2010-3 - parrocchia di Gemona

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2010-3 - parrocchia di Gemona
ANNO LXXVIII - N. 3
È MORTO MONSIGNOR LUCIANO FELICE
Un pastore amato da tutti
Nato a Madonna di Buja il 18 gennaio del
1931, monsignor Luciano Felice era stato
ordinato sacerdote nel 1956. Il suo apostolato era iniziato all’Istituto degli orfani di
Rubignacco di Cividale ed era proseguito
alla parrocchia del Carmine di Udine dove
era stato nominato cappellano. Nel 1965
gli fu affidata la parrocchia di Sauris (e
dal 1966 anche quella di Sauris di Sopra).
Nel 1971 ebbe l’incarico di pievano a
Santa Margherita del Gruagno che lasciò
nel 1977 quando l’arcivescovo monsignor
Battisti lo chiamò a ricoprire il ruolo di
pro-vicario generale e, nell’anno successivo, di vicario generale dell’arcidiocesi.
Ma monsignor Felice non restò per molto
lontano dalla vita parrocchiale: pur conservando l’importante ruolo curiale, nel
1980 divenne parroco di Trava e Avaglio,
in Carnia, e poi dal 1983 di Mereto di
Tomba. Lasciato il compito di vicario
generale, monsignor Felice venne destinato alla nostra pieve arcipretale, incarico
che mantenne fino all’ottobre del 2001
quando, tra lo stupore e il rimpianto di
tutti i parrocchiani che ne avevano sperimentato il grande cuore, chiese all’arcive(segue alla pagina successiva)
OTTOBRE 2010
Ci daremo una mano
Il Regno dei cieli è simile ad un tesoro
nascosto nei cuori dei gemonesi.
Quando lo scopri dentro di te vendi tutto
quello che possiedi e valorizzi questo
tesoro, questa perla preziosa, quel capitale d’arte di storia di fede trasmessa dai
nostri vecchi che nei secoli han reso
grandi i gemonesi, e han reso modello
di fede questa comunità cristiana.
Il Regno dei cieli è simile ad un grande
faro! Il faro non puoi metterlo in taverna, ma su in alto, sul castello perché
illumini tutta la città e le persone che
passano sulla statale o sull’autostrada
possano ammirare l’armonia della
nostra città.
“Così risplenda la vostra luce davanti
agli uomini, affinché vedano le vostre
buone opere e glorifichino il Padre
vostro che è nei cieli” Mt 5,16.
Non possiamo allora accontentarci di
aver timbrato i cartellini dei sacramenti, dobbiamo viverli, proporli, trasformarli in stile di vita…
È stata questa parola di Dio che sabato e
domenica 18 e 19 settembre nella nostra
casa di Forni Avoltri ha provocato e stimolato il Consiglio Pastorale Parrocchiale a cercare le linee pastorali per il
2010-11.
Le idee e le proposte son subito sbocciate ricche di intuizioni e fantasia.
Culmine della vita di fede di un cristiano
è la partecipazione attiva alla Messa
della domenica; i sacramenti della iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima
ed Eucaristia) siano preparati e vissuti
non solo dai bambini ma anche dalla
famiglia e la comunità cristiana attenda
con gioia e con ansia la celebrazione di
questi segni che dicono l’appartenenza
ad una grande famiglia Chiesa che si
riconosce in Cristo morto e risorto. I cresimati si impegnino nella vita parroc-
chiale e sociale. Le famiglie siano solide
nell’amore sponsale, fedeli annunciatrici
di Cristo Gesù ai loro piccoli. Gli anziani, ascoltati nelle loro esperienze, rimangano segno di saggezza…
Man mano che venivano espresse queste riflessioni e proposte, si faceva forte
una obiezione: chi realizzerà e sosterrà
tutte queste iniziative? In parrocchia ci
sono forze sufficienti per non fermarci
poi a metà strada e farci commiserare
dagli altri? “Se, gettate le fondamenta,
quell’ uomo non è in grado di portare a
termine i lavori, la gente vedrà e comincerà a ridere di lui” Lc 14, 29.
***
Martedì 21 settembre 2010: festa di
San Matteo Apostolo, sono in una
saletta del reparto di Oncologia di
Gemona in compagnia di altri gemonesi per la cura chemioterapica. Obbligati a stare in poltroncina per 2-3
ore, dopo i convenevoli, il discorso si
rivolge ai progetti futuri: famiglia, lavoro, problemi economici… pastorale
parrocchiale. Alcune cose si dicono
altre si pensano o si sognano. Mi tornano in mente tutte le cose dette a Forni:
fra due settimane dovrebbero iniziare
gli incontri di catechesi ma, catechisti e
animatori, sentono il peso e la fatica di
un annuncio contrabbandato fra infinite
attività proposte ai bambini e ai ragazzi. Ovviamente la “cenerentola” della
situazione sarà la catechesi. È giusto
ammettere ai sacramenti ragazzi che
non partecipano agli incontri di formazione, a famiglie che snobbano gli
appuntamenti o che semplicemente
assistono inerti e passivi a questi momenti di grazia?
(segue a pagina 3, in fondo)
l’arciprete
monsignor Gastone Candusso
1
Un pastore amato da tutti
(dalla pagina precedente)
scovo che gli fosse affidata una realtà parrocchiale più adatta alle sue forze logorate
dalla malattia.
Gli ultimi mandati sono stati quelli che
egli ha assolto fino all’ultimo respiro: parroco di Madrisio e amministratore parrocchiale di S. Vito di Fagagna dal 2001 e
poi anche parroco di Silvella dal 2002.
«Era una persona intelligente e buona,
semplice e umile» ricorda monsignor
Adriano Caneva, parroco di Fagagna e
responsabile della forania in cui monsignor Luciano ha svolto i suoi ultimi anni
di apostolato. «A San Vito di Fagagna,
Madrisio e Silvella ha operato molto
bene, riuscendo a mantenere unite tre parrocchie. Si è speso soprattutto per gli
ammalati e gli anziani e in tutti i luoghi in
Mandi, monsignôr
Sono davvero tanti i ricordi che mi
tornano in mente ripensando ai 15
anni di grazia che il Signore ha offerto a Gemona donandoci monsignor
Luciano come parroco.
Ricordandolo come innamorato della
montagna riesco a vederlo... su prati
o pendii, riposare in contemplazione
di magnifiche vedute.
Riesco a vederlo... presso una sorgente, o rivolo montano, chiedere un
po’ di refrigerio.
Riesco a vederlo... oggi, presso la
Santa Dimora, ora più che mai sorridente e felice (di nome e di fatto),
perseverare con la preghiera per tante
famiglie e comunità friulane, che
conosceva profondamente e perfettamente. Vorrei che, per il buon seme
gettato, tutti lo ricordassimo con
quella semplicità che lo caratterizzava e, soprattutto, con la stessa facilità
con cui lui – un vero e proprio ufficio
anagrafico – ci aveva a mente per
nome, cognome e ramo familiare.
Ed in questo mio semplice e sincero
grazie voglio essere anche voce dell’intera borgata di Godo, in modo
particolare voce dei nostri vecchi che
visitava regolarmente condividendo
anche i momenti di convivio fraterno
come la Festa dell’Anziano.
Mandi monsignôr Luciano, gràssie
unevòre e polse ta pàs das monz di
Diu, ora che il tuo nome è definitivamente scritto lassù, nei cieli.
Paolo
Periodico parrocchiale fondato nel 1933 - Periodicità trimestrale Direttore
responsabile Mauro Vale - Autorizz. Tribunale Tolmezzo n. 163 del
4.4.2006 - Stampa Arti Grafiche Friulane/Imoco spa, Tavagnacco/UD
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Monsignor Felice riceve il calice donato dal
Santo Padre Giovanni Paolo II al nostro
duomo al termine della storica visita papale
del 3 maggio 1992.
cui ha operato è stato molto amato».
Così, infatti, è accaduto anche fra noi; ed
abbiamo potuto toccare con mano l’impegno assiduo al servizio sia degli ultimi che
dell’intera comunità di cui ha saputo farsi
voce autorevole per chiedere che i diritti
di Gemona – soprattutto nel campo della
sanità – venissero riconosciuti e rispettati
a livello regionale. E Gemona seppe apprezzare appieno la sua generosa ed
instancabile opera tanto che il Consiglio
comunale gli conferì la cittadinanza onoraria per l’impegno profuso.
Interpretando i sentimenti di tutti i gemonesi, il suo successore tra noi monsignor
Gastone Candusso afferma: «A Gemona
ha lasciato una traccia indelebile. Arrivò
qui nel 1986, ereditando dal predecessore
monsignor Pietro Brollo, divenuto vescovo ausiliare, il duro periodo del post-terremoto. È stato qui per 15 anni, traghettando Gemona in un periodo di grande cambiamento.
Tutti i gemonesi lo ricordano con tantissimo affetto e con immutata stima e apprezzamento per il lavoro svolto nella comunità parrocchiale, come il completamento,
in stretta collaborazione con la fabbriceria
e il consiglio economico della nostra
pieve, della ricostruzione del duomo, della
canonica, delle chiese delle borgate, del
centro giovanile Glemonensis.
Era un uomo di fede, di estrema saggezza,
di grande pazienza e di profonda conoscenza dei problemi del vivere ma anche
del disagio, della malattia e della morte».
Ora che non c’è più, ci pare prezioso il
ricordo delle sue ultime parole indirizzate
a noi parrocchiani nel suo commiato ufficiale, proprio dalle pagine di Voce Amica,
nell’ottobre del 2001:
«Abbiamo camminato insieme per oltre
quindici anni. Non ho cambiato il volto, la
vita di quel popolo di Dio che il vescovo
mi aveva voluto affidare, quale suo delegato nella missione di annunciare il Van-
gelo di Gesù Cristo, di amministrare i
Misteri della Grazia e di guidare nel servizio generoso della Carità.
Ho tentato di dare una testimonianza cristiana, di portare il Vangelo della misericordia e del perdono con tutti i limiti e le
debolezze, con il peso del peccato. In una
comunità vasta e dispersa come la nostra,
ho dovuto fare delle scelte che ho giudicato inevitabili: privilegiare gli svantaggiati,
coloro che vengono visitati dalla sofferenza e dalle prove. Mi rimane difficile vestire la divisa del manager, guidare la parrocchia al telefono e spedire messaggi.
Tutto serve, ma io sogno ancora la presenza viva, persino silenziosa quando la parola non può lenire il dolore o sanare una
ferita profonda.
Succede poi che le forze calano inesorabilmente e si è costretti a limitare il campo. È
quanto ho dovuto fare, con un taglio doloroso: partire è un po’ morire, specie quando si sono stretti legami forti! Ma se crediamo alle parole di fede di san Giovanni
Crisostomo, nessun distacco ci può separare: la carità vince ogni distanza».
E poi, alla sua maniera, concludeva: «Se
c’è stato un po’ di bene, non è merito
nostro: è dono di Dio! Nostro rimane il
peccato, purtroppo; e di questo mi confesso con sincerità.
Conservo un ricordo bello della mia fanciullezza quando arrivavano alle porte di
casa tanti viandanti, bisognosi di cibo.
Non vendevano prodotti, cercavano un
po’ di farina per una polenta e ti offrivano… solo preghiere. Era il migliore ringraziamento, fatto col cuore e la sincerità.
Vorrei fare la stessa cosa con tutti voi,
ovunque la Provvidenza mi accompagni!
Anche oltre le porte dell’Eternità».
Grazie, monsignor Luciano!
Centro Aiuto alla Vita
I volontari del Centro di Aiuto alla
Vita CAV, associazione che si propone nel territorio a favore della
vita e a sostegno delle donne di
fronte ad una gravidanza non attesa, rinnovano a tutti l’invito a visitare il centro, che ha sede in piazza
Comelli nei locali annessi alla chiesa di S. Lucia, di fronte alla stazione ferroviaria, ed è aperto ogni
sabato dalle 10 alle 12 oppure su
appuntamento telefonando al
numero 347 0404410.
Si ricorda che continua la raccolta
di indumenti, passeggini, carrozzine, seggiolini ed altro materiale per
la prima infanzia in buono stato:
questo gesto di generosità è un prezioso aiuto a quelle famiglie disagiate che si trovano ad affrontare
problemi economici, spesso apparentemente insormontabili.
È TORNATO ALLA CASA DEL PADRE SULLA SOGLIA DEI NOVANT’ANNI
Pre’ Gjovanin sacerdote fedele
Nella mattinata del 25 giugno si è spento
don Giovanni Zearo, da tempo in quiescenza. Nato nel 1920 – a settembre
avrebbe compiuto 90 anni – primo di
dieci fratelli, pre’ Gjovanin era stato parroco a Fraelacco e quindi vicario parrocchiale a Tricesimo. Poi, per ben 17 anni,
era stato cappellano dell’ospedale di
Udine assieme a don Luigi Peressutti che
con affetto lo ricorda «come uomo di
cuore, sempre al servizio degli ammalati,
e come prete, sempre fedele alla sua
vocazione».
Da diversi anni era rientrato in famiglia
ma quando la salute glielo permetteva si
recava a fare visita ad amici e ammalati,
portando il conforto della sua serenità e
della grazia del Signore.
Al suo funerale l’arcivescovo di Udine,
monsignor Mazzoccato, ne ha tratteggiato la figura e l’opera con parole toccanti
di apprezzamento, stima e gratitudine alle
quali ci piace di poter unire anche il
nostro commosso grazie per la testimonianza di fede e di silenzioso servizio che
pre’ Gjovanin ci ha saputo donare con
tutta la sua vita.
E proprio dall’omelia dell’arcivescovo ci
pare di poter cogliere il miglior profilo di
Ci daremo una mano
(dalla prima pagina)
Fino a qualche decennio fa la catechesi
era gestita dai sacerdoti della parrocchia ma oggi tutto questo non è più
possibile.
In Gemona ci sono due preti per tre
parrocchie con quasi dodicimila abitanti (in alcune foranie del Friuli la situazione è ancora peggio!).
L’arcivescovo insiste perchè don
Federico completi gli studi per poi affidargli oltre la parrocchia la cattedra di
insegnamento presso l’istituto superiore di scienze religiose; i medici mi
dicono di stare quieto e di lasciar fare
agli altri… Ed è proprio questo il problema: a quali altri?
È bello sentire il nome dei bambini
quando vengono battezzati e presentati
alla comunità. Ma chi aiuterà le giovani
coppie a prendere coscienza dell’ impegno che si assumono quando propongono il battesimo ai loro figli?
Qualcuno mi darà una mano?
pre’ Gjovanin Zearo:
«(...) La sua vocazione al sacerdozio
aveva trovato nutrimento nell’ambiente
familiare: una famiglia stimata a Gemona
per la solida impostazione cristiana trasmessa ai figli: non solo a don Giovanni
ma anche agli altri figli che in vari modi
si sono dedicati ai poveri anche in terre
lontane.
Don Giovanni ha fatto tesoro di quegli
insegnamenti ed esempi e, grazie anche
all’educazione ricevuta nel seminario
diocesano, ha dedicato tutta la sua esistenza ad un fedele ministero sacerdotale.
Non ha ricercato cariche di prestigio ma
si è dedicato al fedele e quotidiano servizio come sacerdote, offrendo la grazia di
Dio che le sue mani consacrate avevano
la possibilità di concretare.
Il Signore Gesù, che guarda oltre le apparenze umane, considererà la fedeltà di
don Giovanni quale pastore, la generosa
vicinanza alle fatiche delle persone anziane che spesso nessuno ascolta, la consolazione dei malati e degli afflitti. C’è stata
infatti una preferenza di don Giovanni per
le persone deboli, anziane e sofferenti
anche perché nella sua vita la debolezza e
la sofferenza erano state compagne famiÈ scontato scandalizzarci di fronte al
bullismo e stupidità di certi atteggiamenti dei nostri adolescenti, ma chi è
disposto a “perdere tempo” per stare
con loro a parlare di tutto e di niente
sui gradoni del Glemo, ad ascoltare le
loro sofferenze e delusioni, ad accompagnarli in un cammino di cresima per
scoprire la bellezza della vita, della
amicizia, dell’affettività, della solidarietà, della preghiera…?
Qualcuno mi darà una mano?
Non fanno più notizia le famiglie che
dopo un certo tempo si sfasciano
creando forti lacerazioni e angosce specialmente nei bambini. Sarebbe bello e
importante accompagnare le giovani
coppie specialmente nel periodo del
fidanzamento e nei primi anni di matrimonio!
Qualcuno mi darà una mano?
È superficiale definire la preadolescenza come l’età della “stupidera” dei
nostri ragazzini perché superficiali,
insicuri, insoddisfatti, viziati…
Ma cosa pretendiamo da questi bambini e bambine che scimmiottano i
modelli dettati dalla matrigna televisione? Devono essere aiutati a stare insie-
liari. In esse aveva certamente affinato
anche la sua profonda e genuina spiritualità che traspariva dal suo essere e dal suo
ministero. (...)
Lo raccomandiamo a Gesù risorto sapendo, nella fede e nella speranza, che la
nostra preghiera di suffragio è l’ultimo
atto di carità fraterna che possiamo offrire
a don Giovanni. Egli se n’è andato in
silenzio ma ora vogliamo che la voce
corale della nostra preghiera lo accompagni fino al tribunale di Dio.
Battezzato nel Signore Gesù e a lui configurato con l’ordinazione sacra, sia ora per
sempre nel Signore».
me con i coetanei accettando prima di
tutto se stessi e poi la loro famiglia, i
diversi, gli amici, gli educatori. È questa esperienza che la parrocchia propone il sabato pomeriggio al Glemo per i
ragazzi delle medie.
Qualcuno mi darà una mano?
E potrei continuare il lungo elenco di
urgenze che ci sono in parrocchia nell’
ambito della liturgia, della caritas, della
cultura, della pre evangelizzazione…
Siamo inseriti in una società dove non
c’è tempo per gli altri e per la propria
famiglia e talvolta nemmeno per se
stessi.
La Parola di Dio che viene proclamata
in queste domeniche del tempo ordinario, ci invita ad individuare e lasciare
tutto ciò che opprime la nostra vita per
scoprire il tesoro che c’è in noi e negli
altri e, liberi da queste moderne schiavitù, salire più in alto del Castello e la
nostra luce, il nostro esempio, la nostra
testimonianza, il nostro servizio illumineranno non solo il cortile di casa, ma
tutta Gemona.
E sarà allora che ci daremo una mano!
l’arciprete
monsignor Gastone Candusso
3
2010-2011: PROGETTI E IMPEGNI DELCONSIGLIO PASTORALE
Prendiamoci del tempo
Potrebbe essere il motto di un progetto
di vita. Torniamo ad essere padroni del
nostro tempo! Un tempo che ci viene
rubato dalla televisione, dai centri commerciali, dall’agenda piena di impegni.
Prendiamoci del tempo per pensare
dove stiamo andando, per tessere relazioni, creare amicizia e condivisione.
Questo è ciò che abbiamo fatto: con
alcuni amici del Consiglio Pastorale ci
siamo regalati un fine settimana, per
conoscerci meglio; per riflettere sulla
realtà del nostro territorio in rapida trasformazione; verso quali scelte indirizzarci per guidare la pastorale della
nostra parrocchia. Abbiamo posto alla
base di tutto ciò, la lettera del nostro
vescovo Andrea Bruno “Ascolta, figlio,
le mie Parole”( Prov. 4,10).
Sotto una pioggia battente, sabato 18
settembre, al pomeriggio, guidati da
autisti/e temerari, abbiamo raggiunto la
casa parrocchiale di Forni Avoltri, accolti da una calda atmosfera familiare. Un
altro gruppo di amici l’indomani ci ha
raggiunto di buon’ora, portandoci in
dono una giornata calda e soleggiata.
Lassù, lontani anche dagli impegni
familiari, aiutati da don Federico, abbiamo cercato di capire cos’è la Parola di
Dio, dov’è, cosa ha da dirci oggi. Il
Concilio Vaticano II vi ha dedicato il
documento “Dei Verbum”e da esso
impariamo che la Parola di Dio è comunicazione: Dio che si rivela a noi, agli
uomini di ogni tempo. È scritta nella
Bibbia, ma la sua realtà va oltre la lettura delle parole, perché è l’esperienza del
popolo ebraico, che ha vissuto la sua
storia, pensata sempre guidata da Dio.
Pertanto non si comprende solo conoscendo i contenuti, ma si comprende in
una comunità di fede che si mette in suo
religioso ascolto, per essere coinvolti in
prima persona nella stessa esperienza di
fede del popolo di Dio.
Prendersi del tempo, come comunità di
Gemona, per ascoltare assieme la Parola
di Dio. È importante per fare scelte giuste per noi stessi e per la nostra comunità di cristiani. Ci siamo confrontati
anche su proposte concrete, secondo gli
ambiti in cui si muove la parrocchia
nella sua pastorale: catechesi, liturgia,
carità. Lavorare insieme per aiutarci,
conoscerci meglio, abbattere i pregiudizi, per essere credibili come testimoni di
fede: ciò è emerso in tutti gli ambiti.
Migliorare ciò che è già operativo nella
parrocchia, soprattutto l’accoglienza alla
4
santa Messa domenicale, momento
importante ed indispensabile per sentirsi
comunità.
Avvicinarsi alla vita quotidiana, far sentire che c’è una comunità viva capace di
incontrare le persone, di ascoltarle nei
più vari bisogni. Da qui è nata l’idea di
una celebrazione eucaristica per l’inizio
del nuovo anno scolastico, l’ultima
domenica di settembre alle 10.30. Nel
pomeriggio, alle 16, in duomo, l’amministrazione del sacramento dell’unzione
degli infermi.
Si sta realizzando, dopo un anno di
riflessione, l’apertura di una stanza nel
centro di Salcons, al pomeriggio della
domenica, per ospitare le assistenti ai
nostri anziani, venute da altre nazioni: lì
potranno trovare un luogo accogliente e
caldo di simpatia.
Il centro di ascolto della Caritas, in via
Bini 33, è aperto il martedì dalle 17 alle
19 per coloro che avessero qualche
necessità.
Il gruppo famiglie si incontra al sabato
in Salcons per un momento di preghiera
in comune.
Tante sono le attività che si portano
avanti in parrocchia, ma siamo in pochi.
Io penso che a Gemona ci sia ancora
qualcuno che possa dedicare un po’ del
suo tempo ai ragazzi o agli adulti in difficoltà. A tutti il più caldo invito a contattare la canonica (tel. 0432 980608)
per segnalare la propria disponibilità.
Con gioia da questa pagina rivolgo un
grazie caloroso per la disponibilità di
Antonietta ed Adelina che ci hanno
sostenuto con... menu deliziosi e le
meravigliose ragazze Genny e Viola che
hanno seguito i bambini.
Adele Fazzini
direttrice del C.P.P.
Per una Città della Pace un Percorso Presepi
“Gemona città dello sport e del ben stare”
si legge sulla maglietta che il comune ha
distribuito alle scuole. Perchè non anche
“Gemona città della pace”? Questa era
una proposta lanciata anni or sono, all’inaugurazione della prima mostra dei presepi di monsignor Gastone Candusso.
L’allora sindaco Gabriele Marini organizzò un incontro a Gemona tra il sindaco
israeliano e il sindaco arabo palestinese,
di due paesi vicini, nella Galilea vicino a
Nazareth. Moderatore a quell’incontro era
il professor Geries Khoury, teologo palestinese, laureato all’Università Pontificia
di Roma.
Tale iniziativa, sostenuta anche dall’atuale
sindaco Paolo Urbani in questi anni è sfociata, grazie all’Amministrazione comunale e al contributo del Rotary Club di
Gemona, in un progetto concreto: la
costruzione di una strada della pace, un
percorso ciclabile tra questi due paesi. Mi
è tornato alla memoria quell’incontro,
quando ho iniziato a scrivere questo articolo. Quale può essere il segno migliore
della pace se non quello di realizzare nella
nostra città un percorso sul presepio?
Esso infatti è simbolo di pace e di fratellanza tra i popoli di ogni continente. Ogni
cultura ha saputo inventare un proprio
presepio esprimendo con tecniche, materiali e stili diversi le radici della religione
cattolica, come bene si comprende visitando la collezione dei presepi dell’arciprete provenienti da tutte le parti del
mondo. Accanto a questi ci sono già in
città altri presepi di gran pregio che vengono esposti nel periodo natalizio; alcuni
già inseriti nel percorso presepi della
regione FVG (quello molto noto della
scuola Santa Maria degli Angeli, quello di
San Rocco), altri molto belli ma che
hanno scarsa visibilità per coloro che vengono da fuori.
La parrocchia propone di allestirne in
ogni borgata, in locali liberi, non solo in
vie trafficate, ma anche in angoli caratteristici e poco conosciuti in duomo, in Godo,
in Taviele, fino in Stalis. Un percorso
opportunamente organico, svilupperebbe
la conoscenza di Gemona per coloro che
vengono a visitare la nostra città.
È un invito agli spiriti creativi di cimentarsi in questa iniziativa: creare una atmosfera magica in un percorso di presepi realizzati con materiali e forme suggerite dall’ispirazione del momento.
Il presepio esprime un intenso sentimento
religioso, per cui la visita ai presepi diventa un percorso di fede, nel mistero dell’incarnazione di Dio che si fa uomo tra gli
uomini. È un messaggio d’amore e di
pace che lanciamo da questa terra di
Gemona.
La pace nasce da piccoli gesti di fratellanza, dall’abbattimento di barriere e di muri,
da un progetto comune da realizzare tra le
borgate.
Il tutto – è auspicabile – con la fattiva collaborazione del Comune, della Pro
Glemona e delle Associazioni di borgata.
af
L’esperienza come animatori dell’Estate
Ragazzi 2010 ci ha dato la possibilità di
metterci in gioco e di confrontarci con gli
altri animatori scoprendo di aver accanto
persone molto disponibili e aperte, con le
quali è nato un rapporto di amicizia e complicità che ha contribuito a rendere quest’esperienza positiva in tutti i sensi.
C’è stato inoltre un maggior coinvolgimento, rispetto all’anno precedente, degli
animatori e anche chi era alla prima esperienza ce l’ha fatta a mettersi in contatto
coi ragazzi riuscendo ad essere per loro un
esempio da seguire.
È stata veramente un’esperienza positiva,
che ci ha fatto crescere nel rapporto con gli
altri.
Lucia, Camilla, Eleonora
La parola ora ai bambini:
Al centro estivo mi sono divertita molto
perché i giochi e le altre attività erano
molto interessanti.
Gli animatori sono stati molto bravi ad
inventare nuovi giochi coinvolgenti.
Camilla, 7 anni
È stato molto bello, abbiamo imparato
tante cose nuove (sport, musica, lavori
manuali). L’idea di mettere tutto sottosopra è stata buffa ma molto interessante.
Siamo anche andati a Fagagna, a vedere
una fattoria, è stato molto bello.
Alice, 7 anni.
Questo centro estivo mi è piaciuto molto
perché abbiamo fatto tanti giochi in compagnia, gli animatori hanno inventato dei
giochi stranissimi.
Il tema su cui era incentrato il centro estivo
era “Sottosopra” come quando Gesù entra
nella nostra vita.
Federico, 10 anni
Anche quest'anno ho partecipato al centro estivo. Purtroppo, pur essendo un centro estivo ricco di iniziative e di vivacità, il
gruppo delle medie non era molto numeroso, ma molto unito.
Abbiamo usufruito della piscina comunale
e abbiamo praticato diversi sport con tanti
istruttori che hanno cercato di toglierci la
nostra pigrizia vacanziera.
Gli animatori ci hanno sopportato e aiutato
nelle varie attività manuali e con Valeria e
don Federico abbiamo discusso e seguito
vari aspetti della vita legati alla natura.
È stato bello sfidarsi e giocare tra amici
nelle varie gare collaborando anche con
chi magari non si va d'accordo.
Lo spirito del centro estivo è questo: poter
stare insieme, divertirsi ed imparare a
conoscersi!
Matteo P.
Nel centro estivo Estate Ragazzi mi sono
divertita un mondo. Ho imparato tante
cose tipo i paesi, il deserto, il mare, la
città… Musica motoria, ginnastica artistica, basket, pallavolo: tutti questi sport mi
hanno divertita. Gli animatori avevano
molta pazienza e affetto per noi. Io trovo
sia stato un centro estivo fantastico, insomma sotto sopra.
Sara
Il Laboratorio Arte
Quest'anno l'Estate- Ragazzi ha proposto
una piccola novità: il Laboratorio-Arte.
Aperto ai quattro gruppi, con attività diversificate secondo l’età, questo laboratorio
ha prodotto molti materiali e vari cartelloni a tema.
Il primo gruppo ha preso spunto dal Cantico delle Creature ed ha composto un
paesaggio riempito di animali, sole, luna,
fuoco, acqua, alberi, fiori e, naturalmente,
San Francesco circondato da bambini felici. È stata l'occasione per apprezzare le
bellezze del creato e riflettere sulla gratitudine.
Gli altri due gruppi si sono impegnati nella
produzione del logo qui riprodotto.
Quest'ultimo lavoro ha costretto i ragazzi a
fare delle scelte, a motivarle, a negoziare e
anche a saper rinunciare a qualcosa in
vista di un obiettivo comune.
L'ultimo gruppo si è cimentato in un concorso di poesia; scegliendo fra diversi tipi
di componimenti poetici i ragazzi hanno
prodotto dei testi alcuni dei quali veramente belli.
A conclusione di questo laboratorio si è
proceduto alla premiazione. Prima classificata è risultata una poesia collettiva dal
titolo Se io fossi; seconde a pari merito La
pace è... e Desideri (im)possibili. Premiati
e segnalati anche alcuni acrostici.
Un laboratorio forse un po' impegnativo?
Non so, ma credo che i ragazzi siano capaci di fare anche cose un po' più faticose, se
riescono a vedere il significato e a prenderle per il verso giusto.
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ESTATERAGAZZI AL POLO GLEMO/SALCONS
Nelle calde giornate di giugno una decina
di volenterosi animatori era presente al
Glemo/Salcons per preparare gli ambienti
che ci avrebbero aiutato durante l’Estate
Ragazzi a scoprire un modo nuovo di
guardare le cose del mondo, capovolgendo
il nostro modo di pensare e di agire.
Un progetto importante, faticoso e difficile
da realizzare, ma noi siamo certi che è solo
lasciandoci mettere SOTTOSOPRA da
Gesù che si può trovare il verso giusto per
realizzare la nostra felicità. La vita ci offre
le possibilità, sta a noi prenderle!
Con questo spirito, tra musica, risate, giochi con i colori, sono state realizzate le
onde del mare, il deserto, la cappella, la
città ed il logo.
La montagna ha preso forma grazie a reti
mimetiche e al lavoro di Michele. La realizzazione del faro è stata possibile solo
grazie all’ingegno dei generosi esperti
Sergio Artico, Pittini Marco, Valter e
Sandro.
Con l’aiuto e la collaborazione di tutti – ai
fedelissimi dei preparativi si sono aggiunti
davvero tanti altri animatori – l’avventura
ha avuto inizio!
Nelle settimane trascorse al polo SalconsGlemonensis i ragazzi hanno potuto fare
attività diverse: momenti di riflessione aiutati dagli ambienti e dal teatro, di gioco, di
creatività e manualità, di approccio alla
musica, il tutto arricchito dalla piscina e
dalla gita di fine settimana.
Abbiamo poi scelto di attivare soltanto due
laboratori per fare con calma e senza stress
le cose, senza tempi scanditi da impegni
che si accavallano, come succede durante
l’anno.
Ovviamente tutto è stato possibile grazie
all’entusiasmo e all’impegno degli animatori che si sono avvicendati offrendo un
servizio generoso con allegria, energia e
attenzione che hanno fatto trascorrere giornate indimenticabili a tutti i partecipanti.
Passata la stanchezza, il sorriso e l’affetto
dei ragazzi incontrati è quanto ci portiamo
di prezioso nel cuore.
Ecco il commento di alcuni animatori:
Quest’anno noi di prima superiore
abbiamo accolto l’invito a diventare animatori. Per questo, durante l’anno abbiamo partecipato a degli incontri di formazione dove gli animatori più esperti ci
hanno dato le basi per iniziare questo percorso. Gli incontri formativi sono stati
quattro di cui uno trascorso in un fine settimana nella casa di Forni.
I temi principali sono stati l’accoglienza,
l’ascolto e la narrazione. Il passo successivo è stato preparare il centro estivo.
Nelle due settimane che precedevano l’inizio dell’Estate Ragazzi ci siamo cimentati
nella realizzazione dell’ambientazione da
cui poi abbiamo preso spunto per le riflessioni giornaliere. Non vedevamo l’ora di
iniziare ma già dal primo giorno ci siamo
resi conto che sì, era molto divertente, ma
allo stesso tempo abbiamo capito che bisognava metterci impegno e molta, moltissima pazienza.
Nel centro estivo abbiamo fatto delle riflessioni insieme ai bambini prendendo
spunto anche dalla storia del Piccolo principe spiegata in forma di teatro da alcuni
di noi. Oltre al servizio che abbiamo offerto, questa esperienza ci ha dato la possibilità di conoscere, crescere e collaborare
non solo con i vecchi amici ma anche con
persone più grandi.
Arianna, Gabriele, Stefano
ESTATE A FORNI: ELEMENTARI & MEDIE
Sulle ali dell’aquila
Il 17-18-19-20 giugno si è svolto nella
casa di Forni Avoltri il campeggio di IV
elementare; un’esperienza, dopo la
prima comunione ricevuta il 2 maggio,
che andava a rinforzare il forte legame
di gruppo dei ragazzi e a mettere al centro della loro vita Gesù.
Dalle voci di quel giovedì mattina fuori
Salcons, si percepiva che i ragazzi erano
elettrizzati dalla partenza e dalla voglia
di stare insieme per una nuova avventura, per cui all’arrivo di Daniele col furgone rosso, gran parte di loro si sono
precipitati per sistemare gli zaini e prendere posto.
Il tema del campeggio era “tante tribù
un unico popolo, camminando lungo il
sentiero della vita”.
Il gruppo dei ragazzi, suddiviso in quattro tribù, aveva delle sfide da superare e
ogni giorno un obiettivo da raggiungere.
I momenti di preghiera, col canto, la
musica, l’ascolto della Parola di Gesù, si
mescolavano con i gesti più significativi:
la consegna del medaglione e del colore
come simbolo di appartenenza, il ringraziamento e l’offerta dei doni di ciascuno, la cerimonia del fuoco, i semi di
girasole da coltivare… Queste sono le
tappe che hanno scandito quattro giorni
“Fulminoso” o l’arte di assaporare
Già l’anno scorso nel campeggio di
V elementare noi animatori avevamo proposto ai ragazzi il tema dello
stupore partendo dal film Ratatouille, in cui l’intrepido topolino Remì
ci porta alla scoperta di un mondo
nuovo attorno a noi e in noi.
Come Remì ha scoperto il grande
chef che era nascosto dentro di lui,
così anche noi abbiamo cercato
cose di cui meravigliarci in ciò che
ci circonda e in colui che ci sta
accanto: la bellezza che ci circonda
6
infatti è segno della bellezza dell’amore di Dio. Motivo in più di stupore rispetto all’anno scorso la Casa
nuova e il paese di Forni Avoltri che
ci hanno accolti durante la settimana.
Sempre lo spirito di ricerca ci ha
portati fino alla malga Tuglia: nonostante lamenti, sudori e fatiche indicibili siamo arrivati alla meta, nel
cuore delle Dolomiti che sono state
per noi una grande cattedrale per la
Messa che abbiamo celebrato in
di intense emozioni :gioia, allegria, condivisione, gratitudine, rispetto, ma anche
forza e coraggio.
Purtroppo il tempo non è stato molto
clemente e le occasioni per stare fuori
non sono state numerose ma questo non
ha impedito, anzi forse ha favorito la
riflessione e la conoscenza reciproca in
tutti i momenti della giornata.
La domenica mattina, quando noi genitori e familiari abbiamo raggiunto i
nostri ragazzi si percepiva una forte
energia tra questi giovani, i loro animatori e le catechiste, un legame che dava
loro forza e sicurezza dal vivere insieme. Il momento della Santa Messa è
stato particolarmente animato e scandito
dai segni preparati dai ragazzi con amorevole cura. È stato davvero una grande
emozione vederli crescere, animati da
sentimenti sinceri e spontanei, ma anche
più maturi.
Dalle loro parole nel raccontare questo
campeggio è scaturito un grande entusiasmo e desiderio di ripetere questo
tipo di esperienza. Non possiamo che
dire un forte grazie ad animatori e catechiste, a don Gastone e don Federico e a
tutte le persone che hanno accompagnato… “su ali d’aquila, i nostri ragazzi a
volare sulla sacra montagna”.
**
quel paesaggio da cartolina.
Grazie alle “formidabili” abilità teatrali di alcuni di noi, abbiamo cercato di far rivivere ai ragazzi il viaggio dei discepoli di Emmaus, che
dalla delusione provata a
Gerusalemme dopo la Crocifissione
li conduce a riconoscere il Maestro
risorto nel narrare la Parola e nello
spezzare il pane: per mezzo di questi due doni anche noi siamo chiamati a riconoscere Dio nella nostra
vita.
Attraverso la vita di comunità che si
sperimenta a Forni, cioè nella collaborazione nei lavori quotidiani e
nella condivisione dei momenti di
gioco e di preghiera, abbiamo capito che la fatica, se fatta assieme, ci
porta a trovare qualità dei nostri
compagni che la vita di tutti i giorni
non ci dà il tempo di apprezzare.
La settimana che abbiamo vissuto è
l’inizio di un cammino per voi
ragazzi insieme a noi animatori che
continueremo durante l’anno al
Glemo e nei futuri campeggi a
Forni; per questo, ringraziando i
don, le cuoche e tutte le persone che
ci hanno accompagnati lungo tutta
la settimana, vi diciamo: “Si vedin
la sabide al Glemo!!!”
I vostri animatori
Avete mai pensato di trascorrere
una settimana in compagnia di quattro ragazzi imbarcati su una nave
alla ricerca di un tesoro?
Un’avventura con la A maiuscola
che quest’anno noi di prima media
abbiamo avuto la possibilità di vivere durante la nostra settimana di
campeggio!!
Ogni giorno abbiamo seguito le
vicende dei pirati e abbiamo preso
spunto da queste per conoscere
meglio noi stessi e i nostri compagni di viaggio, affrontando diverse
tematiche, dai nostri talenti ai nostri
limiti, dagli ingredienti fondamentali dell’amicizia al perdono, avvicinandoci così sempre di più al tanto
agognato tesoro!
Non sono mancati i giochi durante
“LA CASA CHE RENDE
FOLLI”… questo era ciò
che si leggeva sul cartellone all’ingresso della casa
il primo giorno del campeggio di seconda media
ed è questo slogan che ha
dato inizio ai giochi e al
divertimento di quei sette
giorni indimenticabili...
Già da subito c’era l’intesa
giusta tra animatori, ragazzi e cuoche.
Fin dall’inizio abbiamo
avuto anche l’occasione di
conoscere una nuova persona speciale: don Alan, che
è stato subito in grado di
integrarsi con i nostri ritmi
di preghiera e di gioco.
La parte riflessiva del campeggio è iniziata, invece,
con un video, recitato dagli
animatori, che illustrava l’inizio di una storia intitolata
Il cammino della felicità. Un libricino con su scritto il seguito della storia ci accompagnava tutti i pomeriggi
con nuovi consigli e nuovi spunti di
riflessione.
Follie... di cioccolata
In più ogni mattina veniva letto un
fioretto quotidiano che lungo tutta la
settimana ci insegnava le basi, le difficoltà e il valore dell’ amicizia.
Mercoledì sera abbiamo visto un film
**
molto importante e toccante dal titolo Un sogno
per domani.
Inoltre ci sono state molte
sorprese: tutte le sere le
cuoche hanno preparato
una cena a tema (country,
austriaca o friulana); la
penultima sera abbiamo
presentato un dopo cena
con una fontana di cioccolata, tanta frutta e marshmellows appetitosi e per
concludere al meglio, l’ultimo giorno, uno spettacolare balletto delle cuoche su
una base di Frank Sinatra!
Potremmo utilizzare tutte le
parole esistenti e scrivere
l’articolo più lungo che sia
mai stato letto ma tutto ciò
non renderebbe mai il divertimento, l’affiatamento e la
magia che abbiamo vissuto
quindi possiamo solo ringraziare TUTTI e aspettarvi il sabato
pomeriggio per ripartire con entusiasmo e con una nuova meravigliosa
avventura insieme!
**
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ESTATE A FORNI: ELEMENTARI & MEDIE
Alla ricerca del tesoro
il giorno e i tanto desiderati giochi
notturni (erano così gettonati che
fin dal primo mattino qualcuno
chiedeva se si sarebbero fatti alla
sera anche se il tempo non era dei
migliori) e qualche passeggiata,
tutte splendide occasioni per stare
insieme divertendosi e per imparare
veramente ad ascoltarsi e a mettersi
in gioco.
Un grazie a tutti: voi ragazzi che
avete imparato a collaborare bene
insieme, i genitori che credono in
questa esperienza, gli animatori e i
don, guide importantissime di questo cammino, e il magnifico gruppo
di cuochi che ci ha veramente coccolato e viziato in questi giorni!
E il tesoro? direte voi.
Non possiamo lasciarvi sulle spine
e non dirvi cosa abbiamo scoperto!
Abbiamo imparato che lo possiamo trovare solo se siamo in grado
di mettere a disposizione degli
altri i doni che Dio ha posto in
ognuno di noi e se lasciamo che
sia Lui al timone della nostra
nave. Cari ragazzi, speriamo che
stiate mettendo a frutto quello che
abbiamo vissuto in campeggio e vi
aspettiamo per poter continuare a
navigare tutti insieme sotto la Sua
guida.
ESTATE A FORNI: MEDIE & SUPERIORI
I sogni e i desideri più profondi...
Com’è giusto in terza media gli animatori lasciano la parola ai ragazzi che, al
termine del campeggio, hanno deciso di
scrivere ai genitori la lettera che pubblichiamo
Cari genitori, in questa lettera volevamo
rendervi partecipi di ciò che ci ha colpito di più in questa settimana trascorsa in
vostra assenza.
L’arrivo di nuove persone, che abbiamo
potuto conoscere in tutti questi giorni, è
stato vissuto come un’esperienza che ci
ha arricchito e ha rafforzato i rapporti di
amicizia tra noi.
Il tema della prima giornata è stato quello di riuscire ad aprirsi verso l’altro
senza la paura di mostrare ciò che abbiamo dentro.
Un altro argomento trattato in questi
giorni è le scorciatoie della vita.
A volte crediamo sia più facile, per raggiungere un obiettivo trovare la via più
semplice e veloce, ma ci siamo resi
conto che la strada della vita non è sempre diritta, anzi!
Ci saranno degli ostacoli e li potremo
superare soltanto impegnandoci molto.
Abbiamo anche scoperto che la felicità
non è data da ciò che ci sta attorno, ma
si trova dentro di noi. Essa non deriva
dalle cose materiali che abbiamo o che
desideriamo, ma consiste in una serenità
d’animo, un guardare positivo nonostante le difficoltà; un saper trovare sempre
qualcosa di positivo in ciò che ci succede anche quando sbattiamo forte la testa
contro il muro della vita.
A metà settimana ci siamo aperti; chi
più chi meno, parlando del nostro rapporto con i genitori. Attraverso un
semplice SMS abbiamo scritto ciò che
forse non siamo in grado di dirvi apertamente, un po’ per paura, per
imbarazzo o perché a volte non avete
tempo di ascoltarci.
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Molti di noi hanno espresso apertamente
il desiderio di trascorrere più tempo con
voi per parlare, confrontarsi e ridere
assieme, a volte, infatti, ci sentiamo
molto soli e trascurati.
Altri invece si sentono ingabbiati nel
loro rapporto genitori-figli, e pur sapendo che i genitori lo fanno per il loro
bene, male accettano questa situazione.
Vi saremmo grati se ci deste più fiducia
come hanno saputo darla i nostri animatori.
Un primo passo verso la responsabilità
per la nostra vita è la scelta della scuola
che andremo a frequentare, scelta che
per molti di noi è stata libera, mentre per
una minoranza è vissuta come un’ennesima libertà negata.
Un’attività in particolare ci ha permesso
di capire che la famiglia può essere la
nostra rampa di lancio dalla quale spiccare il volo con maturità e responsabilità
con la certezza che la nostra famiglia
rimane il nido dove ritornare dopo le
eventuali cadute.
L’ultimo giorno abbiamo affrontato il
tema della nostra vita futura, dei sogni e
desideri più profondi; questi ultimi sono
stati messi su una barchetta di carta e
affidati alle acque del Degano. La barca
che percorre il corso di un fiume, è il
simbolo di ognuno di noi: percorriamo
la vita nella speranza che i sogni e i
desideri siano sempre presenti e convergano verso degli obiettivi significativi, affidandoci a Qualcuno che timoni la
nostra piccola barca.
Grazie al momento di deserto abbiamo
compreso che è importante ritagliarsi un
po’ di tempo, per poter pensare, riflettere e conoscersi più in profondità, lasciando da parte il rumore della musica
delle parole e di quanto possa disturbare
il silenzio dove Dio ci parla.
Vogliamo concludere i pensieri racchiusi in questa lettera sentendoci sicuri
che soprattutto nei momenti di difficoltà
e tristezza Dio ci accompagna con tenerezza di Padre non camminando vicino
a noi, ma prendendoci in braccio.
I ragazzi di terza media
Le nostre preghiere
Grazie Signore, perché anche quest’anno ci hai dato la possibilità di
crescere e maturare partecipando al
campeggio di Forni.
Grazie ai momenti di divertimento,
ai momenti di preghiere e di approfondimento ci hai fatto scoprire il vero
significato della parola “maturare”.
Abbiamo capito, in questa settimana,
che la vita può essere paragonata al
corso di un fiume: c’è la sorgente dove
nasce il fiume, c’è il letto dove si depositano tanti materiali, che però si distinguono dalla loro forma e natura.
Il fiume ha molte cascate, punti in cui
l’acqua va velocissima, come i migliori
anni della vita; ci sono anche delle
deviazioni, degli imprevisti che possono influire sul suo corso; poi si arriva
alla foce dove l’acqua si immette in un
lago o in un mare e forse quando nella
tua vita troverai quel punto, quel luogo,
ti sentirai veramente completo e sereno
perché hai contribuito a riempire questo
vuoto.
Magari avremo interpretato male la
vita del fiume, magari quando sfocia
vuol dire che il fiume non è più in vita,
ma il fiume sa di aver contribuito alla
nascita di qualcosa di più maestoso.
Questo ragionamento forse può far
capire che tutti noi, come un fiume,
abbiamo uno scopo nella vita: riempire, colmare, quel vuoto che viene provocato da cattiveria e ignoranza.
Un ultimo grazie, Signore, perché ci
ha fatto conoscere i nostri fantastici
animatori: Simone, Pietro, Chiara,
Orietta, Marta e Jenny, concedi loro la
forza di continuare ad aiutare i ragazzi
con l’animazione.
Questa settimana oltre ad aver
approfondito il rapporto con don
Federico, ci hai regalato la presenza di
un nuovo prete, don Alan!
Per questo Signore ti ringraziamo,
grazie anche ai fantastici cuochi che ci
hanno sopportato tutta la settimana!
Concludiamo col dire che anche una
semplice parola può essere grande:
GRAZIE!!!
26 luglio: si parte! Noi ragazzi di prima
e seconda superiore anche quest’anno
abbiamo avuto la possibilità di un
campeggio tutto per noi. In questo
campeggio abbiamo approfondito l’incontro: con il prossimo, con Dio e con
se stessi. Per quanto riguarda il tema
“l’incontro con Dio” abbiamo visto
spezzoni di alcuni film che si collegavano con la fede in Dio, dopodiché
abbiamo ragionato su come la nostra
fede sia cambiata nel corso degli anni.
Per quanto riguarda “l’incontro con se
stessi” avevamo a disposizione dei libri
di poesie e noi dovevamo leggerne a
caso alcune, in sottofondo c’era una
musica molto lieve e al termine del
brano musicale ci siamo chiesti se noi
certe volte ci siamo mai fermati un
momento, senza nessun pensiero in
testa, a meditare. Dopo aver discusso di
O Signore dell’universo
ascolta questo figlio disperso
che ha perso il filo e non sa
dov’è
e che non sa neanche più parlare
con te.
(Jovanotti)
Poi, noi ragazzi di terza superiore
in cammino con Francesco
d’Assisi, incontrato lungo i suoi
sentieri in Toscana ed in Umbria,
accompagnati da una preghiera
che ci ha sostenuto lungo tutto il
nostro campo.
Signore, insegnami la strada,
l’attenzione alle piccole cose,
al passo di chi cammina con me
per non fare più lungo il mio.
Quindi tocca a noi essere testimoni
dell’amore di Dio, noi comunità di
santi e di peccatori, noi capaci di
ideali, testimoni di pace e timorosi
del futuro. Noi, chiesa, popolo di Dio
in cammino.
Alla parola ascoltata, perché il dono
non cada nel vuoto.
Iniziamo il cammino da La Verna
dove San Francesco ha ricevuto le
stimmate, impegnati a togliere la
scorza di superficialità che ricopre il
nostro cuore per imparare a vedere
con rinnovata attenzione.
Agli occhi di chi mi sta vicino, per
indovinare la gioia e condividerla.
Dopo cinque ore di strada a piedi
raggiungiamo Pieve Santo Stefano,
queste cose abbiamo riletto le poesie,
nella maniera giusta: respirando, facendo delle pause e cercando di trasmettere
emozioni; in quel momento mi sentivo
leggero, era come se le persone che
avevo intorno non ci fossero. Infine per
il tema “l’incontro con il prossimo”
abbiamo ragionato sul discorso di chi è
per noi il prossimo e dell’importanza
delle persone che ci stanno vicino. In
questo cammino siamo stati aiutati da
alcune testimonianze: uno scultore, un
prete e una dottoressa.
Lo scultore Franco Maschio ci ha parlato di come è nato il suo mestiere, le
prime grandi opere, l’aiuto ricevuto
dalla famiglia. È stato molto bello
poterlo ascoltare ed emozionarsi con le
sue parole. Abbiamo anche costruito
una piccola opera assieme: un bassorilievo di un bambino che cerca di sca-
Insegnaci la strada
Michele
Signore, insegnami la strada.
La strada su cui camminare
insieme, nella semplicità
di essere ciò che si è.
Siamo alle pendici del Monte
Subasio sopra Spello, domani ci
aspetta la salita alla vetta per
poi, finalmente, giungere ad
Assisi. Questa sera, invece,
veglia alle stelle con le Perseidi.
Nella gioia di avere ricevuto
tutto da te, nel tuo amore.
non sappiamo dove piantare le tende.
Sorella provvidenza, però, non ci
abbandona. Incontriamo il parroco, ci
concede il campetto dell’oratorio, c’è
anche un rubinetto funzionante, bene,
le tende sono montate, adesso possiamo festeggiare un compleanno ed un
onomastico.
Per indovinare la tristezza, e avvicinarmi in punta di piedi, per cercare
insieme la nuova gioia.
Giungiamo a Spello, qui vogliamo
conoscere la figura di Carlo Carretto,
testimone di fede e di partecipazione
alla chiesa, fu presidente della gioventù di Azione Cattolica, quindi
entrò nella congregazione dei Piccoli
Fratelli di Gesù fondata da Charles de
Foucauld, dal 1965 si stabilisce a
Spello dove muore il 4 ottobre 1988.
Assisi è fatta di silenzio (Eremo
delle carceri); di stupore (la
basilica di San Francesco); di
gioia di vivere (memorabile la
battaglia dell’acqua lungo le viuzze
della città a cui ha partecipato anche
sorella pioggia che ovviamente ha
vinto bagnando tutti); di eccessi
(Santa Maria degli Angeli) e di
umiltà (la Porziuncola)
Signore, insegnami la strada.
Ultimo giorno a San Damiano dove
abbiamo parlato d’amore con i versi
dei poeti.
È ora di tornare a casa,
San Francesco camminando con noi
ci ha regalato un segreto: “bisogna
credere possibile l’impossibile”,
questo è il senso delle parole di Gesù
nel Vangelo di Luca 6, 27-38
Tu che sei la Strada e la Gioia. Amen
i malandrini (i giovani di III superiore)
9
ESTATE A FORNI E IN UMBRIA: SUPERIORI
Tre incontri fondamentali
valcare un muro: quel ragazzino siamo
noi e tutto quello che c’è dietro a quel
muro rappresenta il nostro futuro;
ognuno di noi ha provato, con lo scalpello, a dar vita al nostro piccolo capolavoro, custodito nella cappella di
Forni.
Don Bruno, invece, ci ha parlato della
sua opera missionaria: ci ha molto colpito il suo impegno verso i giovani
della strada.
Infine, la dottoressa ci ha parlato della
donazione del sangue, ma soprattutto
degli organi; un gesto che a noi non
costa nulla, ma che può salvare la vita a
molti. è stato proprio anche grazie a
questa testimonianza che abbiamo
capito il vero tema del campeggio: certi
incontri ti cambiano la vita. E gli
incontri fatti in questo campeggio,
dagli amici, agli animatori, dalle testimonianze alla gente del posto, in fin
dei conti almeno un po’ ci hanno cambiato!
ESTATE SCOUT: BRANCO REPARTO CLAN
Branco Rocce Brune
Noi del Branco Rocce Brune siamo
partiti per le nostre Vacanze di
Branco verso Avausa, nella splendida val Pesarina, del tutto ignari che
avremmo trovato alloggio nella
locanda del famigerato Capitan
Uncino. Per un soffio al nostro arrivo abbiamo rischiato di diventare
tutti quanti parte della ciurma di
Uncino, e sono stati proprio Peter
Pan e Wendy in carne ed ossa a
toglierci dalle sue grinfie.
Dopo aver conquistato la fiducia di
Peter Pan, ci è stata affidata una
missione importante: Wendy ci ha
chiesto aiuto per riportare a casa i
suoi fratellini, rapiti da Uncino e
portati sull’Isola Che Non C’è...
Dopo aver superato le innumerevoli
insidie che Uncino aveva messo
sulla nostra strada, insieme a Peter
Pan e a Wendy, è stato il nostro sentirci tutti uniti, la forza che nasce
dallo stare insieme, che ha fatto funzionare la magica polvere di fata e
volare verso l’Isola Che Non C’è.
Insieme a Peter Pan e a Wendy, una
volta arrivati sull’Isola Che Non
C’è, abbiamo costruito i nostri ripari nel bosco per difenderci dagli
attacchi dei pirati di Uncino e con
l’aiuto di Giglio Tigrato, la figlia
del Grande capo tribù indiano,
abbiamo imparato a costruire dei
meravigliosi acchiappasogni per
trattenere tutti i nostri sogni e i
nostri desideri più belli. Armati
della gioia, del coraggio e dell’unione che abbiamo sperimentato stando
10
insieme, con il forte desiderio di
liberare i fratellini di Wendy, abbiamo combattuto contro l’intera ciurma del Bucaniere Rosso, la famigerata nave pirata di Capitan Uncino,
riuscendo nel portare a termine la
nostra missione.
Nell’intensa e bellissima settimana
vissuta insieme abbiamo potuto
gioire stando in armonia con la
natura, abbiamo imparato a lavorare
insieme, a condividere i nostri pensieri e le nostre esperienze aprendoci agli altri.
Abbiamo sperimentato il senso dell’unione e della comunità, l’importanza della fiducia reciproca.
Abbiamo imparato a conoscere di
più chi ci sta vicino, apprezzando le
qualità di ciascuno e abbiamo capito quanto sia difficile ma così
importante amare non solo chi ci
vuole bene, ma anche chi ci è meno
simpatico e non consideriamo un
nostro amico.
Vivendo a contatto con la natura,
immersi in bellissimi paesaggi,
abbiamo imparato a scoprire l’importanza dei doni che ci ha fatto il
Signore.
Ogni lupetto ha potuto continuare il
suo cammino di crescita personale
impegnandosi a “cacciare” sempre
nuove prede, per avvicinarsi alla
cima della Rupe.
Molti sono stati i lupetti che hanno
portato davanti al Branco una loro
particolare abilità o interesse, per
metterli anche a disposizione degli
altri durante queste Vacanze di
Branco e nella vita di ogni giorno.
È stata una settimana che ha regalato tanto, a grandi e piccoli.
Nel nostro zaino, prima di ritornare
a casa, abbiamo messo molte cose
nuove, tanto entusiasmo, e la voglia
di portare anche nella vita di ogni
giorno quanto vissuto e sperimentato durante questa bellissima avventura insieme.
Reparto
Don Pio Gabos
Quest’anno noi del reparto Don Pio
Gabos siamo partiti per una nuova
avventura da vivere immersa nella
natura selvaggia di Clavais, piccola
frazione di Ovaro, dall’8 al 20 agosto.
Dalla prima giornata di campo fino
alla fine ci siamo imbattuti in strani
personaggi provenienti dal passato:
abbiamo incontrato una popolazione primitiva che ci ha insegnato a
costruire delle solide palafitte di due
piani, Cristoforo Colombo che ci ha
portato in dono dall’America nuove
pietanze con cui poter cucinare piatti sopraffini per Leonardo da Vinci
che ci ha illuminati con le sue
invenzioni e il re di Francia il quale
era alla ricerca di un nuovo cuoco di
corte. Ci siamo ritrovati in mezzo
alle trincee della prima guerra mondiale passando attraverso le diatribe
tra le potenze dell’Asse e i paesi
Quando la strada
si chiama route
“e tutti in route ora si va, lasciandoci dietro palazzi e città,
servizio fede e comunità ti entrano
solo dai piedi.
Perché un rover e i suoi pensieri sono
fatti di zaini scarponi e sentieri
Questa è la strada quella del
clan…”
Acquapendente, dove il sindaco ci ha
ospitati nella pineta vicino alla torre
campanaria (che suonava per nostra
gioia ogni 15 minuti!). Anche se un
po’ scoraggiati e stanchi siamo andati
a dormire nelle nostre tende certi del
sostegno degli altri.
Con questa sicurezza, tanta energia
e voglia di camminare assieme
abbiamo raggiunto S. Lorenzo
nuovo e poi Bolsena dove, sulle rive
del lago, ci ha raggiunti Don
Federico. Martedì 27 i capi ci hanno
fatto una sorpresa; dopo la messa
siamo partiti per l’hike: 24 ore in
cui ognuno di noi con uno o due
compagni parte per la sua strada.
Con lo stretto necessario fa un
pezzo del suo cammino che lo porterà in un luogo diverso dagli altri,
dove dovrà cercare ospitalità presso
la gente del posto. Alcuni hanno
trovato un’ottima accoglienza di
gente gentile e disponibile, altri
Quest’anno la strada ha portato il
clan “clanpon” di Gemona nelle terre toscane e laziali, lungo la via
Francigena, la famosa e antica strada di pellegrinaggio che collega la
Francia con Roma.
Siamo partiti dalla stazione di
Gemona la sera del 22 luglio. Dopo
aver passato la notte in treno siamo
giunti a Siena dove, dopo il primo
caffè sul fornellino, è iniziato il
nostro cammino. Per molti di noi
questa è stata la prima route: siamo
partiti con molte incertezze, ma
anche con molto entusiasmo e
voglia di stare insieme. La nostra
prima e più faticosa tappa è stata
11
ESTATE SCOUT: BRANCO REPARTO CLAN
alleati per arrivare fino ai giorni
nostri.
Durante questi 13 giorni abbiamo
colto l’opportunità per conoscerci
meglio e imparare tante cose che la
“dura vita da campo” ci può insegnare quali l’autonomia vissuta in
prima persona dalle squadriglie,
vivere con essenzialità a stretto contatto con la natura e con le sole cose
che questa ci mette a disposizione.
Tutto questo contornato dalla felicità di aver potuto passare del
tempo tutti assieme ed esserci divertiti. Arrivederci al prossimo anno!
invece si sono trovati di fronte a
porte sbattute in faccia da persone
poco sensibili o diffidenti. L’hike è
un momento importante per ogni
componente del clan, un’occasione
per conoscere meglio il nostro compagno di viaggio e riflettere sul
nostro percorso scout facendo affidamento solo su noi stessi.
Alla fine ci siamo rincontrati tutti a
Montefiascone, nostra penultima
tappa; qui abbiamo trovato accoglienza presso la casa delle Maestre
Pie Filippini.
La route, oltre a essere cammino e
fatica, è anche occasione di riflessione e confronto. In questi giorni
abbiamo discusso sull’importanza
dell’essenzialità e dei segni che
possiamo lasciare sul nostro cammino, non solo in viaggio ma anche
nella vita quotidiana. Partire è
innanzitutto aprirsi agli altri, scoprirli, farsi loro incontro; noi infatti
non possiamo lasciare tracce se non
ci confrontiamo con gli altri, se non
facciamo esperienze insieme a loro
e se non offriamo loro il nostro servizio. Confronto, condivisione e
servizio sono i punti fondamentali
della vita di comunità come quella
del Clan.
Viterbo è stata l’ultima tappa del
nostro cammino che ci ha insegnato
che to rove significa errare, vagare,
vagabondare, andare alla ventura.
Vuol dire pernottare ogni sera in un
posto diverso, vuol dire avere uno
zaino leggero e delle buone scarpe,
vuol dire avere un percorso interessante e un tema comune, vuol dire
vivere a contatto con la natura. La
route è essenzialità, è incontro con
gli altri, con se stessi e con Dio.
STRAORDINARIA E INDIMENTICABILE L’ESPERIENZA DI UN GRUPPO DI GIOVANI
A Taizé un respiro “internazionale” di fede
interiore; queste occasioni
possono nascere nelle preghiere comuni aiutati dal
canto oppure in solitudine
nella pace della Sorgente, un
parco di pace. L’unione di
tutti questi aspetti rende Taizé
un luogo unico, un posto in
cui poter “ricaricare le batterie” per poter seguire meglio
le orme del Signore nella
nostra vita quotidiana.
Siamo partiti con un mattoncino simbolico consegnatoci
da don Gastone e da una
comunità, quella di Gemona;
abbiamo fatto un’esperienza
significativa all’interno di
un’altra comunità, quella di
Taizè e torniamo così …
È strano vedere e rendersi conto
di quanti giovani come noi condividano la Fede in Cristo Gesù.
Non ci pensiamo spesso: crediamo di essere piccoli, niente
rispetto al mondo intero e che le
nostre azioni non possano fare
granché! Taizé dice il contrario.
Migliaia di giovani che si trovano
a pregare tutti insieme e a condividere una settimana della loro
vita, a fare la coda insieme per i pasti, a
cantare canzoni di cui nessuno ricorda il
testo ma tutti cantano ugualmente all’Oyak
la sera, a riflettere insieme sui grandi temi
del nostro tempo, sulla Chiesa, sulle grandi
domande che ognuno in cuor suo porta ma
che pochi hanno il coraggio di affrontare e
condividere. Ogni mattina ci trovavamo
con un frère, un frate che vive lì e che
davanti a 120 giovani tra i 17 e i 18 anni
leggeva e spiegava un brano di Vangelo,
coinvolgendoci tutti con il suo modo così
insolito ma così semplicemente profondo.
Poi, divisi in piccoli gruppi, parlavamo di
ciò che frère Maxime (così si chiama)
aveva detto poco prima: ed è proprio bello
parlare di queste cose con persone che
probabilmente non rivedremo più ma che
ci siamo trovati vicino, anche solo per una
settimana. La cosa che mi è stata più difficile riuscire a capire e vivere è stata la preghiera, così diversa dalla nostra idea di
preghiera: la lettura della Parola si accompagnava a lunghi momenti di silenzio e
all’intonazione di canoni ripetuti molte
volte. Detto così potrebbe davvero sembrare noioso e privo di senso ma, credetemi, quando si riesce a “sentirne” la bellezza, non la si scorda tanto facilmente.
Questo viaggio è stato un’esperienza
straordinaria e “sconvolgente” al tempo
stesso: mi sono sentito immerso in una
realtà di respiro internazionale cui non ero
abituato, ma che mi ha colpito profondamente. A Taizé ho sperimentato una religiosità nuova, non sempre facile da capire,
ma capace di affascinare ogni anno
migliaia di giovani provenienti dai cinque
continenti. Ma soprattutto ho scoperto il
valore della comunità cristiana, che in
12
… con un’esperienza che
vogliamo ancora ascoltare,
interrogare, coltivare, vivere e soprattutto trasmettere.
tutto il mondo è chiamata a portare la
parola di Dio e la pace fra gli uomini.
Taizé? È un luogo dove sembra più facile
“stare“ con sé e relazionarsi con l’altro,
sentirsi e far sentire l’altro a proprio agio,
farsi ascoltare e ascoltare. Spesso anche
solo l’ascolto è di grande aiuto.
Taizé è un’esperienza dai mille aspetti. È
il luogo ideale per vivere momenti di condivisione, comunione e comunità, per
imparare ad apprezzare culture molto
diverse dalla nostra e sentirci tutti figli
dello stesso Dio. Accanto a momenti di
scambio in gruppo ci sono anche momenti
individuali, di silenzio, riflessione e ricerca
Che cos’è Taizè? Taizé è un
piccolo villaggio della
Borgogna in Francia presso il quale, tra il
1940 e il 1942, frére Roger Schutz prepara
la creazione di una comunità monastica,
nascondendo profughi politici che fuggono dalla zona di occupazione tedesca.
Oggi il nome di Taizé evoca pace, riconciliazione e comunione. Ogni anno decine di
migliaia di giovani, adulti e famiglie si
recano presso la comunità in un pellegrinaggio ininterrotto.
La preghiera comune ritma le giornate in
cui si alternano riflessioni e condivisioni
sulla fede, lavoro comune, silenzio, incontri
tra religioni e culture, occasioni di formazione e confronto sui problemi del mondo.
**
Un regalo alla Vergine Assunta
Un bellissimo dono all’Assunta è stato fatto quest’anno nel giorno a lei dedicato dalla signora Nella
Cantoni Goi che con grande perizia e pazienza ha realizzato il copriambone ricamandovi una eccellente
copia della “Madonna Benois” conservata a San Pietroburgo, all’Ermitage, che Leonardo dipinse tra il
1478 e il 1482. Il lavoro eseguito a punto croce ha richiesto alla bravissima ricamatrice (nella foto con
l’arciprete accanto all’artistica esecuzione) ben 46mila e più punti, con 23 diversi fili di cotone colorati.
UN TRAGUARDO GUADAGNATO CON SPERANZA, CORAGGIO E TANTA FEDE
I 100 anni di nonna Iduina
“Benedis, anime mê, il Signôr,
dut ce ch’al è in me il so non sant
al benedissi.
Benedis, anime mê, il Signôr, e no sta
lassà in dismentie nissun dai siei plasês”.
(Salms 103,1 2)
Figlia di Francesco D’Aronco e di Maddalena Urbani, nonna Iduina è la terza, e
l’unica ancora in vita, di una lunga schiera
di sorelle e fratelli (tipico di una volta):
Caterina, Maria, Giobatta, Antonio,
Angelina, Aldo e Francesco.
Sto parlando di nonna Iduina, di Godo,
che, piano piano, anno dopo anno, il 9
luglio ha compiuto100 anni.
Una fede profonda, la recita quotidiana
del Rosario e il dono del “Timor di Dio”
(oggi se ne è perso il significato) che
“allieta il cuore, dà contentezza, gioia e
lunga vita [...] ed è come un giardino di
benedizioni” (Siracide 1,10, 40,2 7) sono
quei valori spirituali che hanno sorretto e
caratterizzato questo suo secolo di vita.
Un traguardo guadagnato anche per la
speranza ed il coraggio, mai venuti meno,
con cui ha saputo affrontare croci e prove
non indifferenti: le guerre, la fame, il terremoto, la vedovanza (nonno Luigi morì
nel 1986), la morte del genero Bruno
(2003) e, naturalmente, la vecchiaia, quest'ultima allietata dalle nascite dei pronipoti Marco (1997) e Matteo (1999).
Un plauso, perchè se lo merita, e una
benedizione all’unica e instancabile figlia
Eugenia (Silvana) che l'ha sempre accudi-
ta, soprattutto in questi ultimi dieci anni,
in cui si sono aggravati i problemi di
deambulazione, nei quali con invidiabile
pazienza e vero amore cristiano non le ha
fatto mancare nulla.
Accoglie sempre con gioia la visita di
Bonsignôr per la confessione e la comunione ed è stata lietissima per l'Eucarestia
che venne celebrata in casa, nel giorno del
suo compleanno (nella foto: con monsignor Gastone, dopo la Messa giubilare, e
familiari).
Quest’anno, l’arciprete, fresco da un pellegrinaggio in Terra Santa, le ha fatto
Da Manila a Gemona
Padre Romolo Bertoni, responsabile della Missione degli Stimmatini nei pressi di Manila
(Filippine) ha voluto ringraziare di persona il comitato di ex studenti ed oratoriani che
sostengono negli studi giovani filippini (di cui diremo nel prossimo bollettino). Padre
Romolo (il secondo da sinistra, accompagnato dai confratelli padre Assuero e padre
Giuseppe) è stato accolto da Franco Tuti, da Cesare Sabidussi e da monsignor arciprete.
dono di un rosario da Gerusalemme (in
legno di ulivo) che la nonna ha gradito
particolarmente tanto da... baciarlo e sostituire subito quello che abitualmente portava con sé, in tasca.
Cento anni sono tanti e, per chiunque, un
secolo di vita racchiude tante avventure,
liete e dolorose, ricordi e sentimenti che
non basterebbe un grosso libro per contenerli tutti. Quanto sarebbe utile saper fermarsi un po' e, in questo mondo sempre
più frettoloso e superficiale, sfogliare
quelle pagine, saper ascoltare i nostri vecchi (troppe volte messi in disparte o parcheggiati nelle Case di riposo) e fare delle
loro esperienze dei veri consigli di vita per
le nuove generazioni, per quanto riguarda
il sacrificio, la speranza, i valori cristiani,
la fede... perché così ci suggeriscono le
parole del saggio Giobbe (12,12): “È nei
vecchi la sapienza e negli anziani la conoscenza”.
Pertanto grazie, o Signore, per quel particolare giorno, per l'Eucarestia che Ti
rende presente nella gioia familiare, e a te
nonna per quella saggezza, oggi forse
velata dagli anni, ma che ancora percepisco limpida anche da una tua semplice
carezza, un bacio, un sorriso, per quelle
parole protettive che, sempre, mi sussurri
all'orecchio: «Benedèt di Diu, j prej simpri par te...».
E allora, con particolare gratitudine, affetto e l’augurio di ogni bene, nel corpo e
nello spirito, buon centenario, cara nonna
Iduina! E avanti, con fiducia e molta,
molta pazienza, a gloria di Dio. Sempre!
Paolo
13
Anagrafe parrocchiale
BATTESIMI
8 Tonino Maria Angela di Rinaldo e Maomet
Mao Nura, n. il 6.4.1983 batt. il 26.4.10
9 Adamo Alessandro di Luigi e Bet Elisa, n.
il 26.1.10 batt. il 23.5.10
10 Candolini Giulia Angela di Denis e
Londero Federica, n. il 21.12.09 batt. il
23.5.10
11 Dolo Mattia di Andrea e Franz Annalisa,
n. lʼ8.9.09 batt. il 23.5.10
12 Lepore Martina di Onorino e Gallizia Rita,
n. il 25.12.09 batt. il 23.5.10
13 Lila Evelyn di Ervin e Gallina Claudia, n. il
5.11.09 batt. il 23.5.10
14 Marcon Luca di Silvano e Melchior
Roberta, n. il 15.11.09 batt. il 23.5.10
15 Molino Marco di Emanuele e Contessi
Elisa, n. lʼ8.8.09 batt. il 23.5.10
16 Serafini Gioia di Livio e Damiano Erica, n.
il 27.8.09 batt. il 23.5.10
17 Copetti Stefano di Giorgio e Forgiarini
Tanya, n. il 29.10.09 batt. il 20.6.10
18 Fabiani Francesco di Fabiano e
Maranzana Laura, n. il 5.11.09 batt. il 20.6.10
19 Goi Davide di Manlio e Gubiani Fabiana,
n. lʼ11.1.10 batt. il 20.6.10
20 Lo Gioco Samuele di Lorenzo e Scopelliti
Giuseppina, n. il 5.2.10 batt. il 20.6.10
21 Nenis Anna di Fabiano e Macorig Katja,
n. il 26.2.09 batt. il 20.6.10
22 Nenis Luca di Fabiano e Macorig Katja, n.
il 26.2.09 batt. il 20.6.10
23 Stefanutti Riccardo di Enzo e De Pauli
Lara, n. il 6.7.09 batt. il 20.6.10
24 Brollo Ginevra di Alain e Forgiarini Silvia,
n. il 14.12.09 batt. il 17.7.10
25 Ciccotti Anna di Antonio e Michelutti
Federica, n. lʼ11.4.10 batt. il 18.7.10
26 Boria Elia di Emanuele e Cucchiaro
Marisa, n. il 9.11.09 batt. il 18.7.10
27 Illeni Luca di Alessio e Geromin Silvia, n.
il 30.10.09 batt. il 18.7.10
28 Revelant Nicol di Christian e Croistoro
Camelia, n. il 14.3.10 batt. il 18.7.10
29 Temil Alexander di Aldo e Chiapolino
Michela, n. il 29.9.09 batt. il 18.7.10
30 Galvagno Alice Agata di Alessandro e
Copetti Elena, n. il 6.2.10 batt. il 14.8.10
31 Bosello Matilde di Nicola e Lepore Erica,
n. lʼ11.12.09 batt. il 15.8.10
32 Bosello Tobia di Massimo e Venturini
Rosita, n. il 19.11.09 batt. il 15.8.10
33 Colapietro Noemi di Antonio e Capasso
Valentina, n. il 21.11.09 batt. il 15.8.10
34 Contessi Iolanda Maria di Giulio e Pittini
Silvia, n. il 28.4.10 batt. il 15.8.10
35 Sangoi Manuel di Gabriele e Contessi
Francesca, n. il 4.12.09 batt. il 15.8.10
36 Capriz Gabriele di Paolo e Aballe
Rosslyn, n. lʼ1.11.09 batt. il 15.8.10
37 Crisquolo Massimiliano di Martino e
Pascolo Sylvie, n. il 16.12.09 batt. il 23.8.10
6 Degano Gian Maria – Battistutti Barbara,
sposati in Duomo il 19.6.10
7 Battiol Marco – Pecci Lucia, sposati in
Duomo il 10.7.10
8 Londero Alex – Londero Sara, sposati in
Duomo il 31.7.10
9 Forgiarini Alessandro – Rosso Paola,
sposati in Duomo il 7.8.10
10 Galvagno Alessandro – Copetti Elena,
sposati in Duomo il 14.8.10
11 Di Giusto Mauro – Silei Cristina, sposati
in Duomo il 21.8.10
12 De Clauser Giovanni – Baldassi Federica, sposati in Duomo il 28.8.10
13 Pattaro Luca – Venturini Elena, sposati
in Duomo il 4.9.10
DEFUNTI
38 Calderini Maurizio di anni 67 il 13.5.10
39 Piticco Maria Baldissera di anni 93 il
24.5.10
40 Minisini Tarcisio di anni 62 il 30.5.10
41 Londero Eleonora di anni 73 il 31.5.10
42 Cucchiaro Letizia v. Rossi di anni 85 il
31.5.10
43 Urbani Gisella Venturini di anni 88 il
7.6.10
44 Mainardis Bruno di anni 68 il 17.6.10
45 Forgiarini Leonardo di anni 80 il
18.6.10
46 Forgiarini Lucia Serafini di anni 81 il
23.6.10
47 Zearo don Giovanni di anni 89 il 25.6.10
48 Valent Maria Seravalli di anni 85 il
30.6.10
49 Zanon Lucillo Lucio di anni 76 il 4.7.10
50 Francavilla Lucia Marini di anni 90 il
5.7.10
51 Lepore Pietro di anni 65 il 5.7.10
52 Gussetti Giovanni di anni 91 lʼ8.7.10
53 Lepore Armida di anni 84 lʼ8.7.10
54 Tiso Antonio di anni 74 lʼ11.7.10
55 Cargnelutti Mario di anni 72 il 12.7.10
56 Urbani Rosalia Cargnelutti di anni 75 il
20.7.10
57 Picco Ida v. Tuti di anni 90 il 4.8.10
58 Rumiz Anna v. Forgiarini di anni 77 il
31.7.10
(segue alla pagina accanto)
Onorio Collini
n. 17.02.1914 m. 04.02.2010
Antonio Venturini (Bachet)
n. 09.03.1928 m. 09.04.2010 (Australia)
Tarcisio Minisini
n. 09.04.1948 m. 30.05.2010
Letizia Cucchiaro
n. 19.12.1925 m. 31.05.2010
Giuseppe Marchetti (Miôl)
n. 12.02.1923 m. 06.06.2010 (Argentina)
Primo Luigi Castellani
n. 19.09.1915 m. 24.06.2010
Maria Valent
n. 01.08.1924 m. 30.06.2010
Antonio Tiso
n. 11.08.1935 m. 11.07.2010
Anna Londero Marchetti
n. 21.11.1923 m. 14.07.2010
MATRIMONI
5 Zuliani Omar – Visentini Sara, sposati in
Duomo il 12.6.10
14
UN’USCITA GIOIOSA PER CONOSCERE IL MESSAGGIO FRANCESCANO DI SEMPLICITÀ DI FEDE
Ad Assisi anche tutti i chierichetti
Ebbene sì.. anche quest’anno i chierichetti di Gemona si sono messi in
viaggio, destinazione: Assisi!
E così martedì 31 agosto quindici
ragazzi dalla V elementare in su
assieme agli immancabili Franca,
Ruben, don Gastone, Antonietta, più
alcuni animatori, sono partiti in corriera verso l’Umbria.
In corriera tra risate, canzoni, scherzi,
partite a carte e qualche dormita le
ore sono passate veloci. Durante il
viaggio ci siamo fermati in Toscana
per visitare il magnifico monastero
medievale della Verna, per poi ripartire alla volta di Assisi dove siamo stati
ospitati presso le Suore Francescane
di Gemona.
Il tempo di sistemarci un po’ e di
riprendere fiato e poi via... per visitare
Santa Maria degli Angeli e la
Porziuncola.
Il secondo giorno al mattino ci siamo
recati all’Eremo delle Carceri dove ad
attenderci abbiamo trovato Padre
Francesco, un frate davvero simpatico
che con allegria e semplicità ci ha
presentato la figura di San Francesco,
facendoci capire quanto questo santo
possa essere, per la sua storia, attuale
e vicino ai giovani di oggi.
Nel pomeriggio ci siamo recati a S.
Damiano dove Padre Fabio ci ha illustrato la storia di Santa Chiara che,
con le sue consorelle Clarisse, ha vis-
(dalla pagina precedente)
59 Londero Marianna Pascolo di anni 78 il
12.8.10
60 Londero Antonino di anni 54 il 17.8.10
61 Forgiarini Elio di anni 72 il 14.8.10
62 Mardero Aurora v. Goi di anni 88 il
16.8.10
63 De Cecco Edda Goi di anni 68 il 17.8.10
Mario Cargnelutti
n. 20.08.1937 m. 15.07.2010
suto in questo luogo tutta la vita.
Inoltre abbiamo visitato la chiesa di
Santa Chiara e la basilica di San
Francesco dove si trova la tomba del
Santo insieme a numerosi e bellissimi
affreschi di Giotto riguardanti la sua
vita.
La sera abbiamo seguito un bellissimo musical su Santa Chiara e trascorso qualche ora in libertà per le strade
di Assisi... by night!
Giovedì siamo partiti in pullman
verso Orvieto dove abbiamo potuto
ammirare il magnifico Duomo e,
alcuni di noi, il Pozzo di San Patrizio.
Nel pomeriggio invece abbiamo assistito al meraviglioso spettacolo
acquatico della Cascata delle
64 Vidoni Manlio di anni 67 il 17.8.10
65 Mattioni Manlio di anni 85 il 21.8.10
66 Cesaro Rita Artico di anni 55 il 17.8.10
67 Querini Marilena Ragalzi di anni 75 il
24.8.10
68 Simonetti Giovanni Battista di anni 94 il
4.9.10
69 Zamparutti Angelina v. Marcon di anni
90 il 4.9.10
Ada Picco Tuti
n. 26.08.1919 m. 04.08.2010
Aurora Mardero
n. 05.05.1922 m. 16.08.2010
Marmore e fatto una passeggiata
lungo i sentieri del parco.
Purtroppo però le giornate sono passate troppo velocemente e così...
eccoci, l’ultimo giorno, a Gubbio.
Qui con la guida abbiamo visitato la
città: il Duomo, Palazzo dei Consoli
(foto) e, dopo pranzo, la chiesa di
Sant’Ubaldo dove è esposto il corpo
del Santo insieme ai tre ceri utilizzati
per il famoso palio che si tiene nella
città.
Al pomeriggio, un po’ stanchi ma
soprattutto felici per i bei momenti
passati assieme, abbiamo salutato
l’Umbria e siamo partiti per tornare a
Gemona.
I quattro giorni passati ad Assisi sono
stati molto belli e spensierati; abbiamo riso, scherzato, cantato, fatto fotografie, camminato e visitato posti
nuovi ed interessanti ma c’è stato
anche tempo per riflettere e conoscere
a fondo questi due grandi santi, i luoghi in cui sono vissuti ed il messaggio
di semplicità e di fede che ci hanno
lasciato.
Ma la cosa più importante è che
abbiamo fatto tutto questo insieme!
Ringraziamo don Gastone, Franca,
Ruben e Antonietta che hanno organizzato il viaggio e che si occupano
dei chierichetti ogni domenica con
tanta disponibilità e amore; un grande
grazie anche alle famiglie e a tutte le
persone che ci hanno sostenuto per la
preparazione della macedonia, dei
dolci e nel lavaggio macchine.
Speriamo davvero di poter ripetere
l’esperienza al più presto, magari più
numerosi, ma sempre insieme e in
allegria.
Gli animatori
15
BAMBINI E GENITORI DEL GRUPPO “FAMIGLIE DI PRIMA COMUNIONE” PELLEGRINI AD ASSISI
Sulle orme di San Francesco e Santa Chiara
«È stato il Signore a condurvi qui». Sono
alcune delle parole di benvenuto di padre
Francesco che ci attendeva all’Eremo
delle Carceri.
Effettivamente sono stati tre giorni di grazia che si sono potuti gustare in questo
fine agosto grazie alla disponibilità delle
preziosissime catechiste Antonietta e
Lucia che hanno organizzato il tutto, dell’arciprete che, nonostante i tanti impegni, si è unito a noi, dell’attento e simpatico autista Bepi, dei padri francescani
Francesco, Simone e Francesco Maria e
di suor Marisa, che ci hanno fatto da
guida, e di noi tutti che abbiamo aderito a
questa iniziativa: ognuno ha dato la sua
disponibilità per fare di questo invito del
Signore una meravigliosa realtà.
Ed eccoci in oltre 70 pellegrini (e non
“turisti”!) riuniti con il “gruppo famiglie di
prima Comunione” (più qualche adesione
da altre comunità parrocchiali) in questa
santa terra di Assisi, per meditare su quell’innamorarsi di Dio che è stato il grande
sentimento e la vera felicità che ha riempito i cuori di Francesco e Chiara e che, se
lo vogliamo, riempirà anche i nostri perchè tutti siamo dei potenziali santi.
L'itinerario proposto ci ha permesso di
visitare i luoghi principali della città e
soprattutto quelli vivificati dalla santità di
Francesco e Chiara e di attingere conoscenze e particolari sulla vita dei due
Santi mentre non sono mancati momenti
di meditazione personale.
Così abbiamo potuto visitare la chiesa di
Santa Maria Maggiore, la Basilica di
Santa Chiara con l’originale Crocifisso
(proveniente da San Damiano) che
“parlò” a San Francesco, la Chiesa Nuova
e l’adiacente Oratorio di Francesco
Piccolino, la Cattedrale di San Rufino, la
maestosa Basilica di Santa Maria degli
Angeli con la piccola e graziosa Porziuncola, il Santuario di Rivotorto, l’oasi
di serena pace di San Damiano, l’affascinante complesso della Basilica di San
Francesco, il suggestivo Eremo delle
Carceri e l’accogliente Santuario della
Verna.
Non poteva mancare la santa Messa presieduta da monsignor Gastone: ne è nato
un momento di catechesi e riflessione per
spingerci ad accogliere quel Gesù il cui
amore non gli ha risparmiato di donare a
noi tutti l’ultima cosa che gli restava: il
suo corpo, la sua vita, l’Eucarestia.
Poi, negli sprazzi di tempo libero... libertà
assoluta, rispettandone gli orari.
In diversi siamo saliti alla Rocca Mag-
giore, alla sommità del colle che sovrasta
Assisi: anche lassù si percepiva la presenza di Dio che ci attendeva per donarci
nella bellezza del Creato, dopo un po’ di
salita, il panorama mozzafiato della pianura umbra, da Spoleto a Perugia.
È stata un’esperienza benefica che ha toccato il cuore di tutti, tanto che il nostro
figlio tredicenne si è sbilanciato nel fare
una osservazione e dicendoci che “è
rimasto colpito vedendo i posti frequentati da San Francesco così poveri e freddi e
che ha avuto veramente coraggio a lasciare le comodità e la ricchezza che gli offriva la sua famiglia per seguire Gesù”.
Ogni luogo visitato ci accoglieva con il
suo fascino spirituale anche se tre giorni
sono forse pochi per permetterci di recepirne appieno le suggestioni.
S’è comunque trattato di un buon inizio
per coloro che in futuro vorranno
approfondire, attraverso l’esempio di
Francesco e Chiara, l’amore verso Dio e
poterlo quindi trasmettere ai propri figli,
affinchè possano crescere con veri valori
cristiani che la società di oggi tende drasticamente a sminuire presentando proposte irrisorie ed effimeri ideali.
Ma il Signore continua a parlarci: come
laggiù ad Assisi, quassù a Gemona ed in
ogni luogo.
A ciascuno di noi, come a San Francesco,
dice: “Ripara la mia casa...” invitandoci
ad essere, quotidianamente, pietre vive,
disponibili collaboratori e preziosi testimoni nella Chiesa cioè nella famiglia, nel
lavoro, nella scuola, nella comunità di
appartenenza ed ovunque, ciascuno con i
propri carismi: per ascoltare la sua Parola
guida ed entrare in sintonia con la santità
e la vera gioia basterebbe non indurire il
nostro cuore.
Grazie, grazie a tutti quanti per questi
giorni “assisani”, assai ricchi di profonde
emozioni e che sarebbe senz’altro bello
poter rivivere.
Ne vale veramente la pena!
una famiglia partecipante
Parrocchia di Santa Maria Assunta
Via G. Bini, 33
33013 Gemona del Friuli (UD)
NE/UDOO19/2010
Gentile Famiglia
33013 Gemona del Friuli
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