ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

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ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
RIFLESSIONI SU ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E BENESSERE LAVORATIVO
La nuova RSU dovrà occuparsi di organizzazione del lavoro in un’ottica totalmente nuova e a 360°.
Sollecitati da molti colleghi vogliamo dedicare un approfondimento specifico sulla questione organizzazione
del lavoro. Sappiamo tutti che, con la pubblicazione dello Statuto in Gazzetta Ufficiale, si entrerà in una fase
di forte trasformazione dell’Ateneo.
Negli ultimi quattro anni si sono succeduti quattro Direttori Amministrativi, ognuno con una propria
impostazione dell’organizzazione del lavoro. Il processo di riorganizzazione firmato Fabbro è stato
inaugurato nel nostro Ateneo nel maggio 2011, con il dichiarato obiettivo, comunicato a tutto il personale
dell’Ateneo dallo stesso Direttore, che tale processo si concludesse nel più breve tempo possibile, quale
condizione essenziale al risanamento e al rilancio del nostro Ateneo.
Il compimento di tale processo non sembra più una priorità di questa Amministrazione
La precarietà organizzativa è sotto gli occhi di tutti. Manca, attualmente, un modello organizzativo
rispondente all’esigenza di razionalizzazione delle strutture e dei servizi del nostro Ateneo e che soprattutto
sia costruito indipendentemente da quelli che saranno i titolari dei vari incarichi di responsabilità. Qualsiasi
organizzazione del lavoro deve essere concepita, infatti, senza tenere conto dei nomi di chi deve ricoprire
un dato posto di responsabilità, e questo da noi è mancato e continua a mancare.
Un’organizzazione del lavoro non può prescindere, oltre che dalla ricognizione delle attività delle diverse
strutture, dalla redazione del bilancio delle competenze di tutto il personale.
La Direttrice Amministrativa Fabbro ha avviato il processo riorganizzativo solo dell’Amministrazione
generale. Decisone sicuramente dettata dalla necessità di attendere la conclusione dell’iter statutario Non
vogliamo commentare questa scelta, ma utilizzare il caso di Siena per poter avanzare degli esempi. Infatti,
gli uffici riorganizzati sono pochi e nella maggior parte dei casi la loro riorganizzazione risponde ad esigenze
di maggiore centralizzazione dovuta alla grave crisi dell’Ateneo, pensiamo alla Ragioneria e agli stipendi. Gli
altri uffici (Usiamo il termine ufficio in senso lato non ci riferiamo alla struttura specifica che conosciamo in
Ateneo), come economato e personale tecnico e amministrativo, sono stati riorganizzati per una maggiore
efficienza a detta della DA.
A distanza di un anno questi provvedimenti quali obbiettivi hanno raggiunto? Pochi in realtà. Infatti oltre al
dispositivo che dispone la responsabilità dell’ufficio e il personale afferente, manca in molti casi l’elenco dei
procedimenti in capo ad ogni ufficio.
Tale mancanza di chiarezza ha generato grande difficoltà nello svolgimento del lavoro quotidiano per tanti
di noi, soprattutto per la difficoltà di comunicazione fra uffici centrali e dal strutture decentrate. Il
paradosso è che le premesse dei diversi provvedimenti di riorganizzazione fin qui adottati contengono
sempre la necessità di rendere più chiaro, efficiente e produttivo l’intero Ateneo.
Abbiamo perso un anno per niente, pochi provvedimenti sulla carta che indicano solo nomi, ma non
servono i nomi per fare funzionare una pubblica amministrazione, servono procedure, competenze e
formazione.
Nei prossimi mesi partirà una ricognizione che servirà per mettere a punto un bilancio delle competenze.
Chi lo farà? Una società esterna e quanto ci costerà?!
Possiamo anche capire che sia giusto visto il passato in cui spesso queste procedure interne venivano fatte
in modo poco trasparente e molto familistico, certo è triste però dover constatare che un Ateneo non abbia
al suo interno le capacità necessarie.
Abbiamo di fronte uno o due anni di gande cambiamento. La RSU dovrà essere coinvolta e farsi coinvolgere
nel processo, ma soprattutto dovrà coinvolgere tutto il personale tecnico e amministrativo. Solo con una
informazione capillare potremo costruire insieme una riorganizzazione dalla base, da chi lavora, costruita in
funzione della efficienza e rapidità di esecuzione delle procedure, ma soprattutto che porti ad una serenità
lavorativa.
Comprendiamo dopo mesi che la mancanza del salario accessorio è si importante, ma ora sta passando in
secondo piano per molti di noi. Lo stress e la difficoltà quotidiana di comunicazione fra uffici è tale che alle
volte si esce dal lavoro e si vorrebbe almeno non avere mal di testa.
La nuova RSU dovrà mettere mano a tutto questo come mai è stato fatto in passato.
Vi sarà poi tutta la partita del nuovo assetto dei dipartimenti, dei centri servizi di facoltà e delle presidenze
di facoltà, delle biblioteche e delle segreterie studenti. Queste strutture sono tutte, oggi, collegate in varia
misura alla Facoltà. Cosa succede dopo la scomparsa della Facoltà?
Sulla carta si potrebbe pensare di parcellizzare nei dipartimenti tutta una serie di attività e colleghi. Questo
però vale sulla carta. Facciamo l’esempio dei Centri servizi di Facoltà, se guardo quanti colleghi vi lavorano
oggi, 79, non posso pensare di dividerli in gruppetti nei 17 dipartimenti, verrebbe poco più di 4 unità per
dipartimento senza tenere conto di quanti corsi di studio ogni dipartimento avrà assegnati e quanti in
contitolarità. Si creeranno le scuole come strutture di raccordo ce lo auguriamo perché in quella sede a
livello amministrativo andrà ricreata a nostro avviso una struttura in qualche modo centrale che non riduca
le competenze di un gruppo di persone a briciole sparse nei 17 dipartimenti.
Sono ipotesi che andranno discusse con chi lavora nelle strutture di cui parliamo ma sono ipotesi a cui è
necessario iniziare a pensare. La RSU dovrà pensarci e soprattutto dovrà avanzare proposte.