Asimmetrie fuori e dentro il mercato del lavoro. Una

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Asimmetrie fuori e dentro il mercato del lavoro. Una
Asimmetrie fuori e dentro il mercato del lavoro.
Una comparazione tra Francia e Italia sui ruoli di
genere e l’attività professionale
Valeria Solesin
1. Riassunto
La
Francia
e
l’Italia
contrastano
rispetto
la
fecondità
e
l’attività
professionale femminile. In Francia, dove nel 2011 circa 65% delle donne
in età lavorativa svolge un’attività professionale, l’indicatore di fecondità si
mantiene elevato e attorno a 2 fgli per donna; in Italia invece solo 50%
delle donne in età lavorativa è occupata e la fecondità si mantiene debole
e non superiore a 1,4 fgli per donna. Alla luce di tali diferenze l’articolo
propone di analizzare quali siano le conseguenze dell’arrivo dei fgli
sull’attività professionale in Francia ed in Italia. Inoltre, saranno descritte le
opinioni di uomini e donne rispetto ai ruoli di genere e la divisione del
lavoro domestico, familiare e professionale. Per rispondere a tali obbiettivi
diverse fonti di dati saranno utilizzate: l’Enquête Emploi en Continu (2011)
per la Francia e la Rilevazione sulle Forze di Lavoro (2011) per l’Italia
consentiranno lo studio dei tassi di occupazione a seconda del sesso e
della presenza di fgli nel nucleo familiare, mentre l’European Value Study
(2008) evidenzierà le principali diferenze culturali tra i due paesi.
2. Francia e Italia: due paesi che si oppongono rispetto
all’occupazione femminile e alla fecondità
Nel Dopoguerra si è assistito in Europa al continuo aumento del tasso di
occupazione femminile, tale fenomeno è stato accompagnato quasi
ovunque dalla diminuzione dell’indicatore congiunturale di fecondità
(OCSE, 2011).
L’aumento dell’attività professionale femminile è stato promosso sin
536
dagli anni '90 dall’Unione Europea (UE) nell’ambito della Strategia Europea
per l’occupazione (SEO). Per tale ragione la questione della conciliazione
tra famiglia e lavoro e -in modo generale- della bassa fecondità è
diventata una delle priorità della Commissione Europea (Dauphine e
Letablier, 2013). Attraverso tre comunicazioni 1, essa ha infatti incoraggiato
gli Stati membri ad aumentare la produttività del lavoro e a modernizzare i
sistemi di protezione sociale allo scopo di favorire l’equilibrio tra sfera
professionale e vita familiare e di permettere alle coppie di avere il numero
di fgli desiderato.
Benché la presenza delle donne sul mercato del lavoro sia ormai
massiva, dei contrasti relativamente importanti esistono tra i paesi
dell’Unione Europea. Alcuni paesi come la Danimarca, la Svezia e il Regno
Unito, registrano dei tassi di occupazione femminile particolarmente
elevati, mentre altri come la Spagna, la Grecia e l’Ungheria manifestano
dei tassi deboli e poco al di sopra del 50% (Eurostat, 2013)
Alla luce di tali diferenze, la scelta di comparare la Francia e l’Italia si
giustifca per diverse ragioni. In primis, si tratta di due paesi che si
oppongono rispetto all’occupazione: la Francia si caratterizza per un tasso
di occupazione femminile relativamente elevato rispetto ai suoi vicini
europei, e di circa il 64,7% nel 2011. L’Italia, invece, ha un tasso di
occupazione molto più debole, poiché solo il 49,9% delle donne in età
lavorativa è realmente occupata (Eurostat, 2013)
Per quanto riguarda la fecondità, la Francia presenta un indicatore di
fecondità di 2 fgli per donna nel 2012 (INSEE, 2014), mentre in Italia nello
stesso anno si contano a pena 1,4 fgli per donna (ISTAT, 2014).
Inoltre, i due paesi si distinguono rispetto alle tradizioni e ai modi di vita.
In Francia, le coppie si sono allontanate da certi comportamenti defniti
come tradizionali: l’istituto del matrimonio ha perso d’importanza a
1 Commissione Europea (2005) Libro verde: “Una nuova solidarietà tra le generazioni
di fronte ai cambiamenti demografci”, COM(2005) 94; Commissione Europea (2006)
Comunicazione “Il futuro demografco dell’Europa, trasformare una sfda in
un’opportunità”, COM(2006) 571 defnitivo; Commissione Europea (2007) Comunicazione
“Promuovere la solidarità fra generazioni”, COM(2007) 244 defnitivo.
537
vantaggio di altre forme di vita in coppia come la convivenza o più
recentemente il PACS2 (patto civile di solidarietà3). Al contrario per molti
aspetti l’Italia resta un paese tradizionale: la maggior parte delle nascite
continua a prodursi all’interno del matrimonio 4 e persiste una profonda
divisione di genere nel lavoro domestico e di cura5.
Infne, per quanto riguarda il contesto istituzionale, in Francia le politiche
familiari sono nettamente più favorevoli che in Italia (Régnier-Loilier e
Vignoli, 2011). Esse consistono in trasferimenti monetari in direzione delle
famiglie che hanno lo scopo di compensare il costo legato ai fgli, e in
misure volte a conciliare la vita familiare e l’attività professionale, come
dei congedi lunghi e ben retribuiti e dei servizi per l’infanzia (Damon,
2008). All’opposto, la politica sociale italiana è estremamente limitata. La
maggior parte delle misure per le famiglie sono di carattere assistenziale
ed hanno l’obiettivo di contrastare la povertà piuttosto che limitare il costo
diretto dei fgli (Saraceno, 2003). Inoltre, i servizi per l’infanzia restano
poco difusi e persistono delle profonde diferenze regionali (ISTAT, 2014).
Alla luce di tali informazioni questo articolo propone di studiare come la
sfera familiare e professionale si articolino in Francia e in Italia. L’approccio
utilizzato è quello della comparazione internazionale bilaterale. L’obiettivo
è di capire quale sia il comportamento di uomini e donne in età
riproduttiva rispetto alla partecipazione al mercato del lavoro. Inoltre,
saranno descritte le conseguenze della presenza di fgli sull’attività
professionale, in particolare, rispetto alla situazione familiare e al numero
di fgli a carico.
Il contributo si strutturerà in due parti. In primo luogo, saranno analizzate
le opinioni di italiani/e e francesi riguardo il rapporto tra famiglia e lavoro.
2 Secondo le stime dell’INSEE (Istituto Nazionale francese di Statistica e Studi
Economici) nel 2012 160 200 Pacs sono stati contratti, contro 246 000 matrimoni.
3 Formalizza l’unione delle coppie di fatto, anche omosessuali.
4 Secondo le stime dell’EUROSTAT, nel 2011 76,6 % delle nascite in Italia si sono
prodotte all’interno di un matrimonio, si tratta di 44,2 % in Francia.
5 Secondo le stime dell’ISTAT, nel 2006 le donne italiane dedicavano 74% del loro
tempo di lavoro totale (retribuito e totale) al lavoro domestico, contro soltanto 26% al
lavoro retribuito.
538
Si tenterà di rispondere a domande quali: qual è l’importanza conferita al
lavoro e alla famiglia in Francia e in Italia? Esistono nella sfera familiare e
professionale dei ruoli prescritti all’uomo e alla donna? Qual è il
comportamento considerato “più” appropriato in presenza di bambini in
età prescolare? E’ lo stesso per gli uomini e le donne? Questa prima parte
permetterà di illustrare il quadro culturale nel quale gli individui agiscono.
In secondo luogo, la comparazione dei tassi di occupazione degli individui
in età riproduttiva permetterà di rispondere alle domande seguenti: quali
sono le conseguenze dell’arrivo dei fgli sull’attività professionale degli
uomini e delle donne in Francia e in Italia? Quali sono i fattori che
determinano una più debole partecipazione delle donne all’occupazione?
Per rispondere a tali domande due diferenti fonti di dati saranno
utilizzate. I dati dell’Indagine europea European Value Study del 2008
permetteranno di studiare le opinioni di uomini e donne italiani e francesi.
I questionari nazionali di quest’indagine hanno il vantaggio di essere
perfettamente comparabili. In seguito, i dati dell’indagine Labur Force
Survey nelle due versioni nazionali (Enquête Emploi en Continu per la
Francia e Rilevazione sulle Forze di Lavoro per l’Italia) del 2011
consentiranno di analizzare le determinanti dell’attività professionale nei
due paesi.
3. La famiglia e il lavoro sono al primo posto nei valori
degli/delle italiani/e e dei/delle francesi ...
Secondo i dati EVS (Cfr. Tabella 1), il lavoro occupa un posto centrale della
vita degli/delle italiani/e e dei/delle francesi in età riproduttiva 6: solo una
minoranza delle persone intervistate -meno del 4% in entrambi i paesidichiara che il lavoro sia “non importante” o “per niente importante” nella
propria vita. Le deboli diferenze tra Francia e Italia dimostrano la forte
valorizzazione del lavoro nelle due società, al punto d’essere tra i paesi
6 È stata selezionata la classe di età 25-49 anni poiché l’età media al parto è di 30
anni in Francia (INSEE, 2014) e di 31,3 in Italia (ISTAT, 2014). Le persone di meno di 25
anni con fgli sono al giorno d’oggi poco numerose.
539
europei a attribuirne la maggiore considerazione (Devoine e Méda, 2008).
Benché il valore del lavoro sia riconosciuto da entrambi i sessi, dal lato
delle donne, esso appare anche come uno strumento che permetta la loro
autonomia (Piazza, 2003; Régnier-Loilier, 2007). In Francia 89,3% delle
donne si ritiene “molto d’accordo” o “abbastanza d’accordo” con
l’afermazione “avere un lavoro è il modo migliore per una donna di essere
indipendente”. In Italia si tratta dell’84,5% delle intervistate. Alla stessa
domanda anche gli uomini dimostrano un’attitudine positiva verso
l’occupazione femminile (86% per i francesi e 82,1% per gli italiani).
Tuttavia è da notare che mentre nel caso della Francia i valori più elevati si
ritrovano nella modalità “molto d’accordo”; in Italia, al contrario, si trovano
nella modalità “abbastanza d’accordo”, ciò vale sia nel caso degli uomini
(17,6% per gli italiani contro 44,2 % per i francesi) che in quello delle
donne (26,4% per le italiane contro 52,5% per le francesi). Dunque, gli
italiani si dimostrano piuttosto tolleranti verso il lavoro femminile senza
però incoraggiarne una vera partecipazione. Tale atteggiamento sembra la
conseguenza della visione strumentale del lavoro femminile che ha
dominato nel corso del dopo guerra. La manodopera femminile infatti è
sempre stata considerata di riserva e secondaria a quella maschile
(Maruani e Meron, 2012; Saraceno, 2003). Questa concezione del lavoro
descrive un modello familiare tradizionale in cui l’uomo è considerato il
“procacciatore” di risorse -the “breadwinner”-, mentre la donna si prende
cura della sfera domestica e familiare (Lewis, 1992).
Sebbene questo tipo di modello sia fortemente messo in discussione in
Europa, quando si hanno dei bambini in età prescolare la presenza delle
donne a casa è ancora valorizzata in Italia e, in misura più debole in
Francia. Infatti, il 72,2% degli italiani e il 71,4% delle italiane si trova
“molto d’accordo” o “abbastanza d’accordo” con l’afermazione “È
probabile che un bambino in età prescolare sofra se sua madre lavora
fuori casa”. In Francia sembra prevalere l’opinione contraria: gli uomini che
ritengono che un bambino piccolo sofra se la madre lavora sono
540
solamente il 35,3%, tale percentuale diminuisce a 27,6% nel caso delle
donne. La separazione tra la madre e il fglio non sembra dunque essere
considerata in modo negativo, i francesi e le francesi dimostrano un’ampia
comprensione verso le madri di bambini piccoli che esercitano un’attività
professionale; ciò sembra ancor più vero se esse stesse lavorano
(Régnier-Loilier, 2007). Tale atteggiamento è confermato dall’idea che
“una madre che lavora fuori casa può stabilire un rapporto caldo e sicuro
con i fgli quanto una madre che non lavora”. Infatti, 64,2% dei francesi e
delle francesi si trova “molto d’accordo” con questa afermazione, mentre
si tratta solo del 18,9% nel caso degli italiani e delle italiane.
Tab. 1 Le opinioni di italiani/e e francesi sulla famiglia e il lavoro, 2008
Francia
Italia
Uomini Donne Totale Uomini Donne
Totale
Per Lei, il lavoro è?
Molto importante
Abbastanza importante
Non importante
Per niente importante
61,2
34,6
3,3
0,8
65,8
31
2,7
0,4
63,5
32,8
3,0
0,6
67,9
30,2
1,0
1,0
58,4
38,7
2,3
0,6
63,2
34,4
1,6
0,8
Molto importante
Abbastanza importante
Non importante
Per niente importante
85,6
12,6
1,5
0,3
92,7
6,1
1,0
0,2
89,2
9,3
1,3
0,2
88,2
11,4
0,0
0,4
96,1
3,6
0,0
0,3
92,1
7,5
0,0
0,3
Avere un lavoro è
indipendente
Molto d'accordo
Abbastanza d'accordo
Contrario
Molto contrario
il modo
Per Lei, la famiglia è?
41,4
44,6
11,4
2,6
migliore
52,5
36,8
6,9
3,7
per una
47,1
40,6
9,1
3,2
541
17,6
64,5
16,1
1,8
donna
26,4
58,5
13,2
1,9
di
essere
22,1
61,4
14,6
1,9
È probabile che un bambino in età prescolare sofra
lavora
fuori casa
Molto d'accordo
10,1
8,7
9,4
12,2
Abbastanza d'accordo
25,2
18,9
22
60
Contrario
35,6
31,8
33,7
26
Molto contrario
29,1
40,6
34,9
1,9
se sua madre
11,1
60,3
25,7
2,9
11,6
60,1
25,8
2,4
Una madre che lavora fuori casa può stabilire un rapporto caldo e
sicuro con i fgli quanto una madre che non lavora
Molto d'accordo
60,8
67,6
64,2
14,4
23,6
18,9
Abbastanza d'accordo
27,6
22,8
25,2
52,6
53,9
53,3
Contrario
8,9
6,8
7,9
27,6
21,2
24,4
Molto contrario
2,8
2,7
2,7
5,4
1,3
3,4
Essere una casalinga consente alla donna di realizzarsi quanto un
lavoro retribuito
Molto d'accordo
16,1
20,3
18,3
6,8
7,1
6,9
Abbastanza d'accordo
34,3
31,2
32,7
38,4
36,6
37,5
Contrario
32,9
29,9
31,4
46,5
45,7
46,1
Molto contrario
16,7
18,5
17,6
8,3
10,6
9,4
Francia
Uomini
Donne
Italia
Totale Uomini
Donne
Totale
In generale i padri sono adatti a seguire i fgli al pari delle madri
Molto d'accordo
Abbastanza d'accordo
Contrario
Molto contrario
52,8
36,3
9,0
1,9
60,6
30,5
7,2
1,7
56,7
33,4
8,1
1,8
17,8
55,8
24,2
2,1
17,1
53,6
27,1
2,3
17,5
54,7
25,6
2,2
Totale assoluto
663
681
1344
338
334
672
Fonte: Elaborazione personale su dati European Social Study, 2008.
Popolazione: persone intervistate tra i 25 e i 49 anni.
Lettura: Tra gli uomini francesi di età compresa tra i 25 e i 49 anni, il 16,1% ha
dichiarato di essere “molto d’accordo” con l’afermazione “Essere una casalinga
consente alla donna di realizzarsi quanto un lavoro retribuito”. Si tratta del 6,8%
nel caso degli uomini italiani tra i 25 e i 49 anni.
In Francia, il rispetto verso il lavoro delle donne con fgli piccoli si
accompagna ad un atteggiamento neutrale nei confronti delle donne che
542
hanno deciso di essere casalinghe. Infatti, il 51,5% delle donne francesi
considera che “essere una casalinga consenta alla donna di realizzarsi
quanto un lavoro retribuito”, tale percentuale si stabilisce a 50,4% nel caso
degli uomini. In Italia, l’atteggiamento di donne e uomini rispetto all’essere
casalinga non è profondamente diverso dal caso della Francia (45,2% e
43,7% rispettivamente). Tuttavia, in Italia secondo i dati d’indagini
nazionali7 circa il 26% delle donne tra i 25 e i 49 anni si dichiara casalinga,
mentre si tratta di solo del 10% in Francia.
In Italia quindi, l’ampio numero di casalinghe e l’opinione negativa verso
il lavoro delle madri in presenza di fgli piccoli, sembrano descrivere un
modello in cui la donna smette di lavorare dopo l’arrivo dei fgli per
riprendere quando i fgli saranno cresciuti. Il desiderio di restare più tempo
con i propri bambini è la ragione principale per la quale si lascia il lavoro a
seguito di una maternità (ISTAT, 2006). Sempre in Italia, l’importanza del
ruolo di casalinga è rinforzato dall’opinione che gli uomini sono meno
capaci delle donne ad occuparsi dei fgli. Infatti, il 29,4% delle donne e il
26,3%
degli
uomini
si
ritiene
“contrario”
o
“molto
contrario”
all’afermazione “in generale i padri sono adatti a seguire i fgli al pari
delle madri”. In Francia, tali percentuali diminuiscono al 8,9% nel caso
delle donne e al 10,9% nel caso degli uomini.
Sebbene il lavoro di cura dei padri sia ancora poco riconosciuto in Italia,
la maggior parte degli uomini e delle donne ritiene che avere dei fgli sia
necessario per sentirsi realizzati8. Tale constatazione vale anche in Francia,
dove il valore dei fgli si manifesta anche con lo scarso numero di donne e
uomini che non hanno discendenti alla fne della loro vita feconda (Breton
e Prioux, 2009). In Francia infatti, tra le donne nate nel 1960 solo il 10%
non ha avuto fgli, mentre in Italia tale percentuale si stabilisce a 15%
(Daguet, 2002; ISTAT, 1997). Ne consegue che in entrambi i paesi si dà un
7 Elaborazioni personali sui dati delle indagini Generations and Gender Survey nelle
due versioni nazionali (Etude des Relations Familiales et Intergénérationnelles del 2005
per la Francia e Famiglia e Soggetti Sociali del 2003 per l’Italia).
8 Non è possibile indicare la cifra eatta poiché la domanda è stata posta
diversamente a uomini e donne.
543
forte valore alla famiglia. Le persone che dichiarano che la famiglia sia
“importante” o “molto importante” sono praticamente l’unanimità in
Francia (98,5%) e in Italia (99,6%). Nei due contesti, sono sopratutto le
donne a dichiarare che la famiglia sia “molto importante”; la diferenza
uomo-donna si stabilisce a 7 punti percentuali in Francia e 8 in Italia. In
Francia, tale afezione è dimostrata dalla reale moltiplicazione delle forme
familiari (Damon, 2006), mentre in Italia il modello familiare dominante
resta quello della coppia sposata (ISTAT, 2011).
In generale, il lavoro e la famiglia sono all’apice dei valori di italiani/e e
francesi. Tale evidenza nasconde tuttavia delle diferenze tra i due paesi.
In Italia si riscontrano delle opinioni più contraddittorie: benché il lavoro
sia valorizzato dagli uomini e dalle donne, l’occupazione femminile rimane
strumentale alle fasi del ciclo di vita. L’idea infatti è che la donna debba
mettere da parte la propria attività professionale quando i fgli sono ancora
in età prescolare, ciò allo scopo di garantire il benessere della famiglia.
Inoltre, l’opinione rispetto ai ruoli di uomini e donne rimane tradizionale: la
madre in quanto genitrice è dotata di un savoir-faire di cui l’uomo è
sprovvisto.
Nonostante negli ultimi anni gli uomini si dimostrino più coinvolti nelle
responsabilità di cura (ISTAT, 2008), continuano ad essere le madri a
prendersi carico della maggior parte degli obblighi familiari.
Al contrario, in Francia, il lavoro delle donne è incoraggiato in tutte le fasi
del ciclo di vita, anche in presenza di fgli piccoli. Tuttavia, in ragione
dell’importanza conferita alla famiglia, l’inattività femminile può essere
accettata in talune situazioni, come la presenza di fgli in età prescolare. In
modo globale, i/le francesi si mostrano più benevoli degli/delle italiani/e
rispetto ai diversi modi di vita, ne deriva una minore segregazione dei ruoli
di genere in Francia. Gli uomini appaiono infatti più disponibili -nelle
opinioni- a prendersi carico del lavoro di cura dei fgli.
Alla luce di tali risultati appare necessario analizzare come le situazioni
familiari possano nei fatti infuenzare la partecipazione di uomini e donne
544
al mercato del lavoro. Nei paragraf seguenti saranno analizzati i tassi di
occupazione degli individui in età riproduttiva allo scopo di capire in quale
misura le opinioni che dominano in un contesto dato, possano infuenzare
il reale comportamento delle persone. Avanziamo l’ipotesi che in Italia, in
ragione di una visione più “tradizionale” del lavoro delle donne,
l’articolazione tra famiglia e lavoro in presenza di fgli piccoli nel nucleo
familiare si caratterizzi da una forte specializzazione dei ruoli di genere:
l’uomo si consacrerà al lavoro retribuito, mentre la donna si dedicherà alla
cura dei fgli. Invece, in Francia dove l’atteggiamento nei confronti
dell’attività professionale femminile è positiva anche in presenza di fgli in
età prescolare, la conciliazione tra famiglia e lavoro dovrà apparire più
egualitaria tra i sessi per quanto concerne la divisione delle responsabilità
familiari e professionali.
4. ... Ma nei fatti, l’impegno di uomini e donne nelle due
sfere, risulta squilibrato, in Francia come in Italia
In generale, la partecipazione degli uomini e delle donne all’attività
professionale è infuenzata da diversi fattori: da un lato, le norme e le
aspettative sulla riproduzione infuenzano la partecipazione delle persone
al
mercato
del
lavoro,
dall’altro
fattori
congiunturali
e
strutturali
determinano una maggiore o minore oferta di lavoro.
In Francia come in Italia, gli uomini sono più spesso occupati rispetto alle
donne (Cf. Tabella 2). Nel 2011, il tasso di occupazione 9 degli uomini tra i
25 e i 49 anni è di 87% in Francia e 82,8% in Italia. Per quanto riguarda le
donne, 76,4% delle francesi è occupata contro il 59,9% delle italiane. Ciò
dimostra una maggiore partecipazione degli uomini alla sfera pubblica,
benché il lavoro sia considerato importante da entrambi i sessi.
9 Il tasso di occupazione si ottiene dal rapporto tra gli occupati di una certa classe di
età e la rispettiva popolazione della stessa classe di età il tutto moltiplicato per cento
(Defnizione
ISTAT:
http://noi-italia2014.istat.it/index.php?
id=7&L=0&user_100ind_pi1[id_pagina]=96&cHash=fb2053968f4b111cc5eb8731600a86f
4)
545
Tab. 2 Tasso di occupazione di uomini e donne in età compresa tra i 25 e i 49
anni, secondo la presenza e l’età dei fgli nel nucleo
Francia
Italia
Uomini
Donne
Uomini
Donne
Senza fgli
81,7
80,2
77
65,8
Con fgli*
91,6
74,2
88,9
55,5
di cui:
Senza fgli di meno di 6 anni
92,9
80,8
87,1
55,9
Con fgli di meno di 6 anni
90,4
66,6
91
55
Totale
87,0
76,4
82,8
59,9
Fonte: Elaborazione personale su dati Enquête Emploi en Continu, INSEE 2011 e
Rilevazione sulle Forze di Lavoro, ISTAT 2011.
Popolazione: individui tra i 25 e i 49 anni, Francia Metropolitana e Italia.
Lettura: In Francia, l’87% degli uomini di 25-49 anni è occupato.
*Si tratta di fgli di età inferiore ai 18 anni in Francia e inferiore ai 20 in Italia.
La diferenza tra i tassi di occupazione maschile e femminile risulta
particolarmente profonda in entrambi i contesti. Tuttavia, si nota anche
che gli italiani hanno una minore partecipazione al mercato del lavoro dei
francesi, ciò è dovuto alla mancanza di lavoro in Italia la quale si esprime
attraverso un tasso di inattività maschile più elevato che in Francia (10,8%
nel caso degli italiani contro 5,6% per i francesi).
Per quanto riguarda la presenza di fgli nel nucleo familiare, essa ha un
ruolo importante nella partecipazione all’attività lavorativa. Nel caso degli
uomini descrive una maggiore presenza sul mercato del lavoro. Infatti, in
entrambi i paesi, i padri di famiglia hanno dei tassi di occupazione
sistematicamente superiori a quelli degli uomini senza fgli. Gli italiani con
fgli hanno un tasso di occupazione dell’ 88,9% contro il 77% degli italiani
senza fgli (scarto di 11,8%). In Francia, il 91,6% dei padri è occupato,
contro l’81,7% degli uomini senza fgli (scarto di 10%). Per gli uomini il
lavoro sembra dunque una precondizione all’arrivo dei fgli: avere un
lavoro stabile e ben remunerato favorisce la decisione di fondare una
famiglia in Francia (Brachet, Letablier e Salles, 2010) come in Italia
(Vignoli, Drefahl et De Santis, 2012).
546
Se si guarda alle donne, quelle senza fgli sono più spesso occupate
rispetto a quelle con fgli. In Francia, la diferenza tra i tassi di occupazione
è più debole che in Italia, poiché l’80,2% delle donne senza fgli è
occupato, contro il 74,2% delle donne con fgli (scarto di 6%). In Italia
invece, il 65,8% delle donne senza fgli ha un impiego, contro il 55,5%
delle donne con fgli (scarto di 10%).
Dunque è in Italia che si registrano le maggiori diferenze a seconda della
presenza o meno di fgli nel nuclo familiare. Questa constatazione vale sia
nel caso degli uomini che in quello delle donne.
In Francia invece, in ragione dell’arrivo dei fgli sono soprattutto gli
uomini a modifcare il loro comportamento. È tuttavia da notare che in
questo contesto, in assenza di fgli, si è di fronte ad una quasi simentria
nel comportamento lavorativo di uomini e donne (tasso di occupazione di
80,7% per gli uomini contro 80,2% per le donne). Nel caso dunque di
coppie senza fgli, il principio di eguaglianza sembra essersi afermato.
Come già detto, in Italia la minor presenza delle donne sul mercato del
lavoro è accompagnata da un’opinione negativa verso la partecipazione
delle donne con fgli in età prescolare al lavoro. Tale opinione non sembra
peró rifettersi nei comportamenti di fatto, infatti tra le donne di età 25-49
anni, quelle che hanno dei fgli di meno di sei anni sono occupate nella
stessa misura che le madri di fgli di età superiore ai sei anni (55% contro
55,9%).
All’opposto, in Francia, benché il lavoro delle donne sia incoraggiato in
tutte le fasi del ciclo di vita, si nota che le donne con fgli in età prescolare
sono meno spesso occupate delle donne senza fgli di età inferiore ai sei
anni (66,6% contro 80,8%). Nel caso degli uomini, invece, la presenza di
fgli di meno di sei anni nel nucleo familiare non modifca profondamente
la loro partecipazione al mercato del lavoro.
Difatti in Francia, gli uomini con fgli in età prescolare hanno un tasso di
occupazione solo di poco inferiore rispetto gli uomini senza fgli di meno di
sei anni (90,4% contro 92,9%), mentre in Italia tale presenza sembra
547
favorire la partecipazione degli uomini all’attività professionale, infatti il
91% dei padri di bambini di meno di sei anni è occupato, contro l’87,1%
degli uomini senza fgli in età prescolare.
Per riassumere, in Francia, in presenza di fgli piccoli nel nucleo familiare
sono soprattutto le donne a modifcare il loro comportamento, in Italia
invece, sono gli uomini che si impegnano di più nella sfera professionale,
mentre le donne, già poco presenti nel mercato del lavoro, vedono
diminuire solo marginalmente il loro tasso di occupazione.
Ne consegue che in entrambi i paesi sono le donne ad occuparsi
maggiormente dei fgli. In Francia, l’opinione favorevole verso il lavoro
delle donne anche in presenza di fgli piccoli, viene parzialmente messa in
discussione nei fatti: il tasso di occupazione delle madri fgli di meno di sei
anni è infatti sensibilmente inferiore a quello delle madri di bambini più
grandi (scarto di 14,2%). In tale contesto dunque, occuparsi della famiglia
quando ci sono dei fgli piccoli sembra essere connotato da una visione
positiva la quale permette di legittimare un periodo di inattività (Chaufaut
e Domingo, 2011).
Se da un lato la presenza di fgli nel nucleo familiare permette di spiegare
in parte la variazione nella partecipazione al mercato del lavoro, dall’altro,
il numero di fgli costituisce un secondo fattore che infuenza i diversi tassi
di occupazione.
In entrambi i paesi, per gli uomini, il tasso di occupazione è poco
sensibile al numero di fgli (vedi tabella 3): è elevato in coincidenza di un
solo fglio (91,4% per i francesi e 87,7% per gli italiani), aumenta per il
secondo (93,1% per i francesi e 90,5% per gli italiani) e infne diminuisce
leggermente per le nascite di ordine terzo o successive (88,6% per i
francesi e 85,7% per gli italiani).
Al contrario, la partecipazione delle donne è estremamente sensibile al
numero di fgli nel nucleo familiare: la maggior parte delle madri di un solo
fglio sono occupate (79,4% delle francesi e 59,2% delle italiane), tuttavia i
tassi diminuiscono rapidamente in presenza di un secondo fglio (77% per
548
le francesi e 54% per le italiane) ed in particolare per le nascite di ordine
terzo e successive (55,6% per le francesi e 30,1% per le italiane).
Tab. 3 Tasso di occupazione degli uomini e delle donne di età compresa tra i 25 e
i 49 anni, secondo il numero dei fgli presenti nel nucleo
Francia
Italia
Uomini
Donne
Uomini
Donne
Con un fglio*
91,4
79,4
87,7
59,2
Con due fgli*
93,1
77,0
90,5
54,0
Con tre fgli o più* 88,6
55,6
85,7
30,1
Fonte: Elaborazione personale su dati dell’Enquête Emploi en Continu, INSEE
2011 e della Rilevazione sulle Forze di Lavoro, ISTAT 2011.
Popolazione:individui tra i 25 e i 49 anni con fgli, Francia Metropolitana e Italia.
Lettura: In Francia, 91,4% degli uomini di 25-49 anni con un fglio è occupato.
*Si tratta di fgli di età inferiore ai 18 anni in Francia e inferiore ai 20 in Italia.
La comparazione tra le donne francesi e le donne italiane permette di
mettere in evidenza due aspetti: in primis, le italiane sono meno spesso
occupate che le francesi, qualsiasi sia la loro situazione familiare. Ciò
nonostante, in entrambi i contesti si verifca una brusca diminuzione dei
tassi di occupazione in coincidenza di una terza nascita. Per le madri di
famiglie
numerose
l’articolazione
lavoro-famiglia
sembra
dunque
confgurarsi come una “non conciliazione” poiché sono innumerevoli le
donne che escono dal mercato del lavoro. Tuttavia, è necessario essere
cauti nell’interpretazione di tale dato, potrebbero infatti essere le donne
meno integrate nel mercato del lavoro a desiderare una famiglia
numerosa, ció allo scopo di giustifcare la propria inattività.
Se si tenta di calcolare l’efetto congiunto dell’età e del numero di fgli
nel nucleo familiare (Cf. Tabella 4), ci si rende conto che in Italia,
nonostante un’opinione negativa rispetto al lavoro delle donne in presenza
di fgli piccoli, aver un solo fglio di meno di sei anni non sembra essere un
pericolo per l’attività professionale; queste madri hanno infatti la stessa
probabilità di essere occupate rispetto alle madri di due fgli in età
compresa tra sei e vent’anni. Inoltre, in presenza di due fgli, di cui il più
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piccolo di età inferiore ai sei anni, la probabilità di avere un lavoro
retribuito diminuisce ma solo debolmente (odds ratio 0,8), diminuisce
invece in modo importante in presenza di tre fgli, qualsiasi sia la loro età.
Infne, le madri di una famiglia monogenitoriale moltiplicano per due la
loro probabilità di essere occupate rispetto alle donne che vivono in
coppia.
In
Francia,
le
madri
di
bambini
di
meno
di
sei
anni
hanno
sistematicamente meno probabilità di essere occupate rispetto alle madri
di bambini di età compresa tra sei e diciassette anni. Inoltre, la probabilità
di avere un lavoro retribuito diminuisce sensibilmente anche quando una
madre ha due fgli di cui il più giovane di meno di sei anni, rispetto ad una
donna che ha due fgli di età compresa tra sei e diciassette anni. In
presenza di tre fgli, la probabilità di essere occupata piuttosto che inattiva
è molto debole, sia nel caso in cui i tre fgli abbiano più di sei anni (odds
ratio di 0,4), sia in quello in cui almeno un fglio sia in età prescolare (odds
ratio
0,2).
Essere
madre
di
famiglia
monogenitoriale
diminusice
leggermente la probabilità di essere occupata (odds ratio 0,7) rispetto ad
una donna in coppia.
Senza sorpresa, in entrambi i contesti possedere un titolo di studi elevato
favorisce nettamente (odds ratio di 2,4 per Francia e Italia) la presenza
delle madri con fgli sul mercato del lavoro.
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Tab. 4 Probabilità per una madre di essere occupata versus inattiva secondo
alcune caratteristiche (regressione logistica – odds ratio)
Francia
n.s.
Italia
Un fglio di meno di 6 anni
0,5
1
Un fglio tra i 6 e i 17 anni*
Due fgli di cui almeno uno di meno di 6 anni
Due fgli tra i 6 e i 17 anni* (riferimento)
1,1
0,4
1
1,1
0,8
1
Tre fgli tra i 6 e i 17 anni*
0,4
0,8 n.s.
Tre fgli di cui almeno uno di meno di 6 anni
Famiglie monogenitoriali
Coppia con fgli (riferimento)
Livello di istruzione elevato**
Livello di istruzione medio (riferimento)**
Livello di Istruzione basso**
0,2
0,7
1
2,4
1
0,4
0,5
2,2
1
2,4
1
0,3
Fonte: Enquête Emploi en Continu, INSEE 2011 e Rilevazione sulle Forze di
Lavoro, ISTAT 2011.
Popolazione: donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un fglio nel nucleo familiare di
meno di 18 anni in Francia Metropolitana e di meno di 20 anni in Italia.
Signifcatività: n.s. non signifcativo alla soglia del 5%.
Lettura: in Italia, le madri di una famiglia monoparentale hanno una probabilità di
essere occupate di 2,2 volte superiore rispetto alle madri che vivono in coppia.
* Nel caso dell’Italia si tratta di fgli di meno di 20 anni.
** Livello di istruzione: elevato = superiore alla maturità/baccalauréat; medio =
superiore al diploma di licenza media/brévet d’études; basso = inferiore o uguale
al diploma di licenza media/brévet d’études.
In Francia, la diminuzione della partecipazione delle donne al lavoro
retribuito in presenza di fgli piccoli è spiegata dall’esistenza di una misura
statale per l’accudimento dei bambini di meno di tre anni (il complemento
di libera scelta di attività, complément de libre choix d’activité, CLCA) che
incoraggia uno dei due genitori a cessare la propria attività professionale.
Tale prestazione, sebbene faciliti la scelta tra continuare a lavorare o
smettere momentaneamente, occuparsi del proprio bambino o ricorrere ai
servizi per l’infanzia, sembra polarizzare il comportamento di uomini e
donne rispetto al lavoro. Le donne infatti sono nella maggior parte dei casi
le benefciarie. In queste condizioni, la conciliazione tra famiglia e lavoro,
appare come una specializzazione temporanea dei ruoli nella coppia.
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