1 di Aurelien Evrard Il futuro centro di valorizzazione dei

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1 di Aurelien Evrard Il futuro centro di valorizzazione dei
Il progetto del termovalorizzatore di Isséanne a Parigi: strategie di anticipazione dei conflitti e
comunicazione ambientale
di Aurelien Evrard
In Il bisogno di decidere. Termovalorizzatori, dalla politica dei rifiuti al rifiuto della politica, a cura di
Massimo Morisi e Andrea Paci, Bologna, Il Mulino, 2008
Il futuro centro di valorizzazione dei rifiuti Isséanne a Issy-les-Moulineaux, località della banlieu
parigina, è ancora in corso di costruzione al momento della redazione di questo libro ed ha oltre
sette anni di storia. Isséanne è uno dei più recenti progetti del Syndicat intercommunal de traitement
des ordures ménagères de l’agglomération parisienne (SYCTOM), consorzio intercomunale
specializzato allo smaltimento dei rifiuti nell'area parigina, e forse uno dei più importanti in termini
sia di ampiezza degli investimenti e di immagine. La regione parigina disponeva fino ad allora di tre
centri di trattamento dei rifiuti domestici, gestiti dal SYCTOM e situati a Saint Ouen, Ivry e, per
l’appunto, a Issy-les-Moulineaux. Questa triplice collocazione di impianti preesistenti mostra la
specificità del caso di studio, dacché il progetto Isséanne non consiste nell’installare un nuovo
centro in un luogo «vergine», ma di sostituire il vecchio impianto di incenerimento costruito a metà
degli anni Sessanta e che aveva suscitato numerose polemiche tra la popolazione. Il progetto vede lo
spostamento del medesimo alcune centinaia di metri più lontano dalle abitazioni presso Quai
Roosevelt. L'impianto precedente denominato Issy I o TIRU (dal nome del gestore) sarebbe oggi
illegale, dopo la trasposizione nel diritto francese, nel 2005, delle nuove norme europee sulle
emissioni di gas inquinanti, derivate dalla direttiva del 2000 sull’incenerimento dei rifiuti. Questo
impianto era così stato fortemente criticato dalle associazioni ambientaliste in particolare per le sue
emissioni di diossine.
La costruzione del termovalorizzatore di Isséanne fu quindi presentata dai suoi promotori come una
soluzione migliore, sia sul piano finanziario – poiché la messa a norma del vecchio impianto
avrebbe implicato spese colossali, mentre il costo di funzionamento mensile del nuovo impianto
sarebbe stata inferiore di circa 1 milione di euro rispetto al precedente – sia sul piano ambientale poiché progettato per rispettare quelle nuove norme europee e di spingersi anche oltre per quanto
concerne i parametri di rispetto dell'ambiente fissati dall'Unione europea.
Il termovalorizzatore di Isséanne non è d’altronde soltanto un impianto di incenerimento, ma un
centro «multi-filiera», che includerà un centro di smistamento dei rifiuti (55.000 tonnellate/anno) e
un inceneritore che permetterà di produrre elettricità (50 MW) ed energia destinata al
teleriscaldamento di oltre 82.000 alloggi, a partire dai rifiuti non smistati (460.000 t/anno). Il costo
totale di questo progetto dichiarato dal progetto come “di interesse generale” è di circa 473 millioni
di euro. I lavori sono finanziati dal SYCTOM, quindi dagli ottantanove comuni dell'agglomerazione
parigina che vi sono raggruppati.
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Le poste in gioco nella realizzazione di questo progetto sono “classiche” per un'installazione. Si
tratta essenzialmente della questione del suo inserimento e accettabilità sociale, nonché della
relativa problematica ambientale. L’insediamento di questo centro nell’immediata periferia di
Parigi impone a chi concepisce e promuove il progetto sforzi particolari nell’inserimento
paesaggistico, nel controllo del rumore, degli odori e dei rigetti di gas. Vedremo che questi problemi
sono stati al cuore del progetto e determinanti nel posizionamento dei diversi stakeholder.
D’altra parte, per comprendere alcune poste in gioco legate al progetto di Issy-les-Moulineaux, è
necessario conoscere alcuni elementi dell’esperienza vissuta dal SYCTOM a proposito del
precedente progetto di inceneritore a Vitry sur Seine, alla fine abbandonato.
Il caso di Vitry si colloca negli anni Novanta. Il progetto era stato lanciato prima dell’adozione della
legge Royal nel 1992 la quale vietava il conferimento in discarica dei rifiuti. Il SYCTOM partiva
dal fatto che non esistevano sufficienti impianti di incenerimento nella regione dell'Île de France,
poiché quasi 400.000 tonnellate di rifiuti venivano annualmente conferiti in discarica. I tre impianti
parigini non erano quindi sufficienti per trattare tutti i rifiuti della regione, così nacque il progetto di
Vitry. Ottenuti tutte le concessioni e l’autorizzazione alla gestione, il SYCTOM si trovò dinanzi ad
un mutamento di contesto nel 1997 in seguito allo scioglimento delle camere e dell’ingresso dei
Verdi nel governo di centro sinistra noto come «gauche plurielle», nonché dal succcessivo arrivo di
Dominique Voynet al Ministero dell’ambiente. Il governo francese cercò così di cambiare
l’orientamento della politica di trattamento dei rifiuti, favorendo lo smistamento piuttosto che
l’incenerimento, in particolare incentivando a modificare i Piani realizzati dai singoli dipartimenti.
Il ministro Voynet si rifiutò di concedere il sostegno del Ministero al progetto del
termovalorizzatore di Vitry e ottenne, infine, che il relativo Piano del Dipartimento della Valle della
Marne non includesse più questo progetto, costringendo le SYCTOM ad abbandonarlo. Il
medesimo SYCTOM, inoltre, dovette nel contempo affrontare l’opposizione di alcuni esponenti
politici locali, specialmente del sindaco di Maisons-Alfort, comune contermine di Vitry, presto
seguiti da una parte della popolazione. Il SYCTOM ne ricavò qualche insegnamento sulle procedure
di acquisizione delle concessioni, dei sostegni amministrativi e politici necessari, così come sui
meccanismi di concertazione con il pubblico e gli organi locali di rappresentanza.
Durante la definizione del progetto Isséanne, e benché quest’ultimo si caratterizzasse per il relativo
consenso presso le autorità locali, alcuni attori industriali e associazioni vi si opposero o, almeno,
tentarono di lanciare dibattiti più larghi sulla gestione dei rifiuti. Si trattava, in primo luogo, di
associazioni ambientaliste e di esponenti ecologisti eletti nelle autorità locali, i quali si opponevano
al principio stesso dell’incenerimento dei rifiuti, perché implicava emissione di gas inquinanti. La
posizione degli ecologisti era, invece, orientata alla riduzione alla fonte dei rifiuti, accompagnata da
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uno smistamento molto più efficace ed eventualmente alla costituzioni di depositi in discarica, ma
molto controllato, dei rifiuti rimanenti e non smaltibili attraverso smistamento e riciclaggio. In
secondo luogo, due stakeholder tentarono di bloccare il progetto: l'impresa attiva nel campo della
profumeria Yves Rocher, che aveva il proprio stabilimento adiacente al termovalorizzatore, per il
danno all'immagine che la presenza di un impianto di incenerimento dei rifiuti provocava ai prodotti
di profumeria, e un'azienda concorrente, la quale aveva perso il concorso per la costruzione del
centro, e ne contestava la procedura.
Questi ricorsi non compromisero la realizzazione del progetto, ma crearono ritardi e resero
necessaria l’adozione di strategie di negoziazione e di consultazione da parte del SYCTOM.
Prima fase: dal varo del progetto alla concessione delle licenze (1998 – 2000)
Il 9 giugno 1998 inizia ufficialmente il processo di policy relativo al caso di studio in questione.
Avviene il varo del progetto da parte del SYCTOM, in considerazione dei bisogni della regione e
dell’anticipazione delle nuove normative europee. Anticipando l’evoluzione dei dibattiti europei
relativi alla futura direttiva sull’incenerimento dei rifiuti, il direttore tecnico del SYCTOM si
espresse per sostituire l’impianto di incenerimento già presente a Issy-les-Moulineaux (Issy I). I
Comité syndical del SYCTOM valutò meno costoso costruire un nuovo impianto che
mettere a
norma quella esistente.
Di conseguenza, il 9 giugno 1998, il Comité syndical formalizzò la decisione di costruire un nuovo
impianto di incenerimento. La scelta di Issy-les-Moulineaux si spiega per ragioni di praticità.
Esisteva un terreno disponibile, che diventerà la collocazione futura dell’impianto, situato in Quai
Roosevelt. Il SYCTOM, inoltre, non intendeva sconvolgere la mappa dei «bacini imbriferi », vale a
dire dei perimetri di raccolta dei rifiuti. Era infine previsto di utilizzare l’energia prodotta
dall’attività di valorizzazione dei rifiuti per il riscaldamento delle abitazioni limitrofe e la rete
esisteva già per l’impianto preesistente.
Iniziò allora una fase di acquisizione dei permessi e, soprattutto, dei sostegni politici al progetto.
Questa fase amministrativa fu quindi anche una fase politica. Il SYCTOM aveva potuto fare
esperienza in questa direzione a proposito del progetto di Vitry-sur-Seine e poi fallito. Si trattava di
assicurarsi che il progetto si inscrivesse, durevolmente, nel Plan départemental de gestion des
déchets des Hauts de Seine, vale a dire nello strumento di pianificazione teritoriale del dipartimento
competente, così come in quello del Consiglio regionale della regione dell'Île de France e,
soprattutto ,in quello del Ministero dell'ambiente.
Nel Marzo 2000 il progetto fu riconosciuto di interesse generale da parte della prefettura del
dipartimento Hauts de Seine che dichiarava il termovalorizzatore di Isséanne di interesse generale
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dopo aver fatto modificare appositamente il documento di pianificazione esecutiva (Plan
d’occupation des sols - POS).
Il 3 luglio del 2000 il Ministero dell'ambiente conferisce il suo accordo al progetto, dopo una
negoziazione con gli ecologisti. Molto presto, prima ancora di ottenere tutti i permessi, il SYCTOM
si assicura così il sostegno del Ministero dell'ambiente, sempre diretto da Dominique Voynet,
responsabile del partito dei Verdi. Al contrario di quanto successo a Vitry, il Ministro dà il suo
accordo al progetto Isséanne. Ciò si lega al fatto che il nuovo impianto progettato a Issy-lesMoulineaux presentava miglioramenti considerevoli sotto il profilo ambientale rispetto al “vechio”
Issy I. L’accordo raggiunto fu d’altra parte il risultato di negoziati con il SYCTOM (negoziati che si
svolsero nel contempo a livello locale) relativi al carattere multi-filiera di Isséanne. Il fatto che il
SYCTOM avesse accettato di ridurre l’entità dell’incenerimento (passando da 550.000 tonnellate
all’anno a 460.000 tonnellate all’anno) e di predisporre un'attività di smistamento selettivo (50.000
tonnellate all’anno) facilitò l’ottenimento dell’approvazione da parte del Ministero.
Da qui in avanti la procedura è contraddistinta da una serie di successi. Il 6 luglio del 2000 il
progetto ottiene l'approvazione del Comune di Issy-les-Moulineaux, dopo una serie di importanti
correzioni in materia di inserimento paesaggistico. Il consiglio municipale d'Issy-les-Moulineaux
dette la sua approvazione al progetto giovedì 6 luglio (con un solo voto contrario, quello del
rappresentante del «Gruppo consiliare dei verdi») e alla variante del POS, necessaria al suo
insediamento, presentata per iniziativa del Prefetto del dipartimento Hauts de Seine. Ancora questa
volta, il SYCTOM aveva dovuto far fronte alla supervisione del Comune ospitante il quale, richieste
le garanzie rispetto all’impianto, in particolare nei termini della compatibilità paesaggistica. Ciò
condusse il SYCTOM a far costruire un impianto interrato di trenta metri, cosa che permise di
ridurne l’impatto visivo e la dimensione dei camini. Una tecnica nuova di trattamento degli ossidi di
azoto permise, infine, di eliminare il pennacchio di fumo in uscita dai camini.
Si giunge così all'autunno del 2000 allorché il progetto ottiene la concessione edilizia e
l’autorizzazione alla gestione. Normalmente, la licenza edilizia per gli impianti di incenerimento
viene conferita dal comune ospitante, ma poiché il progetto è considerato come impianto
producente elettricità, in questo caso è il Prefetto del dipartimento Hauts de Seine a concedere la
licenza, e lo fa il 21 settembre 2000. Un mese dopo, il 19 ottobre , il medesimo emana il decreto
prefettizio di autorizzazione all’esercizio. Questa fase segna la fine del periodo cruciale di
acquisizione dei permessi. A differenza di quanto vissuto nel progetto di Vitry, il SYCTOM stavolta
si è dedicato ad ottenere nel contempo i sostegni politici e amministrativi utili, più durevoli poiché
non vi è stato mutamento di maggioranza politica.
Nel Dicembre del 2000 fu adottata la direttiva 2000/76/CE del Parlamento europeo e dell'autorità
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competente francese (il Conseil sur l’incinération des déchets), la quale prescrisse che non fossero
superati i carichi e le soglie critiche di alcune sostanze inquinanti. Questa direttiva implicava una
riduzione significativa di tutti gli inquinanti previsti nel ciclo di incenerimento. La direttiva impose
in particolare dei limiti per il cadmio, per gli ossidi di azoto e per le diossine. Il vecchio impianto di
incenerimento di Issy-les-Moulineaux, denominato Issy I, non rispettava queste norme e sarebbe
stato conseguentemente costretto alla chiusura a causa di questa direttiva. In concreto, l’adozione
formale della direttiva non fu poi così dirompente, poiché il nuovo impianto fu varato già
anticipando queste norme. In tal modo il SYCTOM si assicurò che tutte le norme sarebbero state
rispettate.
Seconda fase: il conflitto rallenta il progetto senza realmente comprometterlo (2000-2003)
La fase progettuale, a parte qualche imprevisto, non comportò alcuna sostanziale incertezza. Il
prosieguo del processo decisionale, invece, implicò un progressivo incremento delle conflitualità
con gli altri stakeholder dell'arena. Il 21 novembre 2000 l'azienda profumiera Yves Rocher, la quale
era situata proprio adiacente al nuovo stabilimento, depose presso il tribunale amministrativo (TA)
di Parigi un ricorso in annullamento. Nei due mesi successivi alla concezione della licenza edilizia,
l’azienda Yves Rocher depose un ricorso per far annullare la concessione contestando lo studio
d’impatto ambientale. Le ragioni della contestazione sono da far risalire al fatto che l’insediamento
avrebbe potuto nuocere all’immagine del marchio di un produttore di cosmetici e di profumi di
fama internazionale. Il SYCTOM cercò di evitare il conflitto proponendo compensazioni in via
amichevole. L'azienda Yves Rocher però rifiutò quest'offerta.
Una svolta migliorativa in questa direzione fu rappresentata dalla sottoscrizione congiunta da parte
del SYCTOM e del comune di Issy-les-Moulineaux di un protocollo di impegno ambientale. Si
tratta di un documento richiesto già nel luglio del 2000 dal comune ospitante, il quale chiedeva al
SYCTOM un'assicurazione sull'impatto sull'ambiente da parte del nuovo impianto.
Il 20 Dicembre 2000 essi firmarono la cosiddetta Charte de qualité environnementale. Questa carta
costituiva un elemento di rafforzamento della comunicazione da parte del SYCTOM, sia in materia
di protezione dell’ambiente sia di concertazione con gli oppositori. La Charte aveva l'obiettivo di
garantire le condizioni di qualità, di sicurezza e di protezione dell’ambiente durante la costruzione
(dal 2001 al 2007), la gestione (dal 2007 al 2046) e lo smantellamento del nuovo impianto di
Isséane, nonché per lo smantellamento del centro precedente. Lo scopo della Charte era quello di
definire il partenariato necessario tra l’appaltatore, i suoi sub appaltanti e il comune ospitante,
completando le disposizioni già assunte dal SYCTOM, su richiesta del comune, per assicurare
l’integrazione del progetto in una zona urbana relativamente densa.
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Il testo della Charte includeva poi “nove indicatori di vigilanza”, vale a dire nove specifiche
clausole
inerenti
le
performance
dell'impianto
rispetto
a
precisi
parametri
fissati
dall'amministrazione comunale e concernenti (i) l’impatto visivo, (ii) la pulizia, (iii) la gestione
dell’acqua, (iv) la circolazione, (v) la sosta dei veicoli, (vi) la gestione dei rifiuti, (vii) delle
vibrazioni e del rumore, (viii) le polveri e (ix) gli odori. La loro applicazione viene tutt'oggi
verificata ogni trimestre da un apposito comitato di controllo, denominato Comité de suivi, stipulato
dalla firma della Carta, e che comprende membri del Comune, del SYCTOM e della Communauté
d'agglomération Arc de Seine. Il comitato di controllo ha ancora oggi competenze in materie
ambientali fissate già dal 2004. E' incaricato, in particolare, dell’elaborazione dei diversi tableaux
de bord, ossia dei rapporti di gestione sullo stato delle performance rispetto ai sopra esposti
parametri, e della diffusione delle informazioni al pubblico. La Charte fissava, inoltre, un principio
di vigilanza delle fasi di costruzione e di gestione da parte di benevoli residenti o di lavoranti nelle
vicinanze, denominati «Sentinelles » : in totale le sentinelle di quartiere ammontano a sette abitanti
e nove dipendenti. Essi sono volontari per effettuare questo lavoro di vigilanza e di allertamento su
qualunque disfunzionamento, affinché il SYCTOM vi rimedi al più presto. Queste persone
svolgono anche un ruolo di relais di informazione presso l'esterno. La carta di qualità ambientale
insisteva anche sulla necessità d’una concertazione sostenuta durante le varie fasi del progetto tra
tutti gli attori e sull’informazione del pubblico organica e sistematizzata.
La disposizione era facilitata dalla messa a disposizione di più registri di osservazioni, dalla
partecipazione dei membri del SYCTOM e del gestore a più riunioni di quartiere organizzate dal
comune, o ancora alle sedute annuali del Conseil Communal des Jeunes del comune, vale a dire la
consulta giovanile.
Il comune di Issy-les-Moulineaux
presentò poi la carta di qualità ambientale al Salon de la
Nouvelle Ville il 10 aprile del 2002, vincendo il primo il premio nella categoria «La gestione
dell'ambiente sociale e naturale e la prevenzione degli effetti nocivi». Ciò gli permise di acquistare
ulteriore visibilità e di curare la sua comunicazione in materia ambientale.
Questo passaggio costruì una solida alleanza tra gestore, amministrazione municipale e
cittadinanza. In tal modo nel novembre del 2001 fu edificata la prima struttura di servizio per
l'edificazione del cantiere.
Nel marzo del 2002 i conflitto con l'azienda di cosmetici Yves Rocher assuse un tono irreversibile.
Il Tribunale Amministrativo di Parigi dette ragione a Yves Rocher accettando il suo ricorso e
annullando la concessione edilizia, considerando che lo studio d’impatto preliminare ai lavori fosse
insufficiente. Erano in particolare gli studi sulla natura del sottosuolo a porre problema; non
sarebbero state realizzati fino alla profondità necessaria, mentre lo scavo raggiungeva i 70 mt.,
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l’impianto dovendo essere interrato ai due terzi. Il secondo punto critico verteva sulla nonconformità del progetto con il POS, essendo situato in riva alla Senna, in area di esondazione.
L’inizio dei lavori fu allora interrotto e il SYCTOM fece appello davanti alla Corte amministrativa
d'appello di Parigi, che sentenziò nel dicembre del 2002 rigettando la richiesta di Yves Rocher.
L’azienda fece allora ricorso in Consiglio di Stato, ma il cantiere poté ugualmente iniziare.
Il SYCTOM a questo punto prese contatto con Yves Rocher e per anticipare altri mezzi di
ostacolare il progetto, propose all'azienda di pagargli misure compensatorie. In primo luogo, fu
invertito il calendario del cantiere, che iniziò con la realizzazione della parete divisoria tra il sito di
Iséanne e gli uffici dell’azienda di cosmetica. Poi si firmò una convenzione per costruire una parete
«vegetalizzata » (al fine di curare l’aspetto visivo) e non limitare questo muro alla separazione
dall’impianto, ma estenderlo al lungo Senna per limitare i disagi relativi al trasporto delle scorie per
via fluviale.
Dopo questo protocollo sottoscritto con l'azienda e dopo la suddetta Charte, il sistema delle
negoziazioni per la costruzione dell'impianto e l'apertura del cantiere sembrava davvero chiuso. Il
fronte del conflitto pareva risolto. Invece, nel maggio del 2002 si verificò un nuovo incidente:
l'annullamento della procedura di concorso da parte del genio civile. Questo ricorso fu avanzato da
parte di un concorrente che non era stato selezionato nella procedura di concorso sul mercato di
genio civile (lavori di edilizia). Questo aveva depositato un ricorso per annullamento, accettato dal
TA, in una decisione del 3 maggio 2002, implicante allora il rilancio di una nuova procedura che
durò diversi mesi. In effetti, l’ampiezza del progetto implicava una procedura di concorso di scala
europea, mentre si era fatta una gara di carattere nazionale. La riapertura dei bandi di concorso
comportò un ulteriore slittamento dei lavori. Fu soltanto nel 2003 che l'appalto fu attribuito
all’associazione di imprese RAZEL. Infine, a coronamento di questo complesso iter di
scavalcamento degli ostacoli frappostisi tra il progetto e l'impianto, intervenne nel settembre del
2002 la buona notizia della trasposizione nel diritto francese della direttiva comunitaria. Il 20
settembre 2002 il ministero tradusse in diritto francese la direttiva europea, la quale entrerà in
vigore soltanto tre anni dopo, il 1 Gennaio 2006, ma eserciterà una pressione culturale
supplementare in favore di Isséanne poiché rinforzava l’immagine obsoleta del vecchio impianto.
Terza fase: « Normalizzazione », inizio dei lavori e comunicazione permanente
A casa delle procedure mosse contro il SYCTOM, l’inizio del cantiere fu posticipato. Dopo questi
rallentamenti e slittamenti, infatti, il cantiere fu aperto solamente nel luglio del 2003, dopo il
rilancio della procedura di concorso da parte del genio civile. La scadenza per la consegna del
lavoro fu conseguentemente fissata per il dicembre del 2007 definendo un tempo di costruzione dei
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lavori relativamente breve. Per colmare il ritardo rispetto al calendario iniziale, ritardo che ormai
ammontava a più di un anno, al momento in cui è stato scritto questo libro il cantiere di Isséane era
ancora in iperattività, funzionante a volte dalle 6,00 alle 22,00. Gli ingegneri che dirigevano il
cantiere annunciarono alla fine del 2006 che il ritardo era in parte sanato, mentre alcuni osservatori
testimoniano di un ambiente molto teso all'interno del cantiere. Al momento in cui è stato terminato
questo rapporto di ricerca, il cantiere, che racchiude più di 750 persone e una trentina di aziende in
subappalto, si è fatto conoscere soprattuto per gravi problemi di sicurezza. Ad esempio, il 1° agosto
2006, un operaio rimase pesantemente ferito. Un anno prima, un dipendente che manovrava una
navicella morì dopo aver schiacciato la sua cabina su un soffitto sovrastante e, più recentemente, un
operaio è stato ferito dai frammenti di un carico di materiali mal sistemato su una gru. Nella sua
edizione dell’undici agosto del 2006 il giornale Le Parisien descriveva un clima teso: «alcuni quadri
ed operai che lavorano sul cantiere evocano un ‘grosso problema di relazioni sociali’ con la
direzione del cantiere». E' in questo periodo che un operaio ha depositato querela contro un
rappresentante del SYCTOM a proposito del clima di insicurezza e di intimidazione vissuto
all'interno del cantiere. I suoi diretti superiori, in particolare il quadro responsabile del settore edile
del cantiere, sostiene pubblicamente la querela, evocando un management "che terrorizza tutti".
Sembra che il SYCTOM abbia quindi una parte di responsabilità in questa atmosfera.
Dopo i problemi di messa in sicurezza del sito del vecchio impianto di incenerimento TIRU,
constatati durante l’incendio, rimasto ad oggi inspiegato, di uno dei suoi camini, questi ultimi
avvenimenti avvenuti nel cantiere del nuovo impianto non sono qualificanti per il SYCTOM. Si
possono osservare alcune conseguenze indirette in alcune perduranti conflittualità. Le procedure
giuridiche che si scatenano sotto forma di contenzioso con i sindacati, causano un ritardo che il
SYCTOM cerca di riprendere, poiché risulta molto costoso, ma presentano al contempo un forte
rischio di delegittimazione presso la popolazione locale. Dinanzi a questa potenziale degenerazione
del clima sociale, il management del SYCTOM opta per una strategia di mediazione con la
popolazione locale cercando di ricucire il conflitto attraverso una precisa campagna di
socializzazione dei cittadini vero il nuovo impianto. In tal modo, il successivo 15 settembre del
2003, viene organizzata dale autorità locali e dal SYCTOM una riunione pubblica d’informazione
sul nascente impianto di Isséanne. La riunione era d'altro canto uno degli strumenti di
socializzazione previsti nel quadro della Charte de Qualité Environnementale e dei meccanismi di
informazione e di consultazione che questa implicava All’iniziativa, promossa in prima battuta
proprio dal Comune di Issy-les-Moulineaux, vengono invitati praticamente tutti gli stakeholder di
quest'arena, in totale circa duecento partecipanti, tra eletti nelle amministrazioni locali, industriali e
cittadini. Questa riunione era destinata a presentare il cantiere, compito svolto dal direttore generale
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del SYCTOM e dal suo direttore tecnico. Fece seguito un dibattito tra i partecipanti che permise al
pubblico di porre domande ai rappresentanti presenti.
In questo contesto, un altro elemento a favore del SYCTOM stempera la conflittualità sull'altro
fronte, quello con l'azienda cosmetica. Il 16 giugno 2004 il Consiglio di Stato francese emana la sua
decisione sul conflitto con Yves Rocher, annullando le due decisioni, del TA e della CAA, e
rigettando la domanda di Yves Rocher. Da allora, il progetto Isséanne non potrà più essere attaccato
per vie giudiziarie. Il SYCTOM si assicurò in tal modo, se non il sostegno, almeno l’interruzione
delle resistenze di Yves Rocher con misure compensative specificate nei paragrafi precedenti.
L'azienda Yves Rocher fu insomma costretta a cedere ed ad accettare definitivamente le misure
proposte dal SYCTOM.
Con i due eventi sopra descritti, vale a dire prima la riunione pubblica con la cittadinanza e tuti gli
stakeholder dell'arena, da un lato, e dopo, la sentenza del consiglio di Stato il quale definitivamente
chiudeva le vertenze che si trascinavano con l'azienda Yves Rocher, la vicenda del nascente
impianto di termovalorizzazione assunse una andamento lineare e la messa in opera della politica
pubblica divenne, in tal modo, un fenomeno più prevedibile e coerente con il programma dei lavoro
deciso inizialmente.
Le tappe successive sono di carattere procedurali e si svolgono senza intoppi. Nel Dicembre del
2005 avviene il bando di gara del concorso per la gestione dell’impianto. Il 22 febbraio del 2006
viene chiuso definitivamente il vecchio impianto Issy I. Quest'ultimo fatto è importante nella
cronologia di Isséanne nella misura in cui contribuisce alla sua legittimazione. Il vecchio impianto
di Issy I doveva cessare di incenerire il 29 Dicembre del 2005, ossia tre giorni prima dell’entrata in
vigore della normativa europea concernente le emissioni di diossine. La Compagnie parisienne de
chauffage urbain (CPCU), vale a dire la società municipale di teleriscaldamento, la quale traeva
energia dal vecchio Issy I, chiese tuttavia alle autorità locali di posticipare la chiusura al febbraio
2006. Il motivo addotto era che la temperatura, nel frattempo scesa sotto i tre gradi centigradi al di
sotto dello zero, non avrebbe potuto garantire la fornitura di riscaldamento ad una parte del XV
arrondissement, dove tra l’altro si trovano alcune strutture importanti quali l'ospedale Georges
Pompidou, gli uffici di France télévisions, cinquemila alloggi, scuole secondarie e licei. Le caldaie
chiamate a sostituire Issy 1 non sarebbero potute essere disponibili infatti se non dopo il 10
febbraio. In tal modo una parte importante della banlieu parigina sarebbe rimasta senza
teleriscaldamento. La prefettura degli Hauts-de-Seine decise quindi la requisizione dell’impianto
Issy I per procedere d'autorità alla gestione in una fase di emergenza mediante un
commisariamento. Durante i mesi di gennaio e febbraio il prefetto degli Hauts-de-Seine emise
undici decreti straodinari concernenti quattordici giornate durante le quali i forni dell’impianto di
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Issy I continuarono a funzionare a piena capacità per garantire la continuità del riscaldamento
urbano. Nelle altre giornate, Issy I funzionava al ritmo minimale sufficiente per rispondere ad una
nuova requisizione. Il 23 febbraio, l’impianto chiuse definitivamente i battenti. Il ripristino
dell’attività aveva sollevato peraltro molti scontenti. Le critiche concernevano essenzialmente
l’imprevidenza del SYCTOM nell’assicurare la transizione verso il nuovo centro e le emissioni
accresciute di diossine conseguite dall’utilizzo. In tal modo il 16 maggio 2005 ci fu una nuova
riunione pubblica d’informazione, poiché la Communauté d’agglomération Arc de Seine organizzò
ritenne necessario un altro momento collettivo. Il presidente della Communauté d’agglomération e
il direttore generale dei servizi tecnici del SYCTOM, colsero l’occasione per presentare il
calendario previsionale del progetto Isséanne per i tre prossimi anni. La riunione si svolse in modo
lineare e servì soprattutto alle autorità per dissipare ogni residua incertezza di conflittualità, più che
per fare fronte ad un conflitto reale e manifesto. Nel Settembre 2006, avviene il passaggio di svlta
della vicenda, vale a dire l'affidamento della gestione dell’impianto alla holding TIRU - SITA. Il
SYCTOM affidò la gestione del sito al raggruppamento TIRU - SITA, il primo dei due (TIRU) era
partecipato al 60% da EDF 60% e da SITA al 40 %), mentre SITA era interamente controllata dala
compagnia multinazionale dei servizi idrici SUEZ. E' questo un poi l'ultimo evento degno di
attenzione in questa vicenda la quale scorre linearmente fino al dicembre del 2007, allorché era
prevista la chiusura dei lavori.
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