Una stella nella polvere – la storia della buona

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Una stella nella polvere – la storia della buona
Una stella nella polvere –
la storia della buona notte
(sinossi ma anche no)
Il tempo sta cambiando e il vecchio lo sente nelle ossa. Fa freddo alle
Messi, un freddo inusuale, sterile, asciutto; ma i temporali di Finedanno
non tarderanno a venire, come è da quando esiste il cielo, e per primi si annunciano là dove l’artrite ha svolto meglio il suo lavoro.
“Mi racconti una storia nonno?”.
Fuori dalla finestra uno scroscio di crepitii, seguiti da risa acute e
dall’uggiolare di un cane che si è trovato nel posto sbagliato al momento
sbagliato. Giovinastri, pensa, ai miei tempi le schiene venivano su più dritte.
E le Messi si festeggiavano al caldo, col sole in cielo e le stoppie in terra. Ma
il mondo è cambiato, oh se lo è, santa verità!
Il vecchio attraversa lentamente la stanza da letto della nipote, al primo
piano del Windmill’s General di Langdon; abbranca una sedia e si sistema
fra scoppi di poco meno rumorosi, sedendo alla maniera dei barrocciai e dei
mandriani che ha visto per una vita intera affollare i tavoli della cantina dirimpetto. Appoggia i gomiti allo schienale e guarda la ragazza, piccola ma
già in grado di covare figli, bella e per questo maritabile, distesa su un letto
dal materasso di lana e le coperte pulite.
“Ti racconto una storia se vuoi. Ma è una storia che fa paura”.
Gli occhi di lei si allargano. “Una storia da maschi?”. Il vecchio sorride
correggendo in parte l’ultimo pensiero. Benedetta gioventù.
“Aye, sicuro. E ci sono dei morti. Molti morti” aggiunge, e teme che gli
occhi della sua giovane computista cadano dalle orbite e debba raccoglierli
per lei.
“Io prego racconta!”.
“Non lo so...tanto tempo è passato da quando è successo, non so mica
se mi ricordo...”.
“Eddai su! Noooooon-noooo...nonniiiiiinooooo...”.
Il sorriso diventa una risata roca, conclusa da colpi di tosse che gli piantano chiodi nel petto e nel ventre. “Ma si che ricordo, ma si! Il tuo vecchio
ha venduto e mercanteggiato, e ha memoria dalla sua, sicuro come l’oro!”.
“Allora racconta! Cosa dice questa storia?”.
Il vecchio tende un braccio piegato dal reumatiz e lei gli prende la mano
portandosela al collo. Intrecciano le dita come l’amante più giovane e quello più antico di questo mondo.
“Passò di qui, molti e ma-molti anni fa, un uomo con la stella...”.
“Un uomo del Ring? Un uomo blu?”.
“Nay nay” scuote la testa. “Lui...”. Il vecchio si ferma non trovando le parole.
“Lui era un uomo diverso, non uno di quei figli di puttana corrotti e bastardi che...”.
“Nonno!”.
“Aye-ay, invoco perdono! Questa linguaccia, bambina mia, a volte va per
conto suo!”. La ragazza sogghigna, poi libera una mano e la muove in circolo. Il vecchio allarga gli occhi.
“Bambola impertinente, non fare così con me sai? Sa bene Rusty Moses
che cosa deve raccontare, e quando farlo, e...”.
“Allora racconta!”.
Il vecchio sbuffa. “Giovinastri”. Gira la testa di lato e fa per sputare, ma
si trattiene in tempo. La ragazza non se ne accorge.
“Quell’uomo è venuto a comprare dal mio pa’” dice dopo un silenzio di
pochi secondi. “Che a quel tempo non era vecchio come me, ma poco ci
mancava. La mattina dopo Nuestra Señora è venuto, e io, appena l’ho visto,
ho capito subito che era a caccia. Prima ancora di leggere la sua storia, nella
voce gliel’ho sentito e negli occhi gliel’ho visto, bambina mia, occhi grigi
come la neve quando fa più freddo. Ojos de jerife, quelle scorregge molli del
Ring non hanno occhi come quelli, te lo dice Rusty Moses! Solo è venuto, ha
chiesto cibo e cartucce...come se si potessero vendere così, come il pane!
Quando gli ho detto che non ne avevo ha alzato le spalle e ha tirato fuori
dei soldi di carta, solo il mio gran-pa’ ha mai visto soldi di carta in vita sua”.
Il vecchio fa una pausa e si bagna le labbra, come a sincerarsi di avere tutta
l’attenzione che un racconto come quello merita. Rassicurato prosegue.
“Ma sono buoni i soldi di carta, così li ho presi e gli ho dato quello che
voleva. Nemmeno venti minuti dopo è passato in strada e c’era una donna,
una forestiera con lui: hanno sceso la Main al passo nella direzione della città, sono spariti dopo la curva e non l’ho mai più rivisto. Mai più! Ma quella
donna, quella stessa donna è tornata due anni dopo e...e ha portato un libro al camposanto, sopra una tomba l’ha messo, sicuro come Dio”. Un’altra
pausa. Il vecchio cerca ricordi, che trova facilmente e afferra per la coda.
“Zeke il beccamorto, che adesso è a spalar carbone nelle fornaci di satanasso, non l’ha visto e nemmeno il suo compare, sennò l’avrebbero preso
loro. C’eravamo solo io e lei alla boot-hill, io ero andato a parlare con ma’,
lei si è messa davanti a una tomba, ha pregato in ginocchio e poi ha messo
giù il libro...e io l’ho preso quando è andata via. Ma solo perché non si rovinasse” conclude con una punta di rossore che nella semioscurità non si
vede per nulla.
“Solo perché non si rovinasse io dico, la carta è preziosa e tu lo sai. Carta
vera, roba da ricchi, roba di città, non carta di stoffa...che cosa se ne fa poi,
un morto, di un libro...”.
“Non mi hai mai detto che c’era un libro in casa!”.
“Perché nemmeno più c’è, l’ho venduto prima che tu arrivassi! Ma ho
imparato la storia a memoria e...”.
“Quell’uomo com’era? Era bello? Aveva...”. La voce della ragazza si abbassa di un tono. Esita, e poi: “Aveva pistole?”.
“Aye, oh si, certo che le aveva! Pistole grosse e luccicanti, acciaio e cromature e calci di legno lucido. E tamburi, tamburi grandi come il tuo pugno,
sicuro!”. Il vecchio ride di nuovo vedendo la bocca della sua nipote acquisita
(dalle circostanze della vita, non certo dalle linee di sangue) allentarsi verso
il basso.
“E ha ucciso con quelle, ha ucciso molto” prosegue in un sussurro, di
nuovo serio, quasi che quell’uomo da lungo tempo andato possa udirlo e
(Dio non voglia!) apparire all’improvviso sulla soglia della camera.
“Tanto da riempire una boot-hill ha ucciso!”.
La ragazza tace con le coperte tirate fin sotto il mento, strette nella presa di
mani minuscole fra cui la sua, grande, scura e nodosa, stona come un crotalo nel nido di una ghiandaia.
“Non era un uomo come tutti gli altri, nay, la storia questo lo dice. Era
un uomo di legge, l’ultimo jerife di questo mondo, e cercava una bandolera.
Uno a uno ha ammazzato i suoi compadres, dice la storia, e si è tenuto lei
per ultima”.
La voce del vecchio trema leggermente, il cuore per contro accelera la
corsa. Le dita della ragazza gli artigliano la mano. Un’altra salva di scoppi la
fa sussultare sotto le coperte. Lui la guarda, dopo un momento lei capisce e
accenna.
“Come vuoi...ma odimi bene, non voglio che poi non dormi!”.
La ragazza distende leggermente la bocca e tanto basta al vecchio, il quale
si stupisce di voler raccontare. E altrettanto di desiderare che lei ascolti con
un trasporto che, da quando i suoi sensi si sono placati, raramente ha più
provato.
“Ho ricopiato la storia dove capitava, ma l’ho pure mandata a memoria.
Una storia importante io dico. Una volta il mio pa’ mi ha detto che c’era un
predicatore che aveva imparato il Libro dell’Uomo-Gesù, e poi si era messo
a camminare per il mondo, così poteva raccontarlo a chi glielo chiedeva. Eli
il Saggio si chiamava, io ho fatto come lui”.
Il vecchio si sistema meglio sulla sedia che scricchiola insieme alle sue
giunture. La stretta della ragazza si è allentata un poco, le sue dita sono
fredde e rigide.
“Sicura che...”.
“Come inizia la storia?”.
Il vecchio prende fiato, lo molla in un sibilo prolungato, lo prende di
nuovo e pensa ai canti dei mariachi, canti che a volte – non più così tanto
come quando era giovane, ma lo fanno ancora – parlano di un pistolero dal
petto stellato divenuto leggenda nelle terre a Est del Gran Desierto. Un pi-
stolero venuto da un mondo che non c’è più, perché il mondo è cambiato e
adesso non ci sono più pistoleri, soltanto stronzi con cinque-colpi scadenti
dalla canna nichelata e pance gonfie di sciacquabudella sotto le loro uniformi blu.
Quell’uomo era diverso.
Gliel’ha letto negli occhi.
E la sua è una storia importante, si, oh si, e lui l’ha imparata bene.
“La storia inizia con un hombre a cavallo, viene tra il vento e il sole, sulla
pista delle corriere che una volta andavano attraverso la sabbia. L’uomo
veniva in sella seguito dalla sua ombra” recita, e subito è come se altre si
addensassero, altre ombre chiamate a raccolta negli angoli della stanza. Il
vecchio si ferma scosso da un brivido, scongiura sfiorando i chiodi della sedia. Forse tra quelle c’è anche la sua, di ombra, leggenda o non leggenda
quell’uomo adesso sarà sicuramente morto, oppure vecchio e decrepito, un
rottame come lui, oppure...
...oppure no pensa all’improvviso: perché in quella storia si usano molte
parole strane – parole da cittadini, parole da gente che ha studiato e che lui
ha imparato anche senza sapere che cosa significano – e molte gli suggeriscono che, se pure sono passati molti anni, gli stessi potrebbero bene
essere scivolati addosso all’uomo dalla stella senza impigliarsi nelle sue vesti. Dopotutto il mondo è cambiato.
“L’uomo veniva in sella seguito dalla sua ombra” riprende. “Attraverso
una piana disegnata al carboncino”.