approcci alla pianificazione in questa fase di
cambiamenti climatici fino alle soluzioni più avanzate di rendimento energetico nei fabbricati.
Si esplora come l’architettura si confronta con la sfida della sostenibilità e conserva principi e metodi della
tradizione.
Una rassegna di parole chiave mette in luce come cambiano concetti e percorsi della ricerca.
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Abitare la città ecologica
Housing ecocity
a cura di / editor Francesco Domenico Moccia
Copyright © 2011 CLEAN
via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli
telefax 0815524419-5514309
www.cleanedizioni.it
[email protected]
Tutti i diritti riservati
È vietata ogni riproduzione
ISBN 978-88-8497-217-0
Editing
Anna Maria Cafiero Cosenza
Grafica
Costanzo Marciano
Comitato scientifico / Scientific committee
Petter Naess Aalborg Universitet
Fritz Neumeyer Technische Universität Berlin
Robin Nicholson Edward Cullinan Architects
Heinz Tesar Accademia di Architettura di Mendrisio
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Comitato editoriale / Editorial board
Agostino Bossi, Ludovico Maria Fusco, Rejana Lucci,
Francesco Domenico Moccia, Maria Federica Palestino,
Lia Maria Papa, Valeria Pezza, Francesco Polverino,
Francesco Rispoli, Michelangelo Russo
Segreteria editoriale / Editorial secretary
Valeria D’Ambrosio
In copertina
Arup, Sauerbruch Hutton, Experientia, Galley
Eco Capital, progetto vincitore del concorso
Low2No - A Sustainable Development Design
Competition, Helsinki, 2009
(copyright © Sauerbruch Hutton).
Indice
Collana
Abitare il Futuro / Inhabiting the Future
diretta da Mario Losasso
Il volume riporta studi e approfondimenti sulle
tematiche di Abitare il Futuro, Giornate Internazionali di Studio
organizzate nel 2010 dal Dipartimento di Progettazione Urbana
e di Urbanistica dell’Università di Napoli Federico II
Sfide per il futuro
Challenges for the future
Mario Losasso
Necessità dell’integrazione disciplinare
Disciplinary integration need
Francesco Domenico Moccia
Prospettive europee
European perspective
Approcci convergenti
Converging approaches
24
Principi ed esperienze di architettura sostenibile:
il lavoro di Edward Cullinan Architects
Sergio Russo Ermolli
100
Sostenibilità e altre questioni della cultura
architettonica
Agostino Bossi
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Il lavoro di Edward Cullinan Architects. Progetto e
clima: ridurre gli impatti ambientali dei nostri edifici
The Work of Edward Cullinan Architects.
Good design and climate: reducing the environmental
impact of our buildings
Robin Nicholson
105
Abitare il futuro. Direzionare le innovazioni
Mario Losasso
114
Indirizzi operativi per un’urbanistica ecologica
Francesco Domenico Moccia
130
Conflitti territoriali, spazi contesi e costruzione
dello spazio pubblico contemporaneo
Maria Federica Palestino
139
Percorsi trasversali
Rejana Lucci
147
Territori storici e paesaggi contemporanei
Valeria Pezza
38
Heinz Tesar: un maestro contemporaneo
Agostino Bossi
40
10 contributi sull’argomento abitare
10 contributions on the housing issue
Heinz Tesar
46
Per una pianificazione attiva e pragmatica,
orientata a una crescita sostenibile
Gilda Berruti
48
Crescita economica, sviluppo urbano e sostenibilità
ambientale
Economic growth, urban development and
environmental sustainability
Petter Næss
78
Fritz Neumeyer: Teoria, Scuola e Città
Renato Capozzi
80
Prospettive future: possibilità per una ri-urbanizzazione
della residenza
Future perspectives: possibilities for a re-urbanization
of the residence
Fritz Neumeyer
38
L’elaborazione teorica del Moderno sull’abitazione e
la sua eredità
Andrea Maglio
Intersezioni disciplinari
Disciplinary crossroads
160
Progettare città abitabili
Designing livable cities
Gilda Berruti
178
Innovare il progetto
Innovating the project
Valeria D’Ambrosio
194
Immaginare la realtà
Imagining reality
Camillo Orfeo
212
Declinare la crisi / Interpretare il cambiamento
Declining the crisis / Interpreting the change
Paola Scala
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Challenges for the future
Sfide per il futuro
Mario Losasso
Mario Losasso
Nel dicembre 2010 il Dipartimento di Progettazione Urbana e di Urbanistica
dell’Università di Napoli Federico II ha inteso promuovere le Giornate Internazionali di
Studio sul tema Abitare il Futuro. Si è ritenuto che esse potessero rappresentare un
momento di dibattito su argomenti di interesse strategico per il mondo della ricerca e
della formazione oltre che per le ricadute sociali, economiche e ambientali dovute agli
studi e alle sperimentazioni nel campo dell’architettura. Il punto di partenza derivava
da uno sguardo su un mondo in rapido cambiamento e sulle trasformazioni in atto per
un pianeta e per città più vivibili. Gli individui dovrebbero infatti soddisfare una
legittima aspirazione ad abitare in un ambiente che restituisca adeguate condizioni di
benessere e di sicurezza, che non sia inquinato e che consenta uno sviluppo armonico
delle condizioni di vita.
Con la conferenza “Abitare il futuro” si è ritenuto che la validità di tali iniziative
risiedesse nella capacità di raccogliere contributi di studiosi portatori di esperienze di
molti contesti di ricerca sia nazionali che europei, facendo emergere la capacità di
fornire uno spaccato delle innovazioni per il futuro dell’abitare. Il campo
dell’architettura è un campo ricco e articolato, che si estende dalle scienze umane alle
scienze esatte ed è portatore, per sua natura, di una cultura politecnica che esige
costantemente momenti di confronto e di sintesi. Il futuro, infatti, richiederà all’intera
comunità scientifica nazionale di dialogare maggiormente al suo interno e di misurarsi
su scenari che vedranno probabilmente nuovi assetti e confronti, in cui il concetto
stesso di “disciplina” in quanto recinto delle competenze avrà accezioni più larghe o
bisognose di integrazioni. Come tutte le integrazioni, il loro esito sarà efficace solo se si
incomincia a intendersi, a conoscersi, a parlare o ri-parlare una lingua comune.
Le Giornate Internazionali di Studio - di cui Abitare il Futuro…dopo Copenhagen ha
costituito la prima tappa - sono state pensate come un appuntamento capace di
superare i convenzionali confini scientifico disciplinari ma anche i limiti delle strutture
universitarie deputate alla ricerca, alimentando la nascita di perimetri permeabili alla
disseminazione e alla collaborazione scientifica. Con l’appuntamento periodico e con il
“branding” culturale delle Giornate Internazionali di Studio si è formalizzata una
proposta scientifica con cui intercettare i contenuti di un dibattito troppe volte
interrotto, per rilanciare un comune discorso fra gli ambiti disciplinari dell’area
dell’architettura.
A un anno di distanza dall’evento per tracciare un bilancio, si è ritenuto opportuno fare
uno sforzo per raccogliere gli stimoli culturali e scientifici e prefigurare,
In December 2010 the Department of Urban Design and Planning of University of
Naples Federico II intended to promote International Study Days on the subject
“Inhabiting the Future”. This argument represented a moment of debate on issues of
strategic interest for the world of research and university education as well as for the
social, economic and environmental impacts due to studies and innovation in the area
of architecture. The starting point came from a look at a rapidly changing world for a
most livable planet and cities. People should have to satisfy a legitimate aspiration to
live in an environment that returns appropriate conditions of prosperity and security,
not polluted and allowing an harmonious development of inhabiting conditions.
Promoting the conference “Inhabiting the Future”, the validity of such scientific
initiatives is placed in the ability in collecting contributions of scientific community
experiences in several contexts of national and European research, highlighting the
ability to provide a glimpse of innovations for the future in dwelling. Architecture is a
rich and articulated area, which is extended from humanities to exact sciences
expressing a polytechnic education that demands constant moments of comparison
and synthesis. The future, in fact, requires for the whole scientific community to
better communicate and compete inside the scenario that will see new structures
and comparisons, in which the concept of “discipline” will have wider meanings or
will need new integrations. Their outcome will be effective only beginning to
understand, to know, to speak or re-speak a common language.
International Study Days “Inhabiting the Future. After Copenhagen” was the first
stage aimed to draw an event able to overcome the conventional disciplinary
boundaries but also the scientific limits of academic knowledge, feeding the
beginning of perimeters permeable to the dissemination and collaboration in
academic communities. With regular meetings and with cultural brand of
International Study Days, has been formalized a proposal to intercept the scientific
content of a debate interrupted too many times and also to develop a common debate
among the disciplines of architecture.
After one year from the event, has been considered appropriate to make an effort to
collect scientific and cultural interests and to envisage, at the same time, a
consideration on areas and issues that look at the future. This is a milestone for the
many complex and uncertain crisis of industrialized and developing countries,
considering the inability to give answers that are beneficial for all and capable to
provide perspectives for younger generations.
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simultaneamente, un riflessione su ambiti e tematiche che guardano al futuro.
Si tratta di un traguardo complesso e incerto per le numerose crisi che interessano i
paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, nella incapacità di dare risposte che
siano vantaggiose per tutti e capaci di fornire prospettive alle giovani generazioni.
Il futuro di cui si parla è un futuro che, per quanto riguarda l’architettura, si tocca con
mano tutti i giorni nell’ambiente fisico in cui viviamo. Oggi è ancora più pressante la
sfida di individuare ambiti e soggetti che possano contribuire a una visione più densa
di prospettive e di speranze per il futuro, che siano capaci di far avanzare le strategie
per la sostenibilità non solo dopo Copenhagen e Cancun ma soprattutto guardando al
senso più profondo del termine sostenibile, reso pienamente nella lingua tedesca nella
quale viene tradotto con ciò che è capace di futuro.
Dopo un anno tante cose sono cambiate, nel mondo della politica, dell’economia e della
società. Dall’economia, che direttamente interagisce con la struttura operativa
dell’architettura che opera in un campo che interessa oltre il 10% del Pil nazionale,
emergono segnali preoccupanti. La crisi economica ha di nuovo iniziato a depauperare
il nostro paese di risorse, di opportunità, di speranze. Le strade per uscire dalla crisi
richiedono appropriate strategie, idee e innovazioni, per puntare a un rinnovamento
nella vita sociale, nella cultura, nell’economia. Le università sono anch’esse strette in
una prospettiva di cambiamento, che vive opportunità ma anche lati oscuri.
Le sole leggi della politica non hanno saputo o voluto intercettare le istanze della
formazione e della ricerca. Eppure è proprio in momenti difficili che occorre guardare al
passato e traguardare verso il futuro, attraverso una sintesi di prospettiva, effettuando
un continuo lavoro di ricucitura, di salvataggio e di trasformazione. In momenti di crisi
essere solo iconoclasti con il passato non aiuta a trovare le giuste strade, mentre è
necessario avere la capacità di dare valore a ciò che merita di essere salvato e condotto
avanti, accanto a ciò che va inevitabilmente trasformato per stare al passo dei tempi.
Le Giornate di studio hanno promosso l’attivazione di un dibattito culturale e
scientifico sulle conoscenze e sui ruoli della ricerca rispetto a grandi temi del nostro
tempo, con l’obiettivo di avviare un processo di maggiore raccordo con il mondo della
ricerca, delle professioni, dell’industria, delle P. A. Esse hanno costituito anche una
risposta con un’angolazione disciplinare, quella del progetto urbano e dell’urbanistica,
in cui i valori e le modalità di lettura del contesto e di interazione con esso sono
particolarmente significativi. A partire da tali premesse, oggi è opportuno sintetizzare e
prefigurare una continuità. Le tre crisi - energetica, ambientale ed economica continuano a imperversare mentre la riduzione del consumo delle risorse materiali ed
energetiche nelle costruzioni diventa un fattore centrale per motivi etici, strategici ed
economici, data l’incidenza dell’architettura sugli assetti del territorio, sull’uso delle
risorse, sui cambiamenti climatici. Grandi numeri, grandi impatti, grandi impegni: per
continuare occorre mettere in campo conoscenze, saperi e capacità di azione.
Soprattutto nel campo dell’architettura e dell’urbanistica è auspicabile esprimere
rinnovate posizioni culturali e scientifiche per superare il tecnicismo e il formalismo
dilaganti, anche perché non è possibile salvare la propria coscienza per il solo fatto di
With regard to architecture, the future we are talking about is a future that shows
itself every day in our physical environment. Today is more important the challenge to
identify areas and subjects that can contribute in finding opportunities and hopes for
the future. These issues are able to advance strategies for sustainability, not only after
Copenhagen and Cancun meetings, but also to look at the content of sustainable
term, according the meaning in German language translated as what is capable of
future.
After a year many things have changed in the world of politics, economy and society.
Economy, which directly interacts with the operating structure of architecture that
operates in an area that affects more than 10% of national GDP, highlights signs of
concern. Economic crisis has lead the resources impoverishment in our country.
The exit road to the crisis requires appropriate strategies, ideas and innovations, to
point to a renewal in social life, culture and economy. Universities are also in a narrow
perspective of change, living opportunities but also dark sides. Politics have been
unable or unwilling to detect instances of education and research. In hard times we
must look to the past and to have goals for the future, through a synthesis of
perspective, making constant efforts to reunite, rescue and transforme. In time of
crisis to be only iconoclasts with the past does not help to find the right road, but it’s
necessary to be able to give value in what deserves to be saved and taken forward.
International Study Days have promoted the activation of a debate on cultural and
scientific knowledge and research roles referred to the main issues of our time, with
the aim to start a process of wider link between the world of research, of
professionals, industry and Public Administration. In urban design and planning the
values and analysis and interaction methods with the context are particularly
significant. It is now appropriate to synthesize and to envisage a continuity.
The three crises - energy, environmental and economic - continues to rage, while the
reduction in consumption of material and energy resources becomes a central factor
in buildings. Ethical, strategic and economic impact on land structure and on use of
resources belongs to architecture. High numbers, high impacts and commitments
require to develop knowledge and ability.
Especially in the area of architecture and urbanism is desirable to express renewed
cultural and scientific positions in order to overcome technicality and formalism
because, for the protection of environment, it is not sufficient implementing
architectures with prefixes bio or eco for good environmental performance.
Architecture with its values and new ethical and social sensitivity is called against
what annihilates, or against the fashions, languages isolated from the sense.
The issue on the future concerns architecture both projection then realization of
overcoming urban and environmental assets.
It may be useful to recall the words and concepts by Mies van der Rohe in an
interview in 1964 by Paul Carter, under the theme “20th century”, focused on the
future of architecture. Mies observed that the architecture was an historical process
in which the ages are constrained by principles very clear, expressed in a close
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coniare e realizzare architetture con prefissi bio o eco che presentano buone
performance ambientali.
L’architettura con i suoi valori e la sua operatività accanto a nuove sensibilità eticosociali è chiamata in causa contro ciò che la annichilisce, ovvero contro le mode, i
linguaggi isolati dal senso e l’ossessione del nuovo. Essendo chiamata in causa,
l’architettura deve fornire delle risposte.
Il tema del futuro attiene profondamente all’architettura perché essa è allo stesso
tempo proiezione e concretizzazione di assetti a venire. Fra i tanti possibili richiami a
tale campo, può essere utile ricordare le parole e i concetti espressi da Mies van der
Rohe in una intervista del 1964 di Paul Carter, nell’ambito della tematica “20th century”
incentrata sul futuro dell’architettura. In quell’occasione, Mies sottolineava quanto
l’architettura fosse un processo storico in cui le varie epoche sono circoscrivibili a
principi molto chiari, esprimibili secondo un rapporto stretto fra architettura ed ethos
di una civilizzazione o di una cultura.
Nel pensiero di Mies, se la civilizzazione determina relazioni d’ordine in ambito
materiale è la cultura che costituisce una espressione armoniosa dell’ordine in ambito
spirituale. L’architettura attiene quindi ai paradigmi dell’istruzione, dell’educazione e
della conoscenza. È quindi indispensabile per l’architettura attingere a una filosofia di
base, poiché l’architettura “senza filosofia non è né ampia né neutrale, ma solo vaga”.
Mies conclude che per questo motivo non si può fare un cocktail delle due tendenze
prevalenti dell’architettura, “una oggettiva, una emotiva. Esse non si possono
mischiare tra di loro. L’architettura non è un Martini”.
L’architettura dovrebbe dunque riscoprire la sua capacità di intervenire e di incidere
nella società recuperando posizioni perdute anche per propria scelta e per un proprio
arretramento, schierandosi senza incertezze. È l’emergenza del futuro che lo richiede.
relationship between architecture and ethos of a civilization or culture.
In the thought of Mies, when civilization determines the order relations in the area of
material culture, it is an expression of harmonious order in spiritual matters.
Architecture regards the paradigms of education and knowledge. It is essential that
architecture imply a basic philosophy, since architecture “without philosophy is
neither large nor neutral, but only vaguely.” Mies concludes that for this reason it is
not possible to make a cocktail of the two prevailing tendencies in architecture, “one
objective, the other emotional. We cannot mix each other. Architecture is not a
Martini”. Architecture should discover its ability to influence society, noting lost
positions from own retreat, siding without hesitation. It is the emergence of future
that requires it.
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Necessità dell’integrazione disciplinare
Disciplinary integration need
Francesco Domenico Moccia
Francesco Domenico Moccia
Il confronto d’idee nella giornata internazionale di studi Abitare il Futuro, essendo
proposto dal Dipartimento di Progettazione Urbana e di Urbanistica, dalla
composizione multidisciplinare accentuata anche dalla recente fusione di due
precedenti entità, si prefige la costruzione della convergenza di materie rivolte
all’ambiente di vita della specie umana. Non si vuole negare che l’avanzamento delle
discipline scientifiche avviene grazie alla concentrazione su tematiche ben delimitate,
circoscrivendo un definito campo d’indagine in modo che si possano realizzare migliori
approfondimenti e validare conoscenze e metodi. Tuttavia, quando ci accingiamo a
risolvere dei problemi, vediamo che ciascuna specializzazione è in grado di aiutarci
solo per un aspetto particolare e non sa restituirci il tutto tondo della complessità del
reale. Questo limite è stato avvertito già da qualche tempo nel campo delle politiche
pubbliche, dove si cerca di porvi rimedio invocando sempre più di frequente
l’integrazione dei settori funzionali della pubblica amministrazione (politiche sociali,
opere pubbliche, urbanistica, istruzione, avviamento al lavoro, ad esempio, nei
programmi di sviluppo e convergenza) come il dialogo tra gli specialisti.
Non si possono negare le capacità euristiche, in altri termini, dell’assumere un preciso
punto di vista e fare tesoro delle teorie elaborate nell’ambito di un filone di ricerca,
tuttavia questi approfondimenti possono essere fuorvianti se non si tiene conto
dell’operazione riduttiva che si è operata e non si mantiene viva la molteplicità
interpretativa del mondo esterno attraverso la concorrenza dei diversi approcci.
La conformazione dello spazio fisico è il punto di convergenza delle diverse anime del
nostro Dipartimento. L’ambiente abitato dall’uomo è oggetto dell’attività di
conoscenza, di pianificazione e di progettazione.
È su questo terreno che abbiamo pensato ad Abitare il Futuro - in primo luogo perché
l’ambiente fisico assume senso per noi nella misura in cui costituisce la dimora
dell’umanità. L’attributo “fisico” non s’intende come discriminante ed esclusivo,
perché richiede la spiegazione di diversi approcci. La forma della città dipende
dall’ordinamento politico, dalla struttura sociale, dall’andamento dell’economia,
dall’evoluzione della cultura. Il verbo abitare si assume nella sua pienezza, non solo
come una delle funzioni urbane, ma come l’insieme del tempo di vita nel suo rapporto
con l’ambiente. In secondo luogo, questa conoscenza non è fine a se stessa ma ha
natura pragmatica: valutazione dei problemi, attuazione di obiettivi e proiezione verso
il futuro costituiscono le molle che spingono all’attività scientifica e ne caratterizzano
l’operatività. Per questo motivo, il futuro costituisce un traguardo essenziale in quanto
Sharing different ideas, during the International study day Inhabiting the future… after
Copenhagen, was favored by the promoter of the meeting, the Department of Urban
Design and Planning because the some was recently born joining former university
organization aimed to the study and design of the human environment. Scientific
discipline progresses to be built with the concentration on well defined areas we want
not deny. To define a limited field of inquiry permits to go deeper in its knowledge, and
to test both findings and appropriateness of methodology. Nevertheless, when we
want to solve urban problems, scientific knowledge can help in the comprehension of
divided facets, each for the single matter, and not in the complex unity of the real life
synthesis. This limit has been perceived in public policy where the integration of
public administration different sector (social policy, public works, city planning,
vocational training, employment, in local economic development programs, for
instance) cooperation is claimed to face the shortcoming of the effectiveness of the
public action.
In other words, heuristic potentials to assume an accurate point of view and to
capitalize theories elaborated in a research net. However such knowledge may be
misguided if the scientific reduction is forgotten and the need to advantage them of
multiple approaches to the outside world is abandoned.
Physical space shape is the confluence point of our Department different spirits.
Human environment is the object of knowledge, design, and planning activity.
On this field we thought to Inhabiting the future - fist of all, because physical
environment make sense, for us, when it has been perceived as the living dwelling
of mankind.
The physical attribute is not given as a discriminating and exclusive one, used to
separate a special field of knowledge and practice but, in the contrary, a unifying one;
because the physical space need many approach to be understood. City form may be
explained through political institutions, social structure, economic trends, and culture
progress. The verb inhabiting is considered in the highest range, not only as a type of use
of the soil but in the widest meaning of human life in relationship with its own
environment. Secondly, this knowledge is not self aimed, but have a pragmatic nature:
assessment of problems, objective achievements, and projection to future are lever of the
scientific work and give a shape to its effectiveness. That is why future is an essential
target, because there projects may give answers to desires of society where we live.
This conversation field we found in our organization, we offer to the others.
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proiezione del progetto nella dimensione delle risposte ai desideri della società in cui
viviamo.
Questo terreno di confronto che abbiamo trovato come capacità di dialogo all’interno
della nostra organizzazione, abbiamo compreso che poteva essere offerto all’esterno.
Perciò Abitare il Futuro avrà una cadenza biennale che il dipartimento s’impegna a
reiterare, facendo in modo che ogni volta si possa mettere a fuoco un tema specifico
all’interno dell’argomento generale. Questa volta ci soffermeremo su “…dopo
Copenhagen”. Per tutti questo vertice è stato una delusione, ma anche uno stimolo a
impegnarsi. Siamo già in parte ripagati dalla chiusura dell’incontro di Cancun che ha
superato le incertezze ed è riuscito a giungere a impegno unanime con il
riconoscimento della necessità di ridurre le emissioni di gas serra del 25-40% entro il
2020 e di costituire un fondo compensativo per i paesi in via di sviluppo. La fatica di
fare altri passi avanti con obiettivi obbligatori per gli stati, che si pone al centro della
conferenza di Duran nel mese di novembre 2011, ha riaperto le schermaglie tra paesi in
via di sviluppo e paesi sviluppati sia con le dichiarazioni dei ministri europei che con
l’annunciato documento cinese. Il timore di pagare con il rallentamento della crescita
economica e il benessere delle popolazioni il rispetto dell’ambiente àncora la trattativa
sulle questioni di breve periodo aumentando le difficoltà di progettare uno sviluppo
sostenibile.
Questo problema rivolge al mondo scientifico e professionale la domanda di soluzioni
tecnologiche e creative in grado di conciliare le aspirazioni di vita migliore
dell’umanità, specialmente dei paesi emergenti afflitti da piaghe secolari che essi
vedono risolte nel mondo più avanzato, con l’uso intelligente delle risorse nei limiti
concessi dalle potenzialità globali (Sachs 2010). I cambiamenti climatici s’intrecciano
con il picco del petrolio e l’esaurimento dei combustibili fossili. Abbiamo avuto
l’avvertimento che nel settore dell’edilizia e delle città c’è il nodo fondamentale perché
è dove si dissipa una quota elevata di energia, provocando il 40% delle emissioni di
CO2, il maggiore dei gas climalteranti (Stern 2009, UNEP 2007).
Finora avevamo considerato la preoccupazione ecologica come un fatto di natura
biologica più che energetica e avevamo adottato un approccio conservativo.
In urbanistica, ciò comportava che, nella redazione di un piano, si sarebbe indagato per
individuare le aree a valore naturalistico, partendo da quelle già istituzionalizzate come
le zone SIC e ZTS di Natura 2000 oppure le aree naturali protette, si sarebbero
perimetrate le zone agricole di pregio o quelle ancora coltivate e si sarebbe prescritto,
per tutte queste aree, una normativa di tutela in modo che le aree naturali
continuassero a svolgere la loro funzione ecologica e che le aree agricole continuassero
la loro produzione alimentare.
Oggi, quest’atteggiamento, finalizzato alla conservazione delle risorse, non è più
sufficiente, abbiamo bisogno di agire sulla città e sui modi di vita perché si riduca il
consumo dei combustibili fossili, la domanda di energia e l’emissione di gas serra se si
vogliono raggiungere gli obiettivi fissati a livello globale ed europeo. Questa esigenza
l’abbiamo rilanciata a un range di esperti molto estesa per un motivo molto preciso.
Inhabiting the future will be held every two years, focusing each time on an issue.
Now we propose to think about … after Copenhagen. This meeting has been
disappointing for its results, but also is stimulating a wide commitment. Partially we
are rewarded partially by Cancun’s conclusions where uncertainty are overcome with
a common undertaking to reach a 20/40% greenhouse gas emission reduction within
2020 and to establish a compensation fund for the developing countries. To move
forward, statutory country objectives are to be established in Durban, in November
2011, reopening conflicts between European Union and other nations as Russia and
China. The fear to pay environmental quality with the economic development and
people well-being links negotiation to short time issues increasing difficulties to
design sustainable development.
The political impasse asks to the scientific and professional community the question:
“May you find technological and creative answers able to meet better living
conditions of mankind - especially in the developing countries whose century long
distress they see solved in the developed world - with natural resources smart use
within global potentiality limits (Sachs 2010). Global climatic change intertwines with
oil peak and fossil fuel exhaustion. We know that in the building industry and cities
there is nodal point because there a high share of energy is dissipated, causing 40%
CO2 emissions, major of the clime-altering gas (Stern 2009, UNEP 2007).
Still now we were considering ecological problems a biological question more than an
energy one, adopting a preservation stance. In city planning that means that main task
would be to identify natural areas, starting from that listed in the Nature 2000
European program or the national and regional protect natural areas, valued or still
productive agricultural areas, prescribing protection norms so that natural areas could
continue to perform their ecological role and the agricultural one their food supplier
task.
Today this approach, aimed to resource preservation, does not suffice. To reduce fossil
fuels, energy demand, greenhouse gas emission to change cities shape and living
conditions in them is needed. This claim has been raised to a wide range of experts for
such reason: environment has been used to define new niches of exclusive knowledge
not easily permeable, as happen mainly in the field of building technologies, where
research focuses on low energy consumption. In the some field of planning, ecological
urban design is assuming a distinct profile and in architecture the sustainability and
ecologic brand are used to support new architectural style.
It will be a very heavy mistake to think that environmental question may become a
specific divided field - to become the exclusive interest of a demarcate group do
researchers and professionals - because these problems have a holistic stance: they go
through any moment of the production and management of the inhabited space.
Examined according to this benchmark, we find that the different fields involved in
the mankind living environment, are reserving different interest and sensibility to the
question. For instance, planning, in Italy, is in a backward position compared to the
building technology sector. While the last has make great progress in the design of
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L’ambiente è diventato un altro fattore per determinare delle nicchie di
specializzazione. Ciò è avvenuto specialmente nel campo delle tecnologie edilizie, dove
si sono messi a punto sistemi edilizi a bassa dispersione. Nello stesso campo della
pianificazione, la progettazione urbana ecologica si va configurando come una
disciplina a se stante e nell’architettura le etichette di sostenibilità o di ecologia sono
utilizzate per distinguere nuove tendenze.
Ma sarebbe un gravissimo errore pensare che le questioni ambientali possano essere
settorializzate, ovvero confinate in linee di ricerca e attività professionali distinte e
specifiche solamente di selezionati gruppi di ricercatori e professionisti, perché la
caratteristica di quei problemi è il loro carattere olistico: attraversano ogni articolazione
della produzione e gestione dello spazio abitato. Esaminato secondo questo standard
di necessario coinvolgimento, emergono le arretratezze e la misura dell’attenzione dei
diversi settori, come di quello urbanistico nei confronti di quello tecnologico.
Mentre quest’ultimo è andato vanti con la messa a punto di edifici passivi o a zero
consumo, ad esempio, l’urbanistica ha lasciato inesplorate molte potenzialità offerte
dalla condizione urbana quali le infrastrutture verdi o il risparmio e la produzione
d’energia da fonti rinnovabili in contesto urbano.
L’utilità di questo incontro consiste proprio nell’aver posto il tema ambientale a
operatori e discipline che non si sono formate in maniera specializzata su
quest’argomento e, per tal motivo, non hanno riflettuto su quali potenzialità potevano
essere sviluppate e che tipo di contributo avrebbero potuto fornire fondandosi sulle
competenze proprie aggiungendo la preoccupazione ecologica alle riflessioni
sull’oggetto dei propri studi. Per quanto riguarda l’urbanistica, posso sottolineare come
l’introduzione del concetto d’infrastruttura verde sta producendo un cambiamento
sostanziale della progettazione della città, ponendo una serie nuova di questioni da
definire anche in termini sperimentali. Se rendere la città sostenibile richiede una sua
profonda riforma della radicalità tale da generare un nuovo modello urbano, così come
accadde al nascere della città moderna, allora, la chiave della struttura del nuovo
assetto urbano, così come accade nel XIX sec., sarà di nuovo il cambiamento di una
dotazione invisibile ai profani, ma essenziale, quale il sistema degli impianti idrico,
fognario, elettrico, telefonico (Morachiello, Teyssot 1980). Questo è senza dubbio uno
dei campi di studio più stimolante, quando si propone di riesaminare tutto il sistema
urbano in termini di sostenibilità, con un approccio metabolico, con finalità di
risparmio delle risorse e contenimento dell’entropia negli scambi energetici (Bettini
1996, Gisotti 2007) ma costituisce solo una di molte linee di lavoro da poter
intraprendere.
Nell’ambito dell’argomento scelto per questo incontro, sono state individuate quattro
tracce. Esse potrebbero effettivamente segnare quattro momenti particolarmente
significativi della trasformazione della città e del territorio nella direzione ecologica.
In primo luogo abbiamo proposto di riflettere sui paesaggi storici, su come l’ambiente
di vita è attualmente conformato, rappresentando un’idea a cui i colleghi che hanno
curato questa traccia, Ludovico M. Fusco e Valeria Pezza, tengono particolarmente: di
passive or zero carbon buildings, the former has not yet explored potentials of the
urban fabric as the green infrastructure or how to save and produce energy by
renewable in the urban context.
The utility of this meeting - and this book - is to have asked the ecological question to
actors and disciplines that are not born, neither are developed on that issue, and, for
that reason, have not meditate on potential could spring and what contribution could
be offered basing on their expertise and adding the ecological question to their
studies. According to city planning, I can testify that the introduction of the green
infrastructure concept is changing radically urban form perspective, opening new
question to solve through new research programs. If to make city sustainable require a
change of such radicalism to reach a new urban model, as well as happened at the rise
of the modern city, then the key of the new urban organization could be, now as at
that time, in the XIX century, an asset invisible and quite unknown to citizens as
water, sewage, electric, telephone networks (Morachiello, Teyssot 1980).
This is really one of the more promising fields when it put forward a whole exam of
urban system in front of sustainability standards, with a metabolic approach, aiming to
resources saving and entropy equilibrium in the energetic exchange (Bettini 1996,
Gisotti 2007). This is just one of the research lines to follow.
In the general issue of this meeting four tracks are been identified. They could mark
relevant steps of city and territory change in the ecological direction. First of all, we
propose to think about historic landscape, on the our day shape of the mankind living
environment, showing the idea, very close to the track coordinators, Ludovico
M. Fusco and Valeria Pezza: to find inside the architecture, theory or discipline,
permanent sustainability principles that had assured during past centuries to built
according with nature and to create low energy consumption micro-climes. This
building materials use and internal or urban space shape rules of effectiveness were
lost at the advantage of low cost mass production when energy coming from fossil
fuel were easily available leading toward the “oil city”, so called not only for the
diffusion of motorized transportation vehicles able to produce sprawl, but also
warming and cooling systems that implied more light and thin building structures up
to achieve the dream of the see-through wall. The chosen starting point is the
discipline history, the architectural tradition, to identify the permanent elements,
or that elements to value and adopt because are answers to the today challenges
(Droege 2008).
Finding roots in the solidity of acquired knowledge let be cautious toward innovation
and discover if it is just external show of transient mode or formal exterior exhibition.
This does not means a principled diffidence for innovation, because it can propose
effective new solution, that we need a lot. The more we will be able to improve urban
environment performance, the more will be able to support population grow and
lifestyle and well-being improvement at reducing resource consumption trend.
Second track discusses about city models because we need to assume a new reality
that, in general terms, has been defined as the diffusion of metropolitan organization of
17
18
trovare dentro le strutture disciplinari dell’architettura degli intrinseci principi di
sostenibilità che storicamente avevano assicurato l’armonia con la natura e la
realizzazione di microclimi a basso consumo energetico. Queste regole di efficienza
nell’uso dei materiali e nella conformazione degli spazi interni e urbani si sono perse a
vantaggio di produzioni standardizzate e di massa a basso costo quando si è resa
disponibile abbondante energia fossile portandoci verso quella che è stata anche
soprannominata “città del petrolio” non solamente per la diffusione dei veicoli a motore
in grado di estenderne la superficie, ma anche dei sistemi di riscaldamento e
raffrescamento che portavano all’alleggerimento delle strutture edilizie fino a realizzare
il sogno della parete trasparente (Droege 2008). Si è voluto partire dalla considerazione
della storia della disciplina, dalle tradizioni dell’architettura per individuare quegli
elementi permanenti o che possiamo riconoscere e riadottare perché rispondenti alle
sfide attuali.
Questo radicamento nella solidità delle conoscenze acquisite produce l’avvertimento
all’attenta considerazione dell’innovazione quando è solamente esteriore
manifestazione della moda del momento o come strumento di formalistica esibizione
stilistica. Il che non significa che bisogna diffidare per principio dell’innovazione, anche
quando si presenta con la solidità delle soluzioni efficaci. Di questo genere c’è un
grande bisogno perché quanto più saremo in grado di migliorare le prestazioni degli
ambienti urbani, tanto più saremo in grado di migliorare la loro capacità di sostenere
crescita della popolazione e il suo benessere a parità di consumo delle risorse.
La seconda traccia discute dei modelli di città perché ci dobbiamo confrontare con una
nuova realtà la quale, nei termini più generali, è stata definita come quella della
diffusione generalizzata della metropolitanizzazione. Mentre fino a qualche anno fa le
aree metropolitane erano limitate alle maggiori città italiane, questo fenomeno si è
diffuso su tutto il territorio nazionale portando alla saldatura tra piccoli centri o
all’estensione delle aree urbanizzate gravitanti su polarità comuni. Si tratta di un
processo che si manifesta contemporaneamente secondo due profili apparentemente
opposti tra di loro: da una parte costituisce una tendenza alla concentrazione, in
quanto attrae verso selezionate aree urbane la popolazione, spopolando aree montane,
collinari e regioni periferiche; ma dall’altra, disperde questa popolazione nelle aree
urbane su vasti territori a bassa densità, secondo una struttura metropolitana costituita
da uno o più poli centrali circondati da una vasta estensione di sobborghi (Martinotti
1993). Questo fenomeno, reso possibile dalla disponibilità di carburante a basso prezzo
che consente una mobilità basata sull’automobile, va in crisi, in prospettiva, con
l’aumento del costo dei carburanti fossili. In alternativa, si va elaborando un nuovo
modello metropolitano policentrico, ad alta densità, multifunzionale e socialmente
integrato. A questa forma d’insediamento si pensa per facilitare il trasporto di massa,
ridurre la mobilità e realizzare un’integrazione tra zone artificiali e naturali (Rogers,
Gumuchdjian 1998). Si tratta di uno schema generico, in grado di sintetizzare le
principali esigenze ecologiche, ma che deve essere esplorato tanto perché si definisca
nelle soluzioni dell’organizzazione dello spazio e delle attività, quanto si trovino le
the urban system. While, until some years ago, metropolitan phenomena were
restricted to the main Italian big cities, today this trend is involving smaller town too,
enlarging their influence or associating more centers in compact wholes. The process
fallows contemporary two seemingly opposite profiles: on one hand, favor people
concentration, because attract population to selected urban areas, depriving mountain
and hill areas or peripheral regions; on the other, sprawls the some people on wide low
density areas in the metropolitan setting made of a central core surrounded by wide
suburbs (Martinotti 1993). This organization, possible with low cost fuel that can let
mobility on individual cars, will be in crisis, in the future, for the increasing cost of oil.
Alternatively, a new polycentric, high density, multiuse, socially integrated urban
model in elaboration. We think to this morphology to ease mass transportation, reduce
mobility, and integrate manmade and natural areas (Rogers, Gumuchdjian 1998). It is a
generic scheme, able to synthesize the main ecological claims, but that has to be
deeply explored both to be shaped in the space organization and activities, and to find
strategies to change the now existing built environment. In addition, each solution
has to be tested pragmatically to verify if the required objective are reached.
Third track focus on project, the convergence point of many elements: technology,
form, architectural quality. It is not a summation of components and approaches, but
of the ability to integrate in an expressive and building unity, according to the position
of Mario Losasso e Francesco Polverino, track coordinators. Such a creative synthesis
has been frequently indicated as the deep nature of architecture because join many
parts in a whole. In the some direction there is a hermeneutic path suggested by the
energetic question so suggestive how radical to discover a new meaning of
architecture. As after the First World War has been a control of buildings through static
science, the design method for iron and concrete constructions, carrying to an
interpretation of architecture as the expression of a system of force in equilibrium; so,
today, when we give so much importance to energetic performance of buildings, drive
us to think the building as a dissipative/preservative energy system, with deep effect
on the architecture interpretation. Signs of this move from building structure
architecture to energy architecture are shown in some changing electronic surfaces.
At the moment these are suggestions, proposed to stimulate theory development,
without being able to prevent the possible implications. To open a debate on such
basic concepts is, however a sign of the existence of matter for interesting researches.
Fourth track is consistent with the process followed until this point. It proposes to
consider social and political condition where plan and projects should be
implemented to change reality. No surprise the presentation of a setting of conflicts,
notwithstanding issues so much of general interest as the ecological one is. In fact, we
cannot deny that it touches mankind without distinction, but is also true that
ecological policy does not restrain from social discrimination in the distribution of
environmental costs. Environmental governance has two relationships with social
conflict: on one side to find strategies to achieve the implementation of ecological
policy in a shared and effective way; on the other to avoid discrimination.
19
20
strategie di attuazione attraverso il cambiamento degli insediamenti esistenti.
Senza aggiungere che ogni soluzione va verificata rispetto all’efficacia nel raggiungere
gli obiettivi prefissati.
La terza traccia mette al centro il progetto in cui si confrontano i diversi elementi, dalla
tecnologia, alla forma, alla qualità architettonica. Non si tratta di una semplice
sommatoria di componenti e competenze, quanto la capacità d’integrazione in
un’unità costruttiva ed espressiva assieme, secondo l’impostazione cara a Mario
Losasso e Francesco Polverino. Una tale sintesi creativa è stata più volte indicata come
la natura profonda dell’architettura e contiene la capacità di ridefinire le parti in un
tutto. Muovendosi in questa direzione seguendo un percorso ermeneutico, le presenti
problematiche spingono ad azzardare ipotesi di lavoro tanto suggestive quanto radicali
in quanto l’approccio alla costruzione ha talmente focalizzato la dimensione energetica
che questo non può non avere conseguenze sul senso dell’architettura. Come c’è stato
nel primo dopoguerra l’affermarsi di un controllo della costruzione con le scienze
statiche, grazie all’introduzione del cemento armato e dell’acciaio, fino al punto da
interpretare l’architettura come un sistema di forze in equilibrio e il suo scopo renderle
espressive; così, la concentrazione dell’attenzione sul risparmio energetico, porterebbe
a pensare l’edificio come un sistema energetico conservativo/dissipativo con
altrettanto profonde conseguenze sulla concezione dell’architettura. In fondo, segni del
passaggio da un’architettura delle strutture costruttive a un’architettura dell’energia si
manifestano in certe cangianti superfici elettroniche. Si tratta, per il momento, di
suggestioni, lanciate in una maniera stimolante, ma senza ancora comprenderne tutte
le implicazioni. Il fatto di aprire discussioni su argomenti così di fondo è comunque un
segnale che esiste il materiale perché delle ricerche approfondite si possano condurre.
La quarta traccia, è anch’essa del tutto coerente con tutto il percorso che abbiamo
seguito fino a questo punto, in quanto ci riporta alle condizioni sociali e politiche
all’interno delle quali piani e progetti si devono calare per realizzare la trasformazione
della realtà. Non meravigli che venga rappresentato un contesto di conflitti, rispetto a
un argomento tanto d’interesse generale quale quello ecologico. Infatti, non è messa in
discussione come esso tocchi il genere umano senza alcuna distinzione, quello che
invece accade è che le politiche disegnate sulla sua soluzione non mancano di
riproporre la discriminazione sociale nell’assegnare i costi ambientali. La governance
ambientale diventa perlomeno duplice nel suo rapporto con il conflitto: da una parte
misura la sua praticabilità di affermarsi come una politica condivisa ed efficace nel
momento implementativo; dall’altro, deve tenere sotto controllo le spinte alle
disuguaglianze e le dinamiche di competizione.
Senza un’appropriata governance, il nostro lavoro rischia di rimanere una ricerca ben
fatta, un progetto urbano elegante, un piano che ha considerato e previsto tutti i fattori
urbani, un disegno esteticamente affascinante, un’architettura di qualità, ma non
riuscirà a determinare un cambiamento della città. Perciò è importante andare a
comprendere le dinamiche che sono presenti all’interno delle forze sociali e delle loro
volontà di cambiamento.
Without good governance the planner and architect work may be a well done
research, an elegant urban design, a plan where any urban factor has been arranged,
an esthetically fascinating design, quality architecture, but will not change city. That is
why it is important to comprehend social dynamics, and social desire for change.
The spirit with whom we discuss all these issues just listed above, cannot limit itself
to contemplation although acute, and able to define, stressing them, any deficit and
danger. Neither is enough an analytical spirit, also if inquiry and study are essential
moments to understand problems, but is necessary to solve problems. This request is
forwarded to all the authors of this book. There will not be final answers for many
reasons: we are facing new problems, of wide scope, with no adequate resources.
Anywhere there is the right to have selected a relevant issue, remarkably pressing, and
to have presented it to the scholar’s attention. Under this profile that effort of
multidisciplinarity, with its risks to disperse in divergent paths, not to find real fields of
confrontation, leaving participants not able to communicate between them and not
able to comprehend each other, shows that a possibility of convergence really exists,
and the demonstration should be the following pages.
After the proceedings of the meeting inhabiting the future … after Copenhagen - to
which the following essays will make continuously reference - reproducing integrally
numerous presentations, we are going forward with a more effort of reflection and
synthesis ended in this volume. In addition to the already presented tracks, we have
two transversal reviews by Agostino Bossi e Rejana Lucci, and the exploration of a list
of key-world meanings. Their recurrence in the participant contributions is an
indicator of the research focus.
The most European flavor is at the beginning of the book where keynote speakers use
both the language of design and of theoretical assay to explore housing and
sustainability.
21
22
Lo spirito con cui affrontiamo tutti questi argomenti appena enumerati non si può
limitare a un atteggiamento contemplativo fosse pure critico e in grado di evidenziare,
condannandole, tutte le deficienze e i pericoli. Né è sufficiente uno spirito puramente
analitico, anche se l’indagine, lo studio, sono momenti essenziali per la comprensione
dei problemi, ma è indispensabile richiamare quanto espresso nello stesso titolo
dell’incontro che si proietta verso la soluzione dei problemi ed è quanto bisogna
aspettarsi da questi lavori. Certamente non ci saranno risposte definitive per una
molteplicità di ragioni: affrontiamo temi nuovi, di vasta portata, con risorse non sempre
adeguate. Bisogna anche mettere in conto la sensibilità, l’impegno e i limiti
dell’intelligenza umana.
Tuttavia resta la validità dell’aver selezionato un tema rilevante, particolarmente
urgente e di averlo posto all’attenzione degli studiosi. Sotto questo profilo, quel
tentativo d’interdisciplinarietà con tutti i suoi rischi di disperdersi in tanti rivoli, di non
riuscire a trovare terreni concreti di confronto e lasciare le parti tra di loro
incomunicabili e reciprocamente non comprensibili, rivela che una possibilità per uno
sforzo di convergenza esiste e a dimostrarlo dovrebbero essere le pagine che seguono.
Dopo la pubblicazione degli atti dell’incontro, Abitare il futuro…dopo Copenhagen che saranno continuamente richiamati - con la riproduzione integrale di numerose
relazioni, abbiamo ritenuto utile procedere a un ulteriore sforzo di sintesi e di
riflessione che ha trovato posto in questo volume. In aggiunta alle tracce appena
esposte, ci sono interventi trasversali di Agostino Bossi e Rejana Lucci, e
un’esplorazione di parole chiave, particolarmente ricorrenti, che danno la misura sui
punti in cui si concentra la ricerca.
Per accentuare la dimensione europea si è voluto assegnare lo spazio iniziale del
volume a progetti e saggi di architetture incentrate sull’abitare, da una parte, sulla
sostenibilità dell’edilizia e della città, dall’altro in contesti al di fuori dei nostri confini
geografici e con esponenti di spicco dei rispettivi settori.
Riferimenti bibliografici
Bettini V. (1996), Elementi di ecologia urbana, Einaudi, Torino.
Droege P. (2008), La città rinnovabile. Guida completa ad una rivoluzione urbana, Edizione Ambiente, Milano.
Gisotti G. (2007), Ambiente urbano. Introduzione all’ecologia urbana, Dario Flaccovio Editore, Palermo.
Martinotti G. (1993), Metropoli. La nuova morfologia sociale della città, il Mulino, Bologna.
Morachiello P., Teyssot G.(curatori) (1980), Le macchine imperfette, Architettura, programma, istituzioni, nel
XIX secolo, Officina, Roma.
Rogers R., Gumuchdjian P. (1998), trad. it. a cura di d’Ayala Valva I., d’Ayala Valva.F., De Astis G., Città per un
piccolo pianeta, E.R.I. d’A/KAPPA, Roma.
Sachs J.D. (2010), Il bene comune. Economia per un pianeta affollato, Mondadori, Milano.
Stern N. (2009), Un piano per salvare il pianeta, Milano, Feltrinelli.
UNEP (United Nations Environment Program) (2007), Buildings And Climate Change. Status, Challenges and
Opportunities.
Prospettive europee
European perspective
23
24
Principi ed esperienze di architettura sostenibile:
il lavoro di Edward Cullinan Architects
Sergio Russo Ermolli
1.
Cfr. R. La Creta, “L’architetto tra tecnologia e
progetto”, in R. La Creta, C. Truppi (a cura di),
L’architetto tra tecnologia e progetto,
FrancoAngeli, Milano 1994.
2. Cfr. M. Filippi, Sostenibilità degli edifici, in
“AiCARR Journal”, n. 4, 2011.
I rapporti che si instaurano tra progettista e progetto che di architettura sono sempre
specifici, in quanto risentono sia della personalità dell’autore, dell’esclusivo modo con il
quale egli si pone di fronte al problema da affrontare e risolvere in termini progettuali.
All’interno delle differenze che emergono nelle modalità operative di ciascun
progettista possono distinguersi specifici aspetti comuni, connessi a interessi culturali,
ideologici e disciplinari condivisi1. Tra tali aspetti emerge da tempo una crescente
attenzione verso le tematiche della sostenibilità, intesa come lo sviluppo di un
processo di progettazione, controllato e strutturato, tramite l’integrazione di saperi
diversi, capace di fornire un “prodotto” in grado di soddisfare le esigenze dell’utente
con il minimo impiego di risorse naturali, sia in fase di costruzione che di esercizio, e
con un significativo contenimento degli impatti ambientali2. Non più “valori aggiunti”
al progetto, ma elementi fondanti di qualsiasi operazione di trasformazione del
territorio, a qualsiasi scala si intenda operare. Nel contesto internazionale il Regno
Unito è tra quei paesi nei quali è possibile individuare con sufficiente chiarezza esempi
di trasformazione che assumono i contenuti della sostenibilità come “materia”
progettuale. Anche grazie a una politica tecnica particolarmente attenta alle questioni
ambientali e al rapporto architettura-qualità del contesto urbano, è possibile
individuare nell’attività progettuale, non solo dei notissimi archistar britannici, ma
soprattutto di quella dei numerosi studi professionali alla media-piccola scala, una
particolare sensibilità alle questioni della sostenibilità. Lo studio londinese Edward
Cullinan Architects è tra questi.
Gruppo di progettisti riuniti in cooperativa secondo la volontà del fondatore Ted
Cullinan, dal 1965 condividono l’idea che un intervento architettonico di valore sia
quello che riesca a rapportarsi nel modo più efficace con le esigenze della committenza
e con il contesto storico, ambientale e sociale di riferimento. Il lavoro dello studio è
fortemente incentrato su un’idea di trasformazione dell’ambiente che metta in primo
piano i temi connessi alla qualità degli spazi pubblici, ai processi di progettazione
partecipata, alle tecnologie innovative e, in particolare, alla riduzione dell’impatto
sull’ambiente delle architetture. Lo studio adotta i principi del Lean Thinking,
basandosi su principi organizzativi finalizzati ad aumentare l’efficienza ed eliminare gli
sprechi. La politica ambientale dello studio viene infatti valutata e migliorata tramite
l’adesione alla norma ISO 14001, utilizzando un Sistema di Gestione Ambientale, per
mantenere sotto controllo il fattore ambiente in modo organico e sistematico.
Un impegno che, unito all’attenzione ai temi elencati in precedenza, ha permesso allo
studio ECA di vincere nel 2010 il primo premio del concorso “Architectural Practice of
the Year” della rivista Building.
Robin Nicholson è dal 1979 figura centrale dello studio Cullinan. Già collaboratore di
Jim Stirling negli anni Settanta, è docente alla Bartlett University, è stato VicePresidente del RIBA, è attualmente responsabile della Task Force per le Scuole a Zero
Emissioni del Ministero dell’Educazione Britannico. È membro del CABE la
Commissione governativa per gli aspetti di architettura, sul tema Città ecologiche,
Presidente della Commissione Qualità della Contea di Cambridge, è attualmente
coinvolto a livello governativo nella diffusione del modello energetico Zero-Carbon per
lo sviluppo nel Regno Unito di Eco-Città.
Ritengo che la presentazione di una selezionata parte del lavoro progettuale dello
studio Edward Cullinan Architects possa riuscire a mettere in evidenza l’importante
ruolo svolto dall’innovazione tecnologica realmente intesa come risorsa intellettuale
per il progetto, e di come i temi della sostenibilità informino l’intero processo di
progettazione in quanto incorporati fin dalle prime fasi di elaborazione del progetto.
Una strategia che permette un maggior controllo degli impatti ambientali, sociali ed
economici delle architetture realizzate.
25
26
Il lavoro di Edward Cullinan Architects.
Progetto e clima: ridurre gli impatti ambientali
dei nostri edifici
The work of Edward Cullinan Architects.
Good design and climate: reducing the environmental
impact of our buildings
Robin Nicholson
Robin Nicholson
Edward Cullinan Architects: cinquant’anni
di attività progettuale caratterizzata da
specifica attenzione alle questioni
ambientali.
Edward Cullinan Architects: 50 years of
design experience with a specific focus on
environmental issues.
Ted Cullinan inaugura lo studio di architettura in forma cooperativa nel 1965 e tutt’oggi una
trentina di professionisti continua a lavorare secondo tale modalità nel nuovo studio a Nord
di Londra. Nel 2010 l’importante rivista di settore Building ci ha premiati come
“Architectural Practice of the Year” per la qualità del nostro lavoro e dell’approccio
complessivo all’attività di progettazione in un periodo di crisi economica, mentre, sempre
nello stesso anno, il diffuso periodico Building Design ci selezionava per il premio “Public
Building Architect of the Year”.
Fin dai primi lavori dello studio, da quando Ted concepiva nel 1965 la propria residenza
londinese a Camden Mews come un sistema solare passivo (a quell’epoca non esisteva
ancora una definizione di questo tipo), abbiamo cercato di sperimentare tutte le nuove
strategie ambientali che emergevano. La storia del nostro lavoro può essere vista non tanto
come un tentativo di fare architettura collegando a essa il tema della sostenibilità, ma
piuttosto come lo sforzo di concepire la sostenibilità come aspetto integrativo, da un punto
di vista sociale, economico ma soprattutto ambientale.
Per tale motivo siamo stati sempre più interessati nel creare spazi e luoghi, piuttosto che
oggetti edilizi, come risposta ai contesti fisici e storici all’interno dei quali tutti noi viviamo e
lavoriamo. Nella maggior parte del nostro lavoro attribuiamo particolare importanza al
coinvolgimento degli utenti, ma nelle fasi di progettazione diventa essenziale la
Ted Cullinan set up the practice in 1965 as a cooperative and thirty of us continue to
practice cooperatively in a single studio in North London. In 2010 the overall quality of
the work and our approach to business in an economic recession led the principal UK
cross-industry magazine Building to award us their 2010 Architectural Practice of the
Year, while the widely read Building Design chose us as their 2010 Public Building
Architect of the Year. Since the beginning of the practice when Ted built his own house
in a London mews in 1965 as a passive solar collector (not that those words existed
then) we have explored new environmental strategies as they have emerged.
The story of our architecture is not one of sustainability being bolted onto regular
architecture but rather sustainability as an integral part of what we do, economically
and socially as well as environmentally. To this end we have always been more
interested in making spaces and places than objects, responding to the physical and
historical contexts within which we all live and work. Much of our work involves
engagement with the users but we design the buildings in collaboration with our
engineers and other consultants and when possible the constructors. Although I have
identified a single environmental strategy for each project, they are more complex than
I can explain in these brief notes and many strategies are deployed in each project.
Thermal mass at the Ready Mix Concrete International Headquarter Offices, Thorpe,
Edward Cullinan Architects, Cambridge
Conservation Campus, 2008.
Edward Cullinan Architects, the Cullinam
house, Camden Mews, London, 1964.
27
Edward Cullinan Architects, Student rooms
at the University of Gloucestershire,
Cheltenham, 1997.
1. Cfr. Randall Thomas (a cura di), Environmental
Design, an introduction for architects and
engineers, E & FN Spon, London 1996,
pp. 155-162.
collaborazione dei nostri ingegneri, dei consulenti e, quando possibile, delle imprese
costruttrici. Per motivi di sintesi ho individuato una singola strategia ambientale per
ciascun progetto, ma è chiaro che le questioni progettuali sono sempre più complesse e
che, all’interno dello stesso progetto, sono presenti in genere strategie differenti.
Nella sede centrale della RMC International a Thorpe nel Surrey (1990) la principale
strategia utilizzata è quella del calcestruzzo come massa termica.
Il Presidente della RMC (una multinazionale del settore del calcestruzzo) intendeva
trasferire la sede generale in un complesso di epoca Georgiana formato da due diversi
edifici in un’area sottoposta a vincolo ambientale (Green Belt), all’interno della quale erano
presenti molte specie arboree protette. La soluzione adottata ha visto la realizzazione di un
nuovo corpo di uffici disposto in modo da formare, insieme ai due edifici preesistenti, una
ampia corte centrale, e di giardini posizionati sulla copertura del blocco degli uffici.
La base sulla quale appoggiano i giardini è formata da una soletta in calcestruzzo armato,
capace di conservare al suo interno il calore prodotto durante il giorno e di smaltirlo
attraverso il passaggio, al suo interno, di aria raffrescata da acqua di falda durante la notte:
una soluzione particolarmente efficace, ma che nel 1990 rappresentava una vera e propria
sperimentazione1. Il corpo degli uffici, formato da un solo piano, è ventilato naturalmente e
presenta accessi diretti ai giardini, attrezzati con spazi di sosta e relax, il cui utilizzo ha
avuto notevoli effetti sulle loro performance lavorative degli impiegati.
Nel Centro Visitatori Archaeolink ad Aberdeen (1997) è stato invece impiegato il terreno
come massa termica: utilizzando una tecnologia pionieristica sviluppata da Amory Lovins
al Rocky Mountain Institute, lo strato di isolamento, posizionato generalmente al di sotto
della soletta di fondazione, viene invece collocato al di sopra di essa, in modo tale che,
nell’arco di due anni, il calore rimanga “intrappolato” nel terreno sottostante.
Rivestito con un tetto verde e con pannelli vetrati, l’edificio riesce a conservare una
temperatura costante, come in una cava, anche durante i freddi mesi invernali. Questo
edificio, a elevata sostenibilità economica, intende rappresentare il segno di un turismo
basato sulla scoperta di monumenti di epoca neolitica e dell’età del ferro ancora poco noti,
in un’area scarsamente sviluppata dal punto di vista agricolo.
La strategia utilizzata nello Studentato dell’Università del Gloucestershire nel Cheltenham
(1997) ha visto la realizzazione di involucri altamente sigillati. Questa Università è stata la
prima a dotarsi di standard prestazionali che andassero oltre le richieste normative: in questo
secondo progetto per lo stesso committente, è stata infatti richiesta una permeabilità all’aria
non superiore a 5m3/m2 a 50 Pa, mentre i regolamenti vigenti richiedono 10m3 (per il nostro
progetto dell’archivio film della BFI stiamo lavorando con valori di permeabilità all’aria esterna
di 0.3m3/m2). Questa sfida ha richiesto l’utilizzo di un rivestimento esterno in intonaco sulle
strutture portanti in muratura, capace di assicurare una barriera isolante altamente
performante, senza danneggiare il particolare cromatismo del complesso.
Nel caso del Docklands Campus dell’University of East London (1999) è stato impiegato un
elemento di solaio multifunzionale a elementi canalizzati. Progettato e costruito in tre
anni, il complesso accademico (19.000 m2) forma un sistema di edifici a elevata flessibilità
d’uso e capaci di essere utilizzati senza richiedere l’apertura delle finestre, a causa dell’elevato
29
Surrey 1990: the RMC chairman wanted to turn the grand, listed Georgian house and
stables into his office but office development was forbidden within London’s Green
Belt and many of the trees and garden walls were ‘listed’. The solution was to stand
the two buildings in courtyards formed by the new offices and then put the garden
back on the roof of the office. His garden had to be supported on a substantial
concrete deck which we were able to expose so that it could absorb the heat
generated during the day and be cooled by passing air, chilled by the ground-water,
over it at night; in 1990 this was a bold experiment that worked1. The resulting single
storey offices are naturally ventilated with access to delightful gardens and other
amenities with great benefit to RMC’s business performance.
Earth-sheltered thermal mass (free heat) at the Archaeolink Visitor Centre, by
Aberdeen 1997: using a technique pioneered by Amory Lovins at the Rocky Mountain
Institute, the insulation which would usually be under the ground slab is turned out, so
that, over a two year period, the solar gain is trapped in the earth below. Covered in
grass and glass, the building reaches a steady state, as though a cave, requiring no
heat despite the deep snow in winter. This economically sustainable project supports
Edward Cullinan Architects, RMC
International headquarters, Thorpe, Surrey,
1990.
1.
Randall Thomas ed., Environmental Design, an
introduction for architects and engineers,
E & FN Spon, London 1996, see pages 155-162.
Edward Cullinan Architects, Archaeolink
Visitor Centre, Aberdeen, 1997.
2. Usable Building Trust, cfr.
http://www.usablebuildings.co.uk per il Probe
Archive.
inquinamento acustico proveniente dalla vicinanza con il London City Airport e la Royal
Victoria Dock. In assenza di un budget sufficiente per climatizzare artificialmente tutti gli
edifici, è stato adottato il sistema svedese Termodeck, formato da solette prefabbricate (larghe
120cm) a intradosso piano, dotate di apposite cavità interne che permettono d’incanalare il
100% dell’aria necessaria e di distribuirla nell’edificio all’interno delle canalizzazioni.
Ventilatori a bassa velocità assicurano lo smaltimento notturno del calore accumulato durante
il giorno, ottenendo adeguate condizioni di benessere microclimatico con un risparmio
energetico del 50% rispetto ai convenzionali complessi universitari.
Per la Downland Gridshell presso il Weald and Downland Museum a Chichester (2002) è
particolarmente evidente l’importanza di una strategia basata sul concetto della cosiddetta
embodied carbon. Concepito originariamente come un’area laboratorio protetta all’interno
di un ampio museo all’aperto che ospita edifici in legno di epoca medievale, il progetto ha
fornito l’occasione di realizzare la prima gridshell non-temporanea. Sviluppata in
collaborazione con lo studio di ingegneria Buro Happold, tra i massimi esperti della
progettazione di gridshell, la struttura autoportante è costituita da una griglia a doppio
strato formata da assicelle di legno di quercia di 35 x 50mm. La griglia è stata posata su una
piattaforma di lavoro, gradualmente deformata, fino al raggiungimento della configurazione
finale a doppia curvatura, e successivamente bullonata all’impalcato ligneo.
Ricerche finanziate dal governo hanno dimostrato che la quantità di anidride carbonica
liberata dall’energia necessaria a produrre tale struttura, rappresenta solo il 3% rispetto a
quella prodotta per coprire la stessa superficie con una struttura in calcestruzzo armato o in
acciaio. La comprensione del concetto di embodied carbon sta diventando centrale nella
strategia di opposizione al cambiamento climatico.
Per il Centre for Mathematical Sciences a Cambridge (2003) ha avuto particolare
importanza lo sviluppo di valutazioni analitiche condotte durante le diverse fasi del
processo edilizio. Il Centro per le Scienze Matematiche ha rappresentato infatti l’oggetto di
studio delle ultime 23 indagini Probe (dal 1996 al 2002) finalizzate a misurare in modo
accurato tre differenti aspetti: la quantità di energia utilizzata, l’effettiva permeabilità degli
involucri degli edifici e il livello di soddisfazione degli utenti nei luoghi di lavoro
caratterizzati da un basso utilizzo di energia2. L’edificio che ospita più di 600 ricercatori del
settore matematico, oggetto di studio in fase di costruzione e a lavori ultimati, ha ottenuto
punteggi particolarmente favorevoli in tutte e tre le questioni indagate.
Nella Singapore Management University (2005) ha svolto un ruolo essenziale l’impiego
di tecniche tradizionali. Le caratteristiche del clima tropicale hanno motivato la
particolare sezione dell’edifico, contraddistinta da ampi aggetti, e la presenza di vaste zone
piantumate: soluzioni finalizzate a ottenere la maggiore quantità possibile di superfici
ombreggiate. Il campus si inserisce all’interno della regolare griglia della città e dialoga in
modo integrato con quest’ultima, tramite la presenza di cinque edifici connessi ad un’ampia
corte a uso pubblico posta al livello inferiore, che ospita anche la nuova stazione Metro.
I livelli al piano terra del campus sono caratterizzati da ampie aperture e passaggi, mentre il
livello superiore presenta aperture utili a favorire la ventilazione naturale, e spazi destinati
alla sosta degli studenti.
31
a new tourist industry based on little known Neolithic and iron-age monuments in an
area of high rural unemployment.
Measured air-tightness in the student rooms at the University of Gloucestershire,
Cheltenham 1997: this University was a pioneer in setting performance standards well
in excess of the Building Regulations. For our second project for them, they specified
air infiltration of not more than 5m3/m2 elevation at 50 Pa; the current building
regulations only call for 10m3 while we are currently building the BFI film archive at
0.3m3. This challenge introduced us to the delights of external Sto render on loadbearing concrete blockwork, giving us high performance with the insulation where it
works best and delightful coloured buildings.
Termodeck provides diurnal balance at the University of East London Docklands
Campus 1999: designed and built within three years, this 19,000m2 academic building
had to be highly flexible and capable of being used without opening the windows due
to the noise from London City Airport on the other side of the Royal Victoria Dock.
Not having the money for air-conditioning, we adopted the Swedish system that
passes 100% fresh air into and up and down three of the five holes that run through all
120cm wide pre-cast concrete planks before discharging into the room. Slow speed
fans running 24/7 ensure the heat built up during the day is purged at night providing
Edward Cullinan Architects, Downland
Gridshell, Weald and Downland Museum,
Chichester, 2002.
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33
Edward Cullinan Architects, Centre for
Mathematical Sciences, University of
Cambridge, 2003.
Per il progetto dei Laboratori Digitali Internazionali dell’Università di Warwick (2008)
abbiamo ragionato su un inusuale orientamento a nord. Per oltre quarant’anni abbiamo
infatti progettato edifici con prevalente esposizione a sud in modo da assicurare carichi
termici gratuiti durante i mesi invernali, ma le normative attuali sul livello di isolamento
richiesto hanno reso perfino tale carico termico un problema. Quando abbiamo affrontato la
sfida di ottenere la valutazione BREEAM più alta (Excellent) prevista, abbiamo disposto i
Digital Laboratory secondo quattro piani a nord e due a sud, al di sotto di una grande (100 x
30m) copertura verde, fortemente inclinata verso sud. Cinque lucernari a nord, pre-cablati
per una successiva installazione di elementi fotovoltaici assicurano un elevato livello di
illuminazione naturale durante tutto il giorno. Questo progetto ha contribuito a suggerire al
Governo la redazione di raccomandazioni progettuali per gli edifici scolastici che
prevedessero proprio l’esposizione verso nord delle aule di studio.
Nel progetto del Nuovo Erbario e Biblioteca ai Royal Botanic Gardens di Kew (2009) è
stata sviluppata una strategia di condizionamento estivo ad acqua collocata al di sotto
del piano di campagna. Uno dei più importanti giardini botanici del mondo ha sempre
sofferto della mancanza di spazio per l’immagazzinamento della sua vasta collezione:
abbiamo pertanto realizzato una struttura a volta sotterranea in calcestruzzo rivestita in
good temperatures without pipes and radiators at about 50% energy of conventional
University buildings.
Embodied carbon at the Downland Gridshell for the Weald and Downland Museum
near Chichester 2002: designed originally as a covered workshop shelter as part of this
great open air museum that displays mediaeval timber buildings, we developed the
first permanent gridshell building. Working with the leading gridshell engineers Buro
Happold, our ambitious client and a very special carpenter we designed the structure
to be made out of 4 layers of 35 x 50mm green oak laths. Laid out diagonally on a flat
scaffold platform the structure was progressively dropped into the form of a triple
hour-glass, which when bolted to the timber floor became self-supporting.
Government-sponsored research showed that the embodied carbon of this structure
was just 3% of the steel or concrete you would need to enclose the same amount of
space. An understanding of embodied carbon is becoming an integral part of the built
environment’s struggle with climate change.
Probe study at the Centre for Mathematical Sciences, Cambridge 2003: CMS was the
subject of the last of the 23 Probe studies (1996-2002) which measured actual energy
used and air-tightness as well as assessing user satisfaction in low energy
Edward Cullinan Architects, Singapore
Management University, 2005.
2.
Usable Building Trust, see
http://www.usablebuildings.co.uk for the Probe
Archive and revisits
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Edward Cullinan Architects, New
herbarium and library at the Royal Botanic
Kew Gardens, London, 2009.
mattoni che assicura per cinquanta anni nuovi spazi destinati a magazzino, mantenuti a
temperatura costante di 15°C tramite un sistema di perforazioni a circuito aperto che
estraggono acqua di falda. Le aree studio e gli spazi per le conferenze vengono invece
raffrescati utilizzando la ventilazione naturale.
La sostenibilità sociale è stata particolarmente importante nel progetto di Hillside Hub a
Stonebridge, a Nord-Ovest di Londra (2010). A seguito della riqualificazione di uno dei sei
peggiori complessi di edilizia sociale esistenti nel Regno Unito, il nostro progetto ha teso a
costituire un centro comunitario (The Hub) che svolgesse una funzione di socializzazione e
di incontro per i residenti, tramite la realizzazione di un centro di salute, caffè, meeting
rooms e di un minimarket con 59 appartamenti a proprietà mista disposti nei piani superiori.
Con l’aiuto iniziale di capitali del Governo, oggi i proventi derivanti dall’affitto del centro di
salute e del minimarket permettono il funzionamento dell’intero The Hub.
Nel John Hope Gateway Building ai Giardini Botanici Reali di Edinburgo (2010) abbiamo
scelto di utilizzare la sostenibilità a fini didattici. Lo scopo principale dell’edificio era
infatti di spiegare il lavoro scientifico svolto dal Royal Botanic Garden e la teoria
workplaces2. First tested while still a building site, this naturally ventilated home for
600 mathematicians had the second highest score when retested after completion of
all three phases. Seven pavilions are gathered around a central shared social area,
where the 27 academic groups mingle and research proposals multiply.
Traditional techniques at the Singapore Management University 2005: being on the
equator and very humid, we used a self-shading section with extensive hanging
planting and existing rain trees for sunshading. The campus extends the existing
urban grid and scale into the campus where 5 buildings are linked with a lower public
concourse with food courts and gymnasia and into which feeds a new metro station.
The ground floors are largely open; punctuating the second floor there are traditional
breeze-ways that induce just enough air movement to allow students to sit
comfortably outside the air-conditioned zones and in the parkland, which is highly
unusual now in Singapore.
North orientation at the International Digital Laboratory, University of Warwick 2008:
for over forty years we have been designing south-facing passive solar buildings but
the level of insulation required by today’s building regulations has made even free
winter heat into a problem. So when faced with the challenge of achieving BREEAM
Excellent for this high-tech laboratory, we were able to arrange four floors to the north
and two to the south under a great 100 x 30m sloping sedum roof with a large
overhang to the south. Five large north-lights, pre-wired for the later installation of
PVs, ensure a high quality of daylighting throughout. This project led the way for the
Government recommendation that all school classrooms should face north.
Groundwater (free) cooling at the New Herbarium and Library at the Royal Botanic
Gardens Kew 2009: one of the world’s greatest botanical collections has always been
vulnerable to disease and had run out of space; so we designed a brick-clad concrete
vault to provide 50 years of expansion for the collection, cooled to 15°C by extracting
the coolth from shallow open-loop boreholes. The surrounding study areas and
meeting rooms are largely naturally ventilated.
Social sustainability at the Hillside Hub in Stonebridge, NW London 2010: following
the reconstruction of one of the six worst social housing estates in England, the Hub
provides the missing social heart with a health centre, a community centre and café,
the much loved community hall and a convenience store with 59 mixed tenure
apartments above. With initial capital funding from Central Government, the rent from
the health centre and the store pay for the running of the community centre.
Demonstrating sustainability at the John Hope Gateway Building for the Royal
Botanic Garden, Edinburgh 2010: the building’s primary function is to explain the
scientific work of the RBGE and the nature of evolution. To this end demonstrating
sustainability involves an extensive use of engineered timber, rainwater harvesting,
solar thermal panels, photo-voltaics, a vertical axis wind turbine and an ETFE roof to
the atrium. This hugely popular building attracts and delights everyone and makes
money for the Garden.
Carbon neutrality at Shahat Garden City, Libya 2011: situated in the Green Mountains
Edward Cullinan Architects, International
Digital Laboratories, University of Warwick,
2008.
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