VOCI ALTE - Tre giorni a Premana

Transcript

VOCI ALTE - Tre giorni a Premana
titolo
sottotitolo
regia
fotografia
fonico e montaggio
produzione
anno
durata
formato video
formato proiezione
schermo
versioni
VOCI ALTE Tre giorni a Premana Renato Morelli Alessandro Cristofoletti, Stefano Menin, Renato Morelli, Luigi Tonezzer Stefano Menin Renato Morelli 2011 44' PAL mini HDV 1080/50i 16:9 italiano, inglese, tedesco, francese Premana, il più alto paese della Valsassina (Nord Italia, provincia di Lecco), è stato oggetto un’ampia ricerca
etnomusicologica promossa dalla Regione Lombardia, condotta sul campo nella seconda metà degli anni
Settanta da un gruppo di studiosi coordinati da Pietro Sassu. Gli esiti di questa ricerca rappresentano a
tutt’oggi il contributo più importante elaborato da Sassu sull’etnomusicologia alpina, punto di riferimento
obbligato per tutti gli studi successivi. Premana è il maggior produttore mondiale di forbici. Oltre all'artigianato del ferro e dei coltelli, vanta una
particolare tradizione di canto polivocale, che esplode in alcuni giorni del ciclo dell'anno. Una peculiarità esclusiva di Premana è il Tir, uno stile di canto urlato, potente, lento e sostenuto, nella tessitura
acuta, al limite del grido. Il film documenta i tre giorni più significativi per la tradizione del canto premanese: Past (8 agosto), Corpus Domini
(6 giugno) Tre Re (5 gennaio) Primo giorno: PAST (8 agosto) Nelle montagne sopra Premana ci sono 12 alpeggi. Durante la stagione estiva le donne e i bambini si
trasferiscono qui, per pascolare il bestiame, lavorare il latte, fare il burro e il formaggio. Al termine del periodo
di monticazione, ogni alpeggio organizza il PAST, un grande pasto rituale, al quale partecipano gli alpigiani
locali e limitrofi. Dopo il pranzo inizia la festa, con l’esplosione dei canti tradizionali che coinvolge tutta la
comunità e che dura fino a notte inoltrata. Secondo giorno: CORPUS DOMINI (6 giugno) Per la processione del Corpus Domini, il centro storico di Premana subisce in pochissimo tempo una
trasformazione radicale. Fin dalle prime ore del mattino, tutto il percorso processionale viene interamente
ricoperto e addobbato con drappi, lenzuola, tendaggi, quadri, pizzi, fiori freschi. La processione è aperta dalle antiche confraternite. I canti sono quelli previsti dalla liturgia. Conclusa la processione, prima di pranzo, tutti gli addobbi vengono velocemente smontati. Terzo giorno: TRE RE (5 gennaio) La vigilia dell'Epifania, i “coscritti” ventenni, a cavallo, vestiti da Re Magi, guidano il corteo dei cantori
attraverso le vie del centro storico. Ad ogni fermata viene intonato il tradizionale canto di questua, eseguito con
grande intensità da tutta la comunità. Il giorno dell'Epifania, il canto dei Tre Re esplode per l'ultima volta all'interno della chiesa, coinvolgendo tutte le
"voci alte" di Premana. titolo
SU CONCORDU (IL CORO) sottotitolo
regia
consulenza scientifica
fotografia
montaggio
produzione
anno
durata
formato
selezioni
Settimana santa a Santulussurgiu (OR) Renato Morelli Pietro Sassu Claudio Andreatta, Virgilio Gravano, Filippo Vitti Elena Civardi RAI, DSE Dipartimento scuola-educazione e sede di Trento 1988 55' Pellicola 16 mm. neg. colore, sonoro magnetico separato Materiali di Antropologia Visiva (MAV), Roma, 1989 Kultur tage, Lana, 1989 Confraternite, Viterbo, 1989 Tradizione orale e canto popolare, Laives, 1989 Isole, 4° Rassegna int., Nuoro, 1990 Royal Anthropological Institute Filmfestival, Manchester, 1990 E. Fulchignoni 8° Bilan du Film Ethnographique, Parigi 1989 Italiano, Francese, Inglese premio
versioni
riferimenti
1988, Santulussurgiu (OR), Sardegna: Su concordu, il coro della Confraternita, ha il
compito di accompagnare tutti gli atti drammatico-rappresentativi della settimana santa.
Il film documenta le quattro giornate più significative. Mercoledì santo. I membri della Confraternita preparano i simulacri del Cristo morto e della Madonna,
nell'Oratorio del Carmine. Giovedì santo. Nella Chiesa Parrocchiale la Confraternita rappresenta l'episodio dell'ultima cena; ciascun
apostolo porterà a casa il vino e il cibo benedetti. Il priore esegue la lavanda dei piedi. Terminata la messa il
clero si reca all'Oratorio del Carmine dove su concordu esegue il primo versetto del miserere. Si forma quindi la
processione per trasportare i simulacri del Cristo e della Madonna verso la Chiesa Parrocchiale. Qui il
predicatore rievoca la passione e morte di Gesù; l'episodio della crocifissione è sottolineato dall'inalberamento
della croce, rappresentato dai membri della Confraternita, mentre su concordu esegue altri versetti del miserere. Venerdì santo. Terminata la liturgia ufficiale, il clero va all'Oratorio della Confraternita. Processionalmente
vengono trasportate alla Chiesa Parrocchiale le attrezzature per la paraliturgia de s'iscravamentu (deposizione).
Il predicatore, nel ricordare la deposizione di Cristo, guida il dramma silenzioso. Lo recitano alcuni membri
della Confraternita, due dei quali impersonano Giuseppe D'Arimatea e Nicodemo. A commento dell'azione su
concordu esegue i gosos, laudi in lingua sarda. Il Cristo morto e l'Addolorata vengono quindi portati in
processione per le vie del paese, accompagnati dal canto del Miserere. Raggiunto l'Oratorio del Carmine il
Cristo morto viene lasciato alla devozione popolare. Conclusi gli atti di contrizione i Confratelli ripongono il
simulacro di Cristo nell'urna che lo custodirà sino al mercoledí santo dell'anno successivo. Più tardi, in sacrestia, si danno convegno gruppi di cantori anziani e di giovani apprendisti. Il confronto, che si
effettua sul Miserere e i gosos, consente di individuare il nuovo concordu, che verrà chiamato, quando sembrerà
opportuno, a sostituire quello in carica. Dopo la mezzanotte, abbandonati i canti religiosi, inizia la fase
esplicitamente profana della festività, con esibizioni canore che si protraggono sino all'alba. Domenica di resurrezione. L'incontro di Gesú risorto con la Madonna, conclude gli atti drammaticorappresentativi della Settimana Santa affidati alla Confraternita del Rosario. titolo
LA DANZA DEGLI ORI sottotitolo
Il carnevale tradizionale di Ponte Caffaro regia
Renato Morelli consulenza scientifica Placida Staro fotografia
Claudio Andreatta, Giorgio Salomon montaggio
Antonio Utzeri anno
1986 durata
55' formato
Pellicola 16 mm. neg. colore, sonoro magnetico separato produzione
RAI Radio Televisione Italiana, sede di Trento selezioni
7 Bilan du Film Ethnographique, Parigi, Musee de l'Homme, 1988. Filmfestival, Trento, 1988 International Congress of Anthropological Sciencs, Zagabria, 1988 Volkskultur und Rundfunk , Salzburg, 1989 Teatro Cinema, Blenio (Zurigo), 1989 Royal Anthropological Institute Filmfestival, Manchester, 1990 Versione
Italiano, Inglese. Premio
Miglior film in pellicola
VI Rassegna Internazionale di Documentari
Etnografici e Antropologici. Nuoro, 1992 riferimenti
1986, Ponte Caffaro, bassa Val del Chiese: aspetti antropologici, etnomusicologici ed
etnocoreutici del carnevale Caffarese Il film presenta i risultati di una ricerca sul campo, relativa agli aspetti antropologici, etnomusicologici ed
etnocoreutici del carnevale di Ponte Caffaro, frazione di Bagolino, un comune di frontiera fra le province di
Brescia e Trento. In questi due piccoli centri di montagna si tramanda un carnevale che costituisce una singolare sintesi, non solo
di quelli più arcaici dell'arco alpino e dell'Europa centrale, ma anche di quello, più galante, di Venezia. Elemento centrale di questo carnevale è la Compagnia dei ballerini, che si esibisce per le vie del paese soltanto
nelle giornate di lunedì e martedì grasso. Contrapposti ai belli ed eleganti ballerini, i mascher, (altra presenza fondamentale del carnevale bagosso) brutti e
licenziosi, effettuano parodie ed aggressioni di valenza sessuale. Il film presenta i risultati di una ricerca sul campo, relativa agli aspetti antropologici, etnomusicologici ed
etnocoreutici del carnevale Caffarese. La prima parte è dedicata al lunedì grasso e al giro della compagnia (ancora in funzione secondo modalità
tradizionali) attraverso le zone periferiche del paese; la seconda al martedì grasso ed alle trasformazioni
introdotte dai processi di mutamento sociale ed economico, che hanno investito la comunità caffarese. In particolare il film documenta i vari elementi costitutivi di questa festa: il repertorio dei balli, la preparazione
del costume di ballerino, la realizzazione della maschera e del cappello, la locale attività di liuteria popolare, le
prove dei suonatori gli ultimi giovedì di carnevale, le prove della compagnia, i mascher, la compagnia dei
bambini, la sfilata dei carri, etc. Un momento specifico è dedicato all'analisi ed ad una possibile decodifica di questo repertorio coreutico, non
attraverso una descrizione minuziosa del disegno coreutico relativo ad un singolo ballo, ma tentando di
individuare e isolare gli elementi di base dell'intero repertorio, quali ad esempio i passi, le segnacole, la tipologia
delle figurazioni, degli intrecci e degli scambi. Particolare attenzione è anche rivolta alle dinamiche culturali e sociologiche che hanno caratterizzato nel tempo
la costituzione, lo sviluppo e l'evoluzione delle compagnie, del capo-ballerini e dei suonatori.