sermone 8 dicembre 2013 seconda di avvento testimoni della luce

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sermone 8 dicembre 2013 seconda di avvento testimoni della luce
Sermone 08/12/2013 Gv 1, 6-9 “Testimoni della Luce”
Fratelli e sorelle, mi sono più volte interrogato in questi giorni mentre meditavo sul
testo del quarto evangelista, se Giovanni il Battista potesse essere considerato
l’ultimo o il penultimo dei profeti. E la differenza stava per me nel considerare Gesù
un profeta oppure no. La moderna esegesi cristiana, guarda alla figura di Gesù come
a quella dell’uomo dai molteplici aspetti, il medico, il predicatore, il maestro e anche
il profeta.
Leggendo e rileggendo i versetti 6-9 del primo capitolo del Vangelo di Giovanni, mi
sono convinto che possiamo guardare a Gesù e a Giovanni il battista in maniera
diversa.
Se guardiamo attentamente al testo, Giovanni il battista non viene definito “profeta”
ma “testimone”.
Il greco “prophetos” che coincide con l’ebraico “nabi” ha il significato di “colui che
parla in nome di...”
Ma Giovanni nel suo prologo non usa il termine “prophetos” ma “marturia”. Marturia
è lo stesso termine che il cristianesimo nascente ha usato con il significato di colui
che ha perso la vita per la fede, il martire, appunto. Ma Giovanni attribuisce questo
nome al Battista ben prima della sua morte e per motivi diversi. Egli è testimone del
Messia, cioè colui che può dire a ragion veduta che Gesù è il figlio di Dio. Ma da
dove viene questa sua certezza? Ce lo dice il Vangelo: egli era un uomo mandato da
Dio, quell’uomo che quando ancora era nel grembo della madre sussultò all’arrivo di
Maria, la madre del suo Signore.
Giovanni e Gesù sono uomini della stessa stagione: Giovanni ha solo qualche mese di
vita in più di Gesù, quel tanto che basta per poter dire di essere precursore e poter
dire : colui che viene dopo di me è più grande di me!
E’ testimone solo chi ha visto, solo chi ha sentito, solo chi ha vissuto una certa
situazione.
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La parola greca marturia era usata per i testimoni in campo legale, quindi per quelle
persone che potevano aver assistito ad eventi e che con la loro testimonianza
potevano far emergere la verità.
Nessuno poteva immaginarsi che Giovanni potesse essere un testimone, nemmeno
suo padre Zaccaria che dice di lui: “e tu bambino sarai chiamato profeta
dell’Altissimo”.
Ma Giovanni non è un vero profeta, non è colui che parla di Gesù, ma colui che
testimonia che Gesù è la LUCE. Un testimone non oculare, ma un testimone per
grazia di Dio.
E’ sempre il quarto evangelista che ci spiega da dove viene questa capacità di
testimonianza: “non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da
Dio”!
Il Battista conosce Gesù dal grembo di sua madre e viene mandato da Dio a rendere
testimonianza di questa conoscenza.
E questo perché il Battista vive già nel Regno di Dio, quel Regno che diventa realtà
nella grotta di Betlemme, con l’aspetto di un bambino, proprio come dissero i profeti.
Ma Giovanni non poteva saperlo, sapeva solo che colui di cui parlava era parte di se
stesso . Di lui ha espresso la forza e la regalità, il sacerdozio e la profezia, la dolcezza
e la determinazione.
“Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce”.
La luce, quella che Dio nell’atto della creazione accende per guardare il suo
capolavoro e dire che era cosa buona!
La luce, quella che Dio ha acceso davanti a Mosè nel fuoco che non brucia, quando
ha reso manifesto il suo nome.
La luce, quella della Parola, quella che rischiara il cammino dell’uomo.
Nello scorrere della storia, Dio, che ha tanto amato il mondo, ha acceso un’altra luce,
facendosi uomo tra gli uomini, facendosi sangue e carne. La sua Parola si è fatta
carne e ha illuminato il mondo.
Per noi è nato un bambino: Alleluia! Così canteremo a Natale.
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Per noi si accende una luce, la stessa che ha guidato i magi dall’oriente, che ha
rischiarato la notte dei pastori, che ha sconvolto i discepoli sul Tabor, che ha stordito
le guardie al sepolcro.
Per noi si accende una luce e noi festeggiamo ogni anno la venuta di questa luce
proprio perché diventi lampada al nostro cammino. E questa luce è stata impressa
sulle tavole di pietra sull’Oreb ed è stata impressa sui rotoli di papiro perché
diventasse PAROLA per tutte le generazioni.
Mi piace pensare che la luce creatrice di Cristo sia come la luce che viene catturala
dall’obiettivo fotografico e impressa sulla pellicola. La luce diventa immagine. La
Parola di Dio diventa luce e questa luce diventa carne e questa luce diventa Vangelo,
buona notizia!
Fratelli e sorelle, oggi la luce è più forte della scorsa domenica, lo abbiamo
simboleggiato accendendo una seconda candela e la prossima domenica il suo
bagliore sarà ancora più forte e nella notte Santa, il suo brillare metterà tutto a nudo,
il nostro bene e il nostro male.
Siamo capaci di tremare di fronte al fatto che la luce di quel bambino porterà allo
scoperto i nostri peccati?
Siamo capaci di esultare di gioia di fronte al fatto che la luce di quel bambino ci
renderà ragione dei nostri meriti?
Nella notte santa, quel bambino parlerà al cuore di tutti, siamo pronti ad entrare a far
parte del Regno di Dio già su questa terra?
Oppure siamo come sentinelle che attendono l’aurora?
Fratelli e sorelle, la sentinella di cui abbiamo letto nel salmo 130, non è un esempio
positivo. La sentinella attende l’aurora e aspetta che la notte finisca, per potersi
riposare e non per gustare la luce.
Ma il suo desiderio è oltremodo grande! Non vede l’ora che sorga il sole per gustare
il beneficio del riposo.
Con lo stesso ardore dobbiamo desiderare l’aurora, ma non per andarcene a dormire,
ma per vivere nella luce senza paura di mostrarci così come siamo.
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Chi vive nelle tenebre vive già nella morte. Chi ha l’animo della sentinella è già
morto: vive nel buio e dorme nella luce.
Per motivi familiari, mi capita di passare dei periodi in Africa, dove il concetto di
luce è molto diverso dal nostro: la luce non è quella cosa che si ottiene premendo un
bottone.
La luce è quella che di giorno viene dal sole e di notte viene dalla luna e le stelle. Le
attività e lo stile di vita è regolato da quella luce, quella del giorno per il lavoro, la
scuola, la caccia, la pesca, quella notturna per addolcire la paura del buio e per
contemplare la creazione di Dio: quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos'è l'uomo? Lì davvero si capisce cosa
vuol dire aspettare la luce!
Un aspettare che è l’unico modo per conoscere ciascuno il volto dell’altro, e nel volto
dell’altro scoprire il volto di Dio.
Anche noi dobbiamo essere testimoni della luce. Anche noi apparteniamo al Regno.
Gesù è già venuto in mezzo a noi e in attesa del suo ritorno siamo chiamati ad essere
“martiri”, nel senso che abbiamo appena visto.
Lasciamoci rapire dalla luce di Cristo, non chiudiamo il nostro cuore alla speranza.
Tutto è chiaro in Gesù, tutto è luce, tutto è verità.
Dio della salvezza, che hai acceso nel mondo la luce della vita, spalanca il nostro
cuore, strappa il velo della nostra ipocrisia.
Che il nostro cammino verso il Natale del nostro Signore Gesù sia illuminato da
quella luce che ha distrutto le tenebre della morte e che ci ha chiamato a vita nuova.
Così sia. Amen!
Nicola Tedoldi
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