Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari

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Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari
dicembre 2011
Periodico del Rotary Club Cagliari
Distretto 2080
• Il parco della musica
• Il barocco a Cagliari
• Ricordo di Antonio Romagnino
• Il RYLA del Club
Sommario
EDITORIALE
Due avvenimenti – Lucio Artizzu
Rotary Club Cagliari
Periodico del Rotary Club Cagliari
Distretto 2080
Anno di fondazione 1949
n. 1/2
dicembre 2011
Pubblicazione riservata
ai soci Rotariani
Direttore responsabile:
Lucio Artizzu
Comitato di redazione:
Salvatore Fozzi,
Mauro Manunza,
Marcello Marchi,
Giovanni Sanjust
Segretaria di redazione:
Anna Maria Muru
Autorizzazione
del Tribunale di Cagliari
n. 171 del 18 agosto 1965
Riflessioni e auguri del Presidente Rossetti –
Il piano strategico del Rotary International – A. C.
Il Ryla di Cagliari: “energia: motore per il futuro”
– Paolo Piccaluga
Il servizio sanitario dell’armata sarda in Crimea
– Angelo Deplano
D.H.R. Lawrence e la malaria in Sardegna
– Ugo Carcassi e Francesca Trois
Antonio Porqueddu: un sacerdote del ’700
– Marcello Marchi
Ricordo di Hendrich, l’uomo e il politico
– Rafaele Corona
La chiesa di San Giovanni nel cuore di Villanova
– Michele Pintus
Storia ed emozioni... spesso bagnano gli occhi
– Ginevra Balletto
Il “Parco della Musica” – Antonello Angioni
Ricordo del professor Antonio Romagnino – S. F.
La scuola civica di musica del Comune di Cagliari
– Luigi Puddu
Ninni per “quasi” tutti – Giovanni Sanjust
Ladri di uomini – Rafaele Corona
I resti dell’eroe dei due mondi – Mauro Manunza
Ugo Efisio Francesco Carcassi docente universitario
– Franco Pitzus
Quattro giorni di festa dedicati al Libro Sardo
– Salvatore Fozzi
Stampa e allestimento:
Grafica del Parteolla, Dolianova (CA)
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Le opinioni espresse negli
articoli firmati impegnano
esclusivamente i loro autori.
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Commissioni anno 2011-2012
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LE RIUNIONI
Le presenze
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Progetto grafico e impaginazione
Bruno Pittau – www.brokenart.org
fotografie:
Archivio Rotary e soci del Club
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Hanno collaborato a questo numero:
Antonello Angioni • Lucio Artizzu • Ginevra Balletto • Ugo Carcassi
Angelo Cherchi • Rafaele Corona • Angelo Deplano
Salvatore Fozzi • Mauro Manunza • Marcello Marchi
Paolo Piccaluga • Michele Pintus • Franco Pitzus • Luigi Puddu
Michele Rossetti • Giovanni Sanjust • Francesca Trois
in copertina: Cagliari, “Parco della Musica”
dicembre 2011 —
Rotary Club Cagliari
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EDITORIALE
Due
avvenimenti
Lucio Artizzu
L’
operosa attività del nostro
club, come accade ovviamente per tutti i club Rotary,
è segnata da due avvenimenti che con cadenza annuale si ripetono nel solco di una tradizione ben consolidata. Si tratta del ripetersi
del cosiddetto “passaggio della
campana” (che oltre i nostri
confini si definisce the
change of powers, ovvero il cambio dei
poteri) e della festa
degli auguri in
quanto la ricorrenza viene a
cadere a ridosso
delle festività
natalizie. Due
tappe importanti nella tradizione rotariana
in quanto si rinnova l’ormai tradizionale insediamento
del nuovo presidente,
che per un anno accetta di
servire il club col massimo impegno, ma che nel contempo gli consente di tracciare il consuntivo dell’attività
svolta, mentre con la festa per gli auguri si
rinnova la simpatica tradizione di dare un
addio all’anno vecchio con l’auspicio che il
nuovo sia ancor più felice e denso di risultati ancor più ricchi e positivi.
Il ritrovarsi insieme nell’aura festosa del
Natale esalta in misura maggiore il valore e
il grande dono dell’amicizia che costituisce
l’essenza della filosofia rotariana insieme
con l’altro imperativo categorico che si
esprime nel servire al di sopra di ogni interesse personale. Certo, l’amicizia gioca un
ruolo importantissimo nella vita
del Rotary tanto che si può
affermare che essa ne costituisca la pietra angolare. Non è un caso che Paul Harris,
nel ricordare le
sue prime intuizioni di quel
movimento che
sarebbe diventato il Rotary,
metta in evidenza il bisogno
di vincere la solitudine avendo al
fianco un vecchio
amico. Ricordando i
tempi delle sue prime
esperienze a Chicago,
Paul Harris mette in evidenza
la grande tristezza della solitudine
contrapposta alla gioia delle allegre passeggiate con gli amici nei verdi prati della
valle del New England. «Non c’è posto
peggiore di un parco cittadino la domenica
pomeriggio – ricorda Harris nella sua autobiografia – per sentire tutta la propria
solitudine».
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Il desiderio di amicizia, dunque, era alla base dell’intuizione del Rotary e noi rotariani di questi tempi abbiamo sperimentato il valore etico della friendship e quest’aria di amicizia ci circonda tutte le volte
in cui ci ritroviamo insieme.
Il tempo del Natale esalta questi sentimenti che affondano le loro radici nei primordi della nascita del primo club; amicizia e solidarietà non soltanto nei confronti
dei soci. «Scopriamo – scrisse ancora Paul
Harris – la gioia di essere l’uno al servizio
dell’altro» e questo spirito continua ad essere un valore sostanziale del nostro essere
rotariani, questo spirito – ancora una volta
– ha caratterizzato la vita del nostro club
anche in questo tempo ed il merito va attribuito al presidente Michele Rossetti che
con passione e grande dedizione è riuscito a
far sì che le nostre riunioni segnino sempre
una viva partecipazione; a far sì che i grandi temi della nostra società, sarda e nazionale, siano presenti nelle varie conversazioni nelle quali non mancano il riferimento e
il dibattito sui temi rotariani.
Ancora una volta, dunque, rinnovando
una nobile tradizione, ci ritroviamo insieme per festeggiare le ricorrenze natalizie
ma anche per ribadire il nostro impegno a
fare del club un organismo vitale che diventi la casa accogliente di tutti.
Pertanto, non ci sottraiamo alla bella
tradizione di scambiare gli auguri di Buone
Feste e Buon Rotary a tutti gli amici e alle
loro famiglie, con l’auspicio di un costante
sostegno a rafforzamento di tutto il Rotary
International, l’incremento del servizio
umanitario e la promozione della sua immagine pubblica.
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Paul Harris nel dicembre 1942 colma una mangiatoia per uccelli nel giardino di Comely Bank a Chicago,
mentre una bambina non identificata (forse una vicina di casa), osserva.
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Prospettive per il 2012
Riflessioni e auguri
del Presidente Rossetti
a stesura di questa pagina, dedicata
ad alcune considerazioni sulla attività svolta dal Club nei primi sei mesi, nonché agli auguri di Natale, è un’occasione preziosa, per un presidente,
per fermarsi un attimo a riflettere.
Riflettere sull’andamento del Club, sulla
compagine sociale, su
quanto già svolto
dal Consiglio Direttivo nei primi mesi
di attività, sul lavoro impostato dalle
diverse Commissioni, sui risultati attesi
dai soci.
Riflettere sul proprio operato nel Club,
chiedendosi: «Come sto andando?»
Riflettere forse un po’, in sostanza,
su se stessi e sulla propria vita; ancor più,
mi si perdonerà la personalizzazione, se,
nel momento in cui si scrivono queste note,
si è sul punto di compiere sessant’anni.
In realtà questo giro di boa, rappresentato dal Natale, non rispecchia esattamente la meta dell’attività annuale del Club,
poiché le vacanze estive sottraggono di fatto un mese al tempo dedicato ai progetti e
queste righe vengono inoltre scritte con largo anticipo.
L’attività progettuale del Club e delle
Commissioni vede poi una accelerazione
costante dall’inizio dell’anno, con il maggior numero di progetti che trova in genere
compimento nella primavera-estate.
L
Se però volessimo fare un piccolo bilancio di questi primi mesi, potremmo già
esprimere soddisfazione per aver portato felicemente a compimento un RYLA, “eredità” dell’annata precedente, grazie soprattutto al lavoro di
Paolo Piccaluga e Maria
Luigia Muroni; per avere
ospiti, nell’ambito del
Programma Scambio
Giovani, due giovani
studentesse statunitensi; per aver incrementato la cooperazione con gli altri Club dell’area di
Cagliari, concretizzatasi di recente nel Progetto Guinea-Bissau,
portato felicemente a termine con grande rapidità.
Soddisfazione per le riunioni
settimanali organizzate dalla Commissione programmi, tutte, credo, di livello; soddisfazione per un incontro, in particolare, nel quale, grazie all’impegno di Rafaele Corona e di Paola Dessì, abbiamo potuto avere con noi un parterre di eccezione
di autorità civili e militari, ed illustrar loro,
seppur brevemente, modi, etica ed impegni
dell’agire rotariano.
Ma mettere a bilancio solo quanto già
fatto da alcuni dei soci è fare un torto a tutti i componenti delle Commissioni che si
stanno prodigando per realizzare dei progetti sicuramente impegnativi e di grande
prestigio.
L’occasione per comprendere meglio
quanto il Club, con i suoi soci, sta realiz-
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zando è la tradizionale assemblea di metà
anno, in calendario per il 12 di gennaio,
durante la quale i Presidenti delle Commissioni faranno il punto sui progetti in corso
di realizzazione e sulla loro tempistica.
Nell’attivo del bilancio della mia vita, se
mi è consentita questa espressione, figurano, già da adesso, i “cespiti” che mi pervengono dai soci: l’impegno e la disponibilità di tutti nelle attività del Club, l’affetto,
il sostegno e la gratificazione dei quali sono
immeritatamente oggetto.
La presidenza di un Rotary Club come il
nostro è un’esperienza realmente esaltante,
che porta forse qualche volta a sottrarre
tempo al lavoro ed alla famiglia, ma che
arricchisce di nuove amicizie, e di rapporti
umani pieni di entusiasmo.
Club: «il Rotary ha davvero arricchito la
mia vita e l’ha resa migliore. Spero che lo
stesso possa essere per te».
Per quanto mi riguarda il suo auspicio si
è già realizzato.
Mi piace immaginare, adesso che anche
Antonio Romagnino ha raggiunto lui, Antonio Cocco, Renzo Pirisi e gli altri Rotariani loro amici, che siano tutti impegnati,
nell’ambito di un Club Superiore, nelle loro riunioni e discussioni rotariane, quali
quelle che erano soliti tenere in via Manno.
È Natale, e con Maura desideriamo fare,
dal profondo del nostro cuore, gli auguri di
Buon Natale a tutti i Soci del Club, ai loro
familiari, alle amiche dell’Inner Wheel ed
ai giovani del Rotaract.
E per quanto riguarda l’Anno Nuovo
che ci attende, ci sia consentito di fare noMentre scrivo mi viene in mente quanto stri gli auguri che Paul Harris, nel 1916 femio suocero, Luigi Cosentino, mi confidò ce, a tutti i Rotariani, dalle pagine di “The
nel momento della mia ammissione al Rotarian”:
Auguro a tutti voi la prosperità che le buone azioni meritano.
Vi auguro che tutto ciò che desiderate sia vostro.
Vi auguro che consideriate come spese necessarie tutte le vostre
opere di beneficenza.
Vi auguro di non cadere nell’errore di pensare che la felicità si
trovi superando i vostri vicini.
Vi auguro di poter vedere al di là della superficie delle cose per
comprendere tutta la sostanza che posseggono.
Vi auguro di essere dei costruttori, non semplicemente degli
scalatori.
Vi auguro di poter apprezzare quello che avete nella vita per
tutto quello che vale.
Vi auguro di essere liberi di agire secondo le leggi della vostra
coscienza.
Vi auguro di non essere schiavi delle abitudini, sociali e di altro
tipo, che non hanno alcun significato.
Vi auguro di avere la visione per discernere il giusto e il sano, e
di avere la forza e la volontà per realizzarlo.
Buon Anno!!!
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La nostra missione
Il piano strategico
del Rotary International
A. C.
el 2001-02, all’inizio del secondo secolo di servizio, il Rotary International ha cominciato a sviluppare
un piano strategico per guidare l’organizzazione verso il futuro. Da allora in poi, il
piano è stato periodicamente riveduto e aggiornato.
N
e le azioni dei soci dell’organizzazione. I
valori sono una componente sempre più
importante della pianificazione strategica
visto che guidano le intenzioni e la direzione della leadership dell’organizzazione.
Il servizio
Noi crediamo che le nostre attività ed i
nostri programmi portino alla comprensione e alla pace mondiale. Il servizio è un
elemento fondamentale della nostra missione. Attraverso i piani e le azioni di ogni
club, noi siamo in grado di creare una cultura del “servire” che offre grandissime
soddisfazioni a coloro che sono dediti al
servizio.
Nel 2009, il Consiglio ha condotto
un’ampia revisione del Piano strategico,
incluso un sondaggio tra 14.000 Rotariani
in tutto il mondo sulle priorità dell’organizzazione, lo svolgimento di gruppi di discussione per valutare l’immagine del Rotary in diversi Paesi e l’analisi di altri dati e
ricerca. Il piano riveduto, entrato in vigore
il 1º luglio 2010, riflette i risultati di questa
ricerca e unifica, inoltre, la direzione stra- L’amicizia
Noi crediamo che gli sforzi individuali si
tegica del RI e della Fondazione Rotary e si
concentrano su bisogni individuali ma lapone tra l’altro due domande:
vorando insieme si aiuta l’umanità. La forza degli impegni condivisi non ha limiti,
Chi siamo?
Siamo una rete globale di persone moti- riesce a moltiplicare le risorse e migliora la
vate che si impegnano con entusiasmo nel- nostra vita e prospettive. L’amicizia porta
le cause sociali al fine di migliorare la qua- alla tolleranza e trascende le barriere razziali, nazionali e tutte le altre barriere.
lità della vita nelle comunità.
Le diversità
Noi crediamo che il Rotary unisca globalmente le persone di tutto il mondo attraverso l’ideale del servire. Noi incoraggiamo la diversità delle conoscenze professionali e nelle nostre attività, così come nei
nostri progetti d’azione. Un club che riflette la propria comunità con un effettivo che
rappresenta le professioni presenti è un
I nostri valori fondamentali
I valori fondamentali del Rotary rappre- club in possesso della chiave per il suo fusentano i principi guida dell’organizzazio- turo.
ne, inclusi i princìpi che guidano le priorità
Qual è la nostra missione?
Servire gli altri, promuovere l’integrità e
avanzare la comprensione, la buona volontà e la pace nel mondo attraverso una
rete di professionisti, imprenditori e personalità di spicco della comunità.
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L’integrità
Ci impegniamo ad adempiere alle nostre
responsabilità e ci aspettiamo la stessa cosa
dai nostri leader, nei risultati dei nostri
sforzi e nelle procedure che usiamo per
raggiungere i nostri obiettivi. Aderiamo ad
alti standard etici e professionali nella nostra vita professionale e nelle relazioni personale.
• Incoraggiare i club a partecipare ad una
serie attività di servizio;
• Promuovere la diversità dell’effettivo;
• Migliorare il reclutamento e la conservazione dell’effettivo;
• Sviluppare i migliori leader;
• Avviare nuovi club dinamici;
• Migliorare pianificazione strategica a livello di club e distretto.
La leadership
Siamo un’organizzazione internazionale
composta da personalità di rilievo nei propri campi. Crediamo dell’importanza dello
sviluppo della leadership come componente qualificante dei nostri soci. In qualità di
Rotariani, siamo dei leader nell’implementazione dei nostri valori fondamentali.
Focus e Incremento dell’azione
umanitaria
• Eradicazione della polio;
• Aumento di servizi sostenibili incentrati
su:
• Programmi d’azione per le Nuove generazioni;
• Sei aree d’intervento della Fondazione
Rotary;
• Espansione dei partenariati strategici
e delle relazioni di cooperazione;
• Incremento di collaborazioni e connessioni con altre organizzazioni.
Tutti i valori fondamentali sono descritti nello Scopo del Rotary e nella Prova
delle quattro domande, che usiamo quotidianamente. I valori ci ispirano a instillare
e sostenere l’ideale del servire per sviluppare e mantenere l’integrità nelle relazioni Migliorare l’immagine pubblica e la
consapevolezza
umane.
• Unificare l’immagine e la consapevolezza
Il Piano strategico riveduto, entrato in del marchio;
vigore il 1º luglio 2010, identifica tre prio- • Pubblicizzare l’azione di servizio;
rità strategiche supportate da 16 obiettivi: • Promuovere i valori fondamentali;
• Enfatizzare l’azione professionale;
• Incoraggiare i club a promuovere le opSostenere e rafforzare i club
• Promuovere innovazione e flessibilità nel portunità di networking e le attività più riconosciute.
club;
■
SITO INTERNET DEL CLUB: www.rotarycagliari.org
E-mail del club: [email protected]
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Rotary Club Cagliari
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I lavori del Club
Il Ryla di Cagliari:
“energia: motore per il futuro”
Paolo Piccaluga
Q
uando la Commissione Ryla dello
scorso anno rotariano si riunì per
stabilire il tema da trattare nel Ryla
previsto nel programma del presidente Ninni Cabras, si confrontarono due alternative, quella di sviluppare il tema della
comunicazione oppure il tema dell’energia.
Prevalse la seconda ipotesi, essendo stato giudicato il tema della comunicazione
certo importante, ma alquanto abusato.
È nato così il Ryla intitolato “Energia
motore per il futuro”, e credo si possa affermare che si è trattato di una scelta vincente.
La commissione è riuscita a mettere insieme un gruppo di qualificati e generosi relatori provenienti da università, Enel e Saras, (cui si è aggiunto il validissimo contributo del socio Maurizio Boaretto), che hanno consentito di delineare un programma
che aveva come filo logico una ampia ricognizione sulle varie fonti energetiche, cui far
seguire relazioni dedicate all’utilizzo e alla
distribuzione dell’energia e allo sviluppo di
alcune considerazioni di natura economica.
Era infine prevista, successivamente ai
lavori in aula, la visita all’importante centro ripartizione carichi elettrici della terna,
situato a Quartucciu.
Stante l’impossibilità di tenere la manifestazione entro l’anno rotariano 2010-2011,
i lavori, per accordi intercorsi fra i due presidenti Ninni Cabras e Michele Rossetti, si
sono svolti tra il 20 e il 22 ottobre scorso.
Nelle prime due mattinate i lavori si sono tenuti presso la bella sala conferenze
dell’Archivio di Stato, gentilmente resa disponibile grazie ai buoni uffici di Marinella
Ferrai Cocco Ortu.
Dopo i saluti del presidente Michele
Rossetti e una breve introduzione ai lavori
dello scrivente, sono iniziati gli interventi
dei relatori.
Ha aperto i lavori il prof. Fabrizio Pilo,
dell’Università degli Studi di Cagliari, che
ha sviluppato il tema assai dibattuto dell’energia nucleare, di ciò che oggi rappresenta nel mondo, dei rischi, ma anche delle
opportunità ad essa associate, sfatando così molti dei luoghi comuni che circolano su
tale materia.
La seconda relazione è stata svolta dall’ing. Emilio Ghiani, ricercatore presso la
Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari e membro dell’Associazione Elettrotecnica ed Elettronica Italiana (AEIT) che ha
parlato dell’attualissimo tema delle energie
rinnovabili, evidenziando il grande sviluppo
di questo settore e sottolineando la particolare vocazione che in questo campo ha la Sardegna, ricca com’è di sole e di vento.
Il dott. Nicola Obinu, dell’Enel ha tracciato un quadro vivido del mercato elettrico com’è attualmente e delle sue presumibili evoluzioni future, previsioni di particolare difficoltà nell’attuale quadro socioeconomico.
Infine il comparto Oil and Gas, tutt’ora
fondamentale sia a livello mondiale che in
particolare nel nostro paese in relazione alla scelta di non procedere con la produzione di energia nucleare, è stato efficacemente descritto dal dott. Giulio Casula, della
Saras.
Il comparto, considerato da un lato il
continuo incremento dei consumi legati allo sviluppo delle emergenti economie di
paesi come Cina India, dall’altro lato l’in-
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dividuazione di nuovi giacimenti, ha a
tutt’oggi una disponibilità stimata fra 60 e
90 anni di consumi, un orizzonte dunque
che, a prescindere dagli aspetti economici,
giustifica la tendenza, ormai consolidata a
livello mondiale, all’incremento del ricorso
alle energie alternative.
Il prof. Fabrizio Pilo ha aperto anche i
lavori della seconda giornata con una coinvolgente relazione sull’evoluzione dei sistemi di distribuzione dell’energia elettrica e
sul ruolo crescente dei sistemi distribuiti e
sugli impianti di generazione di piccola taglia.
Ha fatto seguito la relazione preparata
dal nostro socio Maurizio Boaretto, che
però, essendo impegnato all’estero per motivi di lavoro, ha affidato l’incarico al dott.
Giulio Casula.
La relazione, dedicata al tema del carbone, ha consentito di avere una visione
complessiva dell’importanza di questa risorsa nel panorama mondiale, e del particolare rilievo che esso ha avuto e potrà ancora avere per la Sardegna, dove è presente
l’unico significativo giacimento italiano,
con riserve dell’ordine di qualche centinaio
di milioni di tonnellate.
L’ing. Giordano Serafini, della Saras, ha
illustrato i metodi di trasformazione del
petrolio, e le tecnologie della petrolchimica,
che messe insieme rendono disponibili una
miriade di prodotti di ordinario utilizzo,
così numerosi ed essenziali che ben si comprende la persistente insostituibilità di questa fonte energetica.
Ha concluso la sessione in aula l’ing.
Massimo Vacca della Saras, che ha intrattenuto brillantemente i partecipanti sui
meccanismi di formazione dei prezzi dei
prodotti petroliferi.
Una relazione apparentemente per addetti ai lavori, ma condotta con sapienza e
vivacità tali da interessare tutti i presenti,
che hanno così avuto la possibilità di avere
aggiornate informazioni su temi altrimenti
di difficile accessibilità.
La visita al centro ripartizione dei carichi elettrici della terna, situato a Quartucciu, ha degnamente concluso il Ryla.
Si è trattato di una visita di grande interesse, anche in relazione al fatto che non è
cosa usuale poter accedere a questi centri.
Va anche detto che, al di là dell’interesse intrinseco di una tale visita, molto ha
contato la signorile accoglienza e il contagioso entusiasmo dell’ing. Riccardo Pintor,
responsabile del centro e ospite veramente
squisito, che ha mirabilmente illustrato il
funzionamento del centro, e l’attività di
terna com’è oggi e in prospettiva futura.
Una mattinata insomma veramente indimenticabile, conclusa con la consegna
degli attestati di partecipazione ai 26 ragazzi che hanno ritenuto cosa utile dedicare tre mattinate a questo Ryla, credo senza
pentirsene.
Credo si possa affermare che le tre intense mattinate nelle quali si è articolato il
Ryla abbiano consentito di conseguire l’obiettivo che esso aveva, di fornire cioè ai
partecipanti una panoramica abbastanza
completa sugli argomenti più rilevanti dell’amplissimo tema dell’energia.
L’interesse degli argomenti trattati, la
competenza dei relatori, la loro capacità di
comunicare e di stabilire un legame di empatia con i presenti hanno determinato un clima di grande attenzione e partecipazione che
si sono manifestati con le numerose domande
che hanno fatto seguito a tutti gli interventi.
La visita al centro ripartizione dei carichi elettrici della terna è stata la classica ciliegina sulla torta giacché non è facile aver
accesso a questi luoghi di lavoro e toccare
con mano la complessità dell’attività che vi
si svolge e l’alta qualificazione degli addetti che vi operano.
L’elevato numero dei giovani laureati e
laureandi presenti e la soddisfazione che
molti di loro a parole e anche con scritti
hanno voluto esprimere, confortano l’opinione dello scrivente che la manifestazione
sia stata un bel successo, un motivo di soddisfazione e di orgoglio per i presidenti Cabras e Rossetti, per l’efficientissima direttrice del corso Maria Luigia Muroni e per
l’intero comitato organizzatore, che hanno
così visto premiato l’impegno profuso.
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La transizione verso l’unità d’Italia
Il servizio sanitario
dell’armata sarda in Crimea
Angelo Deplano
l Ministro della Guerra del Regno di
Sardegna, Luogotenente Generale dell’Armata Alfonso Ferrero della Marmora, e il Comandante del Corpo di Stato
Maggiore, Maggior Generale Enrico Morozzo della Rocca, avevano stilato nel 1854
un “Ordinamento del Regio Esercito sardo”, rimasto poi in vigore per tutto il periodo successivo fino al 17 marzo 1861, data in
cui la realizzazione dell’Unità coincise con
la nascita del Regno d’Italia.
L’Ordinamento prevedeva anzitutto la
Compagnia Guardie del Corpo di Sua Maestà
e la Compagnia Guardie dei Reali palazzi; e
quindi le Divisioni e Sottodivisioni Territoriali; i Comandi Militari Provinciali e delle Fortezze; i Carabinieri; la Fanteria; il Corpo dei
Bersaglieri; l’Artiglieria; gli Ingegneri; il Treno d’Armata; il Servizio Sanitario; le Scuole;
il Principato di Monaco, che all’epoca era un
Protettorato del Regno di Sardegna.
Per il Servizio Sanitario, l’Ordinamento
prevedeva:
a) il Consiglio Superiore Militare di Sanità;
b) il Corpo Sanitario Militare, comprendente Medici, Farmacisti e Veterinari;
c) gli Ospedali Militari Divisionali: Torino,
Genova, Alessandria, Chambery, Novara, Nizza e Cagliari;
d) la Compagnia Infermieri Militari;
e) la Casa Reale di Invalidi.
L’Ordinamento era stato stilato prima
che il contingente sardo fosse inviato in
Crimea per facilitare la risoluzione della
cosiddetta “Questione d’Oriente”.
Infatti, poiché la Francia, l’Inghilterra e
la Turchia, impegnate dal marzo 1854 in
una guerra contro la Russia, avevano necessità di un aiuto militare, il Primo Ministro
I
Camillo Benso, conte di Cavour, Primo Ministro del
Governo sardo
del Governo sardo, conte di Cavour, aveva
proposto il Piemonte all’attenzione delle
grandi potenze onde ottenere da queste la
promessa del loro appoggio nel processo
dell’unificazione italiana durante le discussioni che si sarebbero poi verificate al tavolo della pace. All’uopo aveva stipulato
un’alleanza per la quale si era impegnato ad
aiutarli inviando a combattere in Crimea, a
partire dal 1855, un Corpo di Spedizione
dell’Armata sarda, forte di 18.000 uomini.
Sotto un profilo strettamente politico l’iniziativa sortirà poi un successo pieno in
quanto avendo il Piemonte avuto modo di
partecipare al Congresso di Parigi con pari
dignità insieme alle grandi potenze, avrà in
quella sede la possibilità di attaccare l’Austria sul problema dell’unificazione italiana
e di smuovere l’opinione pubblica a favore
del Piemonte. Ma poiché quell’impresa fu
causa della perdita di 2.300 soldati, c’è tra i
posteri chi è alieno dall’accettare che il Ca-
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Dott. Gaetano Lai, Generale Medico
nel Corpo dei Bersaglieri. Prestò
assistenza al Generale Della Marmora
Fanteria dell’Armata sarda
vour debba essere considerato degno di elogio per averla pensata e, più propenso a giudicare moralmente negativo il suo atteggiamento machiavellico, si domanda
se sia opportuno giudicare diversamente Mussolini che,
con le stesse motivazioni, scelse di mandare a morire
qualche migliaio di uomini per potersi sedere da vincitore al tavolo della pace: però potrebbe essere una conclusione equilibrata l’affermare che i risultati delle due
iniziative furono comunque molto diversi.
Furono inviate in Crimea due Divisioni e una Brigata di riserva, agli ordini del L.T. Generale Alfonso
Ferrero della Marmora, lo stesso che in quanto Ministro della Guerra aveva firmato poco prima l’Ordinamento del Regio Esercito, di cui si è detto.
Ognuna delle Divisioni era su due Brigate, per ogni
Brigata, un Battaglione di Bersaglieri.
I primi piroscafi che trasportavano i soldati salparono da Genova nell’aprile 1855, ed entro il mese di
maggio tutto il Corpo di Spedizione era sbarcato a Balaklava, in Crimea.
Un Rendiconto dell’impiego di materiali e medicinali per ospedali e infermerie e presso il Corpo di Spedizione in Oriente, spediti in Crimea dall’Intendenza
Generale dell’Armata Sarda.
descrive l’attrezzatura della
quale era stato dotato il Servizio Sanitario in quella circostanza.
Il documento consta di un
centinaio di pagine: vi figurano
per lo più tabelle con dati numerici, firmate dal Facente Funzioni di Intendente Generale della
Rovere e dal Commissario di
Guerra Ferrari. Gli argomenti
trattati vanno dagli elenchi dei
materiali acquistati a Costantinopoli o ceduti dagli Alleati, all’impianto degli Ospedali, al
Personale degli Ospedali, ai viveri di riserva, ai materiali e medicinali, ai pagamenti ordinati
per conto del Servizio Sanitario,
al servizio delle ambulanze
presso i Corpi, e ai doni fatti agli
Ospedali di Costantinopoli.
A Jeni-Koi, in Turchia, presso Costantinopoli, già prima
dell’arrivo delle truppe, erano
stati approntati due Ospedali
da 500 letti ciascuno ed altri tre
ne furono approntati in Crimea
appena possibile.
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Granatiere di Sardegna durante la
seconda guerra d’indipendenza
Risulta dal Rendiconto che il
Personale addetto ai Servizi Sanitari era Amministrativo, Sanitario e Religioso.
Il Personale Amministrativo
comprendeva i due Direttori
degli Ospedali, uno per quelli di
Jeni-Koi e uno per quelli in Crimea; gli Ufficiali Contabili, detti anche Ufficiali Infermieri, che
erano 19 in un primo tempo, ridotti poi a 10 dai decessi e dalle malattie; i Soldati Infermieri,
che inizialmente erano 432, poi
ridotti a 300 dagli stessi motivi,
con un solo Infermiere ogni 10
ammalati.
Il Personale Sanitario comprendeva 149 Medici, poi ridotti
a 128, e 16 Farmacisti. Nel computo del Personale Sanitario
vanno compresi anche i Medici
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Soldati di un reggimento russo d’élite
presso le truppe: 7 Medici di Reggimento, che sovrintendevano ai 28 Medici di Battaglione ed al materiale a
questi affidato. Va compreso inoltre il servizio delle tre
ambulanze, una a disposizione del Quartier Generale, e
ognuna delle altre al seguito delle due Divisioni che
componevano il Corpo di Spedizione.
A ogni ambulanza erano addetti 9 Medici, 2 Farmacisti, 1 Ufficiale Infermiere e 22 tra Sottufficiali e
Soldati Infermieri che erano così in grado di evacuare
dal campo di battaglia 320 feriti.
Questi erano trasportati in barella dai Soldati Infermieri al posto di medicazione dove ricevevano le prime
cure e dal posto di medicazione, a seconda dell’importanza della ferita, erano avviati per mezzo di carri, o
anche a piedi, verso le retrovie dove venivano definitivamente medicati e dove si formulava la diagnosi da cui
dipendevano i provvedimenti successivi. Ogni Battaglione aveva 2 cassoni d’ambulanza, zaini e tasche con
materiale sanitario. Questa attrezzatura risultò molto
efficace nei giorni della battaglia della Cernaia e della
caduta di Sebastopoli: erano le due occasioni in cui le
truppe sarde ebbero modo di distinguersi e di dimostra-
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Bersaglieri
Ufficiali e Soldati Infermieri del Servizio Sanitario sardo
evacuano i feriti dal campo di battaglia
Reparti dell’Armata russa assediati a Sebastopoli
re il loro valore. Ma al di fuori di queste due circostanze, le ambulanze servirono, assieme al Personale, come
sussidio agli Ospedali per l’assistenza agli ammalati.
Il Personale Religioso contava 14 Cappellani e 64
Suore, addette con buoni risultati all’Amministrazione, alle lavanderie e alle cucine.
Una Relazione sul Servizio Sanitario Militare del
Corpo di Spedizione in Oriente e un’altra Sulle malattie che hanno dominato in Oriente fra le truppe del
Corpo di Spedizione Sardo, ambedue compilate dal Medico in
Capo Cav. Comisetti descrivono
le condizioni in cui si trovarono
i soldati sbarcati in Crimea.
Già nel 1854 un’epidemia di
colera aveva fatto strage nelle
file degli Eserciti Alleati, ed
aveva ucciso il Generale Saint
Armaud, Comandante in Capo
dell’Armata francese. Appena
giunto in Crimea il Corpo di
Spedizione sardo si trovò a
fronteggiare la stessa epidemia,
che proprio nel mese di giugno
del 1855 aveva assunto caratteristiche di particolare violenza
che lo decimarono. Tra le vittime il Comandante della Seconda Divisione, Generale Alessandro Ferrero della Marmora, fratello del Luogotenente Generale
Alfonso e fondatore del Corpo
dei Bersaglieri.
Il colera, malattia endemica
in Asia, si era manifestata in
Europa dal 1817 in poi, caratterizzata talvolta da gravissime
epidemie. Può essere considerata una gastroenterite acuta infettiva, ed esplode dopo alcuni
giorni d’incubazione. È dovuta
a un vibrione visto per la prima
volta al microscopio dal valente
medico pistoiese Filippo Pacini
proprio nel 1854.
Ma la sua scoperta non fu riconosciuta fino a quando il famoso Roberto Koch lo descrisse
una seconda volta nel 1888. E
poiché durante la guerra di Crimea non si sapeva ancora quale
fosse l’agente etiologico responsabile dell’epidemia, i medici si
limitavano a combatterne i sintomi, e non la causa.
La malattia si diffonde per
contagio in condizioni igieniche
particolarmente degradate e si
può presentare sotto forme molto
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Ufficiali e soldati dell’Armata inglese
diverse: la più grave è quella del colera fulminante, che provoca il decesso in poche ore.
I due Ospedali preparati a Jeni-Koi in
Turchia e gli altri tre allestiti in Crimea non
furono sufficienti in quanto ognuno dovette ospitare non i 500 previsti ma ben 800
degenti in continuo movimento di ammalati, senza che le dotazioni in Personale o in
materiali potessero essere adeguate.
Si può pertanto affermare che la virulenza dell’epidemia, assolutamente non
prevista sorprese l’organizzazione del Servizio Sanitario dell’Armata sarda, molto
sottodimensionata rispetto alle esigenze del
campo e degli Ospedali.
All’epidemia di colera fecero seguito
tifo, malaria, dissenterie, emeralopia, scorbuto e tisi. Le truppe sarde erano state inviate “in Oriente” prive di indumenti e di
pastrani invernali ed erano riparate da
semplici tende per cui, quando sopraggiunse la stagione fredda con temperature rigidissime, le malattie e i congelamenti si
moltiplicarono, nonostante i 20.000 panciotti di lana ceduti dalle Amministrazioni
degli Alleati “per tenere caldo il ventre”.
In conclusione, alla fine delle ostilità le
vittime del colera furono 1.500, ma dei
18.000 soldati inviati in Crimea i morti per
malattia furono complessivamente 2.300.
Questo nonostante il fatto che nelle fasi
di allestimento della spedizione fossero stati organizzati degli incontri a Marsiglia con
gli Ufficiali Medici francesi allo scopo di
concordare le azioni più idonee per affrontare le malattie.
Il Servizio Sanitario Militare francese
aveva ottime tradizioni che risalivano almeno alle guerre del 1° Impero, allorché la
“Grande Armée” poteva vantare medici
come lo scienziato Jean Nicolas Corvisart e
chirurghi come Dominique Jean Larrey, l’ideatore delle “Ambulances volantes”.
Il Corpo di Spedizione Francese in partenza per l’Oriente, forte di ben 150.000
uomini, era stato dotato dal suo Servizio
Sanitario di un’attrezzatura ritenuta abbondantemente sufficiente sia per Personale che per materiali.
Ma la virulenza dell’epidemia sorprese
anche quella organizzazione. Infatti si verificarono fra le truppe francesi pressoché le
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Ufficiale Medico francese soccorre
alcuni feriti
Zuavi francesi durante la seconda guerra d’indipendenza
Cantiniera francese conforta un ferito
stesse carenze e gli stessi gravissimi inconvenienti descritti a proposito di quelle sarde.
L’Esercito Inglese in Crimea contava 20.000 uomini, ma anche per il suo Servizio Sanitario le cose presero una piega più favorevole soltanto dopo che nel
corso dell’anno 1854 la stampa britannica diede notizie
delle gravissime condizioni in cui venivano assistiti i
soldati feriti o ammalati.
Di conseguenza verso la fine dello stesso anno il Ministro della Difesa autorizzò Florence Nightingale, una
signorina dell’alta borghesia britannica, già nota per
la sua vocazione di infermiera, a partire per la Turchia
con 38 infermiere volontarie da lei addestrate.
All’Ospedale Militare allestito in una caserma di
Scutari rilevò che i soldati erano mal curati, nell’indifferenza delle autorità: il personale medico era sovraccarico, le medicine scarse, l’igiene trascurata, comuni,
e spesso fatali le infezioni di massa, la cucina era male
attrezzata. La Nightingale riuscì ad ottenere una drastica riduzione della mortalità applicando 5 requisiti
che riteneva essenziali per un ambiente salubre: aria
pulita, acqua pura, sistema fognario efficiente, pulizia,
luce. Riteneva esser requisiti
non essenziali ma positivi il calore, il silenzio e la dieta.
Durante la guerra di Crimea
Florence Nightingale fu nota
come “La Dama della lampada”. L’appellativo le derivò da
in articolo del Times che ne lodava l’abnegazione e che così si
esprimeva: «Quando ormai tutti gli Ufficiali Medici si erano ritirati per la notte [...] la si poteva vedere fare il suo solito giro,
sola e con una piccola lampada
in mano». L’articolo fu poi reso
popolare da una poesia di
Longfellow.
L’opinione pubblica inglese,
che era rimasta scossa dalle
perdite causate dal colera (ne
era morto anche Lord Raglan,
Comandante in Capo del Corpo
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Florence Nightingale
di Spedizione britannico) accolse Florence Nightingale come
un’eroina al suo ritorno in patria: su invito della Regina Vittoria le fu affidato l’incarico di
scrivere il Rapporto Finale della Commissione per la Sanità
dell’Armata, che contribuì a rivoluzionare la Sanità Militare
Britannica: molti ospedali vennero costruiti seguendo le sue
indicazioni, e si dovette provvedere alla riorganizzazione degli
ospedali da campo.
Per questi motivi è considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna.
Quasi subito dopo la guerra
di Crimea, che si concluse con la
pace firmata al Congresso di Parigi il 30 marzo 1856, scoppiò la
seconda guerra dell’indipendenza italiana, combattuta nel 1859
dagli Alleati franco-sardi di Napoleone III e di Vittorio Emanuele II contro gli austro-ungheresi di Francesco Giuseppe I.
La guerra, che ebbe inizio
nell’aprile del 1859 per concludersi nel luglio dello stesso anno, fu l’ultima combattuta dal
A Balaklava, in Crimea, feriti della Cavalleria inglese reduci
dalla famosa “carica dei 600”
Regno Sardo nell’immediata antivigilia della proclamazione del Regno d’Italia.
Nei tre anni intercorsi tra la conclusione della Guerra di Crimea e l’inizio delle nuove ostilità lo Stato
Maggiore non ebbe né i mezzi finanziari né il tempo
sufficiente per effettuare cambiamenti significativi all’“Ordinamento del Regio Esercito Sardo” del 1854,
per cui nemmeno la struttura del Servizio Sanitario
subì alcuna variazione.
Anche nel corso di questa nuova guerra il funzionamento del Servizio Sanitario Sardo risultò molto sottodimensionato rispetto alle esigenze, e stavolta non a
causa delle malattie ma per via dello stragrande e inatteso numero di feriti che lo scontro tra gli eserciti ebbe
a provocare: il Servizio fu infatti letteralmente sommerso dal numero di feriti bisognosi di assistenza che gremivano tutti i luoghi di culto dei paesi situati in prossimità della zona di San Martino in cui si era svolto il
combattimento tra l’esercito sardo e quello austriaco.
Una situazione di caratteristiche analoghe ma di
entità molto maggiore si verificò a Solferino, dove si
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Henry Dinant, fondatore della Croce
Rossa
scontrarono il grosso dell’Esercito Francese, nel quale militavano anche dei nordafricani, e
quello dell’Esercito Austriaco,
le cui file erano composte, come
è noto, da truppe provenienti
dalle varie nazioni che costituivano l’Impero.
Henry Dinant, un cittadino
svizzero che ebbe modo di assistere al terribile spettacolo dei
40.000 caduti dei due schieramenti sul campo di battaglia,
descrisse in un libro quello che
aveva visto, e quindi anche le
chiese straripanti di feriti delle
più varie nazionalità, troppo
numerosi per poter essere soccorsi e assistiti dai Servizi Sanitari degli eserciti che si erano
affrontati.
Il libro ebbe grande diffusione e riuscì a coinvolgere l’entusiasmo dell’opinione pubblica, al
punto che il 29 ottobre 1863 ben
14 Nazioni sottoscrissero la Convenzione di Ginevra, e questa
istituì un organismo che cominciò ad operare il 22 agosto 1864
sotto l’insegna della “Croce Rossa in Campo Bianco”, mutuata
dalla Croce Bianca in Campo
Rosso della bandiera svizzera.
Riscosse poi, durante gli anni successivi, consensi
sempre più convinti fino a raggiungere l’universalità
con il riconoscimento di tutti gli stati del mondo.
Oggi la Croce Rossa si è evoluta in un’organizzazione di Società Nazionali per l’assistenza e il soccorso in
guerra e in pace, che operano sulla base dei sette
princìpi fondanti della Convenzione di Ginevra: l’Umanità, la Neutralità, l’Imparzialità, l’Indipendenza, il
Volontariato, l’Unità e l’Universalità.
E così, dalla sofferenza delle decine di migliaia di
feriti a Solferino e a San Martino, da quello strazio che
i Servizi Sanitari degli Stati belligeranti non erano riusciti ad evitare, aveva avuto origine un organismo benefico, vivo e vitale, che da allora fa onore all’umanità.
In quegli stessi anni, il 17 marzo 1861, era nato lo
Stato Italiano Unitario.
Bibliografia
Atti del 1° Congresso in Sardegna di Storia della Medicina: DEPLANO ANGELO – Napoleone Bonaparte, i suoi medici, le sue malattie
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli – TOLSTOI LEV.: I racconti di Sebastopoli
Carocci: BERTOLI VIALE ETTORE – Lettere dalla Crimea 1855-1856
Encyclopedia Britannica. 9, pag. 1161 Voce: Italy and Sicily, History of
Enciclopedia Italiana Treccani. Vol. IX, pagg. 581/ 585 Voce: Cavour, Camillo Benso conte di
Enciclopedia Italiana Treccani. Vol. XI, pagg. 897/ 899 Voce: La
guerra di Crimea
Enciclopedia Italiana Treccani. Vol. XII, pagg. 6/8 Voce: Croce
Rossa
Google: Il Corpo della Sanità Militare si costituisce il 4 giugno 1833
Google: Ordinamento del Regio Esercito Sardo nel 1854
Il Saggiatore - EDGERTON ROBERT: Gloria o Morte. Crimea 1853-56
Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico – RENATO ARTESI: Il
Servizio Sanitario nell’Armata Sarda durante la Campagna di
Crimea (1855/56)
Stato Maggiore dell’Esercito: ALES STEFANO – Dall’Armata Sarda
all’Esercito Italiano (1843/1861)
Wikipedia, l’enciclopedia libera: La seconda guerra d’Indipendenza Italiana
Wikipedia, l’enciclopedia libera: Direzione Generale della Sanità
Militare
Wikipedia, l’enciclopedia libera: Florence Nightingale
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L’autore di “Mare e Sardegna”
D.H.R. Lawrence
e la malaria in Sardegna
Ugo Carcassi e Francesca Trois
awrence, nonostante la brevità del Lady Chatterley (1928) per l’audacia del
suo soggiorno, aveva con lapidaria linguaggio con cui descrisse la vita sessuale
dei personaggi, traendo probconcisione, concentraabilmente ispirazione dalla
to in due parole, “mare e
relazione della moglie con l’iSardegna”, la configurazione
taliano tenente Angelo Rageo-etnologica e la peculiare
vagli (poi suo terzo marito).
insularità della Sardegna.
Fu durante il soggiorno italLawrence, figlio quartoiano che si sviluppò la pasgenito di un minatore e di una
sione per la pittura prevaleninsegnante, noto scrittore e
temente a sfondo erotico. In
romanziere, molto criticato
un mostra organizzata a Lonper il suo esasperato interesse
dra nel 1929 i suoi quadri
nei confronti delle pratiche
vennero sequestrati dalla
sessuali senza limiti e senza
polizia perché considerati
regole, viene ritenuto il profeosceni.
ta della generazione dei figli
D.H.R. Lawrence
Fra gli scrittori che hanno
dei fiori.
Nato ad Eastwood, l’11 settembre 1885, visitato nel passato la Sardegna, Lawrence
completati gli studi, iniziò ad insegnare in è stato sicuramente uno di quelli che, pur
una scuola nei pressi di Londra. A causa di nella brevità del suo soggiorno (4-10 gendue episodi di polmonite abbandonò l’in- naio 1921), ha meglio percepito le peculiarsegnamento dedicandosi all’attività di ità dell’Isola. Aveva visitato Cagliari, Mandas, Sorgono, Tonara, Gavoi, Nuoro, Oroscrittore.
Decisiva fu per lui, nel marzo del 1916, sei, Siniscola e Terranova. Appena rientrala relazione con la moglie del suo profes- to aveva in sei settimane scritto il testo di
sore di Filologia, l’inglese Ernest Weekley, Mare e Sardegna.
Lawrence, originale quale era, aveva
Frieda von Richthofen, figlia di un famoso
e ricco barone tedesco. Quest’ultima ab- scelto la Sardegna perché: «La Sardegna è
bandonò il marito ed i tre figli per trasferir- come il niente» cioè una terra che meritava
si con lui prima in Germania, da cui ven- di essere esplorata «si dice che né i romani,
nero cacciati perché lo scrittore venne né i fenici, i greci o gli arabi abbiano mai
ritenuto una spia, poi in Italia. Ottenuto il sottomesso la Sardegna. È fuori dal cirdivorzio e rientrati in Inghilterra si cuito della civiltà... è vero, ora è italiana,
sposarono il 13 luglio 1914. Vennero però con le sue ferrovie e i suoi omnibus ma è
espulsi nel 1917, lui per il suo aggressivo ancora una Sardegna indomita».
Durante il suo viaggio aveva ammirato i
pacifismo, lei perché tedesca.
Autore prolifico scrisse circa 800 poesie, costumi in bianco e nero degli uomini con
numerosi racconti, novelle e romanzi. la classica berretta a calza: «Quelle lunghe
Molto criticato fu il suo libro L’amante di berrette a calza, le portano come una
L
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Frieda von Richthofen
Stazione ferroviaria con terrazza e
finestra centrale protette con
zanzariere
specie di cresta, come una lucertola inalbera la cresta
nel tempo degli amori». Anche la suggestiva policromia dei costumi delle donne lo aveva attratto. Era rimasto affascinato dalle rocce di granito. Alla pietra
sarda ed al suo “calore profondo” Lawrence dedica un
piccolo inno d’amore: «... e mi rendo conto che detesto
il calcare, odio vivere sul calcare o sul marmo o su
qualunque delle rocce calcaree. Le odio. Sono rocce
morte, non hanno vita, né fremiti per i piedi. Ma il
granito! Il granito è il mio prediletto». Si era però anche lamentato della povertà del cibo e della scarsa
pulizia dei vari locali da lui frequentati (Hotel “Scala
di Ferro” compreso!!!).
Sulla città di Cagliari così scrive: «Non ha nulla di
italiano... Orgogliosa, remota come se fosse rimasta
indietro nella storia...». Cagliari è «strana... come se si
potesse vedere ma non entrarvici. È come una visione,
un ricordo, qualcosa che è passato...». Affiora in questa sua descrizione il senso del “già visto” e quando fa
riferimento all’aspetto dei sardi gli apparirà altrettanto strano e domestico, qualcosa di già conosciuto, forse
“sognato” o legato a lui da una misteriosa parentela di
sangue: «so di averlo già conosciuto». Finisce col
dichiarare di capire la lingua sarda: «aperta, maschia,
decisa».
Al termine del viaggio descrive Terranova (Olbia)
come «...paludosa estremità della baia... Non si capiva che parte esattamente fosse rivolta verso il mare. Lo
scuro accerchiamento della terra sembrava furtivo, le
colline avevano un che di remoto a guardia dell’acqua
nel silenzio». Per lui la Sardegna era un’isola senza
mare con caratteristiche proprie che il mare estraneo
consentiva di custodire. Rientrato a Roma l’entusiasmo per il recente viaggio si attenuava quando, in un
Casello ferroviario protetto con
caffè della Capitale, poteva assaporare un buon caffelzanzariere
latte caldo.
Appaiono di notevole interesse le osservazioni
riguardanti il problema millenario della Sardegna: la
Malaria. Infatti nel viaggio verso Sorgono scrive: «Fin
qui, in tutte le stazioni c’erano zanzariere alle
finestre. Questo significa zanzare malariche. La
Malaria sale molto in alto in Sardegna. Le basse vallate dell’altopiano, la brughiera con il suo intenso
sole estivo e le acque paludose senza fiumi, favoriscono inevitabilmente il riprodursi degli insetti...
Appena si arriva dove ci sono gli alberi non ce n’è più.
Così dicono... Ah, i boschi e le foreste del Gennargentu, i boschi e le foreste da su in cima, là non c’è la
Cappella monumentale nel Chiova Ranch malaria!».
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Lawrence era rimasto talmente impressionato dalla voracità delle zanzare che dopo il
suo rientro dalla Sardegna egli
aveva scritto, nel 1923, la poesia
“The mosquito” (il moscerino =
la zanzara): «Monsieur quando
iniziasti i tuoi trucchi?... Perché
te ne stai su quelle tue lunghe
zampe? ... come puoi avere tanta malvagità in questo tuo
trasparente fantasmatico fragile corpo?... posso io prevalere
su di te? Siete voi vittoria alata
troppo numerose per me? Non
sono io abbastanza zanzara
per poter vincere una zanzara?».
Poco prima di morire, in una
sua poesia intitolata “The mosquito knows” egli aveva scritto:
«La zanzara sa molto bene,
piccola come è di essere un insetto predatore. Ma dopotutto
essa riempie solo la sua pancia
e non deposita il mio sangue in
una banca. La zanzara sa».
Lawrence, consapevole della
sua imminente fine, nel 1930,
nel suo ultimo libro La nave
della morte, aveva scritto: «Ora
è autunno ed i frutti cadono,
marciscono ed inizia il lungo viaggio verso l’oblio... ed è tempo
di andare, di salutare se stessi e
di trovare un’uscita dal proprio
corpo decaduto... Oh, costruisci
la tua nave della morte, costruiscila! Poiché essa ti servirà. Il
viaggio verso l’oblio ti aspetta».
Lawrence moriva in Francia, a 45 anni, il 2 marzo del
1930, per una grave forma di
tubercolosi. Dopo la cremazione, le sue ceneri erano state
prima conservate nel cimitero
di Vence, nei pressi di Parigi, e
poi nella cappella del Ranch
Chiova, nel Nuovo Messico.
Secondo alcuni le sue ceneri sarebbero state prima
buttate via dal Ravagli e sostituite poi con altre da lui
consegnate a Frieda. La maggioranza degli studiosi ritiene però che le ceneri di Lawrence siano state effettivamente consegnate alla moglie che le avrebbe fatte
mischiare al cemento utilizzato per la costruzione della cappella monumentale.
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Un riformatore illuminato
Antonio Porqueddu:
un sacerdote del ’700
Marcello Marchi
a nostra Rivista, dieci anni or sono,
pubblicava un saggio del professor
Giuseppe Marci: Scrittori sardi del
diciottesimo secolo. L’illustre studioso,
riassumendo quanto più diffusamente
esposto in una brillante conversazione che
aveva animato una nostra serata, riusciva a
tracciare, sia pure a grandissime linee per i
limiti di spazio concessi, un quadro della
stagione culturale del ’700 e, in particolare
della seconda metà del secolo, da considerarsi «stagione di vitalità culturale non disgiunta dalla speranza di “rifiorimento”
economico».
Le trasformazioni politiche del primo
ventennio determinate dall’aspra contesa
per la successione al trono di Spagna avevano investito la Sardegna che dal 1720 dovette affrontare le difficoltà del passaggio
dalla plurisecolare dominazione spagnola a
quella piemontese.
La lotta tra Filippo di Borbone e Carlo
d’Asburgo, che finì per coinvolgere in opposte fazioni alcuni feudatari sardi, non
poteva suscitare interesse nel popolo sommerso da ben altri gravi problemi per le tristissime condizioni di vita in cui versava.
Questo comune sentire è espresso in un
quartetto di versi gallurese «Pal noi non
v’ha middori, non impolta lu ch’ha vintu, o
sia Filippu Quintu o Carralu imperadori».
Ma le condizioni generali dell’isola andarono pian piano mutando: inizialmente i
Savoia, impegnati dai trattati internazionali ad osservare le leggi e i privilegi concessi dai precedenti governi e costretti a
conquistare il favore di clero e feudatari
tradizionalmente legati alla Spagna, si
mossero con estrema prudenza operando
L
(come sostengono gli storici e tra essi Girolamo Sotgiu) «in modo che tra vecchio e
nuovo regime non risultassero differenze
...così che non fosse avvertita la frattura fra
passato e presente» e di seguito: «Ancora
nel 1731 Carlo Emanuele III dava al Viceré
queste disposizioni: Lo studio nostro sarà
di seguire in ogni cosa la traccia che vi hanno lasciato gli spagnoli da Carlo II in dietro. Perciò usando nel parlare la lingua italiana vi valerete dello spagnolo nello scrivere, seguendo anche il cerimoniale che vi
troverete in uso ...(imponendogli di accomandarsi)... alle maniere di codesti popoli,
con impedire che si introducano le piemontesi, e molto meno si dimostri alcun disprezzo dei loro costumi».
Tuttavia a questo primo periodo di cammino lento e prudente, nella seconda metà
del secolo, anche per il diffondersi in Europa del riformismo illuminato, il re Carlo
Emanuele III, che poteva valersi dell’impulso del geniale Ministro Bogino, poté adottare concreti provvedimenti per il progresso
della cultura (con la ricostituzione delle
Università di Cagliari e Sassari), della sicurezza, della giustizia, dell’agricoltura.
Il problema della lingua venne affrontato con provvedimento del 1760 che vietava
senza riserve nello scrivere e nel dire l’uso
della favella castigliana, capovolgendo in
tal modo l’iniziale approccio.
Giuseppe Marci riferendosi a questo periodo parla dell’apertura di «...un’epoca di
speranze destinate a sfiorire presto ma condivise, finché vissero, da una generazione
di sardi che, nei ruoli diversi della pubblica
amministrazione, dell’impegno sacerdotale, dell’insegnamento e della scrittura, reci-
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tarono la loro parte animati da
una doppia motivazione civile e
culturale».
Egli raduna e cita una serie
di scrittori didascalici che «...
elaborarono opere in linea di
massima coerenti col generale
clima dell’Europa illuminista».
Tra essi pone Antonio Purqueddu che compose «un poema, composto da 199 ottave
suddivise in tre canti, in sardo
meridionale, con traduzione
italiana a fronte», accompagnato da annotazioni anch’esse nelle due lingue per i primi due
canti e solo in italiano per il terzo.
Scrive il Tola, nel Dizionario
biografico degli uomini illustri
di Sardegna, che l’autore con il
poemetto intitolato Su Tesoru
de sa Sardigna «... mirò principalmente a propagare nel popolo sardo le utili cognizioni sulla
coltura del gelso e allevamento
del filugello, per allettarlo ad
un ramo d’industria fino ad allora sconosciuto» ed ancora:
«L’edizione di questo poemetto
fatta in Cagliari nel 1779 da Bonaventura Porro direttore della
stamperia reale (un vol. in 8°) è
una delle più eleganti, nitide e
corrette che quel tipografo facesse mai... (è) adorna di quattro rami». La visione diretta
dell’originale e delle acqueforti
che vi figurano conferma il lusinghiero giudizio sulla esemplare raffinatezza di scritto e
immagini.
La riedizione dell’opera nel
1999 (edizioni CUEC) è stata
curata proprio da Giuseppe
Marci autore di una Introduzione che è un mirabile, ampio,
documentato saggio su idealità
culturali e progetto politico dei
didascalici sardi del ’700.
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La lettura di essa consente di inquadrare il Porqueddu nel più vasto contesto che in quegli anni si andava affermando con una «borghesia accresciuta» e
«aperta alla cultura illuministica».
Mi è parso opportuno fermare l’attenzione su questo
autore, che può degnamente rappresentare gli esponenti di un periodo ricco di studi, interventi, azioni diretti,
dopo anni di immobilismo, a creare una diversa realtà
per la nostra Sardegna, dando così a chi non voglia approfondire il tema ricorrendo al libro citato, maggiori
notizie, non celando che sono mosso anche da ragioni
familiari che mi collegano al Porqueddu, pur nel volgere di due secoli fra la sua e la mia nascita.
Antonio Porqueddu era nato a Senorbì il paese dove erano nati mia madre e i suoi fratelli e dove dai pri-
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mi anni dell’800 si era stabilito Antonio
Orrù, loro bisnonno, sposandovi Peppa Rita Porqueddu nipote di Giovanni Battista
Porqueddu (fratello del poeta) perché figlia del di lui figlio Antonio.
Queste ed altre notizie le ho ricavate oltre che da carte e ricordi familiari, da un
saggio su Senorbì (Zonza Editori, 2a Ed.
2001) scritto da un suo cittadino illustre
prelato, S.E. Monsignor Antioco Piseddu,
Vescovo di Lanusei, universalmente stimato per le sue doti pastorali e per gli studi
storici che coltiva con appassionate ricerche e con dotte pubblicazioni.
Dal suo scritto ho avuto conferma anche
dell’originario nome del nostro autore, che
pur inserendo nel suo libro il cognome Purqueddu (con la U come seconda lettera), si
chiamava in realtà Porqueddu (con la lettera O); così risulta dagli atti di battesimo
nei Quinque Libri della Parrocchia di Senorbì e con tale nome era chiamata e conosciuta la sua famiglia.
È malizioso, ma probabile, sostenere
che abbia voluto nobilitare il proprio cognome con una modifica che, pur non alterandone del tutto il suono, lo facesse risultare, almeno nello scritto, più lontano da
richiami ad un animale di grande utilità
ma di scarso decoro...
Monsignor Piseddu riferisce che un tale
Antonio Porqueddu, all’inizio del ’700, pur
essendo un semplice bracciante, riuscì ad
accumulare ingenti ricchezze; gli nacquero
molti figli, tra essi tre che meritano di essere segnalati per i meriti acquisiti.
Domenico, nato nel 1729, sacerdote, nominato Vescovo di Iglesias nel 1792, che riscosse grande fama per l’impegno profuso
nel sostenere la difesa del Sulcis dall’attacco delle truppe rivoluzionarie francesi nel
1793. Nella sacrestia della Parrocchiale di
Senorbì è conservato un suo ritratto di anonimo pittore del tempo che lo raffigura
quando è già stato nominato vescovo. con
una lunga scritta che descrive la sua carriera ecclesiastica e nella quale è chiamato
Porqueddu.
Giovanni Battista, (il mio avo), che ricevette il titolo nobiliare nel 1781 per sue be-
nemerenze in campo agricolo impegnandosi anche nella coltura del gelso.
Antonio, nato nel 1743, ed entrato nella
Compagnia di Gesù.
Come bene osserva Monsignor Piseddu
«La sua decisione di abbracciare la regola
di S. Ignazio di Loyola non poteva cadere
in momento meno opportuno...»; la compagnia venne soppressa con un breve di
papa Clemente XIV nel 1773. I Gesuiti, privati di ogni bene e impossibilitati a fare vita comune potevano o tornare al laicato o
entrare nel clero secolare alle dipendenze
dei vescovi. Porqueddu scelse questa strada. Sempre Monsignor Piseddu loda la sua
vivacità e apertura d’ingegno, la curiosità
scientifica e il desiderio di cultura che lo
portarono ad approfondire i suoi studi specie «sull’Illuminismo che esercitò su di lui
un fascino particolare». «Lo segnò profondamente il desiderio di una società nuova,
più giusta e umana, l’anelito al progresso
anche economico, la fiducia nelle forze dell’uomo e della sua ragione, ma trovò nella
sua fede religiosa la molla per raggiungere
questi ideali».
Visse due anni a Torino (1775/76) stringendo amicizia con esponenti della cultura
locale e godendo della benevolenza del re
Vittorio Amedeo III ed ebbe conoscenza ed
esperienza della coltivazione dei bachi da
seta, sì che, tornato in Sardegna, ritenne di
doverla promuovere nell’isola, perché, come canta nella prima ottava «...donat / a
su mundu tesoru inestimadu / su brem’e seda...».
Dice Mons. Piseddu che, «il Porqueddu... da buon religioso, pensò di utilizzare
per il suo insegnamento, il metodo che da
secoli usava la chiesa per insegnare il catechismo alle persone poco istruite e che continuava a dimostrarsi efficace: tradurre
cioè il messaggio in lingua sarda, sistemarlo in versi, adattarvi la musica e insegnarlo
trasformato in canto».
Il nostro autore dichiara esplicitamente
tale intendimento nella quarta ottava del
primo canto in cui, dopo essersi scusato
con le dame per l’uso del sardo, afferma
che «...serve per spiegare al servitore quegli
dicembre 2011 —
utili precetti che propongo...» debbono essere imparati cantandoli, «che cantabili li
pongo» in vece delle canzonette come Rei
Turcu Moru. Questa (Su Rei Turcu Moru /
persighit is Cristianus / Ti ongu su coru in
manus / serbaddu che tesoru) doveva essere in voga in quei tempi.
Non può tacersi la scarsa probabilità
che coloro che trovavano svago cantando i
motivi popolari del tempo si convertissero
alle ottave didascaliche del suo poema, ma,
al di là di questa facile critica, si deve, ammirando lo spirito riformista che anima il
progetto, avvertire, come in realtà il libro si
rivolga non solo ad un pubblico locale e
praticamente incolto ma anche, – così acutamente ritiene il Marci analizzandone ripetuti passi privi di interesse per un lettore
sardo – anche ad un pubblico che non conosca la lingua sarda e con un buon grado
di cultura.
Questo risulta palese se si tengano in
considerazione le Annotazioni che accompagnano i canti. In esse Porqueddu non si
limita ad illustrare ed ampliare le informazioni che i versi non avevano potuto chiarire, ma aggiunge osservazioni «...e commento sui fatti linguistici ed etnologici, storici e sociali riguardanti la Sardegna».
Le annotazioni relative ai primi due
canti sono scritte in sardo ed in italiano
mentre quelle al terzo solo in italiano, tralasciando le sarde (ed usando caratteri più
minuti) per esigenze relative alle dimensioni del volumetto, ma, e soprattutto, per «la
molteplicità di esse (creduta necessaria per
difendere la Sardegna da varie ingiuste critiche fattale dagli autori, che verranno nominati ...e perché l’intelligenza della maggior parte, siccome non contiene precetti,
non si crede necessaria» (così esplicitamente espresso dall’autore).
L’amor patrio del Porqueddu si manifesta con accenti fortemente polemici nei
confronti di autori, come il Gemelli, gesuita anch’egli, inviato da Torino ad insegnare nella Università di Sassari, autore di un
libro di grande successo: Rifiorimento della
Sardegna proposto nel miglioramento della sua agricoltura. Nel descrivere lo stato
Rotary Club Cagliari
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di arretratezza dell’isola, il Piemontese pur
dotato di eccellente cultura, si pone come
un “colonizzatore” che porta con sé i rimedi necessari per migliorare una terra di
agricoltori oziosi in cui, tra gli altri mali, il
commercio «è un zero».
Porqueddu con solidi argomenti scientifici (rifacendosi anche all’Enciclopedia di
Diderot-D’Alembert) e con ampia ricerca
ed esposizione di dati statistici, confuta le
tesi del confratello Gemelli ed esprime una
sardità che non si traduce in contrasto con
il sovrano del quale è suddito fedele ma che
assume una soggettività propria, «sarda e
non piemontese».
La sua opera può giustamente comprendersi nell’azione che tanti intellettuali
sardi, animati dallo spirito di riforma che
animava il Settecento, intrapresero, e tanti
su un fronte più direttamente politico e antagonista al regime, per migliorare le condizioni dell’isola.
Porqueddu, anche nell’esercizio del ministero sacerdotale (Parroco prima a Selegas e poi a Senorbì), non cessò di adoperarsi per attuare i suoi ideali. Anche se il
progetto di introdurre la coltivazione del
baco da seta, da lui promossa con tanto zelo, risultò alla fine impossibile (lui stesso
aveva cantato nella prima ottava «...s’amori patriu, chi mi fait andai / finzas un impossibili a tentai» egli continuò ad incitare
il popolo a migliorare l’agricoltura incentivando la coltura della vite e dell’olivo promuovendo, e attuando per i terreni della
Chiesa, l’accorpamento di quelli troppo
piccoli per essere coltivati tal fine.
Ricostituita la Compagnia di Gesù, Antonio Porqueddu, che dal 1800 era malato,
presumibilmente di gotta, nel 1807 si ritirò
a Cagliari nella casa dei Gesuiti a San Michele dove morì nel 1810 stabilendo, tra
l’altro, nel testamento, che ogni anno venisse data una dote ad una fanciulla orfana
e bisognosa e che la biblioteca del fratello
Vescovo venisse ceduta alla Chiesa di San
Michele, e che il suo erede desse a tutte le
famiglie povere di Senorbì una somma da
sostenerle per un anno intero.
■
24
Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Maestro nell’arte del dire
Ricordo di Endrich
L’uomo e il politico
Rafaele Corona
avvocato Endrich è stato un grandissimo oratore. Da quando l’ho
conosciuto, da ragazzo, ho sempre
sentito parlare dalla sua eloquenza: della
sua straordinaria perizia nell’arte del dire.
Rievocarne la figura senza parlare dell’oratoria sarebbe riduttivo.
Durante la mia professione di magistrato civilista, al Palazzo di Giustizia ho avuto sporadiche occasioni di sentirlo. Una
volta, difendendo un tale imputato di una
truffa geniale, l’avv. Endrich, con garbo,
invitò la Corte d’Appello ad osservare il
suo cliente: un macellaio-salumiere di
mezza età, corpulento, goffo, insicuro, visibilmente impacciato. Era questi il truffatore scaltrissimo? Nella storia, per la verità, non mancavano i macellai-salumieri
capaci di qualcosa di più che rivendere al
banco le carni e i salumi. Per esempio, un
certo Gioacchino Murat, macellaio-salumiere nella vita civile, proiettato ai vertici
dalla Rivoluzione francese, era stato capace di guidare le travolgenti cariche di cavalleria, che avevano guadagnato a Napoleone la vittoria ad Abukir, a Marengo, a
Friedland; non solo, come sovrano del regno delle Due Sicilie a Napoli, Murat era
stato capace di avviare riforme significative: l’abolizione del feudalesimo, l’introduzione del code civil e della istruzione pubblica, il riordinamento della amministrazione. Ma il suo cliente macellaio-salumiere non era un Gioacchino Murat: e non era
certamente capace di premeditare la truffa
geniale, che gli era stata addebitata... La
contestazione accusatoria era evidentemente inverosimile.
L’
on continuità ho seguito i suoi comizi
politici. La prima fase dell’immediato
dopoguerra, nelle piazze Deffenu e S. Cosimo, era contrassegnata della rivendicazione orgogliosa del passato. Il ricordo di Giarabub o di Bir el Gobi, degli incursori della
marina ad Alessandria ed a Gibilterra ma,
soprattutto, la rievocazione dei risultati
reali e delle aspirazioni non spregevoli del
fascismo. La seconda fase – nei comizi degli anni Settanta in piazza del Carmine e
nel teatro Massimo – era incentrata sulla
disamina delle disfunzioni del sistema politico, che aveva voltato pagina e ignorava i
tentativi di modernizzazione compiuti precedentemente.
Tra le conferenze in materia d’arte, ne
ricordo una straordinaria sulla figura di
Mario Sironi tenuta al Rotary di Cagliari,
dove due stimati professori universitari
Angelo Berio e Costantino Fassò, non sospettabili di vicinanza ideologica, rimasero
letteralmente stupefatti.
Con lui ho parlato sovente dei grandi
oratori del suo tempo – da Giorgio Almirante a Giancarlo Paietta, da Pietro Nenni
a Carlo Delcroix – e sulla sua tecnica oratoria mi sono fatto una certa idea.
C
avvocato Endrich, il politico Endrich,
il conferenziere Endrich conosceva alla perfezione le regole dell’oratoria. Nelle
arringhe davanti ai giudici, nei comizi, nelle conferenze non mancavano mai i momenti classici: l’introduzione, la narrazione, la discussione, la conclusione. Ma non
ne rimaneva schiavo. Se i canoni erano
troppo angusti rispetto al risultato, che intendeva conseguire, se ne allontanava.
L’
dicembre 2011 —
Aveva sempre chiarissimi l’idea centrale
e lo svolgimento: riduceva tutto ad unità,
in modo che le diverse parti del discorso si
armonizzassero e richiamassero coerentemente il nocciolo.
Brevi note intorno a la voce, la memoria, il lessico.
La voce non aveva un timbro eccezionale: nondimeno riusciva a modellarla, variando l’intensità e la cadenza secondo le
contingenze. La memoria, invece, era prodigiosa: preparava con scrupolo i discorsi,
li mandava a mente, li ricordava alla perfezione e li pronunziava sempre a braccio,
spesso senza il sussidio di appunti. La lingua italiana la padroneggiava a meraviglia:
la precisione dei termini, la copia dei sinonimi, la dovizia degli aggettivi gli consentivano di adattare il linguaggio con estrema
efficacia alle mutevoli circostanze. Non indulgeva al dialetto. Raramente adoperava
espressioni gergali. Tuttavia, parlando dei
ragazzi che il francescano Padre Solinas
raccoglieva dalla strada che egli, in più
modi, sovveniva, familiarmente li definiva:
«i miei allegroni».
L’oratoria, massime l’oratoria politica,
rifletteva l’alto sentire e la partecipazione
emotiva. La categoria culturale dominante,
il principio che più di ogni altro presiedeva
al suo universo morale ed intellettuale era
il patriottismo. L’amor di patria per la nazione, per l’Italia; l’amor di patria per la
regione, per la Sardegna; l’amor di patria
per la sua città, per Cagliari. L’amor di patria era alla base della sua adesione al fascismo, del suo impegno politico negli anni
della repubblica, della sua concezione dello
Stato. Nel contesto di un galantomismo a
tutta prova, fondato sulla rigorosa dirittura
morale e sulla fedeltà incorruttibile agli
ideali etici, politici, umani.
ornando all’oratoria, nell’esordio riponeva la massima cura nel risvegliare
dall’inizio l’interesse di chi lo ascoltava.
La narrazione aveva sempre le qualità
della chiarezza. Nel riferire gli eventi seguiva l’ordine cronologico. Cominciando dai
fatti più remoti, ricostruiva l’ordine degli
T
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avvenimenti come si erano prodotti, deducendo gli uni dagli altri, spiegando gli uni
per mezzo degli altri. Per catturare l’attenzione dell’uditorio, talvolta iniziava dal
fatto più drammatico, per poi ritornare all’ordine.
Alla chiarezza aggiungeva la vivacità,
affinché ciascuno lo seguisse con un interesse sempre rinnovato. Questo risultato lo
raggiungeva magari con una digressione
improvvisa, con un inatteso colpo di scena.
Parlando dell’egemonia culturale della
sinistra che, venticinque anni dopo la fine
della guerra, continuava a dividere il mondo in buoni e cattivi – buoni i comunisti,
cattivi senza riserve i fascisti – chiese agli
ascoltatori se mai avessero sentito parlare
dei fratelli di Antonio Gramsci: del fratello
e della sorella di Gramsci. Il fratello era fascista ed era partito volontario in Africa,
dove era stato gravemente ferito; ritornato
in Italia, alla fine della guerra il P.C. attorno a lui aveva fatto terra bruciata e lo aveva lasciato morire in miseria. Una fine migliore non era capitata alla sorella, che era
stata la prima segretario del fascio di Ghilarza. La prima donna a rivestire cariche
politiche importanti a Ghilarza.
Nessuno li conosceva: non erano comunisti, non esistevano.
ella discussione, disponeva con grande
cura i ragionamenti, che gli permettevano di dimostrare l’assunto.
Il consenso al fascismo, affermava Endrich, inizialmente, si era nutrito dell’insofferenza dei reduci, degli studenti, dei
piccoli produttori per i socialisti, nemici
della Vittoria; per i generali, che non sapevano fare la guerra; per i deputati, che parlavano troppo; per i preti, che non credevano; per i pescecani, che erano luridi; per i
sindacati, che turbavano l’ordine...
Ma il fascismo era ben altro.
A proposito della “rivoluzione fascista”,
Endrich diceva che l’ideologia fascista si
era fatta portatrice di un messaggio rivoluzionario, fondato sul rifiuto dell’individualismo, marxista o liberale che fosse. Si trattava di una cultura politica comunitaria,
N
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antirazionalistica, scaturita dal rifiuto dell’eredità della Rivoluzione francese e dell’Illuminismo, consistente nella prospettazione di un rinnovamento totale, di un
quadro morale e politico inedito, ritenuto
capace di assicurare l’esistenza armonica
della comunità umana e nazionale, in cui
fossero integrate tutte le classi sociali.
Il fascismo si era opposto alla disumanizzazione dei rapporti tra gli uomini prodotta dalla modernità, ma intendeva conservare i benefici del progresso.
Né reazionario, né controrivoluzionario,
il fascismo rappresentava una rivoluzione
di tipo nuovo, che voleva sfruttare al meglio il capitalismo, lo sviluppo della tecnologia moderna e il progresso industriale. Il
fascismo aveva come scopo il mutamento
radicale dei rapporti tra l’individuo e la
collettività, senza che ciò implicasse la rottura del motore dell’attività economica – la
ricerca del profitto – o l’abolizione del suo
fondamento – la proprietà privata – oppure la distruzione del suo quadro necessario
– l’economia di mercato. Il fascismo si proponeva di conservare tutti i vantaggi della
modernità e tutti i successi tecnologici del
capitalismo, senza mai rimettere in discussione le leggi del mercato o la proprietà privata; non per questo cessava di considerare
aberranti certi valori “borghesi” – il liberalismo, la democrazia governata dagli ottimati o dai partiti, l’universalismo – siccome indirizzati a fini esclusivamente individuali.
n piazza, andare avanti con questi argomenti non era possibile.
Per smascherare le mistificazioni correnti intorno al fascismo, citava il libro
Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu, le cui fandonie erano prese per oro colato. Secondo la testimonianza di Lussu, la
riunione del Consiglio provinciale di Cagliari alla fine del 1922, in cui l’on. Lissia
aveva sollecitato l’adesione al fascismo, era
terminata con una scomposta gazzarra,
perché i sardisti avevano malamente sbeffeggiato Lissia. Ma alla riunione era presente, come cronista de Il giornale d’Italia,
I
l’avv. Giuseppe Musio, socialista, notoriamente antifascista, che dopo la liberazione
sarebbe diventato il primo direttore de L’Unione Sarda (poi Presidente del Rotary).
Testimone assolutamente attendibile.
L’avv. Musio, il giorno successivo, appunto
su Il giornale d’Italia, raccontò che la proposta di fusione aveva suscitato grande entusiasmo e che i sardisti, i quali erano stati
compagni d’arme dei fascisti, avevano aderito calorosamente, perché dal fascismo si
attendevano un grande rinnovamento per
la Sardegna.
Musio faceva cronaca, Lussu propaganda. Ma la vulgata di Lussu era accreditata
come dato irrefutabile.
esperienza del ventennio, riteneva Endrich, non doveva essere interamente
accantonata e rimossa, perché il fenomeno
“fascismo” era frutto anche del parlamentarismo: della perdurante inefficienza del
parlamentarismo.
Egli patrocinava l’elezione diretta del
capo dello Stato. Il presidenzialismo di tipo
americano o il semi-presidenzialismo di tipo francese rappresentavano una forma di
Stato, fondato su una diversa concezione
del potere, che offriva ben altre garanzie di
efficienza e di democrazia.
L’elezione proporzionale e la centralità
del parlamento rispecchiavano gli interessi,
le idee, gli umori della collettività e, quindi, riflettevano le forze politiche presenti
nel paese. Ma la rappresentanza proporzionale e la centralità del parlamento esprimevano la democrazia governata dagli ottimati o dalle oligarchie dei partiti, non la
democrazia governante degli elettori; tra
l’altro, spingevano in favore del consociativismo, inducendo le forze di maggioranza
ad associare nei processi decisionali tutti i
gruppi presenti nelle assemblee, minoranze
incluse. La rappresentanza proporzionale e
la centralità del parlamento, per allargare
il consenso, sollecitavano la connivenza e la
corruzione ed escludevano la responsabilità. In particolare, la rappresentanza senza
vincolo di mandato consentiva al parlamento di fare e disfare, a suo piacimento, le
L’
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maggioranze e le compagini governative:
mediante lo scambio dei favori.
Il sistema presidenziale o semi presidenziale, con i freni e i contrappesi, comportava un migliore equilibrio tra i poteri, in
quanto il Governo governava ed il Parlamento legiferava e controllava. Una volta
che la sovranità popolare si era pronunziata con l’elezione diretta, il Presidente, in
carica a data fissa, era in grado di interpretare gli interessi del paese senza i condizionamenti settoriali dei partiti e dei poteri
forti e di portare a compimento i programmi di largo respiro. Con l’elezione diretta
del capo dello Stato, i cittadini sceglievano
l’indirizzo politico: una volta per tutte definivano la compagine, che avrebbe governato fino alle prossime elezioni. Pertanto,
affinché il potere di compiere le scelte politiche restasse nelle mani degli elettori, bisognava abolire la centralità del parlamento e l’elezione dei deputati e dei senatori
senza vincolo di mandato, perché in questo
modo la compagine governativa poteva
sempre essere ribaltata.
Nella Francia di De Gaulle, la scelta
presidenziale aveva introdotto la democrazia governante al posto della democrazia
governata, aveva determinato maggiore efficienza, perché in luogo delle pratiche
compromissorie parlamentari aveva valorizzato la competenza tecnica. Il personale
di governo era stato cooptato prevalentemente tra gli esperti qualificati provenienti
dalle Alte scuole.
poco meritava di essere conservato. Perché
in Italia la destra non era mai stata conservatrice. Non era stata conservatrice la destra storica che, secondo scrittori come Benedetto Croce e Giovanni Spadolini, ebbe a
svolgere una funzione autenticamente rivoluzionaria contro le monarchie pre-unitarie
e contro il potere temporale dello Stato
pontificio. Non era stato conservatore il fascismo, che tuttavia non era riuscito a cambiare una classe dirigente inetta. Nel momento più tragico della storia d’Italia, cioè
l’8 settembre 1943, la classe dirigente in fuga per Pescara – Badoglio, i generali dello
stato maggiore, il Re, il Principe di Piemonte – non si preoccupò dell’esercito, abbandonato senza ordini; della città di Roma e della popolazione, lasciate in balia di
se stesse. La classe dirigente era preoccupata del pranzo: si tranquillizzò quando
trovò da desinare al castello di Crecchio,
alla tavola dei duchi di Bovino. L’esercito,
la città, la gente non interessavano... a Badoglio, ai generali dello stato maggiore, al
Re, al Principe di Piemonte stava a cuore il
pranzo.
Non poteva essere conservatrice la destra degli anni Settanta, perché l’arco costituzionale era attestato su posizioni di
gretta conservazione. Per esempio, la difesa ad oltranza della centralità del parlamento, la difesa della democrazia governata dalle oligarchie dei partiti contro la democrazia governante, designata direttamente dagli elettori.
ià negli anni Settanta, erano maturi i
tempi per rivedere le istituzioni democratiche. La verità di certi valori – la religione, l’arte, la morale, la scienza, l’educazione, l’economia – prescindeva dalla forza
del numero e non ripeteva la legittimità
dalla approvazione politica. In questo contesto, severissimo era il giudizio in merito
alle leggi sul divorzio del 1970 e sull’aborto
del 1978, dalle quali, d’altra parte, ha avuto inizio l’attuale suicidio demografico.
Non credeva che il Movimento sociale
italiano, che la destra, dovesse svolgere una
funzione conservatrice. Perché in Italia ben
I
G
l momento in cui soprattutto emergeva la
categoria culturale dominante, il principio che più di ogni altro presiedeva al suo
universo morale ed intellettuale, ovverosia
il patriottismo, l’amor di patria, era la concezione dello Stato.
Il rapporto tra il partito e lo Stato segna
una considerevole differenza tra il fascismo
e gli altri regimi totalitari, l’Unione Sovietica e la Germania nazionalsocialista, dove il
partito costituì la pietra angolare del sistema. Nel fascismo lo Stato ebbe il sopravvento, la posizione di primo piano, mentre
il partito fu subordinato. Come vertice del-
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
la sua carriera politica, l’avv. Endrich considerava non la carica di podestà o di segretario federale, ma quella di prefetto di
Cosenza.
Lo affascinava lo Stato in doppio petto. «Lo Stato non è il guardiano notturno,
che si occupa soltanto della sicurezza personale dei cittadini; non è neppure una organizzazione a fini materiali, come quella
di garantire un certo benessere ed una relativa pacifica convivenza sociale, nel
qual caso a realizzarlo basterebbe un consiglio di amministrazione; non è nemmeno
una creazione politica pura, senza aderenze alla realtà materiale e complessa della
vita dei singoli e di quella dei popoli. Lo
Stato... è un fatto spirituale e morale, perché concreta l’organizzazione politica,
giuridica ed economica della nazione... Lo
Stato è garante della sicurezza interna ed
esterna, ma è anche il custode dello spirito del popolo così come fu nei secoli elaborato nella lingua, nel costume, nella fede. Lo Stato non è soltanto presente, ma è
anche passato e soprattutto futuro. È lo
Stato che trascendendo il limite breve delle vite individuali rappresenta la coscienza immanente della nazione. Le forme in
cui gli Stati si esprimono mutano, ma la
necessità rimane. È lo Stato che educa i
cittadini alla virtù civile, li rende consapevoli della loro missione, li sollecita all’unità; armonizza i loro interessi nella giustizia; tramanda le conquiste del pensiero
nelle scienze, nelle arti, nel diritto, nell’umana solidarietà; porta gli uomini dalla
vita elementare della tribù alla civile convivenza moderna; affida ai secoli i nomi di
coloro che morirono per la sua integrità o
per obbedire alle sue leggi; addita come
esempio e raccomanda alle generazioni
che verranno i condottieri che lo accrebbero di territorio ed i geni che lo illuminarono di gloria. Quando declina il senso
dello Stato e prevalgono le tendenze dissociatici e centrifughe degli individui o dei
gruppi, le società nazionali volgono al tramonto».
È forte l’eco dello Stato etico, condannato senz’appello dal conformismo diffuso
tra gli intellettuali progressisti, i quali non
si domandano se lo schema, depurato dai
contingenti estremismi, non riproponga
idee e suggerimenti per rivalutare i doveri
collettivi indispensabili alla convivenza.
Gli aderenti non avevano torto... Basti
pensare alla legge del miliardo (degli anni
Venti), alle grandi bonifiche di Fertilia e di
Mussolinia, oggi Arborea, alla fondazione
di nuove città quali Carbonia.
A proposito dell’importanza dell’esordio, raccontò di un critico letterario, che a
molti, i quali compiangevano per la faticosa lettura di un numero considerevole di libri, disse essere raro il caso in cui, fin dalle
prime dieci pagine, non si fosse fatto un’opinione sicura sul valore dell’opera. Se a
questo punto non era sorto alcun interesse,
raramente questo poteva destarsi in seguito. Fin dalle prime frasi, creava l’atmosfera
e imprimeva il tono, che il discorso avrebbe
preso in seguito e il talento si imponeva,
senza che egli sembrasse volerlo imporre.
Aver chiaro che cosa si vuole dire.
Ridurre ad unità l’idea.
Il nucleo attorno al far ruotare tutta la
conversazione.
Farsi capire facendo ricorso al sentimento.
Il ricorso ai simboli.
Le idee importanti e profonde da
divulgare.
Far passare le idee non attraverso un
ragionamento astratto, ma le vicende
concrete.
Drammatizzare.
Il conflitto non con le persone, ma con le
idee.
■
dicembre 2011 —
Rotary Club Cagliari
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Il barocco a Cagliari
La chiesa di San Giovanni
nel cuore di Villanova
Michele Pintus
a chiesa di San Giovanni è sede dell’Arciconfraternita della Solitudine. Molte
delle chiese di Cagliari erano o diventarono (tante lo sono ancora) sede di confraternite. Nel 1861, anno in cui Giovanni Spano
dava alle stampe la sua Guida della città e
dintorni di Cagliari, oltre alle quattro parrocchie situate in Castello, Stampace, Marina, Villanova, si contavano tredici chiese,
che ospitavano altrettante confraternite,
tutte dedite a dare assistenza spirituale e sepolture ai condannati a morte, ad assistere i
poveri, ad accompagnare i cortei funebri, a
visitare i carcerati e organizzare le proces-
L
sioni soprattutto durante la Settimana Santa. L’opera delle Confraternite fu particolarmente meritoria alla fine del ’600 quando
due grosse epidemie di peste colpirono Cagliari decimandone la popolazione. I confratelli furono particolarmente attivi nel
soccorrere gli ammalati e dare sepoltura ai
numerosi morti, contribuendo ad alleviare
la gravità della situazione.
Tra le confraternite ancora operanti a
Cagliari, questa della Solitudine riveste particolare importanza essendo legata al rito de
“s’iscravamentu”: il Cristo crocifisso, durante le cerimonie della Settimana Santa,
Quartiere “Villanova” scorcio panoramico, (cerchiata in rosso la chiesa di San Giovanni)
30
Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Chiesa di San Giovanni
(vista lato vico IV S. Giovanni)
Chiesa di San Giovanni (vista prospetto principale)
viene portato solennemente in una processione che dalla chiesa di S. Giovanni raggiunge la Cattedrale, dove il
Cristo viene “schiodato” dalla Croce e dopo essere stato
lavato e profumato dalle consorelle, viene riportato su
una lettiga nella sua chiesa. Si tratta di un momento ancora autenticamente popolare che vede la partecipazione non solo di tutta la confraternita, ma anche degli abitanti del popoloso quartiere di Villanova e della città.
Fondata nel 1608, sotto il pontificato di Paolo V,
l’Arciconfraternita sotto l’invocazione della Vergine
Santissima della Solitudine ebbe sede nella chiesa di S.
Bardilio, distrutta nel 1929, fino al 1697 quando fu trasferita nella chiesa di S. Giovanni.
Come la maggior parte delle confraternite, anche
quella della Solitudine aveva uno scopo sociale, oltre
che puramente religioso, essendo preposta alla redenzione degli schiavi cristiani: si spiega dunque in tal
modo la primitiva aggregazione alla chiesa di S. Bardilio, dove era un convento dell’Ordine dei Trinitari,
avente anch’esso come fine precipuo quello di liberare
i cristiani in catene.
Le notizie sulle vicende storico-costruttive della chiesa sono molto scarse, la sua esistenza sembra però confermata già
nel 1415 da un documento che
ricorda il “vico di Santo Joanne” ed è citata come “S. Joannis templum” nell’elenco degli
“Insigniora Aedificia” del
quartiere di Villanova allegato
alla famosa veduta di Cagliari
eseguita da Sigismondo Arquer
e inserita nella Cosmografia
Universalis del Münster, stampata a Basilea nel 1550. Sono
questi i pochi elementi che permettono di datare la chiesa, che
certamente fu oggetto di radicale rimaneggiamento in occasione del ricordato trasferimento della Confraternita, appunto
alla fine del secolo XVII e l’inizio del secolo XVIII. Lo schema
della chiesa riprende infatti la
struttura a una navata con presbiterio sopraelevato che rimanda alla tradizione dell’architettura religiosa gotico-catalana di cui è particolarmente
ricca la Sardegna a partire dal
secolo XIV. La chiesa di S. Giovanni mostra di essere la versione aggiornata di tale tipo,
dicembre 2011 —
Rotary Club Cagliari
Prospetto principale su via San Giovanni
sostituendo alle tradizionali volte a crociera una copertura voltata a botte.
La chiesa di San Giovanni è situata lungo la via omonima, che può essere considerata l’asse generatore del quartiere di Villanova, che si sviluppa a Est del quartiere
Castello, seguendo grossomodo le curve di
livello. Il quartiere, che, come palesa il nome, è l’ultimo dei quartieri storici ad essersi formato, è caratterizzato da un tessuto
ancor oggi piuttosto compatto e formato da
isolati che, proprio intorno alla chiesa,
hanno dimensioni quasi perfettamente
uguali. La loro profondità è identica a
quella degli isolati sorti in epoca pisana sul
colle del Castello; ma la lunghezza è nettamente inferiore e si aggira sui 40 metri. Gli
altri isolati, sorti sulle aree di riserva all’interno delle mura, hanno forme meno regolari, dovendo seguire l’andamento viario
convergente a Nord verso la porta Cavana
e a Sud verso la porta Villanova. Si tratta
di isolati in cui i lotti hanno generalmente
un fronte stradale compreso fra i 5 e i 6
metri e una profondità di 15 metri, che
corrisponde a circa metà della profondità
dell’isolato. Anche la chiesa di San Giovanni si inserisce perfettamente in questa tessitura e, pur con un fronte leggermente arretrato, si adegua alle caratteristiche plano
volumetriche della strada. Essa occupa un
lotto compreso fra le vie San Giovanni e
Piccioni, delimitato dal vico IV San Gio-
Pianta a quota +2,30
Pianta a quota +6,70
31
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Terza cappella a sinistra
Sezione trasversale con vista verso l’ingresso
Vista del presbiterio
Sezione trasversale con vista verso l’altare maggiore
Porta interna sul presbiterio
vanni. Non diversamente la poco lontana chiesa di S.
Cesello, sempre nella stessa via, ma sul lato opposto, è
inglobata nella cortina muraria di abitazioni del quartiere che raramente superano i tre piani.
L’interno è a navata unica con cappelle laterali e
presbiterio rialzato, ristretto rispetto all’aula, cui si
accede tramite una breve scala cinta da balaustra.
L’edificio, a pianta rettangolare, è coperto da una volta a botte che si imposta sulle spesse murature portanti mediante una cornice modanata e fortemente
aggettante. Su entrambi i lati, al di sopra della cornice, si aprono tre finestre in asse con le cappelle. Le
prime due finestre del lato sinistro sono cieche per la
presenza di alcuni locali di servizio della Confraternita, quelle sul lato destro illuminano l’interno della
navata.
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Chiesa di San Giovanni (seconda cappella a sinistra, S. Antonio)
La chiesa di San Giovanni ha un prospetto molto semplice inquadrato da due lesene
che si riuniscono a formare una teoria di archetti pensili. Questi sottolineano l’andamento a capanna del coronamento, concluso
da un cornicione modanato. Una cornice
marcapiano, appena aggettante, suddivide
la facciata in due ordini: in quello inferiore si
apre il portone architravato e sormontato da
una lunetta delimitata da un arco sorretto
da lesene poggianti su basi. I due capitelli
presentano un rilievo a motivi vegetali piuttosto piatto. L’ordine superiore è invece occupato da tre aperture: due monofore a tutto sesto ai lati ed un rosone cieco nel centro.
Il prospetto è chiaramente un’aggiunta
posteriore alla costruzione della chiesa, come dimostra il piccolo campanile a vela a
due luci posto perpendicolarmente rispetto
al prospetto principale che lo nasconde,
schermando anche la copertura estradossata a tegole coppi.
Lateralmente, sul vico IV San Giovanni,
la chiesa rivela le differenti altezze dell’aula e delle cappelle ad essa ortogonali.
Il presbiterio è leggermente ristretto rispetto all’aula ed ornato con riquadri a “cassettoni”. Un ricco altare policromo è addossato alla parete su cui si aprono due porte
simmetriche che immettono nella sacrestia.
Degne di particolare nota sono le porte
sui lati del presbiterio che hanno una cornice mistilinea e sono sormontate da sovrapporte a volute e ornate con fregi a motivi vegetali dipinti in oro.
Stilisticamente omogenea a tali porte è
la bussola di legno che ripara il portone di
ingresso alla chiesa: a pianta semipoligonale, ha paraste corinzie, con fregi in oro al
pari dei riquadri dei battenti delle porte
che presentano la croce dei Trinitari.
Un ricco fastigio a volute conclude la
cornice superiormente, a ridosso della cantoria, su arco ribassato, in cui è posto l’organo. Si tratta di arredo inseribile nell’ambito del barocchetto piemontese che si
diffonde in Sardegna a partire dal secondo
quarto del Settecento.
Tutte le cappelle laterali, tre per parte,
sono voltate a botte e delimitate da paraste
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Prospetto laterale su vico IV San Giovanni
Sezione longitudinale con vista verso destra
Sezione longitudinale con vista verso sinistra
modanate che reggono l’arco di ingresso nel cui intradosso sono poste rosette in rilievo. La prima cappella a
sinistra presso il presbiterio ospita il grande Crocifisso,
trasportato in processione il Venerdì Santo, mentre
nell’altare della cappella centrale a destra è il simulacro della Vergine della Solitudine, che dà il nome all’Arciconfraternita. Sono queste naturalmente le statue più importanti della chiesa, essendo direttamente
connesse con la vita e con la storia dell’associazione religiosa. La chiesa infatti non ha un arredo di grande
pregio artistico dal momento che dipinti e statue sono
essenzialmente legati al culto e rivestono importanza
dal punto di vista strettamente devozionale. Le statue,
quando non sono in gesso, hanno generalmente ridi-
pinture sul legno piuttosto pesanti che contribuiscono ad alterare e snaturare le fattezze dei
personaggi raffigurati. Sono di
rilevanza soprattutto storica i
due quadri conservati nella sacrestia che testimoniano il legame della confraternita con i Trinitari: uno rappresenta il Beato
Michele trinitario, l’altro raffigura San Giovanni di Matha,
che con Felice di Valois fondò
nel 1198, in Provenza, appunto
l’Ordine.
Gli altari delle cappelle laterali sono di fattura diversa e costruiti in tempi differenti: alcuni sono novecenteschi e di linee
piuttosto semplici, mentre sono
più interessanti il primo di sinistra e il terzo di destra. Nel primo caso, l’altare, che ospita la
statua della Madonna Immacolata, ha colonne tortili con volute ed è affiancato da nicchie su
mensole antropomorfe e sovrastate da teste di cherubini. Malgrado la fattura modesta, esso
mostra un linguaggio adeguato
al gusto barocco. L’altro invece,
che accoglie una brutta statua
in gesso di Cristo Salvatore, è in
legno dorato e dipinto e risente
anch’esso del linguaggio barocco con volute e fregi vegetali. Di
fattura simile è il pulpito ligneo
addossato al pilastro compreso
fra la seconda e la terza cappella di sinistra.
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dicembre 2011 —
Rotary Club Cagliari
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Il Campo Santo di Bonaria
Storia ed emozioni...
spesso bagnano gli occhi
Ginevra Balletto
ella frenesia contemporanea, i luo- tero moderno in Europa. In particolare, in
ghi di sepoltura sembrano aver la- tale periodo i cimiteri accentuano la natura
sciato il significato persistente ed angosciosa e orrifica, ma allo stesso tempo
universale del nostro destino. In questo estetizzano il dominio dell’arte, e sopratsenso si colloca anche il Campo Santo di tutto della geometria simmetrica.
Questo è il periodo dell’appassionato cliBonaria, circoscritto nel suo recinto dalle
alte mura, che impediscono la pur minima ma di indagini delle teorie del giardino pittoresco che, senza
percezione della
contraddirle, si afsua esistenza. Il
fianca alle archisuo interno invece
tetture neoclassioffre un dinamiche con regolarità
smo di stili e solusimmetrica.
zioni
spaziali
Accanto ai procompletamente
getti di cimiteri a
inaspettate per il
matrice geometrivisitatore, un luoca, si attua il pago di silenzio dove
rallelo tentativo di
si spiegano tra gli
poeti e filosofi di
spazi della sepolrendere familiari
tura quelli dei
questi luoghi, congiardini, tanto da
cependoli come un
offrire la sensazioritorno al grembo
ne di un parco
della terra.
delle anime, conIl
Cimitero
di
Bonaria
in
una
foto
dei
primi
del
’900
L’idea di esortraddistinto dalla
materialità della pietra e dal verde monu- cizzare la paura del trapasso e della solitudine attraverso la bellezza ambientale, enmentale.
La storiografia è concorde nell’afferma- tra nella cultura romantica del primo Ottore che la sepoltura, sin dalla più remota an- cento nelle due principali accezioni: il partichità, trova nella “pietra” il simbolo della co giardino e l’architettura monumentale.
Alla definizione di tali spazi funebri,
perpetua memoria dell’estinto. La forza e
la durezza della stessa come per testimo- luoghi di visita e meditazione, si affianca
niare l’eterno ed il perdurare della memo- tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, la riflessione sulla precarietà della
ria nei sepolcri.
L’evoluzione della sepoltura, si articola condizione igienica delle sepolture, realizin diverse forme in relazione alle specifiche zate nelle chiese e nelle fosse comuni. A tal
usanze nelle diverse zone geografiche, ma proposito basta pensare a come il tema delcertamente intorno alla metà del 1700 si l’igiene sia dei luoghi e sia mentale, diventi
iniziarono a delinearsi i caratteri del cimi- da questo momento in poi uno dei nodi
N
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
fondamentali del confronto con il progresso, nonché uno dei cardini intorno a cui si
delinea il destino della città moderna.
Con l’editto napoleonico di Saint Cluod
del 1804 (esteso in Italia nel 1806) si stabilisce definitivamente l’allontanamento delle sepolture dalla città, sancendo definitivamente che i defunti senza distinzione di
ceto o di nascita dovessero essere sepolti in
appositi spazi municipali.
Tale provvedimento fu denso di conseguenze sull’architettura dei cimiteri, andando ben oltre le asettiche disposizioni di
polizia urbana.
Da questo momento cambia il rapporto
tra città e luogo di sepoltura, che viene inserito nei progetti di sviluppo urbano della
medesima con relativa via di accesso. Il sacro recinto è suddiviso internamente da viali regolari, e circondati da portici destinati
ad ospitare poche sepolture distinte, unici
edifici accessori sono la Cappella e la casa
del custode. Nella seconda metà dell’Ottocento il cimitero diviene “luogo di trasposi-
zione” dei processi economici e culturali del
periodo. Presenta un ingresso celebrativo, il
suo spazio è diviso in lotti, dove le famiglie
più facoltose possono anche erigere cappelle e sculture, intese a rimarcare il proprio
stato sociale o il proprio gusto.
In altri termini si rafforza sempre di più
il culto della memoria, la tomba diviene così il mezzo attraverso il quale si sottrae il
defunto dall’anonimato, lo si identifica, ricordandone i meriti e i titoli. Il culto della
memoria conferisce una sorta di “immortalità” che niente a che vedere con quella cristiana, tanto che anche agnostici, miscredenti, anticlericali, si lasciano trascinare
nel culto della tomba.
In questo quadro si colloca anche il Cimitero di Bonaria, infatti la volontà di predisporre un spazio destinato alle sepolture al di
fuori dei confini urbani si fa sempre più persistente, finché nel 1826 la specifica Commissione Vice regia, guidata dal Capitano
del Genio Militare Mallerini, verifica la compatibilità della scelta del sito in termini di
dicembre 2011 —
compatibilità igieniche. Il primissimo progetto per il nuovo cimitero, firmato dal Capitano Mallerini (1826), consiste in una splendida tavola acquerellata intitolata “Schizzo
dimostrativo del terreno tra Cagliari e Bonaria per fissare la posizione di un pubblico cimitero”, e consiste in due soluzioni: la riconversione a cimitero della Basilica di Bonaria
e l’attuale localizzazione, alle falde di Montixeddu in un terreno incolto di proprietà
municipale, ritenuto più adatto all’uso.
Tuttavia nel maggio 1827 si verifica un
passaggio di consegne tra il Capitano Maranelli e il nuovo Capitano Ing. Luigi Damiano, con successiva nomina di una nuova commissione per il Campo Santo della
città di Cagliari, che lavorò fruttuosamente
sino al compimento dell’opera, come non
manca d’informarci il Canonico G. Spano.
Per il finanziamento dell’opera venne
impiegato il denaro depositato al Monte di
Riscatto, destinato alla costruzione della
nuova Chiesa di Bonaria, naturalmente a
titolo di prestito e con obbligo di rimborso.
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A questo proposito è curiosa l’esclamazione
mista a commozione del Canonico G. Spano che nel 1868 scrive «ma la cosa più di rimarcare in questo Campo Santo di Cagliari è la singolare combinazione, che il terreno occupato servì anticamente di necropoli
a popoli più antichi che abitavano Cagliari:
di modo che molte di quelle fossa dei nostri
avi, dopo XX e forse XXX secoli e più, racchiudono le spoglie dei nipoti!»
Sempre il Canonico Spano, questa volta
in veste di archeologo, descrive puntualmente anche le prime scoperte: «fin da
quando si principiò a gettare le fondamenta, ed a sgombrare il primo quadrato, mi si
assicura che nel preparare la fossa dei cadaveri, di mano in mano si trovano sepolture antiche costrutte con embrici coi rispettivi cadaveri dentro, da dove estraevano vasetti di terra cotta, fiale di vetro, scodellini ed altro. Il fu Cav. Ludovico Baīlle
vi raccolse molte monete romane, ed alcune iscrizioni sul marmo che trasportò al R.
Museo di Cagliari».
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
A metà dell’Ottocento il Generale A. Della Marmora riferisce, nel suo Itinerario dell’isola di Sardegna,
di aver rilevato vicino al campo santo i ruderi di un
edificio romano a pianta circolare, probabilmente con
funzioni religiose, a dimostrazione del fatto che la
città romana si estendesse proprio sino al Colle di Bonaria.
Non molto distante dal cimitero sorge uno dei monumenti paleocristiani più rilevanti del Bacino del Mediterraneo, la Basilica di San Saturnino e relativa necropoli, e sino al 1929 si trovava la chiesa di San Bardilio (in prossimità dell’attuale parcheggio antistante l’attuale ingresso del Cimitero). Si trattava di una chiesa
dalle origine molto antiche, che il Canonico G. Spano
asserisce essere «la prima chiesa eretta nell’isola», localizzata in prossimità della spiaggia di levante (rada per
il carico del sale), posta ai piedi del colle di Bonaria.
In ultimo non certamente
per importanza è il complesso
monumentale dedicato alla Madonna di Bonaria. In particolare il Santuario risale al 1323, anno in cui le truppe catalanoaragonesi guidate dall’Infante
Alfonso D’Aragona misero sotto
assedio la Cagliari pisana asserragliata nel Castel di Castro e
stabilirono il loro quartiere generale proprio sul colle di Bonaria. Alfonso D’Aragona durante
l’assedio occupò provvisoriamente, come alloggio personale,
proprio uno degli antichi ipogei
funerari del colle, per questo ribattezzato Monte Reale (Monreale).
In altri termini, il cimitero di
Bonaria sorge in luogo non solo
ricco di storia sua propria, ma è
anche circondato da un ampio
territorio altrettanto denso di
significato per la città di Cagliari.
In breve tempo e precisamente nell’agosto 1827 viene
stipulato l’atto di impresa per la
costruzione del cimitero, di cui
il Capitano Damiano sovraintende i lavori con l’ausilio dell’ing. Francesco Vivanet.
Il cimitero viene realizzato in
poco meno di due anni e rappresenta, senza dubbio, una
delle prime importanti opere
della Cagliari moderna, insieme
alla struttura sanitaria dell’ospedale San Giovanni di Dio.
In particolare, il nucleo originario del cimitero, come previsto nel progetto del Capitano
Damiano, costa di un quadrato
di 99x99 metri suddiviso a sua
volta, in quattro quadrati destinati per le sepolture a terra. L’originaria matrice cartesiana è tipica delle architetture militari e
non stupisce che Damiano, in li-
dicembre 2011 —
nea con Mallerini, l’abbia voluta adottare
per una costruzione pubblica, dal momento
che si presta a successive aggiunte.
L’antico ingresso al cimitero (viale Cimitero) è costituito dal «Gran Portone in
pietra lavorata... ornato di una bella grata
in ferro», localizzata in allineamento alla
Cappella Cimiteriale, posta al termine di
una spaziosa gradinata.
A partire dal 1830 la rigorosa normativa
del Pregone regolerà le sepolture, allo scopo di rendere duraturi e costanti i benefici
di un’opera pubblica così importante come
il nuovo cimitero.
Il cimitero è in funzione solo da pochi
anni e già nel 1835 il pericolo di una epidemia di colera rende necessario un primo
ampliamento, come disposto nel successivo
Pregone, in cui si apportano disposizioni
relative all’ampliamento del Campo Santo
di Cagliari.
La necessità di altri spazi per le sepolture, oltre ai quattro quadrati originari, è ri-
Rotary Club Cagliari
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chiesta anche dalla rapida crescita demografica. Intanto il cimitero si arricchisce di
piante, che adornano i principali viali e si
assiste alla costruzione delle prime “arcate
in foggia di cappelle” a ridosso dei muri di
cinta, mentre bisognerà attendere la seconda metà del 1800 per le opere d’arte di
maggior pregio.
Nel 1842 iniziano i lavori di manutenzione, le cui fonti ci permettono di comprendere i complessi rapporti intercorsi tra Municipio e Chiesa, prevalentemente per questioni finanziare. Inoltre, i documenti lasciano intendere che è in atto un contrasto
tra autorità civile e quella ecclesiastica, originato da rivendicazioni dell’esclusivo possesso, che si risolvono in buona parte con
l’investitura dell’Intendente Generale in
materia di polizia mortuaria, anche se l’incuria del Camposanto si riscontra in numerosi documenti della Giunta Comunale.
Nell’ottobre 1847 il console inglese William Sanderson Craig, ottiene che venga
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
realizzato un cimitero per i Protestanti della dimensione di 250 mq all’interno del
campo detto “Sa Butanica”, che poi successivamente, a partire dal 1895, vengono
trasferiti nel cosiddetto quadro degli Acattolici presso il Cimitero di Bonaria.
Già a metà del 1800 il camposanto non
riesce più a contenere le salme, a causa dei
numerosi decessi, il Comune pertanto pone
l’attenzione su due aree, una della Mensa
Arcivescovile e l’altra dei Padri Mercedari,
nonché conferisce l’incarico all’arch. Gaetano Cima e all’ing. Ignazio Riva per valutarne il valore venale per addivenire all’acquisto finalizzato all’ampliamento, il cui
progetto è stato successivamente affidato
all’architetto G. Cima.
Dalla relazione del progetto di ampliamento si evince la volontà del Cima di dare
regolarità ad un contesto ancora approssimativo posto nella parte rocciosa di recente annessione, ed allo stesso tempo si evince il tentativo di dare una sistematica organizzazione del nucleo originario. In particolare, per la parte annessa dietro l’oratorio, cioè quella acquisita alla Mensa Arcivescovile, il Cima prevede di suddividerla
in tre rettangoli, uno minore dietro l’Oratorio (attuale Cappella), destinato alla sepoltura dei sacerdoti e due maggiori laterali al
primo, per le sepolture dei fanciulli che non
raggiungono il settimo anno di età.
Per quanto riguarda invece il secondo
dei terreni di recente acquisizione, quello
dei Padri Mercedari, di qualità mediocre,
in parte roccioso e caratterizzato da una significativa pendenza, il Cima progetta un
muro a parapetto interrotto da gradinate
(gradoni), avente la doppia funzione, quella di sostenere e contenere la terra del piano rialzato e quella di consentire la percorribilità.
Con tutta probabilità i cosiddetti gradoni sono stati completati nell’attuale forma
non prima degli inizi del 1900, visto che in
tutte le planimetrie rinvenute negli archivi,
datate sino a fine Ottocento, non compaio-
no o risultano incompleti. Sono sempre
opera del Cima i lavori di adattamento all’ossario generale delle due antiche fornaci
di calce, poste sotto i gradoni nel versante
sud.
Inoltre, è interessante riscontrare la moderna proposta dell’arch. Cima, quella di
riservare per situazioni d’emergenza l’Orto
delle Palme, polemizzando sull’antico pregiudizio di non seppellire gli Acattolici insieme ai comuni cittadini.
Un altro interessante proposta riguarda
l’allestimento di “rotonde” riservate agli
uomini illustri e ai benefattori della città,
che tuttavia non verrà realizzata, riducendo la visione civile e patriottica dei cimiteri tipica di quel momento.
Allo stato attuale il cimitero di Bonario
versa in uno stato non propriamente buono, i pochi interventi di manutenzione del
verde e dei camminamenti alberati non sono sufficienti a fornire una visione ordinata del tutto, paradossalmente prevale il
senso di precarietà.
Fortunatamente vi sono anche segnali
positivi, come l’importante intervento del
laboratorio di restauro realizzato tra Comune e Università di Cagliari e la Sopraintendenza per i Beni Storici, Archeologici e
Etnoantropologici, finalizzato al recupero
di opere scultoree ed al contenimento del
degrado delle Cappelle. Di non minore importanza è inoltre la recente afferenza del
Cimitero di Bonario al circuito dell’ASCE
(Association of Significant Cemeterier in
Europe) con la finalità di valorizzare sotto
il profilo artistico e architettonico un sito
così pregno di storia.
Per concludere, un così travagliato percorso storico, peraltro non ancora concluso... e mai si concluderà, si rimanda alla
raffinata citazione di Voillet Le Duc (Dictionnarie Raisonnè de l’architeture
française, 1856) «Fra tutti i monumenti, le
tombe sono quelle che offrono il campo di
ricerca più vasto per l’archeologo, lo storico, l’artista, il filosofo».
■
dicembre 2011 —
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Una perla di Cagliari
Il “Parco
della Musica”
Antonello Angioni
l “Parco della Musica” costituisce una
delle più importanti realizzazioni del
Comune di Cagliari di questi ultimi anni: un tassello in grado di incidere profondamente nel tessuto urbanistico e sociale
della città. Si sostanzia in un complesso organico d’interventi, pubblici e privati, tesi
a riqualificare ed a creare condizioni d’eccellenza in un sistema urbano caratterizzato da una situazione di forte marginalità riscontrabile sotto vari punti di vista (mobilità, servizi, arredo urbano, ecc.). L’area
territoriale di riferimento è costituita dal
I
quartiere “Fonsarda” e più precisamente
dal tratto compreso tra il palazzo ex Telecom (ora “T-Hotel”) ed il Teatro Civico.
Il “Parco” interessa un’area di circa cinque ettari e comprende due teatri, diverse
strutture correlate, due imponenti fontane,
le aree a verde e due parcheggi interrati
(per complessivi 532 posti auto e 56 posti
moto). In pratica la città capoluogo si è dotata di una delle piazze più grandi d’Europa: dieci volte più grande di piazza del
Carmine.
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Il “Parco” – realizzato sulla base di un
progetto curato dai tecnici dell’Assessorato
Comunale Lavori Pubblici – è stato inaugurato ufficialmente il 7 maggio 2011, dal
sindaco di Cagliari Emilio Floris, con una
serie di concerti che si sono protratti per
tutta la giornata. Presente al taglio del nastro una madrina d’eccezione: Anna Tifu.
È stata una giornata carica di iniziative.
Le prime esibizioni si sono svolte la mattina, all’interno dell’ampia zona alberata,
arricchita dal corso d’acqua artificiale, da
un piccolo ponte di legno e da una fontana
musicale con zampilli sincronizzati, per
l’occasione, alla “Water music, 3 suites” di
Georg Friedrich Händel. Hanno suonato,
in sequenza, la banda della Brigata Sassari, Luigi Lai col suo gruppo di suonatori di
launeddas ed il Gruppo folkloristico di Cagliari “Quartiere Villanova”.
Al Lirico, Donato Renzetti ha invece
diretto il coro e l’orchestra del Teatro che
hanno accompagnato la soprano Elisabetta Scano ed il tenore Francesco Demuro:
due giovani artisti sardi dalla fulminante
carriera. Nella tarda serata Michele Campanella ha intrattenuto il pubblico in un
raffinato recital al pianoforte con musiche
di Franz Listz e Modest Musorgskji. Tra le
21 e le 24, cinque diverse formazioni strumentali, formate dai celebri solisti dell’Orchestra del Teatro Lirico, si sono
quindi esibite in brani e passi scelti del repertorio lirico-sinfonico e cameristico. La
serata si è infine conclusa con le Musicamore Singers, divertente ensemble di sei
artiste del coro del Teatro Lirico che hanno proposto un interessante viaggio a ritroso nel tempo con le più celebri canzoni
d’amore degli anni ’30 e ’40 del secolo
scorso.
Tuttavia va precisato che, al momento
dell’apertura al pubblico, la struttura non
era ancora ultimata nei dettagli e, di fatto,
è stato messo a disposizione dei cittadini
solo il giardino che sta attorno a piazza
Giovanni XXIII e piazza Nazzari.
dicembre 2011 —
Avuto riguardo all’organizzazione degli
spazi, il “Parco” presenta due diverse zone
collegate tra loro da una passerella aerea in
acciaio. L’area antistante il T-Hotel, tra la
via dei Giudicati e la via Giudice Torbeno,
è stata trasformata in uno spazio verde con
fontane e giochi d’acqua luminosi e musicali. Qui un fabbricato di circa 100 metri
quadri verrà adibito a struttura ricettiva,
con bar e servizi igienici.
L’area che costeggia la via Cao San
Marco ha invece caratteristiche diverse. Interamente rivestita in marmo bianco di
Orosei, è stata dotata di varie strutture: un
anfiteatro di 300 posti all’aperto per le rappresentazioni estive ed un teatro coperto di
320 posti che costituirà anche la sala prove
dell’orchestra del Teatro Lirico (ma che
potrà essere utilizzato anche per le manifestazioni della piccola concertistica e per
rappresentazioni minori).
Un altro fabbricato di grandi dimensioni ospita invece i laboratori (sartorie, fale-
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43
gnamerie, ecc.) destinati alla creazione di
scenografie, costumi e strutture di scena:
un’officina artigiana di grande rilievo per il
Teatro Lirico che era costretto ad acquistare scene o a produrre tali strutture, difficili
da trasportare in luoghi lontani. Questo
spazio è stato di recente dotato di ampie
vetrate di modo che i cittadini ed i visitatori in genere possano ammirare gli artigiani
al lavoro per gli allestimenti e le scenografie non più in uso.
Nell’ottobre scorso il Comune di Cagliari ha consegnato al Teatro Lirico l’anfiteatro all’aperto e i due locali destinati ad
ospitare i laboratori (della sartoria e delle
scene) per il Teatro: con ciò l’Amministrazione ha evidenziato l’attenzione ed il rinnovato impegno verso il Teatro che costituisce la principale “fabbrica della cultura” presente nell’isola. Gli spazi sono stati
concessi al fine di favorire l’ampliamento
ed il rilancio delle attività del Teatro. Resta
da completare il piccolo teatro per 320
44
Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
spettatori (occorrono poco meno di 200 mila euro per realizzare il palcoscenico le opere accessorie).
Con la consegna del “Parco della Musica” alla Fondazione Teatro Lirico potranno
essere utilizzati i sei milioni di euro stanziati lo scorso inverno dalla Giunta Regionale per la “Smart business factory”, una
serie di piccole aziende formate da giovani
che dovranno operare con programmi innovativi all’interno del “Parco” e contribuire a far sì che si produca buona musica,
aprendo nuove opportunità di business per
un teatro sempre più bisognoso di soldi.
tati anche da un punto di vista commerciale. Le modalità di utilizzo sono contenute
nel piano industriale di cui il soprintendente Gennaro Di Benedetto ha di recente predisposto una prima bozza.
In conclusione, il “Parco della Musica”
costituisce un nuovo polo culturale al servizio della città. Si spera possa essere anche il
volano per il rilancio del Teatro Lirico di
Cagliari e delle notevoli professionalità
presenti al suo interno: dalla sartoria ai
tecnici, dal coro all’orchestra. Tutto dipende dalla capacità di inserire la nuova struttura in un progetto più complessivo di sviIl trasferimento dei laboratori dall’edifi- luppo della città.
cio del Teatro Lirico alle apposite strutture
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realizzate nel “Parco” libererà spazi all’interno del Teatro che potranno essere sfrut-
dicembre 2011 —
Rotary Club Cagliari
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Un indimenticabile presidente rotariano
Ricordo del professor
Antonio Romagnino
S. F.
ntonio Romagnino ci ha lasciato.
Inizia così il bell’articolo in ricordo
di Romagnino a firma di Manlio Brigaglia, pubblicato sulla Nuova Sardegna di
sabato 12 novembre. Molto è stato detto e
scritto in questi giorni sul Romagnino scrittore, uomo di cultura, politico. Noi rotariani lo vogliamo invece ricordare come Rotariano.
A
Antonio viene cooptato nel nostro Rotary Club nel marzo del 1966, presentato
dal suo amico e collega Nino Fara Puggioni, sotto la presidenza di Giuseppe Peretti.
Diventa Presidente del Club, il 27°, nell’annata ’85-86. La sua presidenza è affiancata da un solido ed esperto consiglio
direttivo: vicepresidenti Angelo Berio e Cesare Olivetti; Segretario Achille Sirchia; Tesoriere Franco Spina; Prefetto Franco Valentino; Consiglieri Marcello Marchi, Eugenio Lazzari, Giovanni Sanjust; Past President ’83/84 Luigi Figus; Presidente Incoming ’85/86 Enzo Sanfilippo.
Diede un taglio prettamente culturale
al programma del suo anno, orientando il
ciclo delle conversazioni all’approfondimento delle tematiche contemporanee di
respiro più ampio e che meritavano maggiore conoscenza. Dedicò perciò il filone
dominante delle conversazioni al «mondo
che cambia» approfondendo il campo della cultura, della scuola (dove per quarant’anni ha insegnato Italiano e Latino al
liceo classico Dettori), della religione, delle nuove tendenze della produzione e dei
servizi.
Altro spazio di rilievo fu dedicato ai fatti e ai problemi dell’attualità, senza natu-
ralmente dimenticare il Rotary nell’approfondimento dei princìpi e delle idee in
correlazione con il mondo odierno e cioè il
“servire oggi”.
Intelligenza e stile hanno sempre contraddistinto Antonio, uniti ad una vasta
cultura che spaziava in molti campi, accompagnata da un portamento da “sereno
gentiluomo” che tutti noi ricordiamo con
affetto e rimpianto. Colgo l’occasione per
invitare gli amici rotariani a rileggere la
bella intervista che Giovanni Sanjust gli fece per i suoi novant’anni, pubblicata nel n.
1/2 dicembre 2007 della nostra rivista.
Non mancheranno altre occasioni per
ricordare questa insigne figura, che tanto
ha dato sia alla città che al nostro club di
cui era successivamente diventato socio
onorario.
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Da 15 anni un impegno costante per la città e per l’Isola
La scuola civica di musica
del Comune di Cagliari
Luigi Puddu
a Scuola Civica di Musica del Comune di Cagliari nasce nel 1997 nella
forma dell’istituzione grazie ai finanziamenti della Legge 28 approvata dal
Consiglio regionale il 15 ottobre 1997.
L’attività della Scuola, che si avvale della preziosa collaborazione del Vicedirettore
Giorgio Baggiani, docente di tromba e apprezzato virtuoso a livello europeo, è indirizzata su diversi filoni di intervento che a
partire dai corsi ordinari di base arrivano
all’annoso problema della nostra Isola rappresentato dal perfezionamento dei giovani
musicisti appena diplomati.
La Scuola sta già portando avanti questo discorso con i seminari ed i masterclasses dedicati principalmente ad alcuni strumenti come il pianoforte, la tromba, la chitarra, il canto e il jazz.
La legge istitutiva delle scuole civiche di
musica, dopo un periodo di proporzionale
riduzione della dotazione finanziaria, è stata delegata, con la legge regionale n. 9 del
2006, alle Province per un breve periodo.
Successivamente, con il collegato alla
manovra finanziaria regionale del 2009, la
competenza in materie di scuole civiche di
musica è ritornata alla Regione sulla scia
delle tantissime richieste dei Sindaci e degli
amministratori locali impegnati nel lavoro
di promozione della cultura musicale in
tutto il territorio regionale.
Nonostante i tagli subiti in passato, per
i quali il Comune di Cagliari è sempre intervenuto per garantire la continuità didattica, il successo che ogni anno la Scuola riscuote dimostra l’importanza che questo
servizio ha assunto per la città di Cagliari e
per tutta la popolazione dell’hinterland.
L
Il percorso che in questo secondo decennio di vita della scuola musicale del Comune è stato portato avanti è solo l’inizio di un
lungo e tortuoso cammino che intende istituire in Sardegna, ed in particolare a Cagliari, un’Accademia di alto perfezionamento stabile, che possa dare risposte ai bisogni di un’utenza, quella dei giovani professionisti della musica di domani, che
chiede la possibilità di un serio aggiornamento artistico che consenta loro di potersi
confrontare con i colleghi non solo della
Penisola ma di tutto il Continente Europeo.
E anche la Regione, con il Comune di
Cagliari e la Fondazione Teatro Lirico, sta
facendo la sua parte con progetti di straordinario prestigio come quello varato recentemente per l’avvio del Parco della Musica.
La Scuola prosegue il fitto dialogo di collaborazioni nazionali attraverso prestigiose
sinergie, attivate già da alcuni anni con l’Accademia “Incontri con il Maestro di Imola”,
per l’attivazione di un progetto a medio termine che dia un’apertura continentale alla
nostra realtà, cercando di supplire alla carenza insita nella riforma dell’istruzione
musicale che non contempla percorsi didattici per la formazione postuniversitaria.
Ed anche il nuovo corso della riforma
musicale in Italia indirizza la Scuola Civica
di Cagliari ad offrire sempre più una proposta didattica competitiva che contestualmente ponga la formazione di base quale
elemento cardine del sistema musicale che
in questa fase dovrà necessariamente passare dai Conservatori, divenuti Istituti di
alta formazione artistica di livello universitario, ad altri soggetti, forse i licei musicali, benché non siano stati ancora istituiti
dicembre 2011 —
dal Ministero competente in tutti i capoluoghi di Provincia.
Parallelamente l’azione della scuola è
improntata, secondo lo spirito della legge,
sulla costituzione di un nuovo pubblico per
la musica, sull’aggregazione sociale, sull’organizzazione di iniziative specifiche per
gli alunni con disabilità, sulla prevenzione
del disagio minorile ed sull’espletamento di
tutte quelle attività legate alla musica che
le istituzioni non possono svolgere.
La esperienza diretta sul campo ha verificato che la richiesta della cittadinanza,
sia di Cagliari che dell’hinterland, a partecipare alle iniziative didattiche della Scuola sono assolutamente al di sopra delle attuali possibilità dell’istituzione che ospita
oggi più di mille allievi.
Questo è un segnale estremamente positivo che lascia ben sperare per il futuro.
Grande successo riscuotono le materie
sperimentali come le launeddas ed i corsi
ad indirizzo moderno dedicati alla chitarra
ed al pianoforte e da ultimo il corso di musica d’insieme per jazz grazie al quale si sono costituiti già da due lustri alcuni prestigiosi ensemble strumentali quali la Big
Band e la GBOrchestra.
Formazioni che hanno già partecipato a
festival di livello internazionale in campo
jazzistico, come Calagonone jazz a Dorgali, Jazz in Sardegna a Cagliari nell’ambito
dell’expo 2004 e nelle edizioni del 2007 e
del 2008, il Festival jazz di Nuoro di Paolo
Fresu e altri importanti come nel 2005,
2006 e 2007, la partecipazione al Festival
di Sant’Anna Arresi Ai confini tra Sardegna e Jazz assieme a nomi altisonanti del
panorama musicale mondiale, primo fra
tutti il grande chitarrista Pat Metheny ed il
direttore Butch Morris.
Le lezioni iniziano, come consuetudine,
il mese di novembre, dopo aver terminato
l’iter delle selezioni attitudinali che annualmente vedono impegnati oltre 600
aspiranti musicisti.
La conclusione delle attività didattiche
è prevista per giugno con il saggio finale
presso la Fiera Campionaria della Sardegna a Cagliari, mentre l’anno scolastico si
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chiuderà dopo le manifestazioni estive e altre attività di grande prestigio come i Concerti a Palazzo Civico, organizzati dalla
Scuola tutti i sabati d’estate con inizio alle
ore 23, e il Premio letterario “Francesco
Alziator” dedicato al grande scrittore e
giornalista cagliaritano.
Proprio recentemente si è celebrata la V
Edizione del Premio Alziator, la cui cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso
28 ottobre al Teatro Massimo di Cagliari.
Tantissimi scrittori illustri sono stati
premiati dalla prestigiosa Giuria presieduta da Mario Sechi alla presenza del Sindaco Massimo Zedda.
Mentre, considerato l’alto livello delle
opere in concorso, sono state assegnate anche cinque menzioni speciali ad altrettanti
libri particolarmente meritevoli per qualità
letteraria e importanza del messaggio.
Una, in particolare, è stata molto apprezzata dal pubblico cagliaritano in considerazione del prestigio degli autori, della
casa editrice e per la tematica sviluppata.
Si tratta del volume edito dalle Edizioni
Della Torre del socio Salvatore Fozzi, che è
stato premiato per il saggio Ladri di uomini. I sequestri di persona in Sardegna e nel
mondo un lavoro a otto mani scritto da Michele Brunelli, professore di Storia ed Istituzioni dell’Asia e di Sviluppo sociale presso
l’Università degli Studi di Bergamo, Maria
Francesca Chiappe, giornalista dell’Unione
Sarda, Mauro Mura Procuratore Capo della
Repubblica presso il Tribunale di Cagliari e
Mario Leone Piccini, Direttore dell’Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo e
per diversi anni Comandante del Gico della
Guardia di Finanza di Cagliari.
Una grande soddisfazione per la Scuola
Civica di Musica di Cagliari che, anno dopo anno da tre lustri, propone iniziative,
festival e rassegne all’interno delle quali
musica e cultura, arte e spettacolo, letteratura e costume convivono felicemente con
l’intento di arricchire la città di eventi e di
promuovere la diffusione della cultura e
della musica capillarmente a tutti i livelli
della società.
■
48
Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Sindaco e rotariano
Ninni per
“quasi” tutti
Giovanni Sanjust
La svolta nel 1968 con il matrimonio e
la nascita di due figli (il maggiore è oggi il
rappresentante della quarta generazione di
farmacisti Giua Marassi). Agli impegni
professionali e familiari ha aggiunto (lui
con la falsa fama di posapiano) l’impegno
politico. Eletto per la prima volta nel 1970,
quando in Consiglio sedevano personaggi
di grande spessore (Titino Melis, Paolo De
Magistris, Umberto Cardia, Alfredo Pazzaglia, Michelangelo Pira, per ricordarne alcuni che non ci sono più) è stato ininterrottamente rieletto consigliere comunale per
24 anni, occupando sempre posti di grande
responsabilità (capogruppo DC, Assessore
in vari settori dell’Amministrazione civica,
presidente della ASL, presidente dell’Ente
Appartenente ad una famiglia dell’alta lirico e del Conservatorio di musica e infine
borghesia cagliaritana – una dinastia inin- Sindaco di Cagliari dal 1992 al 1994.
terrotta di farmacisti dal 1901 (la prima
Due i momenti salienti nell’attività opefarmacia era stata aperta dal nonno nella
via Scalette di Santa Teresa, nel cuore del- rosa di Sindaco: il completamento e l’inaula Marina) Ninni ha intrapreso la strada in gurazione del Teatro Lirico (la grande incerto modo assegnatagli, iscrivendosi e poi compiuta per 25 anni) per cui si erano valaureandosi in Farmacia con la massima namente impegnati i diversi sindaci e l’invotazione. Una strada percorsa con molta contro con Papa Giovanni Paolo II nel marserietà ma senza entusiasmi, trasferiti inve- zo del 1993 che avvenne in circostanze since nell’impegno sociale e politico. Per la golari: il Sindaco di Cagliari venne invitato
sua formazione ha fatto leva su due pila- dal cerimoniale vaticano alle solenni esestri: il Liceo classico al Dettori (ricorda an- quie funebri in onore del Cardinale Sebacora con gratitudine e affetto i suoi inse- stiano Baggio celebrate nella basilica di San
gnanti Danilo Murgia, Sebastiano Dessa- Pietro. Cagliari era l’unica città dove Baggio
nay e Vinicio Mocci) e la Congregazione aveva esercitato la sua missione Vescovile.
Mariana, frequentata a partire dagli anni Un posto d’onore, secondo la tradizionale
’50 fino ai nostri giorni. Da studente uni- etichetta vaticana. Al termine, ricevuto dal
versitario ha svolto intensa attività nell’O- Papa nella sacristia privata, un breve colloRUC e nel movimento giovanile della De- quio con il ricordo dell’accoglienza entusiastica ricevuta nel corso della visita nella nomocrazia cristiana.
stra città e l’invito cordialmente accettato.
stato l’ultimo Sindaco di Cagliari
della prima Repubblica. Quando i
sindaci duravano una stagione o
due, vittime dei partiti della coalizione di
maggioranza o spesso di singoli consiglieri.
Ma Gaetano Giua Marassi, Ninni per quasi
tutti, aveva una marcia in più: una grande
capacità di mediazione e una concretezza
esemplare nell’azione amministrativa. E
anche una moglie che lo supportava costantemente, discreta ed efficiente, mai sopra le righe (la sua personalità Luisanna
Cossu ha avuto modo di manifestarla – anche lei al servizio dei diritti dei cittadini –
presiedendo per molti anni il Tribunale per
i diritti del malato).
È
dicembre 2011 —
Rotary Club Cagliari
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stro compianto socio Gigi Cosentino. Fu pubblicato anche
un libro, dal titolo La città che
non volle morire, che riprendeva il titolo di un articolo pubblicato da Ciccio Cocco Ortu su
L’Unione Sarda negli anni della
ricostruzione.
Il sindaco Gaetano Giua Marassi incontra il papa nel 1993
L’altro evento di quegli anni, che è rimasto scolpito
nella memoria dei cagliaritani, è certamente l’inaugurazione del Teatro Civico. Il Sindaco aveva dato un
grande impulso ai lavori di completamento del teatro e
delle sue strutture, senza peraltro ricevere precise assicurazioni sui tempi di completamento. In quella torrida estate Ninni Giua, melomane incallito, venne a sapere che il calendario della tournèe in Italia dell’Orchestra del teatro alla Scala sotto la direzione di Riccardo Muti aveva ancora una data libera: il 2 settembre. Non si poteva perdere un’occasione così strepitosa. E il sindaco non se la lasciò sfuggire: facendo gli
scongiuri firmò il contratto. Furono giorni e notti dei
terrore – ricorda – Sopralluoghi continui al cantiere,
colloqui con i dirigenti, le maestranze e i fornitori,
blandizie e pugni sul tavolo, ma alla fine il teatro fu
pronto per la data fatidica. Chi ha avuto il privilegio di
partecipare all’evento (fu allestito anche un maxischermo in viale Bonaria davanti al CIS) non lo ha certo dimenticato, come non ha dimenticato il magistrale
discorso di saluto del maestro Muti e la memorabile
esecuzione, tra gli altri brani, del “Bolero” di Ravel.
Tra i tanti avvenimenti nel corso della sua amministrazione, importantissimo per l’alto significato di
compartecipazione e di appartenenza alla vita cittadina, Ninni Giua ricorda la commemorazione civile e religiosa (nel febbraio 1993) del 50° anniversario dei
bombardamenti su Cagliari. Fu allestita, in collaborazione con il Rotary e i Lions Club, una importante mostra fotografica nel chiostro di San Domenico, grazie
anche alla ricchissima documentazione offerta dal no-
Ventiquattro anni di intensa
attività politica sono una bella
testimonianza dell’entità dell’impegno civile e morale al servizio dei cittadini. Conclusa l’esperienza al Comune (e nella
politica attiva) Ninni Giua ha
intensificato l’impegno nel volontariato, sostenendo le iniziative della Congregazione mariana per la formazione delle giovani generazioni. Ma un impegno particolare lo dedica alla
Associazione creata dal nostro
Rotary per aiutare l’Oasi di
Terra Mala nata molti anni fa
per iniziativa di un sacerdote,
padre Sergio Visca, e di una
suora delle Figlie della Carità,
suor Anna Cogoni, per l’assistenza e il recupero di ragazzi
appartenenti a famiglie disastrate, ai cui genitori è stata tolta la patria potestà. Sono ragazzi che hanno vissuto esperienze
tremende e a cui è stata negata
la gioia di un focolare domestico. L’Associazione sta dando un
contributo finanziario e solidale, e un impegno per favorire il
loro reinserimento nel mondo
del lavoro. Un contributo – afferma – che potrebbe essere più
consistente se tutti i rotariani
facessero parte dell’Associazione.
■
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La piaga dei sequestri
Ladri di
uomini
Rafaele Corona
ichiesto dall’amico editore Salvatore
Fozzi di presentare gli scritti riuniti nel
libro Ladri di uomini, sono ritornato
con la memoria ai tempi non lontani, nei
quali il sequestro di persona in Sardegna
rappresentava una piaga: un fenomeno allarmante, che incideva negativamente sull’economia dell’Isola, di cui offriva una immagine catastrofica. Di quei tempi, mi è rimasta addosso una vaga, indolenzita sensazione di vergogna, di impotenza, di rabbia.
Da magistrato, negli ultimi vent’anni di
carriera in Cassazione, come consigliere e
come presidente, ho trattato soltanto questioni di diritto civile. Anche prima, durante i trent’anni di permanenza in Sardegna,
ho lavorato prevalentemente nel settore civile e di raro mi sono occupato dei sequestri. Ma da cittadino vicino alla gente e
partecipe delle sue vicende, ho seguito con
angoscia il ripetersi dei sequestri di persona e mi sono interessato, da presso, ai lavori delle Commissioni, nazionali e regionali,
di inchiesta sulla criminalità.
Parlerò del libro non da specialista, ma
da cittadino qualsiasi: da quisque de populo.
R
el libro, nella prefazione a cura del
giornalista Daniele Moro, si riporta
una frase stupefacente, per non dire raccapricciante: «Il bandito è un pastore sfortunato ... un gigante buono, un padre di famiglia costretto a rubare esseri umani per
dar da mangiare alla famiglia». La ideologia classista, dura a morire, finge di non
sapere le nefandezze dei sequestratori (delle quali, peraltro, il libro dà conto). A parte gli ostaggi che non sono tornati (ventisette sono stati uccisi), l’asserto ignora le
N
violenze fisiche o morali di ogni specie, le
angherie, i soprusi, le sofferenze, i patimenti inflitti a persone inermi. Uomini e
donne ridotti a “cose”. I sequestratori non
erano padri di famiglia sfortunati, ma malfattori di una cattiveria e di una efferatezza indicibili.
aluni autori sembrano aderire alle tesi
dell’inchiesta del Parlamento nazionale e dell’indagine disposta dal Consiglio
Regionale. Le condizioni economiche, sociale e culturali delle zone interne, erano ritenute le principali cause della criminalità.
Nelle conclusioni della Commissione Medici si legge testualmente: «La prima causa
attiva della criminalità è la contraddizione
economico sociale, culturale e di civiltà, tra
l’assetto primitivo della pastorizia e le
strutture moderne ... L’obiezione di chi invita a constatare che spesso non è il pastore più povero, o in difficoltà, a farsi bandito, è di superficialità elementare: la connessione non è meccanica ed individuale;
sono le condizioni della società pastorale
nel suo complesso che esprimono i banditi
in quei membri della società capaci di tradurre in reazione di violenza e di crimine la
carica che è latente in tutta la società».
Alla opinione quasi unanime dei politici
si contrappose il Procuratore Generale
Francesco Coco, successivamente ucciso a
Genova dalle Brigate Rosse.
Francesco Coco, nato e vissuto in Sardegna, come Pubblico Ministero aveva maturato una profonda esperienza, avendo partecipato ai più importanti processi degli
anni Quaranta e Cinquanta (le stragi di
Sedda sa Ferula e di Monte Maore, le faide
T
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più distorta e insidiosa di quella che si è attribuita, indiscriminatamente, alle persone
offese, ai testimoni e alle popolazioni».
Concludeva il Procuratore: «Si deve parlare di alta specializzazione del crimine.
Quindi di bande o di compagini criminali,
nelle quali è la radice stessa del fenomeno.
Anzitutto negli individui, che le compongono, particolarmente caratterizzati, e poi
nell’incontro e nell’affiatamento tra essi
particolarmente riuscito ed efficiente».
L’opinione non si discostava da quella
espressa negli anni Venti da un grande intellettuale sardo che, scrivendo alla sorella,
qualificò la criminalità isolana come puro
“gangsterismo”. L’intellettuale era Antonio
Gramsci.
on è mio intendimento prendere posizione in favore dell’una o dell’altra diagnosi, le quali discendono da approcci metodologici non disprezzabili: la visione intellettualistica, che dietro di sé ha le teorie e le
analisi; la visione pragmatica, la quale privilegia l’osservazione puntuale e spassionata
dei fatti. Intendo semplicemente suggerire
alcuni spunti di riflessione.
La proliferazione del sequestro di persona. Negli anni Settanta, dopo le conclusioni della Commissione Medici, il sequestro
prosperò, fu “esportato” nel continente
(nel Lazio, in Lombardia, in Toscana), si
diffuse nelle metropoli e nelle aree altamente industrializzate, nelle quali non esisteva certo la contraddizione tra le strutture moderne e la pastorizia.
L’omertà. Nei saggi, non si legge la parola omertà. Si parla di contiguità, di solidarietà, di consenso sotteso, poiché la popolazione faceva parte dello stesso ceppo
sociale dei sequestratori. Nel 1959 ero uditore giudiziario a Roma: in merito ai latitanti sardi (i nomi di Liandru e Tandeddu
erano noti ovunque), un collega veneto osservò che, nel territorio della Serenissima, i
latitanti sarebbero durati due o tre giorni al
massimo, perché la popolazione li avrebbe
denunziati. Ho ritrovato il collega a Roma,
nei primi anni 2000, e gli ho ricordato l’episodio, facendogli notare che il generale
N
di Orgosolo etc.). La sua diagnosi era lineare. La criminalità sta alla società come
la malattia sta alla vita dell’uomo; quando
l’organismo si ammala occorrono le medicine. Fuori di metafora, in tempi di gravi
tensioni sociali, di disordini, di conflitti, di
delinquenza occorre rafforzare la difesa
pubblica, cioè l’autorità dello Stato. La criminalità allignava nelle campagne disabitate della Sardegna, perché difficili da sorvegliare; come prosperava – e tuttora prospera – nelle metropoli del continente, dove l’affollamento rendeva e rende assai arduo il controllo.
Nel discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 1973 a Cagliari, all’indirizzo della Commissione parlamentare il
Procuratore Generale pronunziò parole durissime. «L’esperienza giudiziaria, se attenta ed approfondita, contrasta decisamente
sia le premesse sia le conclusioni di tale impostazione, infarcita di troppi luoghi comuni superficiali, erronei o faziosi e quasi
imbevuta di una certa omertà intellettuale
o sentimentale, del tipo alla Rousseau, ben
52
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americano James Lee Dozier, sequestrato
nel 1981 dalle brigate rosse, era stato tenuto prigioniero per due mesi a Padova, in un
appartamento sopra un supermercato. La
popolazione veneta si era convertita all’omertà? Forse in entrambi i casi non si trattava di omertà, ma di paura: la paura suscitata tra la popolazione dai criminali feroci e spietati.
a risposta dello Stato. Nel libro si dà
conto delle fasi stentate e tardive della risposta dello Stato:
l’incremento chiassoso e
inutile delle pene; la
estensione tardiva alle
persone coinvolte nel sequestro dei benefici accordati ai terroristi pentiti;
le sanzioni penali nei
confronti dei cosiddetti
intermediari, la maggior parte dei quali
erano persone di fiducia dei banditi; il discusso, complicato, rischiosissimo ma efficace
blocco dei beni; le intercettazioni telefoniche e ambientali.
Per la verità, la risposta
dello Stato è stata improvvisata,
disordinata e, di fatto, affidata a
un magistrato: a Luigi Lombardini.
Al coraggio, all’intelligenza, all’abnegazione di Luigi Lombadini.
Per conseguire l’elevatissimo numero dei
processi di sequestro conclusi positivamente
– non con il solo rinvio a giudizio, ma con le
sentenze definitive di condanna degli imputati – Lombardini escogitò almeno tre innovazioni decisive. Inventò la figura del pentito ben prima che venisse promulgata la legislazione premiale per i terroristi e, avvalendosi dei pentiti, risolvette non pochi casi intricati. Favorì la costituzione dei latitanti:
correva voce che, per togliere di mezzo i latitanti, ai quali si ricorreva per custodire gli
ostaggi, sollecitasse il pagamento delle taglie ai loro familiari, convinti a rendere le
necessarie informazioni. Comprese che per
L
combattere il sequestro di persona occorreva una organizzazione unitaria in tutta l’Isola: riuscite vane le sollecitazioni alle istituzioni, per coprire il territorio della Sardegna si fece assegnare, assieme all’ufficio istruzione di Cagliari,
la supplenza di Oristano e di
Tempio, sottoponendosi ad
un tour de force sovrumano.
Non riuscì ad ottenere Nuoro
e Lanusei: forse per la miopia
del Consiglio Superiore; forse per l’invidia di certi colleghi, i quali dicevano che
per il troppo potere si fosse
montato la testa. Certo si è
che le più alte cariche dello
Stato, quando si interessavano del sequestro di persone note (i cittadini britannici Rolf, Dafne e Annabelle Schild, Giorgio e
Marina Casana, Fabrizio
De André e Dori Ghezzi),
si rivolgevano non alle forze
dell’ordine, ma a Lombardini.
Intorno al libro si potrebbero dire tante
altre cose. Per concludere non da specialista, ma da cittadino qualsiasi, da quisque
de populo, un auspicio e una speranza.
L’auspicio. Mi piacerebbe che il libro
non restasse un intelligente e isolato episodio editoriale, ma fosse il primo di una serie di ricerche non tanto storiche, quanto
sistematiche e proiettate nel futuro. Come
gli studi degli Stati maggiori militari, i
quali esaminano il passato per elaborare le
idee e predisporre gli strumenti e le strutture operative per l’avvenire. Vivono in Sardegna magistrati, ufficiali delle forze dell’ordine, funzionari di polizia, uomini politici esperti della materia, in grado non soltanto di riesaminare criticamente le vicende, le concezioni, gli interessi, dai quali sono scaturiti i comportamenti degli uomini;
ma soprattutto di ripensare e perfezionare i
metodi, le tecniche, i sistemi organizzativi e
di intervento, la capacità operativa, la cultura professionale delle istituzioni. In una
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parola, la capacità di risposta
dello Stato. Affinché il patrimonio di conoscenze faticosamente
e dolorosamente acquisito non
vada disperso.
La speranza: fondata non
sull’ottimismo dell’intelligenza,
ma sull’ottimismo della volontà.
Recentemente, in tempi di crisi,
ripercorrendo le campagne del
nuorese accanto alle vaste zone
disabitate ho veduto numerosi
greggi di pecore, cospicui mandrie di cavalli e armenti bovini;
ho visto vari terreni irrigati a Il giudice Luigi Lombardini
pioggia; caseggiati rurali – stalle,
caseifici etc. – rinnovati; soprattutto, lungo le strade ho notato
nuovi distributori di benzina e
nuovi luoghi di ristoro decorosi,
puliti e accoglienti, che prima
non esistevano. Sogni? Ma sogni
ad occhi aperti. La realtà è in
fieri. Cessata la stagione dei sequestri – che sinceramente vorrei fosse definitivamente tramontata – migliorata la sicurezza, le piccole, piccolissime intraprese nascono, crescono, si sviluppano e si moltiplicano, determinando un progresso economi- Fabrizio De André depone al processo per il suo sequestro
co, più sicuro e stabile di quanto
non lo producano gli interventi
dall’alto. La speranza è che la
realtà sopravanzi i sogni...
■
iovedì 1 dicembre si sono svolte le elezioni per la nomina del Presidente per l’a.r.
2013-2014 e per il Consiglio Direttivo che collaborerà con Mauro MANUNZA nel
prossimo anno rotariano 2012-2013.
Francesco BIROCCHI è stato eletto Presidente per il 2013-2014, mentre per il Consiglio Direttivo per l’anno di presidenza di Mauro Manunza sono stati eletti Michele Bajorek, Lino Cudoni, Salvatore Ferro, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Maria Luigia Muroni, Enzo Pinna,
Paolo Ritossa, a cui bisogna aggiungere il PP Michele Rossetti che ne fa parte per diritto.
Ai cari amici Mauro e Francesco e a tutti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo gli
auguri più affettuosi di buon lavoro da parte di tutto il Club per l’impegnativo compito che
li attende. Auguri di buon Rotary a tutti.
G
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Paul Harris di fronte alla sua casa a Comely Bank, Chicago, nel dicembre 1942.
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Il “caso” Garibaldi
I resti dell’eroe
dei due mondi
Mauro Manunza
Là riposa l’Eroe, là dorme il fiero
Leon di Gibilrossa, il redentore
de la sicula gente. Una modesta,
piccola tomba, cui l’edera verde
fa manto, e intorno siepe profumata
il garofano rosso ed il geranio,
la sacra, invitta e venerata polve
di quel grande racchiude.
a 130 anni nel piccolo cimitero di
Caprera un pesantissimo masso di
granito grezzo sigilla la “sacra, invitta e venerata polve” celebrata nei versi
del poeta siciliano Paolo Giudici. Nessuno
probabilmente avrà mai l’ardire di sollevare (?) quella roccia per rispondere a una
domanda che da un secolo a questa parte si
pongono gli studiosi: qual è la natura fisico-chimica dei resti di Garibaldi? Si discute infatti se il sepolcro custodisca un corpo
imbalsamato, oppure la polvere di una
normale decomposizione umana, oppure
un pugno di cenere – cioè quel che rimane
di una cremazione.
C’è da chiedersi se sarebbe giusto disturbare il sonno eterno del più amato eroe
d’ogni tempo per soddisfare una curiosità
storica. Si tratta infatti di sapere se il corpo
di Giuseppe Garibaldi sia stato bruciato o
sottoposto a un processo di conservazione.
Della pira incendiata a Caprera esistono
suggestive testimonianze dell’epoca, ma c’è
anche un nervoso carteggio post mortem
che dimostrerebbe un’opera di imbalsamazione (cui forse sarebbe seguita la cremazione, e non si capisce la ragione di tale singolare procedura). Le volontà a suo tempo
indicate dall’Eroe dei due mondi non ba-
D
stano a risolvere il caso: voleva essere bruciato “con le piante odorose” del suo isolotto, ma è vero che più volte modificò le disposizioni a proposito della conservazione
delle ceneri.
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L’ultimo studioso a occuparsi del mistero è stato un autorevole scienziato di casa
nostra: Ugo Carcassi, illustre cattedratico,
professore emerito di Medicina interna,
nonché membro della Royal Society of Medicine di Londra e della New York Academy of Sciences. Dopo avere pubblicato
numerosi saggi sulle malattie di illustri
personaggi storici, egli ha dedicato le attenzioni appunto al “caso” Garibaldi, il cui
esito è in un interessante libro realizzato
assieme all’illustratore Leandro Manis e ultimamente pubblicato dall’editore Delfino
(“Giuseppe Garibaldi: la salma imbalsamata o bruciata? Fatti ed ipotesi”).
Sono pagine affascinanti e intriganti,
frutto di una lunga e minuziosa ricerca attraverso archivi pubblici e privati, fonti di
ogni genere, nuove acquisizioni, insomma
un poderoso dossier passato al vaglio di luminose valutazioni professionali. Tanto lavoro non è stato sufficiente a risolvere completamente l’enigma; ma pone dei punti
fermi offrendo un contributo di maggiore
chiarezza. Carcassi non delude e, ancora
una volta, regala al pubblico un’appassionante, agile lettura.
■
l 10 novembre scorso è stato ammesso nel Club il Dottor Gianfranco DE GESU, già socio del
Rotary Palermo-Parco delle Madonie; in esso è stato particolarmente attivo come presidente di
varie commissioni e come prefetto. Nel 2009, per l’impegno profuso nell’opera di rieducazione
dei detenuti, gli è stata conferita la onorificenza Paul Harris.
I
Nato a Cosenza il 1° marzo 1958, laureato in giurisprudenza, è entrato nell’Amministrazione Penitenziaria nel 1984, percorrendo una carriera molto prestigiosa come dimostra la serie di funzioni
sempre più impegnative via via affidategli in considerazione degli ottimi risultati conseguiti grazie
a brillanti capacità professionali. In diversi momenti è stato chiamato a dirigere uffici con drammatiche difficoltà di gestione, nel 1988 è nominato direttore della Casa Circondariale di Palmi, pur
essendo il più giovane direttore di istituto, e nel 1992, dopo l’omicidio del Giudice Borsellino e della sua scorta, è incaricato di reggere, per due mesi, l’Ucciardone di Palermo di cui assumerà la direzione nel 1997. I problemi dei due istituti con detenuti imputati o condannati per terrorismo o
criminalità organizzata sono talmente noti che pare ben chiaro come le doti professionali del dottor De Gesu fossero ritenute lodevoli e degne di reggere validamente il compito assegnatogli.
Nel 2002, vinto il concorso, viene nominato primo dirigente amministrativo, il più giovane d’Italia in tale ruolo.
Continua a svolgere con successo alte funzioni dirigenziali e il 20 giugno scorso viene nominato Provveditore Regionale per la Sardegna dell’Amministrazione Penitenziaria.
La dedizione, le capacità, l’impegno dimostrati sono stati premiati con molte onorificenze: Cavaliere e poi Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, premio Rosario Angelo Livatino, magistrato ucciso dalla mafia nel 1990, Cavaliere dei Diritti Umani attribuito, in Sicilia, a chi si è distinto nella difesa di essi.
Siamo certi di avere accolto un ottimo rotariano che avrà modo di spendere le sue grandi doti
anche nella vita del nostro Club.
È sposato con Anna Internicola, dirigente con incarico superiore dell’Amministrazione Penitenziaria per la Sicilia.
Hanno un bambino di 7 anni.
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Rotary Club Cagliari
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Una vita densa di avvenimenti
Ugo Efisio Francesco Carcassi
docente universitario
Franco Pitzus
on è facile stilare un “breve” profilo
del Professor Ugo Carcassi. Ritengo
tuttavia che debbano essere ricordate
le tappe fondamentali della sua carriera ed i
prestigiosi incarichi da lui ricoperti. Il Professor Ugo Carcassi nato a Cagliari il 12
agosto 1921, si è laureato con lode il 19
luglio 1946 nell’Università di Sassari.
Ha conseguito i Diplomi in Malariologia a Sassari (1945)
ed in Batteriologia,
Virologia ed Immunologia
(Victoria
University, Manchester – UK, 1952). Ha
conseguito le libere
docenze in Clinica
delle Malattie Infettive, Medicina Interna, Medicina Sociale. Professore Ordinario presso le Facoltà di Medicina Italiane è stato docente e
Direttore dell’Istituto di Malattie Infettive a
Siena, di Clinica Medica nell’Università di
Cagliari, di Reumatologia nell’Università la
Sapienza di Roma. È attualmente (dal
1995) Professore Emerito di Clinica Medica
nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Cagliari. È stato Preside (rieletto 4 volte) della Facoltà di Medicina dell’Università di Cagliari per 20 anni (dal
giugno 1970 all’ottobre 1991). Ha diretto le
Scuole di Specializzazione in Geriatria, Medicina Interna, Endocrinologia, Ematolo-
N
gia, Cardiologia dell’Università di Cagliari
(01.11.1974-31.10.1983). Ha diretto l’Istituto
di Ricerche sulle Talassemie ed Anemie Mediterranee del CNR a Cagliari (1981-1996).
Ha presieduto la Società Italiana di Reumatologia, l’Associazione Europea di Medicina Interna e la Federazione Europea
di Medicina Interna
(di cui è stato uno
dei fondatori).
Di queste società
è ora Presidente
Onorario a vita. Ha
rappresentato
la
Conferenza italiana
dei Presidi presso
l’Association of Medical Deans of Europe (1972-1981).
È stato membro
dell’International
Medical Committee
of the “Bureau Mèdical de Notre-Dame de Lourdes” (1985-2002).
Ha fatto parte, quale esperto, delle
Commissioni III e IV del Consiglio Superiore di Sanità dal 1987 al 1997.
È stato Segretario Generale della Società Italiana di Medicina Interna della
quale ora è Membro d’Onore.
Divenuto nel 1974 Direttore designato
(su selezione internazionale) del Servizio
Medico delle Nazioni Unite a New York ha
rinunciato a questo incarico su richiesta
della Facoltà di Medicina di Cagliari di cui
era Preside.
58
Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
Volontario di guerra ha combattuto con
la Divisione Corazzata Ariete in Africa settentrionale.
Passato poi alla Marina Militare è stato
collocato nella riserva (Ruolo Medico) con
il grado di Capitano di Fregata. È decorato
di Croce di Guerra. È stato nel 1975 nominato Commendatore della Repubblica Italiana su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione.
È membro del Royal College of Physicians e della Royal Academy of Sciences
(UK) e della New York Academy of Sciences (USA).
Attualmente è Direttore Sanitario Emerito della Nuova Casa di Cura di Decimomannu di cui è stato Primario Medico e Direttore Sanitario.
Autore di oltre 450 articoli scientifici e
di oltre 30 monografie riguardanti aspetti
medici o medico letterari ha partecipato
quale Relatore ad importanti Congressi
Scientifici italiani e stranieri.
Iscritto al Rotary Club di Cagliari nel
1972, ne è stato Presidente nel 1995-96.
Questo in sintesi il profilo biografico di
Ugo Carcassi. Esso sarebbe tuttavia incompleto se non venisse più diffusamente citata la sua continua ed instancabile attività
di Ricercatore, di Clinico e di Docente Universitario. Egli ha dedicato la sua attenzione alle Malattie Infettive, alla Cardiologia,
all’Ematologia ed alla Reumatologia.
L’attività accademica continuativa ed
appassionata ha riguardato settori diversi
sia quale Direttore e Docente nelle Scuole
di Specializzazione, precedentemente ricordate, sia per la sua attiva e specifica
partecipazione quale Preside di Facoltà al
gruppo di studio Beretta per la Riforma
delle Facoltà Mediche in Italia.
Agli allievi giovani e meno giovani egli
ha dedicato attenzione costante ed appassionata fino a vederne riconosciuti i meriti
nei vari settori prescelti (universitario,
ospedaliero ed extraospedaliero).
Sia come Direttore dell’Istituto delle Ricerche del CNR che come Presidente dell’Associazione Europea di Medicina Interna egli ha svolto, con grande prestigio,
azione di stimolo con quella capacità organizzativa, metodica e precisa, che gli è propria.
In riconoscimento di questi meriti nel
1961, in occasione del compimento dei suoi
70 anni di età e dei 35 anni del suo Magistero Universitario, veniva pubblicato il
volume Scritti in Onore di Ugo Carcassi
che raccoglie i contributi di allievi, colleghi
ed estimatori (189 Autori, tra i quali due
premi Nobel) che costituiva la testimonianza di questi diffusi sentimenti.
Il Professor Carcassi ha tuttavia continuato con entusiasmo e tenacia ad essere
protagonista di molte iniziative scientifiche, culturali ed organizzative sia in campo
nazionale che in campo internazionale.
Per questo motivo, su iniziativa del professor Franco Pitzus, i suoi allievi di recente, in accordo con il Professor Mario Piga,
Preside della Facoltà e del Professor Stefano Mariotti, Direttore del Dipartimento di
Medicina Interna, hanno organizzato, presso l’Aula Magna della “vecchia” Clinica
Aresu un Meeting intitolato I 65 anni di impegno accademico e scientifico del professor
Ugo Carcassi. In questa occasione il Rettore dell’Università di Cagliari, professor Giovanni Melis ha affermato: «Carcassi è stato
un pilastro della Facoltà di Medicina e della Storia del nostro Ateneo. A lui va il ringraziamento per la Scuola che si è sviluppata ma anche per il contributo alla cosiddetta “terza missione”, il trasferimento di conoscenze sul territorio». Il Professor Luigi
Demelia, Presidente del Corso di Laurea in
Medicina e Chirurgia ha ricordato: «Sono
stato il primo studente interno del Professor
Carcassi ed il suo primo laureato quando
divenne Preside. Ci ha trasmesso il metodo
di studio e la pazienza del ricercatore».
Penso che quanto sino ad ora scritto offra un quadro chiaro di quello che il Professor Carcassi ha rappresentato nell’ambito della Medicina Clinica, Sperimentale e
dell’Insegnamento Universitario. Come allievo più anziano della sua Scuola sono lieto di aver avuto l’occasione di redigere
questo succinto profilo.
■
dicembre 2011 —
Rotary Club Cagliari
59
La Mostra svoltasi a Macomer
Quattro giorni di festa
dedicati al Libro Sardo
Salvatore Fozzi
al 20 al 23 ottobre
si è svolta a Macomer, presso i locali delle ex Caserme Mura,
l’undicesima
edizione
della Mostra del Libro in
Sardegna. Organizzata
dal Comune di Macomer, con il contributo
della Regione Sardegna
e la collaborazione dell’Associazione Editori
Sardi, la manifestazione
ha proposto un calendario fitto di eventi e appuntamenti dislocati
in vari punti della città e del territorio, con
incontri e conferenze rivolti al pubblico di
tutte le età, in particolare ai ragazzi e alle
scuole. Nel padiglione Tamuli, nucleo dell’esposizione libraria, i numerosi visitatori
hanno potuto apprezzare una proposta di
oltre 3500 titoli sulla Sardegna editi da 40
case editrici sarde e una selezione di editori
nazionali ed internazionali.
Buona parte degli eventi, sviluppatisi
attorno al tema “La cultura per il territorio. La storia e le storie, i saperi e le produzioni 150 anni dopo l’Unità d’Italia”, hanno riguardato i bambini e i ragazzi delle
scuole con letture animate, laboratori di
scrittura, lettura e fumetto, incontri con gli
autori, una “Caccia al libro” per le vie della città e i giochi in lingua sarda organizzati da S’Ufiziu limba sarda Provintzia de
Nugoro.
Numerose le presentazioni delle novità
editoriali sarde, gli incontri con gli autori, i
readings, le mostre e gli spettacoli rivolti ai
lettori di tutte le età.
D
Tanti anche gli appuntamenti destinati
agli addetti al settore (editori, bibliotecari,
librai) incentrati sulla piccola editoria, sulla promozione della lettura e sulla diffusione delle nuove tecnologie ed in particolare
dell’e-book, temi trattati da importanti
professionisti del mondo editoriale a livello
regionale e nazionale, fra cui anche Giuliano Vigini, docente di sociologia dell’editoria contemporanea all’Università Cattolica
di Milano, ritenuto il massimo esperto di
produzione e mercato del libro, che nell’ambito della manifestazione ha tenuto
una lectio magistralis sul tema “L’editoria
che ha fatto l’Italia. 1861-2011” presentato
dall’editore Salvatore Fozzi.
Nata nel 2000 da un’idea di Pasquale
Onida, allora assessore regionale alla cultura, per iniziativa dell’Associazione Editori Sardi e fortemente voluta dall’allora presidente, Salvatore Fozzi, questa manifestazione, che si svolge in un paese dell’interno,
si conferma appuntamento di grande rilevanza nel panorama culturale isolano.
■
60
Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
COMMISSIONI ANNO 2011-2012
AMMINISTRAZIONE
DEL CLUB
CLASSIFICHE E SVILUPPO
DELL’EFFETTIVO
Presidente: G. Paolo RITOSSA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ercole Bartoli, Alberto Cocco
Ortu, Paola Giuntelli, Cecilia Onnis
AFFIATAMENTO
Presidente: Lino CUDONI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Giuseppe Cocco,
Riccardo Lasic, Alessandro Palmieri,
Giampaolo Piras, Luigi Puddu
INFORMAZIONE
E FORMAZIONE
ROTARIANA
Presidente: Angelo CHERCHI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Lucio Artizzu,
Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,
Marcello Marchi, Paolo Piccaluga
Presidente coordinatore:
Paolo PICCALUGA
E-mail: [email protected]
ASSIDUITÀ
Presidente: Massimo FRONGIA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Efisio Baire, Alberto Cocco
Ortu, Gaetano Giua Marassi, Andrea Lixi
PROGRAMMI
Presidente: Caterina LILLIU
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Rafaele Corona,
Piergiorgio Corrias, Pasquale Mistretta,
Paola Piras
RAPPORTI CON I MEDIA
Presidente:
Giovanni SANJUST DI
TEULADA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Francesco Birocchi,
Riccardo Lasic, Enzo Pinna
RIVISTA
E SITO WEB DEL CLUB
Presidente: Lucio ARTIZZU
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Carlo Carcassi,
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Fozzi,
Mauro Manunza, Marcello Marchi,
Giovanni Sanjust di Teulada
EFFETTIVO
Presidente coordinatore:
Antonio CABRAS
E-mail: [email protected]
AMMISSIONI
Presidente: Ettore ATZORI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ezio Castagna,
Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,
Guido Maxia, Roberto Nati
NUOVE
GENERAZIONI
Presidente coordinatore:
Cecilia ONNIS
E-mail: [email protected]
ROTARACT
Presidente: Paola DESSÌ
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Riccardo Lasic, Roberto Nati,
Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa
RYLA
Presidente: Enzo PINNA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Maurizio Boaretto,
Carlo Carcassi, Giuliano Frau,
Mauro Manunza, Maria Luigia Muroni,
Paolo Piccaluga
SCAMBIO GIOVANI
Presidente: Pier Francesco STAFFA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Christian Cadeddu, Giulia
Casula, Salvatore Ferro, Andrea Lixi
PROGETTI DI
SERVIZIO
Presidente coordinatore:
Giovanni BARROCU
E-mail: [email protected]
AZIONE
INTERNAZIONALE
Presidente: Giovanni BARROCU
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Angelo Aru,
Christian Cadeddu, Angelo Deplano,
Giuseppe Masnata, Giulia Vacca Cau
EVENTI SPECIALI
Presidente:
Stefano ODDINI CARBONI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Stefano Liguori,
Alessandro Palmieri, Luigi Puddu,
Marco Rodriguez
SVILUPPO COMUNITARIO
AMBIENTE E TERRITORIO
Presidente: Mario FIGUS
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ginevra Balletto,
Maurizio Boaretto, Pasquale Mistretta,
Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa
SVILUPPO COMUNITARIO
ASPETTI CULTURALI
(Rotary per la Città)
Presidente: Michele PINTUS
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ginevra Balletto,
Giuseppe Cascìu, Marinella Ferrai Cocco
Ortu, Lucia Pagella, Franco Passamonti
SVILUPPO COMUNITARIO
ASPETTI SANITARI
Presidente: Giuseppe MASNATA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Ugo Carcassi,
Angelo Deplano, Mario Graziano Figus,
Alessio Grazietti, Giorgio La Nasa,
Salvatore Lostia, Margherita Mugoni
SVILUPPO COMUNITARIO
ASPETTI SOCIALI
Presidente: Michele BAJOREK
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Carlo Carcassi
Gaetano Giua Marassi, Stefano Liguori,
Lucia Pagella, Paolo Piccaluga
SVILUPPO COMUNITARIO
PREVENZIONE TOSSICODIPENDENZE
Presidente: Maria Pia LAI GUAITA
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Paola Dessì,
Michele Pintus, Mauro Rosella
FONDAZIONE
ROTARY
Presidente coordinatore:
Salvatore FOZZI
E-mail: [email protected]
• COMPONENTI: Franco Argiolas,
Giulia Casula, Angelo Cherchi,
Marcello Marchi, Alessandro Palmieri
dicembre 2011 —
Le riunioni del Club
9 GIUGNO
Presiede: ANTONIO CABRAS
Relatore: Prof. GIANFRANCO BOTAZZI:
“Gli anni dell’autonomia”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele
Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo
Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Silvano Costa, Lino Cudoni, Paola Dessì, Marinella
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe
Fois, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,
Giorgio La Nasa, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Enzo
Pinna, Michele Pintus, Luigi Puddu, Michele
Rossetti, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Elia Maria Cabras, Rossana Cocco,
Maria Rosaria Corona, Elisabetta La Nasa.
Ospiti del Club: Il prof. Gianfranco Botazzi.
Ospiti dei soci: di Silvano Costa il cav. Gino
Caproni.
16 GIUGNO
Presiede: ANTONIO CABRAS
Relatore: ENRICO FERRO:
“Il mio primo anno al college
americano di Yale”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Christian Cadeddu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Casciu, Ezio Castagna, Giulia Casula, Angelo Cherchi, Guido
Chessa Miglior, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco,
Piergiorgio Corrias, Paola Dessì, Marinella
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Salvatore Fozzi,
Alessio Grazietti, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio
Lenza, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini
Carboni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,
Franco Passamonti, Enzo Pinna, Giampaolo
Piras, Giampaolo Ritossa, Luigi Puddu, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Franco Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Giulietta Casciu, Antonella Cherchi,
Rotary Club Cagliari
Maria Rosaria Corona, Pietrina Ferro, Antonella Figus, Maria Rosaria Lenza, Maria Teresa Lostia di S. Sofia, Elisabetta La Nasa, Mariella Mistretta, Giovanna Passamonti, Maria
Grazia Rosella, Maura Rossetti.
Rotariani in visita: il dr. Marco De Giorgio
e la consorte.
Ospiti del Club: L’avv. Rita Dedola, assistente del Governatore, e i giovani del Rotaract Paola Carcassi, Antonello Fiori, Nicola
Satta e Sara Luchi, il giovane Simon Hanck.
Ospiti dei soci: di Antonio Lenza i nipoti
dr.ssa Roberta Lenza con il figlio Edoardo; di
Marinella Ferrai Cocco Ortu il figlio Francesco
e il nipote Giovanni Cocco Ortu; di Alberto
Cocco Ortu l’avvocato Elisabetta Sanjust con
la figlia Alessandra Tamponi; di Salvatore
Ferro il presidente del Rotary Club Cagliari
Nord dr.ssa Miriam Quaquero con la figlia
Alice; di Rafaele Corona il nipote Carlo; di
Giulia Casula la figlia Beatrice.
23 GIUGNO
Presiede: ANTONIO CABRAS
Assemblea dei soci – Relazione del
Presidente e del Tesoriere.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Giovanni
Barrocu, Marcello Caletti, Giovanni Maria
Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Ulisse
Figus, Giuseppe Fois, Giuliano Frau, Massimo
Frongia, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,
Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta,
Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu,
Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio
Scrugli.
30 GIUGNO
Presiede: ANTONIO CABRAS
Cerimonia del Passaggio della
Campana
Sono presenti
i soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo
Aru, Ettore Atzori, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Berto Balduzzi, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio
Boaretto, Christian Cadeddu, Carlo Carcassi,
Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi, Guido
61
Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Giuseppe Cocco, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco
Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario
Graziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois,
Salvatore Fozzi, Massimo Frongia, Gaetano
Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo
Lasic, Antonio Lenza, Luigi Lepori, Caterina
Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Giuseppe Masnata, Guido Maxia, Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Franco Passamonti, Enzo
Pinna, Michele Pintus, Luigi Puddu, Giampaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Franco
Staffa, Giulia Vacca Cau.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Maria Grazia Atzori, Giulia Bajre, Marina Birocchi, Elia
Maria Cabras, Laura Cadeddu, Maria Vittoria
Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu,
Maria Pia Ciani, Antonella Cherchi, Franca
Cincotta, Rossana Cocco, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Germana Cudoni, Paola
Deplano, Pietrina Ferro, Antonella Figus, Maria Grazia Figus, Lina Fois, Franca Fozzi, Anna Frongia, Luisanna Giua Marassi, Paola Lasic, Maria Rosaria Lenza, Ginetta Lepori, Maria Teresa Lostia di S. Sofia, Tiziana Masnata,
Maria Vittoria Maxia, Cinzia Nati, Patrizia
Palmieri, Giovanna Passamonti, Maria Teresa
Piccaluga, Bibi Pilloni, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa, Maria Grazia Rosella, Maura
Rossetti, Elisabetta Sanjust.
I coniugi: di Giulia Vacca Cau Antonello Cau.
Rotariani in visita: Marcus e Carolina Rosendanl del Club Kategatt della città di
Falkenberg (Svezia).
Ospiti del Club: L’avv. Rita Dedola, assistente del Governatore, il Vice sindaco del Comune di Carbonia Giampaolo Puddu, Valentina Palmieri, Cinzia Casu, Simone Onnis, Alice
Molino, Ginena Ruitz Saladino e i giovani del
Rotaract Paola Carcassi, Alessandro Coa, Antonello Fiori, Nicola Satta e Sara Luchi, Lucia
Ambrosio, Sara Pintus.
Ospiti dei soci: di Leo Ambrosio la signora
Cristiana Fanti, di Paolo Ciani il dr. Amedeo
Vargiu e la consorte signora Marina, di Marinella Ferrai Cocco Ortu il figlio Francesco, di
Lino Cudoni la figlia Daniela, di Mario Figus il
dr. Roberto Monticelli, di Giuseppe Fois il dr.
Rodolfo Donzelli e la consorte signora Patri-
62
Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
zia, di Luigi Lepori la signora Maria Antonietta Floris, di Michele Rossetti i figli Davide e
Alessandro, di Giovanni Sanjust Andrea Rusconi.
7 LUGLIO
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Assemblea dei Soci
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Antonio Cabras, Flavio Carboni, Giovanni Casciu, Angelo
Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Alberto
Cocco Ortu Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Lino Cudoni, Alfonso Dessì, Marinella
Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Giuseppe
Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo
Frongia, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta,
Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni,
Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia
Onnis, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Luigi
Puddu, Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Antonio Scrugli.
14 LUGLIO
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Conviviale di affiatamento
Sono presenti
i soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Ettore
Atzori, Efisio Baire, Ercole Gabriele Bartoli,
Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Christian Cadeddu, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi,
Mario Giovanni Carta, Giovanni Casciu, Ezio
Castagna, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Alberto
Cocco Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Alfonso Dessì,Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro,
Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,
Massimo Frongia, Alessio Grazietti, Gaetano
Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Antonio
Lenza, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza,
Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis,
Lucia Pagella, Alessandro Palmieri, Franco
Passamonti, Paolo Piccaluga, Vittorio Pilloni,
Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras,
Gian Paolo Ritossa, Andrea Rusconi, Antonio
Scrugli.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Maria Grazia Atzori, Giulia Baire, Marina Birocchi, Elia
Maria Cabras, Laura Cadeddu, Maria Gabriella Caletti, Mirella Campus, Nina Carta, Haydee Casciu, Luisella Castagna, Antonella
Cherchi, Maria Pia Ciani, Franca Cincotta, Rita Cocco Ortu, Maria Rosaria Corona, Germana Cudoni, Paola Deplano, Paola Dessì, Piera
Ferro, Antonella Figus, Lina Fois, Anna Frongia, Luisanna Giua Marassi, Rossana Grazietti, Maria Rosaria Lenza, Emanuela Liguori,
Lia Lixi, Carola Oddini Carboni, Patrizia Palmieri, Giovanna Passamonti, Maria Teresa
Piccaluga, Bibi Pilloni, Marina Pintus, Loredana Piras, Giuseppina Ritossa, Maura Rossetti,
Maria Rosaria Rusconi, Silvana Scrugli.
Ospiti del Club: Ing. Salvatore Cherchi
(Pres. Provincia Carbonia-Iglesias); Gianfranco De Gesu (R.C. Palermo Parco Delle
Madonie); sig.ra Annalisa Balletto (Pres. Circolo Burraco-Ca); Sig. Carla Castangia (segretaria Circolo Burraco-Ca) col marito dott.
Giulio Anchisi; sig.na Gimena Cruz Saladino
(Scambio giovani); Nicola Satta (Pres. Rotaract); Lucia Ambrosio (Rotaract); Giorgia Fiorillo (Rotaract); Sara Pintus (Rotaract); Alessandro Coa (Rotaract).
Ospiti dei soci: di Leo Ambrosio la dott.ssa
Cristiana Fanti, di Marcello Caletti la sig.ra
Luciana Bellisai, di Paolo Ciani il dott. Amedeo Vargiu e la signora Marina, il dott. Giovanni Tuveri e la signora Adelida, di Albero
Cocco Ortu l’avv. Elisabetta Corona e l’avv.
Enrico Salone, di Margherita Mugoni Contini
la dott.ssa Clara Cherchi Floris, di Paolo Piccaluga la cognata sig.ra Rita Masala, di Michele Pintus le nipotine Alessandra e Chiara
Batasi.
Carcassi, Haydee Casciu, Maria Rosaria Corona, Paola Deplano, Elisabetta La Nasa, Mariella Mistretta, Maria Grazia Rosella.
Rotariani in visita: Julian I. Mahari, R.C.
Lublino (Polonia) con la moglie Moriel e il figlio Raphael.
Ospiti dei soci: di Silvano Costa: il cav. Gino Caproni.
21 LUGLIO
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatore: Il Dott. TONINO OPPES
“I piccoli paesi della Sardegna”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu,
Francesco Birocchi, Giovanni Maria Campus,
Silvano Costa, Antonio Cabras, Giovanni Casciu, Carlo Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo
Ciani, Rafaele Corona, Angelo Deplano
Alfonso Dessì, Salvatore Ferro, Salvatore
Fozzi, Massimo Frongia, Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita,
Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Lucia Pagella,
Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Paolo
Ritossa, Mauro Rosella, Andrea Rusconi.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Vittoria
15 SETTEMBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatore: L’ing. MARCO LEDDA: “Il Parco
Naturale Regionale MolentargiusSaline”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ginevra
Balletto, Giovanni Barroccu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Flavio Carboni, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi,
Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe
Cocco, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,
Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano,
Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,
Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois,
Salvatore Fozzi, Massimo Frongia, Giorgio La
Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,
Antonio Lenza, Luigi Lepori, Andrea Lixi,
Mauro Manunza, Marcello Marchi, Maria Lui-
8 SETTEMBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatori: Il Prof. GIOVANNI BIGGIO e il
prof. GIAMPAOLO PILLERI: “Ricerca e
sperimentazione per la salute”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Antonio Cabras, Christian Cadeddu, Giuseppe Casciu, Angelo
Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani,
Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Angelo
Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio
Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Cecilia
Onnis, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo
Pinna, Marco Rodriguez, Andrea Rusconi,
Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Franco
Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Maria Rosaria Corona, signora Dessì,
Diana Rodriguez.
Ospiti del Club: l’assistente del Governatore avv. Rita Dedola, prof. Giampaolo Pilleri,
prof. Giovanni Biggio, dott.ssa Serenella Ticca.
dicembre 2011 —
gia Muroni, Roberto Nati, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gianpaolo Ritossa, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Elia Maria Cabras, M.Vittoria Carcassi, Giulietta Casciu, Luisella Castagna, Maria
Corrias, Franca Fozzi, Anna Frongia, Elisabetta La Nasa, Paola Lasic, Maria Rosaria Lenza,
Lia Lixi, Marina Pintus.
Ospiti del Club: l’avv. Marina Francesca
Bardanzellu.
Ospiti dei Soci: di Silvano Costa, il cav. Gino Caproni.
22 SETTEMBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
GIOVANNI SANJUST presenta UGO CARCASSI
in occasione della festa dei 90 anni.
Consegna targa del Club a Ugo Carcassi.
Relatore: UGO CARCASSI: “Lawrence e
le zanzare”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Efisio Baire, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi,
Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo
Cincotta, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,
Lino Cudoni, Angelo Deplano, Alfonso Dessì,
Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi,
Giuliano Frau, Massimo Frongia, Gaetano
Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo
Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro
Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni
Contini, Maria Luigia Muroni, Giovanni Olla,
Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele
Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gian
Paolo Ritossa, Andrea Rusconi, Giovanni
Sanjust, Francesco Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Maria Gabriella Caletti, Maria Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu,
Antonella Cherchi, Franca Cincotta, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Paola Dessì,
Franca Fozzi, Anna Frongia, Gabriella Olla,
Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Maura Rossetti, Elisabetta
Sanjust.
Ospiti del Club: tre studentesse straniere
(Scambio Giovani): Gimena Cruz Saladino
(Argentina); Nola Lee Heyes (Colorado), Suzanne Richelle Kanavell (California), Paola
Rotary Club Cagliari
Carcassi (Rotaract).
Ospiti dei soci: di Ugo Carcassi, Miriam
Quaquero col consorte Francesco Marongiu e
il dott. Alberto Loi con la consorte Anna Amat
di San Filippo.
29 SETTEMBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Il Presidente del Rotaract, NICOLA SATTA,
presenta il Programma per il 2011-2012.
Relatore: PIERGIORGIO CORRIAS: “Diritto
del lavoro nella recente evoluzione”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Ginevra Balletto, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Ugo Carcassi,
Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo
Lasic, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Mauro
Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa,
Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Elia Maria Cabras, Antonella Cherchi,
Maria Corrias, Gabriella Olla, Elisabetta
Sanjust.
Ospiti dei Soci: di Silvano Costa, l’ing. Iosto
Musio; di Piergiorgio Corrias, i figli prof. Paolo e avv. Massimo, il prof. Giovanni Corona e
la dott.ssa Fernanda Levanti, l’ing. Antonello
Giua e la signora Marcella Noto; di Giovanni
Olla, la figlia avv. Marina.
Ospiti del Club: il Presidente del Rotaract
Nicola Satta e il vice presidente Antonello
Fiori, la sig.ra Maria Laura Mossa Nuti.
Rotariani in visita: l’avv. Efisio Sanjust.
6 OTTOBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Tavola rotonda
Relatori: i soci RAFAELE CORONA e MAURO
MANUNZA, MARIA FRANCESCA CHIAPPE,
giornalista e MAURO MURA, procuratore
della Repubblica: “Ladri di uomini –
I sequestri di persona in Sardegna e
fuori”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Efisio
Baire, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto,
Antonio Cabras, Marcello Caletti, Carlo Carcassi, Mario Giovanni Carta, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido
63
Chessa Miglior, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco,
Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano
Costa, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Paola
Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore
Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus,
Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,
Giuliano Frau, Massimo Frongia, Paola Giuntelli, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai
Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza,
Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia
Muroni, Roberto Nati, Giovanni Olla, Cecilia
Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri,
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus,
Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gian Paolo
Ritossa, Marco Rodriguez, Mauro Rosella,
Andrea Rusconi, Antonio Scrugli, Pierfrancesco Staffa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Giulia Baire, Elia Maria Cabras, Giulietta Casciu, Haydee Casciu, Maria Rosaria
Corona, Maria Corrias, Paola Dessì, Antonella Figus, Maria Grazia Figus, Lina Fois, Luisanna Giua Marassi, Maria Rosaria Lenza,
Lia Lixi, Barbara Pinna, Marina Pintus, Maria
Grazia Rosella.
Ospiti del Club: il dott. Giovanni Balsamo,
Prefetto di Cagliari; il dott. Giovanni Russo,
Prefetto di Oristano; il dott. Ettore Angioni,
Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Cagliari con la consorte dott.ssa Eliana Giua; il dott. Mauro Mura, Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Cagliari; il dott. Luigi Savina,
Questore di Cagliari; il Generale Luigi Robusto, Comandante della Legione Carabinieri
Sardegna; il Generale Stefano Baduini, Comandante Regionale della Guardia di Finanza; il Colonnello Davide Angrisani, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Cagliari;
il Colonnello Francesco Bucarelli, Comandante Provinciale della G.d.F.; la dott.ssa M.
Francesca Chiappe, Giornalista dell’Unione
Sarda.
Ospiti dei soci: di Silvano Costa l’ing. Gino
Caproni; di Salvatore Fozzi il genero dott.
Diego Cocco.
13 OTTOBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatori: PAOLA GIUNTELLI e NICOLA
PALOMBA: “Turismo in Sardegna:
prospettive e criticità”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele
Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Antonio Cabras, Ugo Car-
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2011
cassi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido
Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore
Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Paola Giuntelli, Gaetano Giua Marassi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Cecilia
Onnis, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo
Pinna, Michele Pintus, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Marco Rodriguez, Andrea Rusconi.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Elia Maria Cabras, Franca Cincotta,
Lina Fois, Marina Pintus, Diana Rodriguez.
Ospiti del Club: il dott. Nicola Palomba.
20 OTTOBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatore: Dott. GENNARO DI BENEDETTO,
sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari:
“Il teatro Lirico di Cagliari: una delle
fondazioni liriche più importanti a
livello nazionale”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Efisio Baire, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni
Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Silvano Costa,
Lino Cudoni, Angelo Deplano, Alfonso Dessì,
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro,
Mario Figus, Giuseppe Fois, Gaetano Giua
Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata,
Maria Luigia Muroni, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu,
Mauro Rosella, Andrea Rusconi.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Giulia Baire, Maria Gabriella Caletti,
Maria Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, Antonella Cherchi, Maria Rosaria Corona, Paola Dessì, Lina Fois, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi, Bruna Loddo, Giovanna
Passamonti, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella, Maria Rosaria Rusconi
Ospiti del Club: il baritono Angelo Romero
col figlio, il pianista Marco Valerio Carta con
la consorte, Gimena Cruz Saladino (Scambio
Giovani).
27 OTTOBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatore: Prof.ssa CECILIA DAU NOVELLI,
docente di Storia Contemporanea, Univ.
Cagliari: “La Storia del Lavoro”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Ginevra
Balletto, Christian Cadeddu, Giovanni Barroccu, Antonio Cabras, Angelo Cherchi, Paolo
Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,
Piergiorgio Corrias, Angelo Deplano, Paola
Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore
Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore
Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,
Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale
Mistretta, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis,
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Luigi Puddu,
Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust, Giorgio
Sanna.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Corona Corrias, Elisabetta Sanjust.
10 NOVEMBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatore: Dott. GIAMPIERO LECIS,
Presidente dell’Unione Interprovinciale
Confartigianato di Cagliari, Sulcis e
Mediocampidano: “Gli artigiani nel
tempo della globalizzazione: quale
ruolo?”
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Flavio Carboni, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa
Miglior, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,
Lino Cudoni, Gianfranco De Gesu, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco
Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Alessio Grazietti,
Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta,
Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu,
Marco Rodriguez, Andrea Rusconi, Giovanni
Sanjust.
Rotariani in visita: l’ing. Silvia Scanu dell’e-club Roma.it
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Elia Maria Cabras.
17 NOVEMBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatore: Prof.ssa PATRIZIA MUREDDU,
docente ordinario di Greco all’Università
degli Studi di Cagliari: “L’Enigma del
Prometeo di Eschilo”.
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ercole
Bartoli, Francesco Birocchi, Antonio Cabras,
Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Dessì Alfonso, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giorgio
La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,
Antonio Lenza, Stefano Liguori, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata,
Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Luigi
Puddu, Giampaolo Ritossa, Giovanni Sanjust.
Sono presenti in sala le Signore:
Maria Artizzu, Haydee Casciu, Antonella
Cherchi, Paola Deplano, Paola Dessì, Lina
Fois, Maria Rosaria Lenza, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus.
24 NOVEMBRE
Presiede: MICHELE ROSSETTI
Relatore: il nostro socio avv. ETTORE
ATZORI: “La liberalizzazione delle
professioni”
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras,
Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus,
Flavio Carboni, Mario Giovanni Carta, Angelo
Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani,
Giuseppe Cocco, Alberto Cocco Ortu, Rafaele
Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Gianfranco De Gesu, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Massimo Frongia, Gaetano Giua
Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,
Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza,
Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria
Luigia Muroni, Roberto Nati, Giovanni Olla,
Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Marco Rodriguez,
Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust, Antonio
Scrugli.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Corrias,
Paola Dessì, Maria Grazia Figus, Paola Lasic.
Ospiti del Club: Antonello Fiori (vice-Pres.
Rotaract).
Ospiti dei soci: di Silvano Costa l’ing. Gino
Caproni; di Mario Figus il dott. Angelo Cherchi; di Riccardo Lasic il dott. Andrea Balduzzi
con la consorte ing. Elisabetta Massa.
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ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA
ROTARY CLUB CAGLIARI
ORGANIGRAMMA DEL CLUB
Anno Rotariano 2011 / 2012
Presidente
Michele ROSSETTI
E-mail: [email protected]
Presidente
uscente
Antonio CABRAS
E-mail: [email protected]
Presidente
eletto
Mauro MANUNZA
E-mail: [email protected]
Vice Presidente
Salvatore FOZZI
E-mail: [email protected]
Segretario
Maria Luigia MURONI E-mail: [email protected]
Tesoriere
Salvatore FERRO
E-mail: [email protected]
Prefetto
Paolo CIANI
E-mail: [email protected]
Consiglieri
Giuseppe COCCO
E-mail: [email protected]
Paola DESSÌ
E-mail: [email protected]
Mario FIGUS
E-mail: [email protected]
Roberto NATI
E-mail: [email protected]