Furto con scasso: cosa potevo fare che non ho fatto?

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Furto con scasso: cosa potevo fare che non ho fatto?
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Furto con scasso: cosa potevo fare che non ho fatto?
Furto con destrezza: si possono evitare? Cosa fare per non
trovarsi beffati?
di Marco Fontanive - Ferramenta 2000 - Giugno 2010
Nel corso del tempo le tecniche per le effrazioni si sono modificate ed evolute con
l’andare degli anni, diventa pertanto indispensabile aggiornarsi e tenersi
all’avanguardia con quanto succede e cosa si può fare per evitare il trauma di un
tale evento.
Teniamo a precisare che la “visita” all’interno della nostra abitazione da parte un
estraneo, non identificabile e con intenzioni criminose, è un danno non solo verso
la proprietà ma anche verso la persona, spesso con conseguenze emotive devastanti
che vanno ben al di là del danno economico.
Ogni volta che intervengo dopo uno scasso trovo persone più che arrabbiate,
moralmente affrante, con l’impressione di essere state sconfitte. Con una profonda
sensazione che tutto quello che, anche solo forse è stato toccato dai malviventi, è
sporco e debba essere lavato, sostituito o eliminato.
A questo punto viene la domanda che tutti si fanno: cosa potevo fare che non ho
fatto? E’ davvero una battaglia persa?
Non è una battaglia persa! Bisogna però cercare di immedesimarci in chi sta
dall’altra parte della barricata, e in ogni caso per la nostra dignità e rispetto di se
stessi, alla fine dobbiamo poter dire con tutta sincerità: io la mia parte l’ho fatta!
Di solito abbiamo sempre due tipi di furti: il furto con scasso e il furto con
destrezza.
Questo tipo di furti vanno differenziati perché hanno approcci e tecniche differenti,
con risultati differenti e quindi richiedono difese diverse e complementari tra loro.
Nel furto con scasso si cerca di demolire o valicare le difese con l’effrazione o lo
scasso della barriera fisica posta a difesa della casa. Ne sono un esempio il classico
furto con il cacciavite o piede di porco, l’effrazione dei cilindri, (che nei tempi
recenti è avvenuto in migliaia di case), oppure lo sfondamento delle finestre.
Come comportarsi?
Senz’altro aiuta un’analisi condotta assieme a un tecnico, abituato a guardare le
cose con occhio attento e allenato. Cosa vuol dire? Vuol dire fare una valutazione
della casa controllando i punti più deboli, e poi man mano salendo.
In generale resta sempre valida la regola che a nessuno fa piacere farsi male o
lavorare e faticare per niente e questo vale anche per il ladro, che cerca sempre
l’accesso più semplice, meno faticoso e sopratutto più veloce possibile in ingresso e
uscita. Difficoltà, rischio, e lungo tempo vogliono dire spesso che il ladro indirizza
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la sua scelta su di un altro obiettivo.
Nelle valutazioni il comune cittadino spesso viene ingannato dal luogo comune del
peso, ovvero più un serramento è pesante, più vale e più è robusto. Non sempre tale
equazione è veritiera. Il serramento vale per quanto vale il suo punto più debole,
cosi vanno controllati e valutati non solo il peso o gli spessori delle lamiere, ma
anche i cardini, gli ancoraggi alla struttura, la serratura, il cilindro e le sue chiavi.
Lo scasso più comune e conosciuto è il colpo di cacciavite o leverino, che nelle
porte più leggere può funzionare. In questi casi una struttura non deformabile, con
una serratura con catenacci adeguati può essere sufficiente. Una buona parte dei
blindati (porte e serramenti) soddisfa questi requisiti, anche se bisogna prestare
molta attenzione a quelli più leggeri o considerati di primo prezzo - da cantiere. E’
sempre meglio scegliere un prodotto già certificato e che ha superato i test anti
effrazione.
Che dire del secondo scasso più diffuso, cioè l’effrazione del cilindro? E’
incredibile quanto questo tipo di scasso sia facile ed estesamente usato. Il fatto è
che sono altrettanto semplici e facilmente attuabili le contromisure. Un cilindro
rinforzato con una struttura di rinforzo in acciaio, una corretta installazione a filo
porta e l’applicazione di una protezione esterna antiscasso sono sufficienti per
metterci al riparo da questo scasso veloce.
Diversamente da quanto detto però, girando per la città si vedono porte con cilindri
sporgenti uno o anche due centimetri e senza alcun tipo di rinforzo o protezione: un
vero invito a nozze per i malintenzionati.
Che dire dei serramenti quali finestre e porte finestre facilmente accessibili?
Non tutti hanno la fortuna di poter arrivare in tempo sul cantiere per poter avere
serramenti con struttura in acciaio o con vetri blindati antisfondamento; in ogni
caso però si riesce lo stesso a risolvere il problema.
Le parti più vulnerabili si possono proteggere con delle inferiate costruite con
attenzione alla sicurezza e non solo all’arredo. L’inferriata deve essere costruita
con i medesimi concetti di una porta blindata: ovvero ancoraggio appropriato,
serratura adeguata nelle dimensioni e posizionamento, infine un cilindro rinforzato
e protetto. Una grossa inferriata con installate serrature di bassa qualità (più che
altro per evitare di rovinare l’estetica) e fissate con quattro tassellino, ottiene il solo
risultato di dare un falso senso di sicurezza che si dissolverà al primo tentativo di
effrazione.
Per i vetri, l’intervento più importante è controllare che come minimo siano di tipo
stratificato con funzione antisfondamento. Se non lo fossero, nessuna paura: è
possibile, se proprio non vogliamo sostituirli, far installare da un tecnico
specializzato un film di PVC antisfondamento. Consiste in una pellicola di
adeguato spessore che applicata sul nostro vetro attuale consente di ottenere una
resistenza per lungo tempo al tentativo di demolizione.
I risultati vanno oltre l’immaginazione!
Che dire ora del furto con destrezza?
Consiste nel valicare le difese senza evidenti segni di scasso o senza la distruzione
del serramento.
Nel maggior parte dei casi il malvivente riesce a riprodurre le chiavi del
proprietario, in quanto il prodotto non è di alta qualità. Se le chiavi sono di tipo
comune ed i grezzi sono facilmente reperibili sul mercato, chiunque abbia in mano
la mia chiave, anche solo per pochi minuti, potrà ottenere una copia abusiva.
Proprio oggi, mentre sto scrivendo questo articolo, devo intervenire per la seconda
volta da un cliente che si ritrova con la porta blindata aperta senza scasso né traccia
di alcuna forzatura. Dopo una analisi si scopre che il prodotto che era stato
installato non godeva di alcun controllo e protezione contro la duplicazione abusiva
e le chiavi erano state consegnate a terze persone, per svolgere degli incarichi.
Questi sono i risultati: “prendo” in consegna la chiave, ne faccio abusivamente la
copia e riconsegno la chiave originale, ringraziando. Ora sono in grado di accedere
all’abitazione in qualsiasi momento ne abbia voglia, con i risultati che ben potete
immaginare. Il fatto interessante è che, se sono già preparato, anche in presenza
dell’antifurto ho ugualmente 3-5 minuti per muovermi nella casa ed effettuare il
furto.
Molti dicono: “ma io non consegno mai le chiavi ad altri per lunghi periodi”. Può
essere vero, però andate indietro con la mente e pensate a quante volte le vostre
chiavi rimangono incustodite: nello stipetto al posto di lavoro, appoggiate sulla
scrivania, nella borsetta appoggiata qui o là, oppure in palestra e così via. Alla fine
le occasioni, per chi ha cattive intenzioni, non mancano e sta a noi prendere le
contro-misure in tempo.
Quali sono i prodotti che tutelano la proprietà delle chiavi e la loro non
duplicabilità da parte di terzi? Come li riconosco?
Sono contraddistinti da alcune caratteristiche:
• le chiavi sono protette da brevetto
• il brevetto ha una scadenza lontana nel tempo
• i grezzi o matrici non sono disponibili sul libero, mercato ma solo al centro autorizzato e
con contratti vincolanti e penali
• spesso sono soggette a lavorazione con macchine a controllo numerico disponibili a pochi,
e con codici e software di lavorazione protetti
• sono dotate di tessera di proprietà vincolata
Cosa deve indicare la tessera di proprietà?
Le diciture “richiedi solo chiavi originali”, oppure “per una migliore duplicazione richiedi le
chiavi a codice”, ecc. non sono sufficienti, lasciano il tempo che trovano e non ci tutelano. La
tessera deve indicare che il prodotto da noi acquistato è CONTROLLATO e BREVETTATO,
non semplicemente codificato. La differenza è notevole, in quanto il prodotto codificato
indica che la chiave può essere riprodotta eventualmente anche in assenza del campione,
richiedendola per mezzo del codice alla casa madre o al duplicatore attrezzato per tale lavoro.
Ben diverso il prodotto CONTROLLATO, in quanto il duplicatore in ogni caso richiederà la
tessera con il codice chiave e ne verificherà la corrispondenza con quanto richiesto, e senza
tale attestato di proprietà nessuna copia è ottenibile. Il duplicatore risponderà in prima
persona per ogni contravvenzione a dette regole.
Acquistando un tale prodotto si diventa proprietari, a tutti gli effetti, di un proprio codice che
rimane unico e irripetibile e che verrà definitivamente cancellato dalla produzione del
fabbricante. Differente è la situazione per i prodotti semplicemente codificati; il più delle
volte dopo alcune migliaia di combinazioni i fabbricanti ripetono i cicli dall’inizio. Può
senz’altro essere improbabile, ma nessuno può garantire che al nostro vicino un giorno non
capiti la nostra stessa chiave.
Una semplice prova che si può fare per sapere se quanto installato da noi è un prodotto di
reale sicurezza oppure no, è quella di rivolgersi a un paio di duplicatori e vedere se si riesce a
ottenere la copia delle chiavi senza esibire nessuna tessera o documento aggiuntivo: se ci si
riesce, vuol dire che la serratura è da cambiare quanto prima!
Anche la migliore porta blindata, se con chiavi facilmente duplicabili, vale quanto valgono le
sue chiavi: poco!
Altri furti con destrezza sono quelli per mezzo di grimaldelli o strumenti vari introdotti nella
serratura, ed atti all’apertura senza effrazione.
La tecnica più nuova (anche se è la revisione aggiornata di qualcosa già conosciuto) è quella
chiamata Bumping (to bump: battere o percuotere): cosa vuol dire e cosa ottiene?
Le aperture attraverso la tecnica del bumping consistono nel portare in rotazione il barilotto
del cilindro (quello che normalmente ruota con la chiave), mediante sollecitazione dei pistoni
presenti al loro interno.
I cilindri più vulnerabili sono tutti quelli costruiti con la classica tecnologia del: perno, contro
perno e molla.
Viene adeguatamente preparata una chiave, e modificata in modo tale da poter manipolare
tutti i prodotti della stessa serie.
La chiave così modificata viene inserita all’interno del cilindro e fatta lavorare picchiando
sulla sua testa, con martelletti o altro.
Cosa si ottiene? Si ottiene un’apertura con minimi segni di scasso e spesso in tempi
rapidissimi.
La beffa ci sarà quando il malcapitato si rivolgerà all’assicurazione per chiedere un
risarcimento e si sentirà rispondere che, non essendoci un segno di scasso visibile, il furto
non è risarcibile. Che peccato!
Si tenga presente che purtroppo ora circa l’80-90% dei cilindri installati sono più o meno
velocemente apribili con questo sistema..
Facendo controllare il proprio mazzo chiavi da uno specialista, si avrà un’idea del livello di
sicurezza del cilindro installato sulla propria porta. Alcuni dei prodotti di qualità vengono
commercializzati con incluse nelle caratteristiche costruttive: “bumping proved” o “antibumping”. La scelta di uno di questi prodotti è senz’altro vincente.
In questo intervento sugli scassi con destrezza, non voglio neppure parlare delle serrature a
doppia mappa, in quanto risultano basate su una tecnologia vecchia di alcuni decenni e che
sta manifestando tutta la sua vulnerabilità, oramai da anni.
Anche le tali serrature sono in continua evoluzione, i principi base rimangono gli stessi.
Molti professionisti del settore oramai non installano più blindati con chiavi a doppia mappa
da tanti anni e lo scotto che pagano questi prodotti, specie nelle grandi città, ne danno la
prova!
In conclusione, con un po’ di buona volontà e qualche piccolo accorgimento la nostra
battaglia personale la si può vincere, e se non altro non ci ritroveremo poi con il senno di poi:
“se solo avessi…”