Modelli collaborativi per l`innovazione di successo

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Modelli collaborativi per l`innovazione di successo
Percorsi erratici CISE Camera di comm di Forlì Cesena
Nuovi percorsi per l’innovazione
Forlì 18 giugno 2013
MODELLI COLLABORATIVI PER
L’INNOVAZIONE DI SUCCESSO
Enzo Rullani
Centro TeDIS, Venice International University, Venezia
t.Lab, CFMT, Milano
Laboratorio Network RLN, Venezia
www.rullani.it
INNOVARE VUOL DIRE
METTERSI IN VIAGGIO PER
1) de-costruire l’esistente
… prendendo le distanze dal passato
2) esplorare il possibile
… scegliendo dei compagni di viaggio che
credono nella meta condivisa
3) progettare e realizzare il futuro
desiderato e prescelto
… sperando molto nella
4) serendipity
MA QUELLO CHE CONTA E’ PARTIRE …
L’ESPERIENZA SEDIMENTATA DEL
PASSATO NON BASTA
C’è infatti innovazione e innovazione:
- l’innovazione incrementale è di routine (rinnova il
vecchio senza cambiarlo)
- ma non basta: in periodi di transizione occorre
passare dai vecchi modelli di business a modelli
diversi
- serve l’innovazione radicale che riposiziona
l’azienda sul mercato, o apre nuove linee di
business
L’innovazione radicale TUTTAVIA:
a) non si porta avanti da soli;
b) richiede il sostegno delle forze sistemiche
che alimentano la transizione verso il nuovo
paradigma emergente
LA DOMANDA DI INNOVAZIONE
OGGI PONE UN PROBLEMA CHE VA
OLTRE L’ORDINARIA
AMMINISTRAZIONE
IL MONDO IN RIVOLUZIONE
NIENTE SARA’ PIU’ COME PRIMA
Quote % su produzione manifatturiera mondiale
PAESI
Cina
India
Brasile
Russia
2000
8,3
1,8
2,0
0,7
2007
14,0
2,9
2,6
2,1
2011
21,7
3,3
3,5
2,3
BRIC totale
12,8
21,6
30,9
3,1
3,9
4,0
Stati Uniti
Giappone
24,8
15,8
18,4
9,4
14,5
9,4
UE-15
25,7
27,1
21,0
6,6
4,1
4,0
3,5
2,0
7,4
4,5
3,9
3,0
2,5
6,3
3,3
2,9
2,0
1,7
Corea (sud)
Germania
Italia
Francia
Regno Unito
Spagna
* Dati Global Insight, elaborazioni CSC, a prezzi e dollari
costanti
DOBBIAMO SCALARE UN MURO
Un sistema fuori equilibrio
Comparazione dei costi del lavoro tra diverse aree concorrenti
nell’economia globale, anno 2011*
Norvegia
Svizzera
Danimarca
Svezia
Germania
Australia
Finlandia
Austria
Olanda
Francia
ITALIA
Giappone
USA
Regno Unito
64,1
60,4
51,7
49,1
47,4
46,3
44,1
43,2
42,3
42,1
36,2
35,7
35,5
30,8
Spagna
Nuova Zelanda
Singapore
Grecia
Israele
Corea
Argentina
Rep. Ceca
Portogallo
Brasile
Taiwan
Ungheria
Polonia
Messico
Filippine
28,4
23,4
22,6
21,8
21,4
18,9
15,9
13,1
12,9
11,6
9,3
9,2
8,8
6,5
2,0
* Compensation costs orari (paga + oneri nella media dei
dipendenti della manifattura) in dollari USA (BLS, Department
of Labor, USA, dec 19, 2012)
Fuori dal campo visivo sono per ora rimaste Cina e
India
CINA e INDIA sono due elefanti entrati nel negozio delle
cristallerie …. che ora cominciano a cadere
Costi orari del lavoro «compensation costs» rilevati dal Department
of Labor US
Anno
2003
CINA
- Aree urbane
- Aree non urbane
% su costo USA
INDIA
…….
2006
2007
2008
0,62
1,07
0,44
2,2%
0,81
1,47
0,53
2,7%
1,06
1,83
0,64
3,4%
1,36
2,38
0,82
4,2%
0,81
0,95
1,17
NA
Un piccolo confronto: ITALIA 2011 = 36,2
* Compensation costs orari pagati nella manifattura in dollari USA
(BLS, Department of Labor, USA, dec 19, 2012)
Una nuova economia
sta prendendo forma
LUOGHI E FLUSSI
DELLA CONOSCENZA GLOBALE
IL PROBLEMA DI OGGI: RIPOSIZIONARE IL SISTEMA
ITALIANO NELLA NUOVA DIVISIONE DEL LAVORO
POST-2000
- L’origine dello tsunami: una parte crescente della
conoscenza impiegata nella produzione è diventata
MOBILE = CODIFICATA (può essere facilmente trasferita
e riprodotta in contesti diversi da quelli di origine)
- Le conoscenze che diventano facilmente trasferibili e
facilmente riproducibili sono fatalmente attratte dalle
localizzazioni in cui i fattori (lavoro, ambiente, energia, fisco,
vincoli) COSTANO MENO
- Il trasferimento può essere fatto da multinazionali che
cercano di ridurre i loro costi (andando a produrre certe
cose altrove), dalla ricerca di fornitori esteri a basso costo
cui delegare in outsourcing certe fasi o funzioni delle filiere,
da nuovi competitors (produttori locali) che imitano,
copiano o importano tecnologie e prodotti esterni, da
imprese localizzate nei paesi low cost che comprano aziende
e know how in Europa o negli Usa
- Lo slittamento di conoscenze e attività verso i paesi low cost
condanna le imprese e i lavoratori che rimangono nei
paesi high cost ad un serio riposizionamento sul mercato
LA MOBILITA’ DELLA CONOSCENZA E’ DESTINATA A
CRESCERE
- La maggiore mobilità della conoscenza è dovuta ai
cambiamenti nel modo di produrre e di consumare:
- il legame più diretto della pratica con automatismi
astratti (scienza, algoritmi, modelli, realtà virtuale o
simulata)
- la modularizzazione della produzione in molte filiere
- l’uso universale delle ICT, di Internet e dei media
- l’affermazione di standard e codici di uso generale
- lo sviluppo di linguaggi formali condivisi nella
tecnologia, nella contabilità, nel diritto, nella
comunicazione, negli stili di vita
- La caduta del comunismo (post-muro = 1989) ha unificato
il mercato globale e standardizzato maggiormente le
regole
- Gli investimenti già fatti (in capitale umano, ricerca,
infrastrutture, macchine) e quelli in corso che aumentano la
capacità di assorbimento dei paesi emergenti
LA RISPOSTA (POSSIBILE)
PER SCALARE IL MURO
CI SERVE UNA SCALA
USARE IL POTENZIALE DELLA CONOSCENZA
La conoscenza produce valore (e innovazione) in due modi
diversi e complementari:
A) generando nuove idee (nuove visioni del mondo,
nuovi significati e linguaggi, nuove soluzioni tecniche
o organizzative ecc.) = la CONOSCENZA GENERATIVA
fornisce idee originali, diverse da quelle pre-esistenti, il cui
uso diminuisce i costi o aumenta le utilità di una filiera
produttiva (valore del singolo uso = v) = LOCALIZZATA
B) Allargando al massimo il loro bacino di uso
(riproduzione della stessa macchina, dello stesso
prodotto, della stessa soluzione, della stessa
procedura organizzativa) = la CONOSCENZA
REPLICATIVA produce valore perché per ognuno dei
successivi ri-usi (n) genera un valore v in presenza di costi
nulli o comunque bassi = MOBILE
La conoscenza replicabile nasce localizzata, ad opera
della conoscenza generativa, ma si propaga nel
mondo producendo un surplus di valore, che in parte
torna nel luogo di origine
COSTRUIRE LA FILIERA GLOBALE DELL’INNOVAZIONE
L’innovazione nasce da un nucleo di conoscenza
generativa ancorato alle persone e al contesto di
esperienza = imprese innovative localizzate
La conoscenza generativa traduce l’innovazione in un
MODELLO REPLICABILE (soluzione tecnica, macchina,
prodotto, lavorazione, significato ecc.) = codificazione
Il modello replicabile viene propagato nel mondo da reti
commerciali, marchi , brevetti e altre risorse di relazione =
filiera globale
La propagazione moltiplica i ri-usi e questo – siccome il riuso della conoscenza costa zero – genera un surplus di
valore
Il modello replicativo dopo aver moltiplicato il valore
prodotto viene imitato o superato da altri modelli,
perdendo valore (banalizzazione)
Una parte del surplus prodotto prima della svalorizzazione
torna nel luogo di origine (appropriazione) e
rialimenta l’accumulazione di conoscenza generativa per
successive innovazioni
PROFITTO CORRENTE E POTENZIALE: MICROMACRO
L’innovazione è un atto, ma anche un percorso che
nasce da certi presupposti e che genera una serie
di effetti a partire dalle filiere esistenti
Ogni innovazione genera un profitto corrente
(valore = ricavi meno costi) ma, anche, un
potenziale di valore per il futuro (quando le
applicazioni si saranno estese al massimo possibile
e il sistema si sarà adattato)
Il profitto corrente si ha attraverso i cambiamenti che
l’innovazione introduce fin dall’inizio nella filiera e
nei modelli di business delle singole imprese
Il potenziale si manifesta invece quando le
innovazioni puntuali si traducono in innovazioni
di sistema (cambiamenti nella filiera, nuovi
enzo rullani
paradigmi complessivi)
L’INNOVAZIONE DELLE FILIERE E DEI
MODELLI DI BUSINESS DELLE
IMPRESE
passa attraverso
nuovi usi della conoscenza
enzo rullani
Conoscenza e innovazione: due
nomi per la stessa cosa?
L’innovazione richiede la conoscenza e
viceversa
Eppure non sono la stessa cosa perché
mettono l’accento su due fatti diversi:
l’innovazione sottolinea l’atto che rompe
l’equilibrio precedente (DISCONTINUITA’)
la conoscenza mette l’accento sul
processo che precede e segue quell’atto
(PROPAGAZIONE)
enzo rullani
FILIERA COGNITIVA: dall’economia
dell’innovazione all’economia della
conoscenza
Conoscenza
acquisita
utilizzata
Propagazione
a monte
Produzione di
nuova Kn
Innovazione
Conoscenza
Propagazione
a valle
Filiera
enzo rullani
MA QUALI SONO LE CAUSE
DELL’INNOVAZIONE?
enzo rullani
L’innovazione entra a far parte dell’economia
come variabile ESOGENA che turba
temporaneamente un equilibrio (Schumpeter
I)
Ma come si fa a ENDOGENIZZARLA?
= Problema irrisolto
Se si pensa che l’innovazione sia un
fenomeno path dependent, dotato di
memoria, se ne deduce che l’innovazione
apre un percorso che porta i FIRST
MOVERS ad accumulare vantaggi
irrecuperabili fino ad arrivare al
MONOPOLIO
NELLA REALTA’ L’INNOVAZIONE NON E’
CUMULATIVA
Non sono soltanto i LEADER ad innovare ma
anche:
a) i NUOVI ENTRANTI, magari di piccola
dimensione, che si adattano alle esigenze del
mercato più rapidamente degli altri;
b) i FOLLOWERS che possono importare
conoscenze altrui a basso costo
In tutti i campi importanti le innovazioni
fondamentali non sono quasi mai fatte
dalle imprese leader ma spesso sono
fatte da altri (nuovi entranti o inseguitori).
I leaders poi acquistano spesso gli
innovatori che hanno avuto successo
enzo rullani
GESTIRE LA DISCONTINUITA’
PER VIVERE NELLA TRANSIZIONE SENZA SOCCOMBERE E ANZI
UTILIZZANDONE LA FORZA TRASFORMATRICE OCCORRE
disporre di conoscenza generativa in quantità e qualità
adeguate. Ma, per questo, servono:
1) rilevanti investimenti a rischio = SOLO COSI’ LO STOCK
DI CONOSCENZA GENERATIVA DISPONIBILE PER LE
PERSONE E PER I CONTESTI PUO’ CRESCERE compensando
le perdite dal lato del lavoro replicativo
2) Impieghi efficaci della conoscenza generativa posseduta, tali
da fornire un differenziale di valore pari al differenziale
di costo da compensare = SOLO COSI’ CI SI PUO
SOTTRARRE ALLA CONCORRENZA DI COSTO DEI PAESI
EMERGENTI
QUESTE DUE CONDIZIONI NON SONO AFFATTO DATE , ANZI ..
La crisi spinge verso adattamenti inerziali e per investimenti
basati su risultati a breve
Le persone, le imprese e i paesi devono riposizionarsi, non
solo difendere e conservare l’esistente
Viviamo in un mondo a COMPLESSITA’
crescente
PERDITA DI
CONTROLLO
sui processi
avviati
Paesi emergenti
(Cina, India, …)
Finanza
Dal mondo dei
BISOGNI
a quello dei
DESIDERI
Libertà
soggettiva di
scelta
Circuiti che
AMPLIFICANO
e energie
LATENTI
Mass media
Mode, stili di vita
Tecnologia
Cresce la COMPLESSITA’
Ossia
la VARIETA’, la VARIABILITA’ e
l’INDETERMINAZIONE del mondo
Per fronteggiare la complessità, usiamo la
CONOSCENZA : in due forme diverse
La conoscenza ORDINA il
mondo per renderlo
RIPRODUCIBILE
=
CONOSCENZA
REPLICABILE
Intelligenza
tecnica
MACCHINE
La conoscenza GENERA
NUOVI MONDI aumentando
lo SPAZIO DELLE
POSSIBILITA’ =
CONOSCENZA GENERATIVA
Intelligenza
fluida
PERSONE
SI IMPARA A VIAGGIARE SULL’ORLO DEL
CAOS
ALTERNANDO REPLICAZIONE E CREATIVITA’
INNOVAZIONE E APPRENDIMENTO SONO I
MEZZI CON CUI POSSIAMO ORIENTARCI
NELLA COMPLESSITA’
• Se la conoscenza è perfettamente codificata l’apprendimento
che la propaga ad altri usi può essere ISTRUTTIVO = si
impara ad eseguire un compito seguendo le istruzioni codificate
e le norme di uso
• se è imperfettamente codificata serve un apprendimento
ADATTIVO che modifica la soluzione e l’ambiente di impiego
in modo da renderli compatibili: serve l’intervento
dell’intelligenza di persone o imprese che facciano questo tipo di
innovazioni
• se la precedente conoscenza viene usata per esplorare nuove
possibilità o per portare avanti progetti di world making,
l’apprendimento che serve è di tipo CREATIVO
L’ordine non è innovativo ……
Una situazione ordinata tende a risolvere sempre gli stessi
problemi fornendo le stesse soluzioni: è una soluzione a
basso costo se il mondo è controllabile e le varianti non
previste possono essere escluse o corrette
PRIMA DELLA MODERNITA’, LA SOCIETA’ PRE-INDUSTRIALE
HA COSTRUITO UN ORDINE IN CUI IL RISPETTO DELLA
TRADIZIONE (ossia dell’autorità, della religione, degli
anziani, dei rituali e delle abitudini) ERA L’UNICO
COMPORTAMENTO LEGITTIMO
LA MODERNITA’ HA ROTTO CON QUESTO ORDINE
TRADIZIONALISTA, LEGITTIMANDO L’INNOVAZIONE
ATTRAVERSO IL PRINCIPIO DIMOSTRATIVO. Ma, a sua
volta, ha immaginato come proprio punto di arrivo UN
MONDO RAZIONALE, ORDINATO IN MODO
DETERMINISTICO ATTRAVERSO LA SCIENZA E IL CALCOLO
RAZIONALE.
enzo rullani
MA NON E’ RIUSCITA A REALIZZARLO
……… ma nemmeno il caos
Una situazione caotica favorisce lo sviluppo di novità ma
le rende irrilevanti perché transitorie e plurali
NELLA CULTURA POST-MODERNA si immagina un
mondo in cui le novità e le varianti SI SUCCEDONO A
GETTO CONTINUO E NON CONSERVANO MEMORIA DI
QUELLO CHE E’ STATO O CHE DOVREBBE ESSERE
Ma il post-moderno è troppo costoso e rischioso per poter
esistere da solo. Esso può in realtà svilupparsi solo
perché dissipa le risorse generate DAL MONDO
ORDINATO DELLA MODERNITA’, con la sua scienza, le
sue macchine, il suo calcolo deterministico
enzo rullani
LA MODERNITA’ NON E’ MORTA, MA, PER USARE BENE LA
RICCHEZZA CHE HA GENERATO, DEVE IBRIDARSI CON
POST-MODERNO, CREANDO UNA ZONA CREATIVA CHE
STA SOSPESA TRA L’ORDINE E IL CAOS
MA CHE COS’E’ LA CREATIVITA’? In letteratura,
la creatività è un concetto definito in negativo
Un processo di problem solving è definito creativo se
contraddice i tre modi canonici di trovare soluzioni:
la TRADIZIONE = soluzioni ad hoc che diventano
routines da replicare per effetto dell’autorità, della
religione e dell’abitudine (pre-modernità)
il CALCOLO = soluzioni efficienti che sono
selezionate, in base ad un calcolo deterministico dei
mezzi, da una macchina o da un algoritmo di
ottimizzazione (prima modernità)
enzo rullani
l’ORGANIZZAZIONE = soluzioni ad hoc che sono
definite e realizzate attraverso il potere di
comando in un’organizzazione o attraverso il
negoziato con le controparti interessate (fordismo
maturo)
TRE MODI DI OSTACOLARE IL NUOVO
-
L’uso della tradizione riduce la complessità
ammessa alla sola varietà che è stata
selezionata. Ogni novità alternativa viene
proibita o ostacolata (innovare non è legittimo)
-
L’uso del calcolo abbatte i costi per le
soluzioni standard (riproducibili) e tende ad
ostacolare ogni innovazione imprevista
(innovare troppo aumenta la varietà e riduce i
volumi)
-
L’uso dell’organizzazione rende costosa la
ricerca di ogni singola soluzione, creando
un’inerzia da sunk costs e da path
dependence (innovare non è conveniente)
enzo rullani
QUESTI TRE METODI DI CONTROLLO DELLA COMPLESSITA’
OGGI NON FUNZIONANO PIU’ BENE
La creatività in positivo
In positivo la creatività è un metodo per GOVERNARE LA
COMPLESSITA’ (varietà, variabilità, indeterminazione)
ECCEDENTE LE CAPACITA’ DI CONTROLLO DI TRADIZIONE,
CALCOLO e ORGANIZZAZIONE.
Lo sviluppo della modernità (scienza, tecnica, macchine) ha
messo in moto un motore che genera in continuazione
complessità eccedente i nostri mezzi di controllo. Oggi
verifichiamo la crisi della modernità e l’emergere di varietà,
variabilità e indeterminazione he entrano nella vita di
imprenditori, lavoratori e consumatori
Con la creatività questi soggetti cercano di iniziare un
viaggio lungo e incerto, in cui la meta è:
esplorare lo spazio del possibile;
dare un senso condiviso al viaggio
costruire un mondo abitabile
enzo rullani
IL TUTTO CON L’USO DELLA CONOSCENZA E DELLE
SUE STRAORDINARIE CAPACITA’
Per usare la conoscenza bisogna
imparare a sfruttare il suo potere
moltiplicativo
enzo rullani
• La conoscenza è una risorsa che non si consuma
con l’uso: può essere riprodotta, ri-usata e
trasferita ad altri a costo zero (se codificata) o
con costi limitati se poco o per niente codificata
• Il suo valore cresce col numero dei ri-usi
(moltiplicatore) e questo si accresce attraverso il
processo di specializzazione reciproca = usare
la conoscenza altrui invece che auto-produrla
• la faccia negativa di questo processo è che se si
dipende dalla conoscenza fornita da altri si assume
il rischio di un loro comportamento negativo in
termini di qualità, scadenze, collaborazione alle
innovazioni
L’INTERDIPENDENZA VA ORGANIZZATA
L’INNOVAZIONE E’ IMPREVEDIBILE MA HA
DELLE PREMESSE COGNITIVE ANALIZZABILI
L’atto di innovazione ha bisogno di:
avere ACCESSO alle migliori conoscenze
disponibili, grazie alla propria capacità di
assorbimento (PROPAGAZIONE A MONTE);
di USARE IN MODO CREATIVO le conoscenze
acquisite, arricchendole con la propria intelligenza e
originalità
di MOLTIPLICARE il numero degli usi e dunque il
valore ritraibile dall’impiego della conoscenza
originale prodotta (PROPAGAZIONE A VALLE)
di CONTROLLARE il processo in modo da
rendersi scarsamente sostituibile e catturare una
parte del surplus co-prodotto nella filiera
enzo rullani
Come l’innovazione produce
valore attraverso la conoscenza
ACCESSO
CREATIVITA’
Capacità di
assorbimento
Innovazioni
d’uso
Le quattro leve della propagazione
MOLTIPLICAZIONE
CONTROLLO
Moltiplicazione
degli usi
Appropriazione
del surplus
enzo rullani
DUE FORME DI PROPAGAZIONE
LA PROPAGAZIONE NASCE DA UNA
INNOVAZIONE FONDAMENTALE E GENERA UN
FLUSSO DI ULTERIORI INNOVAZIONI
Non ci sono punti di inizio del processo, ma la
propagazione degli usi avviene sommando molti
piccoli passi in un ciclo cumulativo che allarga il
numero dei ri-usi nel tempo e nello spazio
PROPAGAZIONE LINEARE che moltiplica gli
usi a costo zero
PROPAGAZIONE RIFLESSIVA che modifica le
sue premesse apprendendo dagli ostacoli che
incontra
enzo rullani
Le leggi del valore discendenti dalla
propagazione
L’impresa innovativa genera valore non tanto
inventando cose nuove ma propagandole nella
filiera produttiva da un uso all’altro, da un
utilizzatore all’altro:
processo moltiplicativo (economie di scala nello spazio e
nel tempo)
non solo trasferimento, ma apprendimento (ruolo attivo di
chi apprende, rigenerando le conoscenze altrui)
economia di filiera (divisione del lavoro tra diversi
specialisti)
la condivisione non regolata della conoscenza destabilizza la
filiera: necessità di una governance della distribuzione del
valore ottenuto
enzo rullani
IN PASSATO: la propagazione che c’è
stata in Italia
ACCESSO
Macchine,
Lavoro specializzato,
imitazione
CREATIVITA’
Flessibilità, piccole serie
Creatività personale
Conoscenze informali sedimentate nei luoghi
MOLTIPLICAZIONE
Distretti,
catene di subfornitura
enzo rullani
CONTROLLO
Posizionamento
nelle filiere locali, fiducia,
copiatura reciproca
OGGI: serve una propagazione diversa
ACCESSO
CREATIVITA’
Linguaggi formali,
Ricerca, reti lunghe
Reti distributive
globali
marchi, multiculturalità
Che cosa manca (e rimane da fare)
MOLTIPLICAZIONE
Reti globali aperte
a monte e a valle
CONTROLLO
Specializzazioni
Eccellenti, canali
esclusivi di relazione
enzo rullani
L’ITALIA NEL FILM CHE ABBIAMO VISTO FINORA
IL TALLONE D’ACHILLE DEL MODELLO ITALIANO:
PROPAGAZIONE SENZA INVESTIMENTO
scarso investimento in capitale intellettuale
scarso investimento in capitale relazionale
E INVECE C’E’ STATO un massiccio
sfruttamento di
capitale sociale = intellettuale e relazionale
accessibile a costo zero nei sistemi locali
enzo rullani
NUOVE ALLEANZE: partnership cercasi
Le imprese italiane hanno bisogno di nuovi riferimenti
strategici a scala internazionale in due campi:
- Investimenti in capitale relazionale (reti
distributive, marchi, garanzie, ICT, sistemi di
gestione, codici condivisi)
- investimenti in capitale intellettuale (ricerca,
formazione, sperimentazione delle innovazioni,
condivisione delle conoscenze di base)
- E hanno bisogno di partecipazioni al
finanziamento e al rischio delle loro proiezioni
verso l’immateriale e il globale
enzo rullani
CHE COSA POSSIAMO APPORTARE AI
PARTNERS POTENZIALI
ACCESSO
USO CREATIVO
Accoppiare
le relazioni
personali al sapere
formale
Disponibilità
ad ascoltare,
creatività
negli usi
Che cosa manca (e rimane da fare)
MOLTIPLICAZIONE
Filiere
multilocalizzate
altamente flessibili
e reattive
enzo rullani
CONTROLLO
Marchi glo-cal,
Distribuzione
globale
Comunità di senso
COSE DA FARE
Il nostro modello di specializzazione cognitiva si è formato in
modo da essere complementare a quello, diciamo, della
Germania, del Giappone o degli Stati Uniti (paesi ad
alto costo del lavoro)
Oggi, in questa funzione, siamo diventati concorrenti
dell’Est Europa, della Cina e degli altri paesi emergenti
e non siamo in grado di reggere questa concorrenza vista
la differenza di costo del lavoro
IL SISTEMA ITALIANO DOVRA’ TRASFORMARSI IN MODO
DA DIVENTARE COMPLEMENTARE RISPETTO AD EST
EUROPA E CINA, e con la Germania, il Giappone e gli
Stati Uniti potrà competere o cooperare
Ma quanto tempo ci vorrà? E con quanti disoccupati?
Abbiamo bisogno di alleati già forti per fare, insieme, quegli
investimenti che servono per riposizionarci sul mercato
enzo rullani
COSE DA NON FARE
Inseguire i concorrenti low cost sul loro terreno (la
concorrenza di prezzo, la spirale della
compressione dei costi che riduce l’investimento
immateriale e globale)
Credere che i dazi arresteranno la piena
Dare alle piccole imprese compiti impossibili
Pensare che i distretti siano morti mentre si
stanno trasformando in filiere multilocalizzate
Aver paura delle delocalizzazioni
Avversare la trasformazione della manifattura
in industria intelligente (in cui la conoscenza
sta nel cervello delle persone e non nelle
macchine o nel software)
enzo rullani
L’INNOVAZIONE DI SISTEMA
passando da
un paradigma
ad un altro
enzo rullani
IL MIRACOLO DELLA MOLTIPLICAZIONE
COGNITIVA: CROCE E DELIZIA DELLA
MODERNITA’
1. L’ECONOMIA PRE-MODERNA (fino alla
rivoluzione indusstriale di fine settecento)) USA
LA CONOSCENZA INFORMALE ED EVOLUTIVA
prodotta dall’esperienza, nonostante alcuni passaggi
chiave di codificazione (linguaggio, scrittura) e di
replicazione (stampa)
= n basso, investire in conoscenza non rende, la
conoscenza non è una risorsa economica ma
militare, medica, religiosa, politica ecc.. In economia
viene usata la conoscenza prodotta
dall’apprendimento evolutivo (senza investimenti
progettati allo scopo)
2. LA MODERNITA’ HA INVENTATO UN TIPO DI
CONOSCENZA PENSATA FIN DALL’INIZIO PER ESSERE
RIPRODUCIBILE = la scienza e lo ha fatto per il
principio dimostrativo di Galileo (riproducibilità degli
esperimenti) = legittimazione
IL MIRACOLO LO FANNO GLI AUTOMATISMI
• L’economia moderna, con la rivoluzione industriale, scopre il
miracolo della RIPRODUCIBILITA’ A COSTO ZERO ottenuta
propagando conoscenza codificata che non richiede
l’intervento interpretativo dell’intelligenza umana
• Il moltiplicatore aumenta in modo rilevante la produttività
del lavoro che produce conoscenze, programmi,
soluzioni standard (replicabili), e del lavoro di
complemento (che svolge i compiti preparatori e operazioni
sinergiche con le macchine)
• I precedenti mestieri e metodi di produzione vengono
spiazzati e progressivamente eliminati
• La modernità estrae dalla conoscenza generativa una forte
base di conoscenza replicabile (codificata) e la incorpora in
CONTENITORI MATERIALI standard:
Le macchine
I prodotti fisici
Il dischetto di software
L’algoritmo risolutore
Il manuale di chimica
I programmi e i modelli replicabili
Le procedure e le routines organizzative
LA GRANDE ILLUSIONE:
L’ARTIFICIALIZZAZIONE DEL MONDO
Perché la replicazione funzioni bisogna che il mondo reale sia
reso ARTIFICIALMENTE:
-STANDARD per quanto riguarda gli oggetti
-IMPERSONALE per quanto riguarda le idee e i
comportamenti
-PREVEDIBILE E CALCOLABILE nei suoi svolgimenti
= serve un MONDO a BASSA COMPLESSITA’ (varietà
variabilità, indeterminazione)
MA: Macchine, prodotti standard, metodi impersonali, tecniche
astratte
CONTRASTANO CON LA NATURA NON-STANDARD DEL
MONDO PRE-MODERNO
= un mondo dominato dall’UNICITA’ delle persone, dei luoghi,
dei mestieri, delle esperienze, delle comunità
La modernità per affermare la sua logica replicativa deve
dunque distruggere un mondo di rapporti concreti e
differenziati sostituendoli con forme standard di vita, di
produzione e di lavoro = ARTIFICIALIZZAZIONE del
lavoro, del consumo, delle città e dei prodotti trainata dai
COSTI che si riducono con l’uso di kn replicabile e di
energia artificiale
FORZA E DEBOLEZZA DEGLI AUTOMATISMI REPLICATIVI
La modernità usa la potenza degli automatismi replicativi che trovata
una soluzione efficiente, la replicano all’infinito con tre grandi vantaggi,
in termini di costi:
-ri-usano la stessa conoscenza a costo zero;
-consentono l’impiego di macchine e algoritmi replicativi (o di
lavoro low cost) al posto dell’intelligenza complessa del lavoro
qualificato;
-rendono prevedibili, programmabili e controllabili (dall’alto) i
comportamenti di tutti gli attori e di tutte le operazioni
Per sfruttare queste possibilità, la modernità crea un AUTOMATISMO
per ognuna delle diverse sfere di azione e lo mette in moto per
ottenere un aumento lineare e costante di performances (più
prestazioni, meno costi) in quel campo:
-La scienza espande la sfera del sapere affidabile («verità»)
-La tecnologia espande le prestazioni dei mezzi (potenza)
-Il mercato aumenta la produttività (best practices)
-Il calcolo imprenditoriale ottimizza l’uso dei mezzi (efficienza)
-Le procedure organizzative replicano soluzioni efficienti (routines)
-Le norme giuridiche generali e astratte regolano i comportamenti in
modo standard e prevedibile/controllabile
GLI AUTOMATISMI NEL LORO CAMPO AUMENTANO L’EFFICIENZA MA
CONTEMPORANEAMENTE HANNO EFFETTI DISSIPATIVI SUL RESTO
E … LA NOSTRA MENTE NON E’ FATTA PER ADATTARSI ALLA
REPLICAZIONE E ALLA BASSA COMPLESSITA’ DEI MONDI
ARTIFICIALI
La riduzione della complessità e la delega delle scelte agli
automatismi va avanti per due secoli, passando attraverso due
paradigmi dominanti:
- nel corso dell’800, il capitalismo mercantile impiega le
macchine per tutte le operazioni semplici o semplificate
artificialmente, trasforma il lavoro in tempo-lavoro astratto,
crea grandi mercati nazionali (e coloniali) MA i suoi guadagni di
costo sono limitati perché UTILIZZA GRANDI MACCHINE
ISOLATE che meccanizzano solo alcune delle operazioni della
filiera (i prodotti agricoli di base, i mattoni, le lamiere, i tessuti,
la birra ecc.) = tutto il resto rimane affidato al lavoro e ad
operazioni non meccanizzate
- dal 1900 al 1970, il fordismo estende l’artificializzazione della
vita e della produzione perché con le sue tecniche (energia
elettrica ubiquitaria, parcellizzazione delle operazioni complesse,
lavorazioni sequenziali in linea) rende meccanizzabili anche
operazioni molto complesse (come la produzione di
un’automobile) = i costi vengono abbattuti aumentando il grado
di meccanizzazione e i volumi prodotti da grandissime imprese
verticalmente integrate = E’ il trionfo dell’ORGANIZZAZIONE
E DEI GRANDI SISTEMI (Stato del welfare, grandi imprese)
dove trionfa l’impersonalità
ALLA FINE LA COMPLESSITA’ RIEMERGE E GLI
AUTOMATISMI VANNO IN TILT
Dagli anni ‘70 in poi, questo sforzo di semplificazione e
controllo i rivela illusorio: la complessità da fronteggiare
cresce e inceppa gli automatismi
A)
L’internazionalizzazione americana crea conflitti in Europa e in
Asia
B) Il dollaro si svaluta quasi a metà dopo 20 anni di stabilità
C) I consumatori superano la soglia della necessità e diventano
imprevedibili
D) Il lavoro cessa di subire ed eseguire semplicemente le
direttive (autunno caldo)
E) Le tecnologie diventano trasversali (robot, ICT) e sfuggono al
controllo dei leader di settore
IL RISULTATO E’ UN SISTEMA INSTABILE E IMPREVEDIBILE in
cui i processi replicativi diventano in parte impossibili, e in parte
controproducenti = RIGIDITA’ E COSTI AFFONDATI
-Al posto dell’integrazione verticale si procede verso
l’outsourcing e verso il downsizing = filiere esterne
-Al posto dei grandi volumi di prodotti standard si affermano
prodotti on demand (personalizzati), di nicchia, con cicli di
vita sempre più brevi e erratici, oppure prodotti di moda e/o
di qualità (lusso, stile, design, high tech ecc.)
-Al posto delle piramidi organizzative si affermano modelli
orizzontali (SBU), alleanze o reti (collaborative)
EMERGONO NUOVI PARADIGMI PRODUTTIVI, CHE
SFRUTTANO LA COMPLESSITA’ INVECE DI SUBIRLA
La complessità (varietà, variabilità, indeterminazione) cresce in
modo esponenziale e mette in crisi il paradigma precedente (il
fordismo)
INIZIA UNA TRANSIZIONE = CRISI DA MISMATCHING
quando il passato non funziona più e il futuro non funziona
ancora
Modello: la rivoluzione industriale prima e la crisi del ‘29 poi
Il mis-matching si cura costruendo le parti ancora mancanti del
nuovo paradigma, ma questo richiede visione del futuro e il
tempo necessario a cambiare modelli di business e istituzioni
Dopo il 1970
DUE NUOVI PARADIGMI, DUE NUOVI MIS-MATCHING
-La prima risposta è il capitalismo della flessibilità (19702000) che recupera l’intelligenza personale di milioni di
imprenditori di piccola scala organizzati nel territorio (distretti
industriali) e nelle catene di fornitura
-La seconda risposta emerge dal 2000 in poi, per effetto delle
ICT e della caduta del mondo di Berlino: è il capitalismo
globale della conoscenza
1970-2000: CAPITALISMO DELLA
FLESSIBILITA’
•
•
•
•
Il capitalismo della flessibilità sviluppa modi di produzione che
permettono di espandere a costi ragionevoli la varietà, la
variabilità e l’indeterminazione, e al tempo stesso di trarne
vantaggio in termini di maggior valore creato per gli users
I modelli tipici di questo paradigma sono tre:
– il modello giapponese (forniture just in time, lean production,
lavoro a vita, grandi imprese all’export);
– il modello italiano (distretti industriali, piccole imprese,
imprenditorialità personale, ruolo connettivo e cognitivo del
territorio)
– il modello americano (impresa estesa, investimenti diretti
all’estero, de-industrializzazione ma con la permanenza della
grande impresa e di un forte investimento in R&S)
Altri paesi di buona tradizione fordista (Germania, paesi nordici) si
trovano in difficoltà negli anni ottanta e novanta. Rispondono
adottando forme di flex-sicurity sul mercato del lavoro, senza
ridurre di molto le prestazioni del welfare fordista, e puntando sul
lavoro qualificato e sull’export tecnologico
In America negli anni ‘90 si sviluppa la new economy, modello
California (rapida crescita e proliferazione di nuove imprese ICT dai
tanti «garages» adiacenti alle Università)
DOPO IL 2000: CAPITALISMO GLOBALE DELLA
CONOSCENZA
Il paradigma post-2000 è caratterizzato per il superamento
delle strutture territoriali chiuse (nazionali e locali) a causa dei
nuovi mezzi di comunicazione che riducono la barriera della
distanza e del superamento del confine tra mercato
capitalista ed economie collettive del socialismo modello
URSS
Dopo la caduta del muro di Berlino (1989) e con lo sviluppo
della web economy, la transizione verso il nuovo PARADIGMA è
mossa dall’energia di quattro GRANDI ONDE, cariche di
VALORE POTENZIALE e perciò dirompenti rispetto agli
equilibri precedenti
1.
2.
3.
4.
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI
L’IPER-CONNESSIONE DI TUTTI CON TUTTO
LA CREAZIONE DI MONDI (worldmaking) DA
ATTREZZARE E ABITARE PER VIA TECNOLOGICA O
SIMBOLICA
LA RI-PERSONALIZZAZIONE CHE CONSENTE DI
ESPLORARE LIVELLI CRESCENTI DI COMPLESSITA’
3. QUESTO E’ IL MOTORE CHE GENERA VALORE PER QUELLE
IMPRESE che si organizzano in modo da poter sfruttare
l’energia delle quattro onde = SURFING
IL “MOTORE” che genera VALORE: le 4 GRANDI ONDE
che forniscono energia alla transizione in corso
1. SFRUTTARE LA GLOBALIZZAZIONE che dà accesso alle
grandi differenze di costo o di capacità tra luoghi, con una
divisione del lavoro entro le nuove filiere globali in
formazione
2. USARE L’IPER-CONNESSIONE (ICT, Internet) per
smaterializzare (apps, modelli, design, marchi, spot
pubblicitari), moltiplicare e propagare la conoscenza
replicabile e per creare interazione e co-innovazione a
distanza per la conoscenza generativa
3. CREARE MONDI attraverso il cambiamento tecnologico e la
costruzione di linguaggi e significati condivisi,
in modo da costruire un ambiente di vita e di lavoro
artificiale ma di qualità, corrispondente ai desideri dei suoi
abitanti
4. RI-PERSONALIZZARE la produzione, il consumo, la
finanza, la cittadinanza usando l’intelligenza fluida delle
persone per espandere la varietà, la variabilità e la
libertà di scelta di tutti gli operatori della filiera, compresi i
consumatori finali
SURFING: CAVALCARE LE ONDE, seguendo
però la propria rotta
Mettere le persone, le imprese e i territori in grado di
agganciare le 4 onde ricavandone valore:
separare conoscenza generativa e
replicativa all’interno delle filiere globali (con la
smaterializzazione e la costruzione di una rete
estesa di relazioni), assegnandole a luoghi e
funzioni differenti per sfruttare le differenze e i
moltiplicatori globali
mantenere il controllo di funzioni critiche e
non sostituibili nelle filiere globali, per catturare
una quota importante del surplus co-prodotto (con
innovazioni originali e relazioni esclusive)
organizzare in forma collaborativa (rete) la
filiera e la propria funzione, in modo da
superare i limiti delle proprie conoscenze e
dimensioni
LA TRAMA CONNETTIVA DEL
CAPITALISMO GLOBALE DELLA
CONOSCENZA
RETI, SENSE-MAKING, PERSONE
TRE FORME DI ORGANIZZAZIONE
DELL’INTERDIPENDENZA COGNITIVA
enzo rullani
• La specializzazione è l’asse portante della
MODERNITA’, che ha creato un tipo di conoscenza
nuova: la CONOSCENZA RIPRODUCIBILE = fatta
per essere riprodotta
• La scienza nel 600-700 si afferma grazie al
principio dimostrativo (Galileo) = riproduzione
dell’esperimento
• L’economia di impadronisce di questo principio
(moltiplicatore del valore) e lo usa organizzando il
MERCATO (capitalismo dell’800), poi la
GERARCHIA (fordismo del ‘900) della grande
impresa, poi il TERRITORIO (distretti 1970-2000)
e infine la RETE di imprese (oggi) che combina
autonomia e interdipendenza
IN TUTTI I CASI SI PROPAGA LA CONOSCENZA
UNA CHIAVE DI ACCESSO:
LE RETI TRA IMPRESE
= collaborazione stabile tra più
imprese che consente uina affidabile
divisione del lavoro cognitivo
Usare le reti: la potenza produttivistica
del moltiplicatore
• Se la specializzazione in rete (tra 5 operatori) porta
ciascun operatore a ridurre di 5 volte l’ampiezza del campo
cognitivo su cui investe e il peso degli investimenti richiesti
• gli scambi (commercio), il bacino di ri-uso e il valore
generato dall’impiego della conoscenza posseduta crescono
anch’essi di 5 volte
• ……. e di quasi 5 volte cresce la produttività, intesa
come valore generato da un’ora di lavoro (o da un euro di
capitale) spesa nella produzione di conoscenza, visto che la
maggior parte di costi di produzione e di propagazione della
conoscenza impiegata sono fissi
Domanda conseguente:
DI QUANTO AUMENTERA’ IL PROFITTO
SULL’INVESTIMENTO FATTO?
QUATTRO MODI DI PRODURRE VALORE ATTRAVERSO
L’APPRENDIMENTO IN RETE
• CO-INNOVAZIONE = si mettono insieme risorse
complementari per affrontare problemi più complessi di quelli
affrontabili singolarmente e per avere accesso rapidamente al
sapere altrui
• SPECIALIZZAZIONE RECIPROCA = focalizzando le
proprie competenze su core competences differenti, si riduce
l’investimento e si aumentano i rendimenti
• CONDIVISIONE DELLE ECCEDENZE COGNITIVE = si
mettono insieme le eccedenze cognitive che ciascuno possiede e
non usa
• ALLARGAMENTO DEL BACINO DI IMPIEGO = si
sfruttano le capacità di presidio di altri per aumentare i
moltiplicatori di uso delle conoscenze di ciascuno (su altri campi, in
altri mercati, per altri usi ecc.)
PER AUMENTARE LA PRODUTTIVITA’ DEGLI ASSETS
IMMATERIALI NON BASTA LAVORARE IN RETE, BISOGNA
FARE UNA DI QUESTE COSE O UN INSIEME DI ESSE
Che cosa è in sostanza una RETE: la trama
su cui la conoscenza si propaga
COMUNICAZIONE
LOGISTICA
interpreta la conoscenza
che cambia contesto
Trasferisce la conoscenza
nello spazio e nel tempo
Linguaggi, significati e
codici condivisi
Trasporti, Stocks,
ICT, Internet
GOVERNANCE
Regola i diritti e i doveri
dello scambio o della
condivisione
Diritti di proprietà, contratti, consorzi,
fiducia, reciprocità, dono
Verso un sistema di relazioni A TRE
LIVELLI
Per organizzare la divisione del lavoro servono
legami di diversa natura, da usare in modo
COMPLEMENTARE
1.FILIERA OPERATIVA (divisone del lavoro
nelle fasi e funzioni del processo produttivo)
2.RETE COGNITIVA (divisione del lavoro
nella produzione e nell’uso delle
conoscenze)
3.CLUSTER DI PROSSIMITA’ (divisione del
lavoro nelle relazioni non separabili dal
contesto territoriale)
I TRE LIVELLI OPERANO INSIEME
In buona parte filiera operativa, rete cognitiva e
cluster di prossimità si sovrappongono (ad
esempio nell’impresa fordista = circuito
proprietario, o nel distretto industriale =
sistema locale
Ma oggi tendono a differenziarsi per effetto
della dilatazione delle reti nello spazio globale
In questo sistema complesso di relazioni
devono distribuirsi funzioni che richiedono un
diverso mix di CONOSCENZA GENERATIVA
e la CONOSCENZA REPLICATIVA
Ciascuna impresa va alla ricerca delle
complementarità operative, cognitive e
contestuali nel suo sistema di relazioni
LE FILIERE CHE HANNO PRESO FORMA IN
PASSATO, OGGI SI STANNO ALLARGANDO E
INTEGRANDO CON NUOVI MEZZI
Le filiere (insieme alle reti e ai clusters) costituiscono
l’OSSATURA INVISIBILE del nostro sistema produttivo,
che nelle rappresentazioni statistiche e teoriche sembra
fatto solo di imprese e di settori
Le 4500 medie imprese italiane (nella manifattura)
delegano all’esterno (alla filiera dei tanti fornitori e
distributori) il 79% del valore che producono per i loro
clienti
Non è sempre stato così: nel fordismo le filiere, reti e
clusters erano endogene alla grande impresa (integrazione
verticale)
Nel capitalismo distrettuale filiere, reti e clusters erano
addensati in un luogo
Oggi le filiere si allargano e si integrano con nuovi mezzi
per legare locale e globali, materiale e immateriale
secondo la logica del capitalismo globale della
conoscenza
ECONOMIA E SOCIETA’ DELLA TRANSIZIONE
CAMBIANO LE FORME ORGANIZZATIVE E I
SOGGETTI IN CAMPO NELL’AZIONE SOCIALE
Il futuro è già qui: basta saperlo
riconoscere e alimentare
L’instabilità genera una condizione di rischio diffuso che non
deve essere affrontato ex post con rimedi eccezionali (interventi
dei governi, ammortizzatori sociali) ma deve essere considerato
ex ante, costruendo un sistema di relazioni che è in grado di
distribuire e condividere il rischio (flessibilità dei sistemi
produttivi, prezzi e compensi legati ai risultati, partecipazione a
progetti di innovazione condivisa)
I modelli di business delle imprese cambiano per aumentare la
produttività facendo leva sulla conoscenza (moltiplicatori e
worldmaking): intraprendenza delle persone e delle comunità
che mettono in azione imprese organizzate in filiere, reti, clusters
territoriali
la produzione di valore deve uscire dalla traiettoria della
crescita lineare (dissipativa) per organizzare un processo di
sviluppo riflessivo, che sia in grado di rigenerare le proprie
premesse materiali e motivazionali (prendono valore le idee prima
che i prodotti materiali, e attraverso le idee il loro significato per
l’ambiente, gli stili di vita, le comunità di appartenenza)
DALLE PIRAMIDI ALLE RETI
La transizione in corso
Bassa complessità
Alta complessità
Intelligenza tecnica
Intelligenza fluida
Rete proprietaria
Rete aperta
CAPITALISMO DELLE
PIRAMIDI
CAPITALISMO DELLE
RETI
DA UN PARADIGMA DI MODERNITA’ AD UN
ALTRO
CAPITALISMO DELLE
PIRAMIDI
CAPITALISMO DELLE
RETI
La conoscenza è solida: si
accumula entro il
perimetro proprietario
della piramide. La crescita
orizzontale serve ad
aumentare in verticale
l’altezza della piramide
La conoscenza è liquida:
si propaga da un nodo
all’altro della rete,
sviluppandosi in
orizzontale più di quanto
faccia in verticale
CAMBIA L’ ORGANIZZAZIONE
LA PIRAMIDE E’
LA RETE E’
• GEOMETRICA (detta la forma • PLASMABILE (priva di forma
propria)
all’ambiente)
• PESANTE, rigida (massicci
investimenti)
• LEGGERA, flessibile (pochi
investimenti distribuiti)
• al CENTRO (canali
convergenti, dall’esterno
all’interno)
• in PERIFERIA (canali paralleli o
divergenti, che esplorano lo spazio del
nuovo e del possibile)
• un GRANDE SISTEMA
AUTOREFERENTE, isolato
dall’ambiente esterno e
concentrato sulle sue regole
interne
• una COSTELLAZIONE DI PICCOLE
UNITA’ tenuta insieme dall’AUTOORGANIZZAZIONE
CAMBIA LA TECNOLOGIA
LA TECNOLOGIA DELLA
PIRAMIDE E’
• la GRANDE FABBRICA
programmata dall’altro e
standardizzata
• il MAINFRAME, che alimenta
il centro EDP della grande
impresa o della grande banca
• i MASS MEDIA che portano
al consumo prodotti standard
in grandi volumi
LA TECNOLOGIA DELLA RETE E’
• la FILIERA formata da molti
specialisti autonomi che si
coordinano tra loro
• il PERSONAL computer in rete
(INTERNET), collegato ad un insieme
potenzialmente infinito di altri
• il TELEFONINO, il lavoro MOBILE, il
consumo AUTO-ORGANIZZATORE
Il punto critico:
AUMENTARE L’INVESTIMENTO IN:
• Capitale
intellettuale = conoscenza:
ricerca, istruzione, formazione, esperienza,
brevetti
• Capitale relazionale = reti:
comunicazione, logistica e garanzia
L’IMPRESA RICORRE AI SERVIZI E AGLI
SPECIALISTI ESTERNI (filiera = 79% di
outsourcing)
CAMBIA LA PROFESSIONALITA’ DEL LAVORO
(competenze e formazione corrispondenti)
CHI FARA’ QUESTI INVESTIMENTI?
Lo stato (ricerca, scuola, …) = ma il bilancio
pubblico non consente di fare troppo
Le famiglie (istruzione) = ma conviene?
L’impresa (R&S, competenze, reti, marchi, brevetti
…) = ma solo se il turnover si riduce e se diventa
possibile una carriera interna
Il lavoratore (learning by doing, formazione,
carriera, comunità professionale) = ma solo se il
contratto di lavoro lo permette e se ci sono
garanzie sul riconoscimento delle competenze
acquisite in termini di occupabilità futura
(certificazione delle competenze, comunità
professionali)
IL CROCEVIA:
SENSO, LEGAME, VALORE
In condizioni di complessità la CONOSCENZA
NON VIENE ALIMENTATA SOLO DAL MERCATO
O SOLO DAL COMANDO
SERVE DI MEGLIO E DI PIU’
Occorre mobilitare l’attenzione, la passione, il
senso di responsabilità e di appartenenza,
l’emulazione interpersonale
L’INNOVAZIONE PASSA PER LA
RISCOPERTA DELLE
PERSONE, DELLE COMUNITA’ E DEI
TERRITORI
come risorse nella produzione di valore
LA NUOVA SFIDA: la crescita della complessità
nel capitalismo globale della conoscenza
1.
Il treno della modernità è andato avanti dritto verso la
creazione di un mondo artificiale disegnato in base a
standard e a regole impersonali, fino alla crisi del
fordismo (anni settanta)
2.
Per replicare era necessario ridurre (artificialmente) al
minimo la complessità (varietà, variabilità,
indeterminazione), creando una esigenza di controllo e
programmazione sul mondo che si è rivelata impossibile da
realizzare
3.
Nell’universo postfordista che emerge dagli anni settanta in
poi la complessità cresce e hanno successo quelle forme
organizzative che riescono a sopravvivere e lavorare in
condizioni di alta varietà, variabilità, indeterminazione con
risposte flessibili e creative ad un mondo complesso
Tornano di moda le persone e i legami sociali
1.
2.
3.
4.
Si capisce allora che la modernità meccanica, replicativa,
aveva un carattere fondamentalmente dissipativo,
destinato a creare situazioni insostenibili e di crisi
La nuova modernità che può uscire dalla crisi e guidare
verso la costruzione di un futuro credibile diventa
riflessiva, o almeno ci prova
Le risorse chiave per vivere in situazioni instabili e
complesse sono oggi l’intelligenza fluida degli uomini e la
condivisione del senso, che permette di ritirare la
delega agli automatismi e di correggerli e indirizzarli
La modernità che torna ad essere riflessiva (invece che
soltanto replicativa) recupera tutte le forme di intelligenza
collettiva che rendono possibile la flessibilità e la creatività
sociale (reti interpersonali, unicità territoriali, cultura,
ecologie, storia, reti sociali di significati condivisi)
USCIRE DALLA CRISI SI PUO, MA BISOGNA FARLO IN MODO
DA PREPARARE UN FUTURO SOSTENIBILE
Un futuro sostenibile può essere costruito al
crocevia tra risorse della replicazione e risorse
della condivisione riflessiva
SENSO
Passaggio dai bisogni ai
desideri
Senso nel lavoro, nel
consumo, nella produzione
LEGAME
Condivisione della
conoscenza, dei commons e
dei rischi
Reti, cooperazione,
capitale sociale, dono
VALORE
Investire in conoscenze che
sono sostenibili solo se
replicate
Ibridazione con mercato, welfare
pubblico, reti profit per moltiplicare il
valore del servizio offerto
Il crocevia tra senso, legame, valore genera
continuamente significati nuovi
1.
in risposta alla domanda di senso, lo scambio di utilità
(mercato) e la norma pubblica (servizio, regolazione) si
affiancano con l’appartenenza comunitaria, la
condivisione etica, il principio di responsabilità e
reciprocità
2.
In risposta alla domanda di legame il rapporto di
indipendenza (privato) o di dipendenza (pubblico) evolve
verso i LEGAMI DEBOLI delle reti di dialogo, interazione,
comunicazione, personalizzazione
3.
in risposta alla domanda di valore il calcolo di
convenienza economica ad assumere il rischio di
investimento si associa con la voglia di esplorare il
futuro, di assumere rischi comuni, di mettere in
valore i commons della conoscenza sociale e dell’ecologia
naturale
Ma gli automatismi della modernità servono
ancora, purchè non comandino sul resto
•
•
•
•
Creazione di senso e costruzione di legami vanno bene per
esplorare le situazioni complesse e nuove: ma sono
costosi in termini di tempo, di attenzione, di
investimenti richiesti
Per giustificare l’investimento affettivo e finanziario
richiesto, bisogna usare tutto ciò che è standardizzabile e
riproducibile in modo efficiente, ossia riducendo al
minimo i costi = per operazioni a bassa complessità
occorre usare gli automatismi della modernità (tecnologia,
macchine, mercato, calcolo, procedure e norme astratte)
Bisogna anche trasformare il senso e i legami in un
valore differenziale, spendibile sul mercato
Il mercato - e con esso la tecnica, il calcolo ecc. - non
sono dunque da contrapporre alla logica del senso, del
legame e del valore utile (soggettivo), ma devono essere
usati in sinergia, senza delegare agli automatismi il
controllo totale della situazione
Come è affollato il crocevia (1)
Portatori di SENSO = NOI cambieremo il
mondo
• l’Impresa Responsabile, il produttore ecologico,
la Banca Etica, il professionista che segue una
deontologia
• Software open source: volontariato del
programmatore intelligente
• Wikipedia: enciclopedia universale fatta da tutti
noi
• Welfare: assistenza agli anziani, ai malati, ai
disabili ecc.
• Associazioni culturali, estetiche, ludiche, religiose
ecc. che si ritrovano per fare esperienza insieme
= danno significato (senso) al FARE
INSIEME per uno scopo comune
Come è affollato il crocevia (2)
Portatori di LEGAME = noi e gli ALTRI
• La famiglia: volontariato basato sul legame parentale
• La rappresentanza degli interessi
• la cooperazione sociale che parte dai bisogni e crea i
legami necessari per rispondervi
• la cooperazione produttiva che mette a fattor comune
l’interesse per forme condivise di produzione di valore
• la comunità locale: gestire insieme i problemi, offrire e
trovare aiuto negli altri
• La rete professionale che aiuta a imparare il mestiere e può
evolvere in comunità professionali
• la rete dei fornitori stabili con cui si stabilisce un legame
non soltanto di affari
• il commercio equo e solidale e altre forme di socialità
= creano e arricchiscono di significato una relazione
(legame)
Come è affollato il crocevia (3)
Portatori di VALORE = RENDERE SOSTENIBILI GLI
INVESTIMENTI COMUNI
• rigenerare il capitale sociale: il territorio, che si trova in
concorrenza con altri territori, diventa imprenditoriale e
attrae gli investimenti esterni con la sua differenza
• vendere idee e non prodotti: il made in Italy che
converge verso alcune idee motrici, che si prestano alla
condivisione allargata
• valorizzare i commons naturali (acqua, aria, boschi,
ecologie ambientali) e sociali (paesaggio, storia, cultura,
tradizione) anche attraverso il mercato o le reti che li
apprezzano
• valorizzare la conoscenza sociale dando valore
economico al sapere collettivo in modo da porterlo
rialimentare
= traducono in valore il senso e il legame,
rendendo convenienti gli investimenti fatti allo scopo e
dunque rendendo sostenibile il processo nel corso del
tempo
IDEE MOTRICI E COMUNITA’ DI SENSO
Nascono in questo crocevia le COMUNITA’ DI
SENSO, centrate sulla condivisione di una idea
motrice
Usare il senso come collante dell’azione
collettiva intorno ad alcune idee motrici
Nel capitalismo globale della conoscenza bisogna vendere
idee prima che prodotti: le idee corrono più in fretta, si
riproducono a costo inferiore e soprattutto creano un legame
di senso tra coloro che le fanno proprie.
Ma le idee devono riguardare i significati di fondo del
vivere, del produrre e del lavorare, non solo il business e
le utilità spicciole
Abbiamo già due campi in cui il made in Italy si è affermato
appoggiandosi a idee motrici di grande portata:
-La moda, con gli stilisti che hanno creato una batteria
seducente di stili di vita definiti nella forma dell’apparire
- nell’alimentazione , con esperienze diverse in cui sono
recuperati significati del cibo e della terra (Slow Food,
prodotti doc, marchi collettivi ecc.)
Quante altre idee motrici potremmo elaborare per
organizzare a rete la creatività imprenditoriale intorno a
significati condivisi?
la casa (il “buon abitare”)
la salute (il “ben-essere”)
il divertimento
l’arte, la cultura e l’uso creativo dei media
la storia dei luoghi
la nuova giovinezza degli anziani
il mondo dell’infanzia
il global service nella fornitura (lo “spirito di servizio”)
la produzione coinvolgente (“credo in quello che faccio”)
il vivere urbano (“il mio spazio vitale”)
l’educazione ecc.
Alcuni esempi di comunità epistemiche e di idee motrici
La comunità scientifica che, fin dall’inizio della modernità, ha
organizzato persone e mezzi intorno all’idea della scoperta del mondo e
della ricerca della verità
Le comunità che si organizzano per coltivare uno stile di vita
(moda, alimentazione, qualità della vita, entertainement)
Le comunità sportive nate intorno all’automobilismo, il
motociclismo e altri sport
Le comunità di esperienza legate all’alpinismo, alla speleologia, al
turismo intelligente
Le comunità di wellness organizzate intorno al concetto di salute,
di esercizio fisico e di vivere sano
Le comunità ecologiche, che praticano una vita sobria, produzioni
agricole di tipo biologica e metodi di lavorazione eco-compatibili
Le comunità impegnate nello sviluppo del software open source
che organizzano la condivisione di conoscenze e la specializzazione delle
persone, ma che condividono anche una certa visione del mondo
Le comunità professionali (non istituzionalizzate come gli ordini)
che praticano la condivisione di problemi e soluzioni nel campo della
professione
Le comunità artistiche e culturali che condividono estetiche e
linguaggi di specifici campi (la musica, la pittura, la letteratura)
Le comunità di appassionati dai giochi di ruolo
Anche nel welfare si aprono nuovi spazi di esplorazione
comunitaria dopo l’eclisse conosciuta nel fordismo
Le cooperative e le imprese sociali sono nate in epoca moderna
(ottocento) per rimediare a difetti del mercato e del calcolo - ossia della
modernità – che lasciavano scoperti alcune esigenze sociali
indispensabili (salute, previdenza, credito, lavoro, commercio
equo e solidale, casa, educazione, assistenza ecc.)
In questa funzione di “resistenza” della società rispetto
all’economia moderna, sono state una forma iniziale di correzione
riflessiva della logica impersonale e astratta dettata dagli automatismi
della modernità
Ma il fordismo ha trasferito questi compiti allo Stato del welfare,
basato su principi universalistici e impersonali, mettendo in
campo automatismi finanziati con l’imposizione obbligatoria (servizio
sanitario pubblico, INPS, banche pubbliche, scuola pubblica, ecc.)
Cooperative e delle imprese sociali sono rimaste nell’ombra
sopravvivendo nelle aree in cui mercato e welfare pubblico facevano
più acqua
Ma con la crescita della complessità degli ultimi quaranta anni,
anche il welfare è rimasto in panne, e si sono aperti nuovi spazi per
l’azione collettiva (sotto forma di cooperative, imprese sociali, reti
di business e comunità epistemiche)
Servono più mediatori della condivisione, che sono
concorrenti e complementari
che possono essere
1. il MERCATO degli scambi tra equivalenti
2. L’IMPRESA LEADER che assume un ruolo guida nel
crocevia, indirizzando e trascinando gli altri
3. le RETI stabili di specialisti che collaborano sia nelle reti
interne del terzo sia ibridando terzo settore e mercato
4. La COOPERAZIONE che mobilita imprese in cui i soci non
perseguono il lucro, ma la risposta comune ad uno scopo
meritevole di senso
5. le COMUNITA’ che creano idee e identità comuni
6. la RAPPRESENTANZA che fornisce potere contrattuale,
servizi specializzati, mediazione dei conflitti e – se ci riesce progetti di innovazione collettiva
per concludere ….
1) Le innovazioni le fanno le persone e
questo è tanto più vero quanto più
aumenta il livello della complessità da
capire e da progettare
2) ma le persone non sono tutte
uguali, perché ciascuna porta con se
una storia e una identità differente, in
funzione dell’età, del genere, del
contesto di vita, delle esperienze di
lavoro ecc.
NON CI SONO INNOVAZIONI IMPORTANTI SE
NON C’E’ RICAMBIO DELLE PERSONE O
DELLE LORO IDEE
Nel fare il futuro, LE PERSONE CONTANO
L’intelligenza delle imprese dipende da quella della
persone che le compongono e dalla forma della loro interazione organizzata. TRE ESEMPI:
• i giovani hanno idee e credono in progetti diversi dai più
anziani: il ricambio personale e imprenditoriale nelle aziende
costituisce un problema di prima grandezza non solo per la
successione alla guida, ma per l’arricchimento culturale delle
aziende
• la presenza attiva delle donne, in ruoli imprenditoriali,
professionali o di lavoro dipendente comporta lo sviluppo di
atteggiamento e di una sensibilità diversa da quella di
un’azienda dove i posti di responsabilità sono assegnati soltanto
a uomini
• la cultura dialogica e flessibile dell’artigiano e del
lavoratore di mestiere che ha imparato i linguaggi delle filiere
globali e riesce ad essere creativo moltiplicando il bacino di uso
delle sue idee
QUALI TALENTI SERVONO?
Ad ogni tappa dello sviluppo servono attitudini e
capacità differenti:
in parte questi “talenti” sono naturali, riguardando
le singole persone o le varianti genetiche presenti
in una certa popolazione
in parte possono essere appresi nel momento in
cui servono
in larga misura attitudini e capacità derivano dai
ruoli e dalle esperienze che hanno differenziato la
storia dei generi, delle età, dei luoghi nei vari
paradigmi produttivi
QUELLO CHE SERVE E’ LA VARIETA’ DELLE CAPACITA’
CHE SI INTEGRANO IN UNA RETE COLLABORATIVA
DI COMPLEMENTARITA’
IL TALENTO DEI GIOVANI
I giovani oggi hanno motivazioni diverse dai padri e dai
nonni (benessere, famiglie protettive)
Rimangono troppo a lungo in un contesto (scolastico e
di intrattenimenti) separato dal mondo del lavoro
Hanno difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro
perché le generazioni precedenti hanno ottenuto un
elevato grado di protezione, che ad essi non toccherà
mai
Ma nel CAPITALISMO GLOBALE DELLA
CONOSCENZA i giovani sono necessari per:
a) IL POSSESSO DEI LINGUAGGI FORMALI
b) LA CONOSCENZA LINGUISTICA E LA DISPONIBIITA’
A VIAGGIARE
c) LA PRATICA DELLE TECNOLOGIE ICT
LE IMPRESE spesso NON LO SANNO, MA HANNO
BISOGNO DI LORO … e se ne
ACCORGERANNO PRESTO
IL TALENTO FEMMINILE
In passato alle donne è stato riservato un ruolo di “serie
B” nel mondo del lavoro, essendo condizionate dal
coesistente ruolo nella cura della famiglia (figli, marito,
anziani)
Oggi si aprono nuove possibilità, anche perché il
paradigma produttivo è cambiato.
Nel CAPITALISMO GLOBALE DELLA CONOSCENZA
servono infatti:
- SINTESI DELLE DIFFERENZE - il mondo delle donne è
sempre stato caratterizzato dalla gestione della
complessità dovendo integrare e rendere compatibili
mondi diversi (famiglia, lavoro; educazione etica,
interessi economici; stare e andare)
- ESPERIENZA DELLA RELAZIONE DIALOGICA, che
coinvolge le persone in quanto tali, e non è soltanto di
potere, di calcolo o di adeguamento ad una norma
formale
IL TALENTO DEL MESTIERE CHE E’ MANUALE
e INTELLETTUALE INSIEME
L’artigiano e il lavoratore tradizionale usavano conoscenza
pratica e macchine flessibili per rispondere in modo
personalizzato ad una domanda varia e variabile, molto
frammentata
Avevano forse un vantaggio sul piano della qualità, ma erano
fortemente svantaggiati sul piano dei moltiplicatori cognitivi
(ampiezza del bacino di ri-uso della conoscenza = economie
di scala)
Ma nel CAPITALISMO GLOBALE DELLA CONOSCENZA il
sapere pratico (artigiani e mestieri manuali) torna ad essere
rilevante se e solo se:
a) L’eccellenza pratica si appoggia ad una base di codici, di
linguaggi, di relazioni che la rendono replicabile e
comprensibile nelle filiere globali
b) La manualità si associa all’estetica dell’arte e alla capacità di
comunicazione e relazione
c) La piccola impresa diventa il nodo di una rete estesa, cui
fornisce il suo sapere specializzato
GRAZIE PER L’ATTENZIONE
Per chi volesse approfondire i temi trattati:
• Rullani E. et al. (2012), Innovazione e produttività. Alla ricerca di
nuovi modelli di business per le imprese di servizi, Angeli, Milano
• Rullani E., Modernità sostenibile. Idee, filiere e servizi per uscire dalla
crisi, Marsilio, Venezia, 2010
• Prandstraller F., Rullani E., Creatività in rete. L’uso strategico delle
ICT per la nuova economia dei servizi, Angeli, Milano, 2009
• Plechero M., Rullani E., Innovare. Re-inventare il made in Italy, Egea,
Milano, 2007
•Rullani E., Dove va il Nordest. Vita, morte e miracoli di un modello,
Marsilio, Venezia, 2006
•Bonomi A., Rullani E., Il capitalismo personale. Vite al lavoro, Einaudi,
Torino, 2005
• Rullani E., La fabbrica dell’immateriale, Carocci, Roma, 2004
• Rullani E., Economia della conoscenza. Creatività e valore nel
capitalismo delle reti, Carocci, Roma, 2004
www.rullani.it