FISA Sub - ARCI Pesca FISA Per un nuovo turismo subacqueo

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FISA Sub - ARCI Pesca FISA Per un nuovo turismo subacqueo
FISA Sub - ARCI Pesca FISA
EUDISHOW 2014
Per un nuovo turismo subacqueo
Alcune brevi considerazioni generali
In questa fase di crisi della nostra economia e delle economie di una gran parte dei paesi
occidentali, una delle principali opzioni dovrebbe essere relativa alla trasformazione di una
spesa pubblica smisurata ed inefficiente in una spesa pubblica che riesca ad essere
quantomeno produttiva. Questo passa certamente attraverso una riduzione degli sprechi e
dell’inefficienza, ma soprattutto attraverso una maggiore attenzione verso settori della
nostra economia oggi sicuramente trascurati o, quantomeno, non sfruttati al meglio delle
loro potenzialità. Tra questi vi sono sicuramente il turismo, i beni culturali e la tutela
ambientale.
Si tratterà di creare le opportune sinergie e, in particolare, di saper utilizzare al meglio i
tanti fondi europei che oggi non vengono utilizzati da molte regioni italiane (alcune regioni
non utilizzano e devono restituire fino al 70% dei finanziamenti europei) sviluppando
progetti che utilizzino e indirizzino le tante strutture presenti (e attive) sul territorio.
Nel nostro settore gli attori principali sono sicuramente le ditte produttrici, le scuole
d'immersione e i diving centers: tutti in crisi, ma sostanzialmente immobili.
Può essere utile, per capire meglio la realtà attuale del settore subacqueo (che risente
certamente della crisi generale, ma che ha alcune responsabilità proprie) una breve analisi
delle scelte fatte in questi ultimi decenni.
Il subacqueo: dall’esplorazione alla “visita guidata”
Fino agli inizi degli anni ’70, appena finito il corso d’immersione, dopo quattro o cinque
immersioni scuola (il più delle volte concepite come prosecuzione del corso o, più spesso,
come battesimo del mare) il subacqueo era, di fatto, abbandonato a se stesso.
Nella stragrande maggioranza dei casi l’attività primaria era la pesca subacquea, con o
senza l’autorespiratore. Il divieto di pesca con l’ausilio di strumenti di respirazione
ausiliaria è venuta solo alcuni anni più tardi.
In quegli anni l’immagine trasmessa dai mass-media e, con una certa dose di
autolesionismo, dalle ditte e dalle riviste del settore era, appunto, quella del “grande
cacciatore” o dell’ardito esploratore di un ambiente sconosciuto e ostile. Le immagini
prevalenti su queste riviste erano, infatti, quelle di grandi prede arpionate o fiocinate.
Le stesse pagine pubblicitarie delle ditte produttrici tendevano a raffigurare il subacqueo
come un superuomo.
Tuttavia, già agli inizi degli anni ’70, un circolo subacqueo romano aveva inserito, nei
propri corsi d’immersione, nozioni di biologia marina, di archeologia subacquea, di
fotografia e di cinematografia subacquea. Fu anche la prima scuola d’immersione a creare
una base stabile a Santa Marinella (è stato, in sostanza, il primo centro d’immersione in
Italia) e a coinvolgere i propri soci e allievi nelle attività portate avanti dai vari settori in cui
si era articolato il Circolo ( attività nel campo della biologia marina, dell’archeologia
subacquea, condotte in collaborazione con varie sovrintendenze ai beni archeologici, e,
contemporaneamente, un grande impegno nella documentazione fotografica e
cinematografica di queste attività ).
Intorno alla metà degli anni ’80 sono comparse, anche in Italia, le prime agenzie didattiche
nordamericane. Queste hanno portato nel nostro settore, insieme a collaudati meccanismi
di marketing, i primi “Diving Center”.
Nascono i Diving Center
Da quegli anni i centri d’immersione hanno avuto un continuo sviluppo, ma hanno
continuato a portarsi dietro il loro, diciamo così, peccato originale: quello di avere origini e
impostazioni nordamericane.
Quali carenze e quali problemi ruotano intorno ad un Centro d’Immersione? Proviamo a
farne un sommario elenco:
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Sradicamento, nella maggioranza dei casi, dei Diving Center dal contesto socio-culturale del
luogo (spesso sono “precipitati” all’interno di strutture alberghiere o di villaggi vacanza, a
loro volta completamente avulsi dalla realtà ambientale della zona nella quale vengono
realizzati.
Mancanza di un collegamento storico-culturale tra le specificità dell’ambiente sommerso e
quella del territorio nel quale si colloca il D.C..
Diffuso disinteresse per tutti gli aspetti che esulano dal puro rapporto tecnico-economico tra
il D.C. e i clienti subacquei.
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Mancanza di strutture che rispondano all’esigenza dei clienti di lasciare i familiari,
durante l’immersione, in un luogo gradevole e accogliente.
Assenza di strutture dalle quali sia possibile ricevere approfondite informazioni
sull’immersione del congiunto, sia dal punto di vista tecnico che, soprattutto, da
quello ambientale.
Immersioni troppo spesso ripetitive e fini a se stesse, sulle quali, molto spesso, non
vengono date sufficienti informazioni ambientali o storico-archeologiche.
"Scopriamo il Mare”
Premessa
L'indiscutibile fascino, che il mare ha sempre esercitato sull'uomo, molto spesso si
traduce in un approccio che oscilla tra il parziale e il superficiale. Salvo rare eccezioni, una
vera e propria cultura del mare non è diffusa neanche tra le popolazioni rivierasche: una
cultura, cioè, intesa come profonda e articolata comprensione dei fenomeni ambientali e
dei rapporti di questi fenomeni con le attività umane; tutto questo al di là di professionalità
settoriali anche molto sviluppate.
Il progetto
Da queste considerazioni, deve nascere l'intento di favorire, grazie anche a strumenti
e a proposte originali, una più ampia diffusione della conoscenza ambientale, con lo scopo
di stimolare un atteggiamento verso il mare, meno legato alle consuete dinamiche di puro
consumo. Del resto, nella nostra esperienza è ben presente l'interesse, talvolta
inespresso, ma non difficile da suscitare, per i molteplici aspetti scientifici, storici e
culturali, che il mare è in grado di far nascere in chi lo accosta.
Il progetto si sviluppa, propriamente, all'interno del settore turistico, a partire in
particolare da competenze relative alle attività subacquee, ma si rivolge anche a più ampie
fasce di destinatari, quali quelle giovanili e scolastiche, anche al di fuori dei tradizionali
periodi di vacanza. Inoltre, come ulteriori "ricadute" positive, potranno essere sviluppate, in
modo capillare, funzioni sia scientifiche che di controllo del territorio, svolgendo ove
necessario (in particolare, ma non solo, all'interno delle Aree Protette) una attività di
monitoraggio e sorveglianza.
Non è difficile assegnare al progetto, sulla base di queste prospettive, una valenza
economica ed occupazionale di un certo rilievo, articolando i suoi effetti su diverse
direttrici. Riassumendo:
1. sviluppo delle attività subacquee e delle iniziative imprenditoriali connesse;
2. ampliamento della stagionalità turistica, in particolare favorendo il turismo
scolastico.
Nei successivi paragrafi, svolgeremo alcune considerazioni più ampie su questi temi,
cercando di analizzare le varie problematiche, a partire dallo studio della situazione
attuale. Infine, presenteremo il nostro progetto nelle sue linee generali, chiarendo i risvolti
positivi che sarebbe possibile attivare, rispetto a ciascuno dei temi considerati.
Attività subacquea
Gli operatori del settore non hanno mai fatto molto, in verità, per far diventare le attività
subacquee realmente di massa. Dagli inizi degli anni ottanta si sono fortunatamente
superati i luoghi comuni, oltre che i limiti culturali, che volevano queste attività riservate a
pochi eletti: uomini coraggiosi, sprezzanti del pericolo e della natura ostile… Un rapporto,
con l'ambiente marino, che sembrava essere quasi esclusivamente competitivo: non è un
caso il fatto che, per anni, le attività subacquee siano state identificate, dai mass-media e
di conseguenza dalla gran parte delle persone, oltre che con la caccia subacquea, con i
record di immersione in apnea.
In effetti, un altro aspetto problematico delle attività subacquee (da sempre, ma ancora
oggi) è la mancanza di precise motivazioni e di una concreta finalizzazione delle
immersioni; quasi sempre, infatti, queste risultano del tutto fini a se stesse. Alla caccia
subacquea (oggi ancora trainante per l'immersione in apnea) non si è stati capaci di
sostituire finalizzazioni alternative: la fotografia e la video-ripresa subacquea, proposte per
un certo periodo come soluzioni al problema, non possono infatti essere considerate delle
alternative durature e, soprattutto, delle alternative di massa. Questo è tanto più vero se a
queste attività non viene proposta alcuna finalizzazione ( a meno che non si considerino i
concorsi di fotografia subacquea una finalizzazione credibile e di massa ), ma restano,
anche queste, sostanzialmente fini a se stesse.
La scelta attuale di puntare sulla cosiddetta "immersione tecnica" (nitrox e miscele), per
tentare di tenere un po' più a lungo "agganciate" alle attività subacquee le persone che vi
si avvicinano, è in realtà un'arma a doppio taglio: da una parte ottiene qualche parziale
risultato, aumentando l’offerta di corsi d’immersione, ma dall'altra rischia di vanificare anni
di sforzi tesi a dare, delle attività subacquee, l'immagine di uno sport alla portata di tutti. La
scelta di cavalcare questo tecnicismo, spesso fine a se stesso, come soluzione al precoce
abbandono delle attività subacquee da parte di quanti vi si avvicinano, rivela in realtà una
scarsa comprensione del fenomeno e delle sue vere motivazioni.
In realtà, ci pare evidente come in questo panorama, dopo le prime immersioni, che si
giustificano anche solo per il fascino e la suggestione di trovarsi immersi in un ambiente
totalmente nuovo e sconosciuto, sia comprensibile che subentri una progressiva
disaffezione per questo sport. Esaurito il richiamo della novità, è fatale il passaggio ad
altre esperienze "di moda".
In quest'ottica, agisce negativamente anche la scarsa o nulla visibilità per i praticanti
dello sport subacqueo, e la conseguente difficoltà di coinvolgere nell'esperienza amici e
parenti, rimasti a terra o in barca e, inevitabilmente, tagliati fuori dal fascino e dalle
suggestioni sperimentate in immersione. In quest’ ottica hanno, anzi, una funzione
negativa le estenuanti e noiose proiezioni di fotografie subacquee quasi sempre
organizzate dai fotosub per amici e parenti.
Per altro, comunque, quasi sempre mancherebbe qualsiasi riferimento culturale, che
riuscisse a dare la misura, in qualche modo, della qualità dell'esperienza, tale da rendere
possibile farne partecipe anche chi non è venuto sott'acqua. A causa di queste carenze,
vanno fatalmente perdute molte opportunità di socializzazione, di coinvolgimento diretto e
di successivo reclutamento.
In effetti, quasi tutte le scuole d'immersione, oggi come ieri, si limitano ad insegnare
esclusivamente le tecniche d'immersione, disinteressandosi in modo pressoché totale di
dare delle informazioni, almeno minimamente approfondite, sull'ambiente marino. Una
carenza legata, purtroppo, quasi sempre, alla mancanza di adeguati strumenti culturali.
Risulta del tutto assente la preoccupazione di dare, insieme all'addestramento tecnico,
anche stimoli e strumenti per la conoscenza dell'ambiente sommerso, nonché finalità, per
la futura attività subacquea, che possano andare oltre il pur sacrosanto, ma labile, puro e
semplice "piacere di farlo”.
Immergersi con la cultura del Mare
Dopo anni di contrasti e di polemiche sui metodi, sui contenuti e sulle finalità
dell’insegnamento delle tecniche d’immersione, oggi è il caso di chiedersi il perché dei
tanti precoci abbandoni delle attività subacquee.
Finito il corso o i corsi, dopo le cosiddette “immersioni scuola”, i neo-brevettati vengono
quasi sempre abbandonati al “mercato della subacquea”. Viaggi nei mari tropicali o, quasi
sempre come ripiego, immersioni con i Diving Center nostrani.
Si creano strani meccanismi: da una parte i Diving tendono a velocizzare il più possibile le
uscite in mare per poter effettuare più immersioni possibili, nell’arco della giornata;
dall’altra i subacquei che, spesso, concepiscono le immersioni, quasi sempre ripetitive e
fini a se stesse, più come l’acquisizione di un ennesimo “trofeo”, che come un momento di
arricchimento della conoscenza degli ambienti marini.
Sarà dunque necessario dedicare maggiore attenzione al periodo successivo alla fine dei
corsi.
Un vero e proprio ripensamento dei percorsi didattici delle scuole d’immersione; questo sia
nei corsi di base che dopo la loro conclusione.
In questa fase sarà fondamentale il ruolo dei centri d’immersione.
Ripensare i centri d’immersione
Proviamo, invece, ad immaginare un Centro d’Immersione che sia, in piccolo, un museo
del mare. Una parte di questo potrà essere standardizzata, a livello nazionale, mentre una
parte dovrà essere riferita alle specificità della zona in cui si trova il diving center.
Una struttura nella quale, sia i subacquei che i loro parenti ed amici, possano avere
risposte ai loro interessi e alle loro curiosità; ma che riesca anche ad essere un polo di
aggregazione intorno a progetti coordinati a livello nazionale:
1) Planimetrie tridimensionali dei fondali marini.
2) Monitoraggio continuo sullo stato di salute dei nostri mari e delle nostre
coste (servendosi anche di documentazioni video e fotografiche).
3) Interventi rivolti alla salvaguardia dei fondali e delle coste.
4) Mappatura e documentazione fotografica dei siti sommersi di
interesse storico e archeologico.
Itinerari subacquei tematici
Si tratta di itinerari turistici che prevedono percorsi a tappe, lungo le nostre coste, alla
scoperta delle varie tipologie di fondale e dei siti subacquei di maggior interesse dal punto
di vista ambientale e da quello storico e archeologico:
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il corallo rosso e i fondali coralligeni;
i crateri vulcanici e l'attività vulcanica sottomarina;
la vita nelle grotte e nelle cavità marine;
le tracce sommerse della storia antica (città sommerse, porti scomparsi, relitti, ecc.)
i relitti moderni.
Giuliano Salvatori