intervista a "Joseph Chilton Pearce"

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intervista a "Joseph Chilton Pearce"
intervista a "Joseph Chilton Pearce"
Lo sviluppo dei bambini
Qual è il problema più grande che deve affrontare l’educazione?
Il nostro sistema è crollato non perché sia cattivo – non ne abbiamo mai avuto uno buono – ma perché abbiamo danneggiato la maggior
parte dei nostri bambini con un’educazione oltre i limiti. Le scuole sono così impoverite da chi non ce la fa, che anche chi ce la fa paga un
prezzo.
In che modo abbiamo danneggiato i nostri bambini?
La causa principale è il parto tecnologico in ospedale, che provoca un danno neurologico. Se distruggi il modello di nascita codificato nei
nostri geni, distruggi anche il modo con cui il cervello-mente costruisce se stesso, pagando un prezzo. Se osserviamo lo sviluppo del
bambino e del nostro cervello-mente come una struttura auto-organizzantesi, scopriamo che gran parte del nostro potenziale non viene
realizzato. Ovunque abbiamo esportato il nostro modello di parto medico, ci troviamo di fronte agli stessi problemi.
James Prescott ha scoperto una perfetta corrispondenza tra la coesione sociale e il modo in cui i bambini vengono portati al mondo e
quindi educati. Secondo Michel Odent, alla nascita il sistema immunitario si fissa in una forma immutabile, a seconda del rapporto che il
neonato ha con la madre. Se interferiamo nel legame fondamentale della vita al momento della nascita, mettiamo a rischio tutti i legami
successivi con la terra, con la società e con l’altro sesso (ovvero, con il legame base della vita). Questo non vuol dire che se si crea il
legame iniziale, tutti gli altri sono garantiti; significa solo che se i successivi legami potranno godere delle premesse e delle basi giuste,
accadranno spontaneamente. È possibile vedere la rottura del legame nelle nostre scuole, sulle strade e nelle nostre famiglie. Il parto
tecnologico, col danno neurologico che ne deriva, è la radice di molte delle crisi di oggi.
Vorrebbe farci tornare alle tecniche di parto utilizzate nel passato?
Il punto non è fare ritorno a qualche epoca primitiva. Le donne dovrebbero godere di ogni possibile tutela, ma la tecnologia ha preso il
sopravvento, travisando ogni cosa. I parti cesarei costituiscono il 30% delle nascite in America, con punte del 50% nelle aree più ricche.
Nascere, da noi, costa più che in qualsiasi altro paese, ma il tasso di mortalità infantile è più elevato che in altri 20 paesi. Questa situazione
è esasperata da una professione legale che si nutre di quella medica, così come del corpo sociale; si tratta di una situazione micidiale che
peggiora sempre di più. È vero che le madri e i bambini non restano più in ospedale tanto quanto un tempo, e che l’allattamento al seno è
in aumento; ma questi finora non sono altro che segnali.
Secondo lei, un’educazione precoce può fare più male che bene?
Il primo apprendimento è essenzialmente senso-motorio, riguarda la sincronicità dei movimenti corporei e l’attività cerebro-mentale. Se si
prende un bambino di quattro o cinque anni, lo si costringe su una sedia senza permettergli di muoversi e poi gli si chiede di comprendere
strutture altamente metaforico-simboliche come l’alfabeto e i numeri, per le quali non ha preparazione e non è maturo, si blocca lo sviluppo
di quelle stesse basi che saranno necessarie in seguito per questo tipo di istruzione. Inoltre, si crea un bambino molto arrabbiato e
frustrato.
Gerald Ebelman, un brillante scienziato del cervello, individua in quest’ultimo aree topologiche, sezioni legate a determinati tipi di attività.
Gli specialisti concordano sul fatto che forme di pensiero metaforico più elevato coinvolgono sezioni del cervello che si sviluppano più tardi;
esse non possono manifestarsi in mancanza del fondamento adeguato nelle strutture inferiori. È possibile costringere i bambini a
sviluppare anzitempo alcune capacità, ma a discapito di tutto ciò che dovrebbe manifestarsi normalmente. Se interferisci con l’evoluzione
di base, indebolisci o rendi parziale l’evoluzione più elevata. Quindi, forzare un apprendimento astratto troppo presto compromette il
processo di maturazione che, più tardi, formerebbe i migliori studenti. L’evoluzione ci spinge verso livelli più elevati di pensiero creativo, ma
ne freniamo l’espressione pretendendoli troppo presto dai bambini. Anche questo contribuisce alla sessualità prematura.
Perché il cervello viene sviluppato in modo diverso?
Se metti in funzione precocemente strutture cerebrali programmate per attivarsi verso la pubertà o l’adolescenza, costringi un’intera
regione topologica del cervello a funzionare parzialmente, influenzando tutti i comportamenti paralleli inerenti a quell’area. L’apprendimento
astratto prematuro non solo ci impedisce di sviluppare le basi che dovranno sostenere tale insegnamento quando sarà il momento
(provocando quindi disfunzioni nella capacità di apprendimento), ma comporta un’apparizione molto precoce della sessualità, assai prima
che il bambino sia in grado di gestire tali forze. Il menarca, la fase iniziale delle mestruazioni, è ormai diffusissimo all’età di otto anni, la
gravidanza all’età di nove anni, mentre gli stupri cominciano prima dei dieci anni. Ciò vuol dire la fine dell’infanzia stessa e l’inizio di gravi
disturbi psicologici e la scolarizzazione accademica precoce è certamente una con-causa di ciò.
Quali altri pericoli vede nel mondo?
Gli asili Nido, un fenomeno che non è mai esistito in passato. E non sarebbe apparso se non avessimo spezzato il legame madre-figlio
tramite il parto tecnologico. Tra le altre cose, l’asilo perpetua quella stessa ansia da separazione provocata dalla rottura del legame.
Abbiamo prodotto molte generazioni di bambini che si sentono respinti, non voluti ed estremamente bisognosi dal punto di vista emotivo;
ovvero, abbiamo creato una società per buona misura in guerra con se stessa. Sono stato in molti altri paesi, e posso dirle che abbiamo i
bambini più poveri, dal punto di vista emotivo, del pianeta. Spendiamo somme enormi per gli adolescenti problematici, per mettere la gente
in prigione e per non riconoscere le cause del problema. Il Giappone sta rapidamente scivolando nel nostro stesso caos: sono state
appena inaugurate le prime scuole materne e asili nido della loro storia, e questo è un risultato dell’importazione delle nostre tecniche di
parto. Inoltre, consideri lo sviluppo degli ormoni sintetizzati durante la seconda guerra mondiale e immediatamente impiegati per l’industria
della carne, del pollame e dei prodotti caseari. La produzione è aumentata del 200-300%, e a tutto oggi continua a salire. Ciò è avvenuto
nello stesso momento in cui abbiamo eliminato l’allattamento al seno per il 97% dei nostri neonati, sostituendolo con cibi condensati
altamente proteici derivati da quelle stesse industrie della carne, del pollame e del latte sature di questi ormoni. A causa di ciò
Immediatamente, è comparsa una generazione di giganti, trenta centimetri più alti dei loro genitori; abbiamo attribuito questa altezza a una
migliore nutrizione, ma in realtà è dovuta agli ormoni sintetici della crescita.
Sfortunatamente, questi sono anche ormoni sessuali, simili a quelli prodotti durante l’adolescenza e responsabili di una rapida crescita.
Ecco perché, a partire dagli anni ‘50, abbiamo assistito a un incremento enorme di gravidanze sempre più precoci,a problemi
endocrinologici negli adolescenti, oltre che a stupri. Questo grave dissesto biologico ha prodotto diatribe etico-morali, ma il problema è
l’interferenza con i modelli naturali della crescita.
Sta dicendo, essenzialmente, che la tecnologia è di ostacolo all’evoluzione?
Per ironia della sorte, ci troviamo a dover affrontare problemi creati dalla tecnologia proprio quando quest’ultima potrebbe liberare lo spirito
umano da molte difficoltà patite durante tutta la storia. Nello stesso momento in cui facciamo scoperte sensazionali sul cervello, in grado di
mettere in discussione tutto ciò che pensavamo di noi stessi, permettendoci di guardare con occhi nuovi le reali profondità dello spirito
umano, avviamo pratiche che danneggiano qualsiasi espressione di tale spirito. Ma con pochi, semplici cambiamenti possiamo impedire
questi danni prima che comincino.
Lei ha parlato di certi stadi dello sviluppo adulto che resterebbero solo potenziali perché non li riconosciamo. Può approfondire
l’argomento?
Lo schema dell’evoluzione di Piaget si concludeva con l’adolescenza, ma il nostro cervello-mente è capace di ulteriori stadi di sviluppo. Su
questi ultimi, tuttavia, sappiamo molto poco, perché sembra che nessuno di essi abbia luogo. Io credo che gli intensi desideri che ci
invadono durante l’adolescenza abbiano a che vedere con il suo mancato sviluppo.
Nel corso dei secoli, è stata riconosciuta l’esistenza di un viaggio interiore. Sia Carl Jung che Rudolph Steiner hanno riconosciuto fasi
adulte dello sviluppo in cui la nostra autentica creatività e il nostro spirito possono mettere le ali e volare. Una volta finita l’adolescenza,
dovremmo possedere le basi fisiche per accedere a questi stadi spirituali. Alcuni scienziati avveduti riconoscono che il nostro cervellomente è concepito per manifestarsi e svilupparsi durante tutta la vita.
Nuove porte si stanno aprendo nella conoscenza di noi stessi.
I primi quindici anni dovrebbero darci gli appigli esterni necessari per questa esplorazione interiore. Una volta in contatto con questo
potenziale più elevato, osserviamo che la disperazione, l’ansia, la paura e la rabbia cominciano a scomparire; scopriamo un nuovo regno al
di là del nostro corpo mortale. Ma nego l’idea che nel futuro ci sia qualche obiettivo per cui la nostra specie deve lottare. Tale idea
allontana e rinvia ciò che va fatto adesso, cioè sviluppare quello che già abbiamo e che siamo. Se non ci sviluppiamo, proviamo un senso
di inappagamento e di insufficienza, un tema che affronto nel mio libro Evolution’s End. Dobbiamo riconoscere che questo viaggio interiore
è importante quanto quello esteriore. Il mio libro mostra come siano complementari: l’uno sostiene l’altro, o cerca di farlo.
La contemplazione e la meditazione ci aprono a queste operazioni più elevate, che sono parte intrinseca di noi. La meditazione fa parte del
ritmo naturale della mente del bambino (se lo sviluppo di quest’ultimo è corretto). Ma se cerchi di insegnare la meditazione a un bambino
(come se fosse possibile) probabilmente uccideresti la meditazione stessa. Piuttosto che “insegnare” al bambino, dobbiamo assicurargli un
ambiente appropriato, nutriente. A quel punto la mente si manifesta totalmente, secondo la sua natura. L’evoluzione ci ha dato tutto ciò di
cui abbiamo bisogno per lo sviluppo, ma dobbiamo fare la nostra parte.
Se continuiamo come stiamo facendo, potremo ritrovarci fuori dai giochi. Una volta che il nostro modello genetico comincia a crollare, il
nostro sistema auto-organizzantesi si adatta a questo crollo. Leslie White, l’antropologo delle culture, sosteneva che nella storia sono
apparse e scomparse molte culture, e che la loro morte è stata sempre dovuta a se stesse. Ci troviamo a un punto in cui possiamo
sperimentare la nostra vera totalità e grandezza, oppure affrontare una crisi gravissima. Se non affrontiamo gli attuali errori, cambiando il
nostro comportamento e dando vita a una nuova umanità, questo esperimento evolutivo potrebbe finire.
Nei racconti tradizionali c’è spesso un tesoro al centro del labirinto, della foresta, del castello dalle innumerevoli stanze. Per arrivare là, al
cuore delle cose, bisogna affrontare sfide e difficoltà infinite, e percorrere molti vicoli ciechi. Ma l’evoluzione stessa dell’uomo non è forse a
sua volta un labirinto o un dedalo, fatto di strade sbagliate, vicoli ciechi e sfide lungo il cammino?
L’evoluzione umana è certamente un notevole labirinto che si apre o chiude a vari stadi della vita. In ogni punto è possibile prendere un
numero infinito di strade. Il cervello, operando in modo molto selettivo, determina la via da prendere, escludendo in tal modo tutte le altre
strade. Conosciamo due periodi durante i quali si fa una grande “pulizia” nei neuroni cerebrali. Uno è subito prima della nascita, quando
certe neurostrutture funzionali, adatte solo alla vita uterina, vanno decostruite, altrimenti diventano un bagaglio in eccesso, un peso e un
ostacolo. Ebbene, questo è importante sotto molti punti di vista. Se non sviluppiamo queste strutture “in utero”, e se quella pulizia subito
prima della nascita non avviene, ci troveremmo nei guai. Continuamente, nel corso dell’ evoluzione, si sviluppano stati, strutture, facoltà e
capacità temporanee. Dobbiamo sviluppare queste ultime efficientemente e completamente, per poi andare oltre. Se non le sviluppiamo, o
se ci blocchiamo senza andare al di là di esse, l’evoluzione si interrompe, e il sistema dell’io – il nostro io passionale e individuale – non
può maturare.
La successiva pulizia, che ha luogo all’età di undici anni, è ugualmente delicata. Se non avvenisse, il bambino non sarebbe mai in grado di
socializzare o di lavorare con quella grande disciplina mentale necessaria per lo sviluppo di un’intelligenza superiore ; Ma allo stesso
tempo, per la mancanza di stimoli ambientali e di guida, il bambino medio a questa età perde ben l’ottanta per cento delle sue connessioni
neurali, cioè una larga percentuale delle capacità cerebrali.
Quando queste connessioni vanno perdute, ciò non provoca vicoli ciechi nel labirinto del cervello stesso?
La capacità di operare mentalmente tramite il processo che Piaget ha definito Pensiero Operativo Concreto può essere sviluppata dai sette
agli undici anni. La natura fornisce una grande crescita neurale, all’età di circa sei anni, per coprire questo potenziale.
Tale crescita dà al cervello di un bambino una capacità neurale pari a cinque, sette volte quella di un cervello adulto. All’età di undici
anni,nei piani della natura è previsto lo sviluppo di altri programmi per l’esplorazione del mondo, e il cervello secerne una sostanza chimica
che atrofizza tutte le zone neurali prive di mielina (ovvero quelle zone poco sviluppate o utilizzate). La natura “fa pulizia” per rendere
possibile facoltà intellettuali molto più limitate, ma anche più disciplinate, che Piaget ha definito Pensiero Operativo Formale. Quelle
strutture neurali non usate nello sviluppo del pensiero operativo concreto, che è il fondamento di quello formale, adesso sarebbero di
impaccio, ostacolerebbero le operazioni, e quindi vengono eliminate. Il potenziale di quella grande massa è a quel punto praticamente
finito, benché si stia aprendo una nuova possibilità.
“Usalo o perdilo” è la massima della natura. Sfortunatamente, in quel periodo intermedio dell’infanzia perdiamo circa l’80 per cento del
nostro potenziale. Ci si chiede cosa potrebbe provocare all’evoluzione umana una perdita anche solo del 10 per cento in meno, cioè uno
sviluppo maggiore del “bambino di mezzo”.
Qual è la relazione di tutto ciò con le teorie di Paul MacLean su quello che definisce il “cervello uno e trino”?
Paul MacLean era, nel NIMH (L’Istituto Nazionale della Salute Mentale), il direttore del dipartimento degli studi sull’ evoluzione del cervello
e del comportamento. Dopo decine di anni di ricerche, egli ha scoperto e chiaramente definito le funzioni dei tre distinti cervelli nella nostra
testa. Questa non è più considerata teoria, ma un fatto evidente. Al livello inferiore, più legato alla dimensione fisica, c’è il cervello "
Rettiliano", che condividiamo con tutti gli animali, i rettili e gli anfibi; esso sovrintende ai movimenti corporei, l’abilità motoria, le impressioni
sensoriali, la sopravvivenza dell’io e della specie. Ovvero, esso ha a che fare con il cibo, il sesso e gli impulsi territoriali. Poi, c’è quello che
MacLean definisce "l’antico cervello dei mammiferi" , che il genere umano condivide con tutti i mammiferi, e che governa le relazioni, le
emozioni, il sistema immunitario, l’autoguarigione, l’apprendimento e la memoria, i bioritmi e i legami affettivi. Il terzo cervello," la
neocorteccia", riguarda la creatività e l’intelletto, e negli esseri umani è abbastanza grande. In un essere umano funzionante al cento per
cento, esiste una perfetta integrazione ed equilibrio tra i tre sistemi cerebrali: il sistema “R”, o cervello rettiliano, che entra in funzione solo
nelle attività fisiche; la struttura limbica, o il vecchio cervello dei mammiferi, che riguarda esclusivamente i sentimenti e le emozioni; e la
neocorteccia, che concerne quello che solitamente definiamo “pensiero”. Ma quando queste connessioni non funzionano correttamente, il
pensiero spesso entra in corto circuito, diventa emotivo e può anche perdersi in una violenta attività territoriale, tipo “difesa-della-specie”. In
quel caso, il vecchio cervello dei mammiferi o quello rettiliano hanno preso il sopravvento.
Quali sono le differenze con un tipo di parto più naturale, come quello praticato dalle culture tradizionali?
Nel parto naturale c’è un legame affettivo, basato sul cuore, che può dare origine alla coesione sociale. W. G. Whittlestone,un laureato in
Medicina all’Università di Adelaide, in Australia, è stato uno dei primi a scoprire, qualche anno fa, un legame diretto tra il battito cardiaco
della madre e lo sviluppo dell’embrione. Tra i due cuori “in utero” si crea una connessione, o un legame, che deve essere ristabilito alla
nascita. Se questo avviene, ogni cuore manda un segnale al cervello e quest’ultimo cambia di conseguenza il suo funzionamento. Nel
nuovo ambiente si determina un legame, stabilendo un’implicita continuità nella diversità. Sempre, nel corso della storia, le madri hanno
portato i neonati al seno sinistro, subito dopo la nascita. Non importa se siano mancine o destrimani; mettono il bambino vicino al cuore, in
modo che ci sia un contatto tra il cuore del neonato e quello da cui si è appena separato, e possa esserci una continuità, una connessione
dei cuori, anche nel nuovo ambiente. Se alla nascita questo non accade, può esserci un incremento di steroidi surrenali che, dopo circa 45
minuti, fa perdere consapevolezza al neonato, mettendolo sotto shock.
La natura impiega circa tre mesi per compensare il danno, e diamo per scontato che il bambino dia pochi segni di consapevolezza fin
verso la decima o dodicesima settimana dopo la nascita. Del 3% dei bambini che negli Stati Uniti nascono a casa, molti sorridono
immediatamente dopo il parto e mostrano un rapido sviluppo, semplicemente perché non entrano nello shock, ma ricevono amore e
nutrimento materni sin dall’inizio.
Quali sono gli altri fattori che impediscono lo sviluppo, a parte il parto tecnologico?
Il parto tecnologico è il primo della lista. Poi vengono il baby-sitting e il collasso della famiglia. Il baby-sitting (asilo Nido) fa danni molto più
profondi di quanto la maggior parte della gente si renda conto. Infatti, il bambino non ha più un modello fisso su cui basare la sua immagine
del mondo. Il modello deve essere costante, altrimenti la consapevolezza del neonato o del bambino va in frantumi. Ma trovare un modello
costante nel baby-sitting è un problema. Uno studio sul baby-sitting, durato due anni e condotto negli Stati Uniti, mostrava nelle analisi del
sangue di questi bambini livelli pericolosamente alti di steroidi surrenali connessi allo stress e l’ansia. Quando il cervello giovane è
sovraccarico di steroidi surrenali, va in stato di shock. Questo accade spesso quando i bambini con meno di quattro anni vengono separati
dalla madre per più di due ore.
Il successivo fattore negativo è la televisione.
Gli studi del dr. Keith Buzzell, Jerry Mander, Mary Jane Healy e altri mostrano che il danno della televisione ha poco a che fare con i
contenuti, ma riguarda l’unione sincronizzata di suoni e immagini. Questo crea una contraffazione sintetica di ciò che il cervello dovrebbe
produrre in risposta al linguaggio, per esempio quando ascolta le favole. La mente del bambino si assuefa a questo binomio suoniimmagini, e le strutture corticali superiori smettono di funzionare. Lo studio di Paul MacLean mostra in che modo, attraverso l’assuefazione,
l’antico cervello rettiliano prende il controllo dell’elaborazione dei dati sensoriali, mentre il resto del cervello resta inattivo senza fare nulla,
perché non è necessario. Il cervello usa le stesse strutture neurali ogni volta che la TV si accende, e pochissime strutture superiori
vengono sviluppate. Esse restano semplicemente inattive, senza che si sviluppi la capacità di creare interiormente delle immagini.
Tutto il pensiero metaforico-simbolico si basa sull’immaginazione, e il nostro mondo adulto di idee, creatività e invenzioni si basa
esattamente su tale base metaforico-simbolica. Il programma naturale dello sviluppo, per i primi sette anni, ruota intorno al gioco sensomotorio e emetaforico-simbolico, ma le immagini e i suoni della televisione riempiono il cervello del bambino con un sostituto artificiale di
tutto ciò, bloccando gravemente lo sviluppo neurologico e impedendo un’evoluzione più elevata.
Ha citato un bellissimo caso: una bambina…
…che diceva di amare le immagini evocate dall'ascolto della radio molto più di quelle televisive, perché erano assai più belle. Quando si
ascoltano le favole, lo stimolo delle parole provoca la produzione di immagini interiori, uno straordinario gioco creativo che coinvolge il
cervello intero. Ogni nuova favola richiede un nuovo insieme di connessione neurali e la riorganizzazione dell’attività visiva interiore: per il
cervello è una grande sfida. La televisione, fornendo sinteticamente tutta quell’azione, attiva sempre lo stesso, limitato numero di strutture
neurali,a prescindere dai programmi, perché il lavoro del cervello è già stato volto dalla TV.
Questa è assuefazione. Quindi, il
potenziale neurale non si realizza e lo sviluppo viene menomato, a meno che non diamo al bambino anche il gioco e le favole, oltre alla
TV, o meglio al posto della TV ; Poi, naturalmente, la televisione ha completamente soppiantato la radio come mezzo attraverso cui
ascoltare storie, trasformando quest’ultima in una semplice scatola musicale. L’altra cosa che la televisione ha fatto è stato eliminare il
gioco tra i genitori e i figli in circa il 70 per cento delle case americane. Ha anche eliminato la conversazione al tavolo e “le favole della
nonna”. Tutto ciò è scomparso. Anche la famiglia allargata è poco meno che sparita.
Ha parlato dell’importanza del divertimento, dei giochi tra bambini, nelle prime fasi dello sviluppo. In che modo i giochi sul tema del
labirinto, come il nascondino o guardie e ladri, aiutano i bambini?
I giochi organizzati, come guardie e ladri, cominciano nel gruppo di età tra i sette e gli undici anni. Sono giochi in cui si sceglie una parte,
si insegue e ci si nasconde. La loro organizzazione è molto fluida. A quell’età, un bambino non vuole mai perdere: guardie e ladri in realtà è
tutto un inseguimento, l’emozione di nascondersi, venire scoperti e cercare di scoprire l’altro. E le regole, i regolamenti sono molto liberi.
Ma all’età di undici anni, l’atteggiamento verso i giochi muta: la scelta delle squadre è importante. Diventa fondamentale il senso della
correttezza (della regola) e del “fair play”. I bambini possono passare ore a decidere le squadre, per essere sicuri che siano equilibrate e
ben distribuite. Cominciano a giocare e ogni cinque minuti si interrompono per discutere appassionatamente delle violazioni delle regole:
«Sei fuori!», «Non è vero!», «Ti ho toccato!», «No!». L’accento è sulla creazione delle regole, e poi sul discutere della loro equità e del loro
rispetto. Lo vedi nel gioco di strada, nel football e nel baseball che si giocano nei lotti di terreno sterrati o inedificati. In questa fase, la sfida
sta nel sottoporsi a una sorta di test, di prova, di ordalia. I bambini hanno il forte desiderio di fare a pugni, ma devono venire a patti con la
necessità di limitare la libertà individuale e di contenersi in nome di un corpo sociale più vasto: la squadra. E questo accade quando i
bambini perdono quell’ottanta per cento della massa neurale del cervello, assottigliandola a “pochi uomini buoni”, come direbbero i
marines.
Oggi, comunque, spesso i bambini non hanno più spazio per incontrarsi e giocare. Molti dei quartieri che progettiamo non hanno nemmeno
i marciapiedi. I bambini non possono più giocare per strada; non ci sono lotti di terreno inedificati. Nelle città e nei quartieri che
progettiamo, abbiamo “aree gioco” e “giochi sorvegliati”: un dopo-scuola di cui gli adulti dettano le regole e i regolamenti,
istituzionalizzando il gioco. Poi, dopo la seconda guerra mondiale, è arrivata la Little League (Federazione Minorile di baseball). Invece di
bambini che nei lotti sterrati cercano impetuosamente di rinunciare alla libertà individuale per il bene del gruppo più grande, abbiamo un
gruppo di adulti che prende ogni decisione e decide le regole, mentre i genitori si dispongono ai lati urlando:“Prendilo, uccidilo. Vinci a ogni
costo”. Questi poveri bambini arcigni, di otto, nove, dieci anni, tutti in perfetta uniforme con la pubblicità sulla schiena, seguono gli ordini
degli adulti. Dov’è, adesso, l’elaborazione dei nostri istinti sociali e la capacità di andare avanti all’interno di un gruppo ?
In che modo i parenti o gli educatori possono dare un contributo positivo a questa fase dello sviluppo del bambino? Se il bambino non ha
avuto il giusto tipo di nutrimento, l’educazione può riparare questo danno?
Dipende tutto dal fine per cui stai educando il bambino. Se lo stai educando per creare un intelletto altamente specializzato, o per adattare
il bambino a uno schema economico, l’educazione non farà alcun bene. Il primo dovere della scuola è dare al bambino un ambiente sicuro
e non minaccioso. Fatto questo, è impossibile arrestare il processo di apprendimento del cervello. Le scuole Waldorf, in certa misura,
seguono questo modello, così come altri posti tipo la Blue Rock School di Nyack, nello Stato di New York, la Subdury Valley School di
Subdury, nel Massachusetts, e lo splendido sistema Workshop Way creato da suor Grace Pilon alla Xavier University di New Orleans.
Queste scuole forniscono l’ambiente, il contesto e gli stimoli giusti per le fasi dell’evoluzione del bambino. Inoltre, lasciano che il bambino
segua i suoi bioritmi di apprendimento.
Queste scuole stabiliscono e mantengono il contatto con quell’intelligenza del cuore che è identica in ogni essere umano. A quel punto è
impossibile sentirsi alienati, estranei o estromessi da qualsiasi situazione sociale: infatti, esiste un solo cuore.
Cosa intende esattamente con “un solo cuore”?
Noi siamo miliardi di persone, ciascuno con un ego-intelletto diverso, quassù nella testa. Il cervello è la diversità. Ma l ’intelligenza del
cuore è una sola. E con un opportuno dialogo e interazione (o dinamica) tra mente e cuore, si ottiene il giusto equilibrio tra l’unità e la
diversità. Siamo spinti verso l’esterno dalla diversità e dal nostro intelletto curioso, ma rimane sempre quel filo che ci riporta allo stato
unificato delle cose, l’intelligenza del cuore. Cos’è quella parte di noi che non ci lascia riposare, continuando a spingerci verso l’esterno?
Quella cosa ci riporta a quello che T. S. Eliot ha chiamato “l’immobile punto” interiore ? C’è sempre il filo che ci riporta indietro, tra l’unità e
la diversità.
Se il cervello è tanto complesso e orientato verso la diversità, com’è possibile la sua organizzazione?
Nel cervello esiste una funzione affascinante, che chiamano la “funzione cellula bersaglio”. Quando il cervello comincia a formarsi “in
utero”, non si forma come una struttura, ma come una massa omogeneizzata, una sorta di “minestrone” di cellule casuali. Quando questo
minestrone raggiunge una certa massa critica, appaiono misteriosamente le cellule bersaglio chiave. Tali cellule bersaglio mandano un
segnale affinché le altre cellule si colleghino a loro. In questo minestrone ci sono, diciamo, trenta o quaranta miliardi di cellule; di queste,
poche cellule bersaglio inviano un segnale che galvanizza tutta la massa di cellule.
Queste ultime cominciano ad ammassarsi l’una sull’altra, allungando i propri dendriti e assoni nel tentativo di riuscire a connettersi con la
cellula bersaglio. E grazie a quella semplice direttiva, entro un periodo di tempo molto breve questa massa omogeneizzata finisce col
creare strutture dal funzionamento meraviglioso, ciascuna con il suo compito. Tutte le cellule ottiche si collegano alle cellule bersaglio
ottiche, e l’intero sistema ottico si forma in un tempo straordinariamente breve. Le cellule uditive fanno la stessa cosa, e così via. Queste
cellule bersaglio che appaiono sono indicatori della nostra struttura più elevata. Nella Storia, appaiono le grandi figure che fungono da
cellule bersaglio, portandoci a nuove strutture di ordine più elevato. Questo fa semplicemente parte dello schema evolutivo delle cose. È
come Arianna con il suo filo. Dobbiamo andare all’esterno e perderci, ma dopo appare questo filo che ci riporta indietro, e verso l’alto. Per
portarci dove? Probabilmente, in un altro labirinto. Forse non esistono punti di arrivo; non esiste nulla di simile a un’energia immobile.
La nostra evoluzione potrebbe non finire mai.