HOMMAGE `A GUIDO ET BRUNO GAMBONE, TRA NAPLES ET
Transcript
HOMMAGE `A GUIDO ET BRUNO GAMBONE, TRA NAPLES ET
HOMMAGE ‘A GUIDO ET BRUNO GAMBONE, TRA NAPLES ET PARIS Ceramisti d’Italia, volete essere in gamba, anzi in Gambone? Allora digitate su google www.piasa.fr. In un attimo vi troverete nel sito di questa famosa casa d’asta di Parigi, rive gauche. Se premete poi, casella in alto: “ventes passées”, e scorrete le aste e le asticelle trascorse fino a quella del 1 octobre 2013, vi troverete nell’asta: “hommage à Guido et Bruno Gambone”. Digitate ancora sulla casella “voir les lots (avec résultates) e saprete com’è andata la vendita. Bene direi, anzi molto bene, tutto venduto, con record di quotazioni di mercato: salto con l’asta per i due Gambone, padre e figlio. Si, perché -sulla scia trainante dell’illustre padre- anche il figlio, suo malgrado piuttosto imbrunito e oscurato dalla grande quercia paterna, ha ottenuto finalmente il giusto riconoscimento al suo valore (economico), che certamente da sempre artisticamente merita. Meglio tardi che mai. Asta alla carriera, quindi, per il 77enne Bruno Gambone. HAsta siempre accussì, comandante Bruno!! Questo “Hommage à Guido et Bruno Gambone” a Parigi si compone complessivamente di 109 lotti: i primi 51 sono relativi a Guido, i rimanenti lotti al figlio Bruno (di cui tre quadri, aspetto interessante da indagare meglio, anche per le relazioni possibili tra i due Gambone anni sessanta dell’oltreVietri, forse rappacificati nella pura forma della crisi moderna). Alamarcord: nove dei 51 lotti di Guido il Gambonissimo, esattamente i lotti: 20, 21, 22, 24, 25, 27, 29, 34 e 41, forse i più prestigiosi messi in asta, certamente quelli più premiati dai compratori, facevano parte della fortunata mostra “Gambone, la leggenda della ceramica”, da me curata a Napoli. Si tenne tra 3 e il 20 ottobre 1991 alla mostra d’Oltremare, nell’ambito di “Futuro Remoto, un viaggio tra scienza e fantascienza”, manifestazione multimediale organizzata dalla Fondazione Idis. Al relativo catalogo a colori (Tullio Pironti editore, Napoli), con intriganti foto di Fabio Donato, ha arriso un insperato e duraturo successo, specie sul mercato americano, sul quale giunse per vie misteriose ed autonome. Non certo spinto da una regia promozionale ad hoc del libro. Tuttora è infatti richiesto, dopo 22 anni: ceramiche d’arte inGambone di lunga durata, di nome e di fatti! La mostra del ’91 a Napoli fu dovuta essenzialmente alla calma e alla testardaggine del professor Vittorio Silvestrini, uno scienziato della Federico II di origine faentina, presidente della sullodata Fondazione Idis di Napoli. Egli si era innamorato delle ceramiche di Gambone perché le vide perfette tra “Futuro e Remoto”, come da titolo della “sua” prestigiosa manifestazione, rivolta essenzialmente ai giovani. Il futuro ha un cuore antico e giovanile, si sa. L’allestimento ad hoc dell’opera di Gambone fu splendido e giusto, dovuto all’equipe di Mario Di Pace, scenografo. Era tutta a cerchi concentrici, un nastro espositivo continuo con al centro l’erotica scultura “Leda col cigno” (scheda 15 del catalogo, ndr). In tutto erano 57 pezzi, di cui ben 50 provenienti da Firenze, benevolmente concessi in mostra dagli eredi Gambone, figli dell’artista. La proprietà stimò da sé il valore dei pezzi e ne fissò anche i premi assicurativi, chiodo a chiodo, per un valore complessivo inaspettato, preoccupante rosso fuoco. Quando tirai la somma totale stavo infatti per svenire e pensai: la mostra non si farà più. Ma il professor Silvestrini fece il miracolo contattando all’uopo un pool di società assicuratrici. Per questo motivo furono prese tutte le precauzioni del caso: il gran furgone proveniente da Firenze, con le 50 ceramiche del nostro Gambonissimo delle ceramiche, al casello di Caianiello fu scortato da due macchine delle forze dell’ordine fino alla Mostra d’Oltremare: Napoli, territorio a rischio rapina (ma con devozione). Idem al ritorno. Curiosiamo tra le valutazioni economiche di Parigi 2013 e confrontiamole con quelle assicurative di Napoli ’91. Zoomiamo sul primo pezzo, quello di copertina: il grande broccone blu con ansa, h. 98, lotto 29, stimato dalla Piasa 12-18mila euro, aggiudicato poi nell’asta del 1 ottobre per ben 84.804,00 euro. Il premio assicurativo a Napoli-Futuro Remoto ’91 era stato di 100 milioni di lire dell’epoca, ossia 51.645,00 euro. Ancora: l’ampia ed empia brocca bianca con grande ansa, h. 75, lotto 24, stimata 10-15mila euro, aggiudicata poi per 20.366,00 euro, ebbe come premio assicurativo a Napoli ’91, sempre chiodo a chiodo, 250 milioni di lire dell’epoca, ossia 129.114,00 euro. Procediamo: la barbarica e claudicante anfora manganese con manico orizzontale, vero e proprio autoritratto del Gambonissimo, lotto 25, stimata dalla Piasa per 12-18mila euro, venduta poi per 17.852,00 euro fu assicurata a Napoli ‘91 –FuturomoltoRemoto– per 200 milioni di vecchie lire, ossia per 103.291,00 euro. Le due bottiglie che chiamai a fantasia: “soffio di vento 1 e 2”, lotto 20 e lotto 21, (scheda 54 e 55 del catalogo della mostra di Napoli), valutate dalla Piasa 3-4mila euro e vendute poi una 5.101,00 e l’altra 6.376,00 euro, furono assicurate a Napoli ’91 per 80 milioni di lire dell’epoca, ossia per 41.316,00 euro. La bottiglia gialla totemica del lotto 41 della Piasa, h. 80 cm, stimata 3.500- 4.500 euro, venduta poi per 17.852,00 euro, era stata assicurata a Napoli ’91 per ben 180 milioni di vecchie lire, ossia 92.962,00 euro. Procediamo felini, fellini, felici: il grande gatto rosso selenio, lotto 34 Piasa, stimato 15-20mila euro e venduto per 40.193,00 euro, era stato assicurato a Napoli ’91 per 200 milioni di vecchie lire, ossia 103.291 euro. Infine, la grande bottiglia quadrangolare, h. cm 41, lotto 27 (scheda 32 del catalogo di Napoli), valutata 79mila euro e venduta per 9.504,00 euro era stata assicurata a Napoli ’91 per 180 milioni di lire, ossia 92.962,00 euro. Insomma, vista la differenza tra premi assicurativi ’91 della mostra e la vendita Piasa 2013 ci domandiamo: Napoli generosa o Parigi taccagna? E chi lo sa? Ai posteri e ai posteriori consegno il cornuto dilemma. Fatemi sapere, tra de-filiali affetti e reali effetti ceramici. Anzi no, che c’importa? Gambonissimo non ha prezzo, è un luogo dell’anima, impagabile. Non compri una cer-amica ma un’emozione, un motivo per vivere. Quelli di Gambone so’ piezz’e core, … core ‘ngrato e salato!! Saluti interrogativi, Eldorado