ma un ciclone rivoluzionario: quel `Progresso` che sulla bandiera

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ma un ciclone rivoluzionario: quel `Progresso` che sulla bandiera
ma un ciclone rivoluzionario: quel
'Progresso' che sulla bandiera
brasiliana è congiunto a 'Ordem'
qui lotta dialettico contro l'ordine
precostituito. Inconsapevole e/o
incurante delle regole di casa,
Jéssica infrange divieti e divelle
obblighi (...). Se l'eroe, non solo
semioticamente, è un travalicatore di confini, Jéssica è una super
-eroina, agisce con profitto
personale ed esternalità positive:
lei cerca l'affrancamento dai
legacci di classe e dalle convenzioni piramidali, gli spettatori
empatizzano,
lo
schermo
restituisce emancipazione e
libertà. Siamo a San Paolo, ma si
direbbe soffi già lo spirito
olimpico di Rio 2016: non
vincere, ma l'importante è
partecipare alla pari, e Jéssica
ha tutte le carte in regola per
farlo ed esigerlo (anche i test le
daranno ragione...). (...) pare
davvero una commedia sul
nostro Boom economico, se non
fosse che siamo in un altro
continente e, nel frattempo, il
cinema italico ha fatto sboom.
Eppure, non tutto il male vien per
nuocere: facciamo i remake, i
copia & incolla di tanto ciarpame
globale, perché dunque non
'prendere in prestito' questo
brasileiro 'È arrivata mia figlia!' e
fare copia conforme? S'intende,
nel
nome
della
nostrana
commedia che fu. Da non
perdere.
Federico Pontiggia
Il Fatto Quotidiano
4 Giugno 2015
MERCOLEDI 14 OTTOBRE 2015, ORE 16.30-19.00-21.00
GIOVEDI 15 OTTOBRE 2015, ORE 19.00-21.00
Venerdì 16 ottobre, ore 21.00
Versione in lingua originale,
sottotitolata in italiano, di
Un film di Anna Muyalert,
con Regina Casé Michel Joelsas
Camila Márdila, Karine Teles,
Lourenço Mutarelli, Helena
Albergaria
Mercoledì 21 ottobre, ore 16.30-19.00-21.00
Giovedì 22 ottobre, ore 19.00-21.00
Un film di Anne Le Ny
con Karin Viard e Emmanuelle Devos
Marithé lavora in un centro di
formazione e ricollocamento per adulti,
ha un figlio ormai grande e per migliori
amici il suo ex marito e la sua seconda
moglie. Conosce Carole il giorno in cui
si presenta alla sua scrivania dicendo di
voler cambiare lavoro e di essere in
cerca della propria vocazione. Eppure
Carole è una donna ricca e fortunata,
sposata ad uno chef stellato dal fascino
contagioso, ma si sente ad un bivio ed è
convinta che anche Marithé, senza
saperlo, si trovi nella sua stessa
situazione.
Il cast tecnico.
Regia e sceneggiatura: Anna
Muylaert. Fotografia: Bárbara
Álvarez.
Montaggio:
Karen
Harley. Scenografia: Marcos
Pedroso,
Thales
Junqueira.
Costumi: Cláudia Kopke, André
Simonetti.
Musiche:
Fabio
Trummer, Vitor Araújo.
Origine: Brasile, 2015.
Durata: 1h54.
Gli interpreti.
Regina Casé (Val), Michel
Joelsas
(Fabinho),
Camila
Márdila (Jéssica), Karine Teles
(Donna Bárbara), Lourenço
Mutarelli
(Carlos),
Helena
Albergaria (Edna).
La trama.
Val lavora come cameriera a
tempo pieno nella villa di una
famiglia bene di San Paolo. Sono
più di dieci anni che non vede la
figlia Jessica, che ha affidato ad
una parente nel Nord del paese.
Un giorno, però, la ragazza si
presenta in città per l'esame di
ammissione alla facoltà di
architettura. Il suo ingresso nella
casa di Donna Barbara, del
marito e del figlio, suo coetaneo,
sovverte ogni regola non scritta di
comportamento e mette sua
madre di fronte alle domande che
non si è mai posta.
Una storia privata (...) che
diventa storia pubblica del
Brasile e delle sue contraddizioni
di fronte a una modernità che
cambia usi e costumi inveterati: è
la scommessa, vinta, di un film al
femminile che sa coniugare la
grazia e la tenerezza del ritratto
psicologico con la giustezza e
l'efficacia dell'analisi sociologica.
(...) Costruito su una successione di piccole scene di vita
quotidiana che hanno il doppio
compito di mostrare il comportamento
«anticonformista»
di
Jessica ma anche di «svelare» la
griglia di regole e di convenzioni
su cui si reggeva il rapporto
padroni/domestica, il film diventa
così lo specchio rivelatore della
doppia anima di un Paese, quella
di un passato dove le donne,
soprattutto loro, erano disposte
ad accettare sacrifici e limiti in
nome di un lavoro che permetteva loro di superare la condizione
di povertà in cui erano nate; e
quella di un presente dove i
giovani rifiutano quasi per
«istinto»
comportamenti
e
usanze che possono mettere in
discussione la loro libertà. II
doppio ritratto di un Brasile
arcaico (di cui comunque si
capisce e apprezza lo spirito di
sacrificio e l'impegno) e un
Brasile moderno, dove le nuove
generazioni chiedono di avere i
diritti dei loro connazionali più
fortunati (e ricchi). Naturalmente
il film sfuma queste posizioni,
evitando qualsiasi forma di
manicheismo o di rigidità
sociologica (...). E tutti aprono il
film verso un discorso di più
ampio respiro, dove il destino di
ognuno
sembra
finalmente
tornato nelle mani delle persone
e non delle secolari condizioni di
sofferenza
e
sottomissione
sociale. Un percorso che la
regista e sceneggiatrice Anna
Muylaert (un passato di critica
cinematografica alle spalle) sa
raccontare
con
tocchi
di
autentica commozione, attenta
a non giudicare o esaltare i
personaggi ma a mostrarne di
ognuno il bello e il brutto, il
positivo e il negativo. E ottenendo alla fine quel senso di verità
che dà al film la sua indimenticabile forza.
Paolo Mereghetti
Il Corriere della Sera
2 Giugno 2015
Premiato al Sundance festival e,
dal pubblico, a Berlino, 'È
arrivata
mia
figlia!'
viene
presentato al pubblico italiano in
modo un po' fuorviante. Non é
una commedia come il trailer
lascia credere. (...) Con qualche
acciacco qui e là (molto
sbilanciata la forza del cast a
sfavore della famiglia dei
padroni, tutti opachi e poco
credibili)
il
film
funziona
soprattutto sulla verve della
protagonista Val.
Paolo D’Agostini
La Repubblica
4 Giugno 2015
"Il clima, pur con modi tranquilli e
perfino oggettivi, è quello delle
differenze sociali. Naturalmente
senza le arsure e le asprezze del
cinema brasiliano anni Sessanta,
quello che soprattutto con Glauber
Rocha e Nelson Pereira dos
Santos, si chiamava 'Cinema
Nòvo'. (...) Senza però calcare la
mano sul 'lieto fine' con tatto, con
misura, facendolo soprattutto
scaturire dai caratteri delle due
protagoniste, in cifre ora apertamente di battaglie (da entrambe le
parti) ora da accenti intimisti che
scavano nel profondo delle due,
senza dimenticare del tutto i
personaggi di contorno, forse qua
e là legati soprattutto a quello, che,
nel contrasto, debbono rappresentare. Nei panni di Val Regina
Casé, una delle più note e
festeggiate attrici brasiliane, al
cinema, in teatro, in televisione.
Un po' mi ha ricordato la nostra
Gina Busin, in quel film anni
Cinquanta, 'Camilla' del caro
Luciano Emmer. Però più
battagliera.
Gian Luigi Rondi
Il Tempo
5 Giugno 2015
Scene dalla lotta di classe a San
Paolo del Brasile. Senza cortei
né operai, senza slogan né
bandiere, perché la lotta di
classe oggi si fa in altri modi e
altri luoghi. Come la villa con
piscina in cui è ambientato quasi
integralmente questo bel film di
un'ex-critica
e
autrice
tv
brasiliana che conosce come
pochi l'arte di dire e non dire.
Oltre a quella, antica e oggi in
disuso, di creare personaggi a
cui non smettiamo di credere un
solo istante. (...) L'attrice,
magnifica, una specie di Anna
Magnani carioca, si chiama
Regina Casé ed è una delle più
grandi interpreti, oltre che ironicamente - una delle artiste
più ricche del Brasile. (...)
Mentre la regista Anna Muylaert
segue l'evoluzione dei rapporti
fra i suoi protagonisti con
un'esattezza
geometrica
e
implacabile che usa a meraviglia
i diversi spazi della casa (il gioco
delle inquadrature è una vera
lezione di messa in scena, fra
Buñuel e Chabrol). Con l'amore
in più, perché di questo in fondo
si tratta nel film. Anche se non
sta bene dirlo.
Fabio Ferzetti
Il Messaggero
4 Giugno 2015
felice susseguirsi di quotidiane
scenette che hanno il sapore
dolce-amaro della vita
Alessandra Levantesi Kezich
La Stampa
4 Giugno 2015
Non è vero che la commedia
all'italiana s'è estinta: non si fa più
in Italia, ma altrove gode di ottima
salute. Premiato al Sundance e a
Berlino, 'È arrivata mia figlia!' ('Que horas ela volta?') di
Anna Muylaert è la migliore
commedia all'italiana dell'anno ed
è un film brasiliano. Della nostra
gloriosa tradizione condivide lo
sguardo sociale e la capacità di
declinarlo senza sforzo ideologico, senza ferraglia drammaturgica, con quella facilità d'esecuzione che è sintomo di calma
grandezza. Il film si fa seguire con
brio, ci fa appassionare ai suoi
personaggi e nel mentre ci apre
squarci di consapevolezza sul
vivere oggi in Brasile e non solo,
laddove upper classe proletariato
s'incontrano e scontrano. (...) La
Muylaert parla di 'paradosso
sociale, uno dei più significativi in
Brasile' e tesse la tela, trama
sociale e ordito thriller: macchina
da presa ferma, campi parziali
È un film interessante che (...). Ancora non lo sappiamo, ma
racconta il conflitto sociale in un quel che si dipana ordinato e
Brasile in via di trasformazione, programmato davanti ai nostri
contrapponendo due figure di occhi è la quiete prima della
madri (...). Il consolatorio finale tempesta: (...) non sta per
risente di uno scivolo dramma- giungere solo una ragazzina con
turgico un po' televisivo, ma le idee chiare e nessuna voglia nell'insieme la commedia di non c'è ceto né status che tenga...
Anna Muylaert è costruita su un - di farsi mettere i piedi in testa,