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29/11/2011 : Notizie di oggi
Corriere del
Mezzogiorno (Ed.
Bari)
«Emissioni nella norma» L'Ilva si erge a modello
Eco di Bergamo, L'
Techint: acquisito in Brasile il 27,7% di Usiminas
Gazzettino, Il
(Belluno)
Fatture false per milioni di euro
Milano Finanza
(MF)
Techint stringe la presa sul Brasile
Nazione, La
(Grosseto)
Crisi Lucchini, mobilitata anche la Provincia
Piccolo di Trieste,
Il
federacciai: anno pesante per la siderurgia
Sole 24 Ore, Il
Minerarie. Tra le big cresce la preoccupazione sulle prospettive di
domanda Vale taglia investimenti Rio in allarme sui prezzi
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Corriere del Mezzogiorno (Ed. Bari)
"«Emissioni nella norma» L'Ilva si erge a modello"
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Data:
29/11/2011
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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI
sezione: Economia data: 29/11/2011 - pag: 10
«Emissioni nella norma» L'Ilva si erge a modello
Dal 2008 diossina diminuita del 98 per cento
TARANTO Taranto non è la città più inquinata d'Italia e la fabbrica dell'acciaio Ilva può addirittura
diventare un modello di eccellenza. Il rovesciamento totale dei ruoli e delle imputazioni a carico della
Riva Fire è stato sottolineato ieri dall'ingegner Adolfo Buffo, direttore della qualità, sicurezza ed
ecologia dello stabilimento tarantino, illustrando i dati del terzo rapporto su «Ambiente e sicurezza» di
fronte a una platea di amministratori, tecnici, autorità, sindacalisti e lavoratori. A Taranto l'azionista
Riva ha speso in quindici anni 1,12 miliardi per rendere gli impianti sempre più compatibili con
l'ambiente. Sono calate le emissioni di diossina, benzo(a)pirene e degli altri inquinanti; le polveri sottili
sono risultate nei limiti, i consumi di energia e di acqua ridotti del 40 per cento, gli incidenti
drasticamente diminuiti. Statistiche eloquenti sulla «continuità» e sullo sforzo con i quali l'azienda
lavora per rendere gli impianti il meno nocivi possibile alla salute collettiva e all'incolumità dei
dipendenti, tanto da aver ottenuto a luglio l'autorizzazione integrata ambientale (Aia) e da aver
superato la fase di verifica per la certificazione «volontaria» Emas ai fini del miglioramento delle
prestazioni ambientali. «Per ottenerla ha auspicato il vice presidente Fabio Riva è necessario che
quanto prima l'Arpa faccia il lavoro di verifica. Posso dire che per la sicurezza e per la sostenibilità
siamo al livello dei migliori impianti siderurgici mondiali». Buffo ha elencato alcuni dati, non tutti
prodotti in casa. Per le polveri sottili, nelle classifiche di Legambiente Taranto è stata tra le 30 città
italiane a più basso livello di pm10 con una media 2010 di 32,4 microgrammi per metro cubo delle
centraline del quartiere Tamburi a ridosso dello stabilimento. Per la diossina, le emissioni dal 2008
sono diminuite del 98 per cento. L'ultimo campionamento a sorpresa effettuato dall'Arpa, a metà
novembre, ha dato una media di 0,2 nanogrammi per metro cubo, inferiore al limite di 0,4 fissato dalla
legge regionale. I 41 campionamenti esibiti dall'Ilva forniscono un valore medio di 0,37, quindi entro la
legge, ma c'è da dire che i tre campionamenti fatti da Arpa danno un livello medio di emissioni
superiore al limite di legge. L'assessore Lorenzo Nicastro ha detto che attenderà la relazione
dell'agenzia, entro fine anno, per valutare il da farsi. Arpa potrebbe effettuare altre campagne di
rilevamento (almeno tre, dice il regolamento regionale) fino ad ottenere una media inferiore allo 0,4.
L'altro elemento fortemente inquinante tenuto sotto osservazione è stato il benzo(a)pirene. Giorgio
Assennato, direttore generale dell'Arpa, ha fornito il dato medio di 0,8 nanogrammi nel 2011, inferiore
al limite di un nanogrammo fissato dalla legge. Quanto agli infortuni, negli ultimi due anni nessun
incidente grave e riduzione netta complessiva grazie a un proficuo intervento sulla formazione.
Nicastro ha apprezzato «l'approccio positivo del presidente Riva che ha definito l'Aia una garanzia di
regole e le prescrizioni una nuova sfida da vincere». E auspica una fase 2.0 nel rapporto tra economia
ed ambiente, il passaggio cioè dalla tutela ambientale e dal controllo delle emissioni alla riduzione
dell'impatto della fabbrica e delle risorse prese dall'ambiente. «L'azienda deve diventare sempre di più
una risorsa per il territorio e non essere più percepita come un rischio». E l'arcivescovo di Taranto,
Benigno Luigi Papa, ha cercato di contemperare tutte le esigenze, ecumenicamente: «Non c'è nulla di
più nocivo che creare un clima di conflittualità permanente. Serve un patto di alleanza tra città,
provincia e azienda per un futuro roseo per tutti». Cesare Bechis RIPRODUZIONE RISERVATA
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L'Eco di Bergamo - ECONOMIA - Articolo
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Eco di Bergamo, L'
"Techint: acquisito in Brasile il 27,7% di Usiminas"
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Data:
29/11/2011
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Techint: acquisito
in Brasile il 27,7%
di Usiminas
Coinvolta nell'operazione da 2,7 miliardi
di dollari anche Confab, controllata Tenaris
Il gruppo sale al 43% nel colosso dell'acciaio
Martedì 29 Novembre 2011
ECONOMIA,
pagina 15
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Anche la Tenaris ha partecipato all´operazione brasiliana di Techint
Il gruppo Techint, cui fa capo Tenaris, ha siglato un accordo con la brasiliana Usiminas (controllata dalla
giapponese Nippon Steel), maggiore produttrice di acciaio del Paese per il settore automobilistico. L'accordo vede
coinvolte le società Ternium e Siderar, controllate di Techint, e la società Confab, controllata brasiliana di Tenaris.
Grazie all'accordo il gruppo Techint acquisirà il 27,7% di Usiminas per circa 2,7 miliardi di dollari. Le azioni
saranno acquistate da due dei maggiori gruppi industriali brasiliani, Camargo Correas e Votorantim, che hanno
dichiarato di voler puntare maggiormente sui loro rispettivi «core business».
Operazione a tenaglia
Ternium e Siderar pagheranno 2,2 miliardi di dollari per la loro quota finanziando l'esborso con debito e mezzi
propri, mentre Confab acquisterà il 5% dei diritti di voto per un costo totale di circa 500 milioni di dollari.
Da una parte Ternium, seconda maggior impresa siderurgica dell'America Latina, dall'altra Confab, controllata
brasiliana di Tenaris. Confab ha firmato un accordo per acquisire 25 milioni di azioni ordinarie di Usiminas, pari,
come detto, al 5% delle azioni con diritto di voto e al 2,5% del capitale totale. Il prezzo per azione è di 36 reais.
Grazie all'operazione Confab si aggiunge agli azionisti di controllo di Usiminas, ovvero Nippon Steel, Ternium e il
fondo pensione dei dipendenti della società.
Ternium, Siderar e Confab entreranno a far parte dell'attuale gruppo di azionisti di controllo di Usiminas, che vedrà
Nippon Steel detenere il 46,1% dei diritti di voto dopo aver acquistato un ulteriore 1,69% dal sindacato Ceu (Caixa
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L'Eco di Bergamo - ECONOMIA - Articolo
dos Empregados Usiminas) mentre Ternium e Tenaris avranno il 43,3% e lo stesso sindacato il 10,6%. La
transazione dovrebbe concludersi nel gennaio 2012.
Rocca: operazione strategica
«L'alleanza tra Nippon Steel, Ternium, TenarisConfab, Siderar e Usiminas - ha spiegato Paolo Rocca, presidente di
Techint - configura un sistema industriale capace di soddisfare le esigenze più complesse di tutta la catena di valore
dei settori produttivi strategici dell'America latina: automotrice, costruzione, agro, linea ed energia». Meno di un
anno fa, a seguito di una riorganizzazione delle sue unità di miniera e logistica, Usiminas aveva ceduto la sua
partecipazione del 14,2% che possedeva in Ternium.
Ieri alla Borsa di Milano il titolo Tenaris - al termine di una seduta nel complesso molto positiva (+ 4,6% l'indice
Ftse Mib) - ha registrato un balzo in avanti del 5,57% a 12,7 euro (prezzo di riferimento).
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Gazzettino, Il (Belluno)
Data:
29/11/2011
"Fatture false per milioni di euro"
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L’OPERAZIONE Nel mirino degli inquirenti una decina di aziende di carpenteria metallica
Fatture false per milioni di euro
La Guardia di Finanza sventa un giro di operazioni fittizie gestito da tre "cartiere" milanesi
Martedì 29 Novembre 2011,
Operazioni fasulle per milioni di euro. A tanto ammontano i costi fittizi emersi dall’indagine della Guardia di
Finanza di Feltre che ha portato a scoprire un giro di operazioni inesistenti gestito da tre "cartiere" del
Milanese. L’indagine, partita nel 2008 e che ha impiegato molti uomini della tenenza feltrina, ha portato
all’individuazione di otto imprenditori locali finiti nei guai.
L’indagine ha preso il via da un input ricevuto dalla Finanza feltrina in merito a un presunto sodalizio di
fuori regione dedito all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, un meccanismo che porta ad evadere le
imposte dirette e a frodi all’Iva.
Ben presto le Fiamme gialle feltrine sono giunte a tre aziende con sede legale a Milano: Siderpiani srl, Spm
spa e Fer.Com.Metalli srl. Gli inquirenti definiscono questo tipo di aziende "cartiere", strutture cioè prive di
organico e di effettiva operatività, ma che servono per creare quel giro di documenti che, attraverso un percorso
contorto ma ormai ben sperimentato, permette di lucrare ai danni dello Stato. Questo sempre che si trovino ditte
compiacenti. E in questo caso ne sarebbero emerse almeno sei nel Bellunese, dal Feltrino all’Alpago, e diverse
in altre città del Nord Italia, ditte da 20 milioni di euro l’anno, al centro di indagini di altre procure e altri
comandi della Guardia di Finanza.
Un primo controllo a una ditta feltrina aveva permesso ai finanzieri di scoprire costi fittizi per un milione di
euro. Nel tempo, l’indagine (partita con il pm Luigi Leghissa e passata successivamente al collega Massimo De
Bortoli) era andata avanti permettendo di allargare il bacino di utenti delle cosiddette "cartiere". Il giro di fatture
false, per ognuna, si aggirava fra i 500mila euro e il milione. Il ramo è quello della carpenteria metallica nelle
sue varie declinazioni. Si tratta di aziende ben strutturate e conosciute per la qualità del prodotto.
La crisi economica può essere alla base della scelta di seguire la strada dell’illecito per fini di lucro. Solo
che, una volta scoperti, il metodo si rivela fin troppo dannoso. A quel punto infatti le sanzioni presentate sono
da non sottovalutare e l’Agenzia delle Entrate si presenta puntuale per la riscossione dell’Iva.
© riproduzione riservata
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Milano Finanza (MF)
"Techint stringe la presa sul Brasile"
Data:
29/11/2011
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MF
sezione: Mercati Globali data: 29/11/2011 - pag: 23
autore: di Franco Canevesio
I rocca hanno rilevato il 27,7% di usiminas, il maggior produttore d'acciaio per
l'automotive
Techint stringe la presa sul Brasile
L'investimento da 2,7 mld di dollari garantisce agli italiani il controllo congiunto della società del
Minas Gerais con Nippon Steel. Per i venditori Camargo e Votorantim un premio di oltre il 40%
rispetto ai valori di borsa
È stato necessario più di un anno di negoziati ma alla fine la famiglia Rocca l'ha spuntata. Il gruppo
siderurgico Techint ha siglato tramite la controllata argentina Techint Engineering & Construction un
accordo con la brasiliana Usiminas, il maggior produttore di acciaio per il settore automobilistico del
Paese. Techint ha acquisito il 27,7% della società brasiliana per circa 2,7 miliardi di dollari (2,02
miliardi di euro); le azioni verranno acquisite da Ternium e da Siderar, controllate di Techint, e da
Tenaris Confab. I venditori sono Camargo Correas e da Votorantim, due dei maggiori gruppi
industriali brasiliani che hanno deciso di concentrarsi sul core business. Techint offre per le azioni
della società siderurgica di Minas Gerais 36 real per azione (14,5 euro) con diritto di voto, che
significa un premio del 41% rispetto alla media dei corsi azionari registrata dal titolo Usiminas negli
ultimi sei mesi (il titolo ieri ha guadagnato quasi 6 punti). In tutto Ternium e Siderar pagheranno 2,2
miliardi di dollari (1,6 miliardi di euro) il pacchetto e finanzieranno l'esborso con debito e mezzi
propri, mentre Confab acquisterà il 5% diritti di voto per un costo totale di circa 500 milioni di dollari
(circa 375 milioni di euro). Con questo acquisto il gruppo Techint ottiene un doppio risultato: da una
parte incamera il 43,3% del capitale con diritto di voto, assumendo di fatto il controllo congiunto della
società, dall'altra entra in sinergia con la giapponese Nippon Steel che controlla il 46,1% del pacchetto
di Usiminas (il restante 10% dei diritti di voto resta nelle mani del sindacato Caixa dos Empregados
Usiminas). «La transazione dovrebbe concludersi nel gennaio 2012 ed è soggetta all'approvazione di
Nippon Steel», ha precisato Tenaris. «L'alleanza tra Nippon Steel, Ternium, Tenaris Confab, Siderar e
Usiminas configura un sistema industriale capace di soddisfare le esigenze più complesse di tutta la
catena di valore dei settori produttivi strategici dell'America Latina: automotive, costruzioni ed
energia», ha commentato il numero uno di Techint, Paolo Rocca. Da parte sua l'amministratore
delegato di Usiminas, Wilson Brumer, sostiene che, con l'ingresso nella compagine azionaria di
Techint, il produttore siderurgico brasiliano trova un «solido gruppo di azionisti di controllo.
L'operazione», spiega Brumer, «creerà un gruppo di controllo piuttosto solido con il coinvolgimento di
due gruppi siderurgici più importanti. È una situazione win-win per tutti gli interessati». Quanto al
piano industriale e al management dell'azienda, «non è prevista nessuna modifica», ha specificato
Brumer ricordando come Nippon Steel sia partner della società brasiliana da quasi 50 anni e con
Ternium esista una partnership commerciale da oltre 20 anni.
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Crisi Lucchini, mobilitata anche la Provincia
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Nazione, La (Grosseto)
"Crisi Lucchini, mobilitata anche la Provincia"
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Data:
29/11/2011
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PIOMBINO VAL DI CORNIA pag. 19
Crisi Lucchini, mobilitata anche la Provincia
Attesa per la proposta di Anselmi sulla fermata
PIOMBINO IERI UN ORDINE DEL GIORNO DELL'AMMINISTRAZIONE
IL CONSIGLIO Mirko Lami (nel tondo) ha incontrato i capigruppo illustrando la situazione delle Acciaierie
Lucchini
PIOMBINO LA PROVINCIA di Livorno ha approvato all'unanimità un ordine del giorno sulla Lucchini. Era
presente al Consiglio provinciale di ieri, Mirko Lami, Rsu Fiom Lucchini, in rappresentanza delle Rsu dell'azienda
siderurgica. Un documento che ripercorre le fasi di criticità dello stabilimento, la preoccupante situazione dopo
l'annuncio della fermata dell'altoforno dal 24 dicembre al 18 gennaio, e che evidenzia ancora una volta la necessità
che questa vicenda venga dibattuta a livello nazionale. «LA SITUAZIONE del sito siderurgico di Piombino deve
diventare un caso nazionale, deve essere discussa al Ministero dello sviluppo economico» ha ribadito Mirko Lami
che durante il Consiglio, come da regolamento, non è potuto intervenire, ma ha assistito al dibattito, e ha poi
incontrato i capigruppo provinciali. Intanto oggi a Piombino è attesa la risposta dell'azienda alla proposta fatta al
tavolo regionale dal sindaco Gianni Anselmi: allungare la fermata dell'altoforno, ma in cambio confermare tutti e
170 contratti a tempo determinato che l'azienda aveva detto di non confermare. Dall'annuncio della fermata
dell'altoforno, prevista per il 24 dicembre, l'azienda prevede infatti di mettere a terra 70mila tonnellate di billette,
per un valore di circa 50 milioni. Da questa riflessione visto anche la non sicurezza di piazzare il prodotto sul
mercato è emersa la proposta del sindaco Anselmi: perché mettere a terra materiale per così tanti milioni, soldi che
sarebbe preferibile utilizzare da una parte per mantenere i lavoratori a tempo determinato dall'altra per alleggerire il
debito con le ditte d'appalto. Intanto domani alle 16 è convocato il consiglio di fabbrica, slittato proprio per
attendere una risposta dall'azienda che a Firenze aveva detto di aver bisogno di alcuni giorni per rispondere alla
proposta emersa al tavolo regionale. m. p. Image: 20111129/foto/3905.jpg
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ilpiccolo Extra - Il giornale in edicola
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Piccolo di Trieste, Il
"federacciai: anno pesante per la siderurgia"
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Data:
29/11/2011
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Pagina 15 - Gorizia-Monfalcone Federacciai: anno pesante per la siderurgia Il presidente Giuseppe Pasini: «Il
mercato è bloccato». Fabio Riva (Ilva): «Ma non molliamo»
MILANO «Il prossimo anno sarà pesante per il settore siderurgico» GIuseppe Pasini, presidente di Federacciai, a
Taranto per la presentazione del rapporto ambiente e sicurezza dell’Ilva, conferma la fase di crisi del settore. «Il
mercato è bloccato» ha aggiunto Pasini evidenziando il ruolo crescente che ha invece la Cina, al contrario dei
produttori europei. E anche Fabio Riva, vicepresidente dell’Ilva, ha confermato le previsioni di Pasini ma ha però
escluso la possibilità che al siderurgico di Taranto scatti una nuova ondata di cassa integrazione. «Non molliamo,
non molliamo nemmeno di un centimetro», ha detto il vicepresidente dell’Ilva sintetizzando la risposta dell’azienda
siderurgica alla grave crisi che sta investendo da mesi il comparto. «Il futuro dell’Ilva? Avvertiamo - ha precisato
Riva - una crisi economica pesante segnata da caratteristiche strutturali anche perchè la restrizione del credito alle
imprese sta anche riducendo la domanda di acciaio. Ma non molliamo - ha aggiunto - ridurre produzione a Taranto,
uno stabilimento che ha bisogno di marciare a pieno regime, significherebbe avere un aumento insostenibile dei
costi». Riva ha anche annunciato che lo stabilimento di Taranto «ha superato gli esami necessari per ottenere la
certificazione Emas»: si tratta di una nuova certificazione ambientale che segue l’autorizzazione integrata
ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente. «Siamo - ha detto ancora Riva - a livello dei migliori impianti
siderurgici mondiali anche quelli di più recente costruzione». Riva ha riconosciuto che «il confronto» con le
istituzioni locali è stato «duro e serio» ma anche «fonte di miglioramento. Intanto qualcosa si muove sul fronte dei
mercati. L’argentina Ternium - seconda maggior impresa siderurgica dell’America Latina, di proprietà del Gruppo
italo-argentino Techint - ha comprato un’importante partecipazione nella brasiliana Usiminas, controllata dalla
giapponese Nippon Steel. Lo rende noto l’Agenzia Estado. Secondo la fonte giornalistica, l’entrata degli argentini
nell’azienda di Minas Gerais è il risultato di un’operazione finanziaria pari a quasi 5 miliardi di dollari (3,7 miliardi
di euro).
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Sole 24 Ore, Il
"Minerarie. Tra le big cresce la preoccupazione sulle prospettive di domanda Vale
taglia investimenti Rio in allarme sui prezzi"
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Data:
29/11/2011
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: MATERIE PRIME/MERCATI ITALIA data: 2011-11-29 - pag: 47
autore: Sissi Bellomo
Minerarie. Tra le big cresce la preoccupazione sulle prospettive di domanda Vale
taglia investimenti Rio in allarme sui prezzi
Società alle prese con un'escalation dei costi di produzione
Il peggioramento degli scenari economici mondiali sta cominciando a preoccupare le grandi minerarie.
Le tre big del minerale di ferro Rio Tinto, Bhp Billiton e Vale in particolare, dopo mesi di ostentato
ottimismo, ammettono ormai apertamente che le condizioni di mercato si stanno facendo sempre più
difficili. E la brasiliana Vale è già passata dalle parole ai fatti, ridimensionando i piani di investimento:
una decisione che attribuisce soprattutto alla presenza di ostacoli burocratici e organizzativi, ma che
appare verosimilmente legata almeno in parte anche alla crisi. Vale, che secondo gli obiettivi fissati
dall'ex ceo Roger Agnelli doveva investire 24 miliardi di dollari nel 2011, fino a settembre ne ha spesi
appena 11, cui dovrebbero aggiungersene non più di 6-7 nel trimestre in corso. Il target per il 2012,
annunciato ieri dalla società, è un po' meno ambizioso: 21,4 miliardi, di cui 12,9 per la realizzazione di
una ventina di nuovi progetti, 6,1 per il mantenimento di quelli già avviati e 2,4 per le attività di
ricerca e sviluppo. Sono almeno sei i progetti minerari di cui il gruppo brasiliano negli ultimi mesi ha
comunicato il rinvio. L'ultimo, forse il più importante, degli annunci è arrivato ieri: l'espansione da 8
miliardi di Carajas Serra Sul (minerale di ferro) in Amazzonia partirà nel 2016 anziché nel 2014. Il
problema sarebbe un ritardo nell'assegnazione dei permessi, in una zona ecologicamente a rischio. Le
licenze ambientali sono al primo posto tra gli «ostacoli che Vale deve fronteggiare per
l'implementazione del suo portafoglio di progetti prima classe». Il comunicato cita anche «carenze di
risorse umane, tensioni sui costi e allungamento dei tempi di esecuzione». Rio Tinto da parte sua
afferma di voler dedicare «almeno 14 miliardi di dollari» a nuovi progetti minerari nel 2012, il 17% in
più rispetto a quest'anno. Dichiara inoltre obiettivi ancora più ambiziosi per lo sviluppo della
produzione di minerale di ferro in Western Australia: 353 invece del precedente target di 333 milioni
di tonn.nel 2015 (dagli attuali 240 milioni circa). Il ceo Tom Albanese che in settembre era stato tra i
primi nel settore ad ammettere che la domanda stava rallentando e che alcuni clienti chiedevano il
rinvio di forniture ha tuttavia rinnovato le sue preoccupazioni. «I continui stress nell'Eurozona e le
prospettive più deboli per l'economia Usa stanno inevitabilmente condizionando l'atteggiamento dei
clienti, che negli ultimi mesi è diventato più negativo». I ribassi superiori al 20% subìti da agosto a
oggi da minerale di ferro, rame e alluminio sono una spina nel fianco: «Nel breve periodo mi
preoccupa il generale indebolimento dei prezzi afferma Albanese perché continuiamo a vedere nello
stesso tempo un'escalation nei costi e valute forti in Australia e Canada». La Cina rischia poi, secondo
il ceo, di risentire prima o poi della crisi nei suoi mercati di esportazione. Alla Cina ha fatto
riferimento in modo esplicito ieri anche il ceo di Bhp Billiton, Marius Kloppers. «La loro industria
siderurgica sta operando a un ritmo chiaramente inferiore ai massimi storici. E in base a quanto ci
dicono i nostri clienti c'è la sensazione che non ci sarano miglioramenti o cambiamenti decisivi ancora
per un po'». RIPRODUZIONE RISERVATA
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_111129_6335_00007.htm[29/11/2011 13.54.03]