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LE CONTRADDIZIONI DELL
ERSITA.ITALIANA
DAL 'I'U AI. POCO MERI1'0
E000 PERCHÉ 1 MIGLIORI
MEDICI VANNO..
di Alessandro Mazzucco*
1 Corriere di Verona dello
scorso 29 ottobre ha pubblicato una notizia, intitolata «Effetto Tar sui test di
Medicina» che non ha mancato
di riportare all'attenzione del
lettore attento ai temi connessi
con lo sviluppo della società
due notizie di pochi giorni fa
che, ritengo, meritino qualche
riflessione.
La prima è rappresentata
dalla periodica pubblicazione,
sul Sole 24 ore, di una delle tante graduatorie internazionali
della qualità delle Università,
questa volta limitatamente alla
scuola di Medicina. Si tratta
della pubblicazione dei risultati del Times Higher Education
Ranking che conferma l'ormai
indiscusso primato di Oxford e
Harvard ma anche l'esilio delle
Università italiane confinate
nella mediocrità, la prima al
96° posto. Eppure la cultura
medica italiana è stata per secoli ai vertici dei Paesi europei,
dai quali attraeva ricercatori di
grandissima qualità, che trovavano nel nostro Paese le opportunità migliori per realizzare le
loro attività: da Andrea Vesalio
fiammingo divenuto professore a Padova nel XVI secolo all'inglese William Harvey che si
recò ad apprendere la medici-
I caso. Va a fu ngh i e
s'incastra
nell'albero. Per
sette ore
prigioniero dentro
un pioppo, trovato a
tarda sera nelle
campagne di
Marostica. E' la
vendetta della
Natura.
Massimiliano
Melllll
na a Padova dal grande anatomico Girolamo Fabrici d'Acquapendente, per poi portare il
suo sapere al Merton College di
Oxford, fino al più recente caso
della chiamata per chiara fama
dell'olandese Jacob Moleschott
all'Università di Torino, in
un'epoca assai più recente,
quando i ministri alla Pubblica
Istruzione del testé costituito
Regno d'Italia, Francesco De
Sanctis e il suo successore Carlo Matteucci, scelsero in modo
esplicito di voler elevare il livello qualitativo degli studi nell'Italia stessa.
Oggi la situazione è rovesciata. Sono i migliori italiani a dover emigrare in Paesi aperti e
consapevoli della necessità di
investire in modo non predeterminato sul valore dei singoli
intelletti, per trovare le opportunità che la più recente chiusura italiana non consente. Così i Salvador Luria, Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini,
L'at`o, i accusa
I migliori italiani devono
emigrare in Paesi dove si
investe sul valore
dei singoli intelletti
Mario Capecchi seguirono il
percorso opposto e migrarono
oltreoceano a guadagnarsi il
Nobel. Mentre, purtroppo, la
chiusura della Accademia italiana alla universalità, che è invece suo carattere fondante, si
spinge fino al paradosso di
ostacolare in ogni modo perfino il rientro dei «cervelli» italiani che si sono guadagnati
importanti riconoscimenti all'estero. Alla faccia di Francesco De Sanctis! E mai possibile
che a tanto degrado si sia giunti? Le altre due recenti notizie
fornite dalla stampa, confermate dal Corriere di Verona,
possono suggerire qualche
chiave di interpretazione di
questo disastroso fenomeno.
«Caos a Medicina dopo i ricorsi», annunciava Il Mattino di
Napoli, dopo che ai 10.551 studenti ammessi ai corsi universitari in ragione di un test di selezione tra 60.343 candidati, il
Tar del Lazio ne ha riammesso
5.000 su impugnazione operata dall'Udu, Unione Democratica(!) degli Studenti, sostituendo la competenza dell'esecutivo con quella del potere giudiziario in vicende di scontata e
ordinaria amministrazione. Infatti, pur riconoscendo i grandi
limiti degli attuali test, non si
può accettare che il Tar non si
limiti a rilevare aspetti di illegittimità dell'esame, ma inter-
www.corriered
elveneto.lt
Il Partito
democratico
verso lo stop
alle primarie.
Sei d'accordo?
Risposte alle
20 di ieri
M
Utero in
affitto,
coppia gay
di Vicenza
torna
dagli Usa
con il bebè
1Z
venga di fatto sul numero degli
ammessi, in totale spregio delle possibili offerte formative
delle Università.
Bell'esempio delle conseguenze deleterie del combinato «cultura sindacalistica - formalismo burocratico». E il merito? E l'investimento sulla qualità? A ciò in parte offre un
punto di vista molto illuminante un ulteriore articolo, pubblicato dal Sole 24 ore Sanità:
«Specializzazione via breve».
Cosa significa? Significa che,
ancora una volta su pressione
delle associazioni (corporative,
non scientifiche!) di studenti e
specializzandi il ministero si è
impegnato ad abbreviare i corsi specialistici, come dice il ministro: «Il decreto riguarda la
durata delle Scuole... sul quale
il governo si è impegnato in
termini di riduzione dell'anno
e di riallineamento degli standard europei. Obiettivo primario di tutta questa operazione è
quello di garantire l'alta qualità
della formazione specialistica,
di mantenerla e rafforzarla...».
Tutto questo è lodevole e si
intende raggiungerlo diminuendo la durata della formazione specialistica, portandola a
3-5 anni «riallineando con gli
standard europei». Peccato però che gli standard europei,
prima di poter accedere alla
formazione specialistica prevedano un periodo di addestramento più generale di altri 4
anni: in Inghilterra la specializzazione dura 4 anni, ma è preceduta da un quadriennio dedicato ai due anni preliminari
di Foundation Programme e
poi ad altri due di Core Medical
Training. E l'alta qualità della
formazione specialistica? Forse
tutto ciò non è estraneo alle
classifiche internazionali che
regolarmente vengono rinfacciate alle Università italiane.
*Ex rettore dell'ateneo
di Verona