fotografie - Marco Bertoli
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fotografie - Marco Bertoli
FOTOGRAFIE a cura di Marco Bertoli In copertina Hans Feurer Ritratto. maggio 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 40 x 27,1 Coordinamento Isabella Fogliani Progetto grafico Chiara Giordani_Vicenza Foto Giuliano Grossi_Modena Stampa Grafiche Veneziane_Venezia Confezione Legatoria Verrati_Venezia In quarta di copertina Helmut Newton Veruska. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 36,6 x 25,3 Modena 8 marzo - 6 aprile 2013 tutti giorni 10.00 - 13.00 / 15.00 - 19.00 Palazzo Cremonini via Carlo Farini, 4 scala B - Primo piano info+39 059 218.777 cell.339 81.29.228 www.marcobertoli.com Il desiderio di catturare le immagini arriva da molto lontano, lo stesso Aristotele vissuto nel IV secolo, fece osservazioni sulla luce, sui colori e sul senso della vista... I primi veri studiosi della camera oscura furono gli arabi nell’IX secolo, ma forse la più chiara descrizione di questo strumento è contenuta nel “Codice Atlantico” di Leonardo da Vinci, fino alla scoperta della fotografia che noi conosciamo ai primi del XIX secolo… Questa parte importante di una raccolta di foto di moda degli anni ‘80, ci racconta attraverso grandi fotografi, l’eleganza, la bellezza e l’Arte della fotografia... Marco Bertoli David Bailey 7 Prêt à porter. Kenzo stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 22 x 35 ca. timbro del copyright di David Bailey (verso) Manfredi Bellati FOTOGRAFIE 8 Ritratto di Joe Dallessandro. 1974 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 37 x 26 9 Ritratto di Rudolf Nureyev. 1966 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 60,5 x 50,5 firmata e dedicata (verso) Michel Comte FOTOGRAFIE 10 Susy. Los Angeles. maggio 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 38 x 48,2 firmata e datata (verso) 11 Polina. Los Angeles. maggio 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 38,2 x 48 firmata e datata (verso) FOTOGRAFIE 12 Polina. Los Angeles. maggio 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 38,7 x 48,8 firmata e datata (verso) 13 Polina. Los Angeles. maggio 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 37,4 x 49,4 firmata e datata (verso) Arthur Elgort FOTOGRAFIE 14 Polina. Egitto. 1980 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 25,1 x 24,6 timbro del copyright di Arthur Elgort con data “1980” (verso) 15 Grethe Holby. Egitto.1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 20,8 x 30,4 intitolata e datata (recto) FOTOGRAFIE 16 Joan Severance in Fendi. 1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,3 x 21,7 timbro del copyright di Arthur Elgort (verso) 17 Joan Severance per Chanel. 1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 31,8 x 25,5 timbro del copyright di Arthur Elgort, datata, (verso) FOTOGRAFIE 18 Joan Severance per Chanel.1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 29,2 x 23,5 firmata e datata (recto) 19 Alta moda. Valentino. Roma.1980 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 23,8 x 23,8 timbro del copyright di Arthur Elgort (verso) FOTOGRAFIE 20 Joan Severance in Valentino stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 24,4 x 33,4 annotazione “Elgort” (verso) Hans Feurer 21 Ritratto. maggio 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 40 x 27,1 FOTOGRAFIE 22 Vietnam. maggio 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 34,4 x 51 23 Vietnam. maggio 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 34,5 x 50,8 FOTOGRAFIE 24 Deauville stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 38,8 x 26,4 Horst P. Horst 25 Ritratto di Paloma Picasso. 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 19,3 x 19 timbro del copyright di Horst P. Horst, annotazione del n. del provino, edizione di 8 (verso) Peter Knapp FOTOGRAFIE 26 Nina ed Elisa. Deauville. 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 27 x 39,5 Barry Lategan 27 Prêt à porter. Krizia. 1960 ca. stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,5 x 31,5 timbro dello Studio di Barry Lategan a New York (verso) FOTOGRAFIE 28 Dylan Henry Lategan. 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 38 x 30,3 firmata, intitolata e datata (recto) 29 Chaterine Lategan. 1980 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 31 x 30,2 firmata, intitolata e datata (recto) FOTOGRAFIE 30 Prêt à porter. Roma. 1960 ca. stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 29,7 x 22,5 timbro dello Studio di Barry Lategan a New York (verso) Peter Lindbergh 31 Comme des Garçons. Parigi. novembre 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 20,2 x 14,8 dedicata, firmata e datata (recto) FOTOGRAFIE 32 Pubblicità per Comme des Garçons. Parigi. 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 55 x 36,6 numerata “1/1” (recto) 33 Pubblicità per Comme des Garçons. Parigi. 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 55x 36,8 numerata “1/1”(recto) FOTOGRAFIE 34 Pubblicità per Comme des Garçons. Parigi.1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 55,1 x 37 numerata “1/1” (recto) 35 Prêt à porter. Italia stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 37,5 x 25,2 Stephan Lupino FOTOGRAFIE 36 Nudo. New York. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,8 x 21,8 timbro di Stephan Lupino (verso) 37 Anki. New York. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,2 x 22 timbro di Stephan Lupino, firmata, intitolata, datata e luogo “New York, march 1984” Barry McKinley FOTOGRAFIE 38 Beauty.1986 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 33,7 x 23,1 firmata, annotazione del n. del provino, edizione di 18 (verso) Helmut Newton 39 La ricca e la povera. 1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 33,7 x 28,3 annotazione del n. del provino, tiratura di 10 (verso) FOTOGRAFIE 40 Ritratto di Veruschka. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 36,5 x 26,1 firmata e numerata “2/6” (verso) 41 Veruska. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 36,6 x 25,3 firmata e numerata “5/6” (verso) FOTOGRAFIE 42 Brescia 11.00 Dressed.1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,5 x 28,1 annotazione del n. del provino, edizione di 7 (verso) 43 Brescia 12.30. Nude.1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,5 x 28,1 annotazione del n. del provino, edizione di 6 (verso) Denis Piel FOTOGRAFIE 44 Profumo stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 27,1 x 26,8 timbro del copyright di Denis Piel (verso) 45 Profumo stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 27,1 x 26,8 timbro del copyright di Denis Piel (verso) FOTOGRAFIE 46 Gia Carangi. Profumo.1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 27,1 x 26,8 doppio timbro del copyright di Denis Piel (verso) 47 Gia Carangi. Profumo.1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 27,4 x 26,9 timbro del copyright di Denis Piel e numerata “1/6” (verso) FOTOGRAFIE 48 Gia Carangi. Profumo. 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 27,4 x 26,8 timbro del copyright di Denis Piel e numerata “2/6” (verso) 49 Gia Carangi. Profumo.1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 27,3 x 26,8 timbro del copyright di Denis Piel e numerata “4/6” (verso) Herb Ritts FOTOGRAFIE 50 Ritratto stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 27,9 x 28,2 firmata (verso) 51 Prêt à porter. Italia. 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 34 x 22,3 firmata (verso) FOTOGRAFIE 52 Giusi. 1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 23,5 x 34,9 timbro del copyright dello studio di Herb Ritts a Los Angeles (verso) 53 Giusi. 1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 24,5 x 34,9 timbro del copyright dello studio di Herb Ritts a Los Angeles (verso) FOTOGRAFIE 54 Giusi. Beauty stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 34,8 x 23,4 timbro del copyright dello studio di Herb Ritts a Los Angeles (verso) 55 Ritratto maschile stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 38 x 25,4 firmata e timbrata (verso) David Seidner FOTOGRAFIE 56 Servizio moda. Yves Saint Laurent. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,5 x 22 firmata, datata, timbrata e numerata “3/25” (verso) 57 Valentino. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 33 x 22,4 firmata, datata, timbrata, dedicata e numerata “4/25” (verso) FOTOGRAFIE 58 Shelley Duvall. 1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 33,4 x 22,5 firmata, datata, timbrata e numerata “5/12” (verso) 59 Shelley Duvall. 1982 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 33 x 22,3 firmata, datata, timbrata e numerata “5/12” (verso) FOTOGRAFIE 60 Violetta in Yves Saint Laurent. 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 33,3 x 22,5 firmata, datata, timbrata e numerata “3/25” (verso) 61 Anne Rhart in Yves Saint Laurent. 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,7 x 22,3 firmata, datata, timbrata e numerata “3/25” (verso) FOTOGRAFIE 62 Anne Rhart in Yves Saint Laurent. 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,5 x 22,2 firmata, datata, timbrata e numerata “3/25” (verso) Oliviero Toscani 63 Ritratto di Carmelo Bene. 1972 -73 ca. stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 39 x 39 timbro del copyright di Oliviero Toscani (verso) Deborah Turbeville FOTOGRAFIE 64 Sala d’attesa. aprile 1978 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 23,2 x 35,1 annotazione “Model unknown photographed at a small train station in Milan, Italy. april 1978” (verso) Esposizioni: Deborah Turbeville: Tainted Beauty, London, Donna Karan store, 2011 65 Sala d’attesa. aprile 1977 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 23,2 x 35,1 annotazione “Model unknown photographed at a small train station in Milan. april 1977” (verso) FOTOGRAFIE 66 Bathhouse. maggio 1975 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 9,6 x 14,4 firmata, datata e intitolata (recto) 67 Nudo. gennaio 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 11,1 x 16,7 firmata, datata e intitolata (recto) firmata e dedicata (verso) Max Vadukul FOTOGRAFIE 68 Ritratto stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 49 x 37,2 Javier Vallhonrat 69 Ritratto di Bòcolo. 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 25,4 x 18,1 firma, data e luogo “Madrid, marzo 1983” (recto) annotazione “Retrato de Bòcolo, portfolio personal” (verso) FOTOGRAFIE 70 Ritratto di Paola Dominguin. 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 23,8 x 17,9 firma, data e luogo “Madrid, 1983” (recto) annotazione “Retrato de Paola Dominguin, portfolio personal” (verso) 71 Beauty. Milano. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 23,8 x 18 firmata, datata e luogo “Milano, 1984” (recto) FOTOGRAFIE 72 Ritratto femminile. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 23,5 x 17,8 firmata e datata (recto) 73 Muriel Grateau. Milano. 1984 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 23,8 x 17,9 firmata, datata e luogo “Milano, 1984”(recto) annotazione “Muriel Grateau” (verso) FOTOGRAFIE 74 Nudo. Madrid. 1983 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 22,7 x 20 firmata, datata e luogo “Madrid, 1983”(recto) annotazione “Portfolio personal” (verso) Tony Viramontes 75 Prêt à porter. aprile 1985 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 37,3 x 24,2 firmata e datata (verso) FOTOGRAFIE 76 Prêt à porter. aprile 1985 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 37,3 x 24,2 firmata e datata (verso) 77 Prêt à porter. aprile 1985 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 37 x 24 ca. firmata e datata (verso) FOTOGRAFIE 78 Prêt à porter. aprile 1985 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 37 x 24, 6 ca. firmata e datata (verso) Bruce Weber 79 Jonh Clammer, Martha’s Vineyard. estate 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 35,8 x 27,8 timbro del copyright di Bruce Weber (verso) FOTOGRAFIE 80 Rosemary Mc Grotha. 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 35,5 x 26,3 timbro del copyright di Bruce Weber, annotazione del n. del provino, edizione di 7 (verso) 81 Rosemary Mc Grotha. 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 35,5 x 23,7 timbro del copyright di Bruce Weber (verso) FOTOGRAFIE 82 Costume da bagno. 1978 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 32,8 x 22,1 timbro del copyright di Bruce Weber, annotazione del n. del provino, edizione di 2 (verso) 83 Isabella Rosellini. Milano. settembre 1981 stampa alla gelatina di sali d’argento, cm. 28,2 x 22,6 timbro del copyright di Bruce Weber, annotazione del n. del provino, edizione di 30 (verso) Biografie David Bailey Mafredi Bellati (1938) (1937) Nato a Londra nel 1938, si avvicinò alla fotografia come autodidatta divenendo poi, nel 1959, assistente fotografo nello studio di John French. Nei primi anni Sessanta venne assunto come fotografo dalla rivista Vogue, sviluppando con il taglio innovativo dei suoi scatti e con l’ausilio della luce naturale, l’immagine di moda allora cristallizzata in determinate limitazioni illustrative. Negli anni Sessanta divenne testimone ed animatore, insieme al fotografo Terence Donovan, della cosiddetta Swinging London, termine coniato in un articolo comparso sul Time dell’aprile del 1966, con il quale genericamente si nominava un fenomeno propriamente inglese, caratterizzato da un insieme di tendenze e dinamiche culturali che coinvolgevano soprattutto il mondo della musica, ma anche la moda, le arti, il cinema e la fotografia. Bailey, che ispirò il personaggio del fotografo nel film di Antonioni “Blow Up” del 1966, concorse all’evoluzione della figura del fotografo stesso, che assunse una forte e nuova valenza sociale, codificando il proprio status di icona pop. La scena londinese venne immortalata dall’artista nel cofanetto “Box of Pin-Ups” del 1964, un contenitore che raccoglie, con un bianco e nero dissacrante e un mezzo busto insolito, 36 ritratti fotografici che raccontano i grandi nomi dell’epoca, dai Beatles a Jane Birkin, da Mick Jagger a Jean Shrimpton, da Cecil Beaton ai fratelli Kray, i gemelli terribili, capi assoluti della mala londinese tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Amico di Andy Warhol e di Roman Polanski, risentì dello spirito della Pop Art e dell’Underground, realizzando copertine di dischi, dei Rolling Stones e di Marianne Faithfull, e dirigendo documentari tra cui quello su Beaton, Warhol e Visconti. Il fotografo ha ricevuto nel 2001 l’Order of the British Empire. Nato a Belluno nel 1937, studia architettura a Venezia e si dedica alla pittura e alla scultura sotto la guida dello zio Valerio Bellati. Si trasferisce in Inghilterra nel 1960, proseguendo gli studi di architettura alla Leeds University e affiancando l’interesse per l’arte a quello per l’arredamento. Nel 1964 ritorna a Venezia, dove lavora alcuni anni in uno studio di architettura e si dedica al design di interni. In questo periodo si avvicina alla fotografia, dapprima utilizzandola per documentare il suo lavoro di designer e successivamente pubblicando fotografie d’interni su riviste specializzate quali Architectural Review e Domus. Si dedica anche ai ritratti, fotografando scrittori, attori e registi spesso pubblicati su Vogue Italia. Del 1965 è il suo primo servizio fotografico di moda realizzato per Roberta di Camerino e contemporaneamente avvia collaborazioni con riviste di moda inglesi, Queen e Vogue Inghilterra. Testimonianza degli anni trascorsi nella capitale inglese è il libro “London”, pubblicato da Bellati dopo il ritorno in Italia nel 1972. Qui continua la sua attività di fotografo lavorando nel corso degli anni per riviste come AD, Annabella, Arbiter, Cosmopolitan, Donna, Gioia, GQ, Grazia, Linea Italiana, Moda, Mondo Uomo, Town & Country, Vogue Hommes, Vogue Italia, L’Uomo Vogue. Nel 1980 ha ricevuto il “Clio Award”, uno dei più ambiti riconoscimenti internazionali dedicato alle campagne pubblicitarie. 85 FOTOGRAFIE 86 Michel Comte Arthur Elgort (1954) (1940) Nato a Zurigo nel 1954, si avvicina alla fotografia da autodidatta. Nel 1978, Karl Lagerfeld ne intuisce l’enorme talento e gli affida le campagne pubblicitarie per Ungaro e Chloé. L’anno successivo ha inizio la sua collaborazione a Parigi con Vogue Hommes, poi nel 1981 si trasferisce a New York, dove lavora per Vogue America, GQ, Mademoiselle e Marie Claire. Dagli anni Ottanta è diventato uno dei fotografi più ricercati nel settore per il suo stile quasi documentaristico e immediato, realizzando campagne per diverse case di moda come Armani, Dolce e Gabbana, Nike, Lancôme, Revlon e lavorando per quasi tutte le principali riviste. Molte sue foto sono state esposte in diversi musei, dal Peggy Guggenheim di Venezia alla Pinakothek di Monaco di Baviera. Alla sua ricerca, che ha esplorato molti generi fotografici, si devono alcuni tra i più bei ritratti di attori, artisti e sportivi. Immagini come quelle che immortalano Jeremy Irons, Frank Zappa, Louise Bourgeois, Penelope Cruz, Giorgio Armani, Julian Schnabel, Robert Altman, John Woo e Sophia Coppola, rivelano una sensibilità e una grande capacità di introspezione. Comte ha realizzato immagini dal forte impatto emozionale, sia nei ritratti sia nei paesaggi, sia nelle immagini documentaristiche, viste come una lente di osservazione privilegiata del mondo in cui viviamo. D’altra parte Comte non ha mai smesso di dedicarsi al fotoreportage realizzando diversi servizi dal Ruanda alla Bosnia, dall’Etiopia al Sudan, dall’Iraq all’Afghanistan, dal Tibet alla Cambogia. Negli ultimi anni il fotografo svizzero ha realizzato diversi lavori sulle problematiche legate ai diritti umani, collaborando con il Comitato internazionale della Croce Rossa e creando la Fondazione dell’acqua, che si prefigge di scavare pozzi nei paesi sottosviluppati. Nato nel 1940 a New York, frequenta l’Hunter College, dove studia pittura. Dopo aver lavorato come maschera alla Carnegie Hall, periodo in cui realizza i suoi primi scatti, immortalando i ballerini, diviene in seguito assistente del fotografo Gus Peterson, la cui tecnica contribuirà molto al suo stile vivace ed informale. Nel 1971 debutta con alcune sue fotografie su Vogue Inghilterra, creando sensazione nella fotografia di moda per i suoi scatti in stile “istantanea”, puntando sul movimento e sull’utilizzo della luce naturale. Diventato uno dei più famosi fotografi di moda, Elgort collabora con importanti riviste tra cui Vogue America, Glamour, GQ, Rolling Stone; realizza inoltre diverse campagne pubblicitarie per i numerosi marchi della moda internazionale come Chanel, Valentino e Yves Saint Laurent. Ha pubblicato dal 1983 diversi libri, tra cui, nel 1994, il “Manuale delle modelle”, una vera e propria guida fotografica delle modelle più famose. Oltre alla fotografia, Elgort si è dedicato anche alla regia girando alcuni film, tra cui “Texas Tenore: la storia di Illinois Jacquet” e il film “Cowboy Colorado”, documentario sul cowboy leggendario Bruce Ford, per il quale ha vinto il premio per la Migliore Fotografia al Sundance Film Festival nel 1994. Oggi Elgort continua a lavorare per Vogue America e molte altre pubblicazioni della Condé Nast, oltre alle più recenti campagne pubblicitarie. Hans Feurer Horst P. Horst (1939) (1906-1999) Nato in Svizzera nel 1939, frequenta i corsi d’arte applicata a Zurigo. In seguito lavora in una casa di edizioni fotografiche, poi come vetrinista e come illustratore, dedicandosi quindi alla realizzazione di libri. Agli inizi degli anni Sessanta, Feurer si trasferisce a Parigi, dove diventa prima assistente, poi art-director di un’agenzia di pubblicità. In seguito a Londra diventa direttore artistico della rivista Telegraph e poi direttore creativo per la grande agenzia inglese J. W. Thomson. Nel 1966, dopo un viaggio in Land Rover da Southampton al Sud Africa, Feurer decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia. “Fin da quando ero molto piccolo, sono stato un osservatore molto, molto attento. - ha rilasciato in un’intervista a The Cut (16 agosto 2012) Ricordo la luce che filtrava attraverso le tende, le meraviglie dei due anni in cui ho viaggiato in Africa, fra il 1966 e il 1967, situazioni straordinarie e momenti magici, che mi hanno fatto rendere conto come certe condizioni di luce possono creare un paesaggio magico o un oggetto incantato”. Ritornato a Londra, Feurer apre uno studio fotografico e nel 1967 inizia a collaborare con Vogue, lavorando anche per altre riviste tra cui Stern, Tween, Nova e il Sundey Times. Nel 1974 viene scelto come fotografo per l’edizione del calendario Pirelli di quell’anno, per il quale realizza alle Seychelles diversi scatti intimi, caratterizzati dall’utilizzo della luce naturale. Nel 1983 realizza la campagna pubblicitaria di Kenzo con la modella Iman, contribuendo allo sviluppo del marchio a livello internazionale. Considerato uno dei fotografi più duraturi ed importanti della moda, è esteticamente attratto dalle modelle forti, “...metà Marlène e metà Marilyn, Feurer crea splendide immagini che esaltano la bellezza, il movimento, un vitalismo insieme aggressivo e delicato” (20 anni di Vogue Italia 1964-1984, a cura di F. Sartori, cat. della mostra, Milano, 12 ottobre-15 novembre 1984, Milano, 1984, p. 86). Horst Paul Albert Bohrmann nacque nel 1906 a Weißenfels-an-der-Saale, in Germania, studiò nella Kunstgewerbeschule di Amburgo, poi, trasferitosi a Parigi seguì le lezioni de Le Corbusier, di cui divenne assistente. Nel 1930 conobbe il fotografo di Vogue, Hoyningen-Huene e l’anno successivo iniziò a lavorare per la rivista pubblicando la sua prima foto nell’edizione francese nel novembre di quell’anno. Maestro nell’uso delle luci, la sua opera si caratterizza da una parte per l’influenza del surrealismo, dall’altra per quella del classicismo greco, con il suo ideale di bellezza, affine al pensiero del movimento tedesco conosciuto come “Cultura Narc”. Nonostante la discussa relazione con il regista Luchino Visconti, nel 1932 organizzò la sua prima personale alla galleria La Plume d’Or che, recensita dall’amica Janet Flanner sul New Yorker, spinse il direttore della Condé Nast a chiamare Horst in America. Lo stesso anno realizzò un ritratto di Bette Davis, primo di una serie di scatti di celebrità, tra cui quello di Salvador Dalì, di Yvonne Printemps, di Lisa Fonssagrives, di Elsa Schiaparelli e di Coco Chanel, per la quale divenne il fotografo ufficiale della maison. Nel 1934 successe a Hoyningen-Huene nella rivista Vogue Francia, affermandosi come uno dei più significativi fotografi di moda degli anni Trenta e Quaranta. Nel 1937 Horst si trasferì a New York, dove, dopo essere entrato nell’esercito statunitense, nel 1943 ricevette la cittadinanza americana con il nome Horst P. Horst. Negli anni Sessanta iniziò poi una serie di fotografie che illustravano il mondo dell’alta società internazionale, pubblicate su Vogue America. Realizzò inoltre foto per Vogue Inghilterra e Italia e di arredamento ed architettura per House & Garden. Horst morì a Palm Beach Gardens nel 1999. 87 FOTOGRAFIE 88 Peter Knapp Barry Lategan (1931) (1935) Nato nel 1931, a Bäretswil, in Svizzera, dal 1937 al 1947compie gli studi primari e secondari a Zurigo. Dal 1947 al 1951 studia alla Kunstgewerbeschule di Zurigo e dal 1948 al 1950 con Otto Bachmann. Contemporaneamente si avvicina al mezzo fotografico, realizzando i primi scatti a partire dal 1945, pur continuando gli studi e iscrivendosi, nel 1952, alle Belle Arti di Parigi, dove approfondisce l’esercizio della pittura. In seguito diventa grafico nello studio di Paul Marquet, direttore artistico del Nouveau Fémina e delle Galeries Lafayette. Nel 1959, notato da Hélène Lazareff, entra a far parte della rivista Elle come direttore artistico fino al 1966, divenendo famoso a livello internazionale per la fotografia di moda e collaborando con i più grandi fotografi fra cui Jeanloup Sieff e Sarah Moon. Per molti anni esercita la doppia attività di direttore artistico e di fotografo. “Knapp considera la fotografia un’operazione concettuale intesa ad esprimere un’idea, la fotografia di moda una splendida occasione per fare arte applicata, la donna l’elemento di maggior interesse dell’immagine” (20 anni di Vogue Italia 1964-1984, a cura di F. Sartori, cat. della mostra, Milano, 12 ottobre-15 novembre, Milano, 1984, p. 148). Nel 1960, si trasferisce a New York dove incontra Robert Rauschenberg e Barnett Newman che lo incoraggiano a dipingere tele di grande formato. Nel corso di questo decennio il fotografo svizzero viaggia molto in Asia, dal Giappone alla Cina, dall’India alla Birmania, realizzando diversi reportage fotografici. Dal 1974 al 1978 diviene direttore del periodico Elle, collabora in seguito con numerose riviste e giornali, tra cui Stern, Vogue, Times, Histoire e La Recherche. Professore all’Académie Julian e docente al Sciences-Po di Parigi, ha ricevuto per “Giacometti” e “Lumières de Chartres” un premio per il “Miglior libro d’arte dell’anno”, mentre nel 2007 ha realizzato il documentario “Derniers jours à Auvers” e nel 2009, in collaborazione con François Bertrand, il documentario Imax “Moi, Van Gogh”. Nato a Johannesburg nel 1935, si trasferisce in Inghilterra nel 1950 per studiare teatro al Bristol Old Vic. Durante il servizio militare nella Royal Air Force in Germania, tra il 1956 e il 1960, inizia ad interessarsi alla fotografia da autodidatta. Tornato in Sud Africa, diventa assistente di un fotografo ed in seguito, di nuovo a Londra, apre il suo primo studio nel 1965. Nello stesso anno scatta alcune fotografie per un parrucchiere che gli presenta una giovane modella, Leslie Hornby, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Twiggy. Dopo aver pubblicato diverse foto di Twiggy nel 1966 sul quotidiano Express, la modella diventa il simbolo di una nuova femminilità, l’immagine iconica di un’epoca, proiettando Lategan fra i più grandi fotografi di moda. Diviene il ritrattista di importanti personalità; la Principessa Anna, Paul e Linda McCartney, Germain Greer, Calvin Klein, Margaret Thatcher e Salman Rushdie, sono alcuni dei volti noti che sono apparsi davanti al suo obiettivo. Nel 1977 il fotografo si trasferisce a New York, dove inizia a collaborare con diverse riviste, tra cui Vogue e Harper’s Bazaar. Nel 1988 Lategan riceve il Premio “Halina” per il calendario Pirelli e un “Clio Award” per uno spot televisivo di Giorgio Armani. Nel 2007 è insignito del “Fellowship” onorario da The Royal Photographic Society. Le sue fotografie sono esposte al Victoria & Albert Museum e al South African National Museum. Peter Lindbergh Stephan Lupino (1944) (1952) Pseudonimo di Peter Brodbeck, nasce a Leszno, in Slesia nel 1944. Frequenta i corsi serali di pittura alla Scuola di Belle Arti di Berlino, lavorando di giorno come vetrinista, per proseguire con i corsi di pittura al College of Art. Dopo la sua prima mostra di pittura nel 1971, l’artista decide di dedicarsi alla fotografia e lavora per due anni come assistente di Hans Lux. Nel 1978 si trasferisce a Parigi, dove inizia il percorso che lo avvicina alla fotografia di moda, divenendo uno dei fotografi più richiesti sia dalle riviste, quali Vogue, Harper’s Bazaar, Rolling Stone, New Yorker, Vanity Fair e Allure, sia dai marchi del lusso. Realizza diverse campagne fotografiche per importanti case di moda, da Prada a Giorgio Armani, da Rei Kawakubo a Jil Sander. Superando le convenzioni delle foto di moda, Lindbergh pone al centro della sua ricerca il ritratto, realizzando immagini in bianco nero, suo linguaggio prediletto, capaci di una notevole introspezione psicologica. Con le sue foto di Christy Turlington, Kate Moss, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Stephanie Seymour ha contribuito a creare il mito delle “top model” degli anni Novanta. Molti di questi ritratti sono apparsi sulle pagine di Vogue e altre riviste, e sono stati raccolti in diversi libri da lui realizzati; da “10 Women”, del 1996, con la prefazione di Karl Lagerfeld, a “Stories” del 2002, con introduzione di Wim Wenders. Tra le sue opere più importanti due edizioni del calendario Pirelli, nel 1996 e nel 2002. Nel 2009 è stato il fotografo del celebre calendario “Dieux du Stade”, in cui vengono ritratti diversi sportivi francesi. Nato nel 1952 a Varazdin in Croazia, Stephan Lupino, pseudonimo di Ivan Lepen, si avvicina giovanissimo alla fotografia da autodidatta. Trasferitosi a New York negli anni Ottanta, Lupino diviene un fotografo d’avanguardia pubblicando nel 1988 il libro fotografico dal titolo “The World. 254 E 2nd Street New York City”. Il titolo si riferisce all’indirizzo del noto locale The World di New York, aperto dal 1983 al 1991, dove il fotografo aveva creato in un bagno il proprio studio. Il locale era frequentato dalla scena artistica newyorkese più progressiva e da noti personaggi legati al cinema, alla musica e alla moda fra cui Keith Haring, Brooke Shields, Prince, Madonna, Ru Paul e Carolina Herrera, spesso ritratti impietosamente in un nitido bianco e nero. Anche molti grandi nomi della musica compaiono nel libro, tra cui David Bowie, The Beastie Boys, Public Enemy e i Pink Floyd. Lupino ha collaborato con diverse riviste, quali Vogue, Zoom, Europeo e Playboy. La sua fotografia di nudo è caratterizzata da una delicata sensualità ottenuta anche attraverso un sapiente utilizzo delle luci. Ritornato in Croazia ha realizzato diversi progetti fotografici umanitari, che comprendono un calendario realizzato per i bambini con la sindrome di Down e uno per i bambini di Sarajevo, la città bosniaca duramente colpita durante la guerra dei Balcani. Negli ultimi anni, contemporaneamente alla fotografia, si è dedicato al design e ha realizzato diversi cortometraggi. 89 FOTOGRAFIE 90 Barry McKinley Helmut Newton (1943) (1920-2004) Nato in Nuova Zelanda nel 1943, ha studiato in Australia chirurgia veterinaria. Nei primi anni Sessanta, dopo aver conseguito la laurea, raggiunge la sorella che lavorava come modella a Parigi. Nella capitale francese McKinley ha modo di avvicinarsi al mondo della fotografia di moda. Dopo aver realizzato diversi still-life a Parigi e Londra, nel 1972 si trasferisce a New York, iniziando una collaborazione con diverse riviste quali Life, Vogue Italia e Vogue Germania. Legato ad una visione quasi cinematografica, le sue fotografie sono caratterizzate da un forte realismo, quasi fotogrammi di vita quotidiana. Preferendo lavorare in esterno, sfruttando la luce naturale, il fotografo neozelandese raffigura i protagonisti, astraendoli dai contorni sfocati dello scintillio della passerella, in uno scenario che spesso diventa complemento agli abiti stessi. Nei ritratti approda ad uno stile unico ed inconfondibile, che pone al centro del suo lavoro l’autenticità individuale delle donne che ritrae. Nato a Berlino nel 1920, cresciuto nella buona borghesia berlinese ebrea degli anni Venti-Trenta, frequenta il Werner von Trotschke Gymnasium ed in seguito la Scuola Americana di Berlino. Interessato alla fotografia fin da piccolo, lavora con la fotografa tedesca Else Simon, conosciuta come Yva. A seguito delle leggi razziali, Newton lascia la Germania nel 1938 e si rifugia a Singapore, lavorando come fotografo per il Straits Times. Dopo aver prestato servizio militare durante la Seconda Guerra Mondiale, collabora con alcune riviste fra cui Playboy. Dalla fine degli anni Cinquanta in poi si concentra sulla fotografia di moda e, nel 1961 si stabilisce a Parigi. I suoi scatti appaiono su varie riviste di moda tra cui Vogue Inghilterra, L’Uomo Vogue, Harper’s Bazaar, Elle, GQ, Vanity Fair, Max, Marie Claire e Vogue Francia, magazine con il quale inizia una lunga carriera conclusasi nel 1985. L’erotismo patinato, a volte con tratti sadomasochistici, diventa un elemento distintivo dei suoi scatti, come la serie di fotografie pubblicate nel libro “Big Nudes” del 1980, opera che segna il vertice del suo stile erotico-urbano. Divenuto uno dei fotografi più conosciuti e richiesti, realizza diversi ritratti e numerose campagne pubblicitarie e scatti per i più noti marchi di moda tra cui Chanel, Gianni Versace, Blumarine, Yves Saint Laurent, Borbonese e Dolce & Gabbana. Nell’ottobre del 2003 il fotografo dona una parte della sua collezione alla fondazione Preußischer Kulturbesitz a Berlino, poi esposta al Museo della Fotografia. Nel 2004 si schianta con la macchina sul muro del famoso Chateau Marmont, l’hotel sul Sunset Boulevard, che era stato per anni la sua residenza quando abitava in California. Denis Piel Herb Ritts (1944) (1952-2002) Nato in Francia da una famiglia ebrea, dopo la fine della guerra si trasferisce in Australia. Piel inizia la sua carriera a Brisbane nel 1961, prima come apprendista in una stamperia litografica, poi dal 1964 in uno studio di fotografia ed in seguito, trasferitosi a Melbourne, inizia a collaborare con Vogue Australia. Nei primi anni Settanta viaggia spesso in Europa dove collabora con Votre Beauté, con Elle, con Marie-Claire e con Vogue Francia. Durante questo periodo Piel partecipa ad EAT (Experiments in Art and Technology) un movimento che accumunava professionisti di ingegneria e discipline artistiche. Alla fine degli anni Settanta si trasferisce a New York quando Alexander Liberman gli offre un contratto per lavorare con la Condé Nast, iniziando quindi una collaborazione con la rivista Vogue per la quale scatta foto dense di sensualità ed erotismo, con un approccio cinematografico alle immagini, che influenzerà numerosi registi tra i quali Bertolucci, Truffaut, Bergman, Antonioni e Kurosawa. Nel 1983 inizia a studiare cinematografia e nel 1985 fonda la casa di produzione “Jupiter Films” a New York. In questi anni dirige diverse pubblicità, realizzando le prime campagne di Donna Karan, poi lavora per Coca Cola, Revlon, Avon e L’Oreal. Nel 1987 vince il “Leica Medal of Execellence” per la fotografia commerciale. Vengono inoltre ritratti dal suo obiettivo diversi attori ed artisti, da Geena Davis a Darryl Hannah, da Goldie Hawn a Jamie Lee Curtis, da Willem e Elaine de Kooning a Jasper Johns. Nel 1989 Piel lascia la Condé Nast per concentrarsi sulla regia, realizzando il documentario “L’amore cieco” nel 1990. Contemporaneamente, di ritorno in Francia, ha continuato a portare avanti nuovi progetti fotografici; tra questi ultimi “Plantescape”, esposto nel 2006 al WOA di Lisbona, in cui Piel fotografa i resti dei pasti consumati, e “Farescape”, lavoro che riguarda lo studio dei segni creati dal passaggio del tempo sul viso. Nato nel 1952 a Los Angeles, nel 1974 consegue la laurea in economia al Bard College di New York. In questo periodo si avvicina alla fotografia, seguendo alcuni corsi serali e realizzando diversi scatti a Hollywood, alla sua cerchia di amici. Alcune fotografie scattate nel 1978 all’amico attore Richard Gere, durante una gita nel deserto di San Bernardino, vengono pubblicate su Harper’s Bazaar. Due anni dopo riceve dalla rivista L’uomo Vogue, l’incarico di eseguire ritratti di diverse personalità, seguono quindi collaborazioni con Newsweek, Vogue, Esquire, Lei e Vogue Italia. Durante tutti gli anni Ottanta e Novanta si impone definitivamente come fotografo di moda creando non solo una nuova immagine femminile, ma anche un nuovo modello maschile, che si ispira alla statuaria greca classica. Richiesto dalle più note riviste, lavora per Elle, Time, Rolling Stone, Allure, GQ, Vanity Fair, Interview, The Face, Vogue, Max, Details e Glamour. Realizza diverse campagne pubblicitarie per i più importanti marchi della moda da Giorgio Armani a Gianni Versace, da Elizabeth Arden a Estée Lauder, da Lancôme a Valentino. Nel 1984 incomincia la sua lunga collaborazione con Madonna scattando le fotografie per il film “Cercasi Susan disperatamente”, realizzando la copertina dell’album “True Blue” del 1986 e realizzando il video musicale “Cherish” del 1989. In quegli anni trasforma, insieme a Gianni Versace, alcune modelle, tra cui Naomi Campbell, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Helena Christensen e Kate Moss in dive e icone di bellezza. Nel 1994 e nel 1999 realizza le foto per il prestigioso Calendario Pirelli. Sempre negli anni Novanta realizza i video musicali di “Wicked Game” di Chris Isaak e quello del singolo di Michael Jackson “In the Closet”. 91 FOTOGRAFIE 92 David Seidner Oliviero Toscani (1957-1999) (1942) Nato a Los Angeles nel 1957, compie i suoi studi presso l’American College a Parigi e in seguito alla Sorbona. Contemporaneamente matura la sua passione per il mezzo fotografico che lo porta a specializzarsi nella fotografia di moda; realizza diversi servizi per le edizioni francese e italiana di Vogue, Harper’s Bazaar, Vanity Fair e The New York Times Magazine, e campagne pubblicitarie per Emmanuel Ungaro, Lanvin, Christian Dior, John Galliano e Yves Saint Laurent. Nel 1986 riceve l’incarico dal Musée des Arts de la Mode di Parigi di fotografare i costumi della sua collezione. La sua grande cultura iconografica ed artistica gli ha permesso di attingere al passato per creare immagini innovative, attraverso anche l’uso della frammentazione delle figure. I suoi nudi evocano la scultura greca classica, mentre i suoi ritratti, a partire dalla metà degli anni Novanta, si ispirano alle tele di Boldini, ma anche alle opere di Ingres e di Sargent. A quest’ultimo pittore in particolare si ispira per una serie di fotografie di discendenti di aristocratici inglesi esposti alla National Gallery di Washington nel 1998. Seidner ha realizzato inoltre una serie di ritratti scattati tra il 1977 e il 1996, in cui ogni soggetto è stato preso esattamente nello stesso contesto. Uno dei primi ritratti è stato quello di John Cage (1977) e tra gli ultimi quelli di Julian Schnabel e di Alex Katz (1996). I ritratti sono stati esposti nel 1996 a Parigi, a La Maison Européenne de la Photographie . Nato a Milano nel 1942, figlio del famoso reporter del Corriere della Sera, dopo gli studi al liceo Vittorio Veneto di Milano, dal 1961 al 1965 studia fotografia e grafica all’Università delle Belle Arti di Zurigo. Nello stesso anno incomincia ad operare come fotografo freelance a Milano, per dividersi più tardi fra New York e Parigi. I primi reportage di Toscani si caratterizzano per lo stile spigliato, dinamico e lo spirito giornalistico con cui si pone davanti al soggetto. Definito “reporter della moda” inizia a collaborare con diverse riviste tra cui L’uomo Vogue, Elle, Vogue, GQ, Esquire, Sterne e Harper’s Bazaar. Realizza inoltre diverse campagne pubblicitarie per Esprit, Chanel, Prénatal e Fiorucci, mentre dal 1982 al 2000, lavora soprattutto per Benetton, occupandosi dell’immagine del marchio. Nel 1990 Toscani crea la rivista Colors assieme a Luciano Benetton, mentre dal 1993 al 1999 fonda Fabrica, centro di ricerca internazionale per le arti e la comunicazione moderna del gruppo Benetton. Dal 1999 al 2000 è stato direttore creativo di Talk Miramax a New York. Dal 2007 è impegnato nel progetto documentaristico “Razza Umana”, raccolta di foto e video testimonianza delle diverse morfologie umane. Negli ultimi anni ha collaborato con il Ministero dell’Ambiente e della Salute, con la Fondazione Umberto Veronesi e ha realizzato alcune campagne di interesse e impegno sociale dedicate alla sicurezza stradale, all’anoressia e alla violenza contro le donne. In collaborazione con il Professor Salvatore Settis e il FAI nel 2010 ha dato il via al progetto “Nuovo Paesaggio Italiano”, contro il degrado dell’Italia. Ha esposto alla Biennale di Venezia, a San Paolo del Brasile, alla Triennale di Milano e nei musei d’arte moderna e contemporanea di tutto il mondo. Il fotografo ha vinto inoltre quattro Leoni d’Oro, il Gran Premio dell’UNESCO e due volte il Gran Premio d’Affichage. Deborah Turbeville Max Vadukul (1937) (1961) Nata nel 1938 a Boston, si trasferisce all’età di 20 anni a New York per lavorare come modella ed assistente della stilista Claire McCardell. In seguito diviene segretaria di redazione per le riviste Mademoiselle e Harper’s Bazaar, lavorando con la fashion editor Marvin Israel e diversi fotografi fra cui Diane Arbus, Richard Avedon e Hiro. Nel 1966 inizia a dedicarsi alla fotografia di moda come freelance, dopo aver seguito un seminario di Richard Avedon e, nel 1972, inizia a collaborare con la rivista Nova. I suoi lavori vengono pubblicati su Harper’s Bazaar e qualche tempo dopo su Mademoiselle. Lo stile della fotografa americana si caratterizza per immagini volutamente sgranate, distorte, graffiate, sovraesposte, perennemente avvolte in una malinconica foschia. Nel 1975 una serie di riprese fotografiche in un bagno pubblico, “Bathhouse”, apparse su Vogue America, la impose fra i maggiori fotografi. Sono immagini poetiche ed elusive, quasi malinconiche, di atmosfera cinematografica, sempre al limite tra fotografia di moda e foto d’arte, in cui il ruolo delle modelle appare quasi ambiguo. Nel 1977 realizza per Vogue Italia la serie “Woman in the Woods”, pubblicata poi, insieme ad altri scatti, nel 1978 nel libro “Wallflower”; in esso sono raccolti tutti gli elementi essenziali del suo lavoro, la malinconia del passato, una languida sessualità, immagini sgranate e il senso di una narrazione interrotta. Ha realizzato inoltre diverse campagne pubblicitarie per importanti marchi di moda tra cui Valentino, Yamamoto, Ungaro e Comme de Garçons. Collabora con L’Uomo Vogue e Vogue America e le controparti, inglese, francese, italiana e russa. Nel 2006, una sua retrospettiva è stata inaugurata al The Wapping Project di Londra. Durante la sua lunga carriera ha ricevuto numerosi premi tra cui il “Lucie”, il premio “ICP Infinity”, l’“Alfred Eisenstaedt” e il “Fashion Award Lifetime” per la fotografia di moda. Nato nel 1961 a Nairobi in Kenya, educato in Inghilterra, si avvicina alla fotografia da autodidatta. Nel 1984 viene scoperto dal giovane art director Marc Ascoli alla ricerca di fotografi principianti per la campagna del designer giapponese Yohji Yamamoto. In seguito si trasferisce alcuni anni a Parigi dove inizia una collaborazione con Vogue Francia e la rivista Egoiste. A New York Vadukul inizia a collaborare con Tina Brown, ex direttore di Vanity Fair, che gli permette di strappare un contratto con The New Yorker, divenendone il fotografo ufficiale dal 1996 a 2000, titolo precedentemente occupato da Richard Avedon. Ha fotografato centinaia di soggetti per la rivista, tra cui Madre Teresa, Al Gore, Mick Jagger, Nelson Mandela, Donald Trump e i vincitori del premio Nobel. Il lavoro di Vadukul appare regolarmente in pubblicazioni di alto profilo, tra cui Vogue Italia, L’Uomo Vogue, Vogue Hommes International, Vogue Francia, Vogue Cina, Vanity Fair e The Rolling Stone. Ha anche girato diverse campagne pubblicitarie per famose case di moda come Comme des Garçons, Sonia Rykiel, Chloé e Yohji Yamamoto. Nel settembre 2000, Callaway ha pubblicato una retrospettiva del lavoro di Vadukul intitolata “Max”, mentre nel 2001 il fotografo ha pubblicato “Crazy Horse”, un libro in edizione limitata con le foto del cabaret parigino. Negli ultimi anni ha realizzato diversi cortometraggi tra cui “Traffico in Italia” nel 2008 e “L’uomo con la valigia” nel 2009. 93 FOTOGRAFIE 94 Javier Vallhonrat Tony Viramontes (1953) (1960-1988) Nato nel 1953 a Madrid, nel 1969 comincia a lavorare come assistente di uno studio fotografico, poi in una ditta di audiovisivi, mentre frequenta un corso di pittura alla Facoltà di Belle Arti dell’Università di Madrid. Nel 1974 viaggiando per l’Europa realizza una serie di fotografie scientifiche per un editore del settore medico. Due anni dopo apre il suo primo studio a Madrid, poi nel 1978 realizza in Sud America un documentario sull’ambiente del circo e un servizio sull’infanzia che gli vale una menzione speciale dell’Unicef. Si specializza in fotografia di moda e negli anni Ottanta si afferma a livello internazionale collaborando con diverse riviste di moda tra cui Vogue Italia, Germania, Francia, Giappone, Flair e Mixte tra le altre. Nel 1981 si dedica a nuove realizzazioni di immagini ispirandosi alle grandi tappe dell’arte e all’evoluzione visuale e iconografica partendo dal primo Novecento, dall’astrattismo al cubismo, dal dadaismo al razionalismo… In collaborazione con la ballerina Marisa Teigell ha invece studiato l’evoluzione della figura muliebre. Dal 1992 si è dedicato alla creazione di film pubblicitari, per Rochas, Lancome, Yves Saint Laurent, Cacharel, L’ Oreal e Nescafé. Ha realizzato diverse campagne pubblicitarie per i più importanti nomi di moda, tra cui Azzaro, Chloe, Christian Lacroix, Guerlain, Jil Sander e John Galliano. Pur continuando la collaborazione con diverse riviste, Vogue, Pop, Numero e il New York Times, dal 1997 insegna fotografia creativa alla facoltà di Belle Arti di Cuenca. Nato nel 1960 a Los Angeles, da genitori messicani, studia all’Art Center College of Design di Pasadena in California, poi al Fashion Istitute of Technology e, trasferitosi a New York, alla Parsons The New School of Design. Intraprende una carriera di fotografo e di illustratore di moda, che nel 1983 lo porta in Europa dove inizia a collaborare con riviste e case di moda in Italia e Francia, affermandosi a livello internazionale. Quando alla fine degli anni Settanta, Viramontes debutta con le sue illustrazioni e foto di moda, il suo stile duro e diretto, dai colori accesi, ispirato al mondo della strada, della musica e della danza, in netto contrasto con i modelli codificati dell’illustrazione di moda, segna un successo immediato. Iniziano quindi numerose collaborazioni con le riviste prestigiose: Lei in Italia, Vogue negli Stati Uniti, The Face in Gran Bretagna, così come Marie Claire e Le Monde in Francia. Viramontes lavora inoltre con alcuni dei nomi più famosi della moda tra cui Yves Saint Laurent, Valentino, Versace, Chanel, Perry Ellis, Claude Montana e Rochas. Negli anni Ottanta realizza diverse copertine di album musicali, fra cui quella per i Duran Duran nel 1985, poi per Donna Summer e Janet Jackson. Le illustrazioni e le fotografie, su cui interviene spesso con i pennelli, rappresentano donne forti e dominanti, aggressive, ma femminili, gli uomini invece sono sensuali, con gli occhi spesso truccati di nero, in sintonia con l’immagine New Wave. Nel 1984 è stata organizzata a Parigi una personale di Viramontes, prima della sua prematura scomparsa avvenuta nel 1988, a soli 28 anni. Bruce Weber (1946) Nato a Greensburg nel 1946, studia teatro alla Denison University nell’Ohio. Dal 1966 segue un corso di cinema alla New York University, lavorando come modello per potersi mantenere. Questa esperienza rafforza in lui l’interesse per la fotografia e, lo stesso Avedon, di cui Weber era stato il modello, gli consiglia di studiare con Lisette Model alla New School for Social Research di New York. Del 1973 è la prima mostra collettiva alla Floating Foundation of Photography, cui seguirà l’anno dopo la prima monografica alla Razor Gallery. Alla fine degli anni Settanta Weber inizia a lavorare per Vogue, trasferendo nelle fotografie di moda un’estetica più spontanea e fresca, ispirandosi alla fotografia sociale di William Gedney e Danny Lyon. Diverse le sue campagne pubblicitarie per Gianni Versace, Calvin Klein, Abercrombie & Fitch, Pirelli, Estée Lauder, Revlon, Elizabeth Arden e Ralph Lauren e le sue collaborazioni con Vogue, Arena Homme, GQ, Vanity Fair, Elle, L’Uomo Vogue, Life, Interview, Esquire e Rolling Stone. Weber si è avvicinato alla regia realizzando diversi video musicali, ma anche documentari e corti, fra cui “Broken Noses” del 1987, opera sull’ex campione di boxe Andy Minsker e “Let’s Get Lost” del 1988, ritratto commovente del grande jazzista Chet Baker, nominato nella categoria dei migliori documentari agli Oscar. Ha girato anche “Backyard Movie” del 1991, “Gentle Giants” del 1994, “Chop Suey” del 2011 e “A letter To True” del 2003. Sicuramente uno dei fotografi più conosciuti e famosi, le sue opere sono presenti nelle collezioni di diversi musei fra cui il Victoria e Albert Museum di Londra e il Museo d’Arte Moderna di Parigi. Weber ha esposto alla Biennale di New York nel 1987, al Musée de l’Elysée di Losanna, a Palazzo Fortuny a Venezia, alla Biennale di Firenze, alla National Portrait Gallery di Londra, al Whitney di Los Angeles. Il fotografo si è dedicato inoltre a diversi progetti sociali, fra cui un documentario sulla comunità Haitiana di Miami. 95 Finito di stampare nel mese di febbraio 2013