Leibniz - Voltaire Il Candido, l`ottimismo, il mondo migliore
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Leibniz - Voltaire Il Candido, l`ottimismo, il mondo migliore
Leibniz - Voltaire Il Candido, l’ottimismo, il mondo migliore possibile Spunti per riflettere Alberto Pian, gennaio 2002 Leibniz e il Candido Gottfried Whilhem Leibniz (1646 - 1716) era il filosofo tedesco che Voltaire prende in giro molto duramente nel suo romanzo “Il Candido”. Leibniz era un grande matematico, inventore del calcolo infinitesimale (contemporaneamente a Newton), ma era anche un grande conservatore e aveva elaborato una filosofia che giustificava lo stato di cose esistente, vale a dire la società feudale - assolutistica. Egli diceva che “tutto va andava il meglio”, che le cose che esistono sono le “migliori possibili” e che quindi anche l’ordine sociale esistente era quanto di meglio l’uomo potesse sperare di avere. Per Voltaire non fu difficile burlarsi di questa visione semplicistica e reazionaria del mondo. Nel Candido la filosofia sostenuta da Leibniz è rappresentata in modo così buffo dal precettore del ragazzo, il signor Pangloss. Il signor Pangloss è proprio quell’ ”insegnante” che dice che le gambe sono fatte per portare le calze, che i nasi sono fatti per portare gli occchiali e le pietre per costruire i castelli di lor signor baroni. Insomma, tutto andava per il meglio nel “migliore dei mondi possibile”. E tuttavia il povero Candido viene cacciato dal castello, solo perchè si innamora di Cunegonda. Si attua una “rottura” con l’ambiente sereno e protetto del castello e il ragazzo è costretto ad avventurarsi nel mondo. E che cosa scopre? Che le cose non sono esattamente come Pangloss - Leibniz gliele avevano presentate. Il mondo “là fuori” è un mondo caratterizzato all’inverosimile da violenza e da soprusi, da calamità naturali, dall’Inquisizione che imperversa, dalla tirannide, dalla mancanza di libertà, dall’oppresione. Lo stesso Candido, povero ragazzo, le busca un’infinità di volte e rischia la pelle a ogni nuovo capitolo. Occasione mancata Dunque sarebbe questo il milgiore dei mondi possibili? A Candido vengono dei dubbi, ma, insomma, è sempre guidato dai ridicoli precetti di Pangloss - Leibniz finchè, alla fine, non troverà altra soluzione che ritirarsi a vita privata. Non riesce a vivere in un mondo che non sa più bene come giudicare, che non collima più con quanto gli hanno insegnato. Non sa più come fare a “viverlo”. Se vuole rimanere nel “migliore dei mondi possibili”, deve smettere di viaggiare tra violenze e soprusi: deve andarsene in campagna e sperare che nessuno possa turbare la quiete della sua vita tranquilla. E’ così che Candido perde una grande occasione per conoscere il mondo, per criticarlo, per cambiarlo. Egli rinuncia, semplicemente. Rinuncia perchè è influenzato dalle “idee” di Pangloss - Leibniz e non riesce e disfarsene del tutto. Candido vede molti luoghi, molti paesi e conosce molte popolazioni. Ma cosa ricava dai suoi incontri? Quali insegnamenti ne trae? Le uniche due grandi azioni che compie sono quella di uccidere i seviziatori di Cunegonda, non perchè è guidato da profondi ideali di giustizia, ma solo perchè vi è trascinato dalla ragazza e dal suo affetto per lei; e la seconda è di sgraffignare un po’ d’oro agli ignari abitanti di Eldorado, li fa fessi tacendo loro il vero valore di quella ricchezza. Insomma si muove come un ingenuo e come un meschino che bada all’utile personale. E come altro potrebbe agire un uomo le cui azioni sono guidate da pensieri filosofici tanto elevati come quelli impartiti da Pangloss Leibniz? Conoscenza, coscienza, cultura, erudizione Ci chiediamo che cos’è allora la conoscenza. Candido gira il mondo ma sembra non conoscere nulla. Pangloss - Leibniz studiano sui libri ma sembrano ancor più ignoranti di Candido. Certo, Leibniz inventa il calcolo inifitesimale ed effettua qualche altra scoperta nel campo della fisica, ma è vera “conoscenza”? In fin dei conti l’umanità può benissimo andare avanti senza fisica e senza matematica. Non può invece andare avanti senza coscienza, cioè senza riflessione critica sui fatti dell’uomo e della natura. Ma la coscienza non può essere separata dall’azione, vale a dire dalla lotta per il cambiamento individuale e sociale, che culmina nella lotta politica. Se l’uomo è cosciente di una situazione che può essere grave, critica, pericolosa, insoddisfacente, frustrante, ingiusta, oppressiva, nel momento stesso in cui ne è davvero cosciente, si pone il problema di cambiare le cose, di influenzare, con la sua opera, il destino. Cioè di agire. La filosofia di Pangloss - Leibmiz, invece, ci dice che le cose sono come sono perchè è “naturale” che siano così e dato che questo è il migliore dei mondi possibile, non può esistere una vera “coscienza” perchè non può essitere una critica, non può esistere un’analisi più approfondita di ciò che ci circonca, poiché la manifestazione apparente della realtà coincide anche con la sua spiegazione profonda. Non c’è nulla da indagare, dato che tutto “è bene”. Così tutto è bloccato fin dall’inizio: è bene così e stop. Al contrario, la conoscenza non è data dalla somma dell’erudizione, ma dalla lotta incessante dell’uomo per elevare il suo grado di coscienza e quindi dalla sua azione per cambiare le cose. Le “nozioni”, le “scoperte” e le “invenzioni”, dalle guerre puniche al calcolo infinitesimale, alla legge gravitazionale, se non fanno parte di questa coscienza sono solo “tecniche” oppure “nozioni” senza importanza. Detto in altri termini: sono solo strumenti o erudzione senza alcun valore. Se l’uomo soccombe a causa della sua stessa incoscienza a cosa saranno servite tutte le sue scoperte, le sue tecniche e le sue invenzioni? Per questo le discipline umanistiche sono “superiori” a quelle scientifiche: perchè le prime aiutano a riflettere sullo stato dell’uomo, sulla sua vita, sulla direzione delle sue azioni, sul suo passato, sul suo futuro. L’uomo può stare benissimo senza riscaldamento in inverno. Ma se per combattere il freddo distrugge le risorse del pianeta, ne minaccia l’equilibrio e aggiunge un ulteriore fattore di catastrife oltre a quelli che sono già all’opera: a cosa è servito impadronirsi di una nuova tecnica? Candido gira il mondo ma non capisce nulla del mondo nel quale vive, perchè la sua mente è offuscata dalle idee strampalate di Pangloss - Leibniz. Alla fine rinuncia e si ritira in campagna. Leibniz e Voltaire muoiono e dopo qualche anno la Rivoluzione Francese trancerà per sempre questa discussione. Non era il mondo migliore possibile. Di più, il mondo si può cambiare. Ancora di più, lo si può cambiare anche con una bella rivoluzione e a colpi di cannone. Oggi il problema è lo stesso di allora: il mondo edificato dalla Rivoluzione Francese era il migliore dei mondi possibile? Non vorremmo riesumare dalla tomba nuovamente Pangloss - Leibniz! Eppure oggi quanti Pamloss - Leibniz sono in circolazione! Sono uomini politici di “sinistra”, di “centro” e di “destra”, sono tecnici e scienziati dell’economia, della finanza, dell’impresa, sono “riformatori”, politologi, massmediologi, filosofi, intellettuali, uomini di “cultura” e di spettacolo. Essi continuano a dirci che il mondo nel quale viviamo è il migliore dei mondi possibile, che le cose vanno così perchè è giusto che vadano così, che cosa ci vuoi fare? E se un paese intero come l’Argentina rischia la catastrofe? Sono le regole del “mercato”, le regole migliori possibili del mondo migliore possibile. Il Rapporto Mondiale sullo Sviluppo Umano nel 2000 diceva che un miliardo e trecento milioni di persone vivono con meno di un dollaro al giorno. Tre miliardi di individui, invece, vivono con meno di due dollari al giorno. 225 individui o gruppi, dispongono di una ricchezza pari a quella di due miliardi e mezzo di persone, cioè circa la metà della popolazione dell'intero pianeta. Gli ottantaquattro terrestri più facoltosi del pianeta hanno una ricchezza maggiore della più popolosa nazione della Terra, che è la Cina e che conta un miliardo e duecentomila abitanti! In tutto il pianeta circa un miliardo di persone rischia di morire di fame o di malnutrizione. Nei paesi più sviluppati e ricchi ci sono diverse decine di milioni di disoccupati e di lavoratori precari ai limiti della disoccupazione. Senza considerare le conseguenze delle politiche di embargo, delle guerre, della droga, dei traffici di armi, delle malattie infantili, della distruzione delle risosrse naturali. Ottimismo e pessimismo La filosofia di Leibniz veniva definita “ottimista”. Cosa c’è mai di “ottimista” in una visione cieca del mondo che nasconde la verità amara sul suo stato reale? Che cos’è, allora, l’ottimismo? Può essere definito ottimista colui che viaggia, come Cndido, con le fette di salame sugli occhi ed è felice perchè qualcuno gli ha spiegato che il mondo nel quale vive è il migliore dei mondi possibile? Un individuo così lo definiremmo semplicemente “stupido”. E ci sarebbe di che essere pessimisti. Infatti, circondati o ancor peggio, guidati da persone dall’intelletto così offuscato non potremmo che essere pessimisti sulle sorti del mondo. Dunque l’ignoranza produce pessimismo e il pessimismo è una pessima causa. Chi invece si rende conto dei mali del mondo (e dei suoi personali: può esistere una coscienza disgiunta tra sè e il mondo circostante?), cioè chi vive con coscienza, vedrà cose terribili. Più osserverà in profondità e più si imbatterà in fenomeni terrificanti, in vicende disperate, in situazioni angoscianti. Ma non sarà pessimista. Potrà essere preoccupato, forse triste, certamente colpito, ma se guarderà queste cose alla luce della sua ragione, non potrà non porsi questa domanda: come cambiare questo mondo che sembra il peggiore dei mondi possibile? Sollevare un problema significa cercare una soluzione, rispondere è agire, agire significa essere ottimisti perchè non può cambiare il mondo chi crede in partenza di essere votato al fallimento. La sapienza, la vera conoscenza, cioè l’erudione sottomessa alla coscienza, è per natura ottimista. La conservazione e l’ignoranza, al contrario, generano pessimismo. Ecco l’ironia di Candido che gira, gira, gira il mondo e alla fine, da buon pessimista, si rifugia in campagna, sperando che nessuno gliela tocchi quella sua vita precariamente equibrata che cerca di edificare su un cumulo di macerie umane. Montale non diceva nulla di diverso quando scriveva, nel XX secolo: Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri e a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro!