Frundsberg - archivio riviste - Provincia autonoma di Trento

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I Frundsberg
Un nobile casato tirolese che ha lasciato
il segno nella storia trentina
di Adriana Maurina Rossi
’insegna araldica del nobile casato Frundsberg presenta una
forma alquanto insolita, tanto
da venire definita in modo diverso: nei
testi in lingua italiana essa viene infatti
chiamata ”conchiglia” oppure “foglia”,
mentre nei libri in lingua tedesca è citata come “Fünfbergwappen” che, in
traduzione letterale, significa “stemma
dei cinque monti”.
Il figlio più illustre della dinastia,
Udalrico, principe-vescovo di Trento
dal 1486 al 1493, fu tra i protagonisti
della famosa battaglia di Calliano nel
1487. Il suo stemma è scolpito sul monumento funebre del condottiero dei
Veneziani Roberto da Sanseverino,
esposto nel transetto nord del Duomo
di Trento. È noto che esso ricorda la
strepitosa vittoria dei Tirolesi sull’esercito della Serenissima, che vide la miseranda morte per annegamento di
uno dei suoi più prestigiosi capitani di
ventura. L’emblema dei Frundsberg
appare anche sulla splendida pietra
tombale, in pietra rossa ammonitica,
del principe-vescovo Udalrico, conservata nella basilica paleocristiana, oggi
adibita a cripta, portata alla luce dagli
scavi Archeologici eseguiti sotto la cattedrale di S. Vigilio. Si può notare la
“conchiglia” anche altrove, sulle facciate
degli edifici fatti riedificare o restaurare dal potente prelato: la Basilica dei
Martiri a Sanzeno, la chiesa di S. Lorenzo a Vigo Lomaso e il palazzo della
L
Magnifica Comunità a Cavalese. Si sa
che l’elezione del presule da parte del
Capitolo venne a suo tempo contrastata dall’imperatore Federico III, che sostenne la nomina del rivale Giorgio di
Wolkenstein presso Papa Innocenzo
VIII. La Santa Sede però decise in favore del Frundsberg ed egli prese ufficialmente possesso della sua carica ecclesiastica il 7 agosto 1488. Tra le innovazioni introdotte dal vescovo, si ricorda la costituzione che impose alle
parrocchie l’introduzione del libro dei
battezzati e dei padrini, al fine di prevenire complicazioni di parentela spirituale in caso di matrimonio. Il prelato
era nato nel castello di Schwaz in Tirolo, un maniero antichissimo, citato
nella documentazione d’archivio già
nel XII secolo. I suoi antenati furono
condottieri al servizio dei potenti duchi di Andechs, dominatori di vasti
territori in Tirolo e in Baviera. I suoi
genitori furono Ulrich von Frundsberg
e Barbara von Rechberg che ebbero
ben 15 figli, sei dei quali morirono in
tenera età. Sopravvissero quattro femmine e cinque maschi, i cui ritratti, nel
1505, furono magistralmente dipinti
da Bernhard Strigel su un ligneo pannello votivo, oggi esposto nel museo di
Ulm. Vi sono raffigurati, da sinistra a
destra, inginocchiati in atteggiamento
orante, Giorgio, Adam, Thomas, Johan e Ulrich; le quattro piccole figure
pallide sullo sfondo sono i fratelli de-
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PANNELLO
VOTIVO.
L’olio su legno
di Bernhard Strigel
realizzato
nel 1505 ed oggi
esposto nel museo
di Ulm
in Germania.
Raffigura i figli
di Ulrich von
Frundsberg
e Barbara
von Rechberg.
funti Christof, Sigmund, Wolfgang e
Kaspar, morti in tenera età. Tra i figli
Frundsberg furono in particolare il secondogenito Udalrico e il più giovane
Giorgio a dare grande lustro al casato:
il primo si distinse nella carriera ecclesiastica, come canonico di Bressanone,
Frisinga e Augusta, ma soprattutto come principe-vescovo di Trento, dove
morì nel 1493; il fratello minore ebbe
invece enorme successo nella carriera
militare, tanto da passare alla storia come “padre dei Lanzichenecchi”, grazie
alla sua leggendaria capacità di esercitare sui rozzi ed analfabeti mercenari
un’autorità carismatica, tale da garantirgli obbedienza cieca e fedeltà assoluta fino all’eroismo. Il suo esercito fu
vittorioso contro Venezia, contro la
Francia di re Francesco I e contro lo
stato pontificio di Clemente VII, il
pontefice che subì l’ignominia del famoso “sacco di Roma” nel 1527. Nel
bel saggio biografico dello storico
Reinhard Baumann, (Georg von
Frundsberg – Vater der Landsknechte –
Feldhauptmann von Tirol – Ed. Strumberger Monaco) si leggono alcune pagine molto interessanti di storia trentina.
Si scopre, per esempio, che Giorgio
Frundsberg soggiornò ripetutamente a
Trento, dove fu sempre bene accolto
come fratello del principe-vescovo e
come pretendente alla mano della futura moglie, contessa Anna Lodron,
ricca castellana della Valle Lagarina.
Nel 1507, per ordine dell’imperatore,
egli radunò nella nostra città un esercito di novemila lanzichenecchi, pronti
ad attaccare la Repubblica Veneta, rea
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IL PRIMO
CASTELLO.
Quello che ora
è il museo della
città di Schwaz,
in Tirolo, secoli fa
era il primo
castello del casato
dei Frundsberg.
di avere osato impedire la trionfale
trasferta di Massimiliano a Roma per
la solenne cerimonia dell’incoronazione nella basilica di S. Pietro, per mano
di Papa Giulio II. È noto che il monarca asburgico, umiliato ed offeso, dovette accontentarsi di una poco gratificante “proclamazione” nel Duomo di
Trento. Conclusa la cerimonia, Giorgio Frundsberg e i suoi marciarono
lungo la Valsugana e si attestarono a
Castel Telvana, per portarsi quindi alle
porte di Verona, che avrebbero ben
presto strappato ai veneziani. Si stava
compiendo, frattanto, la complessa
transizione dal Medioevo all’età moderna, accelerata dai grandi cambiamenti determinati dalla scoperta dell’America, dall’introduzione della
stampa e dall’evoluzione delle tecniche
belliche con l’impiego dell’artiglieria.
La morte di Massimiliano, “ultimo cavaliere della storia”, aprì inediti orizzonti alla politica internazionale. Nell’intricato groviglio di relazioni diplomatiche e giochi di potere, la chiave
d’oro dei Fugger, ricchissimi banchieri
di Augusta, aprì le porte del successo a
Carlo d’Asburgo, che sbaragliò gli altri
aspiranti alla corona del Sacro Romano Impero. I lanzichenecchi e i loro
comandanti giurarono fedeltà al nuovo
signore dell’impero “su cui non tramontava mai il sole”, dominatore dei
due mondi: la vecchia Europa e l’America, chiamata allora “Nuove Indie”.
Il 24 febbraio 1525, mentre Carlo festeggiava a Madrid il suo venticinquesimo compleanno, i mercenari di
Giorgio Frundsberg sconfissero l’esercito francese nella battaglia di Pavia e
fecero prigioniero lo stesso re Francesco I. Dopo i festeggiamenti di rito,
iniziarono la marcia di rientro in Patria, ma, giunti alle porte di Trento, si
trovarono coinvolti nella rivolta dei rustici, che aveva costretto alla fuga anche il vescovo Bernardo Clesio. È facile immaginare il parapiglia che vide il
confronto armato tra mercenari e servi
della gleba. Sta di fatto che quella
“guerra tra poveri” riportò l’ordine e la
calma in città. I rustici fecero docilmente ritorno al loro lavoro e il Clesio
poté rientrare indisturbato al Castello
del Buonconsiglio. Scrive lo storico
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Baumann: “Il principato vescovile tridentino era come una nave nella tempesta, in procinto di inabissarsi, ma fu salvato dal provvidenziale intervento dei
lanzichenecchi di Giorgio Frundsberg”.
L’ultima, sebbene incompiuta, impresa
militare dell’intrepido condottiero fu
la spedizione punitiva degli imperiali
contro lo Stato Pontificio di Clemente
VII. Egli guidò il suo esercito fino a
Bologna, dove venne improvvisamente
colpito da ictus, che lo costrinse ad
una lunga convalescenza. Fu ospite, a
Ferrara, della raffinata corte rinascimentale degli Estensi, mentre l’orda
lanzichenecca, lasciata allo sbaraglio,
priva del carisma di Giorgio e del soldo, reclamato invano, proseguì disordinatamente la sua marcia verso Roma, dove si rese protagonista di una
delle pagine più tragiche della storia
europea, il tristemente famoso “sacco
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di Roma”. È noto che la soldataglia si
abbandonò a scorribande e spoliazioni
di inaudita ferocia, che costrinsero Papa Clemente VII a trovare rifugio tra le
solide mura della fortezza di Castel
Santangelo.
Correva l’anno 1527. Frattanto Giorgio Frundsberg, semiparalizzato, veniva trasportato da Ferrara nel suo castello di Mindelheim in Baviera, dove morì, il 20 agosto 1528, tra le braccia della consorte Anna Lodron, pochi giorni
prima del cinquantesimo compleanno.
Si concludeva così l’avventura umana
di Georg von Frundsberg, passato alla
storia come “Vater der Landknechte”,
fratello del principe-vescovo di Trento,
Udalrico III.
I due illustri rampolli del nobile casato
Tirolese possono dunque essere annoverati tra i protagonisti della storia della Chiesa Tridentina.